Littérature scientifique sur le sujet « Una Storia »

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Articles de revues sur le sujet "Una Storia"

1

Tulli, Umberto. « I diritti umani nella Guerra Fredda. Nuove proposte e nodi interpretativi ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (février 2022) : 157–76. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002005.

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Résumé :
Negli ultimi anni, gli storici hanno scoperto i diritti umani e avanzato una nuova interpretazione della loro storia negli anni della Guerra Fredda. Lungi dal proporre una storia lineare e trionfalista, gli studiosi si stanno concentrando sulle contraddizioni ed ambiguità dei diritti umani. Questa rassegna storiografica sottolinea alcuni tratti comuni alla nuova storiografia sui diritti umani: primo, sembra abbandonare la storia del diritto per dialogare con la storia politica, la storia delle relazioni internazionali e la storia transnazionale. Secondo, contribuisce a ridefinire e complicare la storia della Guerra Fredda, mostrando punti di contatto e di intersezione tra due storie che hanno difficilmente dialogato tra loro. Vi sono però dei limiti che sembrano poter fare emergere un nuovo approccio trionfalistico alla storia dei diritti umani.
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2

Piaia, Gregorio. « Fra tradizione e innovazione : la "storia dei filosofi" in età antica, medievale e moderna ». Trans/Form/Ação 34, no 3 (2011) : 3–15. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732011000500002.

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Résumé :
Il graduale passaggio dall'antica "storia dei filosofi" alla moderna "storia della filosofia" viene qui ricostruito nelle sue fasi essenziali, alla luce della dialettica fra tradizione e innovazione, che caratterizza il dialogo filosofico inteso in senso diacronico. Ma in che senso è ancora possibile, oggi, parlare di una "storia della filosofia" distinta sia dall'attività filosofico-ermeneutica sia dalla ricerca strettamente storica, qual è quella condotta dalla Intellectual history?
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3

Briffa, Charles, et Armando Gnisci. « Una storia diversa ». World Literature Today 75, no 3/4 (2001) : 206. http://dx.doi.org/10.2307/40156939.

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4

Rudan, Paola. « Una storia impossibile ». Rechtsgeschichte - Legal History 2010, no 16 (2010) : 052–54. http://dx.doi.org/10.12946/rg16/052-054.

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5

Petrizzo, Alessio. « Storia culturale, storia del Risorgimento : una riflessione ». PASSATO E PRESENTE, no 115 (février 2022) : 39–53. http://dx.doi.org/10.3280/pass2022-115004.

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6

Ridolfi, Maurizio. « Per una storia del "sentimento repubblicano". Il 2 giugno nel calendario civile ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 296 (août 2021) : 174–92. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-296008.

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Résumé :
Nel testo si discute il rapporto tra storiografia e public history nella costruzione di un "sentimento repubblicano" nell'Italia del secondo dopoguerra. Si indagano i percorsi di ricerca e le nuove fonti grazie a cui ritessere una trama di narrazioni storico-culturali capaci di coniugare linguaggi, simboli e rituali civili nella storia del "patriottismo repubblicano". La data e l'anniversario della nascita della Repubblica - il 2 giugno - divengono l'occasione per prefigurare la "storia vissuta" di piu generazioni di uomini e donne. L'idea e l'immagine della Repubblica ritornano al centro del calendario civile, nel suo rapporto continuo e mutevole tra storie (individuali e di gruppo) e memorie pubbliche.
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7

Mosconi, Andrea, Veronica Neglia et Manuela Tirelli. « Il Quadrilatero Sistemico : una storia per narrare altre storie ». TERAPIA FAMILIARE, no 101 (avril 2013) : 67–93. http://dx.doi.org/10.3280/tf2013-101004.

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8

Pria, Angela. « Tante storie complesse per una storia ancora da scrivere ». LIBERTÀCIVILI, no 3 (octobre 2011) : 5–6. http://dx.doi.org/10.3280/lic2011-003001.

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9

Fari, Simone. « La storia della mobilità. Uno studio critico sulle origini, l'evoluzione della disciplina e le carenze della letteratura italiana ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 295 (mai 2021) : 99–120. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295005.

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Résumé :
Nel corso della storia, gli eventi drammatici e traumatici sono stati spesso lo spunto per alcune riflessio-ni metodologiche e storiografiche. Questo articolo vuole essere, allo stesso tempo, una revisione della letteratura e una provocazione metodologica e storiografica. La finalità di questo articolo è doppia. Da una parte si evidenzia, provocatoriamente, che il paradigma delle mobilità non è incompatibile con l'analisi storica e che anzi, tale paradigma, dovrebbe essere recepito da chi si occupa di storia dei tra-sporti, delle migrazioni e dei movimenti in generale. Dall'altra parte, si vuole mostrare che le scienze sociali e storiche italiane sono un terreno vergine per la diffusione di un tale approccio, poiché il para-digma delle mobilità è stato largamente trascurato. Per questa ragione, l'articolo è un implicito invito agli studiosi di storia dei trasporti a addentrarsi maggiormente nei meandri metodologici delle scienze delle mobilità.
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10

Villa, Alessandro. « Una storia di successo ». Dental Cadmos 86, no 10 (octobre 2018) : 824. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2018.02.

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Thèses sur le sujet "Una Storia"

1

Scartabellati, Andrea <1971&gt. « Una storia dei poveri, una storia di Trieste 1855-1937 ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/10579/444.

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2

Gobbi, Laura. « Storia dell'abaco : una introduzione ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3094/.

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3

Indelicato, Francesca Elena <1990&gt. « Tunisia, una nuova storia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6434.

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Résumé :
La tesi si propone di analizzare gli eventi che hanno sconvolto la Tunisia negli ultimi anni e, attraverso questi dati, cercare di comprendere al meglio la nuova Costituzione del Paese, entrata in vigore agli inizi del 2014. La ricerca si propone inoltre di individuare le caratteristiche specifiche che possano aver influenzato e che possano spiegare lo scoppio della famosa Rivolta dei Gelsomini con l’inizio della cosiddetta Primavera Araba, e il conseguente cambio dell’assetto politico di questo piccolo paese del Maghreb. La tesi si sviluppa attraverso un excursus storico, politico, economico e sociale. La prima parte ripercorre gli avvenimenti storici del territorio tunisino dal Novecento a oggi, ripercorrendo gli anni di governo dei due autocrati Bourguiba e Ben Ali, e il periodo di sommosse e rivolte che cominciarono nel 2011. La seconda parte prende in esame gli aspetti economici e sociali specifici del paese, attraverso un confronto con la situazione politica mondiale nell’età moderna e contemporanea, e con le sue teorie politiche, tra cui l’idea dell’Ethos dello sviluppo, la teoria della Modernizzazione e del Terzomondismo. Una parte sarà inoltre dedicata al rapporto del territorio con l’Islam e il ruolo che la religione musulmana svolge all’interno della società civile e nelle istituzioni politiche. Infine la terza parte sviluppa un’analisi specifica della Costituzione del 1959, individuandone gli aspetti più moderni e quelli più ambigui, e dedicando anche uno sguardo allo Statuto del Codice Personale Tunisino, promulgato all’epoca del leader Bourguiba, il 13 agosto del 1956. Queste fungeranno da ingredienti basi per comprendere la straordinaria unicità della Costituzione entrata in vigore nel 2014. Dopo un’attenta analisi del preambolo della nuova Costituzione e dei suoi attori principali, la ricerca ripercorre alcuni degli articoli più significativi, tentando di estrapolare il carattere moderno e avanzato della stessa, che si presenta essere un notevole risultato di incontro tra la tradizione mediorientale e quella occidentale. Il lavoro si compone di numerose letture, tra cui gli scritti di James L. Gelvin e dello storico Kenneth J. Perkins, mentre il risultato l’analisi della parte costituzionale è da individuare nell’incontro che ho avuto con Hafida Chakir, attivista per i diritti delle donne in Tunisia.
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4

Pegoraro, Veronica <1995&gt. « Il Bilancio Europeo : una Storia, una Sfida, una Promessa ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18417.

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Résumé :
Il presente elaborato ha avuto lo scopo di analizzare il processo evolutivo che ha portato il bilancio europeo ad essere quello che noi oggi conosciamo, partendo dalle sue origini ed osservando tutti i cambiamenti intervenuti sullo stesso anche in relazione al mutare del contesto socioeconomico e culturale. Si sono, inoltre, volute analizzare le prospettive future, per vedere quali saranno gli obiettivi che con lo stesso si vorranno promuovere, mediante la programmazione 2021/2027, in relazione anche all’Agenda 2030, con particolare focus sul Green Deal europeo ed un’attenta analisi sull’impatto che questa pandemia globale di Covid-19 ha avuto sul bilancio e quale sia stata la risposta dell’Unione Europa. Infine, vi sarà una parte dedicata alla governance economica sia dal punto di vista europeo, analizzando gli strumenti impiegati dall’Unione, sia da quello italiano, al fine di valutare come l’Italia si trovi inserita all’interno di questo processo.
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5

Gentilli, Gabriele Giuseppe. « Vasco Pratolini una storia Italiana / ». Diss., Restricted to subscribing institutions, 2008. http://proquest.umi.com/pqdweb?did=1680037311&sid=12&Fmt=2&clientId=1564&RQT=309&VName=PQD.

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6

Conciauro, Manuela. « MUSEUM STORIA DI UNA COLLEZIONE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91207.

