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Pajer., Flavio. « LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELL’UNIONE EUROPEA ». Revista Diálogo Educacional 5, no 16 (17 juillet 2005) : 167. http://dx.doi.org/10.7213/rde.v5i16.7988.

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Résumé :
Il processo di unificazione economica e politica dell’Europa - in atto ormai da quasi 50 anni se si considera il Trattato di Roma (1957) come l’evento fondante – non può e non deve produrre, almeno a breve termine, un livellamento delle istituzioni nazionali per uniformarle a un comune standard transnazionale. Questo è vero soprattutto per i vari sistemi educativi nazionali. Essi sono troppo ancorati alla storia e alla cultura delle rispettive nazioni, troppo diversi per lingua, per struttura e organizzazione, al punto che una loro armonizzazione risulterebbe un insulto allo specifico e irriducibile patrimonio culturale e storico delle varie nazioni europee.
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Grillo, Andrea. « ACTUOSA PARTICIPATIO : IL VERO FINE DELLA RIFORMA LITURGICA ». Revista Pistis Praxis 4, no 2 (6 octobre 2012) : 441. http://dx.doi.org/10.7213/pp.v4i2.8786.

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Résumé :
Il saggio indica alcune idee sbagliate presente nella coscienza ecclesiale in relazionead una delle questioni più delicate e appariscenti della riforma liturgica del VaticanoII. Senza affrontare loro, con l’aiuto del metodo storico è il metodo da teologica, riformaliturgica fissato dal Consiglio rimangono incompleti e persino controproducente.Infatti, la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia - che è fonte e culmine della vitaecclesiale - non è qualcosa di accidentale o superfluo, ma essenziale, in quanto il “Leazioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa Qual è il ‘sacramentodi unità’, cioè del popolo santo “e” appartengono all’intero corpo della Chiesa emanifesto e affetto “, anche se raggiungere” i singoli membri in modo diverso, come ladiversità degli ordini ministeri e la loro partecipazione effettiva ”(SC 26). Il tema dellapartecipazione attiva implica quindi una riformulazione di tutta la strada di sentire e diagire nella sfera religiosa, il Consiglio, salvataggio del Nuovo Testamento e paradigma patristico da un lato, e moderna cristiana autocoscienza del soggetto, l’altro assumecome prospettiva. Da qui la necessità di chiamare alla coscienza il complesso rapportotra popolazione attiva e la riforma liturgica, in modo che le sue prestazioni istituzionalie pastorali, non solo calcio, ma i progressi costanti.
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Grillo, Andrea. « ACTUOSA PARTICIPATIO : IL VERO FINE DELLA RIFORMA LITURGICA ». Revista Pistis Praxis 4, no 2 (6 octobre 2012) : 441. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.6108.

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Résumé :
Il saggio indica alcune idee sbagliate presente nella coscienza ecclesiale in relazionead una delle questioni più delicate e appariscenti della riforma liturgica del VaticanoII. Senza affrontare loro, con l’aiuto del metodo storico è il metodo da teologica, riformaliturgica fissato dal Consiglio rimangono incompleti e persino controproducente.Infatti, la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia - che è fonte e culmine della vitaecclesiale - non è qualcosa di accidentale o superfluo, ma essenziale, in quanto il “Leazioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa Qual è il ‘sacramentodi unità’, cioè del popolo santo “e” appartengono all’intero corpo della Chiesa emanifesto e affetto “, anche se raggiungere” i singoli membri in modo diverso, come ladiversità degli ordini ministeri e la loro partecipazione effettiva ”(SC 26). Il tema dellapartecipazione attiva implica quindi una riformulazione di tutta la strada di sentire e diagire nella sfera religiosa, il Consiglio, salvataggio del Nuovo Testamento e paradigma patristico da un lato, e moderna cristiana autocoscienza del soggetto, l’altro assumecome prospettiva. Da qui la necessità di chiamare alla coscienza il complesso rapportotra popolazione attiva e la riforma liturgica, in modo che le sue prestazioni istituzionalie pastorali, non solo calcio, ma i progressi costanti.
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Skubic, Mitja. « Maurizio Puntin, Toponomastica storica del territorio di Monfalcone e del comune moderno di Sagrado, Centro Isontino di Ricerca e Documentazione storica e sociale "Leopoldo Gasparini", Gradisca d'Isonzo - SKRD Jadro, Ronchi dei Legionari - SKŠRD Tržič, Mo ». Linguistica 44, no 1 (1 décembre 2004) : 161–66. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.161-166.

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Tre istituzioni culturali del Basso Isontino, una italiana, la principale promotrice della pubblicazione, e due slovene, hanno reso possibile l'apparizione di questo impor­ tante studio della toponomastica del territorio monfalconese di Maurizio Puntin, frut­ to di un lungo, decennale lavoro. Vogliamo sottolineare subito l'attributo storico nel ti­ tolo. L'autore non si è limitato all'esame della toponomastica nello stato attuale; ha fatto una minuziosa ricerca negli archivi e ha esplorato i catasti e codici e, inoltre, anche i due preziosi schedari di Corgnali, antroponimico e toponimico, giacenti presso la Bi­ blioteca Civica di Udine. Per ciò la qualifica di "storico" è del tutto giustificata: vi sono elencati i toponimi (e microtoponimi!) di un ristretto territorio, quello monfalconese attraverso secoli, alcuni addirittura tramandati dagli storici greci e latini. Il vero inte­ resse rimangono, certo, i toponimi che mostrano la fluttuazione delle etnie dal Medio Evo in poi. Per convincerci dell'assiduo lavoro dell'autore è sufficiente sottolineare l'ab­ bondante uso del Catasto Napoleonico, del 1818. Un altro ricercatore dei microtoponi­ mi di un territorio tutto sommato non troppo distante e comunque per qualche aspet­ to simile al monfalconese, il linguista e etnologo friulano Roberto Dapit esaminando i microtoponimi nella valle di Resia ha constatato che i catasti napoleonici superano, per quanto riguarda la precisione e l'esattezza, quelli fatti nell'epoca dell'amministrazione austriaca e anche quelli posteriori. Il che è un elogio alla burocrazia francese. Sia detto per l'inciso, fultimo decreto riguardante Trieste, [più precisamente le tariffe dell'entrepôt triestino,J fu firmato da Napoleone nel 1812, mentre si trovava alle porte di Mosca (!).
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Longo, Mario. « Il corso della storia come graduale "emancipazione" della ragione dal "grembo materno" della natura : L'alternativa kantiana a herder ». Trans/Form/Ação 37, no 3 (décembre 2014) : 143–58. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732014000300012.

