Littérature scientifique sur le sujet « Trasformazioni dell'uso del suolo »

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Articles de revues sur le sujet "Trasformazioni dell'uso del suolo"

1

De Marchi, Marta. « Foodspace. Leggere le trasformazioni territoriali attraverso lo spazio del cibo : il caso Veneto ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 128 (août 2020) : 80–105. http://dx.doi.org/10.3280/asur2020-128006.

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Résumé :
I sistemi agroalimentari al contempo trasformano i territori di riferimento e si adattano ad essi e alle loro configurazioni urbane. Leggere queste interdipendenze risulta cruciale in termini di spazio e occupazione del suolo, soprattutto alla luce della scala globale di molte filiere del cibo. Il Veneto si offre come caso paradigmatico dei territori a diffusione urbana europei, in cui gli spazi della produzione, della distribuzione e del consumo di cibo sono in prossimità fisica tra loro.
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Carroll, Maureen. « Exploring the sanctuary of Venus and its sacred grove : politics, cult and identity in Roman Pompeii ». Papers of the British School at Rome 78 (novembre 2010) : 63–106. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000817.

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Résumé :
Sommarii:Indagini archeologiche condotte nel tempio di Venere a Pompei hanno dimostrato che il santuario fu costruito su un triplice portico e che degli alberi furono sistemati nella corte intorno a tre lati del tempio. Questo paesaggio è contemporaneo alia costruzione del tempio romano della metà del I secolo a.C, ed è uno dei boschi consacrati piu antichi nel mondo romano per il quale si abbiano evidenze archeologiche. I risultati del lavoro archeologico gettano luce non solo sul paesaggio del sito, ma anche su vari importanti aspetti correlati con gli sviluppi originari del recinto e dell'uso del suolo nella colonia di Pompei. Una riflessione dell'evidenza archeologica e storica e delle circostanze sociali della città nel I secolo a.C. suggerisce che il tempio e il bosco sacro degli dei tutelari della città simboleggiavano sia l'identità politica sia la divina sanzione della Pompei romana.
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3

Armondi, Simonetta. « Trasformazioni della mobilitŕ residenziale turistica. Dalle ‘seconde case' alle nuove pratiche di uso e abbandono del territorio ». TERRITORIO, no 58 (septembre 2011) : 148–54. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058014.

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Résumé :
Il tema dell'articolo riguarda la casa. Non tratta le politiche dedicate alla ‘cittŕ pubblica', ma una specifica declinazione della ‘cittŕ privata': la casa di vacanza, un fenomeno abitativo assai diffuso, ma, almeno in Italia, poco indagato e sprovvisto di una politica di riferimento. A partire da una ricognizione della letteratura, l'articolo ha l'obiettivo di mostrare la complessitŕ dell'abitare ‘itinerante' e la necessitŕ di superare la nozione di seconda casa. Dopo aver osservato le caratteristiche e la varietŕ dei pattern insediativi del fenomeno della seconda casa nel contesto alpino, nel testo si compiono alcune riflessioni su alcuni temi rilevanti: il consumo di suolo l'abbandono, l'articolazione delle popolazioni turistiche, le differenti pratiche d'uso e di riuso, le politiche pubbliche eventualmente attivabili.
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Colao, Floriana. « La proprietà fondiaria dalla bonifica integrale di Arrigo Serpieri alla riforma agraria di Antonio Segni. Diritto e politica nelle riflessioni di Mario Bracci tra proprietà privata e socializzazione della terra ». Italian Review of Legal History, no 7 (22 décembre 2021) : 323–76. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16892.