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Résumé :
Musei, gallerie e collezioni private nascono da presupposti e con finalità primarie diverse anche se spesso l’attività di gestione e quella rivolta al pubblico sono simili. Ovviamente la storia del museo e quella del collezionismo sono ben distinte e la linea di demarcazione è piuttosto netta, trovando i suoi presupposti nella destinazione pubblica dell’attività museale. Eppure non stupisce come vi siano numerosi esempi di trasformazione o di evoluzione di gallerie e collezioni rivolte ad un pubblico selezionato, in attività museale volta alla fruizione del patrimonio esposto e al servizio della società. Invero anche se tale “conversione” non è nella natura delle cose, essa trova i presupposti nella chiara vocazione che hanno le opere che vengono riconosciute come “d’arte” ad assumere il carattere di bene “pubblico” e non più solo “privato”. Invero, la trasformazione da galleria d’arte a istituzione museale è completa nel momento in cui il gallerista si emancipa dal suo ruolo di mercante dell’arte. Come sottolineano le parole di Andy Warhol: «their art business isn’t (or shouldn’t) be art museum business»1 (A. Warhol, 1975). Naturalmente questo percorso non è semplice, tenuto conto anche dei vantaggi che ha una simbiosi tra un museo e una galleria d’arte, nella valorizzazione dell’opera di determinati artisti. Questo aspetto è ancora più rilevante nell’arte contemporanea, dove il posizionamento e l’attitudine rispetto al contesto del mercato è cruciale, essendo ancora in gioco la carriera di artisti prevalentemente viventi. Se questo è vero, lo è anche il fatto che il museo non può essere uno strumento di marketing o di legittimazione del mercato dell’arte privato, con i suoi clienti e i suoi collezionisti2. Le ragioni e le modalità della trasformazione tuttavia non sono quasi mai comuni o generalizzabili, ma sono frutto di una scelta del gallerista o del collezionista, che può maturare l’esigenza di un cambiamento della propria attività per esigenze personali in parte spiegabili anche con mutamenti dei contesti istituzionali e sociali attorno ai quali era maturata l’idea iniziale oppure, ancora più semplicemente, perché le motivazioni possono cambiare una volta esauriti gli obiettivi e il percorso intrapreso. Un saggio di quanto possa essere complesso indagare sulle ragioni profonde della trasformazione di una attività da privata a pubblica lo dà il famoso gallerista Aimè Maeght che con la moglie Marguerite all’apertura nel 1964 dell’omonima fondazione a Saint Paul de Vence dichiara: «Avevo bisogno d’aria e di spazio. Non volevo creare una super galleria ma qualcosa d’altro che appartenesse alla comunità e che fosse anche libera d’agire (…) Ho creato questa fondazione egoisticamente, per il mio piacere, sperando di poter trasmettere ad altri un po’ di questo piacere, di questa gioia». Naturalmente l’importanza di entrare nel merito, indagando i perché e i come di tali “passaggi”, è una delle ipotesi alla base di questo lavoro legata al ruolo che le istituzioni museali rivestono nel e per il territorio. Tale ruolo, insieme con i fattori che contraddistinguono fin dall’inizio l’attività del collezionista, rappresentano forse un elemento di continuità anche nel cambiamento della forma istituzionale. La Sicilia propone pochi esempi di trasformazione di un’attività profit, tipica di una galleria, in una no profit di tipo museale. Nella storia analizzata, quella di Museum a Bagheria, all’elemento della trasformazione diventa interessante associare quello del carattere fondante la sua attività, la “sicilianità”. Museum si caratterizza e deve la sua notorietà principalmente al suo carattere di museo privato regionale, ma ciò che lo distingue e lo rende unico rispetto ad altre esperienze simili è la sua ininterrotta vocazione a promuovere l’arte contemporanea siciliana anche a livello internazionale. Questa scelta naturalmente ha condotto il suo fondatore, Ezio Pagano, al coinvolgimento non solo di artisti siciliani che operano nel territorio, ma anche di artisti siciliani di adozione e dei siciliani nel mondo. In tal modo, Pagano mette al centro del suo progetto la Sicilia, la sua identità e il senso di appartenenza che essa genera negli artisti che “vivono” con consapevolezza questa terra, più che i siciliani per nascita. La storia di Museum ci porta a riflettere nuovamente ed in modo differente sull’essere “siciliano” guardando soprattutto all’esperienza di chi siciliano non lo è per i propri natali. È questo, il secondo tema di fondo, dopo quello della “nascita”del museo, da cui questo lavoro trae ispirazione e a cui guarda con attenzione Vi è poi un terzo tema di “attualità” che implicitamente emerge nella trattazione della storia di Museum, è quello della necessità di ripensare al modo di fare “museo” per l’arte contemporanea in Sicilia. Questo probabilmente perché le situazioni relative al contemporaneo in Sicilia permangono ormai da diverso tempo nello stesso stato di immobilismo con rischio concreto di cadere nell’azzeramento culturale. Basti pensare alle vicende rocambolesche che hanno riguardato e in parte continuano a riguardare il Museo d’arte contemporanea di Palermo: Palazzo Belmonte Riso, la cui partenza si è subito rivelata stentata, con organizzazioni di mostre più o meno interessanti e con la fantomatica esposizione di quella che doveva essere la collezione permanente del Riso, con la quale ripercorrere, attraverso i nomi più significativi, un percorso che acconti la storia dell’arte contemporanea e siciliana in particolare. Inaugurato nel 2006 il museo ha stentato a decollare fino al violento e definitivo arresto nel gennaio del 2012 con il commissariamento del museo stesso a seguito di alcune dichiarazioni dell’allora direttore Sergio Alessandro poi sollevato dal suo incarico. Nel maggio successivo il Museo Belmonte Riso è stato riaperto con una conferenza in grande stile nella quale è stata presentata la collezione, finalmente esposta nei locali del palazzo settecentesco, rimasti fino a quel momento vuoti. A distanza di un anno da quelle tristi vicende, si nota come le attività del museo languiscano ancora e come sia difficile dare consistenza a questa realtà che più di altre dovrebbe costituire per la comunità un luogo vivo e partecipato. “Riso amaro”4 così intitolava il suo articolo Helga Marsala nel 2006, riferendosi alle ultime vicende dell’allora neonato museo cittadino, ma quell’amarezza di ispirazione neorealista non è del tutto svanita, anzi per certi versi ne conserva invariata l’acredine. La precarietà e la discontinuità di un’attività museale costituiscono i grossi ostacoli alla fidelizzazione del fruitore. Il museo oggi fa parte del tessuto connettivo cittadino, è una realtà con la quale ci si raffronta quotidianamente, un luogo fatto non solo per fruire l’opera d’arte, ma che può rappresentare la nuova dimensione di agorà dove ritrovarsi per seguire una conferenza o anche prendere un caffè, acquistare un libro o ancora uno spazio dove portare i bambini per un laboratorio. Nella storia di Museum, la continuità è sempre stata un elemento fondamentale. L’attività di galleria avviata da Ezio Pagano nel 1968 è stata portata avanti nel corso di un trentennio con serietà e professionalità fino alla riconversione in museo nel 1998.Museum, il primo museo d’arte contemporanea sul territorio siciliano, è un’istituzione privata che ha fatto e continua a fare dell’identità isolana la sua ragione d’essere. Questo museo partito da un nucleo di centocinquanta opere, oggi ne vanta più di cinquecento, frutto di acquisizioni e donazioni da parte di artisti siciliani che, coinvolti da Pagano, hanno creduto e continuano a credere in un progetto che fa di Museum l’unico luogo in Sicilia dove sia possibile conoscere il panorama storico-artistico del Novecento e del Duemila siciliani, fatto da artisti noti e meno noti. La sua natura privata è stata discussa in seno ad un’intervista di Paola Nicita a Gillo Dorfles che in quella occasione rispose: «Purtroppo in tutta Italia il sostegno dato alla cultura è molto scarso, e l’arte contemporanea è molto trascurata. Manca un’educazione di base, occorrerebbe iniziare dalle elementari, moltiplicare le ore dedicate all’arte e alla musica, non ridurle»5 e ancora: «Ho visitato il Museum di Bagheria e l’idea di raccogliere le opere degli artisti siciliani mi sembra ottima. Qui si trovano i nomi meno noti ma anche quelli internazionali, come Carla Accardi, Pietro Consagra, Salvatore Scarpitta, solo per citarne alcuni. È importante che ogni regione abbia un suo museo». Poche, semplici affermazioni da parte del celebre critico triestino per sottolineare nel caso di Museum l’importanza che ha l’iniziativa privata in un contesto nazionale e regionale lacunoso e assente nei confronti dell’arte e del contemporaneo in particolare.Le fasi del lavoro di ricerca sono state sostanzialmente due, la prima più complessa, è stata rivolta al rinvenimento dei documenti quali inviti, locandine, comunicati stampa, articoli di giornale. La ricerca, l’esame e la classificazione di questo materiale ha richiesto diversi mesi di duro lavoro fisico e ha permesso di redigere la catalogazione dalla quale è stato possibile ricostruire la storia delle gallerie dagli anni Sessanta ai Novanta con la nascita di Museum, fino ai nostri giorni. Questo percorso viene esposto nel primo capitolo. La seconda fase nasce da un esame di alcune tappe che hanno segnato il percorso di realizzazione di Museum, definendone natura e ruoli. L’analisi svolta ha, in questo caso, enormemente beneficiato dell’apporto indispensabile di Ezio Pagano, a cui va naturalmente la mia gratitudine per avermi guidata nella ricostruzione e nell’interpretazione di una storia non facile da raccontare. Importante è stato inoltre il contributo degli artisti “stranieri” coinvolti che, nel corso degli incontri avuti, mi hanno aiutato a far emergere nuovi spunti per questa fase della mia ricerca. Il secondo e il terzo capitolo contiene i risultati di questa parte del mio lavoro.La tesi, è dunque divisa in tre capitoli.XIII Il primo capitolo “Dalla galleria al Museum”, si presenta naturalmente come il più corposo tra i tre; in esso si delinea il percorso che ha portato alla nascita e alla formazione di Museum, descrivendo la trasformazione dell’attività da quella di galleria a quella museale, da profit a no profit. La ricostruzione di tale percorso è stato fatto alla luce di un riesame dell’attività svolta, degli artisti proposti, dei critici coinvolti, delle pubblicazioni prodotte, della risonanza degli eventi sulla carta stampata. L’excursus storico, realizzato attraverso le vicende delle tre gallerie: Nibbio, Il Poliedro e Ezio Pagano artecontemporanea, è stato condotto attraverso un’accurata selezione degli eventi espositivi, partendo dagli inviti e dalle locandine per ritrovarne le date certe, e seguendone, quando possibile, l’eco della critica sulla carta stampata. Si è privilegiato l’evento documentato e, al tempo stesso, più significativo per importanza e richiamo di pubblico e critica. Tale selezione è stata realizzata seguendo due criteri, il primo, più semplice e immediato si basa sull’importanza dell’artista proposto, il secondo invece sull’origine siciliana dell’artista, sulla qualità della mostra e sulla risonanza dell’evento tra critica e pubblico. Tale criterio permette di evidenziare l’attenzione del gallerista nel corso dei decenni, verso gli artisti giovani del territorio isolano, determinando inconsapevolmente la vocazione identitaria di quello che sarebbe stato Museum. Il passaggio da galleria a museo va ricondotto a scelte maturate dal fondatore, alla sua visione sul significato e sul ruolo dell’arte, ma, ed è questo un dato da non sottovalutare, ha innescato ed è stato a sua volta frutto dei cambiamenti del territorio ai quali è stata prestata ove opportuno la nostra attenzione.Nel secondo capitolo, “Le Circumnavigazioni e oltre”, viene approfondito il tema delle Circumnavigazioni, serie di mostre itineranti organizzate da Ezio Pagano, da gallerista, come da direttore di Museum. Al centro vi è il tema dell’emigrazione dei siciliani nel mondo e il desiderio, attraverso le iniziative promosse dal museo bagherese, di portare parte della loro cultura originaria, nei luoghi che li hanno accolti. Questa serie di mostre, che inizia con delle collettive in Sicilia e in Italia, è divenuta, nell’arco di un ventennio, un mezzo di diffusione della cultura siciliana nel mondo. Di quest’ultima si è esportata la sua nuova facies, quella sconosciuta a chi ha lasciato da tempo il proprio paese, ma, proprio per questo, fondamentale da scoprire per comprenderne, attraverso l’arte contemporanea, gli ultimi sviluppi e trasformazioni. Il terzo capitolo, “Quelli che vanno e quelli che restano”, cavalca il tema lanciato nel secondo, quello dell’emigrazione, aprendo una riflessione sulla migrazione di artisti che ha interessato gran parte dei protagonisti della nostra regione, in taluni casi divenuti famosissimi, e che hanno visto nella dimensione isolana un limite alla propria realizzazione. Si fa riferimento, in tal senso, alla mostra “Sicilia!” curata da Marco Meneguzzo e tenutasi ad Acireale (CT) nell’estate del 2006. Questa interessante retrospettiva dell’arte siciliana tocca, inevitabilmente il tema dell’emigrazione culturale in quanto peculiarità dell’isola con la quale si crea un rapporto di rassegnata accettazione o di dichiarata negazione. Ma Sicilia è anche terra di accoglienza, così come viene evidenziato attraverso la mostra Hotel des Etrangers6, grazie al contributo di un gruppo di artisti stranieri che ormai da tempo vive in Sicilia. Tra questi, l’attenzione viene posta su tre artisti, Hilde Margani Escher, Juan Esperanza e Nelida Amada Mendoza, che rappresentano il gruppo di artisti stranieri appartenenti anche alla collezione di Museum. Questa doppia natura di straniero appartenente ad una collezione di artisti specificamente siciliana, è stato il fulcro di un’indagine che attraverso l’intervista diretta, ha cercato di metterne a fuoco la particolare condizione. Il Viaggio in Sicilia intrapreso al fine di incontrare questi artisti, ha consentito di comprendere le ragioni delle scelte di vita di ciascuno dei tre artisti “naturalizzati” siciliani, poiché da esse hanno preso forma lo stile e la poetica che contraddistinguono la loro produzione artistica. Ne è così scaturita una riflessione su identità e appartenenza culturale, fattori che giustificano la loro presenza nella collezione di Museum, che ha fatto e fa dell’identità siciliana la propria ragione d’essere.
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7

Valente, Erika <1990&gt. « Il Boarnàl : storia di una valle ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17135.

Texte intégral
Résumé :
Questa ricerca vuole raccontare di un luogo, denominato Boarnàl, una piccola valle nel comune di Seren del Grappa. In provincia di Belluno. Partendo da una ricognizione, di quello che là si vede oggi, ho cercato di ricostruire il suo passato fino a dove il tempo e le testimonianze d’archivio ce lo consentono. Oggi il Boarnàl si presenta come un classico luogo dell’abbandono, disabitato e con le case in rovina. La ricerca è composta da un censimento dei ruderi presenti in loco, con foto e descrizioni. Partendo dalle fonti d’archivio e dalle fonti orali, spesso nello studio si presentano interrogativi e perplessità su quello che era, che è e che sarà un luogo abbandonato come il Boarnàl.
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8

GIULIANO, LUCIA. « Italien und Deutschland : storia di una rivista della Goethezeit ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/202619.

