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CAPITOLI, GIULIA. « Application of Maldi-imaging proteomics analysis on thyroid biopsies : identification of biomarkers for clinical diagnosis ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262313.

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Résumé :
L’attuale gold standard diagnostico nella routine clinica utilizzato per escludere la natura maligna di noduli tiroidei, è rappresentato dalla valutazione morfologica del materiale ottenuto da biopsie. Tuttavia, non sempre è possibile arrivare ad una diagnosi citologica affidabile e circa il 20-30% dei noduli risultano “inderterminati per malignità”. I pazienti con questa diagnosi vengono quindi sottoposti a tiroidectomia totale e dopo l’analisi istologica post-operatoria l’80% circa di essi risultano essere benigni. L’impatto dell’operazione sul paziente è rilevante poiché le funzioni fisiologiche della tiroide dovranno essere sostituite cronicamente con l’utilizzo di farmaci, il cui costo, in aggiunta a quello dell’operazione, ha un peso sul bilancio sanitario. Negli ultimi anni, nel campo della ricerca biomedica, grande attenzione è stata riposta verso l’analisi proteomica e verso la sua potenziale applicazione nella ricerca di nuovi biomarcatori, determinanti nel discriminare noduli benigni da maligni in modo da minimizzare la diagnosi di malignità indeterminata. La spettrometria di massa è uno degli strumenti più importanti per ottenere informazioni riguardanti la composizione molecolare di un campione, la presenza di biomolecole e la loro abbondanza. Tra i diversi approcci proteomici in grado di identificare alterazioni molecolari di diversi tipi di lesioni, la tecnica di Imaging MALDI-MSI (Matrix Assisted Laser Desorption/Ionisation-Mass Spectrometry Imaging) ha guadagnato sempre più spazio e interesse. MALDI-MSI rappresenta una tecnologia ideale che permette di esplorare la distribuzione spaziale di biomolecole nel tessuto integrando informazioni molecolari e quelle tradizionali morfologiche. Visti i recenti risultati ottenuti tramite l’analisi MALDI-MSI di campioni di tessuto tiroideo nell’identificazione di segnali proteomici in grado di discriminare casi benigni da maligni, l’idea che è nata è stata quella di applicare per la prima volta questo tipo di analisi a campioni citologici ottenuti da biopsie di noduli tiroidei. Prima di poter applicare la tecnica MALDI allo studio clinico, il protocollo di analisi è stato ottimizzato per evitare problemi di degradazione, fenomeni di alterazioni o contaminazioni e formazione di artefatti. Due diversi problemi tecnici quali i) l’interferenza dell’emoglobina a causa dell’elevata vascolarizzazione dell’organo e ii) la stabilità del campione nel tempo prima dell’analisi da un punto di vista morfologico e proteomico, sono stati affrontati e risolti in due studi pianificati come parte del progetto di tesi. In origine lo studio clinico per l’identificazione di potenziali cluster di segnali con proprietà discriminanti prendeva in considerazione un ampio numero di campioni di noduli tiroidei ma, a causa del lento arruolamento di casi maligni per la loro natura rara, la tesi contiene solo i risultati di un analisi preliminare. 18 soggetti sono stati arruolati per il training set (9 noduli benigni e 9 maligni). Il modello di regressione logistica penalizzato (LASSO) è stato costruito su un set di dati di 81 regioni di interesse, in accordo con l’identificazione morfologica operata dal patologo per evitare false informazioni derivanti da cellule diverse dai tirociti. Il modello di classificazione è stato validato su 11 pazienti con diversi tipi di lesioni (i.e. benigna, indeterminata e maligna). I risultati sono molto promettenti e sottolineano la possibilità di introdurre MALDI-MSI come uno strumento complementare nella caratterizzazione diagnostica delle lesioni tiroidee. Sono inoltre stati esaminati gli indici di similarità più utilizzati tra i numerosi profili di spettri ed è stata proposta una nuova misura. Uno studio di simulazione di spettri di massa è stato poi implementato per identificare le migliori misure di similarità in termini di performance, da applicare per comparare profili proteomici.
The actual gold standard to exclude the malignant nature of thyroid nodules in the clinical routine is represented by thyroid Fine Needle Aspirations (FNAs) biopsies. Thyroid FNAs are safe and cost-effective. Approximately the 20-30% of cases have an indeterminate for malignancy final report. These patients undergo diagnostic (and not therapeutic) thyroidectomy, but after surgery the 80% of these thyroid nodules are benign. This overtreatment has of course important consequences in the quality of life of the patients and high healthcare costs. The application of -omics techniques might have a potential role in the research for new diagnostic markers able to discriminate benign from malignant nodules, thus minimizing the challenging cases of indeterminate for malignancy. Mass spectrometry is one of the most important analytical tools able to obtain information regarding the molecular composition of a sample, the presence of biomolecules and their abundance. Among the different proteomics approaches able to extract the molecular alterations of the different type of specimen’s lesion, Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionization (MALDI) Mass Spectrometry Imaging (MSI) was strongly emerging. MALDI-MSI represents an ideal technology that enables to explore the spatial distribution of biomolecules within tissue, integrating molecular and traditional morphological information while preserving the integrity of the analysed tissue. Various studies applied MALDI-MSI technology for prognostic purposes and for in real time diagnostic setting, showing the usefulness, advantages and applicability of MALDI-MSI in different fields of pathology. Due to the promising results recently obtained with MALDI-MSI in the identification of proteomic signals able to differentiate between benign and malignant cases from the analysis of thyroid tissue after surgery , the idea was to apply for the first time MALDI-MSI on real thyroid FNAs biopsies. Preliminary to the clinical study, the protocol for the proteomic MALDI-MSI analysis was optimised to avoid degradation, alteration phenomena, contamination and artefacts formation. The methodological improvement of the protocol in a complicated field as thyroid cytological specimens played an important role in this study. Challenging technical aspects, such as i) the interference of haemoglobin due to the high vascularization of the thyroid organ and ii) the stability of the samples over time before the analysis from a morphological and proteomic point of view, were overcome through two studies that were planned and analysed as part of the thesis. The clinical study for the detection of the potential cluster of signals with discriminant capability was originally planned to involve a large sample of thyroid nodules, however, due to the slow enrolment rate of malignant cases, the thesis contains only the results of a preliminary analysis. Eighteen subjects contributed to the training set with 9 benign and 9 malignant thyroid nodules. The statistical model was based on data of 81 specific region of interest, according to the morphological triage performed by the pathologist in order to overcome false information deriving from non thyrocytes cells. The validation phase was performed on 11 patients with different type of lesions (i.e. benign, indeterminate and malignant). Results are very promising and highlight the possibility to introduce MALDI-MSI as a complementary tool for the diagnostic characterization of thyroid lesions. A methodological aspect that emerged from the peculiarity of the proteomic analysis was also investigated. A review of the most used indices for the assessment of the similarity between mass spectra profiles was performed and a new measure was proposed. A simulation study was implemented in order to identify the best similarity measure to use in comparing proteomic profiles.
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Falvo, Laura. « Analisi dei fattori prognostici nei carcinomi papilliferi della tiroide : ruolo del sottotipo istologico e della istologica invasione vascolare ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917181.

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Macià, Armengol Anna. « Paper de Sprouty1 en la senescència cel·lular i la supressió tumoral a la glàndula tiroide ». Doctoral thesis, Universitat de Lleida, 2013. http://hdl.handle.net/10803/123974.

