Thèses sur le sujet « Tradizioni religiose »

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MENZAGO, CINZIA. « Gnosi, gnosticismo e nuovi movimenti religiosi : osservazioni storico-religiose ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/646.

Texte intégral
Résumé :
L’indagine ha preso le mosse dalla considerazione di una sorta di aporia caratterizzante il panorama degli studi storico-religiosi attuali: da un lato una sempre più marcata tendenza decostruzionista nei confronti dello gnosticismo tardo-antico, dall’altra una sempre più accentuata propensione a identificare larghi settori della cosiddetta nuova religiosità come gnostici o neognostici, o comunque tali da offrire profonde assonanze con tematiche proprie dello gnosticismo antico. La ricerca è stata condotta lungo due diverse direttrici, etica ed emica. In una prospettiva etica, si è ricostruita la storia degli studi tesi - sulla base di comprensioni diverse e diversificate, e talora precomprensioni, dello gnosticismo storico - a istituire un legame, storico o più spesso fenomenologico, tra gnosticismo antico e nuova religiosità. In una prospettiva emica, si sono approfondite le modalità e le motivazioni in base alle quali alcuni ambiti della nuova religiosità hanno guardato allo gnosticismo antico per riproporne aspetti e tematiche.
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MENZAGO, CINZIA. « Gnosi, gnosticismo e nuovi movimenti religiosi : osservazioni storico-religiose ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/646.

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Résumé :
L’indagine ha preso le mosse dalla considerazione di una sorta di aporia caratterizzante il panorama degli studi storico-religiosi attuali: da un lato una sempre più marcata tendenza decostruzionista nei confronti dello gnosticismo tardo-antico, dall’altra una sempre più accentuata propensione a identificare larghi settori della cosiddetta nuova religiosità come gnostici o neognostici, o comunque tali da offrire profonde assonanze con tematiche proprie dello gnosticismo antico. La ricerca è stata condotta lungo due diverse direttrici, etica ed emica. In una prospettiva etica, si è ricostruita la storia degli studi tesi - sulla base di comprensioni diverse e diversificate, e talora precomprensioni, dello gnosticismo storico - a istituire un legame, storico o più spesso fenomenologico, tra gnosticismo antico e nuova religiosità. In una prospettiva emica, si sono approfondite le modalità e le motivazioni in base alle quali alcuni ambiti della nuova religiosità hanno guardato allo gnosticismo antico per riproporne aspetti e tematiche.
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Boscolo, Berto Valentina <1990&gt. « I Tatari di Astrachan' tra tradizioni e religione ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6144.

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Résumé :
Dopo il mio soggiorno nella città di Astrachan' ho deciso di raccogliere e presentare le tradizioni culturali e religiose di questa popolazione e di cercare di spiegarne la complicata origine etnica. Mi sono interessata sopratutto agli aspetti religiosi perché sono una popolazione mussulmana che vive in un territorio ortodosso, con tutte le difficoltà che questo comporta.
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4

BONVEGNA, GIUSEPPE. « John Henry Newman. Tradizione, cultura religiosa e politica ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/176.

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Résumé :
Il lavoro riguarda alcuni aspetti ancora non molto studiati della personalità intellettuale di John Henry Newman, vale a dire la proposta di una cultura cristiana alternativa alla secolarizzazione in ambito educativo e socio-politico, così come si sviluppò durante il corso della sua vita: il giudizio dato da Newman sull'antico regime inglese è il tema del primo capitolo; la riflessione degli ultimi anni oxoniensi e dei primi anni successivi alla conversione (il ruolo del cristianesimo e del cattolicesimo nella cultura inglese) è il tema del secondo successivo; la proposta educativa così come emerge degli scritti sull'Università è il tema del terzo capitolo; alla riflessione sul compito Stato e sui fondamenti della politica è infine dedicato il quarto capitolo.
The work considers some aspects (not so studied yet) of the intellectual personality of John Henry Newman, that is the Christian cultural proposal alternative to the secularization in education, and in the social and political field, as it was developed during his life: the topic of the first chapter is Newman's opinion about the ancien regime; in the second chapter we study the reflection of the last Oxonian years and of the first years after his conversion (the role of Christianity and of Catholicism in English culture); the third chapter regards the educative proposal, as it develops from the writings on University onwards; the fourth chapter is dedicated to the reflections on the role of the State and on the foundations of politics.
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BONVEGNA, GIUSEPPE. « John Henry Newman. Tradizione, cultura religiosa e politica ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/176.

