Articles de revues sur le sujet « Tradizioni culturali »

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Čok, Lucija. « Lingue e culture nel dibattito sulle identità europee ». Linguistica 50, no 1 (29 décembre 2010) : 137–42. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.50.1.137-142.

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Résumé :
Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a costruire e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuropeo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la creatività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come laboratori culturali. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali.
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Amadei, Gherardo. « Alcune considerazioni sull'articolo di Paolo Migone "Il problema della ‘traduzione' di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale" ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 4 (décembre 2010) : 526–30. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004006.

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Résumé :
L'attitudine della mindfulness, che sta di recente ricevendo sempre maggior attenzione in Italia, va "tradotta" con cautela in termini occidentali per evitare di fraintenderne l'essenza e gli obiettivi. In particolare č importante non rubricarla sotto la voce "Oriente" perché sarebbe fuorviante rispetto a una modalitŕ di essere e di relazionarsi che di fatto č universale: la si trova infatti descritta e praticata in tradizioni e in aree culturali molto diverse. Č proprio questo riscontro che richiede di definire maggiormente l'estensione concettuale della mindfulness nonché le ricadute del suo utilizzo nella clinica e nella formazione.
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Busolini, Daniele, Francesca Maria D’Agnelli, Laura Gavazzi, Luana Greco et Valerio Pennasso. « BeWeB : un giovane progetto che compie vent’anni ». DigItalia 16, no 1 (juin 2021) : 89–100. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00028.

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Il portale BeWeB rappresenta il racconto delle comunità di eredità che esprimono il valore identitario del patrimonio culturale nelle sue diverse tipologie, materiale e immateriale, come riflesso ed espressione dei loro valori, delle conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. I beni ecclesiastici, oltre ad avere un’accezione culturale, storica, artistica, bibliografica, archivistica e patrimoniale, rappresentano anche uno dei luoghi in cui si compie la missione della chiesa. Le diocesi e le parrocchie, nel catalogare i propri beni attraverso un progetto locale di carattere nazionale, hanno investito risorse culturali, umane ed economiche motivate da una prospettiva principalmente legata alla conoscenza, certamente patrimoniale e di tutela, svolgendo l’attività con crescente consapevolezza. Ultimamente questa consapevolezza del dono da custodire e da trasmettere, da usare oggi, è cresciuta, e ormai in quei beni le comunità identificano i motivi della propria identità, un valore di vita e di annuncio.
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Ratzinger, Joseph. « Nauczanie Ojców Kościoła w encyklice „Fides et ratio" Jana Pawła II ». Vox Patrum 34 (15 décembre 1998) : 303–10. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7383.

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Il Card. J. Ratzinger nella sua conferenza analizza le radici dell'enciclica „Fides et ratio", soprattutto quelle patristiche. Mette in risalto il cammino dei primi secoli del cristianesimo nel quadro di quel quadro specifico che e stata l'esperienza della Chiesa di fronte alle diversi correnti filosofiche di quei tempi. Su questa base i Padri hanno messo in evidenza il legame interiore e coerente sapienza teologica e sapere filosofico, partendo dal significato metafisico della verita. Inoltre, Ratzinger sottolinea come i Padri abbiano dimostrato l’esistenza di una reale possibilita di dialogo critico con tutte le correnti filosofiche e eon tutte le tradizioni culturali.
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della Porta, Donatella, et Liborio Mattina. « I MOVIMENTI POLITICI A BASE ETNICA : IL CASO BASCO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, no 1 (avril 1985) : 35–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002999.

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IntroduzioneNel corso degli ultimi venti anni in molte regioni dell'emisfero nord-occidentale sono riemersi quei movimenti politici a base etnica il cui declino era sembrato ineluttabile dopo la ridefinizione dei confini nazionali seguita alle due guerre mondiali. Tali movimenti hanno perseguito obiettivi diversi da un caso all'altro — dalla difesa della lingua regionale alla richiesta dell'autonomia politica, all'indipendenza — e talvolta anche divergenti tra le diverse componenti del medesimo schieramento. Nonostante le differenze essi sono stati contrassegnati da una comune caratteristica: quella di rivalorizzare attributi culturali oggettivi condivisi dai loro militanti — la razza, la lingua, la religione, l'insediamento in un determinato territorio, il riferimento a precedenti istituzioni, simboli, tradizioni storiche. Questi attributi sono serviti ad alimentare processi di identificazione politica che ai governi centrali è stato richiesto di riconoscere. Tuttavia, sebbene l'esistenza di attributi culturali oggettivi comuni ai membri di gruppi etnici sia stata una condizione necessaria del riemergere dei movimenti, non ne ha però costituito il fattore decisivo.
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Blondel, Jean. « DECISIONI DI GOVERNO E VINCOLI PARTITICI ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 2 (août 1989) : 199–222. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012910.