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Résumé :
Ret és un Receptor Tirosina Cinasa (RTK) que regula el desenvolupament del sistema genito-urinari i el desenvolupament del sistema nerviós perifèric. A més, les mutacions de guany de funció d’aquest receptor cursen amb el desenvolupament del Carcinoma Medul•lar de Tiroide (MTC), una neoplàsia de la glàndula tiroide que deriva de les cèl•lules C, productores de calcitonina. En mamífers, la família de Sprouty (Spry) està composta per quatre gens diferents (Spry1-4). Diferents anàlisis genètics en ratolins demostren que els gens Spry són inhibidors de la senyalització de Ret durant el desenvolupament dels ronyons i del sistema nerviós entèric. D’altra banda, alguns membres de la família de Spry s’han proposat com a possibles gens supressors de tumors en una gran varietat de patologies cancerígenes. A la primera part del nostre treball, hem volgut estudiar si la proteïna Sprouty1 pot actuar com un gen supressor de tumors al MTC. En primer lloc hem analitzat les tiroides dels ratolins knockout per Spry1 i observem que desenvolupen una hiperplàsia de les cèl•lules C, una lesió precancerosa al desenvolupament del MTC. A més a més, demostrem que l’expressió de Spry1 redueix la proliferació d’una línia cel•lular derivada d’un MTC humà, la línia TT, degut a la inducció de la senescència cel•lular. Finalment, hem descobert que el promotor de Sprouty1 es troba freqüentment metilat en mostres humanes de MTC, cosa que provoca la disminució dels nivells d’expressió de Spry1 en aquest tipus de càncer. A la segona part del nostre treball, hem observat que la pèrdua de Spry1 provoca un augment del tamany de la tiroide dels ratolins a causa d’un increment de la proliferació de les cèl•lules fol•liculars. D’altra banda, les tiroides dels ratolins knockout per Spry1 mostren una disminució dels marcadors de senescència cel•lular, on s’hi inclou la reducció de la secreció dels factors que activen i mantenen el fenotip secretor associat a la senescència cel•lular (SASP). Finalment, hem observat una disminució de l’activació de la via NF-kB a la tiroide dels ratolins Spry1-/-, fet que correlaciona amb la disminució de la secreció dels factors IL-6 i KC. Com que la senescència cel•lular s’ha proposat com una potent barrera pel desenvolupament tumoral, hem volgut analitzar si la pèrdua de Spry1 pot accelerar el procés de tumorigènesi en ratolins susceptibles al desenvolupament tumoral. Els ratolins doble mutants per Pten i Spry1 mostren un augment de la incidència de tumors a la tiroide i a la glàndula adrenal si ho comparem amb els ratolins Pten+/-. Tot i que la pèrdua de Sprouty1 per si sola no és suficient per promoure la formació de tumors, accelera la tumorigènesi en el context d’una haploinuficiència de Pten.
Ret es un Receptor Tirosina Quinasa (RTK) que regula el desarrollo del sistema genitourinario y del sistema nervioso periférico. Además, las mutaciones de ganancia de función de estos receptores cursan con el desarrollo del Carcinoma Medular de Tiroides (MTC), una neoplasia de la glándula tiroides que deriva de les células C, productoras de calcitonina. En los mamíferos, la familia de Sprouty (Spry) está compuesta por cuatro genes distintos (Spry1-4). Análisis genéticos en ratones demuestran que los genes Spry son inhibidores de la señalización por Ret durante el desarrollo de los riñones y del sistema nervioso entérico. Por otra parte, algunos miembros de la familia de Spry se han propuesto como posibles genes supresores de tumores de una gran variedad de patologías cancerígenas. En la primera parte de nuestro trabajo, hemos querido estudiar si la proteína Sprouty1 puede actuar como un gen supresor de tumores del MTC. En primer lugar hemos analizado las tiroides de los ratones knockout para Spry1 y observamos que desarrollan una hiperplasia de las células C, una lesión precancerosa al desarrollo del MTC. Además, hemos demostrado que la expresión de Spry1 reduce la proliferación de una línea celular derivada de un MTC humano, la línea TT, por causa de la inducción de la senescencia celular. Finalmente, hemos descubierto que el promotor de Sprouty1 se encuentra frecuentemente metilado en muestras de MTC humanas, hecho que provoca la disminución de los niveles de expresión de Spry1 en este tipo de cáncer. En la segunda parte de nuestro trabajo, hemos observado que la perdida de Spry1 provoca un aumento del tamaño de la tiroides de los ratones a causa de un incremento de la proliferación de les células foliculares. Por otra parte, las tiroides de los ratones knockout para Spry1 muestran una disminución de los marcadores de senescencia celular, dónde se incluye la reducción de la secreción de los factores que activan y mantienen el fenotipo secretor asociado a la senescencia celular (SASP). Finalmente, hemos observado una disminución de la activación de la vía NF-kB a la tiroides de los ratones Spry1-/-, que correlaciona con la disminución de la secreción de los factores IL-6 i KC. La senescencia celular se ha propuesto como una potente barrera para el desarrollo tumoral, por eso hemos querido analizar si la pérdida de Spry1 puede acelerar el proceso de tumorigénesis en ratones susceptibles al desarrollo tumoral. Los ratones doble mutantes por Pten i Spry1 muestran un aumento de la incidencia de tumores a la tiroides y a la glándula adrenal si se compare con los ratones Pten+/-. La pérdida de Sprouty1 por si sola no es suficiente para promover la formación de tumores, pero acelera la tumorigénesis en el contexto de una haploinuficiencia de Pten.
Ret is a Receptor Tyrosine Kinase (RTK) that regulates several aspects of the development of the genito-urinary system and the peripheral nervous system. Moreover, gain-of-function mutations of this receptor cause the development of Medullary Thyroid Carcinoma (MTC), a rare neoplasm arising from the calcitoninproducing C-cells of the thyroid gland. Sprouty (Spry) family of genes is composed of four members in mammals (Spry1-4). Genetic analyses on mice demonstrate that Spry genes are inhibitors of Ret signalling during the development of kidneys and enteric nervous system. Moreover, some Spry family members have been proposed as candidate tumour-suppressor genes in a variety of cancerous pathologies. In the first part of our work, we wanted to elucidate whether Spry1 could act as a tumour suppressor gene in MTC. We analysed the thyroid gland of Spry1 null-mice and found that they develop C-cell hyperplasia, a precancerous lesion preceding MTC. In addition, we demonstrate that expression of Spry1 restrains proliferation of the MTCderived cell line TT by inducing cellular senescence. Finally, we found that the Spry1 promoter is frequently methylated and its expression decreased in human MTC. In the second part of our work, we found that Spry1 knockout mice present enlarged thyroid glands due to increased proliferation of follicular cells. Moreover, thyroids from Spry1 knockout mice show decreased markers of cellular senescence, including a reduction in secretion of factors that activate and maintain the senescence-associated secretory phenotype (SASP). Finally, we determine that a defective activation of NF-kB signalling in Spry1 null thyroids underlie the observed effects on secretion of SASP factors IL-6 and KC. Since cellular senescence has been proposed as a potent barrier to tumorigenesis, we wanted to assess whether loss of Spry1 could accelerate the onset of tumorigenesis in a tumour-prone mouse. Pten and Spry1 double mutant mice show increased incidence of tumours of the thyroid and adrenal glands when compared to Pten+/- mice. Thus, although loss of Spry1 by itself might not be sufficient to promote tumour formation, it does accelerate tumorigenesis in the context of Pten haploinsufficiency.
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Morari, Elaine Cristina. « Estudo do sistema glutationa S-transferase nos tumores da tiroide humana ». [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310278.

