Articles de revues sur le sujet « Trattati morali »

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1

Dillon, John M. « Pseudo-Pythagorica Ethica : I trattati morali di Archita, Metopo, Teage, Eurifamo (review) ». Journal of the History of Philosophy 30, no 4 (1992) : 599–600. http://dx.doi.org/10.1353/hph.1992.0073.

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2

Powell, J. G. F. « (B.) Centrone Ed.Pseudopythagorica ethica : i trattati morali di Archita, Metopo, Teage, Eurifamo.Naples : Bibliopolis, 1990. L.40,000. » Journal of Hellenic Studies 114 (novembre 1994) : 196. http://dx.doi.org/10.2307/632763.

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3

Ferrari, Barbara. « Fabrizio Cigni, Sulla più antica traduzione francese dei tre trattati morali di Albertano da Brescia, in “Le loro prigioni” : scritture dal carcere, Atti del Colloquio internazionale, Verona, 25 ». Studi Francesi, no 158 (LIII | II) (1 juillet 2009) : 370. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.7826.

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4

Smith, Andrew. « Pseudopythagorica - Bruno Centrone : Pseudopythagorica Ethica : i trattati morali di Archita, Metopo, Teage, Eurifamo. (Elenchos, Collana di testi e studi sul pensiero antico, 17.) Pp. 323. Naples : Bibliopolis, 1990. Paper, L. 40,000. » Classical Review 41, no 2 (octobre 1991) : 315–16. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00280232.

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5

Papagni, Erika. « Dalla compassione alla masserizia : una 'conversione' del messaggio di Lotario in quello di Bono ». Quaderni d'italianistica 30, no 1 (1 janvier 2009) : 5–26. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8424.

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Résumé :
L'intervento si pone l'obiettivo di analizzare i trattati Della miseria dell'uomo di Bono Giamboni e il De miseria humane conditionis di Lotario de' Segni (Papa Innocenzo III), allo scopo di rilevarne le differenze, ma soprattutto di interpretarle, per capire in che modo la diversa testualità delle due opere corrisponde a due contesti storici profondamente diversi. Il De miseria humane conditionis ebbe, com'è noto, una grande influenza sulla cultura medievale, e fu tradotta e rielaborata in tutte le lingue europee. Poca attenzione però è stata prestata ai volgarizzamenti di quest'opera, in particolare al primo rifacimento italiano, Della miseria dell'uomo, realizzato nella seconda metà del Duecento dal giudice fiorentino Bono Giamboni. Nel messaggio di Bono la scoraggiante analisi della vita terrena che aveva fatto Lotario diviene un trattato morale secondo una mentalità più realistica e serena.
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6

Cagnolati, Antonella, et Sergio Marín Conejo. « ACCENTI CRITICI E PROGETTUALITÀ FORMATIVE PER LE DONNE IN A SERIOUS PROPOSAL TO THE LADIES DI MARY ASTELL (1694) ». RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 4 (18 décembre 2017) : 212. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v4i0.1756.

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Résumé :
Riassunto:Nell”Inghilterra del secolo XVII si andavano argomentando con sempre maggior frequenza nuove proposte per l”educazione femminile, in parte sostenute dalle istanze religiose della Riforma protestante che vedeva nella donna il pilastro morale della famiglia e la prima educatrice dei figli, in parte su esplicita richiesta delle nuove classi borghesi, intenzionate a dare alle figlie una solida istruzione. Le teorie tradizionali elaborate da intellettuali, filosofi e predicatori furono fortemente messe in crisi allorquando le donne si impadronirono della cultura e cominciarono a scrivere trattati in cui rivendicavano per loro i medesimi percorsi educativi previsti per gli uomini, sostenendo che la fonte principale della disuguaglianza risiede nella diversa istruzione che viene impartita, non nel mero aspetto biologico o fisiologico. Il primo trattato pedagogico femminista fu opera di Mary Astell.
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7

Sutton, Agneta. « Editing della linea germinale : quali sono i rischi sociali e morali ? / Germ-line gene editing : What are the social and moral risks ? » Medicina e Morale 65, no 2 (21 septembre 2016) : 123–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.430.

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Résumé :
Dovremmo accogliere tutti i possibili sviluppi dell’editing genetico? L’editing genetico delle cellule somatiche potrebbe essere considerato alla pari delle terapie convenzionali volte a trattare particolari patologie o ad alleviarne i sintomi. Tale intervento interesserebbe esclusivamente il singolo paziente trattato. Esso potrebbe quindi essere ben accolto come un nuovo tipo di trattamento per i tumori e le malattie del sangue, come ad esempio la beta-talassemia. Diversamente, l’editing della linea germinale avrebbe effetti ereditari. Ciò solleva preoccupazioni particolari riguardo al rischio medico. I rischi medici non sono, tuttavia, gli unici tipi di rischi che possono derivare dalla modificazione genetica della linea germinale. Nel contributo non vengono discussi i rischi medici, ma quelli sociali e morali correlati alla manipolazione genetica della linea-germinale. ---------- Should we welcome all developments in gene editing? Somatic cell gene editing would be on a par with conventional therapies aimed at treating particular conditions or alleviating symptoms. It would solely affect the individual patient treated. It could thus serve as a welcome new kind of treatment for cancers and blood diseases such as ß-thalassaemia. Germ-line gene editing, on the other hand, would have hereditary effects. This raises special concerns about medical mishaps. Medical risks are, however, not the only kinds of risks in the case of germline gene editing. Discussed here are not the medical risks, but the social and moral risks of germ-line-gene editing.
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8

Ciccone, Lino. « AIDS : problemi etici in ambito coniugale ». Medicina e Morale 41, no 4 (31 août 1992) : 619–33. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1093.

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Résumé :
L'articolo tratta alcuni dei problemi etici posti dall'AIDS in campo sessuale. L'autore, docente di teologia morale, dopo una breve introduzione di ordine metodologico, dedica il primo paragrafo ad alcune verità fondamentali di morale sessuale coniugale. In seguito affronta in particolare i problemi morali nella vita sessuale coniugale e i problemi morali per nubendi, in relazione soprattutto alla sieropositività.
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Mulgan, Tim. « Teoria etica e intuizioni in un mondo in frantumi ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 39 (janvier 2011) : 44–60. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-039004.

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Résumé :
Il cambiamento climatico presenta caratteristiche inedite che mettono in discussione il pensiero morale cui siamo abituati. In questo saggio, si ricostruiscono le modifiche che sarebbero necessarie per pensare le questioni morali poste dalla prospettiva di un mondo che subisca gli effetti del cambiamento climatico: si potrebbe trattare di un mondo in frantumi, dove non ci sono piů le condizioni minime di benessere, e le nozioni cui siamo abituati - come certi diritti o l'ideale dell'eguaglianza - non valgono piů e debbono venire sostituite da una nuova etica, che non potrÀ piů affidarsi a intuizioni morali, per quanto solide e radicate.
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Melina, Livio. « Cristocentrismo e assoluti morali nell’enciclica «Veritatis splendor» ». Scripta Theologica 55, no 1 (28 février 2023) : 127–63. http://dx.doi.org/10.15581/006.55.1.127-163.

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Résumé :
La questione del cristocentrismo dell’enciclica Veritatis splendor non riguarda appena la cornice teologica di un nucleo dottrinale che apparterrebbe solo all’etica razionale. Lo studio mostra come esso sia il perno dell’insegnamento etico, collegando così intimamente la dottrina sugli assoluti morali con il cuore cristiano della morale. Dopo aver tracciato una panoramica dei percorsi del cristocentrismo nella teologia morale cattolica, l’Autore delinea i tratti cristocentrici dell’enciclica di San Giovanni Paolo II sui fondamenti della morale, mostrandone quindi l’attualità in un confronto critico con le proposte recenti di un “nuovo paradigma” per l’etica teologica.
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Basso, Ingrid. « Kant nel dibattito filosofico e giuridico danese del primo Ottocento. » Estudos Kantianos [EK] 7, no 2 (14 janvier 2020) : 55–72. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2019.v7n2.05.p55.