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Résumé :
IntroduzioneFino ad ora, il dibattito sulla natura del processo decisionale interno ai gabinetti di governo è risultato inconcludente. Si è affermato con forza che, almeno in alcuni paesi, i primi ministri sono divenuti l'elemento dominante del processo decisionale e che la collegialità all'interno del gabinetto è ormai un mito; ma l'evidenza portata a sostegno di questa tesi è, nel migliore dei casi alquanto selettiva. Di fatto, presentare il problema in questi termini costituisce una grossa semplificazione poichè numerosi fattori interagiscono: il processo decisionale di gabinetto dipende da variabili come le personalità, il livello relativo di informazione dei ministri, la durata della loro permanenza nel gabinetto, i vincoli delle coalizioni ed anche le tradizioni culturali. Quindi, un approccio realistico a questo problema richiede che si proceda con cautela verso le conclusioni, raccogliendo materiale sulla enorme varietà di situazioni esistenti, classificandole e cercando di valutare l'influenza relativa delle diverse variabili.
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Piccioni, Sara, Mariapia D’Angelo et Maria Chiara Ferro. « I Corpora SEAH di comunicazione specializzata nel settore dell’Architettura e delle Costruzioni ». Linguistica 61, no 2 (30 décembre 2021) : 97–122. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.97-122.

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La mancanza di competenze nel linguaggio accademico-disciplinare costituisce spesso un ostacolo alla mobilità degli studenti. Questo è particolarmente vero nel campo dell’Architettura e delle Costruzioni (AC), in cui il percorso formativo comprende una serie di sotto-domini tecnici che sono spesso definiti da pratiche professionali, tradizioni culturali e quadri giuridici specifici di un dato paese. Con l’obiettivo di favorire la partecipazione ai programmi di scambio, il progetto Erasmus+ SEAH (Sharing European Architectural Heritage: Innovative language teaching tools for academic and professional mobility in Architecture and Construction) mira a creare corpora specializzati nel campo dell’AC e moduli linguistici open access basati sui suddetti corpora in lingua francese, tedesca, italiana, russa e spagnola. Il contributo presenta il quadro teorico di riferimento, le metodologie e le finalità del progetto SEAH, soffermandosi sui criteri e sulle procedure generali del corpus design, con esemplificazioni della compilazione e impiego dei corpora per la lingua spagnola, italiana e russa.
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Del Missier, Giovanni. « Le mutilazioni genitali femminili ». Medicina e Morale 49, no 6 (31 décembre 2000) : 1097–143. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.774.

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Résumé :
L’articolo intende approfondire la tematica delle mutilazioni genitali femminili (MGF) per esprimere un fondato giudizio morale su queste pratiche e offrire delle linee di riferimento per la promozione di comportamenti sociali giusti e responsabili, nel pieno rispetto della dignità personale delle donne coinvolte. L’autore offre un quadro generale del fenomeno, emergente anche in Italia, individuando le testimonianze storiografiche delle MGF, le diverse tipologie di intervento, le conseguenze psico-fisiche che esse comportano per le donne che vi si sottopongono, la distribuzione geografica e quantitativa dei soggetti coinvolti. Vengono esaminate le motivazioni tradizionalmente addotte a giustificazione di queste pratiche e le teorie esplicative moderne fornite dalle scienze umane che hanno tentato di interpretare in vario modo le mutilazioni sessuali, con particolare attenzione alla riflessione ispirata ai diritti umani. Successivamente, vengono considerati criticamente i paradigmi etici più utilizzati in letteratura per schierarsi a favore o contro la legittimità delle MGF. I limiti rilevati inducono l’autore ad inquadrare il discorso in una più ampia cornice di tipo antropologico personalista e a percorrere una via di soluzione equidistante dal culturicentrismo e dal relativismo culturale. Sulla base del significato della corporeità si sostiene la grave illiceità delle pratiche mutilatorie, analizzando nel dettaglio le responsabilità dei diversi attori sociali che vi si possono trovare coinvolti. Sulla scorta di alcune argomentazioni derivate per analogia dai Teologi Dottori della tradizione cattolica viene individuato, inoltre, un criterio minimale di riferimento per avviare un dialogo interculturale non direttivo né paternalistico, ma rispettoso e fermo che conduca le etnie, presenti nella società italiana, a superare queste pratiche trasformandole in una nuova ritualità non cruenta, senza compromettere il patrimonio di valori che esse vorrebbero salvaguardare e trasmettere. L’esposizione si conclude con una serie di indicazioni volte a guidare la progettazione di interventi sociali finalizzati a modificare le tradizioni dannose per la salute, secondo una strategia ispirata non solo all’efficacia, ma soprattutto al rispetto della dignità umana e delle diversità culturali, con particolare riguardo ai problemi delle donne, delle famiglie, delle comunità di riferimento, degli operatori socio-sanitari e alla questione dell’introduzione di norme penali specifiche anti-MGF.
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Bancheri, Salvatore. « Elementi di plurilinguismo nell’opera di Filippo Orioles ». Quaderni d'italianistica 36, no 2 (27 juillet 2016) : 23–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26898.