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Résumé :
Il lavoro riguarda alcuni aspetti ancora non molto studiati della personalità intellettuale di John Henry Newman, vale a dire la proposta di una cultura cristiana alternativa alla secolarizzazione in ambito educativo e socio-politico, così come si sviluppò durante il corso della sua vita: il giudizio dato da Newman sull'antico regime inglese è il tema del primo capitolo; la riflessione degli ultimi anni oxoniensi e dei primi anni successivi alla conversione (il ruolo del cristianesimo e del cattolicesimo nella cultura inglese) è il tema del secondo successivo; la proposta educativa così come emerge degli scritti sull'Università è il tema del terzo capitolo; alla riflessione sul compito Stato e sui fondamenti della politica è infine dedicato il quarto capitolo.
The work considers some aspects (not so studied yet) of the intellectual personality of John Henry Newman, that is the Christian cultural proposal alternative to the secularization in education, and in the social and political field, as it was developed during his life: the topic of the first chapter is Newman's opinion about the ancien regime; in the second chapter we study the reflection of the last Oxonian years and of the first years after his conversion (the role of Christianity and of Catholicism in English culture); the third chapter regards the educative proposal, as it develops from the writings on University onwards; the fourth chapter is dedicated to the reflections on the role of the State and on the foundations of politics.
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Beggiora, Stefano <1972&gt. « Caratteristiche e strutture delle tradizioni magico-sacrali presso le religioni sciamaniche dell'India nord-orientale ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/768.

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Caramella, Federica <1995&gt. « La manifestazione dell’Assoluto nel mondo fenomenico nella tradizione esegetica Huayan ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18324.

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Résumé :
Le questioni esistenziali al centro della vita di ogni uomo erano fondamentali per la civiltà occidentale come per quella orientale, c'è motivo di credere che queste due tradizioni condividessero un ampio continuum di idee e concezioni. Nel mondo buddhista, rispetto alla “Via” della religione taoista, o il logos aristotelico, la “Legge universale che esprime l'intera realtà stessa” è ciò che si considera come Dharma un concetto estremamente complicato. Varie scuole buddhiste hanno creato delle teorie su questo concetto ma una delle scuole buddhiste che ha apportato un grande contributo nella creazione di un’analisi sistematica degli insegnamenti buddhisti principali, approcciando i dogmi della tradizione filosofica, è di certo quella Huayan. Il buddhismo Huayan svolse una funzione fondamentale nel fare luce sull’interazione tra religione, filosofia e i dogmi delle tradizioni precedenti soprattutto grazie ai riferimenti impliciti alle questioni ermeneutiche, soteriologiche e cosmogoniche. L’obiettivo della mia ricerca è quello di raggiungere il più possibile una buona comprensione di come il buddhismo Huayan, tramite una presentazione teoretica e sistematica delle idee e delle modalità di pensiero e di espressione ha cercato di incontrare i bisogni intellettuali e spirituali del suo tempo. Nella prima parte dello scritto strutturerò il discorso facendo una breve panoramica sulla storia del buddhismo e le sue origini indiane fino ad arrivare al suo incontro con il pensiero cinese, per rendere più comprensibili e fluidi gli argomenti anche a chi non possiede un background sul buddhismo e le sue concezioni principali. Nella seconda parte dello scritto, la mia attenzione sarà volta alle dottrine ideate dai cinque patriarchi e al loro sviluppo. Nell’ultima, mi dedicherò al pensiero del patriarca Huayan che ha fatto nascere in me, in primis, il desiderio di approfondire gli argomenti di cui tratterò, ossia Guifeng Zongmi che occupò una posizione peculiare nella tradizione fino a lui precedente. Trovo affascinante l’attenzione che prestò alla cosmogonia, che si occupa dell'origine delle leggi cosmologiche, della loro storia e della loro evoluzione, tracciando una mappa cosmogonica. Mi occuperò della ripresa degli insegnamenti principali del buddhismo ma con una visione originale e speciale dell’ultimo patriarca che nella sua analisi sistematica riprese anche il mito della creazione spiegando come la cosmogonia buddhista corrisponda, su certi aspetti, anche ai resoconti trovati nelle fonti taoiste e confuciane tradizionali. Grazie a Zongmi si riesce a delineare un’immagine più chiara e precisa sulla concezione dell’origine dell’universo e su come esso sia strutturato. Nella parte conclusiva affronterò come Zongmi integrò i suoi cinque insegnamenti elaborati all’interno della classificazione dottrinale buddhista con il confucianesimo e il taoismo nella sua visione cosmogonica. Spiegando come tramite il processo di evoluzione fenomenica ci si muova da un piano ontologico verso le sue manifestazioni fenomeniche, rappresentando sia una cosmogonia e un'eziologia di come da un mondo popolato da individui privi dell’illuminazione, in cui l'illusione e l’inganno regnano sovrani si arrivi, sul piano ontologico, all’illuminazione. Per affrontare questi argomenti mi rifarò soprattutto al testo che si pone alla base del buddhismo Huayan, costituito dal Sutra della ghirlanda (Avatamsakasutra) e alle varie opere e commentari realizzati dai maestri della scuola. Devo molto alle opere di Peter Gregory che sono state propedeutiche allo svolgimento della tesi, ossia Tsung-mi and the Sinification of Buddhism e il testo Inquiry into the Origin of Humanity che corrisponde ad una traduzione commentata dell’autore dell’ Inquiry into the Origin of Man di Zongmi.
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De, Antoni Andrea <1979&gt. « Hell is round the corner : religious landscapes, people and identity in contemporary Japan ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/921.

