Littérature scientifique sur le sujet « Verbi di azione »

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Articles de revues sur le sujet "Verbi di azione"

1

Riva, Egidio. « La conciliazione lavorativa, tra uguaglianza e capacitazione ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 74–86. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117006.

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Résumé :
Entro un discorso su cittadinanza e uguaglianza di genere, l'articolo propone una lettura per certi versi inedita delle politiche di conciliazione. Oggi tese in prevalenza a promuovere la presenza delle donne sul mercato del lavoro sono invece chiamate, proprio nell'ottica di una cittadinanza considerata secondo la prospettiva di genere, a diventare uno strumento in grado di garantire a uomini e donne reali possibilitŕ di decidere e piů ampia capacitŕ di azione in merito al proprio corso di vita, ovvero a porsi come diritto di cittadinanza sociale.
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Venza, Gaetano, Gandolfa Cascio et Patrizia Amenta. « Le motivazioni a prestare Servizio Civile Nazionale : uno studio esplorativo condotto con gli aspiranti volontari presso l'Universitŕ degli Studi di Palermo ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (mai 2011) : 57–66. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001006.

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Résumé :
Dal momento della sua istituzione, numerosi studi in campo psico-sociale si sono occupati del Servizio Civile Nazionale (SCN) con diverse ricerche che si sono focalizzate in modo particolare sul profilo motivazionale dei giovani volontari, marcatamente differente rispetto a quello degli ormai scomparsi obiettori di coscienza e assai piů simile, per diversi aspetti, a quello dei "veri" volontari. Il presente studio, in un'ottica esplorativa, intende fornire un apporto alla migliore comprensione delle motivazioni che spingono un numero crescente di giovani a prestare SCN. In una prospettiva di ricerca-azione che intende coniugare conoscenza e cambiamento, inoltre, lo studio vuol rappresentare un contributo al miglioramento della qualitŕ dell'esperienza di servizio civile.
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3

Fratini, Fabiola. « Oasi Verdi a San Lorenzo (Roma). La rigenerazione a piccoli passi ». CRIOS, no 19 (mai 2021) : 46–59. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019005.

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Résumé :
Con gli accordi di Parigi del 2015 (Cop21) la sfida ai cambiamenti climatici sembra¬va giunta a una svolta. Tuttavia, come ha evidenziato Patrizia Gabellini, politica e politiche urbane hanno faticato a tradurre in sapere applicato le risposte alla gra¬vità delle questioni ambientali. L'articolo illustra una sperimentazione che intende tradurre le grandi strategie in micro azioni green da attuarsi in tempi brevi. L'obiet¬tivo di fondo è il miglioramento della qualità della vita urbana a partire dalla scala di quartiere. Il percorso intrapreso, corresponsabilizzando istituzioni, associazioni e singoli abitanti, punta al rafforzamento della presenza della natura in città, in ogni sua forma. L'iniziativa, in corso nel quartiere San Lorenzo a Roma, verifica nuove forme progettuali, come Oasi e raggi verdi, ovvero mini interventi nella logica di un green network locale. Un manifesto per una rigenerazione sostenibile, a piccoli passi, attenta alla domanda di qualità nella sfera del quotidiano.
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Lorusso, Stefano. « Gestione delle aziende pubbliche : dal "principe" al valore pubblico ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (novembre 2021) : 33–54. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003002.

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Résumé :
Il contributo propone una analisi dei diversi approcci che hanno caratterizzato la gestione delle aziende pubbliche. Partendo dalle prime suggestioni di Machiavelli sono riportati i diversi approcci in modo cronologico, evidenziando per ciascun modello l'aspetto concettuale mag-giormente rappresentativo. Ogni modello risente dell'assetto istituzionale di rife-rimento che definisce priorità e finalità, ed è così che partendo dallo stato di dirit-to si arriva a quello che è comunemente definito lo Stato relazionale. Nel tempo cambia il focus dell'azione della pubblica, che dapprima si concentra sulle procedure e le regole per poi per poi focalizzarsi sui risultati. Negli ultimi an-ni, poi, nella gestione pubblica diventano rilevanti le istanze provenienti dai di-versi attori e organismi sociali intermedi. La prospettiva fondamentale diventa la costruzione di relazioni, interazioni collaborative e partenariati tra soggetti pub-blici e privati. Attraverso poi la metafora dell'analisi sistemica per ciascun mo-dello si evidenzia l'elemento costitutivo dell'organizzazione pubblica (struttura, meccanismi operativi e processi) che diventa predominante. In conclusione in ragione della rappresentazione fornita, il lavoro si sofferma sull'evoluzione del ruolo della popolazione di riferimento di ogni pubblica amministrazione.
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5

Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Résumé :
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Krzynówek, Jerzy. « Funkcje i stosowanie "precarium" w rzymskim prawie klasycznym ». Prawo Kanoniczne 36, no 3-4 (10 décembre 1993) : 137–48. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1993.36.3-4.06.