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Résumé :
Il presente studio prende in esame la rivista artistico-letteraria Italien und Deutschland in Rücksicht auf Sitten, Gebräuche, Litteratur und Kunst (Italia e Germania. In considerazione di usi, costumi, letteratura e arte), pubblicata tra il 1789 e il 1793 dalla casa editrice della prestigiosa Accademia delle Arti e delle Scienze di Berlino. Il periodico fu ideato e curato dallo scrittore Karl Philipp Moritz che, durante il suo soggiorno romano (1786-1788), coinciso con quello di Goethe, ebbe la possibilità di collaborare con figure che si rivelarono determinanti per l’esportazione del modello classico in Germania. Tra queste, l’archeologo Aloys Hirt, secondo collaboratore della rivista e vera anima della stessa. Italien und Deutschland funge in primis da osservatorio privilegiato per cogliere i molteplici livelli della circolazione artistica italo-tedesca tra fine Settecento e inizi Ottocento. Il solo titolo si prefigura quale formula volta empaticamente a sintetizzare l’unione di due nature diverse e a evocare la sintesi di principî artistici altrettanto differenti. All’interesse di tipo comparativo si unisce poi quello antropologico che fa del giornale uno strumento utile a tratteggiare la fisionomia dell’Italia della Spätaufklärung, nei modi e nelle forme della socialità. Tuttavia, nonostante le numerose sfaccettature di un’opera dalla vita forse troppo breve perché se ne potesse decretare il successo, Italien und Deutschland è stata ingiustamente e inspiegabilmente dimenticata tanto dalla critica dell’epoca, quanto da quella attuale. Ad oggi non sono stati condotti studi o ricerche scientifiche sulla rivista e la pressoché assente letteratura critica in proposito non aiuta a far luce sui molti punti oscuri che la interessano. L’unica eccezione è offerta dai saggi di due studiosi, Jürgen Zimmer e Claudia Sedlarz, protagonisti, negli ultimi decenni, di un primo significativo passo in direzione della riscoperta del periodico, cui hanno cercato di restituire nuova importanza, sottolineando la grande lacuna che l’indifferenza nei suoi confronti ha finora rappresentato . È inoltre degno di nota il fatto che, soltanto con il progetto avviato nel 1987 dall’Accademia delle Scienze di Göttingen, il nome di Italien und Deutschland figuri in un elenco degli organi di recensione della Germania dell’Illuminismo . Tale indice, monitorato da una banca-dati in continuo aggiornamento, contenente i titoli di 195 riviste in lingua tedesca, è stato in seguito trasformato in materiale liberamente consultabile in rete dall’Università di Bielefeld che, con il programma intitolato Retrospektive Digitalisierung wissenschaftlicher Rezensionsorgane und Literaturzeitschriften des 18. und 19. Jahrhunderts aus dem deutschen Sprachraum, si è proposta di eseguire la digitalizzazione di ciascun periodico individuato da Göttingen. Della seconda fase del progetto (2006-2008) fa parte l’inserimento di Italien und Deutschland, disponibile quindi online dal febbraio 2008 nell’edizione presente presso la Staatsbibliothek di Berlino. Il giornale di Hirt e Moritz ha così dovuto attendere due secoli per vedersi finalmente riconosciuto quel posto ufficiale nel novero degli organi periodici della Spätaufklärung tedesca, che gli era stato negato da tutti i preesistenti elenchi di riviste letterarie del XVIII secolo - si ricordano, tra gli altri, Die Zeitschriften des Deutschen Sprachgebietes von den Anfängen bis 1830 di Joachim Kirchner Hiersemann, il testo di Jürgen Wilke (1978), Literarische Zeitschriften des 18. Jahrhunderts (1688–1789), e infine le Zeitschriften der Berliner Spätaufklärung del 1979, di Paul Hocks e Peter Schmidt . Neppure assegnando al giornale lo status specifico di «rivista artistica» si ha una qualche probabilità di trovarne tracce negli studi dedicati all’argomento, primo fra tutti il testo canonico di Ernst Herbert Lehmann sulla storia della Kunstzeitschrift in Germania . In un’unica occasione le pagine di Italien und Deutschland hanno conosciuto l’onore di essere pubblicamente esposte, per di più in un contesto prestigioso come quello del museo. Nella mostra Auch ich in Arkadien. Kunstreisen nach Italien 1600-1900, allestita presso lo Schiller-Nationalmuseum di Marbach nel 1966, fu presentato un esemplare del frontespizio del primo numero del giornale, nonché una copia dell’incisione in rame raffigurante le sculture di Dannecker e Scheffauer, le due promesse dell’arte tedesca attive a Roma, cui Hirt dedica un articolo della rivista . Si è indotti a credere che la scarsa attenzione di cui Italien und Deutschland fu oggetto sin dall’epoca della sua uscita sia strettamente legata al più generale disinteresse della critica nei confronti della persona e dell’opera dei due autori. […] die Auslese aus dem deutschen 18. Jahrhundert [scheint] im Deutschland des 19. Jahrhunderts […] besonders einseitig betrieben worden zu sein […]. Reduziert wurde […] das Werk der Klassiker […]. Besonders reduziert wurde damit auch das Werk des Berliner Spätaufklärers Karl Philipp Moritz. Auf ein Werk - die Abhandlung »Über die bildende Nachahmung des Schönen« - hatte die Geistgeschichte am Ende des 19. Jahrhunderts die rund fünfzig von Moritz in siebenunddreißig Lebensjahren publizierten Titel reduziert, und [...] wurde auch dies dem Goetheschen Kopfe zugeschlagen . Sebbene a questa affermazione Anneliese Klingenberg faccia seguire la constatazione del grande lavoro di riscoperta ruotato attorno all’opera di Moritz nel secolo scorso, la studiosa non manca di sottolineare come, malgrado ciò, si sia continuato a tralasciare larga parte della sua produzione . In effetti, nonostante il grande interesse odierno per gli scritti di quest’autore, solo durante la seconda metà del Novecento la sua poliedrica e interessante personalità, dopo essere stata a lungo trascurata, è tornata ad attirare l’attenzione della critica. Probabilmente proprio a causa dell’ampio spettro di generi con cui Moritz osò cimentarsi e del carattere frammentario e disomogeneo della sua vasta opera - che la mancanza di un lascito e di manoscritti ha reso spesso difficile da reperire -, solo di recente si è potuta concretizzare la messa a punto di un’edizione critica completa dei suoi scritti . Gran parte della produzione del romanziere, filosofo e saggista tedesco, che pure aveva conosciuto, sul finire del Settecento, una discreta notorietà, grazie al saggio citato dalla Klingenberg e ad altri titoli fortunati , - che gli procurarono l’ammirazione di grandi protagonisti del primo romanticismo, quali Jean Paul, Tieck e Wackenroder -, passò nei decenni a venire quasi del tutto inosservata. Le insinuazioni riguardanti la subalternità e la dipendenza da Goethe - primo assertore della novità dei suoi testi, nonché affezionato amico -, pronte a mettere in discussione l’originalità delle sue teorie estetiche, non giovarono poi alla rivalutazione dello scrittore. Tra le opere presto dimenticate, anche i Viaggi di un tedesco in Italia - a cui è strettamente legato il lavoro alla rivista -, rivalutati solo in epoca attuale, ma nondimeno frutto di un’esperienza di assoluto rilievo per l’evoluzione del pensiero estetico e filosofico di Moritz. Considerato ciò, non stupisce che gli studiosi abbiano sempre dimenticato di far menzione, se non marginalmente ed esclusivamente in rapporto al resoconto del suo soggiorno romano, di Italien und Deutschland. Moritz tuttavia, com’è noto, seppure riabilitato solo recentemente dalla critica, che gli ha altresì conferito la qualifica di «precursore» («precusore di Kant», «precursore dei romantici» ), ha potuto ritagliarsi il suo spazio in quell’olimpo dei classici, che non riuscì a scalare invece Hirt, il quale già in vita perse molta della sua celebrità, per essere poi quasi completamente dimenticato dopo la morte. Eppure le sue ricerche potrebbero definirsi oggi interdisciplinari. Durante il suo lungo soggiorno romano si confrontò, da autodidatta, con l’arte antica e moderna come mai nessuno aveva fatto prima a Berlino: fu studioso dell’antico, teorico e critico d’arte e archeologia, architetto dilettante, direttore teatrale ed esponente di spicco della politica culturale della corte prussiana. In quest’ambito si fece promotore del primo museo pubblico del regno, ottenne l’incarico di consigliere artistico per l’allestimento dei castelli reali, fu nominato membro dell’Accademia delle Scienze, di quella delle Arti e della Bauakademie e in ultimo gli venne assegnata la prima cattedra di archeologia presso l’Università di Berlino che, nel 1810, aveva contribuito a fondare. Nelle opere rimaste, comprendenti monografie e trattati pubblicati in piccole edizioni, insieme a decine di recensioni e saggi usciti nel corso della sua lunga carriera su periodici e giornali, si rintracciano tutte le forme della pubblicistica del XVIII secolo: dal resoconto di viaggio, anche in forma epistolare, allo scritto accademico erudito, fino al racconto aneddotico. Nonostante la ricchezza della sua produzione, l’importanza delle sue teorie e l’impegno profuso negli ambiti più diversi, Hirt dovette condividere con molti suoi contemporanei, altrettanto meritevoli di aver dato impulso alla vita culturale del tempo e di aver fatto conoscere ai connazionali le novità artistiche che fiorivano in Italia, la triste sorte della Vergessenheit. Sebbene la scomparsa dell’autore dal firmamento culturale e artistico della sua epoca non sembra essere in alcun modo giustificabile, si ritiene di poter rintracciare nel cambiamento dei tempi una prima ragione di tanta noncuranza: il classicismo restauratore, di cui Hirt si faceva portavoce, dovette risultare troppo rigido alla generazione dei suoi primi allievi che, proiettati ormai in un’ottica già completamente romantica, non riuscirono a scorgere la grande carica innovativa del suo pensiero. È stato ancora una volta grazie all’opera di Zimmer e della Sedlarz che, solo pochi anni fa, si è cercato di fissare il profilo scientifico di Hirt e di valutare la sua incidenza sulla cultura berlinese . Il presente lavoro prende le mosse proprio dall’invito che i due studiosi hanno rivolto alla ricerca: quello di dedicare a Italien und Deutschland e alla sua storia un’analisi approfondita, in grado di gettare nuova luce su un periodico rimasto troppo a lungo nell’ombra. Una prima linea di indagine sarà quella volta a ricostruire la rete di stimoli, di interessi culturali e di rapporti che si intrecciò tra i protagonisti di questa vicenda: le circostanze insomma che portarono alla nascita del sodalizio tra Moritz e Hirt. Si cercherà in primo luogo di risalire alle origini del progetto, di cui non rimane traccia alcuna se non i pochissimi riferimenti indiretti presenti nella corrispondenza di Goethe. Il carteggio tra i due autori è andato perduto, così come qualsivoglia altra testimonianza in grado di attestare lo scambio di idee intercorso fra loro e di far luce sui motivi che portarono all’improvviso abbandono della collaborazione da parte di Hirt e alla fine stessa del periodico. Si passerà di qui a valutare in che misura, nell’edizione finale del giornale, ci si sia discostati dall’idea contenuta nel programma originario. Tale questione pone, a sua volta, un problema di classificazione relativo al genere testuale della rivista. Nel tentativo di delinearne il profilo, così da attribuirle uno status specifico, si cercherà di evidenziare la novità insita nell’idea di una pubblicazione giornalistica organica volta a privilegiare lo scambio fra i due paesi, che già alcuni contemporanei di Hirt e Moritz avevano invano cercato di mettere in piedi. Capire quanta parte dell’attualità italiana venisse trasmessa, in quegli anni, ai lettori d’oltralpe rappresenterà un punto di riferimento importante per comprendere quale fosse la domanda culturale a cui Italien und Deutschland intendeva rispondere, soprattutto rispetto a una visione della penisola, diffusa nella Germania del tardo XVIII secolo, legata esclusivamente alle idealità classiche. Il riferimento al dato attuale e l’attenzione per tematiche nuove come quelle riguardanti la contemporanea produzione artistica europea rappresenteranno il primo indicatore di una problematizzazione del richiamo unilaterale al classico, che sul finire del secolo le spoliazioni napoleoniche contribuiranno a mettere ulteriormente in crisi. In effetti, le confische francesi provarono duramente l’identità culturale italiana, che si vide così depredata del suo ruolo di centro propulsore dell’arte. Ad essere messo in discussione fu il primato stesso dell’antico, cui si iniziò a preferire il fermento di Londra e Parigi, sempre più avvertite come vera alternativa alla «decadente» Roma. Si ribalta così un concetto che fino ad allora era stato predominante: quello per cui la magnificenza della «Roma antica» era tale da annullare il volto degradato della «Roma moderna», alla quale in primo luogo il sistema politico ed ecclesiastico, avvertito come corrotto dalla maggior parte dei viaggiatori stranieri, aveva impedito di rinnovarsi . Nella rivista risulta evidente proprio come, accanto all’immagine dell’Italia quale terra in cui fare l’esperienza massima dell’antico, stesse iniziando a prendere forma in questo periodo l’idea di un paese dove potersi finalmente confrontare anche con i vari aspetti della modernità. Si vedrà come anche lo stesso Moritz cominci a proiettarsi verso una tale ottica. La sua visione dell’Italia non ruotava, come per Goethe, in maniera totalizzante attorno alla rievocazione di un mondo classico, che pure rimane un punto fermo nella costituzione della propria coscienza artistica, ma poneva al centro dell’indagine l’elemento vitale della contemporaneità. Uno degli intenti che questo studio vuole perseguire è allora quello di dimostrare come la vera novità del periodico risieda nel grande interesse rivolto dai suoi autori al linguaggio artistico della «Roma moderna», fino ad allora influenzato, come detto, dal forte pregiudizio sulla decadenza italiana che aveva spinto molti tedeschi a misconoscerne il valore . Si vorrà inoltre provare che l’inizio di un ripensamento del richiamo unilaterale al classico in Italien und Deutschland risulta altresì testimoniato dall’apertura a tematiche che, quand’anche non di argomento contemporaneo, restavano comunque estranee al canone del tempo. Ciò troverà esemplificazione, tra gli altri, nel saggio sull’architettura delle basiliche paleocristiane e nello scritto che sancirà la riscoperta di un artista del primo rinascimento quale Giovanni da Fiesole, rimasto, al pari di molti suoi contemporanei, all’ombra di quei maestri come Michelangelo, Tiziano e Raffaello che, soprattutto in virtù delle teorie di Raphael Mengs, avevano oscurato il resto del panorama quattrocentesco. Dopo aver inserito il lavoro al progetto dei due autori nell’ambito dei loro rispettivi percorsi di vita, da cui non si può prescindere, soprattutto tenuto conto di quanto in essi si rifletta l’epoca di transizione cui Hirt e Moritz appartengono, si procederà alla presentazione dell’opera. Dapprima verrà dato conto dell’organizzazione generale della rivista, mentre nella seconda parte del lavoro si cercherà, in maniera più dettagliata, di restituire alla specificità dei singoli interventi la loro funzione centrale e comunicativa, disegnando, attraverso alcuni di quelli più significativi, la mappa dei motivi e dei temi offerta dal giornale ai suoi lettori. Prima ancora però l’indagine sarà indirizzata alla ricostruzione della fortuna di Italien und Deutschland, cercando di valutare quanto e quale interesse una rivista del genere abbia potuto suscitare nel pubblico dell’epoca, e che tipo di risultati concreti poté sortire l’opera sul mercato letterario. Un’ultima linea di ricerca sarà, infine, quella dedicata al confronto tra i contributi pubblicati da Moritz nel periodico e la loro riproposizione all’interno del suo diario di viaggio. In questa sede, dopo una breve ricostruzione della genesi delle Reisen, si procederà all’analisi delle varianti contenutistiche delle due stesure, cui seguirà l’esame delle modifiche sintattiche, stilistiche e ortografiche, apportate di volta in volta in entrambe le versioni dei testi moritziani. Fine ultimo della ricerca è dunque quello di salvare dall’oblio Italien und Deutschland, mostrando, attraverso la grande varietà dei riferimenti che è possibile rintracciare a partire dalle sue pagine, come questa sconosciuta rivista della Goethezeit rappresenti un mondo tutto da scoprire