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Résumé :
La mia tesi propone un’analisi antropologica di siti religiosi connessi a rappresentazioni dell’inferno e dell’aldilà nel Giappone contemporaneo. Ho condotto tre periodi di sei mesi di “fieldwork multi-situato” in cinque località caratterizzate da simbolismi religiosi e pratiche che li connotano come “inferni reali”: Osorezan a Mutsu-shi, Rokuhara a Kyoto, Ashikuraji (Prefettura di Toyama), Hakone e HIrano-ku a Osaka, al fine di produrre un’analisi comparativa. Propongo uno studio basato principalmente su un approccio euristico e su teorie della complessità culturale, dei discorsi simbolici e delle pratiche connesse a morte e aldilà, oltre che di come fosse costruito e (ri-)prodotto il loro significato, sia a livello locale che trans-locale. Successivamente, contestualizzo le narrative in una prospettiva storica e le connetto alle condizioni socio-economiche contemporanee nelle aree, con una particolare attenzione ai processi di costruzione di identità e di significato del simbolismo religioso nel posto.
My Ph.D. dissertation, proposes an anthropological analysis of religious sites related to representations of hell and the afterlife in contemporary Japan. I carried out three six-month periods of multi-sited fieldwork, distributed in five main localities characterized by religious symbolism and practices that connoted them as “actual hells”: Osorezan in Mutsu-shi, Rokuhara in Kyoto, Ashikuraji (Tateyama-chō), Hakone and Hirano-ku in Osaka, in order to produce an analysis in a comparative perspective. I propose a study, mainly based on a heuristic approach and on theories of cultural complexity, of the symbolic religious discourses and practices related to death and the afterlife, as well as of how their meaning was constructed and (re-)produced, both at a local and translocal level. Subsequently, I contextualize those narratives in a historical perspective and connected them to contemporary socio-economic conditions of the areas, with a main focus on processes of construction of identity and of meaning making of religious symbolism and place.
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9

Ermacora, Davide. « “A Snake Called Argès Slithered Into his Mouth” : the Bosom Serpent Story-Complex (Folklore, Religion, Medicine and Ethnology) from Hippocrates to Erasmus of Rotterdam ». Thesis, Lyon, 2017. http://www.theses.fr/2017LYSE2010.