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Résumé :
La cosiddetta disputa-Howitz che si accese a Copenaghen nella seconda metà degli anni Venti dell’Ottocento rappresentò il primo dibattito filosofico autenticamente danese occorso in Scandinavia nel XIX secolo. Il nome si deve al medico legale Frantz Gotthard Howitz (1789-1826) che nel 1824 pubblicò il trattato filosofico-giuridico Su follia e imputabilità. Un contributo alla Psicologia e al diritto, che fu pubblicato in forma di articolo nella Rivista giuridica diretta dal giurista e futuro primo ministro danese Anders Sandøe Ørsted (1778-1860), che nel 1798 aveva pubblicato un trattato sulla dottrina kantiana della libertà, opera considerata oggi il frutto più maturo del kantismo in Danimarca. Quale membro del Collegio di Sanità, Howitz doveva valutare l’imputabilità dei criminali. Nel suo testo egli accusò la giurisprudenza danese dell’epoca di essere fondata sul sistema kantiano della moralità; criticò dunque la concezione kantiana della libertà come capacità di determinare le proprie azioni sulla base di un fondamento puramente razionale. Secondo Howitz l’essere umano non è propriamente dotato di libertà in questo senso, poiché ogni azione umana è necessariamente determinata da un motivo che pesa più di altri e la cosiddetta razionalità altro non è che capacitas motivorum. La libertà dovrebbe essere intesa dalla giurisprudenza come capacitas motivorum, ovvero una libertà che non ha nulla a che vedere con la moralità. Howitz sostiene contro la visione morale kantiana che la stessa moralità nasce e si sviluppa sulla base dell’organizzazione cerebrale. Quando apparve, il trattato di Howitz suscitò immediatamente le reazioni critiche di figure di intellettuali di spicco quali lo stesso Anders Sandøe Ørsted, il teologo e futuro vescovo Jacob Peter Mynster, il drammaturgo e critico letterario Johan Ludvig Heiberg e il filosofo Frederik Christian Sibbern, futuro professore e mentore del giovane of Søren Kierkegaard. L’articolo mira a esplorare i fondamenti filosofici del dibattito e soprattutto il ruolo che ebbe in esso la filosofia morale di Kant. Recebido / Received: 4.9.2019.Aprovado / Approved: 28.10.2019.
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Santini, Fabio. « Alcuni spunti di originalità del contributo di Giuseppe Toniolo nella prospettiva economico-aziendale ». Società e diritti 7, no 14 (9 décembre 2022) : 48–55. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19312.

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Résumé :
L’Autore tratta due aspetti della figura di Giuseppe Tonono: la critica nei confronti dell’approccio metodologico positivista che domina la scienza economica del suo tempo; il secondo è la centralità attribuita alla figura dell’imprenditore nella società e la convinzione che questi debba possedere doti morali che vadano di pari passo alla crescita del benessere collettivo.
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Marchand, Jean-Jacques. « Componenti etiche nell’Arte della Guerra ». Las Torres de Lucca. International Journal of Political Philosophy 11, no 2 (13 juin 2022) : 223–31. http://dx.doi.org/10.5209/ltdl.80656.

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Résumé :
Sebbene la questione della liceità della guerra non si ponga per Machiavelli, come non si pone per la maggior parte dei pensatori italiani del primo Cinquecento, la componente etica non è assente dalla riflessione machiavelliana nell’Arte della guerra. Infatti, accanto all’assunto tecnico della creazione di una milizia d’ordinanza e dei suoi vari modi di combattere in campo, strettamente legato peraltro ai requisiti politici di una repubblica virtuosa, fondamentali sono le esigenze etiche sia nelle qualità morali dei cittadini-soldati, sia nella virtù dei comandanti, sia nella dirittura dei dirigenti politici che li reclutano e li impiegano nelle operazioni militari. È quanto può essere più particolarmente evidenziato nella parte introduttiva e in quella conclusiva del trattato.
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Woodall, George John. « Medicina veritatis : The Multi-Faceted Relationship between Truth and Medicine ». Medicina e Morale 46, no 4 (31 août 1997) : 739–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.873.

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Résumé :
Il lavoro cerca di valutare il rapporto tra la verità e la medicina. Parte dal riconoscimento dell’importanza fondamentale della verità e della veracità nella tradizione cristiana e nella promozione della dignità umana e nello sviluppo della società più generalmente. Il dibattito in seno alla teologia morale cattolica circa la veridicità in casi di conflitto fornisce il retroscena per l’analisi della responsabilità del personale medico, dei parenti e degli altri per la comunicazione della verità al paziente. La veridicità appare quale realtà pluri-dimensionale, che tocca tutte le sfere dell’attività medica e della ricerca scientifica in campo medico. In questo contesto si dà un’attenzione esplicita alla ricerca clinica. La scelta di focalizzare sull’oncologia scaturisce dalla percezione pastorale che tante vite umane ammalano di tumore ed anche il fatto che le questioni morali in gioco emergono più chiaramente una volta che si tratti di patologie potenzialmente letali. I contributi principali del testo sarebbero la dimostrazione della multiforme maniera in cui la verità e la veracità influiscono e dovrebbero influire sulla medicina e sostenere che la verità stessa funge da medicina al livello intrapersonale, interpersonale e trascendentale della vita umana dolente.
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Mele, Vincenza, et Laura Palazzani. « Metodologia didattica in bioetica. Riflessioni e proposte in margine al documento del Comitato Nazionale per la Bioetica ». Medicina e Morale 41, no 3 (30 juin 1992) : 447–68. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1101.

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Résumé :
Dopo una breve sintesi del documento del Comitato Nazionale per la Bioetica su "Bioetica e formazione nel sistema sanitario", l'articolo esprime alcune considerazioni in margine al documento stesso. Si evidenzia la rilevanza del tema trattato nel contesto delle nuove esigenze etiche emergenti dal rapido progresso scientifico tecnologico e la difficoltà di una proposta formativa uniforme nel contesto morale pluralistico che caratterizza la società attuale. La seconda parte prende in esame in particolare la metodologia didattica in bioetica sulla base di considerazioni teorico-filosofiche (la connessione tra metodologia e contenuto) calate nel contesto pedagogico (la connessione tra metodologia e caratteristiche dei discenti).
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Gałkowski, Tomasz. « Relacja "ius-lex" jako podstawa praw i obowiązków człowieka ». Prawo Kanoniczne 46, no 1-2 (15 juin 2003) : 139–66. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2003.46.1-2.06.

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L’A. fa vedere che la vasta problematica dei diritti umani fu legata ai cambiamenti del concetto del soggetto del diritto come pure alla cattegoria del diritto come la facoltà morale senza un legame con l’ordine della giustizia. L’odierna problematica dei doveri umani sempre più presente nel mondo, porta con sè la necessità di trattare l’esperienza giuridica nella cattegoria dell’ordine della giustizia segnato dall’interdipendenza tra lex e ius.
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Panero, S.D.B., Marco. « In prima persona. Il discernimento morale alla luce di «Veritatis splendor» : tre nessi promettenti ». Scripta Theologica 55, no 1 (28 février 2023) : 165–94. http://dx.doi.org/10.15581/006.55.1.165-194.

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Adottando un’impostazione etica di prima persona, di cui si enunciano i tratti distintivi, lo studio identifica tre nessi, rintracciabili in Veritatis splendor, che servono da premesse per un retto discernimento morale: 1) il rapporto tra l’orientamento globale della condotta e gli atti particolari, 2) la relazione tra specie fisica e specie morale nella costituzione dell’oggetto, 3) l’asimmetria di precetti positivi e precetti negativi. La piena convenienza di questi nessi risulta evidente e apprezzabile in una prospettiva di fede.
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Carrasco De Paula, Ignacio. « La comunicazione medico-paziente : elementi per una fondazione etica ». Medicina e Morale 51, no 4 (31 août 2002) : 609–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.687.

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Résumé :
L’articolo prende in esame gli aspetti etici di un tipo particolare di comunicazione, quella tra il medico e il suo paziente. L’Autore introduce l’argomento con alcune osservazioni di natura storicodottrinale (dialettica tradizione-modernità) e prosegue con una riflessione sulle categorie e condizioni etiche pertinenti ad una attività specificamente umana e, pertanto, morale, quale è la comunicazione tra il medico e il paziente. In particolare, vengono trattate le seguenti questioni: a. pregi e limiti della comunicazione medico-paziente nella medicina tradizionale (Corpus Ippocratico); b. l’avvento della tecnologia nella medicina della modernità (conquiste e insidie); c. le basi etiche della comunicazione medico-paziente nel contesto clinico.
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Possenti, Vittorio. « La bioetica alla ricerca dei principi : la persona ». Medicina e Morale 41, no 6 (31 décembre 1992) : 1075–96. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1082.

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Résumé :
Lo studio, premettendo che appare in questione il significato stesso dell'impresa etica nella vita umana, ritiene imprescindibile che l'uomo si interroghi sul significato dell"'esser morali", che l'Autore individua nella ricerca della luce del bene nell'ambito più generale dell'apertura all'essere. Da ciò si evince che le problematiche bioetiche basate su modelli di razionalità formali-astratte di tecniche logico-formali o sul "contrattualismo morale" conducono ad una bioetica povera di contenuto e di senso. Assume, perciò, valore emblematico e costituisce un crocevia imprescindibile per la soluzione di molti dei problemi delia bioetica, l'indagine meditante sulla persona nella sospensione della fretta. Le scienze biologiche non possono sapere alcunché della persona: ciò è di pertinenza del metodo filosofico, che è di tipo ontosofico. L'approccio che l'Autore ritiene consigliabile in bioetica al riguardo è, perciò, quello di operare uno "sguardo" antologico sulla realtà, la vita e l'essere uomini, dal quale sguardo emerga l'originalità e la specificità dell'essere persona: in una parola si tratta dell'approccio del "personalismo antologico''. Lo studio prosegue con l'analisi critica delle risposte filosofiche contemporanee alle seguenti due domande: "che cosa è persona?" e "chi è persona?" e si conclude con una sezione dedicata all'argomentazione in base a cui possibile attribuire lo status di persona all'embrione.
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Kaczmarek, Tomasz. « "Sermo de disciplina christiana" św. Augustyna. Omówienie syntetyczne ». Vox Patrum 52, no 1 (15 juin 2008) : 373–83. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8252.