Gegenstand meiner Dissertation ist die von Karl Philipp Moritz und Aloys Hirt herausgegebene Kunst- und Literaturzeitschrift Italien und Deutschland in Rücksicht auf Sitten, Gebräuche, Litteratur und Kunst, die in den Jahren 1789-1792 im Verlag der akademischen Buchhandlung in Berlin erschien. Es handelt sich dabei um ein zweibändiges Werk, das insgesamt aus sechs Heften besteht: vier im ersten und zwei im zweiten Band. Die sechste und letzte Nummer wurde 1793 posthum von unbekannten Gelehrten ediert. Das Forschungsinteresse dieses Periodikums der Goethezeit liegt u.a. in der Konstruktion und Verbreitung eines spezifischen Italienbilds im Deutschland des späten 18. Jahrhunderts. Der Titel beschwört emphatisch sowohl die Synthese zweier unterschiedlicher Kunstgrundsätze als auch die Vielfalt der Themen, die den kulturellen Austausch kennzeichnen. Italien und Deutschland fungiert also als Beobachtungsstelle für die verschiedenen Motive des deutsch-italienischen Kulturaustauschs im 18. Jahrhundert und spiegelt die Auseinandersetzung mit vielen sozialen und anthropologischen Aspekten Italiens wider. Die Forschung hat sich bisher nicht näher mit dieser Zeitschrift beschäftigt, obwohl sie aus dem in Rom um Goethe entstandenen Freundeskreis hervorgegangen ist. Italien und Deutschland erscheint aber auch nicht in den verschiedenen Listen der deutschen Zeitschriften des 18. Jahrhunderts . Erst mit dem Projekt der Akademie der Wissenschaften zu Göttingen, 1987 entstanden, taucht das Periodikum offiziell in einem Index zu deutschsprachigen Rezensionsorganen des 18. Jahrhunderts auf. Die Universität Bielefeld hat dann alle Periodika dieses Registers im Rahmen der Retrospektiven Digitalisierung wissenschaftlicher Rezensionsorgane und Literaturzeitschriften des 18. und 19. Jahrhunderts aus dem dt. Sprachraum online gestellt. Seit Februar 2008 - der zweiten Phase dieses Projekts - ist Italien und Deutschland somit in digitaler Form verfügbar. Der Grund dafür, dass sie bislang nicht Gegenstand der Forschung geworden ist, liegt zunächst bestimmt in der besonderen Forschungs- und Editionssituation der Schriften der beiden Herausgeber und Hauptautoren. Tatsächlich ist die Wiederentdeckung von Moritz’ Schöpfungen relativ neu, obwohl seine Schriften eine differenziertere Neueinschätzung von Aufklärungstendenzen möglich machen. Sein Werk liegt erst seit 1997 in einer vollständigen kritischen Werkausgabe vor. Besonders begrenzt scheint das Interesse der Wissenschaftler für seine Redaktionsarbeit zu sein: Das Journal Italien und Deutschland wird in der Tat von der Forschung nur im Zusammenhang mit seinen Reisen eines Deutschen in Italien erwähnt. Und doch war es neben dem Reifewerk eine weitere Folge seines Italienaufenthalts. Noch unglücklicher war das Schicksal Aloys Hirts, dessen Name lediglich mit der Vorgeschichte der Berliner Museen verbunden ist. Seine Figur ist bald ins Abseits geraten, und daher gibt es nur verstreute und unvollkommene Informationen und Meinungen über ihn bzw. über seine Schriften. Eine umfassende Forschung über sein literarisches Schaffen fehlt noch, obwohl er für einen vielseitigen Gelehrten gehalten werden kann: Er war Archäologe, »Altertumsforscher, Lehrer, dilettierender Architekt, Kunstschriftsteller, Bildungspolitiker, Schauspielintendant, Kunst- und Architekturtheoretiker, Kunstkritiker und Repräsentant der Preußischen Hofkultur« . Umfangreich war auch seine schriftstellerische Produktion, obwohl viele Exemplare seiner Werke dezimiert wurden oder nur schwer zugänglich sind. Erst in den letzten Jahren wurden zwei Aufsätze über Italien und Deutschland veröffentlicht: Die Abhandlungen der Kunsthistorikerin Claudia Sedlarz, die die Arbeitsstelle Berliner Klassik der Akademie der Wissenschaften zu Berlin leitet, und die des Archäologen Jürgen Zimmer . Beide halten die Gleichgültigkeit gegenüber dem Periodikum für ein großes Versäumnis der Kunstgeschichte. Deswegen hoffen sie auf eine gründliche Untersuchung der Zeitschrift, die sich aber aus verschiedenen Gründen nicht so einfach durchführen lässt. Zunächst bleiben bei der Rekonstruktion ihrer Geschichte bedeutende Fragen noch offen: Unter welchen Umständen und auf welchen Grundlagen entstand die Zusammenarbeit von Moritz und Hirt sowie das Projekt des Journals? Welches war das ursprüngliche Programm? Aus welchem Grund unterbrach Hirt seine Mitarbeit abrupt? Wie kann das plötzliche Ende der Zeitschrift erklärt werden? Auf all diese Forschungsprobleme gehe ich in dieser Arbeit an, obwohl sie sich in manchen Fällen leider nur schwer und partiell lösen lassen, weil dafür wesentliche Elemente noch fehlen. Dazu zählen eine editorische Einleitung und Absichtserklärung, ein Register und, noch wichtiger, ein Briefwechsel zwischen den beiden Herausgebern. Da man über keine Quellen aus erster Hand verfügt, kann man sich nur auf Erwähnungen und Andeutungen stützen, die in der Korrespondenz von Zeitgenossen der beiden Autoren enthalten sind, obwohl auch hier die Informationen gering bleiben. Im Vordergrund steht natürlich Goethe und sein Briefwechsel mit Freunden und Kunstgenossen in Italien. Nur dank dieser Grundlage konnte man in der Forschung auf die Ursprünge des Projekts und der Zusammenarbeit seiner Autoren schließen. Im ersten Teil meiner Arbeit versuche ich die Entstehungsgeschichte von Italien und Deutschland zu rekonstruieren und darüber hinaus auch die verschiedenen, oben genannten, dunklen Seiten ihrer Entwicklung, wie z. B. die Gründe für den Originalitätsmangel im zweiten Teil des Organs, für das Ende der Mitarbeit Hirts, für den Abbruch der Zeitschrift und die Veröffentlichung der letzten Nummer von »einigen« anonymen Gelehrten, aufzuklären. Über den ursprünglichen Plan des Journals kann man wohl vermuten, dass es das Ergebnis einer gleichen, jeweils unabhängig voneinander entstandenen Idee beider Autoren war, die wahrscheinlich zuerst von Goethe zusammengebracht worden waren. Was Moritz betrifft, stand er vor dem Problem, seinen Romaufenthalt selber finanzieren zu müssen. Das Geld, das er von dem Braunschweiger Verleger Joachim Heinrich Campe für die Fassung einer italienischen Reisebeschreibung bekommen hatte, reichte nicht aus und so versuchte Moritz sich weitere Finanzierungen zu beschaffen. Zu diesem Zweck unterbreitete er dem Verleger Göschen ein Zeitschriftprojekt . An dieser Stelle muss aber gesagt werden, dass der Schriftsteller bei fast allen Berliner Verlegern als »säumiger, unzuverlässiger und stets honorarbedürftiger Autor« bekannt war. Also setzte er seine Hoffnungen auf zwei Männer, zu denen er persönliche Beziehungen hatte: eben auf Campe und Göschen. Da aber Göschen verreist war und auf seinen Brief nicht geantwortet hatte, musste Moritz sein Projekt sehr wahrscheinlich zurückstellen. Erst in der letzten Phase seines Romaufenthalts wurde der Plan Moritz’ von Goethe selbst unterstützt. Der ‚Vater’ des Werthers hatte inzwischen bereits kurz nach seiner Ankunft in Rom die Dienste Hirts in Anspruch genommen und ihn in einem Brief an Wieland als »ein trockner, treuer fleißige Deutscher, der schon recht schöne historische Kenntniße von Rom und von der Kunst hat[e]« bezeichnet. Seine Absicht war, den jungen Fremdenführer als festen Mitarbeiter des Deutschen Merkurs zu etablieren. Aus Angst, das Profil seiner Zeitschrift zu ändern, lehnte Wieland dies allerdings ab und machte Goethe den Vorschlag, dass Hirt »seinen Plan in einem eigenen KunstJournal ausführen soll[te]« , wozu er ihm einen guten Verleger zu verschaffen hoffte . Wie man den Worten Wielands entnehmen kann, hatte Hirt - wie Moritz - vor, eine Kunstzeitschrift zu gründen, die »eine dauernde Verbindung zwischen Deutschland und Italien« schaffen könnte. Wahrscheinlich wollten sie also ursprünglich in ihrem Organ zwei Dinge zusammenführen: die Berichterstattung über zeitgenössische Kunst und die Unterrichtung in Kunstgeschichte, ohne die ein Studium der Kunst nicht vollständig sein konnte . Obwohl Moritz 1789 von der Akademie der Künste in Berlin gerade aus dem Grunde angestellt worden war, künstlerische Kenntnisse zu verbreiten, beschäftigt sich nur Hirt in der Zeitschrift mit Kunstthemen . Moritz dagegen konnte seine eigenen Ausführungen über römische Kunstwerke für andere Publikationen aufheben. Er veröffentlichte seine Abhandlungen über Kunst vor allem in der Monatsschrift der Akademie der Künste und mechanischen Wissenschaften zu Berlin, mit der unser Journal zusammen gesehen werden muss. Da ihm also für seine eigene Zeitschrift nicht mehr viel Zeit blieb, kam er auf die Idee, Berichte über das Land, in dem er die Kunst vorfand, zu liefern. Die von Claudia Sedlarz aufgestellte These einer Planänderung kann nur durch den Wechsel des Titels des Periodikums bestätigt werden . In den zwei Briefen, die der Kupferstecher Johann Heinrich Lips - der schweizerische Künstler, der vier der wunderbaren Illustrationen der Zeitschrift schuf - an Goethe schrieb, wird der ursprüngliche Name des Werkes bekannt gegeben: »Die Platten zu den Ephemeriden der Kunst für Moritz und Hirt sind jez fertig« . Der Übergang zu dem nicht speziellen Italien und Deutschland in Rücksicht auf Sitten, Gebräuche, Litteratur und Kunst lässt auch an einen Wechsel des Inhalts denken. An dieser Stelle kann man nur vermuten, dass Hirt von der Entscheidung seines Kollegen sehr enttäuscht war und dass auch er wegen dieser zunehmenden Interesselosigkeit Moritz’ für das Projekt den Plan fallen ließ. Seine anfängliche Begeisterung und seine folgende Enttäuschung kommen sehr deutlich in dem einzig erhaltenen Brief an Goethe, in denen Hirt über die Zeitschrift schreibt, vor: Ich habe bereits alle Artikel für das erste Heft der periodischen Schrift fertig, die Herr Professor Moritz und ich zusammen herausgeben wollen. Lips hat auch schon eine Platte hiezu gestochen, nemlich die Predigt aus der Kapelle des Fra Giovanni Angelico von Fiesole, wovon ich die Beschreibung machte. Er wird nun an den Marius von Drouais gehen, mit deßen Lebensbeschreibung ich nun beschäftiget bin. Mein Artikel hiezu von der Architektur sind historisch-architektonische Beobachtungen über die christlichen Kirchen, die wie ich glaube mir nicht übel gelungen. Der chevalier d’Agincourt war sehr mit meinem Plan zufrieden, und auf sein Verlangen übertrage ich nun den ganzen Aufsaz ins französische. Ich habe die Briefform zum Vortrag gewählt, und wünschte sehr, Ihren Namen voranzusezen, aber ohne Ihre Erlaubniß, oder die Erlaubniß des Herrn Herders in Ihrem Namen werde ich mir so viele Freyheit nicht nehmen . Die ursprüngliche geplante Kunstzeitschrift verwandelte sich also in ein Journal, das nicht nur aus kunstgeschichtlicher, sondern auch aus literaturwissenschaftlicher, anthropologischer und philologischer Sicht analysiert werden kann. In diesem Sinn ist der neue Titel und besonders der Untertitel des Periodikums zu verstehen. Die Formel »Sitten und Gebräuche, Litteratur und Kunst« könnte man heute mit dem Begriff „Kultur“ ausdrücken . In dieser Hinsicht kann Italien und Deutschland als die erste deutsch-italienische kulturvermittelnde Zeitschrift betrachtet werden. Nach Michele Cometas Meinung liefert sie eine vollkommen anthropologische Darstellung der italienischen Phänomene der Kultur, denn sie konzentriert sich nicht nur auf die Kunst, sondern auch auf die Sitten des Volkes . Was aber noch bedeutender zu sein scheint, ist sicherlich die Aufmerksamkeit beider Autoren auf die aktuelle Wirklichkeit Italiens, die durch eine ansehnliche deutsche Delegation bestimmt war. Das verbreitete Bild Italiens als Wiege der Antike macht einer fortschrittlicheren Anschauung der Dinge Platz, wo unsere Halbinsel zu einem Land der Modernität wird. Hier fand die größte künstlerische Erneuerung statt, die auch durch die Vermittlung der deutschen aus Italien berichtenden Periodika für die preußischen kulturellen Reformen der Zeit von großer Bedeutung werden sollte. Auch wenn der anfänglichen Idee des Journals nicht mehr entsprochen werden konnte, stellt Italien und Deutschland einen in die Tat umgesetzten Gedankens dar, dessen Verwirklichung in der Spätaufklärung schon oft angestrebt war . Auf solche geplante und nicht ausgeführte Zeitschriften werde ich auch in meiner Analyse eingehen. Es geht um die gescheiterten Pläne von Wilhelm Heinse, Friedrich Müller und den Brüdern Genelli, die mit der Herausgabe eines solchen Magazins nicht nur den kulturellen Austausch zwischen den zwei Ländern pflegen wollten, sondern dadurch auch ihre schlechte finanzielle Lage aufzubessern hofften. Was die Struktur des Periodikums betrifft, das also die Beiträge zweier Autoren versammelt, sind die ersten drei Hefte nahezu ausschließlich von Hirt und Moritz selber geschrieben worden. Außer ihnen hat für den ersten Band nur der Maler Johann Gottlieb Puhlmann einen kleinen Aufsatz geliefert. Die Artikel sind aber stilistisch und inhaltlich sehr unterschiedlich und dadurch wird auch die Erwartung eines folgerichtigen Inhalts enttäuscht. Auch die Abfolge der einzelnen Beiträge ist durch kein festes Kompositionsprinzip geregelt. Der Verzicht auf ein systematisches bzw. methodisches Vorgehen und der Wechsel von erzählerischen zu brieflichen oder anekdotischen Formen kommen aber dem stilistischen und thematischen Eklektizismus, wie ihn Hirt und Moritz betrieben, entgegen. Die Erlaubnis dazu ist auch von der Literaturform „Zeitschrift“ selbst auf gewisse Weise gegeben. Trotzdem zeugt dieser erste Teil des Journals von beträchtlichem Elan. Die folgenden Nummern bieten dagegen keine Originalbeiträge und keine Berichte aus dem aktuellen Kunstleben in Rom mehr, sondern nur Reisebeschreibungen aus anderen Gegenden sowie Übersetzungen und Nachdrucke. Außerdem endet, wie gesagt, Hirts Mitarbeit 1790, obwohl er vorher die treibende Kraft von Italien und Deutschland gewesen zu sein scheint. Die unterschiedlichen Inhalte und Vorgehensweisen der Autoren kommen in der Dissertation ebenfalls zur Sprache. Im Allgemeinen liefert Moritz in der Zeitschrift kuriose und unterhaltsame Artikel, in denen er sich u. a. als „Menschenbeobachter“ erweist. Im Gegensatz dazu schreibt Hirt, wie es seinem Interesse entsprach, intellektuelle Abhandlungen, die das Ziel haben, objektive Berichte darzustellen. Ich werde dabei auf die methodologischen Unterschiede der beiden Autoren bei der Behandlung ähnlicher Themen eingehen und insbesondere einige Themenschwerpunkte der Zeitschrift herausarbeiten. Innerhalb des Journals stellt z.B. Moritz dem Artikel Hirts über den tragischen frühen Tod des französischen Malers Drouais den Beitrag über den früh gestorbenen deutschen Künstler August Kirsch gegenüber. Es gibt aber auch enge Parallelen zwischen einigen Abhandlungen Hirts und Passagen der Reisebeschreibung Moritz’, die ähnliche Themen behandeln, wie z.B. der Bericht über die Trockenlegung der Pomtinischen Sümpfe. Besonders wertvoll ist die Untersuchung der Beiträge Hirts, die in vielen Fällen innovativ und sich daher für die Entwicklung der Kunstgeschichte und der Architekturtheorie als sehr bedeutend erweisen. Unter seinen Texten finden sich Themen, die keineswegs zum klassizistischen Kanon gehörten. Die ausführliche Beschreibung der in Vergessenheit geratenen „Cappella Niccolina“ im Vatikan, die mit den Fresken von Fra Giovanni da Fiesole ausgemalt worden war, ist z. B. als nicht dem Klassizismus zuzuordnen. Ebenso neu ist das Thema des Goethe gewidmeten Artikels über den frühchristlichen Kirchenbau, der als Zeichen wachsender Aufmerksamkeit für Modernität zu verstehen ist. Die große Auswahl der in diesem Blatt behandelten Gegenstände bietet überdies genug Material, um die unterschiedlichen Positionen zweier Herausgeber hinsichtlich ihrer jeweiligen ästhetischen Konzeption eingehend zu behandeln. Auch der Aspekt der Rezeption muss einen der wesentlichsten Punkte der Forschung darstellen. Vermutlich ist das Periodikum lange Zeit kaum von der Wissenschaft rezipiert worden, weil zunächst einmal seine Verbreitung eher gering und kaum bewiesen war. Otto Harnack, der die Zeitschrift bestimmt gut gekannt hat , bemerkt: »[W]enigstens hatten weder die später von Hirt und Moritz gemeinsam herausgegebene Zeitschrift, noch sogar Goethe’s Propyläen sich der Gunst des Publikums zu rühmen« . Von drei Rezensionsorganen der Zeit wurden die Artikel der ersten Hefte kurz rezensiert . Darüber hinaus wurde der Quellenwert der Zeitschrift erst in jüngerer Zeit von einigen Architekturtheoretikern wahrgenommen . In der Arbeit stelle ich auch die wichtigen Informationen vor, die ich aus den verschiedenen Bibliotheken des deutschen Sprachraums, welche Exemplare von Italien und Deutschland besitzen, gesammelt habe. Meistens war es nicht möglich, Auskünfte über die Erwerbung der Hefte zu bekommen, da darüber keine Aufzeichnungen vorhanden sind. In manchem Fall lässt es sich aber durch den Besitzstempel auf dem Titelblatt oder durch einige handschriftliche Vermerke ungefähr rekonstruieren, wann und auf welchem Wege die Bände in den Besitz der jeweiligen Bibliotheken gelangten. Darüber hinaus ist ein Teil der Arbeit dem Vergleich zwischen Moritz’ Journalistenbeiträgen - den Vorabdrucken in Italien und Deutschland - und den entsprechenden Aufsätzen in seinem italienischen Tagebuch gewidmet. Etliche Artikel, die Moritz in der Zeitschrift publizierte, wurden ab 1792 zusätzlich in seinen Reisen eines Deutschen in Italien gedruckt. Sie enthalten Reiseeindrücke, Auseinandersetzungen mit dem Fremden und zentrale Fragen ästhetisch-erkenntnistheoretischer Natur. Nachdem ich mich zuerst kurz mit den Hintergründen zur Entstehung der Tagebuchfassung beschäftigt habe, werde ich auf Varianten hinsichtlich des Inhalts eingehen. Anschließend werden weitere Änderungen im Bezug auf syntaktische, stilistische und orthographische Merkmale aufgezeigt. Dabei kann man nicht davon ausgehen, dass die Reisen-Ausgabe mit der Zeitschrift-Fassung vollkommen identisch ist. Die beiden Versionen von Moritz’ Schriften weisen erhebliche Unterschiede auf, die auf verschiedene Gründe zurückzuführen sind. Im Hinblick auf stilistische und wörtliche Veränderungen dienen die Abweichungen grundsätzlich dazu, Unstimmigkeiten vielerlei Art auszubessern. Daraus lässt sich folgern, dass die Artikel aus Italien und Deutschland wohl als Vorabdrucke der Reisen eines Deutschen in Italien betrachtet werden können. Das findet seine Bestätigung auch in der Modernisierung der Reisen-Texte, die nicht einheitlich durchgeführt wurde (stellenweise ist die originale Schreibung, höchstwahrscheinlich aus Versehen, gehalten). Daraus kann man schließen, dass die Zeitschriftartikel den Tagebuchbriefen vorausgehen. In inhaltlicher Hinsicht spielt das Medium eine entscheidende Rolle. Außer der notwendigen Anpassung der Texte an die jeweilige literarische Form, unterscheidet sich die Buch- von der Zeitschrift-Fassung durch die Einschränkung der Reflexionen über die Wahrnehmung Italiens. Obwohl das Journal für sein fragmentarisches Wesen nur einige Skizzen Italiens liefern kann, ist hier das Bild des gelobten Landes viel realistischer. Durch seine Kritik, die auf viele Aspekte der italienischen Kultur gerichtet ist, relativiert Moritz das Traumbild von Italien als Paradies, das in der größeren Reisebeschreibung einen ungebrochen positiven Charakter bekommt . Der Endzweck der vorliegenden Studie besteht darin, die Zeitschrift Italien und Deutschland der Vergessenheit zu entreißen und die Vielfalt ihrer Bezüge herauszuarbeiten. Kurz gesagt möchte ich zeigen, dass dieses unbekannte Organ der Spätaufklärung eine noch zu entdeckende Welt darstellt
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9