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Résumé :
Nel Programma di Giangastone Bolla per la Rivista di diritto agrario (1922) la proprietà fondiaria era banco di prova delle «moderne trasformazioni del diritto di proprietà» – su cui Enrico Finzi – in primo luogo con la «funzione sociale». Nell’azienda agraria Bolla osservava inoltre lo spostamento dalla proprietà all’impresa; asseriva che il legame tra l’agricoltura e lo Stato imponeva allo studioso del diritto agrario l’impegno per la «ricostruzione sociale ed economica del paese». In vista della «funzione sociale» Arrigo Serpieri – dal 1923 sottosegretario di Stato all’Agricoltura – promuoveva diversi provvedimenti legislativi per la «bonifica integrale»; la politica per l’agricoltura si legava all’organizzazione dello Stato corporativo in fieri (Brugi, Arcangeli). Il Testo unico del 1933 mirava al risanamento della terra per aumentarne la produttività e migliorare le condizioni dei contadini con trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, con possibili espropri di latifondi ed esecuzione coatta di lavori di bonifica su terre private; dal 1946 il Testo unico del 1933 sarà considerato una indicazione per la riforma agraria (Rossi Doria, Segni). Nel primo Congresso di diritto agrario, (Firenze 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D’Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discutevano alcune questioni, in primo luogo il diritto agrario come esperienza fattuale, legato alla vita rurale, irriducibile ad un ordine giuridico uniforme; da qui la lunga durata della ‘fortuna’ dell Relazione Jacini sulle diverse Italie agrarie. In vista della codificazione civile, i giuristi rilevavano l’insufficienza dell’impianto individualistico; ponevano l’istanza di norme incentrate sul bene e non sui soggetti, fino al superamento della distinzione tra diritto pubblico e privato. I più illustri giuristi italiani scrivevano nel volume promosso dalla Confederazione dei lavoratori dell’agricoltura; La Concezione fascista della proprietà esprimeva il distacco dalla concezione liberale – con l’accento sulla proprietà della terra fondata sul lavoro (Ferrara, Panunzio) – e teneva ferma l’iniziativa privata (Filippo Vassalli). Bolla ribadiva la particolarità della proprietà fondiaria tra ordinamento corporativo e progetto del codice civile, «istituto a base privata, aiutato e disciplinato dallo Stato», con il titolare «moderator et arbiter» della propria iniziativa. Nel codice civile del 1942 la proprietà fondiaria aveva senso dell’aspetto dinamico dell’attività produttiva, senza contemplare la «funzione sociale» come «nuovo diritto di proprietà» (Pugliatti, Vassalli, D’Amelio).Dopo la caduta del regime fascista le lotte nelle campagne imponevano al ministro Gullo di progare i contratti agrari e regolare l’occupazione delle terre incolte, con concessioni pluriennali ai contadini occupanti; il lodo De Gasperi indennizzava i mezzadri. Le differenti economie delle ‘diverse Italie agrarie’ sconsigliavano una riforma uniforme (Rossi Doria, Serpieri); i riorganizzati partiti politici miravano alla ripartizione delle terre espropriate e ad indennizzi al proprietario privato, senza lesioni del diritto di proprietà. L’iniziale azione dello Stato ad erosione del latifondo, con appositi Enti di riforma, aveva per scopo la valorizzazione della piccola proprietà contadina (Segni, Bandini). Per coniugare proprietà privata ed interesse sociale nella Costituzione Mortati motivava la sua proposta di «statuizione costituzionale»; Fanfani chiedeva «un articolo che parli espressamente della terra». Il latifondo era la questione più urgente ma divisiva; Di Vittorio ne chiedeva l’«abolizione » ed Einaudi la «trasformazione», scelta che si imponeva in nome delle diverse ‘Italie rurali’; non si recepiva la proposta di una norma intesa ad ostacolare le grandi proprietà terriere. L’articolo 44 della Costituzione prevedeva una legge a imporre «obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata», al fine di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo ed equi rapporti sociali». Bolla apprezzava la scelta di «trasformare la proprietà individuale in proprietà sociale»; Vassalli scriveva di un non originale «prontuario di risoluzione del problema agrario». Nel progetto del Ministro per l’agricoltura Segni – che riusciva a far varare una contrastata riforma agraria – l’art. 44 dettava compiti al «legislatore futuro»; la legge Sila 21 Maggio 1950, la legge stralcio del 21 Ottobre 1950 per le zone particolarmente depresse, i progetti di legge sui contratti agrari erano discussi nel Terzo congresso di diritto agrario e nel primo Convegno internazionale, promosso da Bolla, con interventi di Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Il lavoro era considerato l’architrave della proprietà della terra, «diritto continuamente cangiante, che deve modellarsi sui bisogni sociali» (Bolla). In questo quadro è interessante la riflessione teorico-pratica, giuridico-politica di Mario Bracci, docente di diritto amministrativo a Siena, rettore, incaricato anche dell’insegnamento di diritto agrario. Rappresentante del PdA alla Consulta nazionale nella Commissione agricoltura, Bracci si proponeva di scrivere un «libro sulla socializzazione della terra», mai pubblicato; l’Archivio personale offre una mole di appunti finora inediti sul tema. Bracci collocava nella storia la proprietà della terra, che aveva senso nel «lavoro»; la definiva architrave del diritto agrario e crocevia di diritto privato e pubblico, tra le leggi di bonifica, la codificazione civile, l’art. 44 della Costituzione, la riforma agraria, intesa come «problema di giustizia». Dal fascismo alla Repubblica Bracci coglieva continuità tecniche e discontinuità ideologiche nell’assetto dell’istituto di rilevanza costituzionale, «le condizioni della persona sono indissolubilmente legate a quelle della proprietà fondiaria». Da studioso e docente di diritto amministrativo e diritto agrario dal luglio 1944 Bracci intendeva rispondere al conflitto nelle campagne, mediando tra «fini pubblici della produzione agraria e le esigenze della giustizia sociale»; proponeva «forme giuridiche adeguate e che sono forme di diritto pubblico».
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Bonavita, Amato, Gianfranco Calamini et Paolo Pellegrini. « Il recupero delle aree aperte di montagna : analisi delle variazioni dell'uso del suolo in due comuni della montagna pistoiese ». L'Italia Forestale e Montana, 2007, 1–13. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2007.1.01.