Texte intégral
Résumé :
Orientador : Laura Sterian Ward
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-02T21:55:13Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Morari_ElaineCristina_M.pdf: 10397752 bytes, checksum: 13f1514ae22f3c968513c484f7f0dc5b (MD5) Previous issue date: 2002
Resumo: A susceptibilidade a carcinógenos químicos tem um importante papel no desenvolvimento da maioria dos cânceres. Diversos polimorfismos de enzimas metabolizadoras de drogas em humanos influenciam esta susceptibilidade individual. Os genes que incluem as isoenzimas do sistema glutationa s-transferase (GST) apresentam um polimorfismo hereditário. Os genes GST mu 1 (GSTM1) and GST theta 1(GSTT1) possuem uma variante alélica nula nos quais o gene inteiro está ausente e, portanto, não existe codificação ou produção da respectiva enzima. O genótipo nulo para ambas enzimas foi associado com diferentes tipos de cânceres. Para observar a influência da herança dessas enzimas no risco do câncer da tiróide, utilizamos uma multiplex-PCR que inclui o gene p-globina como um controle de DNA na reação de PCR para comparar 300 indivíduos normais de nossa população com 116 pacientes portadores de lesões tiroidianas. Desses casos, 49 eram de bócio benigno e 67 de doenças malignas: 50 carcinomas papilíferos e 17 carcinomas foliculares. A comparação entre tecidos de tumores da tiróide e 35 amostras correspondentes de sangue periférico de pacientes com câncer demonstraram padrão idêntico, sugerindo que o sistema GST não está envolvido no processo de desdiferenciação folicular. Não houve diferença estatística entre a prevalência da deleção dos genes GSTT1 e GSTM1 em indivíduos normais e em pacientes com bócio. Entretanto, os pacientes com carcinoma papilífero (10%) e pacientes com carcinoma folicular (17%) apresentaram uma prevalência de genótipo nulo mais elevada do que os indivíduos da população normal (5%) (p= 0,0479). Demonstramos que a herança de um genótipo nulo combinado para GSTM1 e GSTT1 é responsável por um aumento de 2.6 vezes no risco de câncer. Sugerimos que estes resultados podem ser usados como marcadores na susceptibilidade ao câncer da tiróide, auxiliando na seleção dos indivíduos de risco que merecem investigação e conduta mais rigorosa de seus bócios
Abstract: Susceptibility to chemical carcinogens plays an important role in the development of most cancers. Several polymorphisms of human drug-metabolizing enzymes influence this individual susceptibility. The genes that encode the isoenzymes of the glutathione s-transferase (GST) system present a polymorphic inheritance. The GST mu 1 (GSTMl) and GST theta 1(GSTTl) genes have a null allele variant in which the entire gene is absent. The null genotype for both enzymes has been associated with many different types of tumors. In order to look for the influence ofthe inheritance pattern of these enzymes on thyroid cancer risk we used a triplex PCRi that included p-globin gene as a DNA quality control in the PCR reaction to compare 300 normal individuaIs of our population to 116 goiter patients. There were 49 cases of benign goiters and 67 cases of malignant diseases: 50 papillary and 17 follicular carcinomas. Comparison between thyroid tumor specimens and normal corresponding samples of 35 cancer patients demonstrated identical patterns, suggesting that the GST system is not involved in the process of follicular dedifferentiation. There was no statistical difference between the prevalence ofthe deleted alleles in the normal individuaIs and in the goiter patients. However, papillary carcinoma patients (10%) and follieular carcinoma patients (17%) presented a higher prevaIenee of the null genotype than the normal population individuaIs (5%) (p= 0,0479). We found a 2.6 increased risk of thyroid caneer associated with the GSTT1 and GSTMl combined null inheritance, suggesting that this may be a usefuI marker for thyroid caneer susceptibility
Mestrado
Ciencias Basicas
Mestre em Clinica Medica
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Buj, Gómez Raquel. « Nueva generación de biomarcadores epigenéticos y transcriptómicos en el cáncer de tiroides bien diferenciado ». Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2017. http://hdl.handle.net/10803/402824.

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Résumé :
El cáncer de tiroides bien diferenciado (WDTC) es la neoplasia más común del sistema endocrino. Aunque es uno de los tumores con mejor pronóstico, con más del 90% de los pacientes alcanzando valores de supervivencia superiores a los 10 años, el tratamiento rutinario actual, la tiroidectomía total, es altamente agresivo. Esto ha llevado a la comunidad científico clínica replantearse la utilidad de los actuales sitemas de estratificación del riesgo. Si bien durante mucho tiempo se ha tratado de establecer el valor pronóstico de las diferentes alteraciones genéticas del WDTC (mutaciones en BRAF, RAS, PTEN, translocación RET/PTC, etc.) ninguna parece ser totalmente resolutiva. Al empezar esta tesis existían algunos trabajos en los que, a través del análisis del estado de metilación del DNA de genes específicos, se demostraba la implicación de la desregulación de esta marca epigenética en el desarrollo y progresión del WDTC. El objetivo general de esta tesis es la identificación de alteraciones de la metilación del DNA asociadas a características diagnósticas y/o pronosticas que nos permitan mejorar los sistemas actuales de estratificación del riesgo. Dado que la hipometilación global del genoma es una marca distintiva del cáncer que ha sido propuesta como biomarcador de diagnóstico, pronóstico y de respuesta al tratamiento en muchos tipos tumorales, nuestra primera aproximación consistió en el desarrollo de QUAlu (Quantification of Unmethylated Alu elements), una técnica simple, robusta, económica y fácilmente incorporable en los laboratorios de anatomía patológica que permite determinar la hipometilación global de muestras humanas de diversa naturaleza (tejido fresco, cortes histológicos, heces, biopsias líquidas y con aguja fina). Los resultados demuestran que la hipometilación del tejido tumoral es mucho más elevada y variable que la del tejido normal, que la hipometilación está asociada al tabaquismo y que el DNA extraído de heces y de biopsias líquidas de pacientes con cáncer de colon y cáncer de pulmón, respectivamente están más hipometilados que el de las personas sanas. Nuestra segunda aproximación consistió en el estudio de la metilación de los promotores génicos del WDTC mediante el array de metilación 27K de Illumina. De entre los resultados obtenidos, cabe destacar que los patrones de metilación del DNA del WDTC no sólo estaban asociados a los perfiles histopatológicos sino también a la mutación conductora subyacente (BRAF o RAS). Además, hemos podido realizar una selección de candidatos (DLEC1, COL4A2, KLK10) cuya validación ha sido llevada a cabo en una serie paralela confirmando los resultados del array. Por último, gracias a la integración de los datos de metilación del DNA con las características clínicas de los pacientes, hemos establecido el papel pronóstico de la metilación del promotor de los genes WT1 y EI24. Derivado del estudio de validación llevado a cabo con KLK10, encontramos la capacidad estratificadora del riesgo en WDTC de la familia génica de las calicreínas (KLKs). Las KLKs con un grupo de 15 proteasas de serina que agrupan juntas en el cromosoma 19. Gracias a su caracterización molecular y a la integración de estos datos con los rasgos clínicos de los pacientes obtenidos a través del TCGA (The Cancer Genome Atlas), hemos podido desarrollar un árbol de decisión, basado en las KLKs, capaz de clasificar los tumores de acuerdo a su perfil molecular, describiendo un subconjunto de tumores de buen pronóstico. En conclusión, en esta tesis hemos abierto el camino al estudio de una nueva serie de biomarcadores de nueva generación epigenéticos y transcriptómicos cuya puesta a punto en muestra prequirúrgicas puede representar un avance muy significativo en la medicina predictiva y personalizada del WDTC.
The increasing incidence of papillary thyroid carcinoma (PTC) mainly due to improved diagnosis has led to an overtreatment of occult clinically irrelevant PTC. Conversely, the lack of prognostic markers often drives to an aggressive undertreatment (totally thyroidectomy). Hence, fine-tuning of thyroid cancer stratification would help to improve the management of the disease. The objective of this thesis is the characterization of molecular thyroid cancer fingerprints to identify (epi-)genetic alterations useful as diagnostic, prognostic and response to treatment biomarkers and/or therapeutic targets. Our first approach was to quantify global loss of DNA methylation in WDTC, since DNA hypomethylation is a landmark of most cancers, and therefore a good tumoral biomarker. With this purpose we developed Quantification of Unmethylated Alu repeats technique (QUAlu), a simple and robust method to determine global hypomethylation of human specimens that may be easily implemented in research and clinical settings. Our second approach was to interrogate the methylation status of gene promoters at the genome scale. We performed a 27K methylation array showing for the first time, that the epigenetic profiles were closely related to not only tumor histology but also to the underlying driver mutation. Derived of this work we identified a specific KLK10 hypomethylation in BRAF mutated and in a subset of wild type (WT) tumors. The molecular characterization of the KLK genes, a family of 15 serine proteases that cluster together in the chromosome 19, allowed as to develop a simple and robust KLK algorithm to stratify thyroid cancer risk, uncovering a novel good-prognosis subtype of tumors. In conclusion, in this thesis we have led the way in developing a new generation of epigenetic and transcriptomic biomarkers which setting up in preoperative samples would help to fine-tuning of thyroid cancer risk stratification.
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Calderón, Flores Edwin José. « Quiste del conducto tirogloso : estudio retrospectivo de 68 casos, resultados de la operación de Sistrunk modificada. Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen - EsSalud (junio 1998 - mayo 2001) ». Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2006. https://hdl.handle.net/20.500.12672/16044.

