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Meli, Mariarita, et Eugenia Taranto. « Problemi con variazione ed equazione figurale : strumenti della didattica cinese trasposti in una scuola primaria italiana ». Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no 11 (18 mai 2022) : 95–120. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.11.5.

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Résumé :
In questo lavoro viene mostrata la possibilità di sviluppare un approccio al pensiero pre-algebrico con alunni della scuola primaria che presti maggiore attenzione alle caratteristiche strutturali dei problemi additivi rispetto a quelle numeriche. In particolare, illustrando una sperimentazione condotta con allievi di una classe seconda primaria, si mira a mostrare come può concretizzarsi una trasposizione di strumenti didattici propri della didattica cinese – i problemi con variazione e l’equazione figurale – nel contesto italiano della scuola primaria. Si rileva come, a partire dal testo di un problema e dalla rappresentazione grafica dei suoi dati, i bambini sono in grado di comprendere e, a loro volta, costruire variazioni del problema di partenza, esplorando le potenzialità legate alla struttura della variazione stessa. I bambini sono così portati a sviluppare competenze d’uso di strutture di risoluzione di tipo pre-algebrico, spostando l’attenzione dal piano procedurale a quello relazionale.
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Beltramello, A., G. Viola, A. Borsato, G. Tassinari, D. Campara, R. Cerini, M. Pregarz, G. Puppini et A. G. Bricolo. « Risonanza magnetica funzionale encefalica Razionale della metodica ed esperienze applicative su magnete per uso clinico ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 3 (juin 1995) : 345–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800303.

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Résumé :
La Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) si sta di recente affermando come nuova metodica di indagine del «cervello al lavoro», occupando progressivamente un suo spazio nell'armamentario strumentale a disposizione dei Neurofisiologi per poter investigare la localizzazione e le inter-connessioni di differenti aree encefaliche funzionalmente coinvolte nella esecuzione di varie performance. L'fMRI indaga le modificazioni di segnale del tessuto encefalico indotte dalle variazioni perfusionali e di ossigenazione che si verificano nella sostanza grigia durante differenti stati funzionali (riposo/attività). Tali modificazioni sono rivelate con RM grazie alle variazioni che il transito nel letto vascolare encefalico di una sostanza para-magnetica è in grado di indurre sul rilassamento trasversale T2 degli spin protonici tissutali in prossimità dei capillari e mediante l'impiego di sequenze GE T2*-pesate. Due principali tecniche di studio sono state utilizzate: la prima, più complessa, richiede l'iniezione di un bolo di Gadolinio ed il monitoraggio, mediante sequenze eco-planari, del suo primo passaggio nel letto capillare encefalico; la seconda, realizzabile anche con magneti per uso clinico, utilizza come mdc para-magnetico endogeno la desossi-emoglobina e registra le variazioni di ossigenazione ematica correlate allo stato di attività corticale (tecnica BOLDc — Blood Oxygenation Level Dependent contrast). La nostra esperienza è stata effettuata con un magnete superconduttivo da 1,5 T, adottando la tecnica BOLDc e sequenze GE FLASH con TE lungo. Sono stati sottoposti ad indagine 19 volontari ed effettuati 11 studi di attivazione della corteccia motoria e 13 studi di attivazione della corteccia visiva. In 10 studi di attivazione motoria e 10 studi di attivazione visiva è stata osservata una buona o sod-disfacente variazione areale del segnale, localizzata nella regione corticale coinvolta dal paradigma di attivazione. Uno studio di attivazione motoria e 3 studi di attivazione visiva sono invece risultati insoddisfacenti, non essendosi riscontrata alcuna variazione di segnale o, quando presente, non essendo stato possibile attribuirla ad alcuna regione corticale di interesse. La RM, metodica che attualmente fornisce al Neuroradiologo le migliori informazioni anatomo-strutturali sul SNC, sta estendendo il suo campo di indagine, prima esclusivo appannaggio della Medicina Nucleare, ad alcuni aspetti delle funzioni cerebrali, avvantaggiandosi, rispetto alla SPET ed alla PET, in qualità delle sue prerogative di più elevata risoluzione spaziale e temporale, di assoluta innocuità, di rapida integrazione delle immagini funzionali con quelle anatomiche e di minori costi.
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Hall, Robert A. « Arbitrarieta'e imprecisione nel linguaggio ». Linguistica 31, no 1 (1 décembre 1991) : 25–29. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.25-29.

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In queste citazioni si rispecchiano gli estremi di due punti di vista opposti con­ cernenti il rapporto tra illinguaggio e Ia realtà non linguistica. L'approccio di colo­ roche, come Diodoro e Roger Price, credono che le forme linguistiche abbiano si­ gnificati precisi e inalterabili, si definisce normalmente "convenzionalistico", giac­ che si presume che I 'uso del linguaggio segue regole e convenzioni che permettono poca o nessuna variazione. Dei due approcci, questo è più vecchio ed è alia base del­ le prescrizioni della grammatica e della lessicografia accademiche. L'opinione del grammatico stoico Crisippo, secondo Ia quale ogni fenomeno linguistico sarebbe polisemico, è assai meno diffusa tra gli studiosi dellinguaggio. Gli estremisti di que­ sta scuola sostengono che nessuna manifestazione dellinguaggio abbia un significa­ to preciso o un rapporto qualsiasi con il mondo reale e che, per conseguenza, illin­ guaggio si riferisca unicamente a sé stesso. Questa dottrina ha le sue radici nello "scetticismo radicale concernente illinguaggio" espresso da John Locke nel suo Es­ say Concerning Humane Understanding del 1690, ed è stata esumata nella seconda meta del Novecento dal gruppo parigino dei Telqueliens come Jacques Derrida, Ro­ land Barthes, Julia Kristeva e i loro seguaci.
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Faini, Daniela. « La seconda oralitÀ e gli adolescenti Alcuni nuovi paradigmi teorici e didattici ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 43 (juin 2012) : 33–40. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-043004.

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L'articolo prende spunto dall'evoluzione di alcuni paradigmi teorici legati alla proposta di Walter J. Ong relativi alle variazioni delle modalitÀ di pensiero e delle fasi dell'apprendimento nel passaggio a una cultura della seconda oralitÀ. Si propongono alcuni esempi delle variazioni degli stili attentivi e delle abilitÀ mnestiche negli adolescenti che frequentano assiduamente ed esclusivamente le nuove tecnologie rappresentate dai videogame e da Internet. Infine si offrono esempi di nuove modalitÀ didattiche e approcci educativi innovativi che prendono in considerazione le variazioni delle intelligenze dei nativi digitali, con particolare riferimento all'esperienza del progetto LARA e a quella dell'applicazione del metodo Feuerstein.
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Trinchieri, Alberto. « Riscaldamento globale e rischio di calcolosi renale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 2 (23 mai 2014) : 119–22. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.877.