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L'immagine del "grembo materno della natura" da cui la ragione umana si deve emancipare per guadagnare la libertà è usata da Kant in uno scritto polemico contro Herder, Mutmasslicher Anfang der Menschengeschichte (1786), che può essere considerato una risposta al libro decimo delle Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, uscito nel 1785. Seguendo il racconto biblico, anche Kant pone la prima coppia umana in un "giardino", un luogo sicuro e ben fornito di alimenti; ma il vero inizio della storia è fatto consistere nella rottura di questo equilibrio ad opera della ragione che gradualmente si è sottratta alla tutela della natura, imparando un po' alla volta a dominarla. Kant dichiara di condividere l'ideale rousseauiano di una cultura che non neghi la natura dell'uomo ma la promuova in quella che dovrà diventare la sua condizione fondamentale di esistenza, che è la libertà. Pone tuttavia questo ideale come termine finale del processo storico, non come condizione da recuperare nella sua purezza iniziale, ritornando alle origini, come invece appariva nella visione della storia proposta da Herder, che avrebbe su questo punto frainteso il pensiero di Rousseau.
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Allegrezza, Stefano, et Daniela Pini. « Un tesoro nascosto : il progetto di valorizzazione del carteggio Pietro Mascagni - Anna Lolli ». DigItalia 16, no 1 (juin 2021) : 101–16. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00029.

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Il fondo Anna Lolli, custodito nel Museo Storico Pietro Mascagni a Bagnara di Romagna, racchiude, oltre a materiale di varia natura (tra cui spartiti musicali, fotografie autografate, pubblicazioni relative al musicista, ritagli di giornali dell'epoca ecc.), un vero e proprio “tesoro nascosto” formato dal carteggio tra Mascagni ed Anna Lolli. Si tratta di alcune migliaia di lettere, ad oggi conosciute ancora solo da pochi, che costituisce una fonte di primaria importanza per ricostruire non solo la vita del Maestro ma anche quella di tutti coloro che gravitarono attorno a lui. L’articolo descrive il progetto di valorizzazione di questo carteggio che ha avuto inizio nel 2018 e che consentirà di portare alla luce questo immenso patrimonio culturale relativo ad uno dei musicisti più importanti del XX secolo.
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Russo, Vincenzo. « Filologie della speranza postcoloniale ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 44 (septembre 2012) : 71–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044006.

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Il saggio prova a leggere Il principio speranza di Bloch non solo come l'ultima grande difesa filosofica della speranza ma anche come vero e proprio lavoro di restituzione filologica di tutti quei luoghi situabili fra gli interstizi delle tradizioni teologiche, teologiche-naturali, mistiche e storico-filosofiche, e le spie delle manifestazioni letterarie e artistiche "in cui si insinua l'utopico". La teoria postcoloniale puň contribuire, almeno nella riconfigurazione politicamente piů radicale delle sue posizioni, a pensare ancora alla speranza come coscienza anticipatrice ed emancipatrice. Il romanzo postcoloniale africano, in particolare un romanzo come La generazione dell'utopia, diventa un luogo di osservazione privilegiato per rintracciare le immagini o i simulacri della speranza stessa in tutte le sue rifrazioni passionali e politiche, individuali e collettive.
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D’Alessio, Michela D’Alessio. « Manuali e libri di testo per i maestri italiani dell’emigrazione nel primo Novecento ». Cadernos de História da Educação 21 (4 août 2022) : e121. http://dx.doi.org/10.14393/che-v21-2022-121.

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Sulla scia dei primi risultati di studio circa la relazione tra alfabeto, emigrazione e maestri, nella circolazione transnazionale dei saperi e dei libri di letture, un solco molto promettente per la ricerca storico-educativa riguarda le politiche migratorie dello Stato italiano specie nel primo ventennio del Novecento. Il contributo dedica un supplemento di attenzione al segmento di testi pubblicati per la preparazione “tutta speciale” - politica, culturale e didattica -, dei maestri dell’emigrazione, nei corsi aperti per la loro formazione (D’ALESSIO, 2019). L’articolo intende occuparsi della specifica manualistica loro indirizzata - di cui il vero modello è Il maestro degli emigranti di Cabrini (1912). I testi e libri destinati a preparare, con le cognizioni e gli orientamenti indispensabili, chi doveva fornire l’adeguata istruzione a chi si accingesse a partire intendevano favorire la maturazione di una cultura specifica in materia di emigrazione, fra tutti i maestri d’Italia.
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Damiani, Isabella. « Un Fergana avvelenato dal nazionalismo ». FUTURIBILI, no 1 (mars 2011) : 62–73. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001005.

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Résumé :
L'Asia centrale post-sovietica, da sempre considerata terra di comunicazione tra Oriente e Occidente nel giugno 2010 č stata la protagonista di un ennesimo scontro considerato etnico. La zona centro-asiatica toccata da questo evento č la valle del Fergana, fertile regione divisa politicamente tra Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan e da sempre ambita posta in gioco tra le rivalitŕ di potere territoriali della regione. Dopo una breve rassegna di quelle che sono state le opinioni degli esperti riguardanti questi fatti, l'Autore presenta la sua interpretazione esaminando il percorso storico-politico e territoriale di questa importante regione centro-asiatica. Il lavoro analizza le problematiche economiche, politiche e sociali, come per esempio il traffico della droga afgana legato proprio ad Osh, la cittŕ kirghiza protagonista degli avvenimenti, problematiche che sono state celate, soprattutto a livello mediatico, facendo apparire l'avvenimento come un vero e proprioa sfondo etnico.
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Oppes, Mario. « La Deontologia medica all’inizio del ’900 : i principi del primo Codice italiano ». Medicina e Morale 52, no 6 (31 décembre 2003) : 1203–12. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.659.

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Il Codice di Etica e di Deontologia dell’Ordine dei medici della provincia di Sassari, pubblicato nel 1903, rappresenta il primo esempio in Italia di Codice di deontologia medica. A cento anni di distanza dalla sua promulgazione appare interessante valutare i principi in esso contenuti e confrontarli con quelli inseriti nei successivi codici. Attraverso il percorso storico della deontologia è possibile infatti comprendere il significato che essa ha avuto nel determinare i comportamenti dei medici nell’esercizio della professione, ma soprattutto si può scoprire, il vero significato da attribuire alla deontologia stessa. Infatti negli ultimi trent’anni, con l’avvento della bioetica, si è assistito ad una vera e propria crisi della deontologia che ha portato persino alla perdita di una concezione condivisa del suo significato all’interno della categoria professionale dei medici. Dall’analisi del testo del codice emerge la sottolineatura del dovere di ottenere il consenso del paziente per ogni atto operativo, inattesa per quei tempi, caratterizzati da un rapporto medico-paziente di tipo paternalistico. Vi è inoltre un ripetuto richiamo alla necessità di curare tutti i malati con lo stesso impegno, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza, e ciò assume particolare rilevanza se si considera che all’epoca non esisteva un servizio sanitario nazionale in grado di garantire uniformi livelli di assistenza. In gran parte del codice ci si sofferma poi ai rapporti fra colleghi e negli articoli dedicati a tale problematica si evidenzia una particolare sensibilità verso la correttezza fra professionisti, oggi decisamente disattesa, tanto che tale esigenza non trova particolari sottolineature nell’ultimo codice nazionale. Infine è significativo il richiamo esplicito a tutti gli associati al rispetto delle regole deontologiche, pena la comminazione di sanzioni disciplinari e ciò assume particolare rilevanza se si pensa che cento anni fa gli Ordini dei medici non avevano ancora ottenuto il riconoscimento giuridico, che arriverà solo nel 1910.
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Fiori, Angelo, et Lea Cinzia Caprioli. « La fecondazione artificiale eterologa : un altro ritorno al matrilineare ? » Medicina e Morale 43, no 2 (30 avril 1994) : 213–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1019.