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Poco conosciuto l’opuscolo di sant’Agostino "Sermo de disciplina Christiana", di regola omesso dagli editori dei suoi scritti a causa di mancata recensione di esso nelle Retractationes, rappresenta un interessante esempio concreto di predicazione pastorale nell'ambiente d’Ippona degli ultimi anni del quarto secolo. In realta questo sermone costituisce una concisa esposizione della morale cristiana, basata sul comandamento della canta di Dio e del prossimo. Dopo un breve sguardo sul contenuto del trattato, nel presente articolo l’attenzione punta successivamente sull'idea agostiniana della disciplina Christiana, poi sul clima della retorica antica di cui e permeato il detto discorso di Agostino, e quindi vengono segnalati i pili caratteristici temi ivi presenti, tra cui particolarmente quello del rapporto tra Cristo ed il predicatore del verbo.
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Zanichelli, Maria. « Il valore dell'uguaglianza nella prospettiva del diritto ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 42 (janvier 2012) : 33–45. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042003.

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L'uguaglianza, ideale filosofico centrale nel pensiero occidentale moderno, č divenuta un principio fondamentale degli ordinamenti giuridici attuali. La filosofia del diritto offre dunque un'angolatura privilegiata per esaminare alcuni interrogativi teorici posti da questo concetto. L'uguaglianza tra le persone č un presupposto morale o un obiettivo politico? Quale relazione intercorre fra uguaglianza e diversitÀ? Sono fatti o valori? Quali disuguaglianze sono ingiuste? Che cosa significa giuridicamente trattare le persone ‘come uguali'? Il divieto di discriminazione puň essere giustificato sulla base del principio di uguaglianza quale fondamento dei diritti individuali o quale fondamento della comunitÀ politica.
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Cuozzo, Gianluca. « O semblante como "palimpsesto transfigurado" : de Annibale Carracci a Sherlock Holmes ». Especiaria : Cadernos de Ciências Humanas 18, no 32 (26 septembre 2018) : 109–37. http://dx.doi.org/10.36113/especiaria.v18i32.2243.

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La parte virgolettata del titolo la devo a un’espressione di Cesare Lombroso, il quale – nella Prefazione alla quinta edizione de L’uomo delinquente – scriveva di voler trattare il corpo umano alla stregua di un testo vivo in cui s’inscriverebbe la segnatura dell’interiorità umana, vale a dire il carattere e la nostra disposizione spirituale ai vizi e alle virtù. Sicché, nel caso dei pazzi e dei criminali, «si pu‰ spesso indovinare dalla fisionomia e dal cranio la loro tempra morale», mettendo in atto «una lettura, direi, di un palimsesto alla rovescia».
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De Paula, Ignacio Carrasco. « Il concetto di persona e la sua rilevanza assiologica : i principi della bioetica personalista ». Medicina e Morale 53, no 2 (30 avril 2004) : 265–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.643.

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Résumé :
La Bioetica personalista è una riflessione che affronta le questioni etiche riguardanti la vita umana da una prospettiva che riconosce l’essere e la dignità della persona come valori assoluti, e, di conseguenza, pone come primum principium il rispetto incondizionato della loro inviolabilità e la tutela della loro libera espressione, in primis sul versante dei diritti umani. Nella prospettiva personalista il bonum, cioè il valore ultimo che misura l’agire morale, viene inteso come promozione dell’essere e della preziosità o dignità della persona in quanto persona. Il credente, sia esso un moralista, un filosofo, un bioeticista, o quant’altro, si trova a suo agio quando la sua mente percorre le vie della persona; egli, in altre parole, si sente particolarmente agevolato, similmente al pellegrino che dopo aver battuto sentieri impervi e sconosciuti, ritrova le strade familiari della sua casa. Nella dimora della persona, fede e ragione verificano la propria identità e forza, libere da patteggiamenti o da innaturali rinunce ai propri doveri e diritti; una morale personalista intesa come una sintesi organica e rigorosa è un desiderio che ancora si deve realizzare. Una Bioetica personalista dovrebbe, ad esempio, concedere maggiore spazio alla domanda propriamente etica, cioè se e perché l’embrione deve essere trattato come un qualsiasi essere umano, anche senza esplicitare il problema ontologico. Tre fondamentali ragioni possiamo addurre a fondamento della dimostrazione del primato valoriale della persona. La prima ragione è contenuta nella nota affermazione di S. Tommaso: “persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura”. La dignità della persona trova qui un sostegno fortemente ontologico: chi è massimamente perfetto non può non essere riconosciuto e rispettato semper et pro semper, in ogni circostanza di tempo e di luogo, cioè in modo assoluto. Nessun valore creato - neanche il superamento di tutte le malattie e sofferenze - può reggere al confronto del valore di ogni singola persona. La seconda ragione fondativa è merito di I. Kant ed in fondo può essere interpretata come una applicazione della tesi di Tommaso d’Aquino: l’essere perfettissimum in tota natura resiste a qualsiasi tentativo di abbassarlo alla condizione di semplice strumento. Come dice il filosofo tedesco nel famoso paragrafo dei Fondamenti della metafisica dei costumi, la persona impone l’imperativo categorico di agire in modo da trattare l’umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai soltanto come mezzo. Infine, la terza ragione proviene da un brano molto noto, come i due precedenti, anche se poco utilizzato in ambito bioetico, forse per l’evidente contenuto teologico. Ci si riferisce alla definizione antropologica del documento conciliare Gaudium et spes che indica l’uomo come “la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto per se stessa”.
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Costa, Giacomo. « Il ‘moralismo' : una prima ricognizione ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 41 (septembre 2011) : 125–32. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041010.

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L'articolo propone un'analisi del termine moralismo. Tralasciandone l'accezione comune e quella storiografica, la riflessione qui sviluppata si rivolge a una concezione politica del moralismo, perlomeno nella misura in cui la politica si accompagna (o si dovrebbe accompagnare) a una normativa morale. Ma non si tratta di discorso meramente normativo, poiché l'etica e l'etica della politica devono essere in realtÀ applicate a un sistema non teorico, bensě empirico, alla «realtÀ sociale strutturata». La situazione politica italiana attuale č appunto il terreno sul quale si esercita la critica proposta nel contributo.
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Saccenti, Riccardo. « Le leggi del creato e la normatività morale : La legge di natura nel trattato De legibus attribuito a Giovanni de la Rochelle ». Bulletin of Medieval Canon Law 34, no 1 (2017) : 195–224. http://dx.doi.org/10.1353/bmc.2017.0006.

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Rozkrut, Tomasz. « Dialog sędziego z biegłym w kanonicznym procesie małżeńskim ». Prawo Kanoniczne 54, no 1-2 (10 juin 2011) : 161–74. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.1-2.07.

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Il testo spiega il ruolo del perito nel processo canonico, in modo specifico nelle cause di nullità di matrimonio per difetto di consenso e il suo rapporto con il giudice, tenendo conto della distinzione dei rispettivi ruoli. Il perito ha il compito di illuminare il giudice circa la natura e la gravità della malattia o anomalia del coniuge di cui si tratta. Egli deve fornire al giudice le conseguenze concrete dello stato psichico del soggetto. La prova peritale è tutta in funzione di illuminare il giudice per consolidare i mezzi di prova già acquisiti e pervenire alla certezza morale.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Sessualità umana : verità e significato. Una guida per i genitori ». Medicina e Morale 45, no 2 (30 avril 1996) : 209–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.913.

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Résumé :
L’articolo si propone di commentare il recente documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia (PCF) su Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, il quale intende porsi non come un trattato di teologia morale né di psicologia, bensì un momento di formazione per i genitori, anzitutto. L’Autore affronta poi i due aspetti cardine del documento pontificio: l’antropologia di riferimento e le indicazioni metodologiche. Sul primo punto, il riferimento fondamentale è la persona nella sua totalità di spirito e corpo. E la sessualità è vista come modalità dell’essere da una parte, e dimensione relazionale dall’altra. Essa, perciò, è segno di reciprocità e di complementarità, e come tale naturalmente strutturata all’apertura e al dono all’altro. Sulle indicazioni metodologiche, l’articolo nota che nel documento del PCF si sostiene l’opportunità di educare la persona alla differenza sessuale e alla vita nel senso di una educazione del sentimento morale, ovvero dell’educazione alla gestione responsabile della libertà. Tale opera deve poter avvenire nella famiglia, primo luogo educativo, ad opera dei genitori, eventualmente aiutati - in modo sussidiario e subordinato - da opportune agenzie educative. L’articolo si conclude con le indicazioni che il documento del PCF fornisce sulle modalità educative: 1. informare formando e formare informando, secondo i criteri della verità, dell’adeguazione e dell’individualizzazione, della progressività, della tempestività, della decenza e del rispetto del fanciullo; 2. la diversificazione per epoca di sviluppo e per vocazione dell’individuo; 3. l’affrontamento in termini educativi di situazioni impegnative, come l’omosessualità e la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
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Nykiel, Krzysztof. « Przyczyny i procedury wydalania duchownych według norm i praktyki Kongregacji Nauki Wiary ». Prawo Kanoniczne 54, no 3-4 (10 décembre 2011) : 31–52. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.3-4.01.