Mancini, Jacopo. « L'homme qui rit : metamorfosi di una storia ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14034/.

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Résumé :
La presente tesi di laurea ha come oggetto lo studio dell’universo narrativo che si è sviluppato a partire dal romanzo “L’homme qui rit” di Victor Hugo (1869). L’analisi comprende le produzioni televisive, le rappresentazioni teatrali, le opere dei disegnatori, ma è particolarmente focalizzata sugli adattamenti cinematografici: l’attenzione si concentra su “The Man Who Laughs” di Paul Leni (Usa, 1928), un lungometraggio dell’epoca muta in bianco e nero, che costituisce la tappa più importante di tutto il percorso.
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10

Papini, Sara. « Videoarte : una storia raccontata attraverso le donne ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25296/.

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Résumé :
L’obiettivo del mio elaborato è quello di indagare l’emisfero della videoarte e della video performance all’interno del panorama italiano. In particolare, ho voluto concentrarmi solo sulle artiste donne e di come siano state in grado, più degli uomini, di utilizzare questo mezzo al meglio. Queste artiste hanno saputo sfruttare tutte le potenzialità tecnologiche e narrative del mezzo video al fine di raccontarsi e rappresentarsi al mondo. Da sempre, infatti, la donna è stata relegata a posizioni di inferiorità rispetto all’uomo, soprattutto nel mondo occidentale. La donna, associata a stereotipi sessisti e di genere, ha dovuto faticosamente affermarsi come essere sociale sin dall’800. Ad oggi, nonostante il grande lavoro svolto dai gruppi femministi, persistono ancora molte problematiche. Dal suo esordio ad oggi, il video è stato per le donne pratica per mettersi in moto, per denunciare e autodeterminarsi. Inizialmente con un approccio più documentaristico per poi diventare sempre più video artistico. In questo elaborato ho avuto modo di analizzare i lavori di alcune delle video artiste più affermate oggi in Italia. Tra queste Francesca Leoni, Elisabetta di Sopra e Francesca Lolli.
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Livres sur le sujet "Una Storia"

1

Cozzoli, Mario. Una storia di storie. Napoli : Altrastampa, 2001.

