Littérature scientifique sur le sujet « Tratti di accordo »

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Articles de revues sur le sujet "Tratti di accordo"

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Lupo, A., S. C. Perfetto et G. Sticchi. « Sindrome di Vernet con miosi, una manifestazione di dissecazione della carotide interna ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 245. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2110.

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Résumé :
La sindrome di Vernet o del foro lacero posteriore, affezione poco frequente, è caratterizzata da contemporanea omolaterale lesione dei tre nervi cranici IX,X,XI. Spesso è secondaria a fratture del basicranio o a compressioni da neoplasie o da adenolinfopatie. La S. è caratterizzata dalla paralisi dei muscoli innervati da questi tre nervi: paralisi del costrittore superiore del faringe (IX), paralisi dei velopendulo e del m. laringei (IX e X), paresi del trapezio e dello sternocleido-mastoideo (XI). Il quadro clinico è aspecifico, potendo orientare, in assenza di traumi, per una neoformazione della base cranica o compressione linfoadenomegalica, mentre la valutazione radiologica convenzionale è spesso negativa. Viene descritto in caso di Vernet, associato a miosi, secondario a dissecazione della carotide interna Sx nei tratti extra e intracranico, estendentesi da C1 al tratto intrapetroso, accorso in un paziente di anni 59 giunto alla nostra osservazione per disfonia, disfalgia, ageusia, paralisi dello sterno cleido mastoideo a Sx e miosi omolaterale, comparse acutamente, ad evoluzione ingravescente nelle prime 24 ore e risoltosi spontaneamente nei successivi 30 giorni. Il caso è stato studiato con tutte le metodiche neuroradiologiche a disposizione vale a dire, Rx cranio standard, tomografia computerizzata, angiografia digitale e risonanza magnetica. Vengono discussi gli aspetti clinici e iconografici della sindrome e sottolineato il ruolo chiave svolto dalla RM nella diagnosi e nella valutazione prognostica dell'affezione.
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Erkens, Yvonne. « Sustainable business agreements in the Netherlands : search for the missing link ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 169 (avril 2021) : 19–35. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-169002.

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Résumé :
Il disastro del Rana Plaza ha reso evidenti le violazioni dei diritti fondamentali sul lavoro che si verificano all'interno delle catene di subfornitura. Le possibili soluzioni per fronteggiare tale fenomeno vengono ricercate a tutti i livelli. Nei Paesi Bassi, in particolare, sono stati conclusi alcuni accordi commerciali internazionali per garantire una gestione responsabile della filiera: si tratta di accordi multi-stakeholder volti a far sì che le aziende promuovano il rispetto dei diritti fondamentali sul lavoro nelle loro catene di subfornitura. Recenti studi hanno dimostrato che tali accordi aumentano la consapevolezza del rischio e migliorano la due diligence in vari setto-ri, ma non è (ancora) possibile fornire una prova definitiva del fatto che essi contribuiscano anche a migliorare le condizioni nei Paesi di produzione. Ciò ha in parte condotto all'adozione della legge olandese sulla due diligence in tema di lavoro minorile, che obbliga le aziende a individuare le forme di lavoro minorile presenti all'interno delle loro catene di subfornitura e ad adottare le misure necessarie per contrastarle. Attraverso l'assunzione volontaria di obblighi in un contesto settoriale, gli stakeholder possono adempiere agli oneri loro imposti dalla legge. Ciò porta a concludere che gli accordi olandesi potrebbero rappresentare quel collegamento ad oggi mancante tra le disposizioni di soft law esistenti e le normative legali vincolanti.
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Putti, Alberta Maria. « LO SPIRITO MANIFESTATORE, NELLA PNEUMATOLOGIA DI PAVEL N. EVDOKIMOV ». Perspectiva Teológica 52, no 2 (1 septembre 2020) : 295. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v52n2p295/2020.

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Résumé :
L’uomo nuovo, l’uomo pneumatico, è al centro della riflessione teologica di Pavel N. Evdokimov (1901-1970). Argomenta che l’azione dello Spirito Santo non tanto è comprensibile con una analisi esclusivamente og­gettiva dell’agire di Dio in relazione all’uomo. Egli ritiene si tratti di riconoscere l’importanza dell’accoglienza dei doni dello Spirito dentro un duplice movimento: l’uomo vive prima una fase di conversione, e di lotta, a cui segue un movimento di ascesi che scaturisce dall’aver accolto i doni dello Spirito Santo. Santificandoci, lo Spirito Santo trasmette “qualcosa” della sua propria natura perché noi si possa compiere la volontà del Padre. Lo Spirito Santo imprime nell’uomo il suo Soffio vitale e, senza confusione, si fa co-soggetto della nostra vita in Cristo. L’uomo che è stato risoffiato dal Figlio del suo stesso Spirito, diventa immagine di Cristo nel mondo; respira del suo stesso soffio, della sua stessa vita.
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Bolgiani, Isabella. « Chiesa cattolica e diffusione della “prassi pattizia” a livello locale in Italia. Una rinnovata stagione di relazioni ». Studia z Prawa Wyznaniowego 20 (29 décembre 2017) : 267–305. http://dx.doi.org/10.31743/spw.267.