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La prima metà del Settecento — periodo in cui scrisse Filippo Orioles (1687–1793), autore del Riscatto d’Adamo — fu segnato in Sicilia da un continuo alternarsi di dominazioni e quindi anche da normale commistione di linguaggi. Di riflesso, i lavori dell’Orioles (La notte in giorno, La S. Rosalia, Il S. Alessio e Il San Basilio Magno), analizzati brevemente nella loro esemplarità linguistica, sono uno specchio di questa realtà. Nelle opere esaminate troviamo una mescolanza di lingue (italiano, spagnolo e latino), frequenti latinismi, dialetti (siciliano e napoletano). La contaminazione dei linguaggi si manifesta sia sul piano puramente linguistico, sia su quello dei codici e delle tradizioni culturali: abbiamo in contempo il linguaggio lirico e drammatico, colto e popolare, profano e religioso. Al linguaggio galante dei salotti si contrappone il dialetto schietto dei popolani; al tono epico si contrappone quello eroicomico dei servi. L’elemento più interessante delle commedie agiografiche dell’autore palermitano è il plurilinguismo — inteso in senso lato — grazie al quale va in scena, sia pure in modo anacronistico, la Sicilia del ’700, sia aristocratica che popolana. E sono proprio, e principalmente, i personaggi del popolo con il loro colorito dialetto che rendono meno pesanti, se non addirittura vivaci, le commedie dell’Orioles.
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Sciacovelli, Antonio. « Restare o partire ? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli ». Italianistica Debreceniensis 25 (29 mars 2020) : 36–53. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5553.

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L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.
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RINCÓN, Jorge Enrique García. « De Estero en Estero : Construcciones Educativas de las Comunidades Negras del Pacífico Sur Colombiano en Medio del Conflicto Armado ». INTERRITÓRIOS 6, no 12 (7 décembre 2020) : 244. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248999.