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Résumé :
Gli Autori, dopo un breve ricordo storico-antropologico delle primitive società matrilineari, passano in rassegna le principali legislazioni internazionali riguardanti le tecniche di procreazione artificiale, puntando l'attenzione sulle norme circa il riconoscimento di paternità legale al marito o convivente che ha prestato il proprio consenso alla fecondazione artificiale eterologa e circa l'anonimato del donatore di seme. Essi rilevano la contraddizione tra le attuali possibilità della ricerca biologica di paternità che, avvalendosi degli accertamenti genetici basati sull'impiego dei polimorfismi del sangue, consente a chiunque di conoscere il proprio padre biologico, e le norme sull'anonimato che, non consentendo al figlio di conoscere il proprio vero padre, creano notevoli diseguaglianze tra cittadini. La fecondazione artificiale eterologa viene considerata come un altro regresso alla società matrilineare, in cui la struttura protofamiliare era incentrata sulla figura della donna, la quale assumeva un ruolo dominante come strumento di fecondità e il "marito" era "in visita", cosicché padre e figlio erano completamente estranei l'uno all'altro. Viene infine commentata la recente sentenza del Tribunale di Cremona che ha accolto l'istanza di disconoscimento di paternità di un figlio nato a seguito di inseminazione artificiale con sperma eterologo. Il Tribunale, mancando in Italia una legge che regoli la fecondazione artificiale eterologa, ha percorso l'unica strada a disposizione nell'attuale panorama giuridico nazionale, fondando la propria sentenza sugli art t. 231 , 235 c 143 del Codice Civile. L'auspicio è che storie come quelle del piccolo Mattia, oggi "figlio di padre ignoto", inducano tutti a riflettere sui "prodigi" della scienza e del progresso, ma soprattutto non spingano frettolosamente verso leggi che consentano, per la loro permissività, di sconvolgere la reale biologia dell'essere umano.
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Misiarczyk, Leszek. « Rola świeckich w pismach Ojców Apostolskich i Apologetów greckich II wieku ». Vox Patrum 42 (15 janvier 2003) : 67–88. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7144.

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Per descrivere il ruolo dei laici nella Chiesa antica negli scritti dei Padri Apostolici ci siamo concentrati su Didache, L’Epistola ai Corinti di Clemente Romano, 1 e 2 Lettera a Filippesi di Policarpo di Smyrne e Pastore di Erma. Abbiamo quindi sottolineato che per capire bene i diversi carismi nella Chiesa primitiva descritti nella Dottrina dei Dodici Apostoli bisogna distinguere tra l’uso del termine „profeta” come una cattegoria generica che abbraccia tutti coloro che sono aperti all'azione dello Spirito Santo e quello piu specifico come carisma profetico data alla comunita dei credenti per interpretare meglio il tempo presente alla luce del Vangelo. Un'altra premessa merita ancora di essere messa in rilievo, e cioe, che secondo la Didache eventuale ruolo dei laci riguarda la comunita ecclesiale locale e non la Chiesa universale. Detto questo il ruolo dei laci in quest'opera sarebbe triplice: discernere tra un profeta itinerante vero da quello falso, poi, sostenere materialmente i veri profeti (qui inizia la famosa decima) e infine partecipare attivamente all'elezione dei vescovi e diaconi. Epistola ai Corinti (40, 5) per la prima volta appare il termine laikos che significa qualcuno che non offre i sacrifici di culto al nome della comunita. Oltre questo, Clemente attribuisce ai laici il compito di eleggere i presbiteri, che peró quando svolgono il loro servizio in maniera degna non possono essere dimessi da nessun laico. Policarpo di Smyrne si concentra sulla descrizione dei compiti dei laici che vivono nel mondo, cioe mogli, vedove, giovani e vergini, chiamati anche essi a dare la testimonianza al Vangelo nella vita quotidiana. Erma invece riceve la missione di annuziare il messaggio „rivelato” a tutti i cristiani che esiste una „paenitentia secunda” dopo il battesimo. Sarebbe quindi in qualche modo il precursore di tutti quei laici lungo la storia della Chiesa che hanno ricevuto le „rivelazioni” private come un aiuto per comprendere meglio la rivelazione pubblica in un determinato contesto storico. Per quanto riguarda invece gli Apologisti greci, nei loro testo non troveremo alcunche sul ruolo dei laci nella Chiesa del II secolo. Loro stessi peró, nella stragrande maggioranza laici, hanno svolto il ruolo fondamentale nella difesa dei cristianesimo dalle false calunnie popolari e dalla persecuzione imperiale, si sono impegnati nella polemica con il politeismo pagano e anche sforzati di presentare la fede cristiana nelle cattegorie filosofiche dell'epoca.
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Hazan, Reuven Y. « PARTITI DI CENTRO E PARTITI CENTRALI : UNA CHIARIFICAZIONE CONCETTUALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, no 2 (août 1994) : 333–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022905.

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Résumé :
IntroduzioneMolti partiti riformisti nella storia di Francia ed Inghilterra, i vecchi partiti agrari nella Scandinavia del dopoguerra ed alcuni nuovi partiti delle riemergenti democrazie, sia nell'Europa meridionale che in quella orientale, si sono etichettati come partiti «di centro». Ma si tratta di veri partiti di centro? E se questo è vero, a che tipo di partito di centro appartengono?
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Cogliani, Maurizio. « Musica e bellezza. Sinestesia etico-estetica e origine del pensiero creativo ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 16 (septembre 2011) : 105–23. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016008.