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Numerosi studi hanno dimostrato il possibile ruolo della temperatura ambientale e del clima nella patogenesi della calcolosi urinaria. Il rischio di calcolosi è fortemente aumentato dalla disidratazione cronica associata al clima molto caldo, al lavoro all'aperto in aree tropicali o al servizio militare in aree desertiche. La variazione stagionale dell'incidenza delle coliche renali è stata descritta frequentemente, anche se non in modo unanime, ed è stata più volte dimostrata un'associazione positiva delle manifestazioni acute della calcolosi con la temperatura media ambientale e le ore di irraggiamento solare, anche se non con il tasso di umidità. La diuresi, il pH delle urine e l'escrezione urinaria di sodio sono significativamente più bassi nei mesi estivi, con il conseguente aumento dei valori di saturazione urinaria per l'acido urico e l'ossalato di calcio (soprattutto nel sesso maschile). Oltre alle variazioni climatiche stagionali, sono riscontrabili variazioni storiche delle temperature sulla superficie terrestre. Esistono stime abbastanza affidabili delle temperature della superficie terrestre per gli ultimi 12.000 anni, che hanno fatto seguito all'ultima glaciazione. Sono stati osservati periodi più caldi o più freddi, tuttavia le temperature medie della superficie terrestre negli ultimi 25 anni sono state superiori a quelle rilevate nell'ultimo millennio. Questa tendenza climatica, chiamata “riscaldamento globale” sembra essere correlabile alle emissioni dell'attività umana, che creano il cosiddetto “effetto serra”. Si ritiene che, nel 21° secolo, assisteremo a un ulteriore incremento della temperatura media di 2°C o più. Uno dei possibili effetti secondari del “global warming” potrebbe essere un incremento della prevalenza della nefrolitiasi, che si stima, con modelli di calcolo matematico computerizzato, che potrebbe arrivare sino al 10% in più.
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Mair, Peter. « IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 3 (décembre 1989) : 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Bartolozzi, C., M. Olmastroni et G. Dal Pozzo. « La risonanza magnetica nella patologia discale ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 1_suppl (février 1989) : 35–41. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s107.

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La risonanza magnetica (RM) è attualmente il modo non invasivo più efficace nella rappresentazione del disco intervertebrale e nello studio delle sue alterazioni. Infatti ii carattere multiparametrico dell'indagine (dipendente dal T1, T2 e dalla densita protonica) e la visione secondo i vari piani dello spazio, associata all'ampio campo di vista, consentono il riconoscimento delle normali componenti del disco ed i rapporti che questo contrae con le strutture adiacenti quali i corpi vertebrali, il sacco durale, le radici nervose e le strutture ligamentose. Nella patologia degenerativa, accanto alla alterazione del disco, la RM è in grado di cogliere le variazioni di segnale in corrispondenza dei corpi vertebrali interessati dal fenomeno osteocondrosico. Lo studio eseguito secondo piani sagittali e coronali permette un'ottima visualizzazione del disco ed una facile identificazione di eventuali modificazioni del suo spessore. La patologia discale (protrusione, o «bulging», ed ernia nei suoi vari aspetti) comporta naturalmente variazioni morfologiche a carico del disco intersomatico: la RM ha la possibilità di documentare secondo vari piani questo tipo di patologia e le sue ripercussioni a carico degli involucri e delle strutture nervose contenute nel canale vertebrale.
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Baiardi, Donatella, et Carluccio Bianchi. « Come misurare l'evoluzione congiunturale a livello locale : Una proposta metodologica ». SCIENZE REGIONALI, no 2 (juillet 2012) : 73–100. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002005.

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Questo lavoro propone un indicatore coincidente di attivitŕ economica ad alta frequenza, mediante l'utilizzo di un dynamic factor model costruito secondo l'approccio di Stock e Watson (1998a,b). Tale metodologia prevede l'applicazione dell'analisi delle componenti principali per sintetizzare le informazioni contenute in un ampio dataset di base in un numero limitato di fattori capaci di descrivere le alterne fasi cicliche. Attraverso l'algoritmo EM (Expectation Maximization) si č in grado di ricavare dai fattori costruiti una stima della variazione tendenziale del PIL regionale o del valore aggiunto provinciale. Lo studio č applicato alla regione Lombardia e alle province di Milano e Pavia.
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Dubet, François, Marie Duru-Bellat et Antoine Vérétout. « Le diseguaglianze scolastiche a monte e a valle. Organizzazione scolastica e influenza dei titoli di studio ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 120 (février 2011) : 50–79. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120004.

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Ovunque la scuola riproduce la disuguaglianza sociale risultando piů favorevole per gli studenti socialmente e culturalmente avvantaggiati. Tuttavia questa "legge" č troppo generica per spiegare le forti variazioni del livello di riproduzione sociale rilevata tramite confronti internazionali. Sulla base di tali indagini, il saggio illustra innanzitutto che tali variazioni non sono spiegate direttamente dalla portata delle disuguaglianze sociali, ma occorre fare riferimento ad altri due fattori. Il primo ha a che fare con l'organizzazione dei sistemi scolastici, la quale incrementa o attenua gli effetti della disuguaglianza sociale sulle disuguaglianze scolastiche. Il secondo si colloca a valle della scuola ed ha a che fare con l'intensitŕ dell'influenza dei titoli di studio sull'accesso alle diverse posizioni sociali; in tal senso si mostra che tanto piů tale influenza č forte, tanto piů sono marcate le diseguaglianze di istruzione e rigida la riproduzione delle diseguaglianze sociali. In definitiva č il ruolo assegnato alla scuola dalle varie societŕ che determina il livello della riproduzione sociale. A partire dalle risultanze dello studio illustrato, condotto su un campione di paesi, che analizza dati a livello aggregato sarebbe molto utile effettuare approfondimenti qualitativi complementari per comprendere come opera la riproduzione sociale.
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Montecchi, Leonardo. « Variazione del setting nella psicoterapia di gruppo dovute alla pandemia da covid19 ». Revista de Psicoterapia 33, no 121 (1 mars 2022) : 157–72. http://dx.doi.org/10.33898/rdp.v33i121.1129.

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Questo articolo si concentra sugli effetti prodotti dalla pandemia/ sindemia sul setting dei gruppi psicoterapeutici. Dopo avere descritto il concetto di gruppo e di gruppalita' intesa come stato di coscienza modificato e come vissuto intenzionale e non intenzionale, si sofferma sulle condizioni di passaggio dalla situazione di aggruppamento in cui la gruppalita non è cosciente di se, al gruppo in cui la gruppalita' prende coscienza. In oltre si mostrano le variabili indipendenti che favoriscono questo passaggio cioè il compito, lo spazio, il tempo e i ruoli/ funzioni. In conclusione vengono descritti gli effetti di cambiamento del setting dovuti alla pandemia, soprattutto in relazione allo spazio, in tre gruppi. Il primo si svolge nel Centro Osservazione e Diagnosi della comunità di Vallecchio, in provincia di Rimini. Il secondo è un gruppo di apprendimento. Il terzo e' un gruppo di psicoterapia.
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Cavanagh, W. G., et R. R. Laxton. « An Investigation into the Construction of Sardinian Nuraghi ». Papers of the British School at Rome 55 (novembre 1987) : 1–74. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008941.

