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Beretta Piccoli, Raffaele. « Educare ad essere umani ». Swiss Journal of Educational Research 42, no 1 (3 juin 2020) : 148–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.42.1.9.

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Résumé :
L’articolo si avvia con un’analisi dell’esperienza dell’apprendimento focalizzata sui seguenti tratti essenziali: la relazione, la libertà, l’intelletto e la sfera affettiva. L’educazione è poi definita come accompagnamento del discente verso un’esperienza più profondamente umana della realtà. Questa definizione impone di giudicare la distinzione concettuale tra istruzione e educazione come riduttiva: l’istruzione è, infatti, essa stessa educante per il metodo, che insegna il confronto con i propri limiti e introduce a una posizione di apertura al reale, e per i contenuti, che arricchiscono di consapevolezza l’esperienza della realtà. In questo percorso è indispensabile l’educazione ai valori, tematizzata nella seconda parte dell’articolo con una proposta didattica di educazione alla cittadinanza democratica.
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Howard, Paolo. « Minorenni straniere : tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale e violenza di genere ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (janvier 2021) : 53–62. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003006.

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Résumé :
In Italia sono moltissime le minorenni e le adolescenti straniere, soprattutto d'origine nigeriana e romena, vittime di tratta ai fini di sfruttamento sessuale. Sono ragazze destinate al mercato della prostituzione su strada, in appartamento e online, soprattutto durante l'emergenza sanitaria. Esistono diversi indicatori che consentono d'individuare le ragazze vittime di sfruttamento sessuale, tra cui assumono rilievo le conseguenze in termini di violenza fisica e psicologica. Si tratta di violenza di genere. Un approccio di genere è dunque centrale per prevenire il fenomeno e proteggere le minorenni che sono vittime di tratta per sfruttamento sessuale.
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3

De Felice, Deborah, Elisa Lombardo et Giuliana Salerno. « La tratta di esseri umani minorenni. Quadro normativo e percorsi di cittadinanza ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 1 (avril 2019) : 53–84. http://dx.doi.org/10.3280/sd2019-001003.

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Mazzeo, Mirella. « Schiavitù e tratta di esseri umani : nuove categorie per antiche piaghe ». Białostockie Studia Prawnicze 8 (2010) : 305–17. http://dx.doi.org/10.15290/bsp.2010.08.21.

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Zambrano, Viriginia. « TRA PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA E RESPONSABILITÀ : DIVERSI ITINERARI DI TUTELA DEL MINORE ». Revista de Direito Brasileira 23, no 9 (11 février 2020) : 389. http://dx.doi.org/10.26668/indexlawjournals/2358-1352/2019.v23i9.5748.

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Scopo di questa ricerca è quello di evidenziare come il minore sia innanzitutto “persona”, rispetto alla quale occorre declinare i principi di uguaglianza e responsabilità. La metodologia utilizzata è di tipo deduttivo. Lo studio si avvale dei contributi della giurisprudenza e della dottrina sia italiana che straniera. Infine, la ricerca è qualitativa. Si intende rilevare come la tutela del minore dipenda da una serie di profili che si collegano ad una etica sociale della legalità e dei diritti umani. Il diritto ad una famiglia, alla casa di abitazione, il diritto a conoscere le proprie origini sono alcuni degli aspetti sui quali si è inteso riflettere, per dimostrare su cosa poggia la protezione del minore. Questi è un essere in formazione, sia dal punto di vista fisico che psichico, e ha bisogno di essere tutelato in quanto persona. Non si tratta di vedere solo cosa stabilisce la norma: per rendere efettiva la tutela occorrono adeguate politiche pubbliche in grado di garantire l'applicazione dei principi di uguaglianza e responsabilità, nonché etici. Sia nel campo teorico che nell'attuazione delle politiche pubbliche, occorre assicurare lo sviluppo della personalità del minore.
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Tibaldeo, Roberto Franzini. « Animale, "transanimale" e umano nel pensiero di Hans Jonas ». Pensando - Revista de Filosofia 6, no 11 (27 juillet 2015) : 415. http://dx.doi.org/10.26694/pensando.v6i11.3606.

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Résumé :
Il pensiero di Hans Jonas, specie per quel che riguarda la cosiddetta “biologia filosofica”, tratta indirettamente del rapporto tra essere umano e animale. A questo riguardo, Jonas rifiuta sia l’approccio dualistico, sia quello monistico-riduzionistico e propende al contrario per una complessiva reinterpretazione del fenomeno della vita nei termini di quel che egli definisce una “rivoluzione ontologica”. In virtù di ciò, il pensatore rintraccia lo specifico del fenomeno della vita e individua nelle forme viventi una scala naturae di complessità, auto-trascendimento e libertà via via crescenti, le cui tappe significative sono la vita organica, quella animale e quella umana. Per quel che concerne la forma animale, varie specie presentano “potenzialità trans-animali”, che evidenziano un ponte biologico e ontologico verso l’essere umano. In altre parole, l’animale è in qualche modo in grado di prefigurare la forma di vita specificamente umana. Tuttavia, sostiene Jonas, non appena quest’ultima fa la propria comparsa, essa è tale per cui se ne evidenzia al tempo stesso anche lo “iato metafisico” rispetto alla vita animale. La specificità umana si manifesta nella propria capacità di essere responsabile e di preservare le condizioni basilari per una vita autentica sul pianeta.
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Ghezzi, Morris L. « Bioetica tra scienza e superstizione ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002001.

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Résumé :
Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell'essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti č necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell'essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettivitŕ deve fermarsi ad ascoltare l'opinione del diretto interessato, la legge piů che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontŕ. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale č priva di significato, poiché la creativitŕ culturale produce artificialitŕ, ma č naturale per l'essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione č possibile, ogni posizione etica č rispettabile. In materia bioetica non puň esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciň impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell'eguale libertŕ di scelta di tutti gli esseri umani.
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Blandini, Margherita. « Il Programma Globale delle Nazioni Unite contro la tratta di esseri umani ». Revista Electrónica de Derecho de la Universidad de La Rioja (REDUR), no 5 (1 novembre 2007) : 93. http://dx.doi.org/10.18172/redur.4003.

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Pozzetti, Roberto. « La psicoanalisi e la clinica di frontiera : nuovi sintomi e nuove povertŕ ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 20 (décembre 2010) : 31–45. http://dx.doi.org/10.3280/cost2010-020002.

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La psicoanalisi applicata si rivolge oggi a diverse situazioni che esulano dallo studio privato; fra queste vi č quella degli esseri umani in condizioni di disinserimento. Si tratta di soggetti che presentano delle difficoltŕ nei legami sociali accentuate dalle condizioni socio-economiche di precarietŕ tanto diffuse in questo momento. Alcuni contesti clinici relativi ai nuovi sintomi e alle nuove povertŕ costituiscono delle figure emblematiche di tale realtŕ.
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Bompiani, Adriano. « L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche ». Medicina e Morale 49, no 4 (31 août 2000) : 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Résumé :
Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Trębski, Krzysztof. « La surrogazione di maternità nel contesto della procreazione medicalmente assistita. Valutazione nella luce della dottrina morale della Chiesa cattolica ». Roczniki Teologiczne 69, no 3 (15 mars 2022) : 117–30. http://dx.doi.org/10.18290/rt22693.8.