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Romano, Severino, et Mario Cozzi. « Modelli multicriteriali geografici per la valutazione delle trasformazioni di uso del suolo e impatti della politica agricola nei territori rurali ». L'Italia Forestale e Montana, 2006, 423–71. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2006.5.05.

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Vizzarri, Matteo, Lorenzo Sallustio, Roberto Tognetti, Elisa Paganini, Vittorio Garfì, Donato Salvatore La Mela Veca, Michele Munafò, Giovanni Santopuoli et Marco Marchetti. « Adaptive forest governance to face land use change impacts in Italy : a review ». l'italia forestale e montana, 2015, 237–56. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2015.4.01.

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Thèses sur le sujet "Trasformazioni dell'uso del suolo"

1

PAGLIARIN, SOFIA. « Territorial dispersion patterns of residential areas. Urban sprawl as an outcome of multi--scalar territorial governance processes of land bargaining in the Barcelona and Milan metropolitan regions ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/54097.

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Résumé :
Questa ricerca tratta dei processi di dispersione territoriale nell'espansione delle aree residenziali, definiti come sprawl urbano. In particolare, quest'ultimo è concepito come un prodotto di processi di governance. La dispersione urbana, intesa come un tipo di trasformazione di usi del suolo, ha origine nelle decisioni di determinati attori sulla gestione e l'allocazione degli usi del suolo. Nel tentativo quindi di spiegare il verificarsi dello sprawl urbano così inteso, è necessario proporre, ed applicare empiricamente, un idoneo modello teorico. Questo sforzo analitico è particolarmente rilevante in quanto, nella letteratura internazionale sullo sprawl urbano, le condizioni politiche e di pianificazione, nonché le dinamiche tra attori pubblici e privati, non sono sistematicamente esaminate. In questa ricerca, si propone uno schema teorico per colmare questa lacuna, il quale è composto da due diverse concezioni di governance: da una parte, una prospettiva territoriale, `multi-scalare' e `multi-attore', e dall'altra, il modello `bargaining context'. La dispersione urbana è definita come un fenomeno prevalentemente relativo all'espansione delle aree residenziali, e le regioni metropolitane di Barcellona e Milano sono considerate come casi studio. Per entrambe, lo sprawl urbano è misurato in ettari sulla base di una serie di scale spaziali (confini amministrativi, aree e regioni metropolitane, Larger Urban Zones, Urban Morphological Zones, e i livelli NUTS3 o province) lungo un periodo di circa 50 anni, utilizzando sia delle banche dati locali per ogni caso studio considerato (1950--2000), sia la banca dati Corine Land Cover (CLC) per il 1990, 2000 e 2006. L'analisi condotta mostra che, sia per Barcellona che per Milano, sono avvenuti processi di decentralizzazione delle funzioni urbane (industrie e servizi, residenze), facilitati dalla crescita relativa delle infrastrutture di trasporto (ipotesi 1). Tuttavia, il caso di Barcellona presenta una dispersione urbana delle aree residenziali più contenuta rispetto al caso di Milano. L'analisi di dati demografici (1981-2011) ha messo in luce dei processi di decentralizzazione della popolazione, che si è ridistribuita