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UNO STUDIO SULLA COSTRUZIONE DEI NURAGHI DELLA SARDEGNALo studio della struttura dei nuraghi è basato su accurate misurazioni di 24 volte in 15 monumenti. La parte principale analizza attraverso lo studio della loro forma la stabilità strutturale delle volte a modiglioni. La teoria, basata sulle condizioni necessarie alla stabilità, prevede che le volte debbano avere la forma:y = cxdI dati ricavati dalle volte concordano strettamente con questa previsione. Quindi le volte sono raggruppate secondo il valore dell'esponente d e la presenza o l'assenza di un ‘punto di variazione’ nella volta. Gruppi geografici sono riconosciuti. L'articolo discute anche dettagli generici della struttura e della forma dei nuraghi. L'appendice presenta reperti da un saggio di scavo al Nuraghe Sant'Antine, con importanti risultati riguardanti la data del monumento e la costruzione delle sue fondamenta.
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Transirico, Maria, et Mario Troisi. « Equazioni ellittiche del secondo ordine di tipo non variazionale in aperti non limitati ». Annali di Matematica Pura ed Applicata 152, no 1 (décembre 1988) : 209–26. http://dx.doi.org/10.1007/bf01766150.

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Clark, Gillian. « Economy and Environment in North-Eastern Italy in the Second Millennium b.c. » Papers of the British School at Rome 54 (novembre 1986) : 1–28. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008825.

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ECONOMIA E AMBIENTE NELL'ITALIA NORD-ORIENTALE NEL II MILLENNIO a.C.In questo articolo si studia il rapporto tra l'economia e l'ambiente nell'Italia nord-orientale dal Bronzo Iniziale al Bronzo Finale. Viene presentata una ricostruzione dell'ambiente nel II millennio a.C, basata soprattutto sui risultati dell'analisi del polline. Viene proposto un modello che prevede il rapporto tra l'economia e l'ambiente (nel presupposto che l'economia sia completamente determinata dall'ambiente). Viene posto l'accento sugli effetti del cambiamento del clima e sulle distinzioni ambientali, topografiche e vegetazionali tra le diverse regioni della zona oggetto di studio. I dati archeologici vengono esaminati e raffrontati a questo modello. È chiaro che il rapporto tra l'economia e l'ambiente è cambiato nel tempo. Nell'età del bronzo Iniziale il sistema ambientale aveva un influsso determinante sui sistema economico. Tuttavia, verso l'età del Bronzo Finale o durante questa, qualche altro sistema deve aver assunto un maggiore significato nella determinazione dell'economia, o il sistema economico stesso deve essere diventato più forte. Si possono anche notare differenze ne ruolo dell'ambiente tra le cinque zone geografiche definite. In breve, il rapporto tra l'economia e l'ambiente era complesso — si possono osservare variazioni nel tempo e nello spazio.
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Bona, Marzia, Andrea Carlà, Heidi Flarer, Marie Lehner, Astrid Mattes-Zippenfenig et Ursula Reeger. « Gli effetti del volontariato sul senso di appartenenza di giovani immigrati : una prospettiva europea ». MONDI MIGRANTI, no 1 (mars 2022) : 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-001002.

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Questo contributo esamina gli effetti del volontariato su giovani immigrati in sei paesi europei, concentrandosi sui cambiamenti occorsi dopo un anno di coinvolgimento volontario nel loro senso di appartenenza e nei legami con il luogo di residenza. Lo studio ha dato ampio spazio all'auto-percezione dei volontari, rilevata attraverso metodi qualitativi, ricorrendo all'uso di un "control group". L'ipotesi - che l'esperienza potesse rafforzare il senso di appartenenza con intensità variabile a seconda del background migratorio del partecipante - è stata in parte confermata. L'analisi mostra variazioni apprezzabili in particolare tra i giovani con background migratorio, per chi si è impegnato per più tempo, e tra i giovani con precedente esperienza di volontariato, ad indicare l'importanza di contesti di volontariato che sostengano il capitale sociale di tipo "bridging".
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BREVI, B., A. DI BLASIO, C. DI BLASIO, F. PIAZZA, L. D’ASCANIO et E. SESENNA. « Quale analisi cefalometrica per la chirurgia maxillo-mandibolare in pazienti con sindrome delle apnee ostruttive notturne ? » Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 5 (octobre 2015) : 332–37. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-415.

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L’avanzamento maxillo-mandibolare (AMM) è un trattamento efficace per pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive notturne (OSAS) di grado severo. Sebbene il miglioramento dell’OSAS sia l’obiettivo principale di tale chirurgia, è necessario evitare un avanzamento maxillo-mandibolare eccessivo per garantire un gradevole risultato in termini di estetica facciale. A tale scopo, è necessario programmare preoperatoriamente l’entità dell’AMM mediante un’analisi estetica e cefalometrica. Le analisi cefalometriche di Steiner e Delaire vengono comunemente impiegate nella programmazione della chirurgia ortognatica per deformità dentofaciali, tuttavia resta controverso il ruolo di tali analisi nei pazienti con OSAS candidati a AMM. Quarantotto pazienti con OSAS severa sono stati sottoposti a AMM. Abbiamo effettuato le analisi cefalometriche di Steiner e Delaire in tutti i soggetti. Per il tracciato di Steiner, abbiamo misurato la variazione degli angoli SNA e SNB, mentre per l’analisi di Delaire, abbiamo misurato la variazione degli angoli C3/FM-CPA e C3/ FM-Me. L’AMM medio è stato di 6,9 + 3,8 mm per il mascellare superiore e 13,6 + 5 mm per la mandibola. Dopo l’intervento abbiamo riscontrato un miglioramento dell’Indice di Apnea-Ipopnea (40,47 + 7,64 preoperatoriamente vs. 12,56 + 5,78 postoperatoriamente). In tutti i pazienti, entrambe le tecniche cefalometriche hanno dimostrato una retrusione bimascellare preoperatoria. Dopo l’intervento, l’angolo SNA medio è aumentato da 78,18° a 85,58° (p < 0,001), mentre l’angolo C3/FM-CPA medio è aumentato da 81,19° a 89,71° (p < 0,001). Il valore medio dell’angolo SNB è aumentato da 74,33° a 80,73° (p < 0,001), mentre l’angolo medio C3/FM-CPA è passato da 80,10° a 87,29° (p < 0,001). Postoperatoriamente, sia il mascellare superiore che la mandibola risultavano in una posizione più protrusa (p < 0,001) se analizzati secondo l’analisi di Steiner rispetto al tracciato di Delaire. L’utilizzo dell’analisi cefalometrica di Delaire nella programmazione dell’AMM in pazienti con OSAS comporta un avanzamento maxillo-mandibolare superiore rispetto al tracciato di Steiner. È opportuno considerare le conseguenze di tale risulto sull’estetica facciale durante la programmazione chirurgica e nel consenso informato preoperatorio in pazienti con OSAS candidati a AMM.
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Casini, Simone. « Questioni di teoria linguistica : Per un paradigma teorico della creatività semiotica ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 1 (6 décembre 2018) : 69–89. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818816667.