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La surrogazione di maternità diventa un mezzo per realizzare il desiderio di procreare e, utilizzando moderne tecnologie riproduttive, provvede alla gestazione da parte di una donna per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro. L’articolo tenta di valutare il fenomeno nell’ottica della morale cattolica, presentando la maternità surrogata nel contesto dell’uso di tecniche di inseminazione/fecondazione artificiale in vitro e il trasferimento dell’embrione, che in genere sono un passo fondamentale della procedura. La Chiesa cattolica esprime disapprovazione per la maternità surrogata, sottolineando che essa viola la dignità umana e distorce il carattere originario della maternità/paternità. Questa pratica non tiene conto della complementarietà dei sessi, del rispetto reciproco e del diritto degli sposi a diventare padre o madre insieme all’altro coniuge. Un essere umano ha il diritto di essere concepito in un matrimonio come frutto di uno specifico atto d’amore tra gli sposi. Altrettanto, la Chiesa giudica in maniera negativa l’utilizzo delle procedure medico-tecniche che permettono il trapianto dell’embrione nell’utero in caso di surrogazione gestazionale, sottolineando che minacciano seriamente la sua sopravvivenza. Inoltre, la surrogazione di maternità è vista come procedura disumanizzante, perché tratta la madre surrogata come «strumento umano usato per fini di riproduzione».
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Casini, M., et M. L. Di Pietro. « Clonazione : il dibattito biogiuridico in Francia e il contesto internazionale ». Medicina e Morale 52, no 4 (31 août 2003) : 667–701. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.665.

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Nel gennaio scorso il Senato francese – nell’ambito dell’intenso dibattito sulla revisione delle Lois Bioéthiques del 1994 – ha approvato un disegno di legge che vieta ogni forma di clonazione, vale a dire non solo la clonazione c.d. “riproduttiva”, ma anche la clonazione c.d. “terapeutica”. Si tratta di un risultato importante, ma non ancora definitivo perché su di esso pende la decisione dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia merita di essere segnalato, perché controcorrente rispetto al generale atteggiamento favorevole alla “clonazione terapeutica” e contrario alla “clonazione riproduttiva” ed in linea, dunque, con le indicazioni del Parlamento Europeo secondo cui “una nuova strategia semantica cerca di indebolire il significato morale della clonazione umana” poiché “non vi è alcuna differenza tra clonazione a fini terapeutici e clonazione a fini di riproduzione”. Nell’articolo la decisione del Senato viene inserita in un duplice contesto: quello del dibattito biogiuridico in Francia e quello che, più o meno contemporaneamente, è andato e va svolgendosi nel panorama internazionale. I numerosi documenti passati in rassegna mettono in evidenza come, ancora una volta, l’embrione umano sia al centro della discussione: se l’embrione è un oggetto, può essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi della medicina rigenerativa, ma se è un soggetto non può essere strumentalizzato per nessun fine. Il principio di relazionalità, il principio di uguaglianza, il principio di solidarietà, il principio cautelativo sono le indicazioni che la moderna concezione del diritto offre per dire che ogni soggetto umano è sempre un soggetto giuridico.
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Comite, Ubaldo. « Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana ». E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, no 1 (1 avril 2010) : 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Manfrida, Gianmarco, et Elisa Serafini. « La famiglia dell'emigrante č sempre una risorsa ? Reti sociali e vissuti familiari nelle donne nigeriane vittime di tratta ». RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 31 (octobre 2010) : 29–42. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-031003.

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Nell'ultimo decennio in Italia la tratta degli esseri umani ha assunto maggiore rilevanza e importanza. Il fenomeno si caratterizza per la sua complessitŕ e la sua rapida trasformazione, per questo gli autori hanno deciso di guardarlo ponendo attenzione ad un aspetto specifico: le reti sociali. In particolare si sono soffermati sulla situazione individuale e familiare di donne nigeriane inserite in programmi di protezione previsti dall'art. 18 D.Lgs. 286/98, con l'obiettivo di svolgere una prima analisi su handicap e risorse sociali, attraverso due strumenti descrittivi e proiettivi: genogramma e disegno simbolico dello spazio vitale. I risultati hanno permesso di evidenziare una sostanziale differenza fra la struttura descritta nel primo strumento e quella piů corrispondente ai vissuti individuali che appare nel secondo. Secondo gli autori tale discrepanza puň riflettere la differenza esistente fra un supporto reale ambivalente della rete sociale e il supporto sociale effettivamente percepito dal soggetto, libero dai condizionamenti negativi impliciti nelle "lealtŕ invisibili". Si aprono cosě spazi e responsabilitŕ per gli operatori formati in un modello relazionale sistemico.
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Herranz, Gonzalo. « Dimensioni culturali e tematiche dei movimenti pro-eutanasia : la situazione fuori dai Paesi Bassi ». Medicina e Morale 50, no 4 (31 août 2001) : 707–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.731.

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Sorge all’interno del dibattito teologico, da parte di chi maggiormente ha sentito l’influsso del cosiddetto (ma solo cosiddetto…) “cattolicesimo liberale” e soprattutto nell’ambito medico, in cui la linea di pensiero liberista e utilitarista ha un ampio spazio, la riflessione sulla “libertà del morire”. A nostro parere siamo di fronte ad un’inopportuna e falsificata accezione del termine libertà, che viene ad essere invocata per costruire e fondare un altrettanto falso “diritto a morire”. Si tratta di una concezione di libertà non autenticamente tale: il “diritto a morire” secondo noi non può esistere, perché si tratterebbe di una contraddizione in terminis, che va a minacciare il diritto ben più accertato e riconosciuto che è quello “a vivere”: esiste se mai un diritto a vivere qualitativamente bene, e non solo dal punto di vista biologico, ma soprattutto antropologico, anche l’atto supremo della vita umana naturale che è appunto il morire, inteso a tutti gli effetti come atto della vita. Anche la volontà del paziente (living-will) non è il termine ultimo della sua libertà, la quale ha da confrontarsi con altre volontà, come del resto accade in tutte le azioni umane. Saranno poi necessarie delle specificazioni, caso per caso, o per gruppo di casi, atte ad evitare le possibili forme di accanimento terapeutico, laddove si sostituisca un “vitalismo biologico”, il più delle volte artificiale e attuato con mezzi sproporzionati, alla vita propriamente intesa.
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Giammarinaro, Maria Grazia. « La direttiva 2011/36/UE sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 1 (juin 2012) : 15–33. http://dx.doi.org/10.3280/diri2012-001002.

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Michelini Tocci, Anna. « Nel cuore dell'Ombra ». STUDI JUNGHIANI, no 33 (septembre 2011) : 83–97. http://dx.doi.org/10.3280/jun2011-033007.

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Questo articolo affronta il tema del campo originario dell'esperienza umana. Si tratta di esperienze che precedono il nascere delle immagini e in cui ancora non esiste differenziazione tra opposti, né tra soggetto e oggetto. L'Autrice, che muove le sue formulazioni a partire dalla sua esperienza clinica, sostiene che prima che le immagini possano essere esperite, il soggetto deve scoprire i suoi limiti. L'articolo mette a fuoco le caratteristiche che un lavoro analitico deve avere per permettere all'immagine di emergere. Innanzi tutto l'analista deve sostenere la percezione dell'esperienza del paziente senza etichettarla in modo affrettato. Il paziente attraverso il transfert puň manifestare il proprio modo di funzionare in una relazione significativa di cui ci si puň fidare. L'analisi č di conseguenza il vivere nella propria carne il dramma o l'esperienza dell'altro, altrimenti non potrŕ esservi trasformazione e quindi cura.
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Petrosino, Silvano. « Su ciň che non si riesce quasi piů a intendere parlando di lavoro ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 15–28. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117002.