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2

Pasini, Giacomo. Una storia. Pasian di Prato (UD) Italia : Campanotto, 1997.

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3

Brancher, Bruno. Una bellissima storia d'amore : Storie maudites. Milano : La Vita felice, 1994.

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4

Crepax, Guido. Valentina : Storia di una storia. Milano : ES, 2002.

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5

Sasso, Chiara. Una storia nella storia e altre storie : Francesco Foglia sacerdote. Condove : Morra, 2002.

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6

Pierluigi, Camilli, dir. Una storia-- una speranza : L'Unione europea : storia, politiche, prospettive. Roma : Memori, 2009.

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7

Mariella, Colonna, dir. Due cuori per una regina : Una storia nella storia. Napoli : Guida, 2011.

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8

Pastine, Giovanni. Una storia dell'alpinismo. [Genoa] : Liberodiscrivere, Associazione culturale edizioni, 2014.

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9

Cardini, Franco. Gerusalemme : Una storia. Bologna : Il mulino, 2012.

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10

Una storia comunista. Milano : Rizzoli, 2004.

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Chapitres de livres sur le sujet "Una Storia"

1

Ricchi, Daria. « Storia ‘quasi una fantasia’ ». Dans Writing Architecture in Modern Italy, 117–36. Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2021. | : Routledge, 2020. http://dx.doi.org/10.4324/9781003001270-6.

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2

Schilling, Govert. « Una storia senza fine ». Dans Caccia al Pianeta X, 241–49. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1661-3_28.

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Gelmetti, Carlo. « La sifilide : una storia intrigante ». Dans Storia della Dermatologia e della Venereologia in Italia, 145–58. Milano : Springer Milan, 2014. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5717-3_6.

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Strauß, Manfred, et Barbara Kleiner. « Pratolini, Vasco : Una storia italiana ». Dans Kindlers Literatur Lexikon (KLL), 1–2. Stuttgart : J.B. Metzler, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-476-05728-0_13677-1.

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5

Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « Meteorologia e geofisica ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 1–7. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_1.

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6

Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « Dall’Ufficio Invenzioni a via Panisperna ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 87–100. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_10.

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Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « La stazione sismica di Roma ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 101–12. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_11.

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8

Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « Esperimenti con le microonde ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 113–19. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_12.

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Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « Sondando la ionosfera ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 121–28. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_13.

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Martin, Franco Foresta, et Geppi Calcara. « A caccia di raggi cosmici ». Dans Per una storia della geofisica italiana, 129–50. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_14.

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Actes de conférences sur le sujet "Una Storia"

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Albissini, Piero, Antonio Catizzone, Laura De Carlo, Laura Carlevaris, Vittorio Di Stefano et Alessandro Micucci. « Le trasformazioni dello spazio urbano : la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Barcelona : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7549.

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Résumé :
Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.
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Zerbi, Andrea, et Giorgia Bianchi. « Un HGIS per lo studio dei catasti storici della città di Parma ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7981.

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Résumé :
Già da alcuni decenni le discipline che si occupano di storia urbana possono avvalersi delle potenzialità legate allo sviluppo delle tecnologie informatiche. L’impiego dei GIS sviluppati su cartografia storica, in grado di archiviare grandi quantità di dati e riferirli alle rispettive coordinate spaziali, permette oggi di riconsiderare alcuni fenomeni nella loro distribuzione territoriale. In questa direzione all’interno del DICATeA dell’Università degli Studi di Parma sul finire del 2012 ha preso avvio un progetto multidisciplinare che prevede la realizzazione di un HGIS sui catasti storici figurativi della città. La presenza di ben quattro catasti geometrici storici, realizzati a partire dalla seconda metà del Settecento e basati sulla stessa matrice territoriale, permette di impostare un sistema a più soglie e di effettuare una lettura regressiva della storia urbana dalla fine del XVIII secolo ad oggi. La scelta di lavorare su fonti di tipo catastale, oltre a essere legata alla quantità e alla qualità dei dati presenti, è altresì favorita dalla duplice struttura dei catasti moderni che, abbinando descrizioni di carattere cartografico a descrizioni di carattere testuale, ben si prestano ad essere analizzati sfruttando appieno le potenzialità offerte dalle strumentazioni GIS. La rappresentazione zenitale dei catasti geometrici-particellari consente di ottenere, grazie a operazioni di georeferenziazione, la sovrapposizione tra diverse mappe (anche realizzate in diversi periodi storici) e una lettura geometricamente e dimensionalmente corretta. Con la realizzazione del GIS sarà quindi possibile studiare alcuni fenomeni storici da un punto di vista spaziale e operare letture sincroniche e diacroniche sulla storia della città. Already for several decades disciplines that are involved in urban history can take advantage of the potential offered by the development of information technology. Nowadays the use of GIS developed on historical maps, able to store large amounts of data and relate them to their spatial coordinates, allows to reconsider some phenomena in their spatial distribution. In this direction within the DICATeA of the University of Parma at the end of 2012 started a multidisciplinary project that provides for the construction of a HGIS on historic figurative cadastres of the city. The presence of four historical geometric cadastres, made from the second half of the eighteenth century and based on the same territorial matrix, allows to realize a multi-thresholds system and a regressive reading of urban history from the late eighteenth century to today. The choice to work on this type of sources, in addition to be linked to the quantity and quality of data present, is also encouraged by dual structure of modern registers that, combining cartographic descriptions with textual descriptions of characters, lend themeselves to be analyzed by exploiting the full potential offered by GIS. The zenithal representation of the detailed-geometric maps allows to obtain, thanks to georeferencing operations, the overlap between different maps (also made in different historical periods) and a geometrically and dimensionally correct reading. With the implementation of GIS will be possible to study some historical phenomena from a spatial point of view and operate synchronic and diachronic readings on the history of the city.
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Tagliazucchi, Silvia. « Unione tra uomo e natura : l’analisi del territorio secondo Saverio Muratori ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7969.

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Résumé :
Un breve excursus sul processo teorico e applicativo dell’analisi del territorio dell’Architetto Saverio Muratori che ha caratterizzato tutta la opera, portandolo negli ultimi anni della sua vita, tra il 1969 e il 1973 a concretizzare il concetto di unione tra Uomo e Natura in quello di territorio attraverso il suo ultimo lavoro Studi per una operante storia del territorio.
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Decandia, Lidia. « Percorsi e terre di mezzo : dai cammini degli antenati ai luoghi dell'incontro e della festa contemporanei : il museo mater di Mamoiada ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7975.

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Résumé :
Il saggio intende raccontare l’esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del Museo di archeologia e del territorio di Mamoiada. In questa esperienza attraverso l’uso di strumenti multimediali e interattivi si è lavorato per costruire non un luogo contemplativo, ma una vera e propria centrale “centrale di produzione di conoscenza memoriale e immaginativa”. Nel raccontare alcuni aspetti della storia di questo territorio, per individuare una possibile chiave interpretativa, siamo partiti dalle peculiarità di questo contesto e in particolare dal suo essere terra di confine e di frontiera, e in quanto tale, anche luogo di incontro e di scambio. Questa particolare identità di confine è diventata la chiave per rileggere la presenza di particolari luoghi "sacri" preistorici e contemporanei che popolano questo contesto. Si è scelto di narrare questo peculiare aspetto della storia del territorio utilizzando fonti documentarie e orali, messe insieme non con un andamento lineare e continuo, ma lavorando piuttosto, attraverso immagini poetiche e metaforiche per frammenti, montaggi, accostamenti delicati che, nel rompere ogni associazione sistematica, si richiamano l'un l'altro, più attraverso analogie che sequenze logiche. Abbiamo pensato di costruire un percorso che diventasse capace di mostrare più che di dire, di far lavorare l'immaginazione attraverso l'accostamento inusuale tra epoche differenti, tra l'arcaico e il contemporaneo; di aprire domande e di mettere sul tavolo questioni insolute anziché costruire teorie da difendere.
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Calisi, Daniele, Maria Grazia Cianci et Francesca Geremia. « Strumenti contemporanei a servizio del passato : il quartiere della Suburra a Roma tra storia e attualità ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8008.

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Résumé :
Questo scritto illustra il risultato di 3 anni di sperimentazioni e ricerche svolte in un’area urbana di prioritaria importanza nella formazione della città di Roma troppo spesso, in ragione della sua posizione non baricentrica rispetto all’attuale centro storico, trascurato dagli studi di settore. L’area presa in esame è stata una porzione del centro storico: uno stralcio del rione Monti, noto storicamente con il toponimo Suburra; nel dettaglio quella parte del Rione rimasta inclusa fra la via Panisperna, la via Cavour e via dei Fori Imperiali, che ha conservato in modo più autentico le caratteristiche del tessuto storico originario. La ricerca ha quindi attivato un processo di conoscenza della città intesa come approfondimento e analisi delle trasformazioni urbane attraverso l’indagine storico-archivistica, la lettura delle cartografie e dei documenti, lo studio tipologico, il controllo strutturale delle architetture messo in relazione alla conformazione geomorfologica del territorio ed alle trasformazioni subite dal tessuto edilizio. Contestualmente all’applicazione e verifica dei dati raccolti attraverso il rilievo e la sistematizzazione grafica. Per rendere più accessibile ed immediata la lettura di questo processo si è scelto di utilizzare la modellazione 3D per comunicare efficacemente e rendere agevole il confronto tra le successive epoche col fine di accogliere e dare una risposta innovativa alle istanze richieste dall’applicazione delle ICT nella documentazione del Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). La modellazione, resa possibile dall’integrazione dei dati desumibili dalle fonti con il rilievo diretto, è stata estesa all’intera area oggetto di studio e si è soffermata sulla ricomposizione di determinati momenti della time-line. This paper shows the results of 3 years of research developped on a urban area of priority importance in the formation of the city of Rome, too often overlooked by the sector’s studies because of its not barycentric position in comparison to the actual historical center. The area is an excerpt of the Rione Monti, historically known with the toponym Suburra; in detail that Rione portion included among via Panisperna, via Cavour and via dei Fori Imperiali, which has preserved the original historic fabric characteristics. The research has then enabled a process of knowledge of the city meant as analysis of urban transformation through the historical-archival investigation, the maps and documents reading, the typological study, the architecture's structural control, all correlated to the geomorphological conformation of the territory and the urban farbic transformations. With the simultaneous application and the collected data examination through the survey and the graphic systematization. To make the reading of this process more accessible and immediate it has been chosen to use the 3D modeling to communicate and facilitate the comparison between the successive eras in order to receive and give a innovative response to the instances required by the application of ICT in the documentation of Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). Modeling, possible by the integration of the data produced from the sources with the direct relief, was extended to the entire studied area and it’s been focused on the reconstruction of certain moments of the timeline.
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Lutzoni, Leonardo. « Forme di dialogo tra sapere tecnico e sapere locale : proposte di metodo : il dispositivo di trascinamento “la Strada che Parla” a Calangianus ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7941.

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Résumé :
Il processo di trasformazione, che ha visto protagonisti il territorio e la città contemporanea nella lunga fase della modernità, scandito dalle dinamiche veloci della globalizzazione e dal venir meno delle forme di controllo e di pianificazione, ormai incapaci di registrare e comprendere gli elementi delle diversità territoriali, sta fortemente riportando al centro dell’attenzione il peso dei territori deboli e dei sistemi locali come protagonisti del progetto. Sono territori, come la regione ambientale del Massiccio del Limbara, nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi contemporanei di progetto, che messi in cortocircuito con gli elementi della storia e del passato, disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente. L’esperienza di ricercaazione svolta a Calangianus, è un esempio di proposta operativa sul territorio che ha provato a costruire, nel rimettere in discussione un’idea di pianificazione piramidale calata dall’alto, un processo relazionale in divenire, di conoscenza, azione e progetto, utilizzando strumenti e dispositivi innovativi. Un processo, esito di un’interazione tra sapere tecnico e competenze diffuse, di una sinergia tra attori, istituzioni, associazioni, strutture economiche, produttive e culturali, che operano nel territorio e che messe in relazione, possono innescare processi alternativi di sviluppo locale nel ripensare una nuova idea di città-territorio.
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Silva, Madalena Pinto da. « Guardare oltre il tempo ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7958.