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Résumé :
Il contributo delinea il paradigma teorico della creatività intesa, da una prospettiva semiotica e di linguistica teorica, come il quadro di riferimento formale per la variazione e il cambiamento linguistico sia nei processi di generale interazione che, su piani quantitativamente maggiori, nei fenomeni in cui lingue e identità in contatto interagiscono per negoziare il senso comunicativo. Il percorso propone una analisi della creatività che spazia dagli ambiti della Filosofia antica sino alla riflessione linguistica contemporanea che si è avuta nel Novecento tra le due sponde dell’Oceano e individua nella dimensione dell’uso e della condivisione sociale tra i parlanti il principio primo capace di guidare le forme di creatività linguistica potenzialmente illimitate verso un fine che è identitario e comunicativo, al di là e molto oltre rispetto ai modelli di regolarità e norma (in senso prescrittivo) grammaticale. Interpretare secondo questo modello il paradigma della creatività significa porre la proprietà semiotica in una posizione di prima inter pares, in cui le viene affidato non solo il “ruolo” di formatore di segni (parole, frasi, testi), ma la funzione di primaria arbitrarietà, causa ed effetto della discretizzazione delle lingue storico-naturali.
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Rossetti, Maria Rosaria, Giuseppe Dalfino, Deni Aldo Procaccini et Loreto Gesualdo. « L'alimentazione “mediterranea” nel paziente con rene policistico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 1 (3 août 2013) : 81–84. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1012.

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Résumé :
Dalla seconda metà del XX secolo sono intervenute modificazioni nelle abitudini alimentari e nello stile di vita, tali da determinare variazioni anche nello stato di salute della popolazione. Numerose evidenze scientifiche indicano la necessità di dover rivedere l'alimentazione, ritornando a preferire i cibi tipici della Dieta Mediterranea, che, unitamente all'attività fisica, all'astensione dal fumo o da altre dipendenze e alla convivialità, possono influire anche sulla progressione delle malattie cronico-degenerative e certamente sulla Qualità della Vita. È noto che la dieta iperproteica a elevato contenuto di sodio, unitamente all'abuso di alcool, costituisce un determinante della progressione della malattia renale. Al contrario, l'adesione alla Dieta Mediterranea, ricca di frutta, verdura, legumi, cereali e olio d'oliva e moderata nel consumo di proteine animali e alcool, gioca un ruolo protettivo della funzione renale. La Dieta Mediterranea si è mostrata in grado di ridurre malattie cardiovascolari e stress ossidativo, pertanto esistono i presupposti per valutare se l'alimentazione di tipo mediterraneo sia in grado di ridurre in maniera significativa l'attivazione dello stress ossidativo anche in pazienti con ADPKD e, quindi, il loro rischio cardiovascolare.
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D’Onofrio, F., et U. De Fanis. « Ma esiste il terzo sesso ? » Medicina e Morale 48, no 4 (31 août 1999) : 709–19. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.796.

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La diffusione dell’omosessualità, specie in questi ultimi decenni, ha richiamato l’attenzione di molti ricercatori che hanno formulato varie ipotesi per spiegare la sua genesi. La teoria psicoanalitica sostiene che l’omosessualità sarebbe un disturbo acquisito della pulsione sessuale. Invece, secondo la teoria biologica, vi sarebbero meccanismi organici e genetici alla base dell’omosessualità. Infatti alcuni studi avrebbero evidenziato differenze anatomiche tra il cervello degli eterosessuali e quello degli omosessuali ed inoltre sarebbe stata evidenziata una ricorrenza familiare dell’omosessualità. Tuttavia, l’ipotesi biologica è stata contestata da diversi studi che non solo non hanno riscontrato differenze sostanziali tra il cervello di omosessuali e quello degli eterosessuali, ma hanno anche sottolineato il fatto che i pochi soggetti esaminati erano affetti da AIDS e sottoposti a lunghi periodi di terapie ormonali. Inoltre, il mancato riscontro di sequenze geniche alterate nonché i metodi utilizzati per la ricerca di coppie di fratelli omosessuali, sono le principali contestazioni mosse all’origine genetica dell’omosessualità. Il problema dell’omosessualità, in attesa di altre ricerche, deve ancora essere considerato come una scelta individuale di orientamento sessuale condizionato da esperienze maturate per lo più nell’ambito familiare e relazionale favorita da una cultura permissivistica e non come una scelta obbligata condizionata da variazioni anatomiche e genetiche.
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Dinapoli, N., T. Tartaglione, F. Bussu, R. Autorino, F. Miccichè, M. Sciandra, E. Visconti, C. Colosimo, G. Paludetti et V. Valentini. « Modelling tumour volume variations in head and neck cancer : contribution of magnetic resonance imaging for patients undergoing induction chemotherapy ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 1 (février 2017) : 9–16. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-906.

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La valutazione del volume del tumore primitivo ha mostrato un valore predittivo per la stima dei risultati della sopravvivenza. Usando i dati volumetrici acquisiti con la Risonanza Magnetica (RM) nei pazienti sottoposti a chemioterapia di induzione (CI), tali risultati sono stati stimati nei pazienti con tumore del testa e collo, prima del trattamento radiante. Le immagini RM acquisite prima e dopo CI in 36 pazienti con tumore avanzato della testa e del collo sono state analizzate per valutarne il volume del tumore primitivo. I due volumi sono stati correlati utilizzando la regressione lineare locale tra i volume valutati nelle immagini della prima e quelli della seconda RM. Sono stati definiti i modelli di rischio proporzionale di COX per la valutazione del controllo locoregionale, la sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale. La regressione lineare locale ha mostrato un buon valore predittivo per tutti i risultati di sopravvivenza nei modelli di rischio proporzionale di COX. I modelli predittivi per il controllo locoregionale di malattia e la sopravvivenza libera da malattia a 24 mesi ha mostrato una ottima discriminazione e capacità di previsione. La valutazione delle variazioni dei volumi dei tumori primitivi della testa e del collo dopo CI fornisce un esempio di modello che può essere facilmente utilizzato per altri approcci terapeutici. Una valutazione completa delle variabili nelle covariate è un prerequisito necessario per la creazione di modelli clinicamente attendibili.
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Carmagnola, Fulvio. « Prospettive etiche nell'estetica ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 16 (septembre 2011) : 94–104. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016007.