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Résumé :
La conferenza intende illustrare le cause e la procedura per le quali un chierico possa essere colpito con la pena di dimissione dallo stato clericale. Le cause sono la commissione da parte dello stesso di delitti gravi, descritti nel motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela di Giovanni Paolo II del 30 aprile 2001, in cui sono state, a distanza di nove anni, apportate delle modifiche sia per quanto riguarda le norme sostanziali, che procedurali. Tali modifiche vengono descritte nella prima parte della Conferenza. Queste nuove Norme sui “Delitti Riservati”, approvate da Papa Benedetto XVI il 21 maggio 2010, sono state pubblicate il 15 luglio 2010. Il testo in parola, che tratta dei delitti riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede, contiene le Norme Sostanziali (artt. 1-7) e quelle Processuali (artt. 8-31) ed è stato il punto di riferimento per presentare le cause e la procedura che il predetto Dicastero osserva nel giudicare i casi di delicta reservata. A queste Norme si aggiunge anche una lunga prassi del Dicastero nel trattare simili casi. Per la commissione di questi gravi delitti (ad esempio: contro la fede, i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, nonché contro la morale, specialmente l’abuso sessuale di minori), i chierici colpevoli, secondo la gravità del crimine da loro commesso, possono essere puniti anche con il massimo della pena, ovvero con la dimissione dallo stato clericale o la deposizione. Nella seconda parte della Conferenza viene esposta la procedura seguita dalla Congregazione nei casi di delicta reservata e le relative possibili soluzioni, esaminando i singoli casi. Il chierico accusato di aver commesso un grave delitto come, ad esempio, l’abusosessuale di minore, può, una volta accertatane la colpevolezza e ricorrendo gli estremidi cui all’art. 21 delle Normae, essere dimesso dallo stato clericale sia tramite la viagiudiziale sia anche percorrendo le vie alternative del processo amministrativo o dellapresentazione diretta delcaso al Romano Pontefice. In quest’ultima ipotesi il casoviene presentato al Santo Padre con il previo voto favorevole della Congregazione,motivando la richiesta dell’inflizione della succitata pena con la dicitura “pro bono Ecclesiae“ oppure, per i casi particolarmente gravi, “in poenam”. In via graziosa è contemplata anche la dispensa dagli obblighi che derivano dall’Ordine Sacro, inclusoil celibato, a seguito di supplice istanza dell’oratore-reo. La Conferenza si conclude con il richiamo ai due canoni 292-293 CIC che determinano la situazione canonica dei chierici che hanno perso lo stato clericale.
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Burgio, Alberto. « Il nazismo come malattia dell'"anima tedesca" ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 2 (mai 2012) : 187–208. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002002.

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Résumé :
Per comprendere quanto avvenne nella Germania e nell'Europa dominate dal nazismo (in particolare lo sterminio pianificato di malati, ebrei, "zingari" e slavi) č indispensabile «capire i tedeschi» (Primo Levi), poiché il regime nazista si avvalse della costante partecipazione attiva della maggioranza della popolazione. Come osservň Thomas Mann, un fattorechiave del consenso plebiscitario ottenuto dal regime fu - insieme a una forte domanda di ordine e sicurezza e alla propensione ad affidarsi alle decisioni di un capo carismatico - il bisogno diffuso di appartenere a una comunitŕ omogenea, coesa e chiusa, il che generň un clima psicologico e morale favorevole alla deumanizzazione degli "estranei" e dei nemici interni ed esterni. Di questi tratti dell'«anima tedesca» (Mann), verosimilmente alimentati da un modello educativo autoritario mutuato dal mondo militare, occorre tenere conto ai fini di una pertinente ricostruzione degli eventi storici.
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Aguiar, Leonardo Ferreira, et Maria Cecilia Casini. « Dove avrebbe messo Dante Ser Ciappelletto ? » Revista de Italianística, no 43 (31 décembre 2021) : 65–79. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.i43p65-79.

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Résumé :
Il presente testo propone un po' audacemente una lettura di una possibile assoluzione, in termini danteschi, di un famoso personaggio 'cattivo' del Decameron, opera di Giovanni Boccaccio, ovvero, Ser Ciappelletto da Prato, protagonista della prima Novella della Prima Giornata. A partire dai propri testi e dalla struttura morale conferita da Dante Alighieri al suo universo oltremondano descritto nella Divina Commedia, abbiamo usato l'immaginazione per attribuire un luogo possibile al malvagio Ciappelletto. Secondo la nostra interpretazione, esisterebbero per questo due possibilità: la Giudecca, il luogo più buio dell'Inferno; o l'antipurgatorio, luogo di espiazione dei peccati da parte di chi attende ancora una possibilità di salvezza, insieme a Belacqua nel Canto IV della cantica del Purgatorio. Nonostante si tratti di una speculazione, il testo è stato sviluppato alla luce delle ultime teorie critiche sui due grandi autori italiani, in modo da porsi come un contributo al dibattito letterario in corso per il settecentenario delle commemorazioni dantesche del 2021.
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Rowley, C. K. « The Economic Philosophy of James McGill Buchanan* ». Journal of Public Finance and Public Choice 5, no 3 (1 octobre 1987) : 171–87. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344389.

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Résumé :
Abstract La Public Choice, nell’impostazione di Buchanan, si basa sulla catallattica, o scienza degli scambi. La sua è una visione essenzialmente unanimistica del meccanismo decisionale non di mercato, che considera il processo dello scambio come l’area della politica da sottoporre all’analisi economica.Nell’ambito di quest’impostazione, l’attenzione viene inevitabilmente concentrata sugli individui e sui processi attraverso cui essi interagiscono. La prospettiva, quindi, è quella dell’individualismo metodologico e delle procedure, non quella di una funzione organicistica del benessere sociale.In gran parte, gli studi di Buchanan hanno avuto carattere positivo, sebbene, quando ciò gli è sembrato necessario, Buchanan non abbia esitato ad introdurre la filosofia morale per arricchire la sua analisi.Si tratta di una visione ottimistica, anche se vincolata da un certo realismo, in un periodo in cui la democrazia è considerata con minor favore.Contributi che, come quelli di Buchanan, suggeriscono riforme pur mantenendo una visione ottimistica dell’interazione sociale, sono essenziali per la sopravvivenza della democrazia.
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Trębski, Krzysztof. « La surrogazione di maternità nel contesto della procreazione medicalmente assistita. Valutazione nella luce della dottrina morale della Chiesa cattolica ». Roczniki Teologiczne 69, no 3 (15 mars 2022) : 117–30. http://dx.doi.org/10.18290/rt22693.8.

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Résumé :
La surrogazione di maternità diventa un mezzo per realizzare il desiderio di procreare e, utilizzando moderne tecnologie riproduttive, provvede alla gestazione da parte di una donna per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro. L’articolo tenta di valutare il fenomeno nell’ottica della morale cattolica, presentando la maternità surrogata nel contesto dell’uso di tecniche di inseminazione/fecondazione artificiale in vitro e il trasferimento dell’embrione, che in genere sono un passo fondamentale della procedura. La Chiesa cattolica esprime disapprovazione per la maternità surrogata, sottolineando che essa viola la dignità umana e distorce il carattere originario della maternità/paternità. Questa pratica non tiene conto della complementarietà dei sessi, del rispetto reciproco e del diritto degli sposi a diventare padre o madre insieme all’altro coniuge. Un essere umano ha il diritto di essere concepito in un matrimonio come frutto di uno specifico atto d’amore tra gli sposi. Altrettanto, la Chiesa giudica in maniera negativa l’utilizzo delle procedure medico-tecniche che permettono il trapianto dell’embrione nell’utero in caso di surrogazione gestazionale, sottolineando che minacciano seriamente la sua sopravvivenza. Inoltre, la surrogazione di maternità è vista come procedura disumanizzante, perché tratta la madre surrogata come «strumento umano usato per fini di riproduzione».
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Peroni, Antonia. « Considerazioni sulla fondazione teoretica per l’etica infermieristica ». Medicina e Morale 52, no 6 (31 décembre 2003) : 1213–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.660.

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Résumé :
L’etica in ambito infermieristico riveste da sempre grande importanza per la peculiare natura disciplinare dell’infermieristica. Proprio per questo l’etica viene variamente interpretata e trattata all’interno del sapere infermeiristico in relazione ai diversi approcci disciplinari ed interpretazioni da parte dei docenti. In questo lavoro non si intende disquisire sulle diverse correnti etiche oggi variamente presenti nella comunità scientifica, bensì fare una panoramica sulle diverse concezioni con le quali si interpreta l’etica in campo infermieristico. Fondamentalmente esse si possono ricondurre a tre filoni principali: l’etica come filosofia, l’etica come norma e l’etica come assistenza, quest’ultima a sua volta articolata in due oreintamenti, l’etica in relazione a “teorie e modelli infermiersitici” e l’etica del “prendersi cura”. In realtà si evince che tutti gli orientamenti proposti hanno in sé dei limiti poiché sviluppare l’etica infermieristica secondo un orientamento significa tendere a sviluppare un atteggiamento categoriale, interpretato, con il rischio di non andare alla radice della questione etica nell’intento di riconoscere la peculiarità di ogni essere umano. Si conclude affermando la ricchezza e l’importanza delle diverse concezioni etiche per la professione infermieristica ma non senza aver sviluppato gli elementi che costituiscono la base della fenomenologia etica e cioè la Legge Morale Naturale, la Coscienza e la Moralità. Perché un infermiere possa esercitare con competenza la sua professione deve sviluppare gli elementi della moralità, in particolare la coscienza etica. Soltanto a queste condizioni egli potrà essere in grado di vivere pienamente la dimensione etica del suo servizio riconoscendo i problemi e dilemmi etici nella quotidianità del suo lavoro nel tentativo di rispondere secondo gli orientamenti che riterrà più conformi alla sua natura etica ma sempre nel rispetto della intrinseca “valorialità” della persona umana.
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Meghnagi, David. « "Le parole per dire". Trauma e scrittura nell'opera di Primo Levi ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2012) : 39–62. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002003.