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Résumé :
Il crescente sviluppo in Italia, nell’ultimo ventennio, della prassi pattizia a livello decentrato apre la via ad una “ulteriore nuova stagione” di relazioni tra Stato e Chiesa cattolica. Si tratta di una condizione che risulta riconducibile ad una pluralità di fattori. Da un lato, occorre ricordare il percorso di evoluzione delle autonomie locali successivo alla riforma del Titolo V, Parte II della Costituzione e, dall’altro, le trasformazioni che hanno toccato il diritto della Chiesa con riferimento, in particolare, al ruolo delle Conferenze episcopali regionali. E’ così possibile riscontrare nel tempo una sempre più significativa presenza di accordi a livello regionale ed “infra-regionale”. Al riguardo, si deve tuttavia precisare come, mentre la prima tipologia di fonti appaia inquadrabile prevalentemente in tre “macro-aree”, sia pure suscettibili di espansione qualora tale necessità venga avvertita, il secondo gruppo di accordi mostri contenuti estremamente diversificati quanto ai temi affrontati. Ciò nasce dall’esigenza di offrire risposte ai bisogni specifici di una determinata comunità, mediante relazioni tra i soggetti istituzionali e confessionali ad essa più vicini presenti sul territorio. In questo senso, può affermarsi come nell’ambito sociale, complice l’attuale percorso rivolto alla realizzazione di una cittadinanza “partecipativa”, il principio di sussidiarietà orizzontale trovi il suo “punto di contatto” con quello di collaborazione, sancito dall’art. 1 dell’Accordo di revisione concordataria. Si è dunque di fronte ad un articolato sistema di fonti, aventi diversa natura giuridica, ma in grado di misurarsi – in forza della loro duttilità – con la costante evoluzione dell’ordinamento civile e canonico, nel pieno rispetto del principio di laicità dello Stato.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Inserimento della bioetica nei curricoli scolastici : i risultati dei un’indagine conoscitiva ». Medicina e Morale 49, no 2 (30 avril 2000) : 237–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.755.

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Résumé :
La riflessione sui temi di bioetica ha superato i confini della ricerca bioetica e dell’assistenza clinica, coinvolgendo sempre di più anche l’opinione pubblica. Questa, sollecitata e sconcertata dalle informazioni dei media, risponde con sentimenti controversi. Al di là, però, della notizia contingente, le problematiche bioetiche chiedono di essere affrontate con continuità e competenza e far parte di momenti di formazione anche delle nuove generazioni. Si tratta, in latri termini, di favorire una cultura bioetica o una educazione alla bioetica. Per questo anche la scuola, quale fondamentale agenzia educativa, è stata chiamata a fornire il suo contributo, attraverso il Protocollo d’intesa siglato nell’ottobre 1999 tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comitato Nazionale per la Bioetica riguardo l’inserimento stabile della bioetica nelle scuole italiane. Da queste premesse, l’Autore offre all’attenzione del lettore i risultati di una indagine conoscitiva svolta tra oltre mille insegnanti di scuole di ogni ordine e grado distribuite nel territorio nazionale, ricerca volta a rilevare le opinioni dei docenti sull’inserimento della bioetica nella scuola (motivazioni, programmi, orientamenti etici di riferimento, metodologie didattiche, ecc.). tra gli altri risultati, l’indagine evidenzia che il 95% degli intervistati ritiene utile l’inserimento della bioetica nei curricoli scolastici a scopi formativi, mentre il 66% pensa che sia necessario indicare un orizzonte etico, orizzonte scelto in accordo con la famiglia (83%). Il 61%, infine ritiene che l’educazione alla bioetica vada fatta dagli insegnanti e che vada integrata con continuità nei curricoli scolastici.
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Ruppelt, Hans-Jürgen. « Competition Law and its Application in Germany ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 117–24. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345054.