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El documento digital no refiere asesor
Tanto los quistes como las fístulas de origen congénito, se encuentran generalmente en la región cervical. Entre ellos, los mas importantes y frecuentes son los quistes y fístulas del conducto tirogloso. El presente trabajo realiza una investigación observacional, retrospectiva y descriptiva de 68 pacientes con diagnóstico clínico e imagenológico del quiste del conducto tirogloso, con el objetivo de conocer su comportamiento en nuestra institución durante el período 1997-2000. Cabe resaltar que de los 68 pacientes 47 eran masculinos (69,1 %) y 21 femeninos (30,9 %). El 7,3 % con una edad inferior a los 9 años y 41,2 % entre 10 y 19 años. Según los resultados, se manifestaron como una tumoración cervical en 67 pacientes y en 1 como una fístula. La técnica quirúrgica de Sistrunk convencional o modificada se empleó en los 68 pacientes (100,0 %) y la mortalidad operatoria fue nula. Es preciso señalar que el seguimiento de los pacientes después de la cirugía fue de seis meses a dos años. Es por ello que un paciente (1,5 %) presento recidiva y fue reintervenido a los 10 meses. Basándose en los resultados, se concluye que la mejor técnica quirúrgica para los quistes del conducto tirogloso es la técnica de Sistrunk convencional, con amplia extirpación del cuerpo del hioides y tejidos suprahioideos. Sin embargo la extirpación de todo el quiste (quistectomía) o del trayecto fistuloso (fistulectomía), acompañado de la resección de la porción central del hueso hioides (hioidectomía) considerada una operación de Sistrunk modificada suele ser exitosa.
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Cuipal, Roldán Raúl. « Carcinoma diferenciado de tiroides, factores de riesgo y pronóstico Servicio de Cabeza, Cuello y Maxilofacial. Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen. De junio 2003 a mayo del 2006 ». Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2006. https://hdl.handle.net/20.500.12672/15913.

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Résumé :
El documento digital no refiere asesor
El cáncer de tiroides es el tumor endocrino maligno más frecuente, representando aproximadamente 1,5 % de todas las neoplasias malignas y causa 0,5 % de muertes por cáncer. Se realizó el presente estudio con el fin de determinar los factores de riesgo del cáncer diferenciado de tiroides en el Servicio de Cirugía de Cabeza, Cuello y Maxilofacial en el Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen de junio 2003 a mayo del 2006. y los factores pronósticos del cáncer diferenciado de tiroides propios del paciente. Estudio no experimental, descriptivo, de correlación, de corte longitudinal y retrospectivo. Se ha estudiado 219 pacientes operados por tumor de tiroides en los cuales el tamaño de la muestra fueron 79 pacientes, así como las características de la pieza operatoria y compararlas con las estadísticas internacionales, de los principales grupos de estudio y la Unión Internacional Contra el Cáncer. Resultó que de los 219 pacientes, con neoplasia maligna del tiroides fueron 79 (36 %) y neoplasia benigna 140 (64 %) de los cuales la anatomía patológica resultó compatible con neoplasia Maligna de la Glándula Tiroides se dividieron según su tipo histológico en carcinoma papilar con 69 casos (82 %), carcinoma folicular con 10 casos (12 %), carcinoma medular con 5 casos (6 %) y carcinoma anaplásico con 0 casos (0 %). El cáncer diferenciado de tiroides (Carcinoma Papilar y Carcinoma Folicular) suman 79 casos lo que representa el 36 % de las neoplasias de tiroides. En resumen, el cáncer diferenciado de tiroides es un problema medico quirúrgico causante de morbimortalidad y su adecuado tratamiento se enfoca de acuerdo a la identificación de los factores de riesgo y factores pronósticos se han encontrado factores de riesgo para cáncer diferenciado de tiroides como son edad y el sexo.
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Flores, Arévalo Jaime. « Expresión del factor 1 de transcripción tiroideo en los carcinomas primarios de pulmón de los pacientes del Hospital Guillermo Almenara Irigoyen año 2009 - 2010 ». Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2013. https://hdl.handle.net/20.500.12672/11762.

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Résumé :
Publicación a texto completo no autorizada por el autor
El documento digital no refiere asesor
Determina la relación de la expresión del factor 1 de transcripción tiroideo como marcador inmunohistoquímico en los carcinomas primarios de pulmón de los pacientes del Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen año 2009-2010. Estudio de tipo observacional descriptivo, de secuencia temporal de tipo correlacional, analítico y con relación cronológica de tipo retrospectivo. La población estudio son todas las muestras histológicas de pacientes que dieron resultados para carcinomas primarios de pulmón de los años 2009 y 2010 con registro de 107 casos. Los resultados muestran que el 50.5% tienen edad de 50 a 70 años y el 52.3%% son de sexo masculino. Así mismo en la presente investigación encontramos que la topografía más frecuente se encuentra en pulmón, (52.3%); el 59.8% tuvieron tipo de muestra biopsia endoscópica, 77% del total de pacientes presentan adenocarcinoma y sub tipo histológico más frecuente el tipo acinar.Se encontró que en la población estudiada el 26.2% presentan Inmunohistoquímica positivo y el 50.5% presenta grado de diferenciación medianamente diferenciado. Los datos evidencian que del total de pacientes con IH negativo el 81.3% presentan tipo histológico adenocarcinoma y el 62.9% presentan sub tipo histológico acinar, así mismo los pacientes con IH positivo el 64.3% presentan tipo histológico adenocarcinoma y el 52.6% presentan sub tipo histológico acinar. Se encontró relación estadística entre la Inmunohistoquímica y Tipo histológico P<0.05 y sub tipo histológico P<0.05. Existe relación estadísticamente significativo entre la expresión del factor 1 de transcripción tiroideo como marcador inmunohistoquímico en los carcinomas primarios de pulmón de los pacientes del Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen año 2009-2010.
Trabajo académico
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Iglesias, i. Felip Carmela. « Biòpsia selectiva del gangli sentinella en el carcinoma papil·lar de tiroide. Anàlisi morfològica i valor de la càrrega tumoral ganglionar ». Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2020. http://hdl.handle.net/10803/670578.