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La nota affermazione del principe Miskin nell'Idiota di Dostoevskij («La bellezza salverŕ il mondo»), offre una singolare chiave di lettura che, sulla base di un'interpretazione letterale del testo russo, conduce a invertire i termini della frase: "Il mondo salverŕ la bellezza". Affinché ciň sia possibile, č necessario che il mondo recuperi l'essenza del bello che consiste nella sua gratuitŕ; nell'essere, cioč, irriducibile a ogni definizione, e che pertanto trova un imprescindibile punto di riferimento nellaplotiniana, tradotta col termine "grazia". La grazia, per la sua neutralitŕ, rappresenta lo spazio aperto in cui far interagire la bellezza e il mondo: ciň che rende possibile un'esperienza che č insieme estetica ed etica. Il carattere immediato della grazia puň essere poi riferito sul piano psicoanalitico all'in quanto cognizione intuitiva propria del procedimento inconscio che attiva successivamente il processo consapevole su un piano culturale, linguistico, storico. Recuperando, quindi, nella gratuitŕ della bellezza anche la componente psicoanalitica che dall'inconscio arriva alla consapevolezza di sé, si amplia il significato stesso di bellezza e dell'esperienza estetica, la quale si contrassegna come conoscenza estesico-estetica che consiste primariamente nell'esercizio di una sensibilitŕ in grado di percepire ed elaborare sensazioni tramite l'. All'incrocio tra etica ed estetica si pone l'esperienza musicale. Nella sua sostanziale intraducibilitŕ, la musica č veicolo o "contenitore di risonanza" per le emozioni: il simbolo musicale appare oggettivamente come significante vuoto che mentre vanifica l'orizzonte dei concetti definiti, evoca quello indefinito dell'immaginazione e degli affetti. L'ascolto musicale, dunque, attiva una percezione interiore, una sorta di "insight estetico" (Di Benedetto, 2000) a livello inconscio, di per sé intraducibile in quanto proprio delle forme del pensiero simmetrico (Matte Blanco, 1981), suscettibile, poi, di essere dispiegato attraverso le relazioni asimmetriche proprie del pensiero logico. Č in questa chiave che puň essere interpretato il concetto di "tensione rinviante" (Morelli, 2010): qualitŕ evolutiva tipicamente umana che ci rende capaci di creare quello che ancora non c'č e di innovare l'esistente. Le esperienze estetiche che emergono dalle categorie a cui questa tensione rinvia hanno nella discontinuitŕ e nella creazione dell'inedito un fattore comune che in musica si ritrova a livello sia compositivo che improvvisativo. In conclusione, la musica, evocando e inducendo emozioni, rimanda a una dimensione di senso il cui nucleo č costituito dalla confluenza di sentire e pensare e che, nell'infinita combinazione di simmetrico e asimmetrico, rivela il vero volto della creativitŕ, in un processo che coinvolge anche la conoscenza e l'apprendimento.
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Lobato, Abelardo. « L'emergenza storica di San Tommaso ». Verbum 6, no 1 (avril 2004) : 7–23. http://dx.doi.org/10.1556/verb.6.2004.1.1.

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Collotti, Enzo. « L'Archivio di Ringelblum : una storia per il futuro ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 262 (octobre 2011) : 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262003.

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Résumé :
L'autore, sulla scorta del volume di Samuel D. Kassow (), affronta criticamente sia la biografia politico-intellettuale di Emmanuel Ringelblum - eminente storico dell'ebraismo polacco e principale cronista della distruzione del ghetto di Varsavia - sia la sua opera di costruzione dell'Archivio segreto del ghetto. Distaccatosi dalla storiografia tradizionale ebraica per riconoscersi nei principi e nel metodo del materialismo storico, Ringelblum aveva messo a punto un metodo di elaborazione della storia ebraica fondato non piů sui testi religiosi ma sulla raccolta piů ampia possibile di documenti e di testimonianze della vita quotidiana. Coniugando al mestiere di storico una provata attitudine di organizzatore, egli si servě del canale dell'Aleynhilf, importante societŕ di mutuo soccorso attiva nel ghetto di Varsavia, per creare l'Archivio. Allo scopo reclutň un nucleo di collaboratori altamente qualificati per raccogliere non semplici testimonianze ma veri e propri studi monografici legati all'esperienza del ghetto, e costituire cosě un corpo di opere destinate a creare i fondamenti culturali di una nuova piattaforma dell'ebraismo polacco. Presto perň il gruppo ebbe invece la percezione di essere sul punto di scrivere l'ultimo capitolo della storia degli ebrei polacchi: attuň cosě il primo interramento di parte del materiale dell'Archivio nell'agosto 1942, seguito da un altro nel febbraio 1943. Si ha notizia di un terzo interramento di cui perň non fu mai trovata traccia.
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Bonelli, Caterina. « La scuola “resistente” : pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola ». Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, no 19 (24 décembre 2021) : 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Guidarini, Stefano. « Il tradimento delle immagini : il piano Milano Verde del 1938 ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 112–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057015.

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Il piano Milano Verde rappresenta un singolare caso di scollamento tra immagine e realtŕ. Questo piano č stato assunto dalla storiografi a architettonica come un vero e proprio modello di riferimento di un razionalismo di maniera ma, ad un'attenta analisi, rivela invece una natura ben diversa. Dietro la sua immagine, nasconde infatti meccanismi attuativi e insediativi molto piů legati alla logica di costruzione della cittŕ ottocentesca e al mercato immobiliare che non alle ricerche sulla casa e i quartieri popolari. La vera natura, sfuggente e contraddittoria, di questo progetto contribuisce a mettere in crisi, con la sua ambiguitŕ tra idealismo e realismo, quel quadro semplicistico dell'architettura moderna fatto di fragili catalogazioni e di rassicuranti luoghi comuni. In questa esperienza ritroviamo inoltre la conferma dell'importanza dello studio delle opere e dei documenti per ricostruire la realtŕ dei fatti e la storia delle idee.
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Giusti, Rosa. « Una brutta storia (vera) ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (novembre 2014) : 303–7. http://dx.doi.org/10.3280/mg2014-004035.

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Hernández Esteve, Esteban. « Carlo Antinori : un grande ricercatore, un grande uomo. Ricordi personali Un gran investigador, un gran hombre. Recuerdos personales ». De Computis - Revista Española de Historia de la Contabilidad 3, no 5 (31 décembre 2006) : 193. http://dx.doi.org/10.26784/issn.1886-1881.v3i5.194.

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Carlo Antinori è scomparso. Io ho perso un grande amico, un amico di quelli raramentese ne possono incontrare più de tre o quattro lungo tutta una vita; la Storia della Ragioneria haperso un grande uomo di scienza, un gran ricercatore, un vero patriarca che ha contribuito aconvertirla nella disciplina che è oggi, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.Incontrai personalmente il professor Carlo Antinori a Londra nell’estate del 1980, inoccasione del “III Convegno Mondiale degli Storici della Ragioneria”. Lo conoscevo già dinome, per avere letto parecchi lavori Suoi e, soprattutto, la Sua trascrizione del TractatusParticularis De Computis et Scripturis di Luca Pacioli nell’italiano moderno. Per questo, fuper me una gran gioia ed insieme un onore conoscere personalmente un così rinomato storicodella ragioneria, uno dei grandi pionieri della disciplina, insieme a Raymond De Roover, BasilYamey, Ernest Stevelinck, Tito Antoni, Pierre Jouanique, Paul Garner, David Forrester e pochialtri.
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Fusar Poli, Elisabetta. « Oltraggi d’autore ». LawArt 1, no 1 (30 janvier 2020) : 140–80. http://dx.doi.org/10.17473/lawart-2020-1-6.