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Résumé :
La formazione scientifica di Levi, col suo linguaggio chiaro e lontano "dal linguaggio del cuore", la tensione morale dei suoi scritti, hanno offerto una combinazione unica di elementi psicologici, stilistici e formali nel dare corpo a una delle opere piů significative di testimonianza che sia mai stata scritta sull'esperienza dei Lager. Per dare fondamento alla testimonianza, Primo Levi fa ricorso a un modello dantesco. Il suo attraversamento di un inferno reale č descritto attraverso una discesa dove l'internamento di Fossoli funge da limbo. Quando le parole di Dante non son in grado ad assolvere il compito, egli ricorre al linguaggio della Bibbia da cui fa sprigionare scintille. La lingua "marmorea" di Levi, la sua prosa asciutta e chiara, hanno una funzione allo stesso tempo etica e letteraria. Collocare Levi in una zona limite posta tra la letteratura vera e propria e l'attivitŕ di testimone, ha contribuito a occultare e rimuovere il problema della responsabilitŕ degli scrittori di fronte ai problemi piů inquietanti del nostro piů recente passato Per molti anni č sfuggito ai piů che "Se questo č un uomo" č un testo letterario oltre che un trattato filosofico antropologico su un'esperienza estrema che l'autore non ha smesso di rivisitare. Sotto questo aspetto il concetto di zona grigia, che nell'ultima sua opera occupa uno spazio dilatato rispetto alla sua prima opera, ha per Levi un valore euristico che oltrepassa la descrizione del comportamento umano in situazioni limite. La zona grigia di Levi assume nell'ultima opera di Levi il significato di un potente strumento conoscitivo che in un duplice gioco di specchi collega la ricerca di Levi alla monumentale ricerca storica di Hilberg alle riflessioni della Arendt e agli esperimenti di Stanley Milgram sull'obbedienza all'autoritŕ.
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Fusaroli, Federica. « La traduzione della «Somme le roi» tra Occitania e Catalogna : primi sondaggi ». Mot so razo 20 (25 janvier 2022) : 1. http://dx.doi.org/10.33115/udg_bib/msr.v20i0.22744.

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<p>RIASSUNTO: Il presente lavoro mira a fornire nuovi appunti sulle conoscenze circa la traduzione catalana della <em>Somme le roi</em>, compendio morale francese composto nel 1279 dal domenicano Frère Laurent e di grande successo lungo tutto il xiv secolo. Le forti analogie con la versione occitanica della <em>Somme</em>, nota anche come <em>Libre de vicis et de vertutz</em>, lasciano presumere che il testo catalano discenda proprio dalla traduzione occitana e non dall’originale francese. Il caso di studio è reso difficile dalla mancanza di lezioni erronee imputabili al processo di traduzione e dalle complicazioni imputabili alla probabile concomitanza di più fonti, in occitano e in francese, dietro l’allestimento della versione catalana. In ragione di ciò, il contributo si sofferma a illustrare le due tradizioni testuali – catalana e occitana – mettendo a confronto i dati tratti dall’edizione critica del <em>Libre de vicis et vertutz</em>, di futura pubblicazione, con lo studio di Wittlin (1983) sul testo catalano. Il discorso si concentra principalmente su due questioni cruciali: la <em>reductio ad unum</em> dei testimoni catalani e la scelta di includere nella <em>recensio</em> occitana un testimone trascritto in catalano.<br /><br /></p><p>ABSTRACT: This paper aims at updating the scholarship on the 14th-century Catalan translation of the French moral <em>compendium</em> known as <em>Somme le roi</em>. The relevant similarities between the texts demonstrate that the Catalan version directly depends on the Occitan translation, known as <em>Libre de vicis et de vertutz</em>. Therefore, the paper illustrates both the Catalan and the Occitan textual traditions and compares the results of my critical edition of the <em>Libre de vicis et vertutz</em> with Wittlin’s study (1983) on the Catalan text. This examination will focus on two main critical issues: the <em>reductio ad unum</em> of all the Catalan manuscripts and the choice to include a Catalan manuscript in the Occitan <em>recensio</em>.</p>
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Lázár, István Dávid. « Il cinghiale Marsus in terra della Pannonia ». Tabula, no 17 (16 novembre 2020) : 275–92. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.10.

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Résumé :
Appena nominato, il nuovo vescovo della diocesi di Győr, György Draskovich, aveva convocato il sinodo per l’estate dell’anno 1579, nella città di Szombathely. Nel primo giorno del sinodo, su invito del nuovo vescovo, il gesuita croato Marcus Pitačić pronunciò un discorso che trattava dei criteri per divenire prete, della morale che la comunità esigeva da parte del clero e dell’istituzione del celibato, attaccando e confutando le relative dottrine dei protestanti. La reazione al discorso di Pitačić da parte dei protestanti non arrivò subito ma si fece aspettare per un decennio e mezzo. Nel 1585 uscì il libro di Péter Beregszászi, Apologia pro ecclesiis reformatis, actis impiis Synodi Sabariensis opposita, che contiene sia l’Oratio di Pitačić sia la risposta di Beregszászi, in cui egli smentisce punto per punto le asserzioni del gesuita. Il fatto che, due anni dopo, venne pubblicato a Basel il volume De controversiis religionis hoc seculo motis adversaria quaedam scripta, in quibus utriusque partis dissidentium argumenta, ad Scripturae divinae canonem explorantur et Iesuitis potissimum respondetur, mostra l’importanza dei due testi dell’Apologia che, assieme ad alcuni libelli apparsi negli anni ’80, viene interamente riproposta nel detto volume. A seguito della breve presentazione riassuntiva della vita di Pitačić, l’articolo offre un quadro sintetico della sua controversia con Beregszászi, ricca di argomentazioni e di mezzi retorico-linguistici che servivano al predicatore protestante per rendere ridicoli i gesuiti e contestare l’autenticità delle parole del suo avversario.
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Fleming, John I. « I cattolici messi di fronte alle strategie pro-eutanasia e pro-aborto ». Medicina e Morale 45, no 1 (28 février 1996) : 101–20. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.922.

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Résumé :
I cattolici spesso si trovano esclusi ed emarginati dai dibattiti politici pubblici sull’aborto e l’eutanasia. Questo perché i sostenitori dell’aborto e dell’eutanasia legalizzati nelle attuali democrazie secolari e pluraliste hanno con successo definito l’opposizione cattolica come “fondata sulla religione, e quindi base rischiosa per la politica”. I cattolici, so sostiene, non dovrebbero cercare di imporre le loro opinioni sugli altri, ma dovrebbero rispettare l’autonomia degli individui a scegliere come reputano meglio per se stessi . In realtà sono i sostenitori dell’aborto e dell’eutanasia che cercano di attaccare i valori comunemente condivisi grazie ai quali le persone nelle società civili sono capaci di vivere insieme in pace e giustizia. la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e gli altri strumenti per i diritti umani testimoniano per gli inalienabili ed inviolabili diritti alla libertà e alla vita del nascituro. Questi stessi documenti vietano la legalizzazione della eutanasia volontaria in quanto qualsiasi concessione ad uccidere un innocente e la tratta degli schiavi (anche quando accettati volontariamente dagli individui) rappresentano una minaccia alla vita ed alla libertà di cittadini innocenti. I Cattolici possono entrare nei dibattiti politici pubblici sulle questioni della vita sulla base dei valori internazionalmente accettati, i quali sono in armonia con la tradizione morale cattolica.
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Tarantino, Antonio. « Sul fondamento dei diritti del nascituro : alcune considerazioni bioetico-giuridiche (TI) ». Medicina e Morale 44, no 6 (31 décembre 1995) : 1209–48. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.959.