all'interno delle regioni metropolitane di entrambi i casi studio. Tuttavia, l'analisi comparativa ha reso evidente una maggior concentrazione demografica nel caso di Barcellona rispetto al caso di Milano, rispecchiandone la minor dispersione territoriale delle aree residenziali. L'analisi ha anche evidenziato che il minor grado di frammentazione amministrativa (numero dei comuni per provincia) è una condizione sufficiente per il più ridotto manifestarsi dello sprawl urbano; la provincia di Barcellona, meno frammentata amministrativamente, presenta quindi anche meno aree residenziali disperse rispetto alla più frammentata provincia di Milano. Per quanto concerne le dinamiche ed i processi di governance, l'analisi ha rivelato che, in entrambi i casi studio considerati, i comuni (la scala locale) possiedono la maggiore autorità di decisione sulle strategie di sviluppo urbano (ipotesi 2). Nel competere con gli altri comuni ubicati all'interno dell'area metropolitana, i comuni mettono in atto delle decisioni a forte carattere locale per quanto riguarda le scelte di sviluppo urbano (ipotesi 3). La dispersione urbana è dunque il risultato di micro-trasformazioni degli usi del suolo, compiute dalle giunte comunali con lo scopo di ottenere un vantaggio comparativo rispetto agli altri comuni `concorrenti' localizzati nel raggio dell'area metropolitana. I due diversi modelli di dispersione territoriale delle aree residenziali osservati a Barcellona, relativamente più compatta, e Milano, relativamente più dispersa, possono essere spiegati dal ruolo decisivo che le istituzioni pubbliche svolgono a livello metropolitano e regionale rispetto alle strategie territoriali. Dall'analisi condotta si può concludere che, ai fini del contenimento del consumo di suolo, ed in specifico dello sprawl urbano, non soltanto il ruolo delle istituzioni a livello metropolitano è rilevante (ipotesi 4), ma anche le dinamiche di cooperazione che queste possono instaurare con il governo regionale sono determinanti nelle strategie territoriali. In specifico, la reale possibilità del governo regionale di incidere sulle scelte di sviluppo territoriale e locale è cruciale per contenere l'emergere dello sprawl urbano.
Lo sprawl urbano è definito come un processo di dispersione territoriale delle aree residenziali, ed è concepito come un prodotto di processi di governance. Si assume che la dispersione urbana, considerata come un tipo di trasformazione di uso del suolo, abbia origine dalle decisioni di determinati attori sulla gestione e l'allocazione del suolo. In questa ricerca, si propone un modello teorico, applicato empiricamente nei casi studio di Barcellona e Milano, nel tentativo di spiegare le diverse traiettorie di sviluppo delle aree suburbane nelle due città, essendo Barcellona relativamente più compatta di Milano. Lo sprawl urbano è misurato quantitativamente sulla base di una serie di scale spaziali per un periodo di circa 50 anni. L'analisi condotta suggerisce che, ai fini del contenimento del consumo di suolo, ed in specifico dello sprawl urbano, non soltanto la scala metropolitana è significativa, ma anche il potere del governo regionale sulle strategie territoriali è determinante.
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Rosetti, Alessandra. « Effetti del cambiamento dell'uso del suolo sul regime idrologico del fiume Reno ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16866/.