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Résumé :
Lo studio propone un’indagine in prospettiva storica intorno al dialogo multiforme fra arte e diritto, prendendo in considerazione l’arte come oggetto di diritto e, al contempo, come dispositivo di interrelazione, ovvero come diaframma materiale e concettuale fra cultura giuridica e cultura tout court. Entro questa prospettiva, è affrontata la questione della ‘vera arte’ nell’interpretazione del giurista, attraverso la giurisprudenza in tema di oltraggio al pudore, fra codice penale liberale e codice del 1930. La transizione fra i due testi normativi, che vedono la luce in contesti storici e culturali profondamente differenti, porta a un apparente affrancamento normativo dell’arte dalla morale, finché la libertà dell’arte troverà forma costituzionale. Il dissidio fra arte e morale, tuttavia, si mantiene vivo per il giurista, facendosi intrinseco alla possibilità di qualificare un’opera dell’ingegno quale opera d’arte.
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Elaf Subhi Abdullah, Lec. « Using Picture Stories to Write Narratives ». لارك 1, no 44 (31 décembre 2021) : 1021–993. http://dx.doi.org/10.31185/lark.vol1.iss44.2188.

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Résumé :
The purpose of this paper is to examine the effectiveness of using picture stories in writing narratives by emphasizing numerous verb tenses inside them. Thus, the study shows that English Language Learners favor using the simple past tense verb over all the available different verbs. Furthermore, it has been observed that using picture stories with a story version additionally assists English language learners (ELL) to appropriately integrate numerous verb forms in written output to create greater compelling narratives. However, this study has a large significance for the language since it provides a framework on which to amplify the context utilized the practice of verb forms.
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Albeltaro, Marco. « Storia di un opuscolo vero che dice il falso ». HISTORIA MAGISTRA, no 13 (février 2014) : 100–105. http://dx.doi.org/10.3280/hm2013-013009.

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Bourdua, Louise. « De origine et progressu ordinis fratrum heremitarum : Guariento and the Eremitani in Padua ». Papers of the British School at Rome 66 (novembre 1998) : 177–92. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620000427x.

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Résumé :
DE ORIGINE ET PROGRESSU ORDINIS FRATRUM HEREMITARUM: GUARIENTO E GLI EREMITANI IN PADOVAIn un tentativo di apparire come il più antico ordine, gli eremiti agostiniani di Padova commissionarono un ciclo di affreschi nella loro cappella maggiore, che rappresentava una riscrittura visiva della loro storia. Questo saggio colloca gli affreschi del coro degli Eremitani, universalmente attribuiti a Guariento d'Arpo, nell'ambito del loro contesto agostiniano, il quale rispecchia gli interessi retrospettivi dell'ordine durante il quattor-dicesimo secolo ed in particolare la loro rivendicazione di essere i veri e giusti figli di Agostino. Le Confessioni di Agostino rappresentano la fonte naturale per le quattro scene narrative della fila inferiore, ma l'autore (o gli autori) del programma seguono da vicino anche la nuova storia dell'ordine, ed in particolare l'anonimo Initium sive processus Ordinis heremitarum sancti Augustini (1322–9), il Sermo de beato Augustino di Nicola d'Alessandria (1332) ed il meglio conosciuto Tractatus de origine et progressu ordinis fratrum heremitarum et vero ac proprio titulo eiusdem di Enrico di Friemar (1334). Viene sostenuto che il ciclo padovano segue questi testi del-l'inizio del quattordicesimo secolo e non il più tardo Liber Vitasfratrum (circa 1357) di Giordano di Quedlinburg, che sostituì la narrativa di Friemar e probabilmente arrivò a Padova nel 1368.
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Mattone, Manuela. « Il patrimonio dell’elettricità : una risorsa culturale da valorizzare ». Labor e Engenho 11, no 4 (26 décembre 2017) : 426. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651200.

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Résumé :
I paesaggi e le architetture elettriche rappresentano una significativa testimonianza della storia che ha visto protagonisti numerosi paesi tra il XIX e il XX secolo. Si tratta di un patrimonio tuttora solo parzialmente indagato, rispetto al quale occorre farsi promotori di azioni volte a favorirne la conoscenza, la conservazione e non ultime la valorizzazione e fruizione da parte di un pubblico sempre più ampio e non necessariamente specializzato. I manufatti connessi alla produzione dell’energia idroelettrica e le tracce delle opere infrastrutturali resesi necessarie al momento della loro costruzione rappresentano una vera e propria risorsa culturale che, qualora integrata alle altre risorse presenti nei territori montani, potrebbe acquisire maggiore visibilità e leggibilità contribuendo a rendere questi ambiti appetibili e ricercati non solo per gli aspetti di carattere naturalistico e paesaggistico, ma anche storico-culturale, contribuendo alla loro riattivazione.
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Ferraro, Alessandro. « SU TULSA DI LARRY CLARK, SHANTELLE JENNINGS E L’IPERFOTOGRAFIA ». ARTis ON, no 4 (30 décembre 2016) : 84–89. http://dx.doi.org/10.37935/aion.v0i4.111.

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Résumé :
Il presente testo analizza la storia di Shantelle Jennings, orfana americana che scopre notizie sulla propriafamiglia di appartenenza grazie a Tulsa di Larry Clark. Il racconto della donna esplica un particolare tipo difruizione personale dell’opera d’arte, tanto da risultare “eccezionale”, sia nel senso letterale, sia metaforico.Questo tipo di eccezione risulta essere profondamente collegata alle nuove modalità di fruizione delle immagininell’era della convergenza mediale. Ho inteso tale effetto come propaggine concettuale dell’idea di iperfotografiadi Fred Richtin; lo studioso americano non solo riscrive gli impieghi virtuosi dell’approccio neomediale sullatrasmissione delle informazioni, ma postula un vero e proprio paradigma fruitivo. Nell’articolo saranno fatticenni anche ad altri casi in cui si è verificato questo tipo di effetto narrativo esorbitante, come il caso del castdi Kids, le cui storie personali sono estremamente utili alla comprensione del testo artistico intesto nella suacomplessità narrativa e temporale.
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Meier, Franziska. « Giorgio Pasquali und die Filologia dantesca ». Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no 1 (24 octobre 2022) : 54–65. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0005.