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A partire da un'analisi dei primi capitoli del Genesi, il saggio arriva ad individuare nel "coltivare e custodire" il senso piů profondo del lavoro che il testo biblico, prima ancora della caduta e dell'espulsione dell'Eden, assegna all'uomo. All'interno di questa analisi la creazione viene fatta emergere come un evento perfetto ma incompiuto, perfetto proprio perché incompiuto, e incompiuto perché in attesa del lavoro, unico e insostituibile, di ogni singolo uomo. Delineata questa logica di fondo, il contributo prende in esame i principali equivoci che affliggono l'attivitŕ umana quando essa smarrisce la sua complessa articolazione antropologica: si tratta della separazione del "coltivare" dal "custodire", e soprattutto di quella "estrema specializzazione" del concetto stesso di lavoro che non a caso finisce per essere semantizzato solo in riferimento alla lotta per la sopravvivenza e alla fatica ad essa connessa.
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Dedé, A., C. Incarbone et M. Campanella. « Neghentropia : la Fisica e l’Inizio della Vita ». Medicina e Morale 48, no 5 (31 octobre 1999) : 903–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.794.

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Il punto di vista della Fisica, relativamente all’Inizio della Vita, viene illustrato usando (in maniera molto semplice e senza fare uso di formule) concetti quali Calore, Lavoro, Energia, Irreversibilità ed Entropia. In pratica, quando spermatozoo ed ovulo si uniscono avviene un silenzioso ma significativo cambiamento: tramite il loro lillipuziano ‘matrimonio’ i due gameti, entrambi destinati altrimenti a disgregarsi in poche ore, riescono ad invertire la normale, universale tendenza al ‘disordine’ (aumento dell’Entropia, come sancito dal Secondo Principio della Termodinamica) ed avviano un processo ‘a catena’ che trasformerà miliardi di caotiche molecole in un organismo perfettamente funzionante. Sono anche riportate ulteriori considerazioni sull’argomento: innanzitutto, l’Irreversibilità è messa in relazione con il concetto di Probabilità nonchè la famosa questione della Freccia del Tempo (cioè la sua direzione di scorrimento); secondariamente, le informazioni sul DNA (il Progetto del singolo individuo) vengono chiaramente mostrate come l’unica cosa che effettivamente ‘sopravvive’ dall’iniziale agglomerato di atomi che costituiva la prima cellula; infine, considerando lo sviluppo umano (dal concepimento alla nascita) in termini di Percentuale di Accrescimento Giornaliera si riesce a vedere chiaramente come le prime fasi di vita embrionale risultano essere, in definitiva, le più significative in assoluto. In pratica, persino la Fisica (apparentemente lontana dalle questioni della Vita e della Morte) può rappresentare una chiara ‘voce’ dalla parte di chi, nel grembo materno, non è ancora in grado di far valere le proprie ragioni: si tratta di un’altra piccola tessera nel vasto mosaico di opinioni, considerazioni, nonchè fatti irrefutabili fortemente a favore della vita umana dal suo effettivo inizio.
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Calabi, Francesca. « Lingua e voce di Dio ». Revista Archai, no 27 (1 septembre 2019) : e02708. http://dx.doi.org/10.14195/1984-249x_27_8.

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L’articolo si interroga sulla relazione tra parole divine, semplici, monadiche e il dire degli uomini legato alla corporeità, privo di chiarezza e di univocità. Perché la parola divina sia colta dagli uomini è necessaria una sorta di trasformazione. Si può ipotizzare l’esistenza di un linguaggio archetipico, primordiale, ad imitazione dell’essenza delle cose. È la lingua di Adamo per cui, data la perfezione di un’anima ancora pura, non intaccata da infermità, malattia o passione, il progenitore coglieva le impressioni immediate, afferrava il significato delle cose le cui nature potevano essere insieme enunciate e pensate. È la lingua perfetta originaria ed era forse comune ad uomini ed animali se nel giardino dell’Eden le parole del serpente erano comprese da Eva. Si passa dal linguaggio di Adamo, mimetico rispetto al linguaggio di Dio, alla lingua mosaica in cui interviene la traduzione del linguaggio divino in linguaggio umano. Questo, nonostante che, anche per Mosè sia detto che i nomi corrispondono alla descrizione delle cose. Un ulteriore passaggio avviene con la traduzione da una lingua in un’altra. Vi è un trascorrere tra comunicazioni di Dio che si volge all’interlocutore in maniera differente a seconda delle sue possibilità. Si tratta di “traduzione” di una lingua noetica che può esprimersi monadicamente – ed è il caso della comunicazione a Mosè – o assumere già la forma di nomi e verbi propria del linguaggio umano – ed è quanto avviene con i Settanta, traduttori al pari di Aronne.
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ODONE, A., S. VISCIARELLI, T. LALIC, F. PEZZETTI, F. SPAGNOLI, C. PASQUARELLA, G. FERRARI et C. SIGNORELLI. « Carcinomi associati al papillomavirus umano : conoscenze, ruolo e attitudini dei medici otorinolaringoiatri in tema di prevenzione ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 6 (décembre 2015) : 379–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-621.

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Résumé :
L’infezione da papillomavirus umano (HPV), in particolare HPV 16, è un riconosciuto fattore causale delle neoplasie orofaringee. L’incidenza delle neoplasie orofaringee è in aumento in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, e negli Stai Uniti dove accurati modelli matematici hanno stimato che supererà quella del cancro alla cervice nella prossima decade. Recenti evidenze scientifiche supportano la potenziale efficacia del vaccino anti-HPV nel controllare quella che è stata definita “l’epidemia di neoplasie HPV-correlate”. In questo contesto, i medici otorinolaringoiatri assumono un ruolo cruciale, non solo nella diagnosi e trattamento di questa patologia, ma anche – come è stato sottolineato dall’American Head and Neck Society – nella prevenzione. Abbiamo condotto un’indagine sulle conoscenze e le attitudini dei medici otorinolaringoiatri italiani in tema di infezione HPV, patologie correlate e prevenzione vaccinale. Si tratta della prima indagine conoscitiva in Italia e in Europa sull’argomento. 262 medici otorinolaringoiatri italiani sono stati reclutati durante il 101° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, tenutosi in maggio 2014. È stato utilizzato un questionario semi-strutturato sviluppato sulla base delle evidenze disponibili in letteratura e del parere di esperti. Le conoscenze e le attitudini sono state descritte e valutate con tecniche di analisi univariata. È stato inoltre costruito uno score composito di conoscenza. I dati dimostrano come i medici otorinolaringoiatri italiani abbiano, in media, un grado di conoscenza buono dell’infezione HPV e un’attitudine positiva nei confronti della prevenzione, in particolare della vaccinazione. I nostri risultati possono essere una utile base per pianificare, implementare e valutare programmi di educazione continua specifici sul tema della prevenzione dell’infezione da HPV. Come dimostriamo nel nostro studio, programmi di educazione continua specifici sono efficaci nell’aumentare il grado di conoscenza dei medici e l’attitudine positiva nei confronti dei programmi di prevenzione; il che contribuisce a promuovere l’adesione alla vaccinazione nei pazienti e nella popolazione generale. Con l’obiettivo generale di controllare l’epidemia di neoplasie HPV-correlate, maggiori risorse ed energie devono essere dedicate alla formazione e alla diffusione della cultura della prevenzione tra i medici otorinolaringoiatri e la comunità medica in generale. In questo contesto, identifichiamo grande potenziale nella collaborazione tra le comunità e le società scientifiche dell’otorinolaringoiatria e la sanità pubblica.
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Santirocco, Emanuele. « Io e il gruppo nel mestiere di terapeuta e formatore ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 114 (mai 2010) : 41–48. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114004.