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Résumé :
La tesi analizza i possibili effetti che i cambiamenti dell’uso del suolo potrebbero aver avuto sul regime idrologico del bacino del fiume Reno con particolare attenzione all’ infiltrazione profonda. L’analisi ha previsto l’utilizzo dei dati estratti dalle carte di Uso del Suolo per il periodo dal 1954 al 2014, in particolare quelle degli anni 1954, 1976, 1994, 2003, 2008 e 2014. Dai dati estratti dalle carte si sono costruite mappe di uso del suolo (tramite GIS) e tramite un foglio di calcolo (Excel) si è fatta un’analisi di tipo statistico, costruendo grafici e tabelle. Le macroclassi di riferimento prese in considerazione sono le seguenti: classe 1 aree antropizzate, classe 2 aree agricole, classe 3 boschi e ambienti seminaturali, classe 4 aree umide, classe 5 corpi idrici della classificazione Corine Land Cover. Per analizzare l’impermeabilizzazione si è utilizzato anche l’ indice per l’artificializzazione, riferita all’antropizzato. L’analisi si è, poi, incentrata sull’aspetto idrogeologico indagando la possibile influenza dell’evoluzione del suolo sul sistema delle conoidi. Le conoidi sono state scelte in quanto fondamentali come zone di infiltrazione e di ricarica dell’acquifero. Per granulometria e caratteristiche i litotipi presi come riferimento sono le Sabbie (Gialle) di Imola, la Litofacies Arenacea, il Sintema Emiliano – Romagnolo Inferiore ed il Sintema Emiliano – Romagnolo Superiore. Tramite il metodo SCS si è analizzato, infine, quanto l’evoluzione dell’ uso del suolo dell’area in esame abbia influito sull’infiltrazione e sulla possibilità di ricarica degli acquiferi. Emerge così che negli ultimi 60 anni vi è stata una notevole crescita dell’antropizzato, ed una diminuzione notevole dei suoli coltivati che potrebbe aver influito sui diversi parametri idrologici presi in considerazione, potenzialmente causando la diminuzione della capacità di ritenzione dei suoli, ma non una diminuzione dell’infiltrazione.
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Cibien, Monica. « Riforestazione e gestione dell'uso del suolo come metodo di cattura della CO2 contro i cambiamenti climatici nella zona costiera di Ravenna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2501/.

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MALANDRA, FRANCESCO. « Land use/cover shifts and wildfires as drivers of mountain forest landscape dynamics in the Apennines (Italy) ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/274504.