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RESUMENEste artículo se ocupará de los procesos académicos, sociales, culturales y políticos que dieron origen a un movimiento intelectual y pedagógico del Pacifico Sur colombiano, con especial énfasis en los territorios afronariñenses. Vale aclarar que en materia de obras escritas se destacan los pensadores negros del departamento del Chocó quienes, incursionaron en el siglo XX en variados campos del conocimiento y desarrollaron una crítica fuerte al sistema de enseñanza nacional. En cambio, las experiencias educativas surgidas en la cotidianidad de los pueblos negros del suroccidente colombiano, se incubaron y consolidaron en los valles interandinos (norte del Cauca y sur del Valle), así como en Buenaventura y la Costa de Nariño. Estas subregiones, especialmente la costa del departamento de Nariño, asumieron la escuela como escenario para la eclosión del pensamiento ancestral afrocolombiano y las tradiciones culturales de sus pueblos en un intento por concretar en la práctica una ecuación política que involucra la Territorialidad como práctica de la educación.Costa de Nariño. Etnoeducación. Sistema de educación propia. comunidades afronariñenses. Territorialidad. Conflicto armado. ABSTRACTThis article will deal with the academic, social, cultural and political processes that gave rise to an intellectual and pedagogical movement in the Colombian South Pacific, with special emphasis on the Afro-Afro territories. It is worth clarifying that in terms of written works, the black thinkers of the department of Chocó stand out, who ventured into various fields of knowledge in the 20th century and developed a strong criticism of the national education system. On the other hand, the educational experiences that emerged in the daily life of the black peoples of southwestern Colombia were incubated and consolidated in the inter-Andean valleys (north of Cauca and south of the Valley), as well as in Buenaventura and the Costa de Nariño. These subregions, especially the coast of the department of Nariño, assumed the school as the setting for the emergence of Afro-Colombian ancestral thought and the cultural traditions of their peoples in an attempt to put into practice a political equation that involves Territoriality as a practice of education.Costa de Nariño. ethno-education. self-education system. afronariñenses communities. Territoriality. Armed conflict. RESUMOEste artigo discutirá aspectos acadêmicos, sociais, culturais e políticos que deram origem a um movimento intelectual e pedagógico no Pacífico Sul colombiano, com especial ênfase para os territórios de afronariñenses. Vale ressaltar que, em termos de obras escritas se destacam os pensadores negros do departamento de Chocó, que influenciaram no século XX, em diferentes áreas do conhecimento e desenvolveram uma forte crítica do sistema de educação nacional. Por outro lado, as experiências educativas que surgiram da cotidianidade dos povos negros do sudoeste colombiano, incubaram e se consolidaram nos vales interandinos (norte de Cauca e sul do Valle), bem como em Buenaventura e a costa de Nariño. Estas sub-regiões, especialmente a costa do departamento de Nariño, assumiram a escola como cenário para o surgimento do pensamento ancestral afro-colombiano e das tradições culturais de seus povos na tentativa de concretizar na prática, uma educação política que envolve a Territorialidade como prática de educação.Costa de Nariño. Etno-educação. Educação Própria. Comunidades afronarinenses. Territorialidade. Conflito armado.SOMMARIOQuesto articolo tratterà dei processi accademici, sociali, culturali e politici che hanno dato origine a un movimento intellettuale e pedagogico nel Sud Pacifico colombiano, con un'enfasi speciale sui territori afro-afro. Vale la pena chiarire che in termini di opere scritte, spiccano i pensatori neri del dipartimento di Chocó, che si sono avventurati in vari campi del sapere nel XX secolo e hanno sviluppato una forte critica al sistema educativo nazionale. D'altra parte, le esperienze educative emerse nella vita quotidiana dei popoli neri della Colombia sud-occidentale sono state incubate e consolidate nelle valli interandine (a nord di Cauca ea sud della valle), così come a Buenaventura e la Costa de Nariño. Queste sottoregioni, in particolare la costa del dipartimento di Nariño, hanno assunto la scuola come scenario per l'emergere del pensiero ancestrale afro-colombiano e delle tradizioni culturali dei loro popoli nel tentativo di mettere in pratica un'equazione politica che coinvolge la territorialità come pratica educativa.Costa di Nariño. Etnoeducazione. Sistema educativo proprio. Comunità africane. Territorialità. Conflitto armato.
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Di Giovanni, Marco. « Ufficiali « comandanti» o tecnocrati ? La formazione dei quadri della Marina militare italiana nel secondo dopoguerra. Tradizioni culturali, scienza e management nell’età della guerra tecnologica. Appunti e ipotesi per la ricerca ». Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 115, no 2 (2003) : 595–623. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2003.10057.

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Filice, Natale. « Italo Calvino come fonte di Ascanio Celestini : Alcuni percorsi della fiaba tra oralità e scrittura ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 3 (18 juin 2018) : 788–807. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818781786.

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Fin dai suoi primi esperimenti letterario-drammaturgici, Ascanio Celestini ha mostrato una spiccata tendenza ad inglobare e ri-scrivere nei propri lavori testi di altri autori, rivolgendosi a tradizioni e generi diversi. Questo studio si propone di esplorare tale tendenza, con particolare riferimento al repertorio della fiaba, che è sicuramente una delle fonti da cui l’autore- performer romano ha attinto maggiormente. Il tentativo è quello di problematizzare il rapporto tra le fonti e i testi celestiniani, allo scopo di individuare le modalità attraverso cui l’autore ri-utilizza la tradizione folclorica. Nel far questo, cerchiamo di sgomberare il campo da preconcetti e assunti aprioristici ingenerati sia dall’autore stesso che dalla critica, in primis quelli relativi alle troppo sbrigative attribuzioni del sigillo di oralità. L’analisi dimostra che Celestini assorbe il repertorio fiabistico per mezzo di fonti scritte (in particolare, le Fiabe italiane di Italo Calvino) che vengono manipolate e adattate a una varietà di contesti narrativi. La componente dell’oralità, intesa con Zumthor come l’atto del parlare (“il detto”), si manifesta non nella ricezione, ma nell’atto performativo attraverso cui l’attore-narratore ripropone al pubblico teatrale “tipi” e “motivi” della tradizione fiabistica.
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de Carvalho, Jorge Jose. « Tradizioni folkloriche o industria culturale ? » La Ricerca Folklorica, no 28 (octobre 1993) : 9. http://dx.doi.org/10.2307/1480128.