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Résumé :
La persona si struttura attraverso le relazioni che stabilisce dal primo mi- nuto di vita in avanti. Si tratta di transazioni di una certa qualitŕ emotiva, che includono odori, colori, suoni e che vengono interiorizzate dal bambino. Sono "innesti" psichici fondamentali per la crescita. Che, curiosamente, non mobilitano difese immunitarie. Tutto questo per segnalare il tema sconfinato e anche un po' misterioso delle comunicazioni da inconscio a inconscio. Ovvero il passaggio di vissuti e contenuti emotivi da una persona all'altra, che si manifestano anche nell'esperienza clinica. Nel lavoro di terapeuta e formatore, l'autore dichiara di trovarsi spesso alle prese con i suoi tormenti emotivi, nati dall'incontro con l'altro. Che, se adeguatamente trattati, costituiscono degli strumenti potenti per capire qualcosa in piů dell'interlocutore e di sé. Inoltre aggiunge di non essere affetto da pretese definitorie tese a catalogare cosa sia terapeutico e cosa invece formativo. Le domande che si pone quando incontra l'altro, paziente o collega che sia, sono: capisco la realtŕ umana che ho davanti? Sono in grado di fornire il mio aiuto, cioč di testimoniare una presenza? I ruoli di terapeuta e formatore condividono l'intento di governare la complessitŕ alla luce di determinati principi etici. Secondo l'autore, l'individuo e la tecnica coincidono, perché ritiene che in questo tipo di mestiere la soggettivitŕ critica sia un bene di prima necessitŕ. Inoltre aggiunge che chi porta un caso clinico, indipendentemente dal fatto che sia in formazione o in supervisione, ha un nervo scoperto. Il modello formativo cui fa riferimento l'autore č quello della supervisione di gruppo. Seguono alcuni casi clinici.
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Sobański, Remigiusz. « Prawo kanoniczne a kultura prawna ». Prawo Kanoniczne 35, no 1-2 (5 juin 1992) : 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Résumé :
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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Mazurowski, Wiesław. « Życie i śmierć męczenników przykładem wierności Bogu ». Verbum Vitae 11 (14 janvier 2007) : 187–216. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1423.

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L'articolo tratta del martirio dei preti di Pelplin, di cioe le vittime delta seconda guerra mondiale, morti in nome della fedelta a Dio ed alla loro vocazione. Tutti che hanno subito la morte dalle mani dei nazisti per causa del loro odio verso la fede, hanno conservato la fede ed hanno dato agli altri la testimonianza delta fedelta a Dio.Le varie forme delta fedelta a Dio e alla loro vocazione si puo intravedere da tutti i candidati all'onore di martirio. Dagli uni dominava un ministero sacramentale, dagli altri un lavoro intellettuale, ancora dagli altri una preoccupazione per i poveri e bisognosi. ,,Vi sono diversita di carismi, ma uno solo e lo Spirito; vi sono diversita di ministeri, ma uno solo e il Signore; vi sono diversita di operazioni, ma uno solo e Dio, che opera tutto in tutti" (1 Corinzi 12,4-6).Si presenta la fedelta a Dio ed alla Nocazione sacerdotale: coll'assistenza per i poveri sull'esempio di vita e martirio di Rev. Antoni Henryk Szuman ( 1882-1939); coll'edilizia degli oggetti sacrali di Rev. Konstantyn Krefft ( 1867 -1940); col paziente subire di picchiate ed umiliazioni di Rev. Paweł Prabucki (1893-1942). Pure anche un lavoro intellettuale e una forma di fedelta a Dio. Ce ne hanno dato un esempio il Rev. Józef Roskwitalski (1893-1939) e Rev. Piotr Sosnowski (1899-1939). La difesa della castita e intoccabilita della natura umana davanti al martirio e stata una forma di fedelta presentata da Rev. Reginald Krzyżanowski (1894-1939) e Rev. Jan Lesiński (1908-1940). Rev. Bernard Łosiński (1865-1940) ha dato un esempio di un uomo umile, particolarmente davanti alla morte. Rev. Jan Hamerski (1880-1939) ha sperimentato una particolare forza di proclamazione della parola di Dio. Rev. Cyryl Karczyński (1884-1940) fu un eccezionale propagatore della cultura popolare polacca. Infine Rev. Franciszek Nogalski (1911-1939) ha dato la sua vita per gli altri, e Rev. Stefan Radtke (1890-1940) s'e dimostrato veritiero dichiarando davanti degli oppressori di essere un sacerdote.Dei martiri presentati sono come una risposta ai dubbi dell'uomo contemporaneo che si chiede sulla possibilita e lo stato di una familianta dell'uomo con Dio. G li esempi di vita dei martiri che umanamente parlando si sono trovati in una situazione senza uscita, sono un ammonimento su come non abbattersi davanti al male ed alla violenza trionfanti.
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Algostino, Alessandra. « I Diritti Umani e la sfida dell’Universalità ». Revista do Direito 2, no 49 (27 septembre 2016) : 4. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v2i49.7893.

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Résumé :
Ancora prima della Loro Nascita i Diritti Umani rivelano la Loro Ambiguità; quando si Tratta di scansione e in concreto la Loro Astratta Validità per Qualsiasi Umana persona, si inseriscono delle graduazioni nell'umanità della persona Che consentono giustificare di un Trattamento differenziato: per Vitoria, è stato Stato di Minoriti, Oggi è la cittadinanza?
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Serra, Angelo. « La sperimentazione sull'embrione umano : una nuova esigenza della scienza e della medicina ? » Medicina e Morale 42, no 1 (28 février 1993) : 97–116. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1072.

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Résumé :
Le tecniche di fecondazione artificiale - la cui finalità prima doveva essere il superamento della sterilità di coppia- sono divenute in realtà occasione privilegiata per ottenere "materiale umano" su cui sperimentare. Gli embrioni rimasti in soprannumero o ottenuti con fecondazioni in vitro apposite, possono essere utilizzati in studi di biologia cellulare, di genetica molecolare, di citogenetica, e biochimici. In questo articolo, l'Autore, dopo una accurata analisi della situazione attuale, valuta se esista o meno l'esigenza di utilizzare gli embrioni umani nella sperimentazione, tenendo presente che, in quanto individui umani fin dalla fecondazione, essi esigono lo stesso rispetto dovuto a chi è già nato.
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Toscano, Giulio. « Il Mediterraneo, la cittadinanza, i diritti umani ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 2 (juin 2010) : 173–80. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002014.

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Résumé :
Il Mediterraneo ha tutte le caratteristiche - purché lo si voglia - per essere un luogo privilegiato nella costruzione di politiche di inclusione. E ciň perché il suo territorio - un territorio, a ben guardare, assai vasto - presenta e ha storicamente sempre presentato, da un lato, caratteristiche coerenti e connotate da una certa omogeneitŕ (tanto da esser stato definito "il sesto continente") e, per altro verso, differenze e contrasti significativi che, se non vanno enfatizzati, non devono neppure essere sottovalutati (a meno di non voler pervenire a raffigurazioni oleografiche o peggio ancora folkloristiche e comunque di nessuna utilitŕ scientifica né operativa).
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Casini, Marina. « La Famiglia ». IUS : Revista de investigación de la Facultad de Derecho 2, no 1 (7 décembre 2020) : 43–50. http://dx.doi.org/10.35383/ius-usat.v2i1.520.