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Résumé :
Con questa tesi di dottorato sono state studiate le dinamiche di paesaggio dell’Italia peninsulare legate a processi di cambiamento di copertura/uso del suolo e ai recenti incendi, nel contesto del cambiamento climatico in atto. I cambiamenti di uso del suolo sono stati analizzati principalmente nelle aree montane dell’intero arco appenninico, mentre gli effetti sul paesaggio di due recenti e rilevanti stagioni di incendi sono stati analizzati estendendo l’area di studio all’Italia peninsulare e alle due isole maggiori (Sardegna e Sicilia). In primo luogo, abbiamo ritenuto appropriato l’utilizzo di una meta-analisi come strumento preliminare di sintesi di dinamiche eterogenee evidenziate da molteplici casi di studio situati su un’ampia area geografica, poiché la ricerca in materia adotta solitamente un approccio basato sul singolo caso di studio nell’analisi del cambiamento. Dopo aver selezionato 51 articoli pubblicati e 57 relativi casi di studio, abbiamo esaminato i dati e standardizzato la metodologia di trattamento degli stessi per ottenere una nuova serie di dati omogenei per un’analisi comparativa delle dinamiche di paesaggio. Il passo successivo è stato quello di adottare una metodologia standard di campionamento di repliche di paesaggi per quantificare i cambiamenti a scala regionale. Abbiamo selezionato 10 siti rappresentativi lungo l’Appennino e studiato i cambiamenti di copertura e di struttura del mosaico paesaggistico confrontando diverse esposizioni (Nord-est vs Sud-ovest) e fasce altitudinali (bassa vs alta quota) e analizzando i fattori principali che influenzano le dinamiche bosco/non-bosco. I recenti cambiamenti di uso/copertura del suolo e del clima presso tutto il bacino del Mediterraneo hanno stanno alterando il regime storico di incendi e portando all’aumento della loro frequenza, superfice e severità. Nell’ultimo capitolo, abbiamo creato un database di grandi incendi forestali (> 100 ha) attraverso tecniche di telerilevamento e specifici criteri di selezione, al fine di studiare le caratteristiche, la severità e gli effetti sul paesaggio di due rilevanti stagioni di incendi forestali (2007 e 2017) nell’Italia peninsulare e principali isole. I risultati preliminari ottenuti offrono un quadro comparativo delle caratteristiche di grandi incendi di annate particolarmente siccitose, che si stima saranno sempre più frequenti nel contesto del cambiamento climatico in atto.
This research aimed to study landscape dynamics along the Italian peninsula, due to land use/cover shifts and recent wildfires, within the contest of climate change. Land use changes were mainly focused on the mountain areas along the whole Apennines range, whereas the landscape effects of two recent and extreme fire seasons were assessed along the Italian peninsula and the two major islands (Sardinia and Sicily). Firstly, we considered a meta-analysis an appropriate and preliminary tool for summarizing general patterns and heterogeneous findings from several case-studies over a large geographic area, since land-use science usually adopts the case-study approach to investigate landscape changes. Out of 51 published articles and different databases that referred to 57 case-studies, we explored heterogeneous data sets and standardized the processing methods to obtain a new set of homogeneous data for a comparative landscape change analysis. Secondly, we used a replicate landscape approach and a systematic sampling design for quantifying changes at regional scale. We selected 10 representative sites located along the Apennines and investigated land-cover changes and landscape configurational shifts comparing different slope aspects (North-East vs South-West slopes) and altitudinal zones (low elevation vs high elevation) and assessing the main drivers of the non-forest/forest dynamics. Recent changes of land use/cover and climate in the Mediterranean basin altered historical fire regimes and led to an increase of the frequency, area and severity of wildfires. In the last chapter, we created a dataset of large wildfires (>100 ha) using remote sensing techniques and adopting specific selection criteria in order to study the occurrence, the severity and the landscape effects of two major forest fire seasons (2007 and 2017) in peninsular Italy and Sicily and Sardinia islands. Preliminary results offer a comparative picture of large fire features in dry years which are expected to occur more frequently in a climate change scenario.
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PAGANINI, ELISA. « Effetti delle politiche ambientali sulle trasformazioni del paesaggio : una stima attraverso la valutazione della fornitura dei servizi ecosistemici legati all’uso del suolo ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/952716.