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Résumé :
L’ensemble d'histoires autour du bosom serpent se réfère à des croyances et des récits diffus qui attribuent, de manière interculturelle, le mal-être physique à l’intrusion présumée d'animaux qui entrent et vivent dans le corps du souffrant. Les recherches se sont concentrées jusqu’alors sur le folklore bosom serpent moderne et contemporain : les témoignages prémodernes ont été, de fait, largement ignorés. En me concentrant, dans cette étude, sur une vaste gamme de sources prémodernes, dont les exemples proviennent en grande partie d’Eurasie, et en adoptant une perspective comparée à la fois folklorique, historique, médicale et ethnologique, mon objectif sera de mettre en lumière ce thème d’un point de vue diachronique. Je remonterai dans le temps en suivant les occurrences des bosom serpents et j’examinerai les ramification et les adaptations variées des ethiologies traditionnelles qui les concernent. Dans leur ensemble, ces disciplines (folklore, histoire, médecine et ethnologie) offrent une apporche crédible, promeuvent la recherche collaborative et permettent l’utilisation d’une méthode scientifique basée sur une multiplicité de sources. Je montrerai qu’une grande quantité de ressemblances interculturlles, jusqu'alors considérées étrangères ou même inexplicables, font en réalité partie d'un même ensemble narratif. Ces ressemblances sont les adaptations de l’idée polymorphe, mais prédominante, centrée sur l'impossible intrusion d’animaux dans le corps humain. Les bosom serpents prémodernes, solidement ancrés dans les notions médicales et religieuses de tous les jours, furent formellement acceptés comme des faits concrets et tangibles, pouvant être appréhendés par la médecine, la démonologie et la sorcellerie. Leur charge émotive était puissante, parfois latente, et ils figurèrent probablement depuis toujours dans les traditions narratives humaines et dans les expériences personnelles. Dans ce contexte, une attention particulière sera donnée aux thèmes expérientiels et aux délires chrnoniques d’hommes et de femmes qui croient avoir été pénétrés par des animaux fantastiques. De la même manière que les bosom serpents entendus comme agents et causes de maladie, ces patients souffrant de zoopathie interne peuvent être retracé sur une longue période temporelle, jusqu’aux origines de la psychopathologie
The bosom serpent story-complex refers to widespread cross-cultural narratives and beliefs attributing physical discomfort to alleged animals entering and living in the body of the sufferer. Scholarly enquiries have concentrated on modern and contemporary bosom serpent folklore: pre-modern evidence has been largely neglected. Focusing, in this dissertation, on a vast range of pre-modern sources – examples can be found from much of Eurasia –, and adopting a folklore, a historical, a medical and an ethnological comparative perspective, my aim will be to throw more light on the theme from a diachronic point of view. I will, in fact, follow evidence for bosom serpents back through time and examine the ramifications and various adaptations of traditional aetiologies involving them. Taken together these disciplines (folklore, history, medicine and ethnology) offer a credible approach, encourage collaborative research and allow a multi-source method. I will show that a great deal of cross-cultural similarities, hitherto considered unrelated or unexplained, belong to the same story-complex. They are adaptations of the polymorphic and predominant idea of the impossible intrusion of animals into a human body. Pre-modern bosom serpents, firmly grounded in everyday medical and religious notions, were formerly accepted as concrete and tangible facts to be understood in terms of medicine, demonology, and sorcery. They had a powerful or latent emotional charge and have perhaps always figured in story-telling traditions and personal experience narratives. In this context, particular attention will be devoted to experiential themes and the chronic delusions of men and women who believed themselves to have been involuntarily penetrated by fantastic animals. Like bosom serpents cast as causative agents of disease, these suffers from internal zoopathy can be traced back in time at the beginnings of psychopathology
Il complesso di storie sul bosom serpent si riferisce a diffusi racconti e credenze che attribuiscono, cross-culturalmente, il disagio fisico a presunti animali intrusivi che entrano e vivono nel corpo del sofferente. Le indagini degli studiosi si sono concentrate sul folklore bosom serpent moderno e contemporaneo: l’evidenza pre-moderna è stata largamente ignorata. Concentrandomi, in questa dissertazione, su una vasta gamma di fonti pre-moderne – esempi possono essere rintracciati in gran parte dell’Eurasia –, e adottando una prospettiva comparata folklorica, storica, medica e etnologica, il mio obiettivo sarà quello di gettare più luce sul tema da un punto di vista diacronico. Seguirò, infatti, le evidenze di bosom serpents indietro nel tempo ed esaminerò le ramificazioni e i vari adattamenti delle eziologie tradizionali che li riguardano. Nel loro insieme queste discipline (folklore, storia, medicina ed etnologia) offrono un approccio credibile, promuovono la ricerca collaborativa e permettono l’utilizzo di un metodo scientifico basato su molteplici fonti. Mostrerò che una grande quantità di somiglianze cross-culturali, fino a questo momento considerate estranee o addirittura inspiegabili, appartengono allo stesso complesso narrativo. Esse sono adattamenti dell’idea polimorfica, ma predominante, incentrata sull’impossibile intrusione di animali nel corpo umano. I bosom serpents pre-moderni, saldamente radicati nella nozioni mediche e religiose di tutti i giorni, furono formalmente accettati come fatti concreti e tangibili intesi in termini di medicina, demonologia e stregoneria. Essi ebbero una carica emotiva potente, talvolta latente, e probabilmente figurarono da sempre nelle tradizioni umane del narrare e nelle esperienze personali. In questo contesto, un’attenzione particolare verrà dedicata ai temi esperienziali ed ai deliri cronici di uomini e donne che credettero di essere stati penetrati da animali fantastici. Esattamente come i bosom serpents intesi come agenti causa di malattia, questi pazienti sofferenti di zoopatia interna possono essere rintracciati molto indietro nel tempo nei primordi della psicopatologia
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Parrilli, Anna. « Laicità “non-occidentali”. Tradizioni religiose e costruzione della sfera pubblica in Israele e Turchia ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11562/1050905.