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Bosna, Vittoria. « Donna impegnata a livello civile e culturale : Dora d’Istria la voce di una intellettuale fuori dal coro ». El Futuro del Pasado 10 (19 septembre 2019) : 519–29. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2019.010.001.019.

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Elena Ghika, conosciuta con il nome d’arte di Dora d’Istria, donna istruita ed erudita, si inserisce nel dibattito sulla emancipazione civile e culturale femminile in atto nel corso del xix secolo. Pronta a difendere i suoi diritti e quelli delle altre donne, propone come soluzione la diffusione dell’istruzione.La stessa Dora, sostenne che l’origine della disuguaglianza tra uomo e donna non era di natura biologica, ma di natura sociale. Quindi dipendeva da una tradizione culturale secondo cui le donne non dovessero istruirsi. Tutto questo aveva causato l’esclusione dalla politica delle donne e consentito l’emergere di false opinioni in merito alla loro inferiorità naturale. Un comportamento così ostile verso le donne Dora lo aveva notato in strutture tradizionali, il vero problema era liberare la società dagli antichi stereotipi riguardanti i ruoli femminili e quelli maschili.Utilizzando fonti storiografiche, articoli e documenti d’archivio, la ricerca è volta a sottolineare l’importante ruolo che l’intellettuale rumena ebbe nel panorama europeo come scrittrice e donna impegnata in politica. L’obiettivo del lavoro è ricostruire il suo pensiero sulle donne attraverso le sue opere e i suoi contatti con gli intellettuali del tempo che apprezzarono in lei il pensiero sia politico che pedagogico.
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Redaelli, Riccardo. « Presentazione ». STORIA URBANA, no 128 (février 2011) : 5–10. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-128001.

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La politicizzazione dell'identitŕ etnica e culturale, la creazione di unper la definizione di un gruppo sociale basato su di un atteggiamento dicotomico verso l'Altro, la competizione per il controllo di un medesimo territorio hanno sempre rappresentato delle potenti forze che muovono la storia, in particolare dopo la nascita in Europa del modello di "stato nazionale". Da qui, l'idea di una serie di fascicoli che, in linea con la tradizione di «Storia urbana», cerchino di favorire una riflessione multidisciplinare - quasi a camminare fra gli interstizi e i confini metodologici di diverse discipline - per analizzare il complesso rapporto fra territorio, autoritŕ centrali, autoritŕ tradizionali e meccanismi identitari all'interno di odierne sintesi statuali particolarmente significative. Muovendo da una prospettiva storico-politica, e con un approccio comparativo, ci si propone di analizzare, in diversi fascicoli, alcuni casi particolarmente significativi della contemporaneitŕ storica (come il conflitto etno-religioso urbano, in Iraq, Iran e cosě via), partendo da questo numero sulle, pur non volendo ridurre la pluralitŕ etnoidentitaria su di un territorio alla sola dimensione del conflitto e della contrapposizione.
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Di Benedetto, Paolo. « Costruire e ri-costruire la storia e l’identità d’Asia in età imperiale ». Ars & ; Humanitas 16, no 1 (22 décembre 2022) : 47–63. http://dx.doi.org/10.4312/ars.16.1.47-63.

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Nell’antica Grecia, il mito delle Amazzoni, che, nell’immaginario collettivo greco, rappresentavano l’elemento “altro”, è spesso associato a tradizioni di fondazione e di eponimia in rapporto a città, soprattutto nella Ionia e nell’Eolide d’Asia Minore. Queste tradizioni si possono rintracciare in racconti locali, che si sono conservati fino all’età imperiale romana, in un momento in cui, in particolare, si assiste ad una ripresa delle tradizioni greche arcaiche e classiche durante la seconda sofistica. L’epoca dell’imperatore Adriano, più di ogni altra, sarebbe stata importante per la rinascita ed il recupero di questi miti di fondazione, in quanto molte città ioniche ed eoliche (come Efeso, Smirne, Cuma e Mirina) creavano un nesso con il loro passato e con la loro origine per mezzo della figura dell’Amazzone, rappresentata anche sulla monetazione locale, con l’obiettivo di affermare la loro antichità e priorità: tali tradizioni sono attestate anche nelle fonti letterarie. Grazie alla remota antichità ed adattabilità, il mito di fondazione basato sulle Amazzoni attraversò diversi processi di rielaborazione e rifunzionalizzazione e fu riutilizzato come “paradigma” in Asia Minore, soprattutto in età imperiale, per sottolineare l’archaiologia delle antiche poleis. Queste elaborazioni, fondate su antiche tradizioni mitiche locali, sono state determinanti per riaffermare e rivendicare l’identità culturale ed etnica dei Greci sotto l’Impero romano in un preciso momento storico. Obiettivo del presente lavoro è indagare i processi di costruzione e ri-costruzione dell’identità cittadina attraverso l’analisi delle fonti relative ai racconti di fondazione e di eponimia attestati in Ionia e in Eolide in relazione al particolare contesto legato al revival delle tradizioni locali greche in età imperiale.
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de Sanctis Ricciardone, Paola. « La "Smorfia" nell'Ottocento italiano : tradizione scritta e tradizione orale ». La Ricerca Folklorica, no 15 (avril 1987) : 27. http://dx.doi.org/10.2307/1479480.