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Résumé :
Il suolo è risorsa naturale essenziale per la vita, di fatto non rinnovabile. Esso rappresenta il supporto alla produzione agraria e forestale nonché riserva di patrimonio genetico. Il suolo è componente imprescindibile del paesaggio, il cui uso concorre a definirne natura e caratteristiche dello stesso generando, inevitabilmente, continue trasformazioni nel tempo e nello spazio. Il continuo processo di trasformazione del territorio e del paesaggio, legato alle dinamiche di sviluppo urbano, insediative ed infrastrutturali nonché alle attività agricole, impatta profondamente sull’equilibrio ambientale a qualunque scala. La risorsa suolo si pone, quindi, al centro di un sistema di relazioni tra le pressioni ambientali e i cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita sulla terra. Ogni trasformazione d'uso del suolo a livello locale può compromettere il valore, la potenzialità ecologica e quella produttiva del territorio ad una scala superiore. L’esercizio del governo del territorio, se avviene in maniera inconsapevole rispetto al valore e all’importanza del capitale naturale suolo, oltre a produrre trasformazioni inefficaci che non soddisfano i bisogni della popolazione che lo vive e che turbano l’estetica del paesaggio, produce danni spesso irreversibili e impatti ambientali a catena. Le decisioni di preservare parti di paesaggio da trasformazioni irragionevoli e di fissarne norme di tutela, è perciò, parte determinante del processo decisionale del buon governo di un territorio. In quest’ottica risulta indispensabile riconoscere l’importanza della risorsa suolo come bene comune e come elemento imprescindibile nella definizione del paesaggio perseguendone la sua tutela con ogni mezzo necessario; da qui la necessità di individuare strumenti, quanto più oggettivi, che conducano ad una quantificazione reale dei servizi generati dalla stessa. In quest’ottica la tesi si propone di esaminare e quantificare, in termini biofisici, le trasformazioni del paesaggio intervenute in una zona presa come oggetto di studio scelta all'interno dei siti Natura 2000 e nel suo relativo intorno di 20 km in due archi temporali noti (2006-2012), attraverso la valutazione di due servizi ecosistemici rappresentativi dell’area, proponendo un approccio metodologico utile ad una corretta gestione e pianificazione del territorio; tale approccio è quello proprio dell’ecologia del paesaggio, che presuppone una visione multiscalare e multifunzionale degli ecosistemi, in un’ottica integrata. Attraverso la piattaforma Vensim, che appartiene alla più ampia famiglia dei system dynamics models, sono stati creati i diagrammi logici di flusso causa-effetto delle variabili chiave dei due SE da quantificare, definendo le relazioni matematiche tra le variabili stesse; le variabili sono state scelte a partire dalle classi di uso e copertura del suolo della cartografia Corine land Cover per entrambi i servizi ecosistemici. I modelli logici così costruito sono stati quindi calati e applicati al caso studio; le superfici delle differenti classi sono state incrociate con i valori medi per ettaro di emissione di CO2 equivalenti derivati dall’inventario nazionale dei gas serra in Italia, per quanto riguarda la quantificazione del servizio “regolazione del clima”, e con le preferenze verbali espresse dalla popolazione riguardo i fattori migliorativi/peggiorativi del paesaggio, per quanto riguarda la valutazione del “servizio estetico del paesaggio”. Obiettivo più ampio della ricerca è stato, inoltre, quello di fornire un decalogo di strumenti, indicazioni e procedure utili alla standardizzazione del processo di quantificazione dei servizi ecosistemici legati all’uso del suolo, definendone un decalogo di regole e buone pratiche. La metodologia individuata nella presente ricerca può, quindi, rappresentare un buon punto di partenza per ulteriori studi di approfondimento, nonché essere utilizzata e replicata “scalandola” alle diverse realtà territoriali.
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Livres sur le sujet "Trasformazioni dell'uso del suolo"

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1914-, Ghetti Augusto, et Istituto veneto di scienze, lettere ed arti., dir. Trasformazioni del territorio e rete idrica del veneto : Atti della Giornata di studio sul tema "Trasformazione dell'uso del suolo e conseguenze sulla rete idrica del Veneto," Venezia 1o dicembre 1989. Venezia : Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1991.

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Actes de conférences sur le sujet "Trasformazioni dell'uso del suolo"

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Maccarrone, Maria. « Una città nomade e multidimensionale : il caso della reale Aci ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7973.