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Résumé :
L’idea che la famiglia sia la primordiale e fondamentale cellula della società e dello Stato, emerge con forza sia in numerosi documenti internazionali in tema di diritti umani, sia in molte Costituzioni nazionali. Si tratta, evidentemente, di un concetto ritenuto tra i Investigación pilastri che sorreggono la complessa architettura dello Stato.
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Sambor, Paweł. « I dilemmi di Giuseppe di Nazareth ». Forum Teologiczne 23 (25 novembre 2022) : 17–26. http://dx.doi.org/10.31648/ft.8024.

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Nell'articolo proponiamo di rileggere i brani del Vangelo riguardanti la figura di Giuseppe di Nazareth in prospettiva esistenziale, cercando di comprendere l'aspetto umano non solo della situazione in cui si è trovato, ma anche delle sue scelte. Nell'articolo evidenziamo tre possibili forme di dilemmi umani di Giuseppe. Dapprima viene esaminato il dilemma religioso che si traduce in una difficile scelta tra le esigenze della Legge e l'intenzione di salvare la reputazione di Maria. In secondo luogo viene esaminato il dilemma sociale che riguarda la reputazione di Giuseppe per il fatto che, in un certo senso, si assume la responsabilità della gravidanza di Maria. Infine viene esaminato il dilemma esistenziale che riguarda non solo l'accettazione di una diversa forma di paternità (per adozione), ma anche la fatica di scoprire nel quotidiano un modo di essere padre per Gesù, che è consapevole di essere Figlio di Dio.
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Preta, Lorena. « Contaminazioni-dislocazioni. Figure del disagio psichico e sociale nella contemporaneità ». INTERAZIONI, no 1 (avril 2021) : 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/int2021-001002.

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Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a cambiamenti rapidissimi e sconcertanti che hanno stravolto la nostra stessa percezione della realtà. Alcune figure e concettualizzazioni emerse in vari ambiti del pensiero scientifico, artistico e psicoanalitico come le contaminazioni e le dislocazioni hanno fornito una chiave originale di lettura dei fenomeni. Alla prova della pandemia risultano ancora più proficue e capaci di mettere in luce gli aspetti poco pensabili di questa vicenda che ripropongono il problema del rapporto con l'alterità come qualcosa di irri-ducibile e inassimilabile ma che può essere lavorato nella direzione di una consapevolezza e specificazione di che cosa voglia dire "essere umani" in tutta la sua contradditorietà.
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Sgreccia, Elio, et Marina Casini. « Diritti umani e bioetica ». Medicina e Morale 48, no 1 (28 février 1999) : 17–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.808.

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Résumé :
Esiste un legame tra la riflessione sulla bioetica e quella sui diritti umani? Lo scritto muove da questo interrogativo per giungere dopo un’articolata analisi alla conclusione che il limpido e chiaro riconoscimento della dignità e del conseguente diritto alla vita di ogni essere umano a partire dalla fecondazione costituisce terreno e presupposto comune delle due discipline e, allo stesso tempo, è ciò che consente loro di non navigare verso le derive individualistiche dell’utilitarismo e del relativismo etico. L’analisi del rapporto fra diritti umani e bioetica parte da un dato storico e cioè dalla svolta che il processo di Norimberga e la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo hanno impresso nel cammino dell’umanità. Questa nuova tappa accompagna gli albori del “filone giuridico-normativo della bioetica” che nel corso degli anni assumerà sempre maggior consistenza, tanto da sfociare in un autonomo campo di riflessione noto sotto il nome di “biodiritto” o “biogiuridica”. A riguardo l’articolo presenta una disamina ricognitiva (non esente da osservazioni di tipo valutativo) dei principali documenti giuridici nazionali e internazionali che si occupano di “questioni di bioetica”. Dal ricco affresco di questi emerge da un lato la constatazione di un rapporto che esprime la necessità di un’integrazione fra diritti umani e bioetica, dall’altro l’urgenza di dare un solido ed autentico fondamento agli uni e all’altra. È questa una problematica di cruciale importanza, perché sia i diritti umani che la bioetica risentono di una crisi metafisica tanto più evidente e acuta quanto più ci si avvicina ai momenti di maggiore precarietà e debolezza dell’esistenza umana, nei quali la vita umana “è”, semplicemente “è”. In questo senso, l’embrione umano è l’emblema di ogni povertà ed emarginazione. La via d’uscita dalla “crisi” e dunque la ricerca del fondamento - sia per i diritti umani che per la bioetica - va trovata all luce della dignità umana, sempre presente con la stessa forza e intensità in tutti e in ciascuno, da rispettare e promuovere in primo luogo nel rispetto e nella promozione del diritto ad esistere che della dignità è la prima manifestazione, la più immediata concretizzazione.
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Webster, Ted. « Prefazione ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (mars 2002) : 17–19. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000472.

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Résumé :
L'esame generale sulla salute mentale delle popolazioni indigene effettuato dal dr. Alex Cohen si inserisce a pieno titolo tra gli sforzi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nel promuovere la salute mentale, prevenire i principali disturbi mentali e neurologici, assicurare l'offerta di cure appropriate particolarmente ai soggetti più vulnerabili e bisognosi di servizi sanitari.Presentando questo lavoro in un contesto più ampio può essere utile richiamare uno dei principi costitutivi dell'OMS, che “il godimento del più elevato standard di salute raggiungibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razza, religione, fede politica, condizione economica o sociale”. L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l'assenza di malattia o infermità”.Inoltre questo resoconto giunge a noi nel punto centrale dello svolgimento del programma International Decade of the World's Indigenuos People. Tale programma è patrocinato dall'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e dal Gruppo di Lavoro sulle Popolazioni Indigene (Working Group on Indigenous Populations-WGIP) che riferiscono i risultati raggiunti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite attraverso la ECOSOC, la Commissione sui Diritti Umani e la sub-Commissione sulla Prevenzione della Discriminazione e Protezione dei Minori. Al WGIP è assegnato il compito di analizzare gli sviluppi riguardanti le attività di promozione e protezione dei diritti umani e fondamentalmente la libertà delle popolazioni indigene, ponendo particolare attenzione all'evoluzione degli standard relativi ai diritti di queste popolazioni. Al WGIP è stata richiesta la stesura della Dichiarazione sui diritti delle Popolazioni Indigene del mondo che al momento è in discussione e la cui conclusione è attesa nel corso del programma decennale.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Dalla clonazione dell’animale alla clonazione dell’uomo ? » Medicina e Morale 46, no 6 (31 décembre 1997) : 1099–118. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.859.