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Riassunto L’articolo parte dall’ipotesi che l’università di Gottinga, innanzitutto il suo dipartimento di filologia greca e antica, abbia avuto un qualche ruolo nel rinnovamento della filologia dantesca quale Michele Barbi l’aveva richiesto e promosso lungo la sua carriera. La figura di chiave per evidenziare questa connessione sorprendente è Giorgio Pasquali che prima della prima guerra mondiale giunse a Gottinga dove proseguì i suoi studi, fece la abilitazione e fu nominato professore. Lo scoppio della guerra poi lo costrinse a ritornare in Italia, a Firenze dove avrebbe praticato e propagato la nuova metodologia filologica tedesca. È vero che fin dall’Ottocento gli storici e filologi italiani s’ispirarono alle metodologie filologiche tedesche. Pasquali, tuttavia, andò oltre confrontandosi con i raffinamenti che Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf aveva apportato allo studio e all’edizione dei testi antichi. Nel 1934 Pasquali pubblicò la monografia Storia della tradizione e la critica del testo che non ebbe soltanto un impatto sulla filologia greca e latina in Italia, ma anche sul giovane Gianfranco Contini e, a modo suo, su Michele Barbi in maniera notevole.
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Pär Larson. « „Stiamo lavorando per voi” : per una maggiore collaborazione tra filologi e storici della lingua italiana ». Verbum 4, no 2 (février 2003) : 517–26. http://dx.doi.org/10.1556/verb.4.2002.2.17.

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Redavid, María Gaia. « La Compagnia della Morte ». Revista Eviterna, no 8 (23 septembre 2020) : 203–17. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi8.9778.

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Résumé :
L’articolo si propone di ricostruire la storia della Compagnia della Morte, sfatando miti e leggende dietro la sua storia. La Compagnia della Morte per molto tempo è stata ritenuta un’accolita di pittori napoletani decisi a partecipare alle giornate della rivolta di Masaniello. Secondo il biografo napoletano Bernardo De Dominici la Compagnia della Morte sarebbe stata organizzata dal pittore Aniello Falcone e avrebbe contato tra le sue fila non pochi artisti napoletani desiderosi di partecipare alle giornate della rivolta. La banda nottetempo organizzava spedizioni punitive per la città di Napoli, a danno degli spagnoli che avevano abusato delle giovani donne napoletane. Fu davvero così? Si può parlare della nascita di una vera e propria pittura del dissenso? Per la prima volta viene indagato questo fenomeno dal punto di vista delle fonti storiche e delle memorie degli artisti.
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Di Vita, Vincenza. « Quelle dei pupi sono vere storie ». Mimesis Journal, no 3, 2 (1 décembre 2014) : 144–46. http://dx.doi.org/10.4000/mimesis.709.

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Ferro, Antonino. « Pensiero onirico e teoria del campo ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (mars 2010) : 31–52. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001004.

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Résumé :
L'Autore, attraverso delle vignette cliniche, descrive i punti chiave del proprio modello clinico e traccia il suo modello di mente: "thinking-feeling-dreaming". Il concetto di campo analitico, come vero e proprio luogo d'incontro emotivo e di trasformazione psichica, cosě come il pensiero onirico della veglia, si collocano al centro del lavoro analitico. Secondo l'Autore, il campo accoglie e genera quelle turbolenze protoemotive che le funzioni alfa del campo alfabetizzano di continuo; il lavoro del campo consente poi lo sviluppo degli apparati per sognare, sentire e pensare. In questa prospettiva, una narrazione clinica con un alto grado di insaturitŕ risulta essenziale per favorire il moltiplicarsi dei punti di vista, cosicché il campo analitico possa diventare matrice di storie possibili. In questo modo l'"impensabile" diventa una storia condivisa, attraverso una serie di passaggi emotivi che permettono di nominare ciň che il paziente non ha potuto fin lě rappresentare.
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Margara, Alessandro. « Sorvegliare e punire : 50 anni di carcere ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 5 (novembre 2009) : 89–110. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005007.

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- La sintesi della storia č quella espressa nel titolo: sorvegliare e punire. Ciň č vero nel senso che la organizzazione del controllo, "il sorvegliare", č sempre puntualmente "punire". Ma č vero anche che ciň che č accaduto e accade, per precisa scelta politica, č il punire che si riduce a sorvegliare: non altro, solo sorveglianza, controllo o custodia o sicurezza o come diavolo vogliamo chiamarla. Č la definizione del carcere che non vogliamo e che non vuole la legge, ma che si č realizzato e sta strutturandosi sotto i nostri occhi.
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Anjariah, Ihsani Diah, Anni Holila Pulungan et Rahmad Husein. « DERIVATIONAL AND INFLECTIONAL MORPHEMES IN ENGLISH AND JAVANESE ». LINGUISTIK TERAPAN 19, no 2 (9 septembre 2022) : 96. http://dx.doi.org/10.24114/lt.v19i2.38409.

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ABSTRACT This study is about the realization of derivational and inflectional morphemes in English and Javanese. The objectives of this study are to investigate the kinds of derivational and inflectional in English and Javanese short stories, how the English and Javanese words formed by derivational and inflectional, and to explain the realization of derivational and inflectional morphemes in English and Javanese. This study is designed in descriptive-qualitative research. The source of data is English and Javanese short stories namely 1) Oedipus Rex and Sangkuriang, 2) Beauty and the beast and Lutung Kasarung. The data of the study is the words of English and Javanese. The findings of the study showed that the word formation formed by derivational morpheme in English short stories were begun from Oedipus rex consisted of 11 noun formation, 1 verb formation, 2 adjective formation and 8 adverb formation. While, beauty and the beast consisted of 16 noun formation, 2 verb formation, 9 adjective formation, and 14 adverb formation. The total of derivational process in Oedipus Rex and beauty and the beast was 63 words (52%). The word formation formed by derivational morpheme in Javanese short stories were begun from Sangkuriang consisted of 17 noun formation, 16 verb formation, and 1 adverb formation. While, Lutung Kasarung had 3 noun formation, 16 verb formation, 1 adjective formation, and 4 adverb formation. The total of derivational process in sangkuriang and Lutung Kasarung was 58 words (48%). The word formation formed by inflectional morpheme in English short stories were begun from Oedipus Rex had 1 noun formation, 27 verb formation, and 2 adjective formation. While, Beauty and the Beast had 12 noun formation, 36 verb formation, and 14 adjective formation. The total was 92 words (100%). Javanese did not have inflectional process.
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Fincardi, Marco. « Uno stimolo al confronto tra memorie e ricerche storiche sui disastri di un secolo ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 298 (juin 2022) : 334–49. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa3.

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Résumé :
Gli studi degli effetti sui civili della seconda guerra mondiale in Campania, allargati poi ai traumi della società italiana ed europea in quel frangente, ha portato la storica Gabriella Gribaudi a mettere criticamente a confronto i percorsi delle memorie istituzionali e di quelle private di comunità che abbiano subito eventi devastanti. Queste ultime si vengono spesso a configurare come vere e proprie contro-memorie polemiche. Nel volume del 2020 La memoria, i traumi, la storia, l'autrice estende oltre i contesti bellici, fino a terremoti o alluvioni, le prospettive di confronto tra le memorie pubbliche e le recriminazioni di quelle private, guardando ogni tipologia di catastrofe causata dall'imprevidenza delle società umane. Un problema storiografico di stringente attualità diviene quello di vagliare le soggettività in trasformazione dei portatori di testimonianze sui traumi collettivi, a cui i media dedicano un'attenzione ipertrofica.
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Santorelli, G., et R. Scanziani. « Il trattamento delle acque di dialisi : dalla storia ai giorni nostri ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no 3 (26 janvier 2018) : 16–21. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1153.