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Résumé :
Viviamo strani giorni, tempi di rapide accelerazioni, cambiamenti sociali e trasformazioni ambientali stressanti, che richiedono soluzioni contenitive e culturali improcrastinabili. Poniamo il caso di Acireale, città insulare di circa 50.000 abitanti, posta lungo la costa orientale sicula, stretta fra l’azzurra ionia marina, il nero del Vulcano Etna e il sempreverde degli agrumi. Il paesaggio dell’Aci trattiene geomorfologie e memorie antiche. Ricomporne le alterne vicende significa riflettere sulle “reali” specificità di una città siciliana per la quale è esistita un’articolata continuità storica di frequentazione in una porzione ampia di suolo vulcanico denominato Timpa. Nel corso dei secoli, le comunità hanno identificato in questo unico complesso lavico un salubre avamposto su cui migrare, tendenzialmente da Sud a Nord, fino a stanziarsi sul pianoro su cui sorge la città di Acireale. In età recente, la maggior crescita edilizia ha consumato pregevoli parti di terreno agricolo, inducendo uno sprawl urbano verso l’entroterra ed esponendo la Timpa a grandi rischi generati dalla progressiva assenza di organici interventi d’assetto territoriale. Questo contesto storico e paesaggistico aspetta d’essere attraversato, curato e valorizzato per ricomporre di quei valori percettivi che giacciono latenti nella memoria collettiva. La riqualificazione della Timpa può essere il tema per l’infrastrutturazione geografica con cui ri-connettere le inevitabili istanze di trasformazione urbana all’improrogabile sviluppo sostenibile del territorio acese. We live in strange days, periods of rapid acceleration, with stressful social changes and environmental changes, which require cultural solutions. Take the case of Acireale, city of about 50.000 inhabitants, located along the eastern coast of Sicily, between the Ionio sea, Mount Etna and evergreen citrus. The landscape of Aci holds geomorfologie and ancient memories. Over the centuries, communities have identified in this unique building of lava a place healthy where migrate, from South to North. In recent years, the growth of buildings has consumed valuable pieces of agricultural land, causing urban sprawl inland and exposing the Timpa large risks generated by the progressive absence of organic interventions of regional planning. This historical context and landscape is waiting to be crossed, edited and enhanced. The project of the Timpa may be the theme for re-connect the inevitable instances of urban transformation at the sustainable development of the territory.
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Salomone, Veronica. « Strategie di sopravvivenza : riciclare – rigenerare – includere nella città mediterranea ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8013.

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Résumé :
Le trasformazioni che investono la città mediterranea contemporanea rendono l’abitare sempre più complesso e contaminato. La precarietà è una condizione ricorrente che genera paesaggi imprevedibili e incostanti. Nasce l’esigenza di rileggere la città attraverso le sue stratificazioni non più solo materiali: si abita riciclando spazi, stravolgendo relazioni, utilizzando strategie di mercato inusuali. La città perde la sua organicità apparente ma, trasformandosi, mantiene i suoi elementi fondanti, sopravvivendo nelle forme di autocostruzione e appropriazione, nelle relazioni sociali e negli assetti economici. La condizione di sopravvivenza si fa strategia e nuova frontiera dell’abitare. La tesi trova le sue argomentazioni in contesti dove condizioni ambientali e socio-economiche generano paesaggi al limite della sopravvivenza. È il caso del Cairo in cui interi quartieri sono stati trasformati dall’ingente domanda di sopravvivenza. In particolare, il paper vuole approfondire il caso studio della Città dei Morti. Inizialmente occupata da strutture temporanee di parenti adoranti, Al-Qarāfa è oggi abitata da circa un milione di egiziani. La densità abitativa è alta e i servizi non sempre sufficienti, per cui le autorità locali decisero nel 2010 di radere al suolo intere sezioni del cimitero attraverso l’attuazione del piano urbanistico Cairo 2050, stravolgendo l’impianto originario dell’area. Qual’è il ruolo del progetto? Quali sono i modelli politici, economici e sociali in grado di rigenerare la città mediterranea contemporanea? Si può ancora parlare di ‘modello mediterraneo’? The transformations that affect the contemporary Mediterranean city make the way of living more and more complex and contaminated. Precariousness is a recurring condition that generates unforeseeable and variable landscapes. It becomes necessary to reassess the city through its layers not only the material ones: you live by recycling spaces, changing relationships, using unusual market strategies. The city loses its apparent organicity but, transforming itself, keeps its basic elements, surviving in self-constructions and appropriation forms, in social relations and in the economic arrangements. The condition of survival becomes strategy and new border of living. The thesis finds its arguments in contexts where environmental and socio-economic conditions produce landscapes at the limits of survival. This is the case of Cairo where entire districts have been transformed by the huge demand of survival. In particular, the paper wants to deepen the study case of the City of the Dead. Initially occupied by temporary structures of adoring relatives, Al-Qarāfa is today inhabited by about a million of Egyptians. The population density is high and the services aren't always enough, so the local authorities decided in the 2010 to demolish entire sections of the cemetery through the implementation of the development plan Cairo 2050, changing the original structure of the area. What is the role of the project? What are the political, economic and social models capable of regenerating the contemporary mediterranean city? Can we still speak of 'Mediterranean model'?
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