Texte intégral
Résumé :
This dissertation explores the issue of State’s secularism in the light of the mutual influence and interplay between different legal traditions in Israel and Turkey: The Western Legal Traditions, introduced in both countries by means of circulation of models, legal transplants and 'cultural borrowings'; and the Jewish and Islamic legal-religious traditions.
Il lavoro di ricerca approfondisce la questione della laicità dello Stato in Israele e Turchia alla luce della dialettica tra le tradizioni giuridiche; quelle di matrice euro-occidentale frutto della circolazione di modelli, di trapianti giuridici e di ‘prestiti culturali’ da parte dei giuristi israeliani, turchi e, prima ancora, ottomani; e le tradizioni giuridico-religiose che animano entrambi gli ordinamenti in esame.
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Marchetti, Chiara Maria. « La coroplastica a soggetto infantile nella tradizione votiva greca. Il caso di Satyrion ». Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/715164.

Texte intégral
Résumé :
Il progetto di dottorato “La coroplastica a soggetto infantile nella tradizione votiva greca. Il caso di Satyrion” si è proposto di prendere in esame le terrecotte votive raffiguranti neonati, bambini e adolescenti da contesti magnogreci e greci, dal periodo arcaico fino all’ellenismo, traendo spunto dall’analisi del materiale coroplastico proveniente dalle undici favisse del santuario della Sorgente di Saturo (TA). Proprio il caso di Saturo è apparso emblematico per la definizione delle principali problematiche riguardanti le tipologie oggetto del presente studio. Il santuario della Sorgente si colloca in una piccola valle caratterizzata dalla presenza di acque sorgive posta a nord di Porto Saturo, località sita a 12 km a sud – est di Taranto. L’area sacra comprendente, per ora, tre grandi edifici di forma rettangolare di età arcaica e un sacello a pianta quadrangolare in blocchi regolari di carparo, databile al VI secolo a.C. Intorno a questa struttura sono state scoperte undici stipi votive, le quali hanno restituito migliaia di reperti ceramici e votivi fittili che attestano un’intensa frequentazione del sito a partire dalla seconda metà del VII secolo a.C. con successivi interventi riferibili ai decenni centrali del IV secolo a.C. fino ai primissimi anni del III secolo a.C. Grazie ad alcune attestazioni di carattere epigrafico è stato inoltre ipotizzato che fosse Afrodite, dea connessa con la fertilità del mondo della natura e degli uomini, la divinità principale venerata nel santuario. Partendo dall’enorme potenziale dimostrato dal santuario, in termini di possibilità di ricostruzione di culti e riti alla luce del prezioso materiale rinvenuto, si è lavorato in questi anni alla messa a fuoco di diverse problematiche, volte principalmente all’individuazione degli attori sociali del culto e ad una lettura integrata degli elementi a disposizione. All’interno di questo percorso, lo studio analitico della coroplastica a soggetto infantile ha avuto un ruolo determinante, sia in relazione al contesto del santuario della Sorgente che, più in generale, in relazione alla tradizione votiva greca. La finalità è stata duplice: da un lato individuarne le caratteristiche tipologiche e cronologiche e dall’altro determinare la funzionalità e la ritualità connessa a questo tipo di offerte, nell’ambito del santuario della Sorgente di Saturo e, più estesamente, in altri contesti sacri coevi. La scelta di questo progetto è nata quindi dall’esigenza di voler colmare, per quanto possibile, evidenti e gravi squilibri conoscitivi: se infatti la coroplastica votiva gode in generale di studi approfonditi e dettagliati, quella di soggetto infantile lamenta la carenza, eccetto rari casi, di una trattazione omogenea che non si limiti solo all’aspetto iconografico ma che comprenda anche una distinzione tipologia precisa ed una corretta definizione cronologica. L’indagine svolta è risultata essenziale e imprescindibile per confermare la titolarità del culto nel santuario, ma soprattutto per comprendere il rapporto esistente tra offerta e divinità rintracciando, laddove possibile, l’identità sociale dell’offerente e dunque le intenzioni sottese alla dedica e le modalità rituali di deposizione del dono votivo. L’analisi della coroplastica a soggetto infantile ha permesso inoltre di riconoscere un culto centrato intorno ai temi della fertilità e della fecondità, che include anche riti di passaggio con cui i giovani si avvicinavano al matrimonio e alla procreazione, garantendo la sopravvivenza della comunità.
Saturo (Leporano, Italy) is a site about 12 km south-east of Taranto, situated on a promontory overlooking Porto Perone and Porto Saturo, two small inlets on the Gulf of Taranto, on the Ionic sea. Excavations carried out in the XXth century have shown an impressive continuity of occupation, with archaeological remains of Bronze Age and Iron Age settlements, of two Greek sanctuaries and of a very large Roman Villa. From 2007 Sapienza – University of Rome has restarted fieldwork in the Greek sanctuary so called “Santuario della Sorgente” (2007-2010). Many terrecotta figurines of children were found in the earth fills of the eleven favissae at the site. This PhD research presents a complete study of the votive terracottas depicting infants, children and adolescents in Saturo and in other contexts of Magna Graecia, Sicily and Greece, during the Classical and Hellenistic periods. Moreover it attemps to draw meaningful deductions about this kind of offerings and the rites (especially of passage) connected to Aphrodite, goddess associated with fertility of the natural world and of men, the main deity worshiped in the sanctuary.
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SCALFARI, VINCENZO EUGENIO. « La religione romana di VI secolo a.C. ; dialettica interna ed interazioni con le culture greca e fenicia nelle tradizioni tarquinie e serviane ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/580550.