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Résumé :
L'articolo (che nella sua prima parte è stato pubblicato su "Medicina e Morale" 1995,5:951-984) analizza quale etica sia confacente alla definizione dello statuto biologico dell'embrione. Dopo aver illustrato criticamente le varie posizioni filosofiche al riguardo, l'Autore ritiene decisivo per la riflessione il riconoscimento del rapporto fra ordine biologico ed ordine etico. Tale legame risponde all'esigenza di trovare dei punti fermi naturali ai quali ancorare il ragionamento e le norme che disciplinano la vita individuale e l'ordine civile in materia di tutela del diritto alla vita. Si tratta cioè di affermare che l'ordine insito nella natura umana può costituire il punto di orientamento della condotta della persona. Lo studio prosegue argomentando a favore della titolarità, da parte dell'embrione, di diritti essenziali rispetto alla madre, primo fra tutti quello alla vita, a partire dalla fecondazione. Il nascituro, quindi, va tutelato giuridicamente come persona umana. Dopo avere esaminato, alla luce di quanto precedentemente affermato, se esista un diritto della donna all'aborto volontario - arrivando ad una conclusione negativa - l'articolo si conclude auspicando che gli organi competenti nei vari Stati emanino una "Dichiarazione dei diritti del nascituro", nel rispetto di quanto affermato all'art. 3 della Dichia razione Universale dei Diritti dell'Uomo: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona".
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Casini, M., et M. L. Di Pietro. « Clonazione : il dibattito biogiuridico in Francia e il contesto internazionale ». Medicina e Morale 52, no 4 (31 août 2003) : 667–701. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.665.

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Résumé :
Nel gennaio scorso il Senato francese – nell’ambito dell’intenso dibattito sulla revisione delle Lois Bioéthiques del 1994 – ha approvato un disegno di legge che vieta ogni forma di clonazione, vale a dire non solo la clonazione c.d. “riproduttiva”, ma anche la clonazione c.d. “terapeutica”. Si tratta di un risultato importante, ma non ancora definitivo perché su di esso pende la decisione dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia merita di essere segnalato, perché controcorrente rispetto al generale atteggiamento favorevole alla “clonazione terapeutica” e contrario alla “clonazione riproduttiva” ed in linea, dunque, con le indicazioni del Parlamento Europeo secondo cui “una nuova strategia semantica cerca di indebolire il significato morale della clonazione umana” poiché “non vi è alcuna differenza tra clonazione a fini terapeutici e clonazione a fini di riproduzione”. Nell’articolo la decisione del Senato viene inserita in un duplice contesto: quello del dibattito biogiuridico in Francia e quello che, più o meno contemporaneamente, è andato e va svolgendosi nel panorama internazionale. I numerosi documenti passati in rassegna mettono in evidenza come, ancora una volta, l’embrione umano sia al centro della discussione: se l’embrione è un oggetto, può essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi della medicina rigenerativa, ma se è un soggetto non può essere strumentalizzato per nessun fine. Il principio di relazionalità, il principio di uguaglianza, il principio di solidarietà, il principio cautelativo sono le indicazioni che la moderna concezione del diritto offre per dire che ogni soggetto umano è sempre un soggetto giuridico.
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Rampazzo, Lino, et José Marcos Miné Vanzella. « RIFUGIATI : MINORANZE SENZA PROPRIETÀ ? » Revista Direitos Fundamentais & ; Democracia 23, no 3 (14 décembre 2018) : 258. http://dx.doi.org/10.25192/issn.1982-0496.rdfd.v23i31189.

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Résumé :
Questo studio si propone di esaminare il tema del “Diritto di Proprietà”, espresso particolarmente nei due primi articoli della questione 66 (II-II) della Somma Teologica di San Tommaso, che è ripreso, nel secolo XX, dal filosofo francese Emmanuel Mounier. La riflessione cerca, prima di tutto, di situare la questione 66, che tratta “Del Furto e della Rapina”, sia nella visione più ampia di tutta la Somma, come nel contesto specifico della parte morale della medesima opera. Subito dopo si analizzano i due articoli della Somma sul “Diritto di Proprietà”. Poi si studia un capitolo dell’opera “Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana” di Mounier, che fa valere la dottrina tomista nel contesto della crisi mondiale della sua epoca. Si pretende così, a partire da un autore clássico, analizzare il tema del “Diritto di Proprietá”, con la possibilità di mostrare, come Mounier, un percorso che indichi la sua funzione sociale. Significativa è pure la ripresa della posizione tomista nella Dottrina sociale della Chiesa, che, in documenti ufficiali, dei quali si indicano due, a titolo do esempio, cita espressamente la stessa questione 66 (II-II) della Somma Teologica, su cui basa il suo insegnamento. La ripresa di questo problema è applicada alla situazione dei profughi, in particolare in Europa, al fine di mostrare il "diritto di proprietà" che essi possiedono, in una situazione di estrema necessità. E, molto significativo in questo senso, é il recente messaggio di Papa Francesco per la giornata del migrante e del Rifugiato.
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Civitarese, Giuseppe. « La sublimazione reinventata ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 2 (novembre 2022) : 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002002.

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La teoria della sublimazione riassume la teoria freudiana dell'arte. Benché sia così intuitiva da essere passata nella cultura popolare, è sempre stata ritenuta una teoria lacunosa. In questo articolo, l'ipotesi di lavoro dell'autore è che sia possibile "reinventarla" a partire dalla teoria estetica del sublime. Difatti sublimazione e sublime esprimono entrambe l'idea di un'ascesa del soggetto verso le vette più alte dell'umanità. Entrambe sono teorie dell'elevazione spirituale e di conquista "morale" dell'uomo, ed entrambe tentano di spiegare il mistero dell'esperienza estetica. Quel che l'estetica del sublime ci aiuta a vedere in maniera più chiara e distinta è che si tratta di un processo intrinsecamente intersoggettivo. In gioco nella crescita psichica è sempre la tessitura di nuovi legami, che però siano anche legami affettivi. Dal confronto tra le due teorie possono scaturire intuizioni suggestive sulla costituzione sociale ed estetica (cioè basata sulle sensazioni corporee) del soggetto alla nascita: al punto di partenza del processo di soggettivazione, e poi in seguito per tutta la vita (non si smette mai di "nascere"). Così reinterpretato, il concetto di sublimazione, una metafora che Freud prende in prestito dalla chimica, dove designa il passaggio di una sostanza dallo stato solido allo stato aeriforme, indica a meraviglia il processo di ascesa dal caos all'ordine, dal concreto al simbolico, dal corpo allo spirito. La sublimazione-come-riconciliazione con l'altro, che si svolge simultaneamente sul piano del pensiero verbale e dell'intenzionalità corporea, può fungere allora da modello dell'azione terapeutica.
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Grocholewski, Zenon. « Sakrament małżeństwa : fundament teologiczny prawodawstwa kościelnego ». Prawo Kanoniczne 40, no 1-2 (5 juin 1997) : 175–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.1-2.08.

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Résumé :
L’Autore tratta prima dell’origine divina dei matrimonio, degli elementi che determinano la sua natura (la diversità di sesso, il «consortium» di tutta la vita, l’unità, L’indissolubilità), la sua finalità (il bene dei coniugi, la procreazione e l’educazione della prole, il bene della società) e l’atto con cui viene istaurata una concreta comunità coniugale (ossia il consenso matrimoniale), per rilevare che tutti questi elementi - che possono apparire separati о facilmente separabili - assumono una organica unicità nel concetto dell’amore coniugale. Questo concetto, centrale e fondamentale nella dottrina teologica conciliare e postconciliare, abbraccia, spiega e pone nella giusta luce quanto e stato riferito in precedenza. Di conseguenza, l’А. dedica la parte principale della trattazione proprio al concetto dell’amore coniugale, rilevando che: 1. esso trova la sua sorgente ed immagine nell’amore di Dio; 2. tutti gli elementi essenziali dei matrimonio, dei quali si e parlato all’inizio, sono esigenze intrinseche del vero ed autentico amore coniugale; 3. si tratta dell’amore essenzialmente volitivo; 4. il consenso matrimoniale, per essere veramente un patto d’amore, deve contenere in se un vero obbligo d’amore senza limiti e senza riserve, il quale obbligo quindi non puo venire meno a causa dell’infedelta di uno o di entrambi i coniugi oppure a causa di qualche insuccesso; 5. tale obbligo d’amore non e facile e perció richiede grandezza d’animo, spirito di sacrificio, prontezza nell’accettare la croce. In seguito vengono delineati i principali presupposti antropologia del diritto matrimoniale canonico, che pongono in ulteriore luce il concetto dell’amore coniugale. L’uomo, da una parte, ha una vocazione divina e soltanto in Dio trova la propria realizzazione; dall’altra parte invece e ostacolato, nell’attuazione di questa vocazione, dalle resistence della propria concupiscenza, percio diviso in se stesso; pero egli e salvato dalle sue debolezze mediante lo Spirito di Cristo. In questa prospettiva si colloca anche il matrimonio. Esso quindi non puo essere considerato nullo a causa di difetti psichici che rendono difficile la convivenza coniugale o di riduzioni che la persona sperimenta a motivo dell’influsso dell’inconscio nella vita psichica ordinaria, e tanto meno a causa delle deficienze di ordine morale. L’ultimo oggetto della trattazione e la sacramentalità del matrimonio di due battezzati. L’A. sottolinea che la realtà del matrimonio naturale diventa sacramento in forza del battesimo, nonché spiega che cosa concretamente comporta questo inserimento del matrimonio nell’evento della salvezza, ossia la sacramentalità del matrimonio. Nella conclusione l’А. rileva come detti principi teologia postulano e aiutano a comprendere le norme di diritto canonico matrimoniale, sostantivo e procedurale.
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Suchecki, Zbigniew. « Wolnomularstwo w dokumentach Stolicy Apostolskiej i Kodeksie Prawa Kanonicznego, ze szczególnym uwzględnieniem dekretów Kongregacji Doktryny Wiary (1949-1983) ». Prawo Kanoniczne 41, no 3-4 (20 décembre 1998) : 133–86. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1998.41.3-4.06.