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Tassoni, Giovanni, et Giancarlo Volpato. « Lavoro e tradizioni della Val d'Illasi ». La Ricerca Folklorica, no 18 (octobre 1988) : 125. http://dx.doi.org/10.2307/1479283.

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Moglia, Maddalena. « I milites dimenticati. Salimbene, la quarta crociata e la memoria cittadina a Parma ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 433–56. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173001.

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Il contributo intende analizzare l'immaginario della cavalleria cittadina di Parma nella seconda metà del XIII secolo, muovendo da alcuni passi della cronaca di Salimbene de Adam. Si vedrà come la partecipazione dei milites alla quarta crociata venne utilizzata da Salimbene non solo come elemento nobilitante (in linea con la tradizione aristocratica italiana ed europea), ma anche con lo scopo di rivendicare il ruolo della militia all'interno della città. L'analisi sarà condotta su un doppio binario: quello culturale, attraverso le parole di due cronisti (Salimbene de Adam e l'Anonimo parmense) e quello politico-istituzionale, seguendo l'evolvere della configurazione politica del secondo duecento parmigiano. Il quadro che ne emerge offre spunti per una riconsiderazione della militia nella società urbana duecentesca: partendo da modelli culturali differenti, Salimbene e l'Anonimo permettono di mettere in luce alcuni sviluppi della memoria civica, e di osservare come l'autorappresentazione di una parte delle famiglie di milites convisse con il mutato clima culturale e politico che si affermò a Parma in seguito all'affermazione del popolo.
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Gosselin, Edward A., Allen G. Debus et Bruna Foglia. « Paracelso e la tradizione paracelsiana. » Sixteenth Century Journal 28, no 4 (1997) : 1327. http://dx.doi.org/10.2307/2543591.

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Del Giudice, Teresa, Francesco Caracciolo, Gianni Cicia, Klaus G. Grunert et Athanasios Krystallis. « Consumatori cinesi e cibo : tra tradizione millenaria e influenze culturali occidentali ». ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE, no 3 (décembre 2012) : 85–99. http://dx.doi.org/10.3280/ecag2012-003005.

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Résumé :
China is one of the most dynamic economies of the planet. The dramatic economic development in recent decades has greatly influenced the structure and habits of Chinese society. This although still characterized by strong disparities between the poorer classes and the wealthy, shows a growing middle class and an increasingly high-income segment. These segments of society are, as expected, evolving from a cultural point of view beginning to incorporate into the ancient Chinese tradition elements of other cultures, most notably the Western one. As was the case for other new economies, especially the rich part of the population is showing an increasing inclination towards all aspects of Western culture. This opening is also affecting the food consumption habits, transforming the dynamic and vibrant Chinese market into a major destination for European food products. The following research by submitting a questionnaire to 500 Chinese consumers residents in metropolitan areas had a dual objective. The first involved the analysis of the propensity of consumers to enter into the ancient Chinese culinary culture food products from other countries. The second was represented by the attempt to segment consumers, depending on the degree of cultural openness towards non- Chinese food, using both socio-demographic and psychographic variables.
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Zerilli, Filippo M., et Gerald Gaillard. « Il dizionario di Gaillard : biografie e tradizioni nazionali ». La Ricerca Folklorica, no 45 (avril 2002) : 143. http://dx.doi.org/10.2307/1480162.

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Lenoci, Michele. « CRISI E RINASCITA DELL'EUROPA : ECHI DEL DIBATTITO FENOMENOLOGICO ». Trans/Form/Ação 37, spe (2014) : 219–44. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00012.