Texte intégral
Résumé :
Nel tentativo di assegnare un’identità alla statua di una divinità femminile armata che coronava l'acroterio del santuario romano di Fortuna e Mater Matuta nella fase edilizia pertinente all'attività di Tarquinio il Superbo, l’autore identifica lo schema compositivo dell’intero gruppo acroteriale come presentazione del mito corinzio di Ino e Melicerte, cui si affianca l’autorappresentazione dell’ultimo sovrano di Roma e della divinità femminile tutelare del suo potere personale e dell’intera dinastia dei Tarquini, famiglia di origine corinzia. Viene pertanto rivisitata la documentazione archeologica e letteraria sulla natura di alcune divinità femminili greche di tradizione esiodea e omerica in cui si riconoscono tratti arcaici dovuti alla contaminazione con la divinità fenicia Astarte; tale interazione è particolarmente profonda per le figure di Astarte e della Afrodite di Corinto, che solo in età classica perderà gli attributi courotrophici e bellici per essere destinata a diverse competenze, ma che nelle attestazioni d'età arcaica è una divinità militare che riveste un ruolo tutelare sulla città e sulle dinastie che vi sovrintendono. Gli aspetti orientali riconosciuti al culto della Fortuna-Afrodite romana potrebbero, dunque, derivare da una mediazione dovuta alla cultura religiosa greca piuttosto che da un diretto apporto di mercanti fenici presenti nell’area emporica del Foro Boario. Intorno ai motivi cultuali che risiedono nel patrimonio mitopoietico romano a proposito degli ultimi sovrani di Roma e delle divinità che li investono del potere regale, si ipotizza che essi derivino da una doppia tradizione costruita al principio del V secolo a.C. nel momento in cui il Senato di Roma e Aristodemo di Cuma sono avversari in un pubblico processo per l'assegnazione dell'eredità di Tarquinio il Superbo; le parti in causa avrebbero, pertanto, utilizzato ricostruzioni genealogiche opposte tra loro perché riferite a diversi personaggi mitici che legittimassero le rispettive richieste di assegnazione di tale eredità.
In an attempt to assign an identity to the statue of a female deity armed the crowning acroterion of the Roman sanctuary of Fortuna and Mater Matuta in the building phase relevant to the activity of Tarquinius Superbus, the author identifies the compositional scheme of the entire group acroterial as presentation of the Corinthian myth of Ino and Melicertes, which is accompanied by the self-representation of the last ruler of Rome and the female deity of his personal power and protect the entire dynasty of Tarquini, family of Corinthian origin. It is therefore revisited the sources archaeological and literary about the nature of some Greek goddesses of Hesiod and the Homeric tradition in which we can recognize archaic features due to contamination with the Phoenician goddess Astarte, and this interaction is particularly profound for the figures of Astarte and Aphrodite in Corinth that only in the classical age of war and lose the attributes courotrophici to be allocated to different skills, but that in the proof of the Archaic period is a deity who plays a military role to protect the city and the dynasties that they oversee. Aspects eastern recognized to the cult of Aphrodite Fortuna-Roman might, therefore, result from a mediation due to the Greek religious culture rather than a direct contribution of Phoenician merchants in the area of the Forum Boarium. Around the grounds cult residing in the Roman heritage mitopoietico about the last sovereign of Rome and the gods who invest them with royal power, it is assumed that they stem from a double tradition built at the beginning of the fifth century BC when the Senate of Rome and Aristodemus of Cumae are opponents in a public process for the allocation of the legacy of Tarquinius Superbus, the parties would, therefore, used genealogical reconstructions opposed to each other because they refer to different mythical characters that legitimize their requests for allocation of this legacy.
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DI, MASO DARIO. « «Cor Iesu». La dimensione politico-religiosa del culto gesuitico al Sacro Cuore di Gesù fra tradizione e secolarizzazione (1689-1789) ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1152015.