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Résumé :
La notizia che alcuni ricercatori inglesi sono riusciti a produrre la pecora “Dolly” mediante clonazione del patrimonio genetico di una pecora adulta, ha suscitato nell’opinione pubblica una catena di reazioni nel timore che l’esperimento possa essere ripetuto anche sull’uomo, con la conseguente organizzazione di dibattiti anche parlamentari e nelle commissioni istituite ad hoc, e l’emanazione di direttive a livello sia nazionale sia internazionale. Ma la paventata clonazione di individui umani è eticamente accettabile o meno? E quale sarebbe il significato antropologico di questa operazione? Dopo una breve premessa sugli aspetti scientifici della clonazione e sulle giustificazioni che vengono avanzate a sostegno non solo della clonazione di animali, ma anche di individui umani, l’Autrice fa un’analisi dei criteri che sono stati utilizzati nei documenti dei vari organismi per elaborare il giudizio morale su tale pratica: dal “contrattualismo” al “consequenzialismo” ad una cosiddetta “valutazione globale”.
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A. Cortelazzo, Michele. « Evoluzione della lingua e staticità della norma nell'italiano contemporaneo : gli ausiliari nei costrutti con verbi modali ». Linguistica 49, no 1 (29 décembre 2009) : 95–106. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.95-106.

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Tra i fenomeni che vengono attribuiti alla recente evoluzione dell'italiano (e che vengono stigmatizzati dalle grammatiche normative) vi è l'uso generalizzato dell'ausiliare avere nei tempi composti dei verbi modali, anche quando il verbo modale regge un verbo all'infinito che nei tempi composti richiede l'ausiliare essere. Studi recenti hanno già mostrato che, nell'uso, l'impiego di avere è prevalente rispetto all'uso di essere e che si tratta di un fenomeno che percorre tutta la storia dell'italiano. Queste conclusioni sono state confermate e rafforzate dall'analisi di un corpus formato da 116 romanzi italiani pubblicati a partire dal secondo dopoguerra.
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Franceschelli, Vincenzo. « Le origini del diritto del turismo e "Il Diritto Turistico" di Bortolo Belotti ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 2 (août 2011) : 45–48. http://dx.doi.org/10.3280/dt2011-002004.

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Scopo del saggio č far riscoprire alla comunitŕ scientifica il volume "Il Diritto Turistico" di Bortolo Belotti. Il volume, pubblicato nel 1919, in oltre seicento pagine cerca di ricostruire il sistema di regole che attengono al turismo "nella legge, nella dottrina e nella giurisprudenza". L'opera - che noi studiosi di diritto del turismo possiamo eleggere come primo tentativo di esposizione, con pretese di completezza, della nostra materia - č suddivisa un quattro parti. La prima tratta delle persone nel rapporto turistico (pp. da 23 a 83). La parte seconda tratta delle cose nel rapporto turistico (pp. da 85 a 124). La terza parte tratta delle obbligazioni nel rapporto turistico (pp. da 127 a 492), e la quarta ed ultima della "attivitŕ turistica nel rapporto pubblico" (pp. da 493 a 609). Il volume non ha avuto - nella storia del diritto del turismo - particolare fortuna. Quasi introvabile, č difficile rinvenirne copie nelle biblioteche pubbliche e universitarie. Merita, perň, di essere riscoperto.
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dell’Agnese, Elena. « La Climate Fiction secondo l'Ecocritical Geopolitics : un'agenda per la ricerca ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 2 (mai 2022) : 110–26. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13805.

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L'idea che un cataclisma climatico possa alterare in maniera profonda gli equilibri del pianeta è presente nella fantascienza sin dalla fine dell'Ottocento. Le narrazioni incentrate sulle conseguenze potenzialmente catastrofiche di un cambiamento climatico, tuttavia,nei primi due decenni del Duemila si sono letteralmente moltiplicate, tanto che si parla di Climate Fiction. Al di là del monito ambientalista inserito in queste narrazioni, un ulteriore livello di analisi può essere individuato nell'esame del discorso da esse veicolato, in relazione ai rapporti di potere tra esseri umani e tra esseri umani e ambiente. In questo articolo, dopo una breve introduzione all'approccio teorico individuato come utile a tal fine (l'Ecocritical Geopolitics), verrà articolata un'agenda di ricerca, con l'identificazione dei campi di indagine da aprire per esplorare la Climate Fiction, in riferimento ai suoi riferimenti spaziali, ai suoi principali protagonisti e al suo discorso sull'ambiente.
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De Cicco, Maria Cristina. « Diritti fondamentali e minori dal punto di vista del civilista. Quale tutela ? Doi : 10.5020/2317-2150.2015.v20n3p917 ». Pensar - Revista de Ciências Jurídicas 20, no 3 (29 décembre 2015) : 917–40. http://dx.doi.org/10.5020/23172150.2012.917-940.

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Partendo dal tema centrale dell’incontro, “Violenza e diritti umani: il ruolo delle ONGs e delle OGs nella rielaborazione, da parte dei ricercatori, delle politiche pubbliche sulla lotta contro le aggressioni ai diritti umani”, si vuole affrontare la questione relativa allo sfruttamento del lavoro minorile. Parlare di diritti umani e di dignità dell’uomo, oggi, è sempre di piú un’esigenza pressante. Invero, la dignità dell’uomo è un concetto caratterizzato da assolutezza: ogni uomo, pertanto, in quanto tale, è degno quanto qualsiasi altro uomo, a prescindere dalla razza, dalla nazionalità, dalla religione e dalla condizione sociale. L’accoglimento del concetto secondo il quale i diritti umani e, quindi, la dignità dell’uomo integrano un valore assoluto, fa sí che i medesimi diventino la misura attraverso la quale poter anche valutare la qualità dello sviluppo c.d. «sostenibile». La dignità dell’uomo, dunque, è da ascrivere nell’àmbito dei princípi inderogabili del nostro ordinamento, principio di ordine pubblico costituzionale. Conferma di tale assunto, inoltre, nell’àmbito del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, si ha dall’art. II-61, articolo di apertura e posto al vertice del catalogo dei diritti fondamentali, secondo il quale «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata». La clausola generale di dignità, dunque, peraltro già presente in molteplici testi normativi sopranazionali ed interni, viene a costituire uno dei princípi cardine del sistema italo-comunitario, un valore normativo di rilevanza sovraordinata, in antitesi al quale si pone, al contrario, una logica economicistica, esclusivamente produttivistica, ispirata al profitto e, quindi, al mercato, affermerebbe il primato del mercato e della produzione anche a costo di violare la dignità dell’uomo e i diritti umani.
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Criado, Noel. « Messico. Frontiera Sud ». MONDI MIGRANTI, no 2 (octobre 2009) : 121–43. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-002009.

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Mentre i governi messicani tanto del passato quanto del presente si sono sempre preoccupati di implementare riforme migratorie con gli Stati Uniti (basato sulla situazione legale degli emigranti messicani e sul loro diritto di sicurezza personale), il confine meridionale del Messico sembra essere oggi un lembo di terra dimenticata dove i diritti umani di migliaia di migranti sono quotidianamente violati. Trafficanti di droga, corruttori e membri di bande sono tra i principali protagonisti in questi territori costantemente all'ombra del loro fratello maggiore: il confine nord del paese.
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Siccardi, Cecilia. « Mare, tratta e migrazioni : violazioni di diritti tra storia e attualità. A proposito di alcune pubblicazioni recenti ». Italian Review of Legal History, no 8 (22 décembre 2022) : 677–93. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19455.

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Résumé :
Due milioni e mezzo di persone che migrano sono oggetto di traffici illeciti, che, secondo le stime delle Nazioni Unite, generano profitti per decine di miliardi di euro. [...] Le criticità che pone la situazione descritta sono molto complesse e possonoessere affrontante secondo diverse prospettive, che vanno ben oltre la mera analisi degli strumenti di contrasto al traffico dei migranti e all’immigrazione irregolare. Il tema infatti coinvolge problematiche più ampie, quali la tenuta del sistema ditutela dei diritti umani di fronte ai fenomeni migratori e l’effettività dei diritti. Alla luce di tale contesto, in queste pagine, si ritiene utile indagare le origini delle problematiche che caratterizzano le migrazioni via mare.
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Żurowski, Marian Al. « Niezdolność do podjęcia obowiązków małżeńskich z przyczyn psychicznych ». Prawo Kanoniczne 29, no 3-4 (10 décembre 1986) : 153–62. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1986.29.3-4.10.