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Résumé :
Il saggio, attraverso un'analisi delle riflessioni di Husserl e Scheler, si propone di esaminare la loro concezione sull'Europa e la tradizione culturale europea, mettendo in rilievo l'evoluzione e lo sviluppo delle loro posizioni avanti e dopo la prima Guerra mondiale.
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Michetti, Giovanni. « “Il mondo come puzzle” ». DigItalia 15, no 1 (juin 2020) : 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

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Résumé :
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
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Toso, Fiorenzo. « Prestigio culturale ed esigenze normative nelle tradizioni linguistiche regionali italiane Un’esperienza di ricerca ». Quaderns d’Italià 8 (3 novembre 2002) : 27. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.133.

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Senegačnik, Brane. « La via romana e la possibilità di un‘ identità culturale aperta ». Ars & ; Humanitas 16, no 1 (22 décembre 2022) : 113–29. http://dx.doi.org/10.4312/ars.16.1.113-129.

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Résumé :
Certamente non è facile distinguere l’eredità culturale latina dall’imperialismo romano, poiché in questo caso si tratta di una sorta di espansionismo culturale – nondimeno il filosofo francese Rémi Brague ha cercato, senza trascurare la realtà storica, di definire come suo tratto centrale l’eccentricità, cioè il fatto di trarre la propria identità da una fonte esterna. Partendo dal concetto che la cultura é un elemento acquisito, qualcosa di secondario, la cultura medesima in quest’accezione, che sorge dalla propria alterità rispetto all’altro, acquisisce un ruolo estremamente importante. Quest’atteggiamento viene definito come «via romana» e viene considerato dall’autore una formula specifica che definisce l’evoluzione di tutta la cultura europea. Le sue fonti esterne sono la grecità, che la cultura europea ha ereditato dal paganesimo romano, e la tradizione religiosa ebraica nella quale è radicato il cristianesimo. Sembra che questa formula si sia realizzata nel contesto reale in base a due presupposti: il primo è – aldilà delle inevitabili dinamiche trasformazioni – un minimo nucleo duraturo; il secondo una realtà antropologica che rappresenta un elemento di trascendenza rispetto alle singole realtà culturali, al quale tutte appartengono. Quest’ultimo concetto, che è stato alcuni decenni fa sottolineato da Leszek Kołakowski, pone un’interessante sfida ai paradigmi scientisti della sociologia attuale ed inaugura nuovi aspetti alla discussione riguardo all’imperialismo.
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Ciarcia, Gaetano. « Memoria e tradizione in etnografia. Lo scambio ineffabile ». La Ricerca Folklorica, no 43 (avril 2001) : 135. http://dx.doi.org/10.2307/1479797.

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Togni, Roberto. « Una tradizione recentemente "inventata" a S. Michele all'Adige ». La Ricerca Folklorica, no 32 (octobre 1995) : 141. http://dx.doi.org/10.2307/1480005.

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Gentili, Carla. « Bambole e figure del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari ». La Ricerca Folklorica, no 16 (octobre 1987) : 129. http://dx.doi.org/10.2307/1479117.

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Ricco, Renato. « La modernità del multiforme ingegno di Giovan Battista della Porta (1615–2015) ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 51, no 1 (6 février 2017) : 280–89. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816689256.

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Résumé :
La discussione del volume degli Atti del convegno, svoltosi tra Napoli e Vico Equense nell’ottobre 2015 e dedicato a Giovan Battista della Porta, è volta in primo luogo ad illustrare tutti gli aspetti della fervida attività dell’autore vicano, ma anche a ricostruire, sebbene sinteticamente, il contesto storico, sociopolitico e culturale in cui questa si espresse, mediante una costante attenzione tanto alle fonti quanto alla tradizione ecdotica dei testi dellaportiani.
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Davanzo, Donatella. « Spazi tradizionali nel Sud-Ovest nordamericano ». La Ricerca Folklorica, no 53 (1 avril 2006) : 137. http://dx.doi.org/10.2307/30033318.

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u Stuk, Gian Domenico Zucca. « Le pesche tradizionali nella Bormida castellazzese ». La Ricerca Folklorica, no 47 (avril 2003) : 73. http://dx.doi.org/10.2307/1479739.

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Buttitta, Ignazio. « I pupi siciliani : memoria, tradizione e innovazione di un patrimonio artistico e culturale ». Móin-Móin : Revista de estudos sobre teatro de formas animadas 1, no 15 (28 mars 2018) : 177–95. http://dx.doi.org/10.5965/2595034701152016177.

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Savini, Marco. « La tradizione interrotta. Segni magici e segnoni in Lomellina ». La Ricerca Folklorica, no 23 (avril 1991) : 109. http://dx.doi.org/10.2307/1479645.