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Nel mondo contemporaneo la bellezza č ancora un valore in se stessa? Questa la questione che propongo nel saggio. La estetizzazione del mondo della vita, ovvero la sempre crescente quantitŕ di "bellezza" presente nei beni economici, č la situazione problematica che prendo in considerazione: come č possibile un punto di vista etico nel campo dell'estetica, se la bellezza oggi non ha solo un valore simbolico, secondo l'affermazione kantiana del paragrafo 59 della("Io dico che la bellezza č il simbolo del bene morale") ma ha piuttosto un sempre crescente significato economico? Sono dell'idea che ciň che il pensatore francese Jean-Francois Lyotard chiamava "condizione postmoderna" (1979) implichi una nuova condizione della bellezza, che va sotto il nome di estetizzazione: il design, inteso come un punto di vista che privilegia la forma e l'aspetto attraente dei beni economici o "la pelle della cultura" (D. De Kerkhove) assume la prioritŕ sull'Arte e sugli artefatti di alto livello, e diventa l'aspetto principale della bellezza. Dunque noi dobbiamo prendere in considerazione i processi di valorizzazione economica e le basi istituzionali dei sistemi (Sistema-Arte, Sistema-Design. Sistema-Moda e cosi via) come la vera sfera nella quale porre il problema della bellezza e del gusto. Questa situazione implica una significativa variazione storica della domanda etica circa la bellezza: come costruire una nuova specie di giudizio di gusto (in termini kantiani: Urtheilskraft) che sia in grado di sfuggire a una sorta di compulsione consumistica al piacere o all'attuale "imperativo estetico" che si presenta nella forma paradossale dell'ingiunzione: "Enjoy!". Giocare - con o contro - questo imperativo estetico, questa la via che propongo per un'etica dell'estetica.
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Micelli, Ezio, et Eleonora Righetto. « How do metropolitan cities evolve after the 2008/2012 crisis and the Covid-19 pandemic ? An analysis from real estate market values ». Valori e Valutazioni 31 (février 2023) : 49–67. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223105.

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Résumé :
Italian cities have been touched by two major events, the 2008 and 2012 crises and the Covid-19 pandemic in 2020 and 2021. The research aimed to verify whether, and in what way, Italian cities have embarked on a path of transformation, outlining their possible trajectories of change in the intervening decade. The cities considered were the metropolitan cities to which the legislature has assigned the role of territorial reference for areas of a regional nature. The research examined real estate market values for their ability to represent a city’s degree of attractiveness in synthetic form. The other variables used made it possible to detect trends in the determinants of the real estate market: economic growth, demographic development and changes in the territorial capital endowment. Concerning the research objectives, cluster analysis appeared to be the most suitable tool to represent changes by aggregating cities according to common patterns. The survey considered the reactions of the different cities in the two five-year periods related to each exogenous shock and, overall, in the decade under review for a long-term reading of the trends. The conclusions reached by the survey show how, between 2012 and 2017, there was a concentration of wealth and population in the major centers and in particular in the city of Milan, characterized by rising property values against a generalized decline in the Italian market. In the second five-year period from 2017 to 2022, the pattern is reproduced with similar intensity, despite a vast debate on the crisis of large cities and their sustainability in the face of the pandemic. An overall ten-year view from 2012 to 2022 of metropolitan cities shows trends with a sufficiently solid and stable character. In the case of Milan, the expression of a clear-cut process of concentration on which the pandemic has had no effect, is counterbalanced by a second cluster of peripheral metropolitan cities that are suffering from processes that penalize their development prospects, while the third cluster of cities is distinguished by a profile that combines opportunities for growth and critical aspects in demographic and economic terms. Le città italiane sono state toccate da due importanti eventi, la crisi del 2008 e del 2012 e la pandemia Covid- 19 nel corso del 2020 e 2021. La ricerca ha l’obiettivo di verificare se, e in quale modo, le città italiane hanno intrapreso un percorso di trasformazione, delineando le loro possibili traiettorie di cambiamento nel decennio intercorso. Le città considerate sono state le città metropolitane cui il legislatore ha attribuito il ruolo di riferimento territoriale per ambiti di carattere regionale. La ricerca ha esaminato i valori del mercato immobiliare per la loro capacità di rappresentare in forma sintetica il grado di attrattività di una città. Le altre variabili impiegate hanno permesso di rilevare l’andamento dei determinanti del mercato immobiliare: crescita economica, sviluppo demografico e variazione nella dotazione di capitale territoriale. Rispetto agli obiettivi della ricerca, la cluster analysis è apparsa lo strumento maggiormente idoneo a rappresentare i cambiamenti aggregando le città secondo pattern comuni. L’indagine ha considerato le reazioni delle diverse città nei due quinquenni legati a ciascun shock esogeno e, complessivamente, nel decennio in esame per una lettura di lungo periodo delle tendenze in atto. Le conclusioni cui perviene l’indagine evidenziano come tra il 2012 e il 2017, vi sia un percorso di concentrazione della ricchezza e della popolazione nei centri maggiori e in particolare nella città di Milano, contraddistinta da valori immobiliari in crescita a fronte di un declino generalizzato del mercato italiano. Nel secondo quinquennio dal 2017 al 2022, lo schema si riproduce con analoga intensità, a dispetto di un vasto dibattito sulla crisi delle grandi città e sulla loro sostenibilità alla prova della pande- mia. Una visione complessiva decennale dal 2012 al 2022 delle città metropolitane evidenzia tendenze do- tate di un carattere sufficientemente solido e stabile. Al caso di Milano, espressione di un processo di concentrazione chiaro e netto su cui la pandemia non ha avuto effetti, fa riscontro un secondo cluster di città metropolitane periferiche che scontano processi che ne penalizzano le prospettive di sviluppo, mentre un terzo cluster di città si distingue per un profilo che unisce opportunità di crescita e aspetti critici sotto il profilo demografico ed economico.
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CRISTALLI, G., G. MERCANTE, L. MARUCCI, A. SORIANI, S. TELERA et G. SPRIANO. « Radioterapia intraoperatoria nei tumori maligni avanzati estesi all’orecchio medio : valutazione da uno studio retrospettivo ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 2 (avril 2016) : 85–90. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-486.