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Résumé :
El carcinoma papil·lar de tiroide (CPT) és el càncer tiroïdal més freqüent. Malgrat que el seu pronòstic és habitualment bo, alguns pacients presenten disseminació de la malaltia i recurrència. L’impacte pronòstic de l’afectació ganglionar cervical sembla relacionar-se amb la seva extensió. El sistema d’estratificació TNM és imprecís quantificant aquest grau d’afectació ganglionar. L’abordatge quirúrgic de les metàstasis limfàtiques en el CPT és controvertit. Les recomanacions vigents proposen realitzar buidament ganglionar als malalts amb metàstasis demostrades i en situacions de risc de mal pronòstic. Per tant, resulta clau conèixer amb precisió l’estat ganglionar real. Amb aquest objectiu s’ha proposat la tècnica de la biòpsia selectiva del gangli sentinella (BSGS), comú en d’altres carcinomes. Aquesta metodologia pressuposa, per a cada tumor, una seqüència d’afectació limfàtica previsible. Això permet un abordatge quirúrgic més dirigit i centrar els esforços en l’anàlisi morfològica exhaustiva dels ganglis amb major probabilitat d’afectació. És fonamental que el diagnòstic intraquirúrgic de l’estat ganglionar sigui el més acurat possible, evitant falsos negatius. Per a minimitzar els errors diagnòstics de la morfologia convencional, s’ha implementat en el càncer de mama l’assaig molecular OSNA (One-Step Nucleic Acid Amplification). És un assaig quantitatiu, reproduïble i fiable, alternatiu a la histologia i que pot resoldre els errors diagnòstics de la morfologia. Alhora, estratifica el resultat depenent de la càrrega tumoral (negatiu, micrometàstasi o macrometàstasi). La present tesi doctoral ha estat estructurada en 4 articles científics i ha tingut com a objectiu final demostrar tant l’efectivitat de la BSGS en el CPT, escassament reportada, com avaluar per primera vegada la implementació d’OSNA en aquest context. El primer treball va demostrar, en una sèrie de 43 pacients, els bons resultats de la BSGS amb anàlisi intraoperatòria convencional (citologia/histologia), permetent millorar l’estratificació ganglionar i demostrant metàstasis ocultes en 50% dels casos. Va evidenciar el problema dels falsos negatius, fet que ens va suggerir la necessitat de cercar un sistema d’anàlisi alternatiu. El segon treball va pretendre, buscant una solució al problema, testar l’aplicabilitat d’OSNA per a l’anàlisi dels ganglis en el CPT. Es va plantejar un estudi preliminar comparatiu amb OSNA i morfologia convencional en paral·lel per a la valoració dels ganglis ressecats en 5 pacients amb evidència clínica de metàstasis. Un cop demostrada l’aplicabilitat d’OSNA en aquests ganglis, ens vàrem plantejar un tercer treball amb l’objectiu d’avaluar definitivament l’impacte de la introducció d’OSNA intraoperatori en una sèrie de 35 pacients sense evidència clínica de metàstasi. L’estudi va demostrar que el binomi BSGS+OSNA era factible. Addicionalment, la naturalesa quantitativa de l’assaig ens permeté plantejar un abordatge quirúrgic personalitzat depenent de la càrrega tumoral en el gangli sentinella. Finalment, el quart treball comparava amb OSNA algunes dades morfològiques proposades com a criteris de càrrega metastàtica ganglionar i qüestionava, segons aquesta metodologia, la validesa d’alguna d’elles. En resum, la tesi demostra l’aplicabilitat clínica d’OSNA per a millorar el rendiment de la BSGS en CPT. Addicionalment, OSNA permet un millor coneixement del potencial oncològic real de les metàstasis, aportant un valor quantitatiu i estandarditzable. A dia d’avui, tot i que les dades presentades son prometedores i encoratgen a no abandonar aquesta línia de recerca, el paper definitiu d’OSNA com a peça integrant dels algoritmes de maneig clínic en el CPT és un camp encara per explorar.
El carcinoma papilar (CPT) es el cáncer tiroideo más frecuente. Pese a tener un pronóstico generalmente bueno, algunos pacientes presentan una evolución agresiva con enfermedad diseminada y mayor riesgo de recurrencia. El impacto pronóstico de la afectación ganglionar cervical parece relacionarse con su extensión. El sistema de estratificación TNM es impreciso en la cuantificación del grado de afectación ganglionar. El abordaje quirúrgico de las metástasis linfáticas en el CPT es controvertido. Las recomendaciones vigentes proponen realizar vaciamiento ganglionar a aquellos pacientes con metástasis pre/intraquirúrgicamente demostradas y/o en situaciones de riesgo de mal pronóstico. Por ello, es clave conocer con la mayor precisión la afectación ganglionar real. Con este fin se ha propuesto la técnica de la biopsia selectiva del ganglio centinela (BSGC), de uso común en el cáncer de mama. Esta metodología presupone, para cada tumor, una secuencia de afectación linfática previsible. Esto permite un abordaje quirúrgico más dirigido y centrar los esfuerzos en el análisis morfológico exhaustivo de aquellos ganglios con mayor probabilidad de afectación. Es fundamental que el diagnóstico intraquirúrgico del estado ganglionar sea lo más exacto posible, evitando falsos negativos. Para minimizar los errores diagnósticos del estudio morfológico convencional, se ha implementado en el cáncer de mama el ensayo molecular OSNA (One-Step Nucleic Acid Amplification). Es un ensayo cuantitativo, reproducible y fiable, alternativo a la histología y que puede subsanar los errores diagnósticos de la morfología. Asimismo, estratifica el resultado según la carga tumoral (negativo, micrometástasis o macrometástasis). La presente tesis doctoral se ha estructurado en 4 artículos científicos y ha tenido como objetivo final demostrar tanto la efectividad de la técnica de la BSGS en los pacientes con CPT, escasamente reportada en la literatura, como evaluar por primera vez la implementación de la metodología OSNA en este contexto. El primer trabajo demostró, en una serie de 43 pacientes, los buenos resultados de la BSGS con análisis intraoperatorio convencional (citología/histología), permitiendo mejorar la estratificación ganglionar y demostrando metástasis ocultas en más del 50% de los casos. Se evidenció el problema ya conocido de los falsos negativos, sugiriéndose la necesidad de explorar un sistema de análisis alternativo. El segundo trabajo pretendió, buscando una solución a este problema, testar la aplicabilidad de OSNA para el análisis de los ganglios en el CPT. Se planteó, con buenos resultados finales, un estudio preliminar comparativo con OSNA y morfología convencional en paralelo para la valoración de los ganglios resecados en 5 pacientes con evidencia clínica de metástasis. Una vez demostrada la aplicabilidad de OSNA para el análisis de estos ganglios, nos planteamos un tercer trabajo con el objetivo de evaluar definitivamente el impacto de la introducción de OSNA intraoperatorio en una serie de 35 pacientes sin evidencia clínica de metástasis. El estudio demostró que el binomio BSGS+OSNA era factible. Adicionalmente, la naturaleza cuantitativa del ensayo nos permitió plantear un abordaje quirúrgico personalizado según la carga tumoral en el ganglio centinela. Finalmente, el cuarto trabajo comparaba con OSNA algunos datos morfológicos propuestos como criterios de carga metastásica ganglionar y cuestionaba, según esta metodología, la validez de alguno de ellos. En resumen, la tesis demuestra la aplicabilidad clínica de OSNA para mejorar el rendimiento de la BSGS en CPT. Adicionalmente, OSNA permite un mejor conocimiento del potencial oncológico real de las metástasis, aportando un valor cuantitativo y estandarizado. A día de hoy, pese a que los prometedores resultados animan a no abandonar esta línea de investigación, el papel definitivo de OSNA como pieza integrante de los algoritmos de manejo clínico en el CPT es un campo aún por explorar.
Papillary thyroid carcinoma (PTC) is the most common thyroid malignancy. Despite usually having a good prognosis, some patients present an aggressive course with disseminated disease and a higher risk of recurrence. The prognostic impact of cervical lymph node involvement appears to be related to its extent. The TNM stratification system is imprecise in estimating the lymph node extension. The surgical approach to nodal metastases in PTC is controversial. Current recommendations propose to perform cervical lymphadenectomy in those patients with metastases demonstrated before or during surgery and/or in cases of poor prognosis. Therefore, it is essential to accurately know the lymph node involvement. With this objective, the selective sentinel lymph node biopsy (SSLNB) technique, commonly used in other carcinomas such as breast cancer, has been proposed. This methodology presupposes, for each tumour, a predictable lymphatic involvement sequence. This allows a more personalized surgical approach and focuses efforts on the exhaustive morphological analysis of those nodes likely to be affected. The accuracy in the intra-operative diagnosis of the sentinel lymph node status is mandatory for the success of this technique, avoiding as much as possible false negative results. To minimize the diagnostic errors of the conventional morphological study, the OSNA (One-Step Nucleic Acid Amplification) molecular assay has been implemented in breast cancer. It is a quantitative, reproducible and reliable test, alternative to histology that can avoid the diagnostic errors of the morphology assessment. At the same time, it stratifies the result according to the tumour load (negative, micrometastasis or macrometastasis). The present PhD project has been structured in 4 papers. The main objectives have been to demonstrate: 1) the effectiveness of the SSLNB technique in patients with PTC, rarely reported in the literature, and 2) the usefulness, for the first time, of the implementation of OSNA in this context. The first paper demonstrated, in a series of 43 patients, the effectiveness of the SSLNB with conventional intraoperative analysis (cytology / histology). The technique improves lymph node stratification and shows occult metastases in more than 50% of cases. The already known problem of false negatives became evident, suggesting the necessity to explore an alternative analysis system. The second work aimed, in order to minimize this problem, to test the applicability of OSNA for the analysis of the lymph nodes in PTC. With that purpose in mind, a comparative preliminary study with OSNA and conventional morphology for the evaluation of the resected nodes in 5 patients with clinical evidence of nodal metastasis was performed. Once demonstrated by this second study the applicability of OSNA for the analysis of the lymph nodes in PTC, we developed a third study with the aim to finally evaluate the value of the intraoperative OSNA in a series of 35 patients without clinical evidence of nodal metastasis. The study showed that SSLNB + OSNA was feasible. Additionally, the quantitative nature of the assay allowed us to propose a personalized surgical approach according to the tumour burden on the sentinel node. Finally, in the fourth paper we compared some morphological data proposed as criteria for lymph node metastatic load with OSNA and we questioned, according to this methodology, the validity of some of them. In summary, our work demonstrates the clinical applicability of OSNA to improve the performance of the SSLNB in PTC. Additionally, OSNA allows a better understanding of the real oncological potential of metastases, providing a quantitative and standardized value. Today, despite the promising results that encourage to continue with this research, the definitive role of OSNA as an integral part of the clinical management algorithms in PTC is a field still to be explored.
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Flores, Echevarría Francisco. « Expresión de p53 y bcl 2 en las neoplasias foliculares de tiroides del Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen durante 1998-2003 ». Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2006. https://hdl.handle.net/20.500.12672/15909.