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Résumé :
L’uomo, per motivi psichici, puó essere incapace ad assumersi i doveri coniugali sia a causa della sua incapacità ad esprimere il consenso al matrimonio, sia per mancanza di capacità a compiere tali doveri. Il primo stato può essere causato dall’effettiva mancanza dell’uso della ragione, dovuta a motivi psichici, oppure, sempre per gli stessi motivi, dalla mancanza di giudizio valutativo. Di questi due casi parlano il punto primo e secondo del can. 1095. Il punto terzo invece parla dell’incapacità ad assumersi i doveri coniugali. Si può pertanto presumere che si tratti di altri stati. In particolare si tratterà qui dell’incapacità a prendere decisioni, dovuta a motivi psichici, oppure della mancanza della capacità a compiere i doveri coniugali. La mancanza della capacità a prendere decisioni, cioè la mancanza di volontà interiore — come riportano le sentenze del Tribunale della Sacra Rota Romana — dovuta ad idee ossessive, a blocchi emotivi, ad una troppo forte e insuperabile suggestività dell’istinto, ecc., dovrebbe esistere al momento stesso della contrazione del matrimonio. Questi problemi debbono essere analizzati non soltanto individualmente, ma anche proporzionalmente all’atto contratto. Si richiede infatti, e tale esigenza non desta dubbi nella giurisprudenza, che l’uomo debba essere ,,verus dominus” del suo comportamento, ossia domini interiormente le sue decisioni. L’incapacità ad assumersi i doveri coniugali, che dériva dalla mamcanza obiettiva dell’oggetto del cansenso matrimoniale a causa di motivi psichici, dovrebbe invece essere qualcosa di stabile e irreversibile. Si tratta, in questo caso, dell’incapacità di compiere i doveri matrimoniali. In quest’ultimo caso si può parlare di una certa analogia con l’incapacità fisica. Deve pertanto essere uno stato duraturo e inamovibile con i normali mezzi accessibili all’uomo comune. Si parla pertanto in tale caso dell’incapacità — anche se solo relativa — a compiere i doveri coniugali, cioè nei confronti di una concreta persona. Concordemente alla sentenza del Tribunalis Signaturae Apostolicae una simile incapacità riguarda il contenuto dell’obbligazione che la persona interessata non è in grado di compiere. E pertanto non si tratta in tali casi dell’esclusione dello stesso matrimonio, di una caratteristica o di un elemento essenziali, ma della incapacità a compiere i doveri matrimoniali, incapacità che è qualcosa di stabile e irreversibile.
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Altavilla, Annagrazia, et Alessandro Dell’Erba. « La ricerca sulle cellule staminali : la nuova sfida dell’Europa unita ». Medicina e Morale 53, no 6 (31 décembre 2004) : 1133–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.621.

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Résumé :
La ricerca sulle cellule staminali rappresenta uno dei settori più promettenti della biotecnologia, in quanto offre la possibilità di sviluppare nuovi metodi per riparare o sostituire le cellule o i tessuti lesionati o malati e per curare alcune patologie croniche gravi. Tale ricerca può anche fornire un contributo importante alla scienza di base, aiutando a comprendere i meccanismi di proliferazione e differenziazione cellulare. Gli embrioni umani preimpanto rappresentano una delle possibili fonti di cellule staminali. Tuttavia, laddove questa ricerca prevede l’utilizzo di embrioni umani, essa solleva la questione dei principi etici in gioco e dei limiti e delle condizioni cui questa deve essere soggetta. Gli stati europei hanno adottato posizioni diverse in merito alla regolamentazione della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Tale disparità, che riflette le tradizioni etiche, filosofiche e religiose alle quali gli stati si ispirano, conferma l’esistenza di punti di vista divergenti in Europa su quanto sia o meno eticamente suscettibile di tutela. Questo articolo esamina le legislazioni e le posizioni etiche esistenti a tal proposito in Europa, oltre che i nuovi orientamenti sui principi da applicare nella concessione di finanziamenti comunitari (nell’ambito del VI Programma quadro di ricerca europeo –FP6) per progetti di ricerca implicanti l’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali. Tale studio intende altresì fornire degli spunti di riflessione sui nuovi traguardi dell’integrazione europea nel settore della ricerca biomedica.
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Tabusi, Massimiliano. « Plusvalore geografico, (cyber)spazio e lavoro ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (juin 2021) : 13–29. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001002.

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Résumé :
Il contesto del lavoro sta cambiando velocemente e appare interessante considerare, in merito, il ruolo dello spazio in un'epoca in cui esso si estende anche verso una dimensione "cyber". Vite, retribuzioni e corpi di lavoratori e lavoratrici, talvolta alla stregua di "droni umani", sono in stretta connessione con le condizioni spaziali e nella nostra epoca è proprio alle differenze spaziali - si prova ad argomentare - che è collegata un'ingente componente di generazione di valore (il "plusvalore geografico"). La gig economy può essere vista come anticipazione degli effetti problematici che potrebbero abbattersi diffusamente anche su settori più tradizionali. Il testo si confronta con questi temi, tra rischi, disintermediazione, frammentazione che il conte-sto attuale presenta, ma anche con le potenzialità che, in prospettiva ed acquisendo maggiore consapevolezza spaziale, potrebbero essere colte dalla società e dalla forza lavoro.
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Parenti, Roberto. « Dalla stratigrafia all’archeologia dell’architettura. Alcune recenti esperienze del laboratorio senese ». Arqueología de la Arquitectura, no 1 (30 décembre 2002) : 73. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.7.

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Résumé :
L’autore presenta tre delle linee di ricerca sviluppate dal Laboratorio senese, risultato della prassi operativa su alcune centinaia di edifici. La prima è una riflessione sulla complessità del processo di formazione del deposito stratificato, sulle strategie da seguire nell’esecuzione dell’indagine e sulla necessità di un ‘progetto conoscitivo’ preliminare all’indagine stessa. La seconda linea di ricerca affronta lo studio delle malte. L’obiettivo è quello di calibrare gli strumenti che possono essere impiegati per ricorrere all’analisi delle malte nell’identificazione delle attività edilizie. Le malte possono considerarsi come il perfetto fossile guida per le attività dell’edilizia storica, poiché devono essere preparate al momento del loro utilizzo (non possono essere reimpiegate), anche per i più piccoli interventi. L’ultima parte del contributo tratta della fotografia rettificata, grazie alla quale è possibile simulare un modello virtuale dell’edificio, “ricostruendolo” nelle sue varie fasi costruttive, e attraverso il quale studiare e verificare tutte le operazioni di analisi della struttura materiale.
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Preziosi, Paolo. « La valutazione del protocollo di sperimentazione ». Medicina e Morale 47, no 4 (31 août 1998) : 731–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.827.