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Résumé :
È nostra convinzione che gli argomenti della dissoluzione del luogo contribuiscono a ideare una città che va aggiungendo architetture atopici, architetture dove si può manifestare più facilmente la spettacolarità delle sue forme, e dove la rottura spaziale della città diventa più evidente. D'altra parte, la difesa dell’anti-storicità del processo creativo architettonico, nel confronto con la città e la sua architettura in nome del progresso e del futuro, crea le forme di rottura e di disagio e dà forza ad una nuova visione puramente funzionalista. Oggi l'architettura appare come controllata d’altre aree del sapere, manifestandosi, tuttavia, esuberante nelle sue forme, in un’autonomia illusoria, e prigioniera di presupposti che le superano e svalutano. L'architettura contemporanea deve chiamare di nuovo a sé il concetto di continuità e permanenza, della prospettiva di creare nuove memorie e di contribuire alla definizione di riferimenti collettivi che possano edificare le forme della nostra storia attuale, e le forme di una città in crescita che oggi è già difficile da identificare. Siamo preoccupati, tuttavia, in un altro ordine, l'ordine che possiamo trovare attraverso esempi che mostrano una sequenza 'genomica', una struttura che stabilisca la continuità dei fatti che hanno determinato la città e che la hanno configurato in molti modi, nel corso della sua storia. In un processo dicotomico di causa ed effetto, la città contemporanea può anche vedere la sua forma descritta con la precisazione della forma dei suoi spazi pubblici (Il suo design e la sua posizione – una grammatica operativa), ma anche con il rapporto e i legami tra loro, (un ordine – una sintassi efficiente). We are convinced that the arguments surrounding the dissolution of place tend toward the materialization of a city which continues to amass atopic architectures, architectures that facilitate the spectacularism of their forms and where the spatial rupture of the city becomes more discernible. On the other hand, the vindication of the architectural creative process as anti-historical creates forms of rupture and discomfort, and empowers a new, merely functionalist, vision. Today architecture is seen as subsidiary to other branches of knowledge, and, despite its exuberant forms, it retains an illusory autonomy, confined by assumptions that surpass and depreciate it. Contemporary architecture must reclaim the notion of perpetuity and permanence, so as to create new memories and contribute to the maintenance of collective references that solidify our current history’s forms and the forms of a growing city increasingly difficult to identify. We are interested in the order that we can find by way of examples that feature a ‘genomic’ sequence, a structure capable of establishing the continuity of facts that throughout history have determined and configured the city in so many ways. By means of a dichotomous cause and effect process, we may also describe the contemporary city’s form by clarifying the form of public spaces (their design and position – an operative grammar) and the relation and articulation between public spaces (an order – an efficient syntax).
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Cerasoli, Mario, et Biancamaria Rizzo. « Il futuro tecnologico dei centri storici ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Résumé :
Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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Ballarin, Matteo, et Nadia D'Agnone. « Paesaggio, suolo, tempo : la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

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Résumé :
Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
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Lutzoni, Leonardo. « Paesaggi in divenire : la territorialità attiva dei nuovi abitanti : il caso di Luogosanto in Alta Gallura ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7998.

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Résumé :
Il paesaggio urbano contemporaneo, governato dal movimento e dalla trasformazione, produce disorientamento. La velocità delle reti assorda la città, lacera e segmenta la campagna e il binomio oppositivo urbano/rurale non si presenta più in quanto tale. In diverse aree del nostro paese, però, in particolare lì, dove la rete dei flussi e delle infrastrutture, del mercato e dell'economia globale, che alterano la fisionomia locale della città e del territorio, si dirada, si nascondono dei territori meno illuminati, spazi aperti, di rallentamento, di silenzio, di sopravvivenza di campagna e agricoltura, di resistenza alla crescita lineare e senza senso dell'urbanizzazione (Lanzani, 2011, pag. 20). Sono territori densi di natura e di storia nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi, che disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente, ormai necessario, anche per la pianificazione urbanistica contemporanea: nuove forme dell'abitare, dinamiche di insediamento neo rurali, nuove economie legate alla terra, processi di riterritorializzazione, rielaborazione del rapporto tra uomo e natura, una vera e propria svolta etico-culturale. Partendo dalla consapevolezza di vivere ed agire in un delicato equilibrio “sistema-mondo” a cui ogni realtà locale è connessa, nell’articolo si analizza il fenomeno dei nuovi abitanti a Luogosanto, piccolo Comune dell’Alta Gallura, in Sardegna. Fenomeno che richiede un'impostazione metodologica basata sull'osservazione attenta, infatti, si tratta, in buona sostanza, di associare un’analisi più generale a un’indagine di dettaglio che può arrivare addirittura alla ricerca della singola esperienza di vita, necessaria a tracciare le linee per il progetto di territorio.
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Rapports d'organisations sur le sujet "Una Storia"

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Sarafian, Iliana. Considerazioni chiave : affrontare le discriminazioni strutturali e le barriere al vaccino covid-19 per le comunità rom in italia. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.024.

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Résumé :
Questo rapporto evidenzia come le discriminazioni strutturali e l'esclusione sociale influenzino le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti del vaccino per il COVID-19 tra le comunità rom in Italia. Uno degli obiettivi è mettere in luce il ruolo che le autorità pubbliche e le comunità possono svolgere nel sostenere l'adozione del vaccino e nel contrasto ai più ampi processi di esclusione sociale.1 Le risposte contraddittorie che lo Stato italiano ha fornito durante la pandemia di Covid-19, insieme alle forme di esclusione già in atto, hanno comportato un aumento della sfiducia delle comunità rom nei confronti delle iniziative statali, impattando anche sull’adesione alla campagna vaccinale.2 Questo documento si propone di supportare e informare le amministrazioni locali e le istituzioni sanitarie pubbliche coinvolte nell’assistenza e nei processi di inclusione delle comunità rom in Italia. Il presente documento si basa su una ricerca condotta di persona e a distanza dal novembre 2021 al gennaio 2022 in Italia con le comunità rom e sinti di Milano, Roma e Catania. Sebbene queste comunità si caratterizzino per diversità storica e per differenti forme di identità linguistica, geografica, religiosa, sono state individuate delle somiglianze nel modo in cui hanno vissuto la pandemia di COVID-19 e nelle decisioni a proposito del vaccino. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Iliana Sarafian (LSE) con i contributi e le revisioni di Elizabeth Storer (LSE), Tabitha Hrynick (IDS), Marco Solimene (University of Iceland), Dijana Pavlovic (Upre Roma) e Olivia Tulloch (Anthrologica). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058) e si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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Holmberg, Per. Om lekfullhet och disciplin i forskningen. Linköping University Electronic Press, décembre 2022. http://dx.doi.org/10.3384/9789179295776.

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Men för att ringa in begreppen lekfullhet och disciplin, behöver jag först ta er med till en lägenhet i Göteborg, närmare bestämt i övre Guldheden. Där, i en kökssoffa allra längst upp i hörnlägenheten med utsikt över hela staden, tillbringade jag en stor del av min uppväxt. Anledningen var att jag hade kommit till lite väl tidigt i mina föräldrars relation. De hade just tagit studenten – och det var stort – men sedan kom det ett hot mot den unga familjens klassresa. Och det hotet var jag. Därför ryckte min morfar och mormor ut, och hämtade mig till sin kökssoffa...
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Efroymson, Rebecca Ann, Robin Day et M. Dale Strickland. A retrospective tiered environmental assessment of the Mount Storm Wind Energy Facility, West Virginia,USA. Office of Scientific and Technical Information (OSTI), novembre 2012. http://dx.doi.org/10.2172/1056989.

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Kløcker Larsen, Rasmus, et Maria Boström. “Låt renen få igen landet som det var” : Konsekvenser av gruvan och vägen på Stihken för Vilhelmina Södra sameby. Stockholm Environment Institute, juin 2021. http://dx.doi.org/10.51414/sei2021.007.

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Résumé :
Denna rapport presenterar en studie av Vilhelmina Södra samebys erfarenheter av de konsekvenser som gruvan på Stihken fört med sig, en gruva som drevs av Boliden Mineral AB 1976–1988. Det finns i dag ett stort kunskapsglapp angående vilka de faktiska konsekvenserna är av gruvindustri på samisk markanvändning, inklusive renskötseln. Detta är så vitt vi vet första gången som forskningen empiriskt belyser konsekvenserna av gruvindustrin, och de faktiska utfallen av försöken till efterbehandling, utifrån en samebys egna erfarenheter och kunskap. Studien genomfördes 2019–2020 i ett samarbete mellan samebyn, Svenska Samernas Riksförbund och Stockholm Environment Institute. Datainsamlingen har bestått av arbetsmöten, intervjuer, workshops, dokumentanalys och kartering med stöd av RenGIS och forskning om störningszoner. Fokus i denna rapport ligger på just Vilhelmina Södra samebys erfarenheter och gruvans konsekvenser för andra samebyar eller icke-renskötande samer i området har därför inte inkluderats. Resultaten visar den omfattande påverkan som gruvan haft på samebyn, dels under driftperioden men i högsta grad också efteråt. Under drifttiden förorsakade gruvan stora direkta och indirekta markförluster, med störningar från brytningen och trafiken, damning på betet, blockering av det naturliga flyttstråket och förlust av stora delar av samebyns renar in i Norge eller in på grannbyarnas mark på svensk sida. I nutid handlar de största konsekvenserna om en omfattande störning från besöksnäringen på grund av vägen som drogs i tidigare väglöst land. Detta föranleder i sin tur stort betesbortfall; försämrad djurhälsa och kondition för renen; förhöjd arbetsbelastning, fysiska påfrestningar, och arbetsmiljörisker för renskötarna; ökade kostnader för renskötselaktiviteter; samt förlust av samiska kulturminnen, ökad psykisk påfrestning, försämrade möjligheter för samebyns unga att satsa på renskötseln, och förlust av traditionell kunskap. Dessa forskningsresultat är viktiga för att korrigera vanligt förekommande missuppfattningar i den politiska och offentliga debatten kring gruvindustrin: nämligen att gruvindustrin och renskötseln kan samexistera utan någon större påverkan på renskötseln. De visar också tydligt vem som har bäst kunskap att bedöma riskerna vid en gruvetablering: samebyn identifierade redan på 1960-talet, och det ganska så exakt, de risker som denna studie nu kunnat visa blivit verklighet medan försöken från statens representanter var långt mindre precisa. Exempelvis antog statens experter en total störningszon på 500 meter runt gruvområdet och 100 meter på bägge sidor om vägen. Detta står i stark kontrast till de störningszoner som samebyn faktiskt har upplevt, nämligen upp mot 10 kilometer för gruvan och 1,5 kilometer för vägen. Problemen härrör främst från det faktum att svensk lagstiftning inte ger tillräckligt skydd för samiska rättigheter. De hänger även ihop med statens tvetydiga roll i hanteringen av de intressekonflikter som uppstår när man både har en skyldighet att skydda samiska rättigheter och ska tillgodose olika samhälls- och företagsekonomiska intressen i utvinningen av mineraler. Denna brist på ansvarstagande, som samebyn upplever från statens sida, visar med all tydlighet att den koloniala exploateringen av naturresurserna i Sápmi inte är ett historiskt fenomen utan något som i allra högsta grad fortgår än i dag. Som ett exempel har inga ansträngningar som helst gjorts för att se över huruvida den begränsade ekonomiska ersättningen som staten genomförde under 1960–70 talet verkligen motsvarar de faktiska skador som samebyn fått uthärda. Det finns flera sätt att åtgärda problemen i området vid Stihken. Exempelvis skulle regeringen kunna ge SGU i uppdrag att återställa området från tidigare prospekteringsverksamhet och kommun och länsstyrelse skulle i sin tur kunna ingripa för att hantera besöksnäringen och friluftslivet. Vad denna studie främst belyser är dock behovet av en genomgripande strategi från statens sida för att komma till rätta med konsekvenserna av Bolidens gruvprojekt och dess följdeffekter. Utifrån senaste årens rättsutveckling torde det numera finnas goda möjligheter för staten att se över sitt ansvar för de skador som framkommit på området vid Stihken.
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Ripoll, Santiago, Tabitha Hrynick, Ashley Ouvrier, Megan Schmidt-Sane, Federico Marco Federici et Elizabeth Storer. 10 façons dont les gouvernements locaux en milieu urbain multiculturel peuvent appuyer l’égalité vaccinale en cas de pandémie. SSHAP, janvier 2023. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2023.001.