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Nella storia della dialisi, la presenza di alcuni quadri clinici tipici, come la “sindrome dell'acqua dura”, l'encefalopatia e l'osteomalacia da alluminio o le reazioni da pirogeni, ha determinato la necessità di trattare l'acqua di rete prima di renderla disponibile per la dialisi; infatti negli anni la scelta dell'acqua per la dialisi ha subito pe-riodiche variazioni passando dall'utilizzo di quella di rete a quella ultrapura, attraverso le fasi di acqua decalcificata, demineralizzata e da osmosi. Attualmente il trattamento prevede: il pre-trattamento, il trattamento vero e proprio e il circuito idraulico. Il pre-trattamento ha il compito di rimuovere le particelle in sospensione garantendo l'integrità delle membrane poste a valle. Il trattamento vero e proprio rende l'acqua disponibile per la dialisi e comprende la biosmosi inversa, ottenuta sottoponendo l'acqua da trattare ad un doppio passaggio su membrane osmotiche. Il circuito idraulico ha il compito di distribuire l'acqua osmotizzata in sala dialisi. Gli Impianti delle Ditte Fresenius, Gambro e Farmacastelli si differenziano tra di loro per le modalità di trattamento dell'acqua, per la struttura degli impianti e i sistemi di disinfezione.
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Toso, Fiorenzo. « Per una storia del volgare a Genova tra Quattro e Cinquecento ». Verbum 5, no 1 (juin 2003) : 167–201. http://dx.doi.org/10.1556/verb.5.2003.1.14.

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Gasca, ANA Millán. « Ipazia, la Vera Storia by Silvia Ronchey ». Mathematical Intelligencer 36, no 4 (19 juillet 2014) : 104–5. http://dx.doi.org/10.1007/s00283-014-9469-x.

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Neumann, Christian Alexander. « Perspektiven einer Gerontomediävistik ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no 1 (1 mars 2019) : 387–405. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0017.

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Résumé :
Riassunto Nel tardo Ottocento ebbero inizio, soprattutto nei paesi occidentali industrializzati, dei fondamentali ed eccezionali processi di trasformazione demografica che, fino ad oggi, hanno condotto a una società invecchiata. Nei prossimi anni tale tendenza s’intensificherà ulteriormente e farà della vecchiaia una delle tematiche sociali e di ricerca più rilevanti. Nell’introduzione si confronta questo fenomeno con alcuni aspetti importanti dell’evoluzione che si verificò nell’età premoderna, e soprattutto nel Medioevo, allo scopo di enucleare alcune differenze significative. I paragrafi successivi offrono in primo luogo una panoramica sullo stato della ricerca medievistica relativa alla vecchiaia. In secondo luogo delineano lo sviluppo della gerontologia moderna che, a partire dagli anni Settanta, si è aperta alle scienze umanistiche, andando ben oltre le discipline tradizionali della medicina, biologia, sociologia e psicologia. La ricerca medievistica ha iniziato a dedicarsi a questioni sulla vecchiaia negli anni ’80 del secolo scorso, riallacciandosi a tematiche suggerite dagli approcci più recenti della gerontologia, e le ha approfondite in particolare negli ultimi anni. Nonostante tali convergenze raramente si sono state intraprese vere e proprie indagini interdisciplinari. Nel quarto paragrafo si discute in primo luogo se teorie e concetti tratti dalla gerontologia si adattino a temi storici. Inoltre si abbozzano le prospettive legate a una „gerontomedievistica“, vale a dire un approccio medievistico alla gerontologia, che riguardano in particolare le concezioni sulle diverse età dell’uomo, sulla vecchiaia e sull’invecchiamento, sul corso della vita e sulla sapienza degli anziani. L’approccio potrebbe essere allargato agli „studi storici sulla vecchiaia“ che comprendono tutte le epoche storiche, e agli „studi storici sull’invecchiamento“ che includono tutte le età dell’uomo.
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Sutter, Judith C. L., et Cynthia J. Johnson. « Advanced Verb Form Production in Story Retelling ». Journal of Speech, Language, and Hearing Research 38, no 5 (octobre 1995) : 1067–80. http://dx.doi.org/10.1044/jshr.3805.1067.

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This study investigated the rate at which 60 elementary school children produced three advanced verb forms—past progressive, past perfect progressive, and past perfect—when asked to retell literate narratives, a discourse genre that originates from written prose and frequently contains these advanced verb forms. The three verb forms were embedded in nine story episodes and told to the children. The children were then asked to retell the stories. Verb form production by the children was scored as either “borrowed” or substituted spontaneous production. During their story-retelling episodes, the 6-, 7-, and 8-year-old children borrowed all verb forms under investigation from the stimuli stories. They significantly preferred to borrow the past progressive over the past perfect progressive and past perfect forms. Rate of verb form production by 8-year-old children was significantly higher than for the younger age groups. These data suggest that advanced verb form production is influenced by the children’s sensitivity to the type of narrative register (i.e., 1 st or 3rd person perspective), the propositional ability associated with narrative development, and the progressive meaning of the -ing suffix.
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Pelillo-Hestermeyer, Giulia. « I parlanti dialettofoni e le loro storie. » Mnemosyne, no 3 (11 octobre 2018) : 9. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i3.12173.

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Nella narrazione orale, la voce esprime una molteplicità di significati, non solo in riferimento al contenuto vero e proprio del racconto, ma anche rispetto alla disposizione psicologica dei parlanti coinvolti nell’interazione, nonché in rapporto alle modalità di ricostruzione e trasmissione della memoria. Nel descrivere tale stratificazione, partirò da etnotesti tratti da un’intervista dialettologica, per mostrare come in questo tipo di racconto orale prenda forma una sorta di drammatizzazione dell’esperienza vissuta, la quale è interpretata, messa in scena dal parlante per l’interlocutore. Tale drammatizzazione impiega i mezzi espressivi propri del parlato, che saranno descritti in rapporto alle molteplici funzioni svolte nel contesto discorsivo.
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Malihah, Noor. « Standard Javanese Causatives in online editorials and short stories ». Register Journal 7, no 1 (1 juin 2014) : 51. http://dx.doi.org/10.18326/rgt.v7i1.230.