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Résumé :
Las neoplasias de tiroides se encuentran en el 2 a 4 % de la población adulta, de los cuales el 90 % son benignas, adenomas, y los restantes malignas, carcinomas. Los tumores que conservan genes p53 normales tienen mayores probabilidades de responder a tratamientos, a diferencia de los portadores de genes p53 mutantes, y la capacidad de p53 para controlar la apoptosis, donde actúa el gen bcl-2, en respuesta a la alteración del DNA tiene ciertas implicaciones terapéuticas. El propósito del trabajo es determinar la relación existente entre la expresión de p53 y bcl-2, y las neoplasias foliculares de tiroides del Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen. El tipo de estudio es observacional con un diseño de investigación descriptivo, longitudinal y retrospectivo-prospectivo. Se revisaron un total de 557 especímenes quirúrgicos, producto de resección por cirugía curativa de nódulo tiroideo recibidos por el Servicio de Anatomía Patológica del Hospital Nacional Guillermo Almenara Irigoyen durante los años 1998-2003, donde 100 casos tienen diagnóstico de adenoma ó carcinoma folicular, de los cuales 82 son adenomas y 18 son carcinoma folicular. Se halló que las neoplasias foliculares representaron el 18% del total de cirugías tiroideas en el periodo de estudio. Mediante Chi cuadrado es estadísticamente significativo afirmar que el tipo histológico está influenciado por la edad, el sexo, la localización tumoral, la actividad mitótica, la necrosis tumoral y la patología asociada en la tiroides no tumoral. El estudio concluye que mediante Chi cuadrado la expresión bcl-2 y p53 es estadísticamente significativa a la relación con los tipos histológicos adenomas folicular y carcinoma folicular (p < 0.05). Y mediante V de Cramer se puede demostrar que existe una fuerza de relación mediana importante.
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METERE, ALESSIO. « Il ruolo dello stress ossidativo nei tumori della tiroide, valutato attraverso la spettroscopia di risonanza paramagnetica elettronica e di risonanza magnetica nucleare : la nostra esperienza in chirurgia tiroidea ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1365786.

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Résumé :
In molti casi , nelle cellule tumorali tiroidee è stato evidenziato un aumento dello stress ossidativo ed un deficit nel sistema antiossidante, ma gli effetti dello stress ossidativo sulla funzione cellulare rimangono ancora in gran parte sconosciuti. In questo studio abbiamo approfondito il ruolo di alcuni enzimi antiossidanti contenenti selenio, come glutatione perossidasi (GPx1) e tioredossina reduttasi (TrxR1), nei tumori della tiroide, valutando anche, mediante la spettroscopia di Risonanza Paramagnetica Elettronica (EPR), la formazione diretta dei radicali liberi nelle cellule tumorali. Inoltre, utilizzando la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare ad alta risoluzione (HR-NMR), abbiamo identificato alcuni metaboliti nelle cellule tumorali della tiroide, che potrebbero essere l’espressione di un cambiamento del metabolismo cellulare in questo tipo di tumore. Campioni di carcinoma tiroideo e tessuto tiroideo sano sono stati raccolti da pazienti sottoposti a tiroidectomia totale per tumore tiroideo ed utilizzati per eseguire sia le analisi spettroscopiche con EPR e NMR, sia la valutazione dell’espressione degli enzimi antiossidanti. Nei nostri campioni abbiamo riscontrato un aumento significativo della formazione dei radicali liberi, mediante spettroscopia EPR, ed una riduzione sia dell’espressione degli enzimi antiossidanti GPx1 e TrxR1. L'analisi metabolomica, condotta mediante spettroscopia NMR, ha dimostrato, inoltre, una differenza significativa nell’espressione di alcuni metaboliti nel tessuto sano, rispetto al tessuto tumorale, evidenziando, in quest’ultimo, una riduzione di succinato, aspartato, mioinositolo, Cho, citrato e glutatione e un aumento di glutammato e acetato. Questi cambiamenti nel metabolismo cellulare riflettono una riduzione dell'attività del ciclo di Krebs a favore della glicolisi nei tumori tiroidei, in presenza di un significativo aumento dello stress ossidativo. I nostri risultati evidenziano che le cellule tumorali tiroidee sono in grado di riprogrammare la loro attività metabolica per sopravvivere in condizioni di elevato stress ossidativo e con un sistema antiossidante compromesso, evidenziando per la prima volta, una connessione tra stress ossidativo e l'alterazione del profilo metabolico nei tumori della tiroide.
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COLETTA, IOLANDA. « Il sistema dell’uPAS nei tumori della tiroide ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918373.

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Perri, Anna, Diego Sisci et Sebastiano Andò. « T3/TRPr indaces proltferutive effects on pupillury thyroid cuncer cells FB2 ». Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/305.

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Bravo, Miana Rocío del Carmen. « Caracterización de vesículas extracelulares como mediadoras de la comunicación intercelular en el microambiente tumoral tiroideo y su rol en la promoción maligna ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11086/21982.