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Résumé :
Si l’on s’en tient aux chiffres de la vaccination contre la COVID-19 dans les pays du G7, la campagne apparaît comme un véritable succès tant au niveau global qu’au niveau national. En effet, à ce jour, 79,4 % de la population totale des pays du G7 a reçu une première dose, 72,9 % une seconde, et 45,4 % une dose de rappel (données du 28 avril 2022) 1 En France, c’est 80,6 % de la population totale qui a reçu une première dose, 78,2 % qui a reçu deux doses, et 55,4 % qui a reçu un rappel (données du 28 avril 2022).2 Au Royaume-Uni, 79,3 % de la population totale a reçu une première dose, 74,1 % une seconde, et 58,5 % un rappel.1 Enfin, en Italie, 85,2 % de la population totale a reçu une première dose, 80,4 % a reçu deux doses et 66,5 % a reçu leurs rappels (données du 28 avril 2022). Ces taux de vaccination élevés masquent pourtant des disparités importantes à l’intérieur de chaque pays. Ainsi, à Marseille, deuxième ville de France, moins de 50 % des habitants des quartiers nord de la ville étaient vaccinés à la fin de l’année 2021, alors que plus de 70 % des habitants des quartiers sud l’étaient au même moment.3 Dans le quartier populaire de Ealing, situé au nord-ouest de Londres, 70 % de la population admissible avait reçu une première dose, soit près de 10 % de moins que la moyenne nationale. 4 (Données du 4 avril 2022). Des disparités similaires ont été observées dans d’autres métropoles urbaines des pays du G7. Ce document examine ces disparités au prisme de la notion d’« (in)égalité vaccinale ». En s’appuyant sur des recherches qualitatives menées pendant la campagne de vaccination de la COVID-19 dans les quartiers nord de Marseille, le quartier de Ealing à Londres (Nord-ouest) et dans la région de l'Émilie-Romagne et à Rome, en Italie, il montre comment les autorités locales peuvent agir pour atténuer ces inégalités. Mieux comprendre les inégalités en matière de vaccins fut primordial lors de la pandémie de la COVID-19 en ce sens que les populations sous-vaccinées étaient la plupart du temps des minorités ethniques ou culturelles, vivant dans des zones défavorisées, ou sans-papiers, donc plus susceptibles de contracter la COVID-19, et d’en subir les conséquences les plus dramatiques. 5 6 7 8 Ainsi, à Ealing, quatre mois après la campagne de vaccination, seulement 57,6% des personnes dans le décile de pauvreté le plus bas avaient reçu une dose, contre 81% des personnes dans le décile le plus aisé. 9 En outre, 89,2 % des résidents britanniques blancs de Ealing étaient vaccinés, contre 64 % des Pakistanais et 49,3 % des habitants issus des Caraïbes.9 À Rome, comme c’est le cas dans d’autres métropoles urbaines des pays du G7, nos données révèlent des disparités particulières importantes entre le recours aux vaccins des populations sans papiers et celui des citoyens établis. Les facteurs d’inégalité vaccinale dans ces environnements urbains sont complexes et liés à l’interaction de nombreux phénomènes tels que les inégalités économiques, le racisme structurel, l'inégalité d'accès aux soins de santé, la méfiance envers les professionnels de santé, les représentants de l'État, et plus encore. Les collectivités locales tout comme les professionnels de la santé, les groupes communautaires et les résidents jouent un rôle clé dans la manière dont s’exprime l’(in)égalité vaccinale. Pour autant, peu de leçons ont été systématiquement tirées des efforts menés en matière d’ «engagement vaccinal » au niveau local. Dans ce document, nous proposons d’expliquer comment l’expérience des inégalités structurelles se recoupe avec celle des habitants, et comment ces expériences ont été prises en compte ou au contraire ignorées dans la promotion et l’administration des vaccins contre la COVID-19 par les collectivités locales. Nous adressons également un ensemble de recommandations qui s’appliquent aux programmes de « vaccination de rattrapage » contre la COVID-19 (visant à atteindre les personnes qui n’ont pas encore reçu leur schéma vaccinal complet), mais elles concernent également les programmes de vaccination d'urgence à venir. Ce document repose sur des recherches menées entre octobre et décembre 2021 à Marseille et sur des échanges réguliers avec les autorités du Borough de Ealing initiés dès mai 2021. Il identifie comment les gouvernements locaux, les acteurs de la santé, les groupes communautaires et les résidents jouent un rôle clé dans la production d’(in)égalités vaccinales. Ce document a été élaboré pour la SSHAP par Santiago Ripoll (IDS), Tavitha Hrynick (IDS), Ashley Ouvrier (LaSSA), Megan Schmidt-Sane (IDS), Federico Federici (UCL) et Elizabeth Storer (LSE). Il a été revu par Eloisa Franchi (Université de Pavie) et Ellen Schwartz (Conseil de santé publique de Hackney). La recherche a été financée par la British Academy COVID-19 Recovery : Fonds G7 (COVG7210038). Les recherches ont été menées à l’Institut d’études du développement (IDS), à l’Université de Sussex et au Laboratoire des sciences sociales appliquées (LaSSA). La SSHAP en assume la responsabilité.
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Rao, Nitya, Sheetal Patil, Maitreyi Koduganti, Chandni Singh, Ashwin Mahalingam, Prathijna Poonacha et Nishant Singh. Sowing Sustainable Cities : Lessons for Urban Agriculture Practices in India. Indian Institute for Human Settlements, 2023. http://dx.doi.org/10.24943/ssc12.2022.

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Résumé :
Despite growing interest and recognition of urban and peri-urban agriculture (UPA) as a nature- based solution, there is limited empirical evidence in countries like India on its role in reconfiguring goals on environmental functions (such as biodiversity, waste management, water recycling, micro-climate regulation, etc.) and social wellbeing (such as food and nutrition security, gender relations, work burdens, land tenure and community ties). A need to address this gap led to the ideation of the project ‘Urban and peri-urban agriculture as green infrastructures’ ( UPAGrI ). When UPAGrI started in 2019, the research on UPA in India was thin but growing. However, the practical experience of urban farming across Indian cities is thriving and diverse, built on decades of bottom-up experimentation. Within the landscape of our ever-changing cities, we found vibrant communities-of-practice sharing seeds and knowledge, engaged online influencers discussing composting and water reuse, and stories of farming becoming sites of multi-generational bonding and nutritional security. This compendium is a collection of 29 such innovative UPA practices from across the different cities in the country. These diverse case studies are loosely categorized into four themes: environment and sustainability; food, nutrition and livelihood; gender and subjective well-being; and urban policy and planning. Written mostly by practitioners themselves, the case studies collectively recognise and celebrate UPA innovations and practices, serving as a repository of lessons for peer-to-peer learning, and demonstrating how UPA can be one of the many solutions towards sustainable, liveable Indian cities.
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Rao, Nitya. Sowing Sustainable Cities : Lessons for Urban Agriculture Practices in India. Indian Institute for Human Settlements, 2023. http://dx.doi.org/10.24943/ssc12.2023.

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Despite growing interest and recognition of urban and peri-urban agriculture (UPA) as a nature- based solution, there is limited empirical evidence in countries like India on its role in reconfiguring goals on environmental functions (such as biodiversity, waste management, water recycling, micro-climate regulation, etc.) and social wellbeing (such as food and nutrition security, gender relations, work burdens, land tenure and community ties). A need to address this gap led to the ideation of the project ‘Urban and peri-urban agriculture as green infrastructures’ ( UPAGrI ). When UPAGrI started in 2019, the research on UPA in India was thin but growing. However, the practical experience of urban farming across Indian cities is thriving and diverse, built on decades of bottom-up experimentation. Within the landscape of our ever-changing cities, we found vibrant communities-of-practice sharing seeds and knowledge, engaged online influencers discussing composting and water reuse, and stories of farming becoming sites of multi-generational bonding and nutritional security. This compendium is a collection of 29 such innovative UPA practices from across the different cities in the country. These diverse case studies are loosely categorized into four themes: environment and sustainability; food, nutrition and livelihood; gender and subjective well-being; and urban policy and planning. Written mostly by practitioners themselves, the case studies collectively recognise and celebrate UPA innovations and practices, serving as a repository of lessons for peer-to-peer learning, and demonstrating how UPA can be one of the many solutions towards sustainable, liveable Indian cities.
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Vallerani, Sara, Elizabeth Storer et Costanza Torre. Considerazioni chiave : equità e partecipazione nella promozione della vaccinazione per il covid-19 tra le persone razzializzate e senza documenti. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.025.

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Résumé :
Questo documento espone alcune considerazioni a proposito della promozione dei vaccini per il SARS-CoV-2 e delle strategie per garantirne un’equa distribuzione tra gli immigrati senza documenti residenti in Italia e, in particolare, a Roma. Quanto emerge dal caso italiano può essere in parte applicabile ad altri contesti in cui la somministrazione del vaccino è stata legata al dispositivo del “passaporto vaccinale”, ovvero il certificato COVID digitale dell'UE, in Italia Green Pass. Nell’organizzazione della campagna vaccinale alcune categorie sociali sono state identificate come “difficili da raggiungere” (hard to reach) e per cui è necessario immaginare interventi specifici.1 In questo testo si sceglie di parlare di persone razzializzate e illegalizzate poiché senza documenti per riferirsi a persone immigrate che non hanno cittadinanza, permesso di soggiorno e status di rifugiato. Questo documento esplora il contesto quotidiano delle vite delle persone illegalizzate e come l’esperienza della pandemia di COVID-19 abbia esacerbato le difficoltà che queste persone incontrano, 23 mettendo in luce il collegamento tra le vulnerabilità, consolidate ed emergenti, con la percezione dei vaccini. Si suggerisce come l’orientamento e la percezione dei vaccini si inseriscano all’interno dei contesti di vita delle persone, in cui molto spesso la priorità è data al sostentamento economico. In molti casi, l’accettazione della vaccinazione è motivata dalla necessità di continuare ad avere un lavoro retribuito piuttosto che a una preoccupazione connessa alla salute o a una fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie. Il seguente documento si pone l’obiettivo di esaminare come i vaccini possano essere distribuiti in modo equo e capace di aumentare la fiducia e i processi di inclusione nella società post-pandemica. Il testo si basa principalmente sulla ricerca etnografica e le testimonianze raccolte attraverso interviste e osservazioni con persone razzializzate e illegalizzate nella città di Roma, insieme a rappresentanti della società civile e operatori socio-sanitari tra dicembre 2021 e gennaio 2022. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Sara Vallerani (Università di Roma Tre), Elizabeth Storer (LSE) e Costanza Torre (LSE). È stato revisionato da Santiago Ripoll (IDS, Università del Sussex), con ulteriori revisioni da parte di Paolo Ruspini (Università Roma Tre) ed Eloisa Franchi (Université Paris Saclay, Università di Pavia). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058). La ricerca si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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Torre, Costanza. Considérations clés : Mobiliser les « personnes en déplacement » pour promouvoir l’acceptation du vaccin contre la COVID-19 en Italie. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.023.

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Résumé :
La présente note stratégique relative aux considérations clés énonce les perceptions, la compréhension et les expériences de la vaccination contre la COVID-19 parmi les « personnes en déplacement » en Italie. Pour un nombre croissant de ces personnes, l’Italie est considérée comme une destination de transit pour atteindre d’autres pays européens. Les considérations exposées dans cette note stratégique sont pertinentes pour les pays situés le long des routes migratoires de la Méditerranée orientale et centrale. Les décideurs de l’UE ont exprimé leur inquiétude quant à la vulnérabilité des populations mobiles – un groupe qui comprend les réfugiés, les demandeurs d’asile et des migrants sans papiers – en ce qui concerne la COVID-19. En raison de l’extrême mobilité de ces populations, associée à la frayeur vis-à-vis des autorités de l’État, les experts en santé publique ont relié les communautés à un risque accru de transmission de la COVID-19 à l’intérieur et au-delà des frontières nationales. Pourtant, les mêmes facteurs reliant les populations mobiles à la transmission de la COVID-19 rendent également ces personnes difficiles à atteindre par le biais de campagnes de vaccination menées par l’État. Cette note stratégique met en évidence les complexités de cette situation humanitaire et fournit des conseils concernant les approches de vaccination qui tiennent compte des vulnérabilités et des priorités spécifiques des populations. Cette note stratégique s’appuie sur des recherches menées le long de la frontière alpine italienne en 2021. Elle a été rédigée pour la SSHAP par Costanza Torre (LSE) en collaboration avec Elizabeth Storer (LSE) et Sara Vallerani (Université de Rome III). En outre, des contributions et des commentaires ont été fournis par Megan Schmidt-Sane (IDS), Eloisa Franchi (Université Paris Saclay – Université de Pavie), et le Professeur Federico Federici (UCL). La responsabilité inhérente à cette note stratégique revient à la SSHAP. La recherche a été financée par le biais du Fonds du G7 (COVG7210058) destiné au programme de reprise après la COVID-19 de l'Académie Britannique. La recherche était basée au Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La responsabilité inhérente à cette note stratégique revient à la SSHAP.
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Bouso García, Mònica. Cline, Eric H. (2017). Three Stones Make a Wall : The Story of Archaeology. Princeton University Press. Princeton. XIX + 455 pàgines. ISBN : 978-0-691-16640-7. [Traducció castellana de Silvia Furió (2018). Tres piedras hacen una pared. Historias de la arqueología. Barcelona. Editorial Crítica. 574 pàgines. ISBN : 978-84-17067-26-7]. Edicions de la Universitat de Lleida, 2018. http://dx.doi.org/10.21001/rap.2018.28.24.

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