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Obiettivo dello studio è stato quello di valutare la sicurezza, l’efficacia e i risultati funzionali della radioterapia intraoperatoria (IORT) seguita dalla radioterapia a intensità modulata (IMRT) nel trattamento di tumori maligni avanzati estesi all’orecchio medio. Sono stati inclusi nello studio in modo retrospettivo 13 pazienti consecutive affetti da tumore dell’orecchio esterno esteso all’orecchio medio. Il follow-up è stato in media di 33 mesi (range 6-133). Cinque pazienti (38%) erano di stadio III e 8 pazienti (62%) erano di stadio IV secondo la classificazione dell’Università di Pittsburgh. Una petrosectomia laterale (LTBR) è stata eseguita in tutti i pazienti, la LTBR è stata associata a parotidectomia in 5 (38%) casi e a svuotamento latero-cervicale associato a parotidectomia in 6 (46%) casi. In tutti i casi si è effettuata asportazione della malattia macroscopicamente evidente. Il trattamento chirurgico è stato completato da IORT (12 Gy) e IMRT (50Gy). Chemioterapia adiuvante è stata eseguita in 4 (30%) casi. Test audiometrici pre- e post-operatori sono stati eseguiti per valutare la perdita uditiva. Il tasso di controllo di malattia locale (LC) a 5 anni, di metastasi a distanza (DM) a 5 anni, la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e la sopravvivenza globale (OS) a 5 anni sono state calcolate con il metodo di Kaplan-Meyer. Variazioni significative nella conduzione per via ossea sono state osservate dopo trattamento. Una necrosi parziale del lembo di ricostruzione è stata l’unica complicanza precoce osservata in 3(23%) casi, mentre una fistola meningea è stata osservata in un solo caso (7,6%) come complicanza tardiva. Il tasso di LC è stato del 68%. Il tasso di DM è stato del 90%. Il tasso di DFS è stato del 61%. Il tasso di OS è stato del 69%. La IORT seguita dalla IMRT nel trattamento dei tumori maligni avanzati dell’orecchio esterno e medio sembra essere sicuro. Nel nostro studio non sono riportati morti. La IORT può ridurre la dose di radioterapia postoperatoria a livello del tessuto residuo ottenendo la medesima dose a livello della sede del tumore. Non abbiamo osservato alcuna complicanza a livello dell’orecchio esterno residuo, mentre si è notato un peggioramento dell’udito anche a livello neurosensoriale. Sono necessari studi prospettici al fine di confermare quanto da noi osservato.
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Balestrieri, Matteo, Rocco Micciolo, Domenico De Salvia et Michele Tansella. « Confronti e prospettive nella utilizzazione dei Registri Psichiatrici dei Casi ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 2 (août 1992) : 133–48. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006655.

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RiassuntoDopo una breve rassegna sui dati di confronto tra Registri Psichiatrici dei Casi (RPC) disponibili nella letteratura internazionale, vengono analizzati gli indici sociodemografici e i tassi standardizzati (per età e sesso) relativi alle attività assistenziali (anni 1987–90) svolte in cinque aree italiane di RPC. Gli indici socio-anagrafici sono risultati correlati con le caratteristiche urbano-rurali del territorio. In ognuna delle cinque aree di registro esisteva, alia fine del 1990, una rete di servizi considerata adeguata rispetto alle esigenze della popolazione. I tassi totali di prevalenza un giorno sono in lieve aumento in tutte le aree di RPC, mentre quelli di prevalenza un anno e incidenza hanno avuto un andamento piuttosto differenziato nelle varie aree. II ricorso al day-hospital è diventato mediamente piu frequente e l'attività territoriale è aumentata dappertutto. Sono diminuiti parallelamente i ricoveri. II fenomeno della lungodegenza è tuttora presente, anche se in forma ridotta, in alcune aree di RPC. I soggetti lungoospitati in comunità sono aumentati in un'area (Arezzo), diminuiti in un'altra (Caltagirone), mentre sono stabili nelle altre aree. I lungoassistiti sono aumentati in quattro aree e in lieve flessione nella quinta (Arezzo). Non e emersa una relazione tra livelli di assistenza psichiatrica erogata e caratteristiche della popolazione di riferimento. Secondo un punteggio assistenziale ponderato di costo lo sviluppo dell'attività assistenziale ha determinato un aumento dei costi a Verona-Sud e ad Arezzo, una diminuzione a Caltagirone e a Legnano e nessuna variazione a Portogruaro.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryAfter a brief review of the literatur on comparison between Psychiatric Case Registers (PCR), this paper analyzes sociodemografic data and 1987-1990 age/sex standardised rates of psychiatric treatment in five Italian areas with a PCR. There was a correlation between sociodemografic indices and urban-rural characteristics of the areas. At the end of 1990 the comprehensive community psychiatric service of each area was considered able to meet the needs of the population. During the four years of our survey, one-day prevalence rates were consistently slighty increasing, while one-year prevalence and incidence rates showed different trend in the five areas. Overall, there was a development of the community services and a decrease of psychiatric admissions. There were still few hospital long-stay patients in some areas, but what is more evident was the increase of the number of long-term patients (hostel long-stay patients and communiy long-term patients). No correlations were evident between levels of psychiatric treatment and characteristics of the populations in the five areas. The development of a comprehensive network of community services required an increase of the costs in Verona-Sud and Arezzo, a decrease in Caltagirone and Legnano, while there was no variation of costs in Portogruaro.
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Franzen, A., A. Buchali et A. Lieder. « The rising incidence of parotid metastases : our experience from four decades of parotid gland surgery ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 4 (août 2017) : 264–69. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1095.

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Résumé :
La neoplasia secondaria nella ghiandola parotide è un reperto sempre più frequente nella chirurgia parotidea. Vengono qui presentati i nostri risultati in quaranta anni di chirurgia parotidea, analizzando le modalità di metastasi in pazienti con lesioni metastatiche della ghiandola parotide, le procedure operatorie e la gestione dei pazienti. Sono stati esaminati retrospettivamente 772 casi consecutivi di chirurgia parotide in un ospedale universitario tra il 1975 e il 2015 e valutate le variazioni di incidenza e di gestione della patologia nel corso di quattro decenni (I: 1975-1985; II: 1986-1995; III: 1996-2005; IV: 2006-2015). Sono stati diagnosticati complessivamente 683 tumori della parotide, di cui il 15,8% (n = 108) sono rivelati essere di natura maligna; a loro volta, il 44% (n = 48) di tutte le lesioni maligne si sono rivelate essere metastasi. Si è inoltre potuto constatare come, con l’andare del tempo, i tumori maligni della ghiandola parotide abbiano incrementato la loro incidenza con un aumento dall’8% nel primo decennio, del 14% nel secondo, del 17% nel terzo fino al 21% nel quarto decennio. L’incidenza di metastasi alla ghiandola parotide è altresì ulteriormente aumentata dal 10% nella prima decade fino al 57% nell’ultimo decennio. Il 71% per cento dei pazienti era di sesso maschile e il 29% era di sesso femminile, con un’età compresa tra i 23 ei 93 anni (media di 68 anni). La diagnosi istopatologia più frequente era quella di metastasi di carcinoma a cellule squamose (79%). La grande maggioranza delle lesioni primarie era localizzata in lesioni sopra la clavicola (87%), delle quali 30 tumori primari erano localizzati nel cuoio capelluto e nella cute del collo. Nella maggior parte di questi casi, il tumore primario è stato rimosso tra 6 e 24 mesi prima della metastasi parotidea e i pazienti sono stato seguiti in modo subottimale. La gestione consisteva in intervento chirurgico di dissezione del collo. 48 pazienti (67%) sono stati sottoposti a terapia adiuvante, ma nonostante il trattamento multimodale aggressivo la malattia è progredita nella maggior parte dei casi, nel 57% dei casi di metastasi da carcinoma a cellule squamose cutaneo, nel 67% da metastasi di tumore primario della mucosa sopra la clavicola e l’83% dei casi di metastasi da primitivo infraclaveare. I tumori maligni parotidei registrano un progressivo aumento di incidenza, in gran parte dovuto ad un incremento delle lesioni metastatiche parotidee. I più frequenti tumori primitivi sono melanomi maligni precedentemente asportati, e i carcinomi a cellule squamose del cuoio capelluto e del collo precedentemente operati. Nonostante la terapia multimodale il tasso di recidiva e di progressione rimane alto. È auspicabile per i tumori della testa e del collo un programma di follow-up, come già in atto per i tumori della mucosa della testa e del collo.
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Canazza, Alessandro. « «IL VIAGGIO PER L’ITALIA DI GIANNETTINO» DI COLLODI : UN’ANALISI LINGUISTICA ». Italiano LinguaDue 13, no 2 (26 janvier 2022) : 420–502. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17146.