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Résumé :
Tesis (Doctora en Ciencias Químicas) - - Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas, 2021
El cáncer de tiroides es la enfermedad maligna del sistema endocrino con mayor prevalencia. Entre los carcinomas tiroideos, el Carcinoma Papilar Tiroideo (PTC) es la patología más frecuente, en general de buen pronóstico, aunque algunos casos se presentan con mayor agresividad, metástasis locales y a distancia, resistencia al tratamiento y aumentada mortalidad. Por otra parte, el Carcinoma Anaplásico Tiroideo (ATC), aunque de menor incidencia, es el más agresivo, metastásico y de alta letalidad. Las células tumorales no pueden comandar la promoción de la enfermedad de forma independiente, sino que necesitan de otras células, residentes o reclutadas al sitio tumoral, que apoyen el mantenimiento de las capacidades adquiridas por las células tumorales, conformándose lo que se conoce como microambiente tumoral (TME). La comunicación intercelular en el TME se produce tanto por interacciones célula-célula, célula-matriz, como por diversas moléculas liberadas en forma soluble o bien empaquetadas en vesículas extracelulares (EVs). Las EVs son poblaciones heterogéneas de vesículas nanométricas (< 1000 nm) y transportan biomoléculas provenientes de la célula que les da origen. Las EVs liberadas por las células al espacio extracelular pueden ser aisladas a partir de distintos fluidos biológicos o sobrenadantes de cultivo, transferir su cargo a células receptoras, regulando el estado fisiopatológico de éstas, contribuir al desarrollo tumoral y participar en la invasión y metástasis en ganglios centinelas. El papel del TME en el desarrollo del cáncer de tiroides está comenzando a ser dilucidado. Sin embargo, las evidencias que relacionan el crosstalk entre Fb y células tumorales tiroideas, con la secreción de EVs, su cargo, y eventual modulación de proteínas relacionadas con la promoción de la invasión y diseminación tumoral, fueron poco exploradas. Este trabajo de tesis doctoral se centró en la caracterización de EVs, obtenidas a partir de un modelo in vitro de interacción célula tumoral-Fb, desde un abordaje morfológico, cuantitativo, bioquímico, proteómico y funcional. Los fibroblastos (Fb), fueron las células representantes del estroma elegidas en este trabajo, y se conoce que presentan un rol protagónico en el desarrollo tumoral. El modelo experimental utilizado se basó en el co-cultivo de células TPC-1 (PTC); 8505c, (ATC); y NThyOri (células no-tumorales tiroideas) con Fb humanos; y el aislamiento de EVs se llevó a cabo por ultracentrifugación de los sobrenadantes de cultivo (CMs). La caracterización morfológica y bioquímica de las EVs se realizó mediante microscopía electrónica de transmisión (TEM), nanoparticle tracking analysis (NTA) y ensayos de western blot (WB). El estudio proteómico se realizó por cromatografía líquida de alto rendimiento y espectrometría de masa en tándem y la caracterización funcional por zimografías, microscopía de fluorescencia, microscopía confocal y citometría de flujo. Estudios proteómicos y funcionales de las EVs permitieron dilucidar su posible rol en el TME tiroideo, así como encontrar interesantes proteínas que constituirían importantes blancos de profundización como biomarcadores en cáncer de tiroides. Los resultados obtenidos demostraron que los Fb, las células tiroideas y sus co-cultivos liberan EVs a los CMs, con un tamaño entre 50-200nm, las que mostraron la expresión de marcadores de exosomas clásicos. La comunicación bidireccional entre Fb y células TPC-1, produjo un mayor número de EVs que las obtenidas de Fb y células TPC-1 aisladas. Sin embargo, no hubo diferencias en el número y tamaño de las partículas aisladas entre las diferentes células tiroideas co-cultivadas. El perfil proteómico de las EVs distinguió aquellas obtenidas de células co-cultivadas con respecto a las obtenidas de células aisladas y mostró una robusta segregación entre las muestras provenientes del entorno del PTC: TPC-1/Fb-TPC-1 con respecto a las provenientes de 8505c/Fb-8505c y NThyOri/Fb-NThyOri. Interesantemente, EVs provenientes del co-cultivo célula tumoral tiroidea-Fb presentaron un perfil proteómico relacionado a la remodelación de la matriz extracelular (ECM). El estudio de las proteínas diferencialmente enriquecidas (DEPs) en el entorno Fb-TPC-1, sugirió que el Fb aportaría al direccionamiento de la potencial funcionalidad en las EVs, sin embargo, en el contexto Fb-8505c, el Fb no modificaría la capacidad funcional que presentan EVs obtenidas de 8505c aisladas. En concordancia, el crosstalk entre Fb y TPC-1 potenció el rol de las EVs favoreciendo la degradación del colágeno. En la remodelación de la ECM participan enzimas como las metaloproteinasas (MMPs), proteasas inducidas y secretadas por células presentes en el TME. En el medio extracelular, éstas se activan y remodelan la ECM, degradando el colágeno contenido en la misma, favoreciendo los pasos iniciales de la migración celular. En nuestro modelo, se evidenció que el co-cultivo célula tumoral tiroidea-Fb indujo la secreción de proMMP9 y proMMP2 junto a un aumento significativo en la activación de MMP2 en los CMs. Además, en el caso de Fb-TPC-1, este aumento en la secreción de la enzima y su activación se produjo aún en ausencia del contacto directo célula-célula, mediado posiblemente por EVs y factores solubles liberados en ese contexto. De la misma manera, se demostró que la incubación de Fb y células NThyOri con EVs provenientes de Fb-TPC-1 indujo la secreción y activación de MMP2 en los CMs. En consonancia, MMP2 y proteínas relacionadas a la misma, detectadas en las EVs, permitieron discriminar entre EVs provenientes de un entorno tumoral con respecto al no tumoral. Por otro lado, se pudo evidenciar un aumento en el mRNA de GAL-1 en Fb estimulados con EVs provenientes de Fb-TPC-1. En estudios de captación de EVs realizados utilizando Fb y células TPC-1, como células receptoras, se evidenció que las EVs producidas por Fb, células tumorales y no tumorales tiroideas, son incorporadas al interior celular. Curiosamente, un mayor número de Fb internalizaron EVs provenientes del entorno tumoral que de células no tumorales tiroideas, lo que puso en evidencia la activa comunicación intercelular entre Fb y células tumorales tiroideas a través de EVs. Por último, CD147, HRAS y MAMDC2, moléculas asociadas con agresividad tumoral, se detectaron exclusivamente enriquecidas en EVs provenientes de Fb-TPC-1, lo cual abre la oportunidad de su estudio y detección en EVs provenientes de pacientes con cáncer de tiroides, con un potencial impacto traslacional en salud humana. En su conjunto, los resultados obtenidos en la presente tesis doctoral nos permitieron demostrar, por primera vez, el impacto de la interacción tumor-Fb en la liberación de una subpoblación diferente de EVs en el TME tiroideo. En este sentido, la comunicación entre Fb y células tumorales tiroideas, produce EVs con un proteoma biológicamente relevante para el cáncer de tiroides, vinculado con la remodelación de la ECM y la degradación del colágeno contenido en la misma. En el TME tiroideo, estas EVs desempeñarían un rol activo en la síntesis y activación de MMPs, así como en la expresión de Gal-1, facilitando la degradación de la ECM y, potencialmente, la migración e invasión de las células tumorales promoviendo la agresividad y progresión del tumor. Tanto el conocimiento del cargo proteico presente en EVs, así como la comprensión de su función biológica en el TME tiroideo, podrían contribuir al diseño de nuevas estrategias de tratamiento y ofrecerían oportunidades en el uso de procedimientos mínimamente invasivos, para el descubrimiento de biomarcadores en biopsia líquida, potencialmente útiles en la evaluación diagnóstica y el seguimiento de los pacientes con cáncer de tiroides.
Abstract: Thyroid cancer is the most prevalent malignant disease of the endocrine system. Among thyroid carcinomas, Papillary Thyroid Carcinoma (PTC) is the most frequent pathology, generally with a good prognosis, although some cases present higher aggressiveness, local and distant metastasis, resistance to treatment and increased mortality. On the other hand, Anaplastic Thyroid Carcinoma (ATC), although of lower incidence, is the most aggressive, metastatic and lethal malignancy. Tumor cells are not able to command independently the promotion of the disease, but need other cells, resident or permanently recruited to the tumor site, to support the maintenance of the hallmarks of cancer, establishing the tumor microenvironment (TME). Fibroblasts (Fb) were the representing stroma cells selected in this work, and they play a leading role in tumor development. Intercellular communication in the TME is produced by cell-to-cell and cell-matrix interactions, as well as by several molecules released in soluble form or packaged in extracellular vesicles (EVs). EVs are heterogeneous populations of nanometric vesicles (< 1000 nm) that carry biomolecules of their producing cells and transfer their cargo to recipient cells, regulating their pathophysiological state. EVs are released by the cells into the extracellular space, they can be identified in culture supernatants or different biological fluids, and contribute to tumor development modifying the phenotype of other TME cells and participating in invasion and metastasis to sentinel lymph nodes. The role of TME in thyroid cancer development is beginning to be elucidated. However, evidence linking the crosstalk between Fb and thyroid tumor cells with the secretion of EVs, their cargo, and an eventual modulation of proteins related to the promotion of tumor invasion and metastasis, still needs to be deciphered. This thesis work is focused on the characterization of EVs, obtained from an in vitro model of tumor cell-Fb interaction, with a morphological, quantitative, biochemical, proteomic and functional approach. The experimental model was based on the co-culture of TPC-1 cells, from PTC; 8505c, from ATC; and NThyOri, as thyroid non-tumor cells, with human Fb; and EVs were obtained by ultracentrifugation of culture supernatants (CMs). Morphological and biochemical characterization of EVs was performed by transmission electron microscopy (TEM), nanoparticle tracking analysis (NTA) and western blot (WB). EV-proteomic analysis was performed by nano-liquid chromatography-tandem mass spectrometry, and metalloproteinases (MMPs) were studied by zymography. EV-exchange was evaluated using immunofluorescence, confocal microscopy, and flow cytometry. Proteomic and functional studies of EVs permitted to elucidate their possible role in thyroid TME, as well as to find interesting proteins that would constitute important targets for further studies as thyroid cancer biomarkers. Our data demonstrated that Fb, thyroid cells and their co-cultures release EVs to CMs, with a size that ranged from 50 to 200nm, which showed the expression of the classical exosome markers CD63, CD81, CD9, and FLOT-1. The crosstalk between Fb and TPC-1 cells produced significantly more EVs than their isolated cells, however, no significant differences were registered among the different co-cultured thyroid cells. Unsupervised hierarchical clustering of the proteomic data showed the robust segregation between TPC-1/Fb-TPC-1 EV-samples regarding 8505c/Fb-8505c and NThyOri/Fb-NThyOri EV-samples. Interestingly, EVs from thyroid tumor cell-Fb co-culture presented a proteomic profile related to extracellular matrix remodeling (ECM). The study of differentially enriched proteins (DEPs) in the Fb-TPC-1 environment suggests that Fb would provide a functional advantage to EVs from TPC-1-tumoral milieu, specializing them in direct communication with the ECM. However, in the 8505c-tumoral context, Fb would not modify the functional capacity
2023-11-30
Fil: Bravo Miana, Rocío del Carmen. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas; Argentina.
Fil: Bollati, Flavia Andrea. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Farmacología; Argentina.
Fil: Bollati, Flavia Andrea. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Instituto de Farmacología Experimental de Córdoba; Argentina.
Fil: Pellizas, Claudia Gabriela. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Bioquímica Clínica; Argentina.
Fil: Pellizas, Claudia Gabriela. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro de Investigaciones en Bioquímica Clínica e Inmunología; Argentina.
Fil: Vilcaes, Aldo Alejandro. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Química Biológica; Argentina.
Fil: Vilcaes, Aldo Alejandro. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro de Investigaciones en Química Biológica de Córdoba; Argentina.
Fil: Cremaschi, Graciela Alicia. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Oficina de Coordinación Administrativa Houssay; Argentina.
Fil: Cremaschi, Graciela Alicia. Pontificia Universidad Católica Argentina; Argentina.
Fil: Cremaschi, Graciela Alicia. Consejo Nacional Investigaciones Científicas y Técnicas. Instituto de Investigaciones Biomédicas; Argentina.
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Margato, Elmano da Fonseca e. Neves. « Tumores da tiroideia : estudo de uma população de doentes operados no Hospital de Santa Maria ». Master's thesis, 2015. http://hdl.handle.net/10451/25267.