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Résumé :
Abstract L’economia tedesca è sempre stata caratterizzata da una struttura molto concentrata, in cui le imprese facevano frequente ricorso ai cartelli. Alia fine dell’ultima guerra, gli alleati (ed in particolare gli Stati Uniti) hanno insistito perché la concentrazione fosse ridotta ed i cartelli fossero eliminati, introducendo cosi la libera concorrenza nell’economia.La legge ha introdotto un generale divieto di cartellizzazione, con alcune esenzioni legali che consentono specifiche intese.L’applicazione della legge attraverso un organismo indipendente, l’Ufficio Federale dei Cartelli, si è basata esclusivamente sugli aspetti concorrenziali, con esclusione quindi degli aspetti di «interesse pubblico». L’unica eccezione è costituita dal potere di autorizzazione di cartelli e concentrazioni da parte del Ministro, che tuttavia vi ha fatto ricorso molto raramente.Nell’ambito di applicazione della legge sono rientrate non soltanto le attività dirette a limitare la concorrenza da parte dei privati, ma anche le distorsioni del mercato prodotte da interventi pubblici, come regolamentazione, sussidi e protezionismo. Negli anni più recenti, in particolare, la politica della concorrenza si è ispirata all’idea di modificare l’equilibrio tra settore privato e settore pubblico, riducendo quest’ultimo mediante deregolamentazione e privatizzazione.La legge tedesca riguarda essenzialmente quattro gruppi di limitazioni della concorrenza: accordi orizzontali, restrizioni verticali, abuso del potere di mercato e concentrazioni.Gli accordi orizzontali sono proibiti e, di conseguenza, nulli. Coloro che vi abbiano preso parte sono passibili di una multa che può giungere fino ad un ammontare pari a tre volte il valore degli utili così conseguiti. Si tratta, peraltro, di un criterio di difficile applicazione, essendo molto ardua la determinazione dell’incremento di utili ottenuto con un accordo.Una lacuna del sistema era costituita dal fatto di escludere alcune forme di collusione che a stretto rigore non rientravano nella categoria degli «accordi». È stato necessario emendare la legge, includendovi esplicitamente le «azioni concertate».Un secondo problema riguarda l’inclusione o meno nel concetto di «restrizione della concorrenza” dell’obbligo per le parti dell’accordo di mettere in atto comportamenti contrari alla concorrenza. Secondo l’interpretazione degli organi giudiziari tale obbligo si deve presumere.Per quanto riguarda le deroghe, l’Ufficio Federale dei Cartelli tende ad essere alquanto rigido.Per gli «accordi verticali», la legge tedesca, in contrasto con l’art. 85 del Trattato CEE e con la legge italiana, introduce specifiche regole. Essi sono, in genere, legali, con la sola eccezione degli accordi per la determinazione del prezzo, che sono proibiti di per sé, a meno che non riguardino il settore dell’editoria.Gli interventi per accordi verticali sono stati poco frequenti e, a quanto sembra, nella maggior parte dei casi tali accordi non dovrebbero essere stati influenzati dalla legislazione sulla concorrenza.Per quanto riguarda l’abuso di potere di mercato, il vecchio adagio statunitense vale anche per la Germania: le dimensioni non danno luogo, di per sé, ad un pericolo. Analogamente, una posizione dominante, come tale, non può essere ritenuta dannosa, anche se è ampiamente diffusa l’opinione secondo cui non debba essere consentito l’abuso di posizione dominante.Sotto il profilo applicativo, peraltro, bisogna identificare due fondamentali presupposti: una «posizione dominante” e un «comportamento abusivo».Il controllo del comportamento abusivo persegue, sia in Germania che in Italia, due obiettivi: impedire alle imprese dominanti di stabilire prezzi troppo elevati, realizzando profitti monopolistici (abuso di prezzi), e proteggere la libertà di competere delle altre imprese (pratiche restrittive).Per quanto riguarda l’abuso di prezzi, l’esperienza tedesca non è stata molto incoraggiante, soprattutto per la ben nota difficoltà nella definizione del «giusto prezzo».Hanno avuto maggiore successo, invece, i procedimenti nei riguardi di pratiche restrittive. Anche in questo caso non e facile applicare la normativa concorrenziale, specie per quanto riguarda i casi «marginali», come i casi di collegamenti tra imprese che non sembrano evidenziare comportamenti anti-competitivi.L’introduzione della regolamentazione delle concentrazioni è avvenuta in Germania soprattutto per le difficoltà nel perseguire gli abusi di posizione dominante. Diversamente dalla legge italiana, il sistema tedesco non prevede un minimo fatturato nazionale, ma fa riferimento al valore del fatturato nel suo complesso, dovunque sia stato conseguito.Notevoli difficoltà potranno derivare dalla definizione del concetto di «controllo». Dal punto di vista pratico sembra conveniente combinare le caratteristiche di flessibilità e certezza giuridica con una definizione generale che specifichi il maggior numero possibile di fattispecie.Le caratteristiche più significative dell’attività di controllo delle concentrazioni svolta in Germania sono l’effetto sospensivo della notificazione che precede la concentrazione e un criterio strettamente concorrenziale. L’esperienza dimostra che è molto difficile far venir meno una concentrazione, una volta che sia stata effettuata. Per questo motivo si richiede che le concentrazioni che eccedono una determinata soglia siano comunicate in anticipo.Sebbene l’Ufficio Federale dei Cartelli abbia a disposizione quattro mesi per completare la sua investigazione, circa i tre quarti delle procedure sono completate entro quattro settimane.Vi è una netta distinzione di compiti tra l’Ufficio Federale dei Cartelli e il Ministro dell’Economia. Il primo si occupa degli aspetti strettamente inerenti alla concorrenza, senza tener conto degli altri benefici che possono derivare dalla concentrazione. Il Ministro, invece, per considerazioni d’interesse pubblico, può autorizzare una concentrazione che l’Ufficio Federale dei Cartelli aveva bloccato. Sino ad ora (dal 1973) soltanto sei autorizzazioni sono state concesse dal Ministro e non sembra che esse abbiano dato luogo ai risultati positivi che erano attesi.
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Howe, Martin. « Reflections on the Italian Law for the Protection of Competition and the Market ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 135–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345081.