Texte intégral
Résumé :
Il culto del Sacro Cuore di Gesù, argomento già affrontato in studi importanti (Mario Rosa, Daniele Menozzi, Fulvio De Giorgi), è indubbiamente uno dei presupposti per comprendere la formazione della mentalità di una parte consistente della popolazione europea nel XVIII secolo. Nucleo essenziale di questo lavoro un’analisi attenta e di ampio respiro, sul confronto sempre più acceso, di entrambi i poli entro i quali si giocò il rapporto tra politica e religione nel XVIII secolo: ovvero tra una "religione del Cuore", come fenomeno di reazione ai processi di secolarizzazione della società europea settecentesca, e una “politica della Ragione”, istanza della cultura moderna dei Lumi che allo stesso tempo sollecitava, anche dall’interno della Chiesa stessa, una riforma dottrinale e disciplinare. Uno scontro fra due modi di vivere il proprio tempo che necessariamente modella anche la vita civile dei paesi attraversati dal conflitto e dalle diverse modulazioni che lo scontro imprime all’ordine del discorso politico degli Stati. La devozione al Sacro Cuore di Gesù, oltre a rapresentare un episodio della più ampia lotta ingaggiata dalla Chiesa e dalla stesso ordine fondato da Ignazio di Loyola contro la modernità, risulta anche di particolare interesse per analizzare il cambio di paradigma impresso dallo scoppio della Rivoluzione francese e come e quanto la propaganda religiosa si orientasse a restaurare un mondo chiuso con gli stessi elementi discorsivi usati dagli avversari.
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BERTOLINI, LUDOVICA. « Inanna e Dumuzi, al di là del tempo e dello spazio. Tradizioni cultuali e letterarie ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1401101.

Texte intégral
Résumé :
Il presente lavoro intende analizzare le evidenze testuali relative alle figure divine di Inanna e Dumuzi. Attraverso lo studio approfondito della tradizione letteraria di periodo paleo-babilonese (ca 2000-1600 a.C.) in lingua sumerica, è stato possibile delineare la natura del rapporto che unisce le vicende dei due personaggi mitici. La ricerca si è concentrata non solo sulle composizioni d’amore aventi in oggetto proprio la nascita e lo sviluppo del sentimento che coinvolge i due giovani dei, ma anche sulle tradizioni mitiche che che riguardano il periodo di formazione dell’identità delle due singole figure. L’analisi condotta ha permesso di individuare i caratteri principali delle due personalità divine, che fino ad oggi, specialmente nel caso di Dumuzi, erano state oggetto di una vivace discussione nel campo assiriologico. In virtù del particolare rapporto di omologia funzionale tra il dio Dumuzi ed la figura del sovrano nella letteratura sumerica di periodo paleo-babilonese, si è deciso di tenere in considerazione anche quelle composizioni che testimoniassero un legame privilegiato tra un personaggio di rango reale e la dea Inanna; ciò ha permesso di delineare con maggiore chiarezza le sfere di competenza e di tutela dei due personaggi divini in rapporto all’istituzione regale. La presente ricerca ha beneficiato di un approccio multidisciplinare che ha permesso di unire la metodologia storico-religiosa a quella assiriologica, al fine di ancorare saldamente il panorama letterario in oggetto al contesto storico di provenienza e di utilizzo. L’uso di un approccio che predilige la contestualizzazione storica del materiale non solo ha fatto sì che si ottenesse un’analisi puntuale della documentazione, ma ha anche permesso di evitare generalizzazioni diacroniche sulle figure oggetto della ricerca. In definitiva, lo studio ha permesso una rivalutazione della natura dei personaggi divini di Inanna e Dumuzi nel contesto letterario paleo-babilonese, sia per quanto riguarda le caratteristiche delle singole figure che nel loro rapporto di interdipendenza, con particolare riferimento alla costruzione di un’ideologia regale legittimata dalla sfera divina.
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LUPO, Alessandro. « L’oralità rituale dei Nahua della Sierra. Le concezioni cosmologiche di un gruppo indio messicano studiate attraverso i testi religiosi tradizionali ». Doctoral thesis, 1990. http://hdl.handle.net/11573/416408.