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Résumé :
La facies linguistica del Viaggio per l’Italia di Giannettino presenta le caratteristiche note e attese della lingua di Collodi, all’insegna di un toscanismo temperato dal costante riferimento alla tradizione letteraria panitaliana e preponderante soprattutto a livello lessicale, ma ben attento ad evitare derive di stampo popolareggiante, che in questa e in altre sedi vengono espressamente menzionate come dispreferibili. Collodi – pur senza dichiararlo apertamente – contribuisce a delineare (nella prassi scrittoria ancor più che nella prescrizione grammaticale, maggiormente conservativa) i tratti di quel manzonismo moderato, fondato sull’uso fiorentino medio e “civile”, che tanto gradimento avrebbe riscosso nel Milanese e che nella produzione collodiana per l’infanzia trova una delle sue applicazioni più felici e feconde. L’analisi sistematica del testo, proposta in questo contributo, arricchisce gli studi linguistici collodiani con nuovi spogli e conferma alcuni dei tratti che meglio incarnano il “manzonismo di fatto” della lingua di Collodi (monottongazione del dittongo velare dopo contoide palatale, desinenza analogica nella prima persona singolare dell’imperfetto indicativo, forme oblique del pronome personale di terza persona singolare con funzione di soggetto, prevalenza del tipo che cosa nelle proposizioni interrogative e molti altri); al contempo evidenzia la variazione diacronica presente nelle diverse edizioni di ciascun volume dell’opera e sottolinea il differenziale stilistico, di sicura autorialità, che caratterizza gli ultimi due volumi, e specialmente il terzo, all’insegna di una medietà toscoletteraria maggiormente avvertita e tuttavia contaminata, soprattutto a livello lessicale, dall’impiego di voci popolari, secondo una linea che potremmo definire “toscanista” e rigutiniana. Il viaggio per l’Italia di Giannettino by Collodi: a linguistic analysis The linguistic form of Il Viaggio per l’Italia di Giannettino (Giannettino’s Journey Across Italy) displays some of the well-known and expected characteristics of Collodi’s language, in the name of a Tuscanism tempered by constant reference to the pan-Italian literary tradition. The Tuscanist wave is predominant at the lexical level, but Collodi was very careful to avoid drifts of popular terminology, which in this book and in other ones are expressly mentioned as not preferable. Collodi - though not declaring it openly - contributed to delineating (in writing practice even more than in grammatical prescription) the traits of moderate Manzonism, based on the medium and “civil” linguistic usage of Florence, which found one of its happiest and most fruitful applications in Collodi’s production for children. The systematic analysis of the text, proposed in this paper, enriches Collodi’s linguistic studies with new data and confirms some of the traits that best embody the Manzonist model of Collodi’s language (monophthong in place of the velar diphthong after palatal contoid, -o ending in the first-person singular of the indicative imperfect, oblique forms of the third-person singular pronoun with subject function, prevalence of the type che cosa in interrogative clauses and many others); furthermore, it highlights the diachronic variation in the different editions of each volume of the book and underlines the stylistic differential which characterized the last two volumes and especially the third one. In these volumes Collodi’s style seems more adherent to the literary tradition, yet contaminated by the inclusion of popular terms, according to a linguistic model which was probably influenced by his mentor and friend Giuseppe Rigutini.
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Gazzola, Filippo, et Marco Squassina. « Global solutions and finite time blow up for damped semilinear wave equations ☆ ☆The first author was partially supported by the Italian MIUR Project “Calcolo delle Variazioni” while the second author was partially supported by the Italian MIUR Project “Metodi Variazionali e Topologici nello Studio dei Fenomeni Nonlineari” and by the INdAM. » Annales de l'Institut Henri Poincare (C) Non Linear Analysis 23, no 2 (mars 2006) : 185–207. http://dx.doi.org/10.1016/j.anihpc.2005.02.007.

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Gustin, Marco, Mattia Brambilla et Claudio Celada. « Stato di conservazione e valore di riferimento favorevole per le popolazioni di uccelli nidificanti in Italia ». Rivista Italiana di Ornitologia 86, no 2 (21 décembre 2016) : 3. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2016.332.

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Résumé :
<p>Le linee guida comunitarie per monitorare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat richiedono che gli Stati membri forniscano un’indicazione del “<em>Favourable</em> <em>Reference</em> <em>Value</em>” (FRV), o “Valore di Riferimento Favorevole”. Il FRV rappresenta un obiettivo di conservazione a lungo termine, tale da rappresentare una situazione indubbiamente favorevole per una data specie, in grado di garantirle ottime possibilità di persistenza nel lungo periodo. La disponibilità di FRV consente una valutazione più oggettiva e trasparente dello stato di conservazione di una specie. Il presente lavoro ha valutato lo stato di conservazione delle specie ornitiche nidificanti in Italia, sviluppando un metodo basato sui requisiti delle direttive comunitarie che integra al suo interno la definizione dei valori di riferimento. Attualmente, è stato proposto un metodo per la definizione dei FRV per popolazione, range e habitat per ciascuna specie, ma è stato possibile procedere ad una identificazione su base quantitativa del solo FRV relativo alla popolazione per le specie di uccelli regolarmente nidificanti in Italia e non attualmente in fase di espansione demografica in seguito a recente colonizzazione (ultimi 30 anni). L’approccio sviluppato per definire il FRV di popolazione ha previsto l’utilizzo di tecniche di <em>Population Viability Analysis</em> o, in alternativa, valutazioni basate sulla densità riproduttiva, secondo le caratteristiche di abbondanza e distribuzione delle specie nidificanti (popolazioni maggiori o minori di 2500 coppie, coloniali o non). Sono state prese in considerazione 250 specie nidificanti in Italia, di cui 88 (che comprendono due sottospecie) incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (147/2009CE). Complessivamente, per 46 popolazioni appartenenti a 20 specie inserite nell’Allegato I e per 10 popolazioni di 6 specie non incluse, è stato possibile calcolare un valore di FRV attraverso tecniche di PVA. Per 15 specie inserite nell’Allegato e per 92 specie non inserite è stato formulato un FRV in termini di densità riproduttiva a una o due scale spaziali; per le specie con popolazioni superiori a 2500 coppie esigenze spaziali elevate (territori o <em>home ranges</em> di decine di ettari o più) non è stato formulato il FRV a scala locale. Per valutare lo stato di conservazione è stato utilizzato un adattamento della classificazione a “semaforo” proposta dalla Commissione Europea per la Direttiva Habitat, attribuendo a ciascuna delle tre voci considerate (popolazione, range e habitat), un giudizio sintetico: <br />- favorevole: semaforo VERDE. Tutti favorevoli oppure due favorevoli ed uno sconosciuto;<br />- inadeguato: semaforo GIALLO. Uno o più inadeguato/i ma nessuno cattivo; <br />- cattivo: semaforo ROSSO. Uno o più cattivo/i; <br />- sconosciuto semaforo BIANCO. Tre sconosciuti oppure due sconosciuti ed un favorevole.</p><p>Prima di poter attribuire il giudizio a ciascuna voce, è necessario verificare se vi sono fattori che possono portare almeno uno dei tre valori di riferimento favorevole a non essere raggiunto, mantenuto o raggiungibile nel futuro prossimo (<em>warning</em> <em>lights</em>). Complessivamente, 42 specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli hanno stato di conservazione cattivo, 39 inadeguato, 6 favorevole e 1 sconosciuto; tra le specie non inserite, 35 hanno stato di conservazione cattivo, 44 inadeguato, 67 favorevole e 16 sconosciuto Per alcune specie è stato possibile valutare lo stato di conservazione per singole bioregioni e sono state prodotte classificazioni “a semaforo” per ciascuna bioregione ospitante la specie in oggetto. Per essere in stato di conservazione favorevole, una specie non deve essere semplicemente al riparo dal rischio di estinzione, ma deve avere un ruolo “significativo” nel proprio habitat di riferimento, rinvenendosi con frequenze e densità soddisfacenti e ricoprendo le funzioni ecologiche che le sono proprie. Le forti pressioni cui molte specie e popolazioni sono sottoposte (cambiamenti climatici, continuo degrado ambientale, variazioni ad ampia scala nella dinamica di popolazione), rendono necessario valutare accuratamente le minacce e pressioni cui la specie/popolazione sono soggette o potranno esserlo nel prossimo futuro, anche in caso di popolazioni superiori al FRV. Risulta, infine, evidente come i FRV dovranno essere sottoposti a periodica rivalutazione e aggiornamento, sulla base soprattutto dei nuovi dati che ogni sei anni vengono forniti dal Reporting sull’applicazione della Direttiva Uccelli.</p>
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Biorcio, Roberto, et Paolo Natale. « LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 3 (décembre 1989) : 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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Résumé :
IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Monken, Priscila Mattos. « L’espressione del futuro del presente in lingua portoghese ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 21 décembre 2020, 93–105. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/testi/del-futuro-del-presente.