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Résumé :
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato è oggetto di grande interesse nel Regno Unito, a motivo dell’intenzione del governo di modificare il sistema britannico di regolamentazione della concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i cartelli.La nuova legge deve ancora essere presentata, ma un libro bianco è stato preparato dal governo.La necessità di cambiare la legislazione al riguardo è emersa, in parte, perché essa è piuttosto antica (la prima legge è del 1948) e per vari aspetti inefficace, ed in parte per la difficoltà di conciliarla con la regolamentazione comunitaria.L’industria britannica teme che la diversità tra sistema nazionale e sistema comunitario di tutela della concorrenza possa tradursi in procedure concorrenti e con risultati discordanti, cosa che metterebbe in svantaggio le imprese britanniche rispetto a quelle degli altri partners comunitari.È rimarchevole il fatto che la legge italiana sia non soltanto modellata sulla base della legge comunitaria, ma che essa affermi che la legge nazionale non sarà applicata quando la Comunità europea abbia giurisdizione.Nel Regno Unito, invece, si insiste sulla possibilità di compiere indagini a livello nazionale, pur accettando il primato della legislazione comunitaria, in caso di contrasto. Si ammette che pratiche o accordi vietati dalla Commissione non possono essere consentiti, ma si sostiene che possono essere vietati, a livello nazionale, accordi e pratiche ammessi a livello comunitario.Peraltro, l’apparentemente chiara distinzione contenuta nella legge italiana tra i compiti della legislazione nazionale e quelli della legislazione comunitaria rischia di venir meno tutte le volte che i due ordinamenti interpreteranno le leggi in modo diverso. Questa possibility era stata alla base dell’opposizione del Regno Unito al conferimento alla Commissione europea della giurisdizione esclusiva per le fusioni di «dimensione comunitaria».Il sistema britannico è basato sul concetto di «interesse pubblico», che è per sua natura impreciso, anche se esso viene applicato in modo pragmatico e flessibile, cosa da non sottovalutare se si tiene conto del fatto che in questo campo le opinioni convenzionalmente accolte possono cambiare.Vi sono tuttavia numerosi vantaggi in un sistema che, come quello italiano, è basato su proibizioni, e di essi tiene conto il libro bianco governativo: dà messaggi più chiari alle industrie su cosa sia consentito, conferisce poteri investigativi più precisi all’Autorità della concorrenza e può anche stabilire sanzioni per comportamenti illegali, con possibili effetti deterrenti.L’Autorità italiana dovrebbe dare assoluta priorità alla eliminazione degli accordi decisamente anti-concorrenziali, come quelli diretti alla fissazione dei prezzi, alle domande ed offerte concordate, ed alla suddivisione del mercato. Si tratta di accordi che hanno raramente una giustificazione di carattere efficientistico o di altra natura.I cartelli su cui è necessario concentrarsi sono quelli di carattere orizzontale, mentre i cartelli verticali non sembrano rilevanti, almeno di regola. Pertanto, l’avere inserito anche i cartelli verticali nella legislazione italiana (conformemente a quella europea) complica molto il lavoro dell’Autorità (a motivo dell’intenso lavoro burocratico che ne conseguira) senza effettivamente contribuire alla tutela della concorrenza, che potrebbe in questo caso avvenire attraverso il ricorso alla categoria dell’abuso di posizione dominante.Per quanto riguarda le concentrazioni, sebbene quelle orizzontali siano il modo più semplice mediante cui si può giungere all’abuso di posizione dominante, bisogna riconoscere che esse costituiscono una parte molto controversa della politica della concorrenza. Vi è il problema di stabilire le dimensioni della concentrazione da sottoporre a controllo, nonché quello della prevalenza di altre considerazioni, attinenti, per esempio, alla promozione dello sviluppo regionale, rispetto ai principii della concorrenza.A proposito delle concentrazioni, bisogna distinguere il caso in cui le attività in questione siano esposte alla concorrenza internazionale da quello in cui non lo siano. In quest’ultimo caso, gli effetti delle concentrazioni devono essere esaminati con attenzione maggiore, per verificare se possano aver luogo benefici sotto il profilo di una maggiore efficienza o sotto altri aspetti. Si tratta, comunque, di valutazioni molto complesse, che non possono risolversi con una semplice formula circa il tasso di concentrazione.La repressione dell’abuso di posizione dominante è indubbiamente una parte essenziale della legislazione per la tutela della concorrenza. Tale è quindi anche nel Regno Unito, dove peraltro l’inesistenza di proibizioni rende difficile ottenere effetti deterrenti. Peraltro, un limite all’accoglimento del sistema previsto dall’art. 86 del Trattato CEE (così come del corrispondente articolo 3 della legge italiana) è costituito dalla difficoltà di definire l’«impresa dominante” e, ancor più, l’«abuso», con la conseguenza che si rischia di rendere ancora più difficile la vita delle imprese, che si troverebbero di fronte al divieto di compiere atti «illegali” che non sono precisamente definiti.Sebbene siano state numerose nel Regno Unito le indagini in materia di abuso di posizione dominante, nella maggior parte dei casi esse hanno condotto alla conclusione della loro infondatezza. È probabile che l’Autorità italiana abbia esperienze analoghe.Per quanto possano essere diverse, da Paese a Paese, le leggi sulla concorrenza e gli stessi ordinamenti, nonché i sistemi economici e sociali, è sorprendente la somiglianza tra i problemi che le autorità responsabili della tutela della concorrenza si trovano di fronte.
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Sgambelluri, Rosa. « Valutare in ambito didattico. Dalla personalizzazione del curricolo alla progettazione universale ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (décembre 2021) : 158–76. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12408.

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Résumé :
Un'educazione di tipo inclusivo si propone di rispondere alle diversità dei bisogni di ogni allievo attraverso un'organizzazione didattica flessibile, capace di intercettare le differenze e le particolarità di ciascuno (Cottini, 2019). La progettazione di un curricolo inclusivo permette, sin da subito, ad ogni studente di sentirsi accettato ed il contesto classe diventa il luogo nel quale si sente più accolto. Il costrutto pedagogico dello Universal Design for Learning rappresenta un elemento fondante del curricolo inclusivo, in quanto permette di progettare a priori uno strumento utilizzabile da tutti, mediante un approccio adatto a chiunque. Attraverso l'UDL si assiste ad un capovolgimento di prospettiva che prevede la progettazione intenzionale e sistematica dei curricoli didattici, rispondenti alle esigenze del singolo. Il presente contributo intende mettere in risalto come la valutazione rappresenti un pilastro importante su cui si fonda la scuola inclusiva: si tratta di un considerevole strumento metodologico orientato alla valorizzazione e al potenziamento dei saperi degli studenti. Il presupposto pedagogico è quello di verificare quanto si è premeditatamente progettato di insegnare e di perfezionare per ciascuno allievo, non solo per valutare il percorso di apprendimento e la presa di coscienza di strategie, stili personali, attitudini, competenze, tuttavia, per adattare il curricolo comune diversificandolo, così che possa accogliere le esigenze di ciascuno studente.
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Hoffer, Axel. « Che cosa vuole l'analista ? Il rapporto tra la libera associazione, l'attivitŕ, l'ambizione e le innovazioni tecniche dell'analista ». PSICOANALISI, no 1 (septembre 2010) : 25–49. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-001002.

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Résumé :
L'A. ricostruisce la storia della libera associazione, la "regola fondamentale", attraverso la relazione/controversia Freud-Ferenczi. L'idea dell'"attivitŕ", inizialmente proposta da Freud per i pazienti fobici e ossessivi, si lega agli inizi degli anni '20 al nome di Ferenczi. Scopo dell'attivitŕ č agevolare o, piů accuratamente, "forzare" le associazioni in analisi. Poi Ferenczi cambia idea perché si accorge che la sua analisi ha ricreato l'ambiente genitoriale traumatico che ha causato la nevrosi del paziente. Questo mutamento d'opinione lo induce a ridefinire il controtransfert e a sviluppare le nuove tecniche dell'"indulgenza" e del "rilassamento", mitigando l'enfasi di Freud su "astinenza" e "frustrazione". Una vignetta tratta dall'analisi di una paziente bulimica pericolosamente auto-distruttiva illustra il valore della libera associazione come strumento prezioso per aiutare il paziente a sentirsi compreso senza pressioni alla rinuncia dei sintomi. Monitorando costantemente l'ambizione terapeutica, l'analista dimostra l'importanza della libera associazione nel favorire nella paziente una migliore comprensione di sé e del valore di sopravvivenza dei suoi sintomi. La vignetta evidenzia quanto l'ambizione terapeutica dell'analista renda difficile la libertŕ di associare della paziente e inevitabilmente intralci l'attenzione uniformemente fluttuante dell'analista. Naturalmente č necessario e auspicabile che l'analista nutra un desiderio terapeutico, ma esigendo il cambiamento si finisce per promuovere la condiscendenza e la ribellione nascosta che limitano l'analisi.
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Galligioni, F., et C. Carollo. « Alcune considerazioni sull'attuale ruolo della TC in Neuroradiologia con particolare riferimento ai tumori cerebrali ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 7–12. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s302.