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Résumé :
In questo articolo l'Autore indica i criteri in base ai quali occorre valutare un protocollo di sperimentazione su soggetti umani. L'analisi dei protocolli deve considerare il piano della ricerca, i ricercatori coinvolti, i soggetti partecipanti, l'informazione che è data ai partecipanti. Il piano della ricerca deve recare una visione generale del progetto proposto che sia chiaro ed inequivocabile e che si soffermi in particolar modo sul disegno sperimentale e sulle metodologie, sul luogo dove si svolgeranno le ricerche, sul centro guida, sulla durata, sulle analisi dei dati; i ricercatori coinvolti nella ricerca dovranno essere indicati con nome e qualifica (stesso criterio vale per chi avrà la responsabilità assistenziale dei pazienti inclusi nella sperimentazione e per il responsabile dell'equipe per la sperimentazione); i soggetti che partecipano allo studio devono essere “arruolati” con un'accurata valutazione, precisandone il numero, le modalità di arruolamento, i rapporti con il ricercatore, la vulnerabilità, i criteri di inclusione e di esclusione, i rischi; l'informazione deve essere chiara per poter consentire un consenso valido, informato e volontario. Nella parte finale dell'articolo vengono inoltre menzionati i problemi che si possono incontrare con soggetti che partecipano alle sperimentazioni cliniche in qualità di volontari sani e quelli relativi a volontari pazienti.
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Morelli, Emanuela. « Progettare per la natura. Cosa non dovremo dimenticare dall’esperienza COVID-19 ? » Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 1 (26 juillet 2021) : 5–25. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11510.

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Questo numero di Ri-Vista nasce nell’Aprile del 2020, in pieno lockdown, con l’esigenza di raccogliere alcune delle riflessioni espresse durante il periodo della pandemia prodotta dal COVID-19, nel dibattito sulla qualità dei luoghi che abitiamo, su come questi dovrebbero essere e su come gli esseri umani dovrebbero abitare il pianeta. Un tentativo di compilare una sorta di diario di bordo, o se vogliamo una serie di appunti, utili a ricordare cosa non dovremmo dimenticare di questa esperienza e cosa dovremmo portare all’interno del progetto di paesaggio per migliorare la qualità della vita di tutti gli esseri viventi del pianeta.
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Allegra, Marco. « Divisa, contesa, ineguale : il destino di Gerusalemme e della sua area metropolitana ». STORIA URBANA, no 128 (février 2011) : 87–108. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-128005.

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Résumé :
Il saggio affronta il tema del conflitto a Gerusalemme concentrandosi sull'area metropolitana e la sua trasformazione a partire dalla riunificazione della cittŕ nel 1967, in seguito alla conquista Israeliana di Gerusalemme Est durante la guerra dei Sei Giorni. Nonostante grandi investimenti politici e materiali da parte di Israele per rafforzare il proprio controllo su quest'area, il conflitto si č col tempo incancrenito. Gerusalemme č oggi piů che mai dal 1967 una cittŕ frammentata dal punto di vista fisico, economico, sociale e legale. Questa frammentazione non sembra essere tuttavia la premessa di una nuova partizione della cittŕ; si tratta invece di uno sviluppo in continuitŕ con il passato recente del conflitto. Per quanto č possibile prevedere il futuro, nessun cambiamento dellosembra essere in vista.
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Scuderi, Gabriella. « Storia della normativa italiana in materia di medicinali fino alle norme più recenti sulla valutazione bioetica della sperimentazione clinica ». Medicina e Morale 50, no 3 (30 juin 2001) : 509–49. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.728.

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Résumé :
Dopo un breve excursus storico dei provvedimenti normativi sui medicinali adottati nella Unione Europea e recepiti dall’Italia, vengono descritti gli sviluppi più recenti della normativa sulla valutazione bioetica della sperimentazione clinica (ossia della fase di sperimentazione del farmaco sui soggetti umani che succede alla fase di sperimentazione sull’animale). In particolare, l’Autrice prende in esame le Nuove Norme Europee di Good Clinical Practice (GCP) e le ricadute che hanno portato alla normativa emanata in Italia riguardo il “consenso informato” ed il ruolo dei Comitati Etici. Inoltre, sono illustrati gli ultimi provvedimenti della normativa italiana. Questo lavoro costituisce dunque una rassegna sull’argomento. Certamente, allo stato attuale in Italia sono stati realizzati molti progressi nella trasposizione della legislazione comunitaria in diritto nazionale soprattutto nel campo della sperimentazione sui soggetti umani in particolare ma, probabilmente, altro lavoro deve essere svolto per coprire più vaste necessità in molti altri campi della ricerca scientifica in generale.
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Cesari, Giuseppe. « La fecondità nella sterilità ». Medicina e Morale 42, no 1 (28 février 1993) : 283–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1079.

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Résumé :
Fecondità e fertilità non sono sinonimi: la prima appartiene ad una dimensione propria ed esclusiva della "natura umana"; la seconda riguarda la sola dimensione biologica della fecondità. Partendo da questa affermazione l'Autore sottolinea come la natura umana, che non si esaurisce nelle dimensioni organica e psichica, trovi una sua completa realizzazione nella dimensione noetica o del logos. L'uomo, infatti, è l'unico essere vivente che si interroga sul senso e sul fine delle sue azioni. E' in questa terza dimensione che si trovano le chiavi di lettura dei comportamenti e dei desideri umani, come ad esempio il desiderio di un figlio. Ma avere un figlio non dipende necessariamente dal farlo: essere madre e padre è, prima e più che un fatto biologico (somatopsichico), una realtà noetica.
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Skubic, Mitja. « Svend Bach og Jǿrgen Schmitt Jensen, Stnrre italiensk grammatik, /Munksgaards grammatiker/, Munksgaard 1990 ; pp. VIII + 760. » Linguistica 30, no 1 (1 décembre 1990) : 242–44. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.30.1.242-244.

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Résumé :
Una grammatica dell'italiano contemporaneo in lingua danese non può essere oggetto di una recensione da parte di chi il danese non lo conosce e perciò non ha potuto seguire il pensiero dei due autori. Si tratta, dunque, di una semplice segnala­ zione e di alcune osservazioni, fatte esclusivamente sulla base dei passi citati in ita­ liano. Più di una volta, poi, ho dovuto fare ricorso alia gentilezza del collega Janez Orešnik, scandinavista. Se devo difendere il mio coraggio d'aver intrapreso pure un tale lavoro, è perche uno degli autori, Jǿrgen Schmitt Jensen aveva già dato allo studio dell'italiano un valido contributo con Subjonctif et hypotaxe en italien con una penetrante analisi, tutta sua, dell'impiego di questo modo romanzo. Poi, per alcuni problemi sintattici è sempre interessante vedere come tratta un problema un romanista la cui lingua è estranea all'area romanza.
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Sferrazza Papa, Ernesto. « Materialismo e artefattualità. Una filosofia politica della materia ». Revista de Filosofía (Madrid) 44, no 1 (9 mai 2019) : 113–29. http://dx.doi.org/10.5209/resf.64274.

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Résumé :
In questo saggio analizzo l’idea del mondo come coesistenza di umani e cose, e sostengo che tale coesistenza debba essere considerate sotto la lente concettuale della responsabilità. Nei primi due paragrafi sostengo che l’esperienza umana è sempre mediata da un sistema di artefatti. Nel terzo e nel quarto paragrafo sintetizzo due differenti approcci filosofici, ossia la teoria degli artefatti e il metodo materialista, i quali condividono la tesi della performatività degli artefatti nella costituzione dell’esperienza umana. Nelle conclusioni mostro la rilevanza etica e politica di questa possibile ermeneutica materiale del mondo.
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