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Résumé :
In sintesi si possono desumere, dall’analisi dei testi presentati, le seguenti deduzioni: il precario,che nacque come rapporto gratuito, poteva essere usato anche per fini alimentari, ma nel periodo classico questa sua funzione non era primaria. L’analisi dei testi rileva che la funzione base del precario, nel periodo menzionato, era di dare una elasticità ai negozi con i quali esso veniva collegato. Questo fenomeno si verificava spesso nell’ambito dei contratti che tendevano al trasferimento della propriétà. Il precarista aveva molte volte una aspettativa all’acquisizione della propriétà della cosa che aveva chiesto in precario. Collegando il pignus о la vendita alla concessione precaria non si facevano soltanto gli interessi del precarista, il quale poteva sfruttare la cosa prima del perfezionamento del contratto, ma anche quelli del concedente che non aveva nessun interesse a tenere la cosa presso di sé, mentre aveva bisogno di assicurare il suo diritto oltre le normali azioni derivanti dal contratto stipulato. La prova che spesso si ricorreva alla pratica di collegamento del precario con gli altri contratti, si desume dal corso dello sviluppo post-classico dell’istituto in questione. In quest’ultimo periodo il precario era divenuto un contratto stipulato per un tempo prestabilito ed a pagamento; esso è stato classificato come contractus innominatus e tutelato con l’actio prescripti verbis, dunque avendo assunto queste nuove caratteristiche, in particolare l’onerosité, è diventato affine alla locatio conductio. I compilatori tentarono di restituire al precario la sua struttura classica, ma dai testi collocati nel titolo ,,De precario” e da altri, disseminati nelle diverse parti del Digesto (che fanno riferimento all’istituto in questione), traspare la mancanza di una concezione unitaria dell’istituto. L’assenza di una struttura unica ha comportato che, nel periodo giustinianeo, il precario non ha svolto una funzione ben definita.
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Della Valle, Valeria. « Sugli usi di <em>demoltiplicare</em> ; ». XXII, 2022/3 (luglio-settembre), no 22 (5 août 2022). http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2022.22805.

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Thèses sur le sujet "Verbi di azione"

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MUTLAK, MERFAT. « I verbi di azione dell'arabo standard nell'ontologia dell'azione IMAGACT ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1159323.

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Résumé :
Action verbs have many meanings, covering actions in different ontological types. Moreover, each language categorizes action in its own way. One verb can refer to many different actions and one action can be identified by more than one verb. The range of variations within and across languages is largely unknown, causing trouble for natural language processing tasks. IMAGACT is a corpus-based ontology of action concepts, derived from English and Italian spontaneous speech corpora, which makes use of the universal language of images to identify the different action types extended by verbs referring to action in English, Italian, Chinese, Arabic, Spanish, etc. This paper presents the infrastructure and the various linguistic information the user can derive from it. IMAGACT makes explicit the variation of meaning of action verbs within one language and allows comparisons of verb variations within and across languages. Because the action concepts are represented with videos, extension into new languages beyond those presently implemented in IMAGACT is done using competence-based judgments by mother-tongue informants without intense lexicographic work involving underdetermined semantic description.
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2

GAGLIARDI, GLORIA. « Validazione dell’ontologia dell’azione IMAGACT per lo studio e la diagnosi del Mild Cognitive Impairment (MCI) ». Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/863903.