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Résumé :
Fino a quando l'esame TC è stato il nostro pressoché unico presidio diagnostico per gran parte della patologia neurologica riconoscenti abbiamo accettato quello che ci offririva e talvolta l'abbiamo anche forzata per cercare di farle risolvere problemi diagnostici al di sopra dei suoi limiti. Oggi, con l'avvento della RM, riteniamo sia giusto fare un bilancio obiettivo della nostra attività tomografica per stabilire se possibile quanto della TC dobbiamo salvare e quale ruolo eventualmente potrà avere ancora in futuro in campo neuroradiologico. Si tratta di un processo a cui i Neuroradiologi, come succede a tutti quelli la cui attività è legata a strutture in evoluzione, sono ormai abituati: l'abbiamo condotto in passato alla Pneumoencefalografia, alla Cisternografia, alla Vetricolografia prima gassosa e poi opaca, alla Scintigrafia cerebro-spinale, alla Stratigrafia pluridizionale, alla Flebografia lombare, alla Discografia (e tra poco sarà il momento della Mielografia e dell'Angiografia), tutte metodiche che abbiamo abbandonato gradualmente per l'imporsi di nuove e più affidabili indagini. La stessa situazione si sta verificando ora con la TC incalzata con forti pressioni dalla RM e noi, fatti accorti delle precedenti esperienze, cerchiamo qui di fare il punto della situazione in un diretto confronto TC/RM nel settore particolare delle neoplasie cerebrali.
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Thèses sur le sujet "Tratti di accordo"

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Desideri, Gabriella. « La "politica dei trattati" del regno di Napoli con i paesi del Nord e il caso olandese (1739-1789) ». Thesis, Aix-Marseille, 2020. http://theses.univ-amu.fr.lama.univ-amu.fr/200324_DESIDERI_854cigntw560e688fgsho61dyaxib_TH.pdf.

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Résumé :
Cette thèse a deux buts principaux : 1) comprendre l’importance des conventions commerciales conclues par le Royaume de Naples, entre 1742 et 1753, avec la Suède (1742), le Danemark (1748) et la République des Provinces-Unies (1753) et, en particulier, de celle conclue avec la Hollande, dans le contexte de la « politica dei trattati » mise en œuvre par Charles de Bourbon dans la première moitié du siècle ; 2) montrer quel fut l’impact concret du traité hollandais sur les relations politiques et économiques entre le Royaume de Naples et les Provinces-Unies. Les négociations qui menèrent à la conclusion de ces accords sont analysées en tenant compte des principales orientations de politique intérieure de chaque État, ainsi que des dynamiques internationales, grâce aux outils théoriques offerts par la nouvelle histoire diplomatique. Grâce au croisement des sources diplomatiques et consulaires de l’Archivio di Stato di Napoli avec celles conservées au Riksarkivet (Stockholm), au Rigsarkivet (Copenhague) et au Nationaal Archief (La Haye), l’étude permet non seulement de reconstruire le parcours menant à la formation et à l’application du traité hollandais (en analysant la dimension quantitative des trafics hollandais dans le Royaume de Naples et les dynamiques quotidiennes des interactions commerciales entre les hollandais et les institutions napolitaines dans la deuxième partie du XVIIIe siècle), mais aussi d’identifier les points clés des relations politiques et économiques entre ces États et le Royaume de Naples, posant ainsi les fondements d’une connaissance plus approfondie des rapports internationaux entre le Mezzogiorno et l’Europe du Nord au XVIIIe siècle
This thesis has two purposes: 1) to highlight the importance of the trade agreements stipulated with Sweden (1742), with Denmark (1748) and with the Republic of United Provinces (1753) and, particularly, of the Dutch one, in the Neapolitan “politica dei trattati” 2) to show the impact of the Dutch treaty on political and economic relationships between Naples and United Provinces in XVIIIth century. I focus attention on the negotiations leading to the conclusion of these agreements, in view of the internal policy of each State as well as international dynamics. I develop this analysis through theoretical tools of New Diplomatic History. Comparing diplomatic and consular sources kept at the Archivio di Stato di Napoli and those found at the Riksarkivet (Stockholm), at the Rigsarkivet (Copenaghen), and at the Nationaal Archief (The Hague), the study traces the path from the creation to the application of the Dutch treaty (realizing a quantitative analysis of Dutch trades in Southern Italy and analyzing the commercial interactions between Dutch people and Neapolitan institutions in the second half of XVIIIth century). In this way, this analysis allows to identify the key points of political and economic relations between Sicilies and the Republic, improving the understanding of relations between Southern Italy and Northern Europe in XVIIIth century
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Lorusso, Paolo. « Patterns of agreement. Theoretical and Psycholinguistic Perspectives ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1124593.