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Résumé :
La libera muratoria (comunemente chiamata massoneria) viene trattata e presentata in molte pubblicazioni sotto diversi aspetti e svariati punti di vista. Dal punto di vista del diritto canonico non esistono pubblicazioni riguardanti la libera muratoria, manca­no anche approfonditi studi critici in materia condotti in un'ottica comparata con la filosofia, la teologia e il diritto dai studiosi cattolici. Nella nostra ricerca, passando attraverso un confronto delle disposizioni della Chie­sa previste per la libera muratoria, facciamo un riferimento diretto alla legislazione della Chiesa contenuta nel Codice di Diritto Canonico del 1917 e a numerosi docu­menti emanati dai Papi e dalle Congregazioni, per arrivare alle disposizioni del Codice di Diritto Canonico del 1983. Negli ultimi secoli la massoneria, fosse essa regolare, legittima, irregolare o «devia­ta», senza distinzioni, è stata condannata da diversi Papi ìn circa seicento documenti. La questione comunque è quanto mai attuale perché molti cattolici appartengono alla libera muratoria. La divisione fondamentale, a mio avviso, comprende la fase pre­istituzionale e la fase istituzionale. Nella fase preistituzionale emergeva la massoneria operativa propensa alla costruzione delle cattedrali, delle basiliche e delle chiese; nella fase istituzionale si sviluppa la massoneria moderna detta speculativa. I liberi muratori londinesi, il 24 giugno 1717, nella festa di S. Giovanni Battista costituivano la Gran Loggia d'Inghilterra, la Gran Loggia Madre del Mondo. Fin dall'inizio, in un testo diretto a tutti i fedeli, emerge la preoccupazione per la difficile definibilità, a livello concettuale e terminologico, della libera muratoria con i suoi effetti negativi a livello della Chiesa e della societa civile. Leone XIII, nell'enciclica programmatica Quod sectam massonum: Humanum Ge­nus, del 20 aprile 1884, in modo significativo sottolinea gli effetti negativi delle socie­ta clandestine. L'enciclica costituisce un documento fondamentale di quel periodo. Nel CIC del 1917 il legislatore menziona esplicitamente la setta massonica e le altre associazioni dello stesso genere le quali incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede: «Chi si ascrive alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa o le legittime autorita civili, incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede» (c. 2335). Un graduale approfondimento della natura e dei fini della massoneria svolto da par­te della Chiesa, prima dell'emanazione della Dichiarazione sulla massoneria del 26 novembre 1983, Quaesitum Est, permise alla Congregazione di accertare le posizioni dottrinali, filosofiche e morali dell'istituzione. Mariano Cordovani in un articolo pubblicato in prima pagina dall'Osservatore Romano sostiene che «fra le cose che risorgono e riprendono vigore, e non solo in Italia, c'è la massoneria con la sua ostilita sempre rinnovata contro la Religione Catto­lica». Egli rileva un fatto che appare nuovo: «la voce che si sparge, nei diversi ceti sociali, che la massoneria di un certo rito non sia piu in contrasto con la Chiesa, che anzi sia avvenuto un accordo tra la massoneria e la Chiesa, in forza del quale anche i cattolici possono tranquillamente iscriversi alla setta senza pericolo di scomuniche e dì riprovazione». Dopo 57 anni dall'entrata in vigore del «Codex» del 1917 «molti vescovi hanno posto il quesito a questa S. Congregazione (per la Dottrina della Fede) circa il valore el'interpretazione del can. 2335 del C.I.C. che sotto pena di scomunica vieta ai cattolici d'iscriversi alle associazioni massoniche o ad altre dello stesso tipo. Il dialogo cattolico-massonico inizia con degli incontri informali tra esponenti della Chiesa Cattolica e della massoneria. Tali incontri ebbero iniziato in Austria, Italia e Germania. Per approfondire alcuni aspetti di questo tema, si possono consultare, an­che se in modo molto critico, diverse pubblicazioni. Negli anni 1974-1980 la Conferenza Episcopale Tedesca costituisce una Commis­sione ufficialmente incaricata di esaminare la compatibilità dell'appartenenza contem­poranea alla Chiesa cattolica e alla libera muratoria. La Commissione sostenne che «Indipendentemente da tutte le concezioni soggettive, l'essenza oggettiva si manifesta nei Rituali ufficiali della libera muratoria. Percio questi documenti vennero sottoposti ad un attento e lungo esame (negli anni 1974-1980); si tratta dei Rituali dei primi tre gradi, dei quali i massoni permisero di studiare i testi, anche se i colloqui non si riferi­rono solo ai Rituali». Il fatto che la libera muratoria metta in discussione la Chiesa in modo fondamentale non è mutato. La libera muratoria non e mutata nella sua essenza. L'appartenenza ad essa mette in questione i fondamenti dell'esistenza cristiana. L'esame approfondito dei Rituali della libera muratoria e del modo di essere massonico, come pure la odierna immutata autocomprensione di sé, mettono in chiaro che l'appartenenza contempora­nea alla Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa. Da diverse parti del mondo arrivavano domande alla S.C. per la Dottrina della Fede sul giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria. La normativa penale del Co­dice non prevede nessuna sanzione per i fedeli che si iscrivono alla massoneria, perché la medesima non viene espressamente nominata dal legislatore; quindi prima dell'ema­nazione della Dichiarazione l'iscrizione non costituiva un delitto punibile con sanzioni a meno che la massoneria non entrasse nella categoria delle associazioni «che com­plottano contro la Chiesa» (can. 1374) e questo si doveva provare. La Dichiarazione invece afferma che gli «appartenenti alle associazioni massoniche sono in peccato gra­ve» e proibisce ai fedeli appartenenti alle associazioni massoniche l'esercizio del dirit­to soggettivo fondamentale dei fedeli di accedere alla S. Comunione. «Solo Gesù Cri­sto e, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli».
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Świto, Lucjan. « Istota "bonum prolis" ». Prawo Kanoniczne 45, no 3-4 (20 décembre 2002) : 53–105. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2002.45.3-4.03.

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Résumé :
Sempre più spesso capita che il titolo, per cui si prendono in considerazione le cause di invalidità del matrimonio, è una simulazione del consenso matrimoniale, che si concretizza nell’atto positivo della volontà che causa l’esclusione del bonum prolis. La suddetta nozione di bonum prolis da una parte non si manifesta in nessuno dei contesti del diritto canonico, dall’altra viene comunemente usata dalla canonistica e perciò suscita tante ambiguità. La definizione precisa del contenuto, accettato dalla tradizione canonistica e dalla giurisprudenza rotale del termine bonum prolis, è oggetto di questa esclusione ehe causa l’invalidità del matrimonio, provoca tante difficoltà e la giusta opinione su questo problema è oggetto di dibattito. La discussione è legata all’interpretazione della norma giuridica del can. 1101 § 2 CIC/1983, a cui nella codificazione del diritto canonico del 1917 corrispondeva il can. 1086 § 2, perché la dottrina canonistica e la giurisprudenza rotale affermano unanimemente ehe il contenuto del termine bonum prolis implicitamente si conclude in questo, la cui esclusione conforme al can. 1101 § 2 CIC/1983, che si è formato per via dell’evoluzione del can. 1086 § 2 CIC/1917 - causa l’invalidità del matrimonio. Lo scopo del tema assunto era una prova della definizione del termine bonum prolis nel contesto della simulazione del consenso matrimoniale che causa la sua esclusione. L’autore cercava di rispondere alla domanda, quale è la genesi di questa nozione, quale contenuto a questo termine attribuiva la dottrina e la giurisprudenza rotale sotto il vecchio codice ed anche quale contenuto si ascrive ad essa alla luce del nuovo codice. L’analisi della dottrina e della giurisprudenza rotale è arrivata all’affermazione che il termine bonum prolis venne preso dall’insegnamento di sant’Agostino sui tre beni matrimoniali per esprimere l’oggetto fondamentale costituente il matrimonio. Inizialmente il contenuto del bonum prolis, era collegato al can. 1086 §2 CIC/1917, in seguito venne riferito al cosiddetto ius in corpus. Tuttavia questa formula del canone, che riduceva il contenuto del bonum prolis a ius in corpus, risultò insufficiente per tutti i casi della simulazione del consenso matrimoniale, per questo motivo si avverte la necessità di una nuova redazione della suddetta norma giuridica. Nel nuovo codice il bonum prolis si riferisce - nello spirito del can. 1101§ 2 CIC/1983 – al’ „essenziale elemento del matrimonio” ed, in conformità alla comune pratica della giurisprudenza rotale, il suo contenuto comprende i seguenti diritti-obblighi matrimoniali, i quali occorre trattare come uno solo, completando il diritto matrimoniale trasmesso reciprocamente dalla coppia di sposini nel momento dell’espressione del consenso matrimoniale, che per sua natura è esclusivo, fino alla morte, e non ammette né interruzioni, né limiti. Il diritto al fecondo atto matrimoniale (ius ad coniugalem actum), il cui aspetto dell’unione è indissolubilmente legato all’aspetto della procreazione. Poi il diritto alla prole (ius ad prolem), in altre parole il diritto alla procreazione (ius ad procreationem), ovvero il diritto alla generazione e alla nascita della prole per mezzo del pieno atto matrimoniale (copula perfecta). Infine il diritto all’educazione (ius ad educationnem), nel significato di bonum physicum prolis, cioè il diritto-obbligo dell’assicurazione alla prole di un minimo di educazione, cioè il mantenere il feto del nasciturus in vita, la sua nascita, la premura nel sostenere lui e il complesso delle sue membra in vita, infine l’accoglienza del neonato natus e la possibilità della crescita e dello sviluppo come persona umana. Il diritto all’educazione morale-religiosa della prole, ossia l’elemento del bonum spirituale prolis, non rientra nel contenuto del bonum prolis.
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Wronka, Stanisław. « Jan Paweł II – człowiek dobry ». Ruch Biblijny i Liturgiczny 58, no 2 (30 juin 2005) : 85. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.586.