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Résumé :
Data la varietà delle categorie linguistiche, si identifica che l’occupazione del futuro del presente può essere enunciata in modi diversi. Pertanto, questo articolo mirava ad analizzare le forme verbali che esprimono il futuro del presente all’interno della lingua portoghese, verificando l’occorrenza e il comportamento di questo nei cartoni animati. Più tardi, in altri studi, ci occuperemo più specificamente, nella variante dei fumetti capixabas degli autori Milson Henriques e Zappa, sotto il focus della teoria della Variazione, presentata da William Labov. Così, utilizzando la metodologia di revisione bibliografica, analizzeremo le tre varianti che esprimono il futuro secondo concetti affrontati da Dubois (2001), Houaiss (2001), Mateus et al (1986), tra gli altri. Concludiamo che, nei fumetti, c’è l’uso predominante della perifrasi, che denota la fede nell’evento espresso e rivela sentimenti del personaggio. Tuttavia, è necessario continuare i nostri studi al fine di espandere la conoscenza della grammatica tradizionale con particolare attenzione al futuro del presente.
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Barros, Yara Lorrane Souza de, Amanda Alves Fecury, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Maria Helena Mendonça de Araújo, Keulle Oliveira da Souza et Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. « Numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile tra il 2009 e il 2013 ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 2 décembre 2020, 53–61. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/donne-incinte.

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La sifilide è una malattia batterica trasmessa sessualmente dalle donne incinte con sifilide al feto. La diagnosi di sifilide nelle donne in gravidanza è confermata dall’esame VDRL. L’obiettivo di questo lavoro è mostrare il numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile, come anno di diagnosi, fascia d’età, regioni del Brasile, zona residenziale, tipo di test, classificazione ed evoluzione tra il 2009 e il 2013. I dati secondari sono stati utilizzati dal reparto computer di SUS – DATASUS (http://datasus.saude.gov.br). Il maggior numero di test consente un trattamento migliore e una riduzione del numero di casi. Tuttavia, l’assenza di cure preventive durante le relazioni sessuali induce un aumento dei casi, specialmente tra le donne in età riproduttiva. Le aree con una popolazione più numerosa hanno un numero maggiore di casi. L’elevata variazione di partner in queste aree determina una maggiore contaminazione. Il tipo di test influenza i numeri. Test meno specifici e più generali trovano anticorpi specifici e non specifici per il batterio. Questo può cambiare i numeri effettivi. L’assistenza sanitaria femminile rende precoce la diagnosi, facilitando il trattamento. La sifilide non è direttamente responsabile del maggior numero di mortalità nelle donne in gravidanza.
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Ricciardi, Walter. « Aspetti evolutivi ed implicazioni etiche della legge 833 ». Medicina e Morale 57, no 6 (30 décembre 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.265.

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Secondo le conclusioni del Rapporto 2000 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’Italia aveva il secondo miglior sistema sanitario al mondo e gli Italiani una delle più elevate aspettative di vita del pianeta, ma dal 2001, in seguito ad una riforma costituzionale, le 19 regioni e le due province autonome hanno acquisito una fortissima autonomia in tema di programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sanitari che viene esercitata con grandissima eterogeneità. Queste variazioni regionali riflettono (ed accentuano) le differenze di contesto politico, economico e culturale che caratterizzano le diverse aree del nostro Paese. Un’analisi comparata recente ha evidenziato che 14 delle 21 regioni e province autonome offrono servizi sanitari adeguati ai cittadini in un quadro di compatibilità finanziaria, ma anche che 6 regioni sono in profonda crisi e sull’orlo di una catastrofe finanziaria. Questo lavoro analizza l’evoluzione del sistema sanitario italiano e le sue performance a discutere sulle sfide che lo coinvolgono, in primis quella di contenere i costi e garantire un equo sistema di offerta di servizi a tutti i cittadini. ---------- According to the conclusions of the World Health Organisation’s 2000 report Italy had the second best health system in the world with Italians having one of the highest life expectancy, but since 2001 the 19 Italian Regions and 2 Autonomous Provinces exercise their autonomy very differently, with Northern regions being more successful in establishing effective structures of health care delivery, management and monitoring, compared to the regions in the South. This regional variation in health care reflects (and exacerbates) differences of contextual, i.e. political, economic and cultural factors as well as differences between regional health systems. A recent survey showed that in 14 of the 21 Regions and Autonomous Provinces the system is fairly well performing and well perceived by citizens but also that 6 Regions are on the verge of financial and service breakdown. This article outlines the structure of Italy health system, analyses its performance and discusses the challenges it faces, not least in trying to contain costs and offer equitable care to all citizens.
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