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Résumé :
L’obbiettivo principale di questo lavoro è quello di contribuire al dibattito sullo status del meccanismo di Accordo (Agree, Chomsky 2001) ed il suo ruolo nella piena interpretazione della frase a livello di interfaccia semantica (Manzini & Savoia, 2007, 2011). C’è disaccordo nella linguistica teorica (ed anche nella psicolinguistica) se il fenomeno di accordo sia un meccanismo computazionale sintattico o semantico, oppure se sia legato strettamente ai requisiti dell’apparato articolo-fonatorio, ovvero l’interfaccia senso-motoria (la pronuncia). La nostra contribuzione a tale dibattito è quella di vedere come il meccanismo sintattico di accordo possa rendere conto di due tipologie di dati: costruzioni con forme di accordo non canonico reperibili nei linguaggi naturali, e dati psicolinguistici sul processamento dell’accordo, includendo anche dati provenienti dall’acquisizione della prima lingua L1, della seconda lingua L2 e dati sulla comprensione linguistica (disambiguazione, riconoscimento di errori). Le due domande principali a cui si cerca di dare una risposta sono le seguenti:1) sono le configurazioni di accordo non canonico dovute a un problema nel meccanismo computazione di accordo o sono spiegabili facendo riferimento all’interpretazione semantica che viene attribuita agli elementi lessicali inseriti nella frase? 2) Ci sono tratti di accordo (persona genere e numero) che hanno un ruolo prominente rispetto agli altri nel meccanismo di accordo? Le risposta alla prima domanda sarà che il meccanismo computazionale di accordo è quello basico descritto da Chomsky (2001), le peculiarità nelle configurazioni di accordo non canonico sono dovute ai requisiti a livello di interfaccia semantica degli elementi lessicali inseriti nella computazione sintattica. Le risposta alla seconda domanda sarà che mentre genere e numero non implicano ina differenziazione o una prominenza dell’uno sull’altro sia a livello teorico che nei dati naturalistici provenienti dalla psicolinguistica e dall’acquisizione della prima (L1) e della seconda (L2) lingua, il tratto di persona ha un ruolo chiave per poter comprendere sia i dati naturalistici sia la distribuzione di alcuni pattern di accordo tra le lingue del mondo. Queste risposte generali si basano sull’analisi di un corpus eterogeneo di dati e su considerazioni che vengono proposti nei 6 capitoli in cui è divisa la tesi. Nel primo capitolo sono introdotti i concetti base sull’accordo sintattico, semantico e nozionale che verranno utilizzati durante tutta la trattazione. Vengono anche introdotte le differenti teorie sul diverso peso che i tratti di accordo hanno nella computazione dell’accordo. Nel secondo capitolo vengono analizzate delle particolari costruzioni aspettuali diffuse nelle varietà del Sud Italia che sono composte da un ausiliare + un verbo lessicale: sia l’ausiliare che il verbo presentano delle forme di flessione finita (i.e. Io sto a faccio). Si propone che queste costruzioni mostrino una doppia flessione per soddisfare i requisiti di interfaccia semantica per l’attribuzione /realizzazione di diversi valori aspettuali (nei casi descritti si tratterà di aspetto progressivo). Nel terzo capitolo sono trattate delle costruzioni pseudo partitive che presentano pattern variabili di accordo: ad esempio la frase “un centinaio di senatori si è dimesso /si sono dimessi”. Dopo una descrizione delle variazioni cross-linguistiche, viene proposta un’analisi in cui l’indefinitezza del sintagma nominale che introduce il sintagma nominale complesso (“un centinaio) e la relazione espressa dalla preposizione (di), interagiscono per fornire diversi tipi di output livello di interfaccia semantica . Nel quarto capitolo sono presentati dati sull’acquisizione dell’Italiano (L1 e L2) in cui viene analizzata la distribuzione di soggetti nulli/espressi. L’analisi verte soprattutto nel verificare se gli split di persona(1 e seconda persona vs 3 persona) e di definitezza sono presenti nei dati naturalistici. Il risultato dimostra che entrambi i tipi di split sono presenti e sono strettamente legati agli elementi lessicali che sono introdotti nella costruzione sintattica della frase. Nel quinto capitolo viene proposta una rassegna di dati psicolinguistico sulla rilevanza dei diversi tratti di accordo. Nella prima parte vengono analizzati i tratti di genere e numero: i dati psicolinguistici e diverse considerazioni teoriche porteranno a concludere che genere e numero sostanzialmente non comportano differenze rilevanti sia a livello cognitivo generale, sia nel processamento linguistico che a livello teorico. Nella seconda parte viene analizzato il tratto di persona: tramite la presentazione di diversi studi psicolinguistici (includendo uno studio neurofisiologico sulla reazione neurale agli split di persona) e dati tipologici verrà confermata il ruolo centrale del tratto di persona in quanto fa riferimento alla disambiguazione referenziale tra i referenti discorsivi (1a e 2a persona) i referenti dell’evento linguistico (3a persona). Nel sesto capitolo vengono presentate delle conclusioni generali sui dati esposti in tutto il manoscritto.
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Giannelli, Matteo. « Gli accordi in forma semplificata tra questioni di costituzionalità ed evoluzione della forma di governo ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1247496.

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Résumé :
La tesi analizza il tema degli accordi internazionali in forma semplificata e si articola in quattro capitoli. Nella primo capitolo l'attenzione si sofferma sul contenuto dell’art. 80 Cost e, in particolare, sulla stessa nozione di «forma semplificata». A seguire, nel secondo capitolo, viene proposta un’analisi della prassi in materia, avente ad oggetto gli accordi pubblicati a partire dalla metà degli anni ’80, in coincidenza con l’entrata in vigore della legge n. 839 del 1984. Nel terzo capitolo si affronteranno i temi e i problemi connessi alla qualificazione degli accordi come norma interposta e, in più in generale, relativi alla dinamiche del controllo di costituzionalità sull’esercizio e sulle scelte di politica estera da parte del Governo. Infine, nel quarto capitolo, ci si occuperà delle modalità di indirizzo e controllo parlamentare e delle dinamiche della forma di governo. This dissertation analyses the issue of executive agreements form and is divided into four chapters. In the first one, attention is focused on the content of article 80 of the Constitution and, in particularly, on the notion of "executive agreements" in the italian legal system. Then, in the second chapter, an overview of the practice on the matter is proposed, focusing on the agreements published since the mid-1980s, corresponding to the entry into force of the Law no. 839 of 1984. The third chapter will deal with the issues and problems connected with the qualification of agreements as an “norma interposta” and, more generally, with the dynamics of the judicial review on the foreign policy exercised by the Government. Finally, the fourth chapter will deal with the methods of parliamentary control and the dynamics of the form of government.
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BASILI, Silvia. « Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare : una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Résumé :
Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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RENGHINI, Cristina. « Il sistema di tutela brevettuale nell'Unione Europea : il Brevetto Europeo con effetto unitario e il Tribunale Unificato dei Brevetti ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251086.