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Résumé :
L’andare di Giovanni Paolo II alla casa del Padre ha toccato profondamente tutti, credenti e non credenti. Il modo in cui il Papa viveva i suoi ultimi giorni, segnati dalla sofferenza, la sua pasqua dalla morte alla vita in Dio, ha confermato definitivamente la sua grandezza. Agli occhi del mondo è sfavillata la sua bella umanità e allo stesso tempo si è aperto unenorme e doloroso vuoto. La vicenda dell’uomo rassomiglia a quella di un albero: si può valutarne bene la grandezza, salute e posto nel paesaggio solo quando è abbattuto.L’umanità del Santo Padre era tutta tessuta dei valori massimi di verità, libertà, amore... Il Papa li realizzava con radicalismo e coraggio che però sapeva unire alla mitezza e rispetto verso gli altri. Questa difficile sintesi testimonia il suo genio morale. Il fondamento dell’umanità di Giovanni Paolo II era la fede in Dio che rafforza le naturali capacità dell’uomo e permette di unire tutti gli elementi della realtà umana, inclusa la sofferenza e morte, in un armonioso insieme. Il legame con Dio non lo separava dagli uomini, ma lo apriva ancor di più a loro. Infatti, accanto a lui si radunavano sia giovani che adulti ed egli li univa sulla base dei valori che riconosceva. Col passare del tempo, la comunità attorno a lui aumentava, nel giorno del suo funerale abbracciava pressoché tutto il mondo. Ciò dimostra la giustezza dell’antropologia evangelica alla cui luce costruiva tutta la sua vita.I mezzi con cui il Santo Padre foggiava la sua umanità erano semplici, ma esigenti. La fonte della forza e della luce costituiva per lui soprattutto una fervida e costante preghiera, frequente partecipazione ai sacramenti e sistematica meditazione sulla Parola di Dio. A queste pratiche religiose univa un solido studio delle diverse materie: letteratura, filosofia, teologia. Con passione perseguiva la verità, voleva raggiungere l’essenza delle cose e fenomeni, trattava le questioni del tempo, confrontava i risultati delle sue riflessioni con le opinioni degli scienziati, artisti, politici. La luce della fede unita alla sapienza umana lo faceva un profeta dei nostri tempi che vedeva più lontano e più profondamente e influiva in modo efficace sul corso della storia. Poteva operare così molto grazie alla sua enorme laboriosità, sfruttamento di ogni istante e fedeltà nel poco.In verità per il Papa niente era di poco valore, egli scorgeva in tutto la straordinarietà, dappertutto scopriva con meraviglia le tracce della bellezza, sapienza e amore di Dio – nell’uomo, negli eventi, nella natura. Voleva rispondere a questo amore anche con amore con il quale abbracciava Dio, uomini e ogni creatura. L’amore faceva sì che non si sentisse mai annoiato né stanco e che esercitasse così forte influsso sugli altri. La gente si affezionava a lui, ricambiando il suo amore paterno e cercava di tramandarlo oltre, tentando perfino di riconciliarsi con i nemici. Infatti, è difficile resistere al potere dell’autentico amore!Di Giovanni XXIII si diceva: „Papa buono”, invece di Giovanni Paolo II si dice in modo più principale: „uomo buono”, poiché in lui si è manifestata nella misura rarissima la stessa umanità, la sua forma piena. Essere buono vuol dire essere vicino a Dio che come unico è veramente buono e fonte del bene. Dunque l’uomo buono è anche santo e grande. Tale era Giovanni Paolo II, perché cercava sempre di stare vicino a Dio, seguendo Cristo e la sua Madre. In questo cammino lo aiutavano la tradizione e la cultura polacca che nelle loro espressioni più alte sono fino in fondo evangeliche.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Résumé :
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Bompiani, Adriano. « L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche ». Medicina e Morale 49, no 4 (31 août 2000) : 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Mele, Vincenza. « Chiavi di lettura per la Bioetica dell’Ambiente ». Medicina e Morale 59, no 6 (30 décembre 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.192.

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L’autrice è partita dall’analisi sulle origini storiche della Bioetica dell’ambiente, che sono state trattate nella rivista Medicina e Morale all’inizio degli anni ’90. In quel periodo le diverse prospettive dell’etica ambientale erano classificate come antropocentriche o anti-antropocentriche. Sulla base dei lavori pubblicati su Medicina e Morale durante questi anni, ella ha scelto di analizzare alcune prospettive filosofiche che possono essere definite per alcuni aspetti antropocentriche e per alcuni altri anti-antropocentriche, quali ad esempio l’etica della responsabilità di Hans Jonas, l’etica ambientale cattolica e l’ecofemminismo. ---------- The Author started from the origins of environmental bioethics, which were dealt in Medicine and Moral review at the beginning of the 90’s. In that period, environmental ethics perspectives were described just as anthropocentric or antianthropocentric. Following the publications of articles in Medicine and Moral during these years, she choose to dwell on some ecophilosophical perspectives, which can be defined for some aspects anthropocentric and for some others antiantropocentric, such as the ethics of responsibility of Hans Jonas, the catholic environmental ethics and the ecofeminism.
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Massi Albanese, Carolina. « UN MOMENTO CHIAVE DEL TEATRO ITALIANO DEL SECONDO DOPOGUERRA : I "PROCESSI MORALI" ». Revista Letras 29 (18 octobre 2010). http://dx.doi.org/10.5380/rel.v29i0.19405.

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Un momento "chiave" dei teatro italiano del dopoguerra, èil teatro dei "processi morali". Il processo non è ufficiale, ma ufficioso e può essere condotto o da uno dei personaggi o da un personaggio-simbolo la cui funzione è personificare la voce della coscienza,". A differenza del "Lui" dialettico e critico del "teatro grotteco", il "Lui" del teatro dei "processi morali" è investigatore e moralizzante. Difatti, dopo aver suscitato i sospetti, scompare e lascia libero campo ai personaggi sospettati per aggredirsi. Tutta,-via il "Lui" incontrato nei drammi iniziali svanisce in quelli successavi: il processo morale lo fanno i personaggi che accusano e si autoaccusano.Il dramma quasi sempre allude alla guerra: disfatta, fame, prostituzione, la "borsa nera", il reduce dalla guerra.Si tratta di un teatro dialettico e lirico nel quale si mette inevidenza non più il personaggio che non si riconosce (come nel teatro del "grottesco" e di Pirandello), ma il personaggio che non si accetta.
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Longo, Angela. « Il Rapporto tra Anima e Corpo nel Vivente ». Journal of Ancient Philosophy, 3 mars 2019, 42–53. http://dx.doi.org/10.11606/issn.1981-9471.v1isupplementp42-53.

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Résumé :
In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content: "Queste pagine trattano del vivente nel penultimo trattato plotiniano, il 53 (= Enn. I 1) dal titolo Che cos’è il vivente e che cos’è l’essere umano?. Si esaminerà in particolare la sezione di esso (cap. 3) che riguarda la separabilità dell’anima dal corpo nel vivente umano. Ivi il rapporto che si instaura tra i due componenti è descritto come un rapporto strumentale, nel senso che l’anima si serve del corpo come un artigiano si serve dei suoi strumenti. L’analisi del testo plotiniano permette di fare un parallelo con il filosofo contemporaneo Henri Bergson (1859-1941), nella misura in cui quest’ultimo, fine conoscitore del filosofo greco, parla del corpo come di uno strumento. A riguardo si approfondirà in particolare il concetto bergsoniano del rapporto tra mistica e tecnica nelle Conferenze di Madrid (1916) e nell’opera Le due fonti della morale e della religione (1932). Lo stimolo in tal senso è venuto da un libro di C. Zanfi (Bergson, la tecnica, la guerra. Una rilettura delle Due fonti, Bologna, Bononia University Press 2009) in cui si esamina la filosofia bergsoniana relativamente sia al corpo inteso come uno strumento sia al modo in cui la mistica dovrebbe guidare la tecnica, perché l’umanità non ne sia sopraffatta."
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