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This paper explores the distinctive features of the standard Javanese causatives in on-line editorials and short stories. This research is based on written corpus. This written corpus was compiled from articles published in an online newspaper Solo Pos. To analyze the corpus, I have developed a system of manual annotation to identify the features of verb transitivity, the animacy and humanness of the verb, the presence of active, passive and ergative-like clauses and the number of other grammatical and semantic features using a system of tags. Using this annotation, I analyze the data based on dua anlaysis: genre analysis, functional analysis using a quantitative method. The findings show that genre influences the selection of causative types (markers). Also, there exists gawe used as a verb of causation in both editorials and short stories which contradicts to the canonical rule of the Javanese active verb and Malihah’s (2014) findings. The finding also shows that the standard Javanese causative in online editorials and short stories occurs with intransitive verbs. The last finding is that active clause is the relative prominent type of clause which occurs in all marker. In conclusion, the above findings have made contributions to knowledge to Javanese grammar.Keywords: Javanese; causatives; causation types; genre
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Malihah, Noor. « Standard Javanese Causatives in online editorials and short stories ». Register Journal 7, no 1 (1 juin 2014) : 51. http://dx.doi.org/10.18326/rgt.v7i1.51-74.

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This paper explores the distinctive features of the standard Javanese causatives in on-line editorials and short stories. This research is based on written corpus. This written corpus was compiled from articles published in an online newspaper Solo Pos. To analyze the corpus, I have developed a system of manual annotation to identify the features of verb transitivity, the animacy and humanness of the verb, the presence of active, passive and ergative-like clauses and the number of other grammatical and semantic features using a system of tags. Using this annotation, I analyze the data based on dua anlaysis: genre analysis, functional analysis using a quantitative method. The findings show that genre influences the selection of causative types (markers). Also, there exists gawe used as a verb of causation in both editorials and short stories which contradicts to the canonical rule of the Javanese active verb and Malihah’s (2014) findings. The finding also shows that the standard Javanese causative in online editorials and short stories occurs with intransitive verbs. The last finding is that active clause is the relative prominent type of clause which occurs in all marker. In conclusion, the above findings have made contributions to knowledge to Javanese grammar.Keywords: Javanese; causatives; causation types; genre
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Toso, Fiorenzo. « Legislazione linguistica e percezione dell’alterità : intorno al fallimento della tutela delle minoranze linguistiche storiche in Italia ». Verbum 9, no 2 (décembre 2007) : 245–57. http://dx.doi.org/10.1556/verb.9.2007.2.8.

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Osmond-Smith, David. « Nella festa tutto ? Structure and dramaturgy in Luciano Berio's La vera storia ». Cambridge Opera Journal 9, no 3 (novembre 1997) : 281–94. http://dx.doi.org/10.1017/s0954586700004833.

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Stories, whether true or calculatedly false, have played at best an ancillary role in the evolution of Berio's approach to musical theatre. Indeed, to find a straightforward example of story-telling in his output, one would have to go back some twenty years from La vera storia to his previous collaboration with Italo Calvino, Allez Hop (1959), an ironic parable narrated in mime. But as soon as subsequent commissions offered Berio the resources of the human voice, he turned away from the seductions of a central narrative core, and instead built his vision of the potential of musical theatre around a more allusive and multi-layered conception. Narratives are still skeletally present – for instance, in Passaggio (1962), which employs the barest outlines of a scenario, spelt out explicidy only at the end, as a frame on which to hang a complex web of poetic and theatrical imagery, or indeed Opera (1970), with its intertwining myths of the ancient and modern worlds evoked through concentrated imagery, but not acted out. But the narrative twists and turns that are the chief pleasure of the story-teller – and the chief impetus behind the lyric outbursts of the operatic tradition – were no longer his concern.
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Benmahioul, B., F. Daguin et M. Kaïd-Harche. « Cryopreservation of Pistacia vera embryonic axes ». Journal of Forest Science 61, No. 4 (3 juin 2016) : 182–87. http://dx.doi.org/10.17221/63/2014-jfs.

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This preliminary study investigated the conservation of Pistacia vera genetic resources using seeds and isolated embryonic axes. First, the effect of storing seeds in ambient conditions on embryo viability was evaluated by in vitro culture. The germination rate of P. vera embryonic axes gradually decreased from 100% to 31% after 30-month storage of seeds. Cryopreservation may thus be necessary for the long-term conservation of embryos. A simple protocol was set up using embryonic axes. It included a single dehydration step with silica gel prior to direct freezing in liquid nitrogen (&ndash;196&deg;C). The optimal germination rate was obtained after 60 min dehydration (water content of 0.2 grams of water per gram of dry weight [g&middot;g<sup>&ndash;1</sup> DW]). However, 90 minutes of dehydration (0.14 g&middot;g<sup>&ndash;1</sup> DW) were necessary to obtain seedlings whose qualitative development was equivalent to that of the control embryonic axes.
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Cacciatore, Giuseppe. « Etica e storia in Troeltsch ». Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no 1 (18 janvier 2019) : 227–37. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i1.21556.

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Résumé :
È alla luce della rielaborazione filosofica delle categorie di individualità e alterità che si misura la progressiva presa di distanza dell’etica storicistica (da Schleiermacher a Humboldt, da Dilthey a Troeltsch) da quella formalistica kantiana e che si può cogliere il progetto di fondazione di un’etica materiale che, pur non rinunciando ad elementi di normatività e all’universalità dei principi, individua il suo prevalente oggetto nella natura dei bisogni umani e fissa il suo spazio di azione nella comunanza delle relazioni intersoggettive, cioè in quella fondante dimensione che ha al suo centro l’individualità colta pur sempre di nuovo nella sua storicità determinata e nella sua operatività etica. Ciò che viene al centro non sono più le strutture anonime e le leggi intemporali a porsi come base e come giustificazione nella produzione di valori o nella genesi di sempre nuove formazioni individuali e sociali, ma è, appunto, l’individualità (CACCIATORE, 2002), sia nella sua dimensione conoscitiva sia in quella etica, cioè il vero punto di incontro tra storia e vita.
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Skytte, Gunver. « A Linguist's life. An English translation of Otto Jespersen' autobiography with notes, photos and a bibliography. EDited by Arne Juul, Hans F. Nielsen, Jørgen Erik Nielsen. Odense university press ; Odense 1995 ». Linguistica 37, no 1 (1 décembre 1997) : 125–28. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.37.1.125-128.

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Résumé :
È un tratto positivo della linguistica di oggi l'interesse rinnovato per la storia della linguistica e per i grandi classici della linguistica, molti dei quali sono oggetto di un vero revival scientifico. Basti ricordare ii caso di Lucien Tesnière, le cui teorie oggi sono fonte di ricca ispirazione, come testimonia ii volume Linguistica XXX IV, I . M élanges Lucien Tesnière, Ljubljana 1994.
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Luconi, Stefano. « Storia vera e terribile tra Sicilia e America ». Italian Americana XXXV, no 2 (1 août 2017) : 251–52. http://dx.doi.org/10.5406/2327753x.35.2.31.

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