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Résumé :
Dopo più di quarant’anni di tentativi tesi alla realizzazione di un titolo di protezione brevettuale “comunitario”, nel 2012 sono stati emanati due regolamenti, il n. 1257/2012 e il n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra ventisei Stati membri dell’Unione europea: essi creano un brevetto europeo con effetto unitario e ne disciplinano il regime di traduzione applicabile. L’anno successivo, venticinque Stati membri hanno firmato un accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti. I summenzionati strumenti normativi costituiscono il c.d. “pacchetto brevetti”, che entrerà in vigore una volta che almeno tredici Stati membri, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, avranno ratificato l’Accordo. Rispetto al panorama attuale, caratterizzato da una frammentazione normativa e giurisdizionale, tale nuova architettura porterà indubbiamente notevoli vantaggi. Da un lato, infatti, i regolamenti europei introducono un “nuovo brevetto” che estende la sua efficacia oltre i confini nazionali; la portata della protezione e gli effetti saranno infatti uniformi in tutto il territorio degli Stati membri partecipanti. Dall’altro, il Tribunale unificato, competente a giudicare quasi tutte le controversie in materia brevettuale, si sostituirà ai giudici nazionali, garantendo l’uniformità della giurisdizione e delle decisioni. Tuttavia, il risultato ottenuto con il “pacchetto brevetti” non sembra essere adeguato agli obiettivi di unitarietà che le istituzioni europee e gli Stati membri si erano prefissati. Si tratta infatti di un quadro normativo complesso, che combina il diritto dell’Unione europea, il diritto internazionale (in particolare l’Accordo sul Tribunale unificato e la Convenzione sul brevetto europeo), e il diritto nazionale degli Stati membri, a cui gli atti citati rinviano in diverse occasioni, e che istituisce due strumenti, il brevetto europeo con effetto unitario e il Tribunale unificato dei brevetti, dalla natura assai controversa. Per tale ragione, la nuova normativa solleva molteplici questioni di natura costituzionale, in ordine alla compatibilità del nuovo sistema con l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Uno dei profili problematici di particolare interesse riguarda la cooperazione rafforzata in tema di tutela brevettuale unitaria, che sembra essere stata instaurata per eludere il dissenso di Italia e Spagna in relazione al regime linguistico applicabile. Inoltre, nei due regolamenti europei manca una vera e propria disciplina sostanziale, sollevando pertanto dei dubbi sull’effettiva “unitarietà” del nuovo brevetto. Infine, alcune caratteristiche del Tribunale unificato, quali la sua particolare struttura, il riparto interno delle competenze, il regime linguistico e la previsione di un periodo transitorio in cui è possibile ancora adire il giudice nazionale, si pongono in contrasto con il fine di unificazione giurisdizionale. A tali considerazioni si aggiunge che la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea potrebbe compromettere l’entrata in vigore del “pacchetto brevetti”. Obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare in modo organico l’intera disciplina, nell’ottica di verificarne l’effettiva compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea. Solamente attraverso un approccio sistematico fondato sui principi e sugli strumenti dell’UE, si possono superare le attuali criticità che emergono dal “pacchetto brevetti”, nell’ottica di un effettivo miglioramento di tale nuova disciplina e del conseguente raggiungimento di una reale unitarietà nella tutela brevettuale.
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Livres sur le sujet "Tratti di accordo"

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De Nigris, Maria Teresa, Gloria Ludovisi et Matteo Paoletti, dir. La Società Teatrale Internazionale 1908-1931. Archivio e storia di una grande impresa teatrale. Viella editrice, 2016. http://dx.doi.org/10.52056/9788867288236.

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Résumé :
La Società Teatrale Internazionale (STIn) rappresenta un caso di studio eccezionale nel panorama italiano. Fondata nel 1908 da un gruppo di speculatori convinti di risolvere la crisi del teatro attraverso i mezzi propri della grande industria, la STIn è nazionalizzata nel 1926 dal Governatorato fascista di Roma e liquidata nel 1931. Nei suoi 23 anni di vita la STIn gestisce i maggiori teatri italiani, dal Costanzi di Roma al Regio di Torino, stringe accordi con numerose sale internazionali e coinvolge i principali artisti, impresari e compositori della sua epoca, da Mascagni, che della società sarà azionista e direttore, all’editore Sonzogno. La complessa ed entusiasmante parabola della STIn può essere ricostruita attingendo ai numerosi fascicoli dell’archivio societario che, conservato presso l’Archivio Storico Capitolino di Roma, rappresenta uno dei pochi archivi di società teatrale giunto a noi integralmente per ampi tratti della sua storia. Dell’Archivio STIn, recentemente riordinato, questo volume pubblica l’inventario.
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Donini, Annamaria. Il lavoro attraverso le piattaforme digitali. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg296.