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Résumé :
Il volume è strutturato in due parti: la prima, di semantica e linguistica computazionale, ha come argomento l’ontologia interlinguistica dell’azione IMAGACT (capitoli 1, 2 e 3); la seconda è invece dedicata alle applicazioni della risorsa (capitoli 4 e 5). Dopo un breve preambolo, nel capitolo 1 viene presentato il progetto IMAGACT, del quale sono descritti i principi metodologici ed il workflow complessivo. Il progetto ha prodotto un’ontologia interlinguistica che rende esplicito lo spettro di variazione pragmatica associata ai predicati azionali a media ed alta frequenza in italiano ed inglese. Le classi di azioni che rappresentano le entità di riferimento dei concetti linguistici, indotte da corpora di parlato da linguisti madrelingua, sono rappresentate in tale risorsa lessicale nella forma di scene prototipiche (Rosch, 1978, 1999). La metodologia sfrutta la capacità dell’utente/apprendente di trovare somiglianze tra immagini diverse indipendentemente dal linguaggio, sostituendo alla tradizionale definizione semantica, spesso sottodeterminata e linguo-specifica, il riconoscimento e l’identificazione dei tipi azionali. Il capitolo 2 è dedicato alla procedura di annotazione, che ha permesso l’estrazione bottom-up delle classi di azioni che costituiscono l’ontologia. Vengono presentati i dati linguistici di partenza (corpus IMAGACT-IT), nonché l’interfaccia informatica che ha reso possibile lo svolgimento dei vari task. Parallelamente, vengono presentate le linee guida per la standardizzazione delle occorrenze, la loro tipizzazione e l’annotazione delle proprietà linguistiche (struttura tematica, alternanze argomentali, aktionsart). Il capitolo 3 affronta invece la procedura di mapping inter-/intra- linguistico: dopo averne descritto i fondamenti teorici e aver individuato le questioni poste dai dati linguistici in input all’architettura della struttura dati, viene illustrata la metodologia che ha portato alla produzione del database 1.0. Nel capitolo 4 viene proposta una procedura di validazione dei dati linguistici, passaggio imprescindibile per consentirne l’applicabilità in ambiti differenti da quello in cui sono stati prodotti. Viene inoltre fornito un ampio quadro bibliografico sul concetto di “inter-rater agreement”, dando conto degli aspetti critici della valutazione dei dati e dei coefficienti statistici più diffusi. Per contestualizzare, vengono inoltre presentati i risultati di un esteso spoglio bibliografico sui principali studi e sulle maggiori campagne di valutazione nel campo della semantica lessicale. Il metodo viene testato su un sottoinsieme di lemmi coeso dal punto di vista semantico. Il capitolo 5 presenta infine la batteria di test SMAAV (Semantic Memory Assessment on Action Verb), creata dall’autrice a partire dai dati IMAGACT validati nel capitolo 4. La classe grammaticale del verbo, che di solito nelle lingue naturali lessicalizza le azioni, è stata tradizionalmente meno studiata ed utilizzata rispetto a quella del nome in ambito psicometrico. I materiali messi a disposizione dall’ontologia rappresentano una assoluta novità nel settore: la conoscenza sistematica del lessico verbale azionale rende possibile l’utilizzo di un campionario di lemmi ampio e al tempo stesso controllato. Inoltre, a differenza dei materiali utilizzati comunemente nella pratica medica, di tipo statico, gli stimoli multimediali messi a disposizione da IMAGACT garantiscono una rappresentazione migliore, più “ecologica”, delle azioni. Sebbene il test possa essere usato come misura generale dell’acceso al lessico e dell’erosione della memoria semantica, ne viene proposto un impiego diagnostico specifico, lo studio del Mild Cognitive Impairment, un settore di ricerca che ha ricevuto attenzione crescente negli ultimi anni. Dopo aver presentato le caratteristiche del disturbo ed avere illustrato i materiali testologici a disposizione di clinici e ricercatori, viene descritto il processo di realizzazione e taratura della batteria. La sezione si conclude con un’analisi linguistica e gestuale delle risposte date dagli informanti nel corso delle sessioni di test. In una breve conclusione vengono infine riassunti i risultati ottenuti e sono indicate alcune possibilità di sviluppo futuro.
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PAN, YI. « Verbi di azione in italiano e in cinese mandarino. Implementazione e validazione del cinese nell'ontologia interlinguistica dell’azione IMAGACT ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1040257.

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Résumé :
La tesi è dedicata alla comparazione tra i verbi di azione italiani e cinesi e descrive le modalità con cui l'informazione relativa ai verbi cinesi è derivata all'interno dell'ontologia per immagini dell'azione IMAGACT. La tesi evidenzia la maggiori differenze considerando in particolare i verbi generali italiani, ovvero i verbi che si riferiscono a molte azioni diverse ed evidenzia la tendenza del cinese a predicare dell'azione in modo più specifico e attraverso formazioni linguistiche composte che asociano insieme verbo e aggettivo (costruzioni risultative). La tesi si concentra sui verbi a maggior impatto nel lessico verbale di azione per frequenza e per numero di variazioni posibili, illustrando in dettaglio le differenze semantiche tra i verbi italiani e cinesi così come emergono dalla ontologia IMAGACT, ovevro attraverso scene prototipiche che illustrano la variazione possibile dei concetti linguistici. Attraverso analisi di dettaglio la tesi affronta i casi principali in cui concetti espressi nell'ontologia IMAGACT attraverso immagini prototipiche risultano non predittivi in cinese e illustra le potenzialità dell'utilizzo delle immagini per l'insegnamento del lessico verbale italiano L2 agli apprendenti cinesi attraverso un esperimento di validazione sul campo.
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Livres sur le sujet "Verbi di azione"

1

Lacche, Federico. Vacanze verdi 1996 : 200 aziende agrituristiche di qualita. Itinerari italiani ed esteri. Le oasi WWF e LIPU. Bologna : Edagricole, 1996.

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Chapitres de livres sur le sujet "Verbi di azione"

1

Gregori, Lorenzo, Andrea Amelio Ravelli et Alessandro Panunzi. « Linking dei contenuti multimediali tra ontologie multilingui : i verbi di azione tra IMAGACT e BabelNet ». Dans Proceedings of the Second Italian Conference on Computational Linguistics CLiC-it 2015, 150–54. Accademia University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.1484.

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