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SERPETTA, MARIA GIULIA. « La Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca : edizione e commento linguistico ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251618.

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Résumé :
Tutta le ricerche riguardanti la confessione prendono avvio – e non potrebbe che essere così – dal Concilio Lateranense IV del 1215 e in particolare dalla disposizione 21, meglio nota con il suo incipit Omnis utriusque sexus. È per far fronte all’adempimento di tale disposizione (che prescrive l’obbligatorietà annuale alla confessione per tutti i fedeli di entrambi i sessi, come il testo ci dice) che si sviluppa una letteratura finalizzata a istruire sia i sacerdoti (al tempo impreparati a svolgere il ruolo di confessori), sia i penitenti. Questi manuali si moltiplicano con l’avvento della stampa a caratteri mobili; in particolare si sviluppa il genere delle confessioni generali: opuscoli di poche pagine in cui si fornisce al penitente una guida all’esame di coscienza attraverso un particolareggiato elenco di peccati. A questo filone appartiene la Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca, sicuramente uno dei predicatori più noti dell’Osservanza francescana. Il confessionale, scritto sia in latino (con il titolo di De confessione) che in volgare, è un’opera molto nota e diffusa. Viene presentato un elenco di tutti i peccati possibili, organizzati secondo un’ampia varietà di griglie concettuali: i dodici articoli della fede; i sette vizi capitali; i dieci comandamenti; i cinque sensi corporali; i sette sacramenti; le sette opere della misericordia corporale e spirituale; le tre virtù teologali e i doni dello Spirito Santo, ecc. L’importanza e la diffusione del testo sono testimoniate dalle otto edizioni a stampa segnalate tra il 1465 e il 1550 (cfr. Jacobson Schutte 1983: 208-209). Sono censiti anche tre manoscritti: il codice 33, posseduto dalla Biblioteca francescana e picena di Falconara Marittima; il Ricc. 341, presente presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze e il manoscritto 2806, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Nonostante ciò il testo non è stato oggetto di uno studio critico approfondito. Per tale motivo, il mio lavoro si è posto l’obiettivo di approntare l’edizione del testo di uno dei maggiori rappresentanti del francescanesimo marchigiano, fornendo un ulteriore tassello per lo studio di quel settore della letteratura penitenziale costituito dai confessionali. La collazione dei manoscritti e delle stampe ha rivelato la complessa situazione testuale: gli esemplari non derivano tutti dallo stesso originale ma sono copie di testi diversi. Nell’impossibilità, quindi, di ricostruire validamente la volontà d’autore, ho scelto di riportare in edizione il testo della Biblioteca di Falconara, ritenendo che questo codice rappresenti il bon manuscrit perché lo considero portatore del testo ‘reale’, circolato al suo tempo; questo esemplare, infatti, ha un nucleo comune a tutti, presente in una forma né troppo stringata né troppo estesa. Nella seconda parte del mio lavoro, il testo è stato oggetto di un commento linguistico basato sulla veste fonetica, morfologica e sintattica, in primo luogo; successivamente mi sono concentrata su un’analisi di tipo pragmatico-testuale, fondata sulla teoria delle tradizioni discorsive, così come è stata elaborata in ambito tedesco. Lo scopo della mia ricerca è stato quindi quello di rendere nota una delle opere che maggiormente si inscrive nel clima religioso Quattrocentesco e di evidenziare se i suoi caratteri linguistici, confrontati con opere appartenenti allo stesso genere, possano codificare una vera e propria tradizione discorsiva.
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