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Résumé :
Le attività di lavoro prestate attraverso piattaforme digitali hanno rapidamente guadagnato spazio nell’economia odierna. Eppure sfugge, non di rado, la struttura giuridica della relazione tra prestatori e intermediario digitale, tanto da rendere oltremodo incerta la disciplina applicabile al lavoro. Questo studio riconosce, innanzitutto, la pluralità dei modelli esistenti, provando a distinguere le ipotesi in cui la piattaforma fornisce servizi digitali di intermediazione per prestazioni che assumono caratteri di effettiva autonomia, senza disconoscere le molte circostanze in cui le specificità del modello tecnico-economico, in virtù delle condizioni generali di contratto e delle regole concretamente applicate, consentono di ricomporre le prestazioni e di imputarle alle piattaforme digitali. Così, alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale in tema di qualificazione dei rapporti di lavoro, diviene possibile ravvisare, anche negli assetti organizzativi digitali, i tratti della subordinazione o della collaborazione eterorganizzata. La varietà dei modelli giuridici utilizzati e le concrete esigenze di tutela suggeriscono di ricorrere anche a un diverso approccio, che antepone l’effettività degli interventi protettivi rispetto alla tradizionale questione qualificatoria. Non viene infine tralasciata la verifica di adeguatezza e praticabilità della tutela sindacale e degli spazi applicativi per gli accordi collettivi, pur complicata dall’assenza di uno statuto giuridico predeterminato.
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Lolli, Alessandro. L'amministrazione attraverso strumenti economici. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg240.

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Résumé :
L’amministrazione nell’esercizio di funzioni pubbliche ricerca efficienza e risparmi non solo riorganizzando la propria azione, ovvero esternalizzando tali funzioni, e cioè sostituendo un soggetto privato a se stessa per parti limitate dell’azione amministrativa, la quale ultima spesso resta comunque oggettivamente disciplinata dal diritto amministrativo. Più di recente, l’amministrazione persegue obiettivi di risparmio ed efficienza attraverso i privati anche valorizzando in modo più sistematico e ampio strumenti propri della vita economica e dei mercati per il perseguimento di interessi pubblici, in sostituzione (parziale) degli strumenti amministrativi tradizionali. Anziché esternalizzare funzioni pubbliche, si internalizzano in tal modo interessi pubblici (e i costi relativi) nell’ambito dell’attività privata e degli strumenti diffusi sul mercato. Tali strumenti sono conformati comunque dal diritto amministrativo e dall’intervento dell’amministrazione, per garantirne la funzionalità rispetto agli interessi pubblici, ma non fino al punto da snaturarne le caratteristiche economiche e di mercato e la relativa disciplina, in parte significativa privatistica. Essi trovano equilibri compatibili con l’interesse pubblico in modo più veloce, più flessibile, più informato e soprattutto – come dimostrano le analisi economiche – con costi significativamente minori per l’amministrazione rispetto a strumenti di tipo tradizionale. Si tratta di strumenti come lo scambio di titoli nei mercati artificiali (per ridurre l’inquinamento, fissando valori complessivi ammessi di emissioni e dei titoli corrispondenti), il rilascio di brand ambientali utili anche in una logica di vendita dei prodotti che ottengono tali brand (per riqualificare ambientalmente i processi produttivi), la stipulazione di accordi unilaterali da parte delle imprese, in una logica economica di miglioramento dell’immagine dell’impresa per ottenere più credibilità sia con i consumatori che con l’amministrazione, evitando così talora un’etero-regolamentazione amministrativa (per riqualificare l’attività delle imprese attraverso un coinvolgimento propositivo delle medesime). Alessandro Lolli è straordinario di Diritto amministrativo nell’Università di Bologna. Ha svolto attività di ricerca, tra l’altro, con riferimento alla delimitazione della categoria degli atti amministrativi e all’ambito di applicazione della disciplina prevista per tale categoria; con riferimento ai limiti soggettivi del giudicato amministrativo; con riferimento a ulteriori tematiche di diritto amministrativo generale e di diritto dell’economia.
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Chapitres de livres sur le sujet "Tratti di accordo"

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Kaczmarek, Tomasz. « Pirandello a Łódź ovvero Adam Hanuszkiewicz mette in scena Così è (se vi pare) ». Dans Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.15.

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Résumé :
Nel presente articolo si tratta dell’allestimento di Così è (se vi pare) di Pirandello che ebbe un successo notevole sul palcoscenico del Teatr Powszechny a Łódź nel 1989. Questa rappresentazione fu importante non solo per la carriera del regista, Adam Hanuszkiewicz, ma anche per la ricezione della produzione pirandelliana di cui le vicende non furono fino ad allora particolarmente favorevoli. Essa propose nuove possibilità interpretative fin qui celate dell’opera dell’autore italiano. Di fatti, oltre a trasgredire le convenzioni sceniche, secondo alcuni ormai desuete, il Siciliano mise avanti una nuova drammaturgia frammentaria e apparentemente incompiuta che si concentra piuttosto sulla “vita” che sull’“azione prettamente agonistica”. Esponendo un nuovo paradigma del “dramma-della-vita” che sta in netta oposizione al “dramma-nella-vita”, ossia “dramma assoluto”, egli diede vita alla drammaturgia moderna e contemporanea. Aderendo all’ottica teatrale e drammatica di Pirandello, Hanuszkiewicz tende dunque a liberare l’autore di Enrico IV dalle tradizionali interpretazioni che si focalizzavano essenzialmente sul suo sistema chiamato “pirandellismo” oppure sul presunto “esistenzialismo”. Il regista polacco non esitò ad adottare il dramma ai tempi moderni, senza però intaccare i presupposti “ideologici” dell’opera: Hanuszkiewicz la rilesse secondo la chiave contemporanea ed anche profondamente personale, scoperchiandone il suo carattere sempre attuale nonché universale che poteva essere accolto con comprensione e ammirazione non solamente in Italia. L’articolo ripercorre quindi la fortuna dello spettacolo che, al pari dei Giganti della montagna, messo in scena da Izabella Cywińska (1974), aprì una nuova strada alla riscoperta dell’opera dello scrittore agrigentino.
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