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Résumé :
Trabalho Final do Curso de Mestrado Integrado em Medicina, Faculdade de Medicina, Universidade de Lisboa, 2015
Apesar da elevada prevalência de nódulos da tiroideia, apenas uma pequena percentagem destes é maligna. O cancro da tiroideia é a neoplasia mais comum do sistema endócrino, sendo que 1.1% da população virá a ser diagnosticada com esta patologia. A sua incidência tem vindo a aumentar nos últimos anos, muito à custa de uma melhor vigilância médica e do aperfeiçoamento das técnicas de diagnóstico. Ocorre mais frequentemente em mulheres, tendo as formas mais agressivas igual prevalência em ambos os sexos. Os carcinomas papilar e folicular, com origem nas células foliculares, perfazem 80% e 90% do total de tumores malignos desta glândula, respectivamente. 5% dos tumores são carcinomas medulares, com origem nas células parafoliculares, sendo os restantes 5% outros tipos raros. O prognóstico destes tumores é geralmente bastante favorável. Contudo, as formas mais indiferenciadas tendem a ter um comportamento mais agressivo. Pensámos fazer um estudo retrospectivo desta patologia para melhor caracterização do seu comportamento. Pretendemos caracterizar uma população de doentes operados à tiroideia com suspeita ou com diagnóstico confirmado pré ou pós-operatoriamente de cancro, analisando estatisticamente os dados colhidos e procurando relacionar o tamanho e comportamento tumoral com o tipo de carcinoma, a idade e o sexo do doente. Para tal foram colhidos os dados demográficos, clínicos e anátomo-patológicos dos doentes operados à tiroideia no serviço de Cirurgia I do Hospital de Santa Maria, durante um período de 5 anos, que cumprissem os critérios referidos, sendo estes analisados estatisticamente. Verificou-se que cerca de 77% dos doentes com cancro da tiroideia eram mulheres, sendo a idade média dos doentes operados de 53 anos. 93% dos doentes estudados foram submetidos a tiroidectomia total. Nesta unidade adopta-se uma atitude conservadora no que respeita à dissecção linfática, não se realizando linfadenectomia profilática nos carcinomas diferenciados. Apenas 4.4% dos doentes com cancro realizou dissecção linfática e 45.1% realizou biopsia ganglionar na presença de gânglios suspeitos detectados durante a cirurgia. O carcinoma papilar constituiu 82.3% dos cancros encontrados, o folicular 8% e o medular 6.2%. O tamanho médio dos carcinomas foi de 2 cm (variação 0.1-10 cm), sendo que 31% dos carcinomas eram multicêntricos. 31.2% dos carcinomas invadiam tecidos periféricos, mas apenas 1.8% tinham metástases à distância. 17.3% tinham angioinvasão, sendo que em 20.7% foram encontradas metástases ganglionares. Os doentes com 45 anos ou mais parecem ter tendência a ter tumores mais invasivos. Os macrocarcinomas papilares têm maior tendência que os microcarcinomas para a angioinvasão. A maioria dos carcinomas é diagnosticada correctamente na citologia de aspiração, mas foi encontrado um valor elevado de falsos-positivos no caso dos carcinomas papilares (13.8%).
Although thyroid nodules are a common occurrence, just a small percentage of those are malignant. Thyroid cancer is the most common malignancy of the endocrine system and 1.1% of the population will be diagnosed with this condition. Its incidence has been increasing in recent years, mainly because of better medical screening and improvement of diagnostic techniques. It’s more frequent in women, although the most aggressive forms have the same prevalence in both sexes. Papillary and follicular carcinomas, both originating from follicular cells, account for 80% and 90% of the total number of malignant tumors of this gland, respectively. 5% are medullary carcinomas, originating from parafollicular cells, and the remaining 5% comprise other rare types. The prognosis of these tumors is generally very favourable. However, more undifferentiated types tend to have a more aggressive behaviour. We thought we’d do a retrospective study of this disease for better characterization of its behaviour. The aim of this study is to characterize a population of patients operated to the thyroid with suspected or confirmed diagnosis of cancer before or after surgery, statistically analyzing the collected data and trying to relate size and tumor behaviour with the type of carcinoma, age and sex of patient. In order to do this, patients that fulfilled the mentioned criteria and were subjected to thyroid surgery in the department of Cirurgia I of Hospital de Santa Maria during a five-year period were selected. Their demographic, clinical and anatomopathological data was collected and analyzed statistically. It was found that close to 77% of patients with thyroid cancer were women and, on average, operated patients were 53 years old. 93% of the studied patients were subjected to total thyroidectomy. This unit adopts a conservative approach in regard to lymph node dissection and prophylactic lymphadenectomy is not performed in the case of differentiated carcinomas. Only 4.4% of cancer patients had lymphadenectomy performed and 45.1% were subjected to lymph node biopsy when suspicious lymph nodes were found during surgery. Papillary carcinoma accounted for 82.3% of cancer cases, follicular carcinoma accounted for 8% and medullary carcinoma for 6.2%. The average size of carcinomas was 2 cm (range 0.1-10 cm), with 31% of them being multicentric. 31.2% of carcinomas had peripheral tissue invasion, but only 1.8% had distant metastasis. 17.3% had angioinvasion and lymph node metastases were found in 20.7% of carcinomas. Patients aged 45 years and older seem more prone to more invasive tumors. Papillary macrocarcinomas are more likely to have angioinvasion than microcarcinomas. Most carcinomas are correctly diagnosed in fine-needle aspiration cytology, but it was found a large amount of false-positives in the case of papillary carcinomas (13.8%).
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Rosa, Cláudia Sofia Jardim Pereira. « Predisposição tumoral na Neurofibromatose tipo I : um caso clínico ». Master's thesis, 2021. http://hdl.handle.net/10451/51804.

Texte intégral
Résumé :
Trabalho Final do Curso de Mestrado Integrado em Medicina, Faculdade de Medicina, Universidade de Lisboa, 2021
A Neurofibromatose tipo 1 (NF1) trata-se de uma patologia hereditária, autossómica dominante, com um fenótipo muito variável que predispõe para múltiplas neoplasias. Estudos sugerem que o risco de um doente com NF1 vir a desenvolver um tumor maligno ou benigno ao longo da sua vida seja de aproximadamente duas a cinco vezes superior ao expectável para a população geral. Em seguida, é descrito o caso clínico de um homem de 52 anos, caucasiano, com NF1, recentemente diagnosticado com tumor estromal gastrointestinal (GIST) retroperitoneal. Este apresenta ainda antecedentes de Feocromocitoma (FEO) e de Carcinoma Papilar da Tiroide (CPT). Posteriormente, é discutida a rara concomitância destas três neoplasias num doente com NF1, e apresentadas as vias oncogénicas propostas como mecanismo de associação entre cada uma das neoplasias apresentadas pelo doente e a NF1. Tanto quanto foi possível aferir, até à data uma coocorrência similar não se encontra descrita na literatura.
Neurofibromatosis type 1 (NF1) is an autosomal dominant hereditary cancer predisposing condition, with a wide presentation spectrum. Studies have suggested that the risk of developing benign and malignant tumors in NF1 patients could be approximately 2-5-fold higher than what is expected in the general population. We present the case of a 52-year-old caucasian man with NF1 recently diagnosed with a retroperitoneal gastrointestinal stromal tumor (GIST) that had already been diagnosed in the past with a Pheochromocytoma (PHEO) and a Papillary thyroid carcinoma (PTC). Here we discuss the rare concomitance of these three neoplasms in a NF1 patient, as well as the oncologic pathways that have been proposed as the mechanism behind the association between each of the neoplasms presented by the patient and NF1. To the best of our knowledge a similar co-ocorrence was never described within the literature.
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