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Meliga, Walter. « Le Meraviglie di Rigomer (Les Merveilles de Rigomer). Tradizione manoscritta e tradizione narrativa, a cura di Margherita Lecco ». Studi Francesi, no 179 (LX | II) (1 septembre 2016) : 300. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.4288.

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Negri, Manuel. « Il fantasma della Cantiga de Santa Maria 72 : modelli culturali e fonti letterarie ». Anuario de Estudios Medievales 50, no 1 (4 juin 2020) : 267. http://dx.doi.org/10.3989/aem.2020.50.1.10.

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Résumé :
[it] Tra le Cantigas de Santa María, collezione di miracoli mariani compilata da Alfonso X e i suoi collaboratori nella seconda metà del sec. XIII, la cantiga 72 presenta uno strano caso di manifestazione soprannaturale. In essa si narra l’apparizione di un fantasma con il fine di indicare ad un uomo il luogo esatto dove giace il cadavere del figlio, giustiziato da Dio per un peccato di blasfemia. La critica non ha saputo fornire una risposta chiara sulla natura di questo spettro e soprattutto sulle ragioni della sua manifestazione, nonché la giustifi cazione del suo ruolo nella linea narrativa. Partendo da contributi apparsi in precedenza, questo lavoro cercherà di offrire qualche risposta più articolata sulla questione. Lo si farà a partire da un’analisi della cantiga 72 che tenga conto anche di quelle fonti che l’avrebbero potuta ispirare, così come di quelle credenze religiose che potrebbero sostenere l’intera tradizione miracolistica.
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Magnani, Alberto. « Vita piena e diversa di Emanuele Farina ». STORIA IN LOMBARDIA, no 2 (mars 2012) : 38–53. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-002002.

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Résumé :
L'articolo mette a fuoco la figura di Emanuele Farina, intellettuale antifascista collocabile in quell'area della sinistra in cerca di uno spazio autonomo dall'egemonia del Partito comunista. Tale area fině soffocata nel secondo dopoguerra a causa della polarizzazione politica provocata dalla contrapposizione fra i blocchi durante la Guerra fredda: caddero cosě nell'oblio figure spesso di notevole levatura, attive in diversi ambiti politici e culturali. Farina si mosse fra la tradizione socialista e quella anarchica, partecipň alla Guerra di Spagna in difesa della Repubblica, ma fu anche giornalista, traduttore e cultore di interessi tecnico-scientifici.
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Musella, Luigi. « Dialoghi transatlantici. Il caso di Pasquale Saraceno ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 293 (août 2020) : 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293010.

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Résumé :
La storia dell'Italia contemporanea necessita di un contesto globale. Temi tradizionali, comeil meridionalismo, non possono essere più trattati in modo autoreferenziale. Il caso di PasqualeSaraceno è significativo da questo punto di vista. Le sue relazioni culturali manifestanochiaramente la natura globale anche del suo pensiero, che in passato la storiografia tradizionalesi è ostinata a leggere avendo per guida analitica lo stato nazionale.
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Musella, Luigi. « Dialoghi transatlantici. Il caso di Pasquale Saraceno ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 293 (août 2020) : 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ic293-oa1.

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Résumé :
La storia dell'Italia contemporanea necessita di un contesto globale. Temi tradizionali, comeil meridionalismo, non possono essere più trattati in modo autoreferenziale. Il caso di PasqualeSaraceno è significativo da questo punto di vista. Le sue relazioni culturali manifestanochiaramente la natura globale anche del suo pensiero, che in passato la storiografia tradizionalesi è ostinata a leggere avendo per guida analitica lo stato nazionale.
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Cardia, Carlo. « Identitŕ religiosa e culturale europea : la questione del crocifisso ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (décembre 2010) : 33–66. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001003.

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Résumé :
La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche in Italia č stata ritenuta incompatibile con la libertŕ di religione e di educazione dalla Corte di Strasburgo, con una sentenza (Lautsi) che appare in contrasto con la giurisprudenza costante della stessa Corte, la quale riconosce agli stati un ampio margine di apprezzamento in materia della libertŕ religiosa, a tal fine richiamandosi alla tradizione dei singoli paesi. La sentenza, disattendendo il suo stesso criterio di valutazione, che impone di esaminare il contesto storico-culturale, perviene, con una sorta di atteggiamento di ‘iconoclastia laica', a un concetto limitato e fuorviante di educazione delle nuove generazioni. Infatti, se si concepisce il simbolo religioso come un elemento negativo e conturbante, i bambini cresceranno con un senso di ostilitŕ verso questi simboli, come se fossero fattori di divisione, e il rapporto tra religioni diverrebbe un rapporto diffidente, ostile e potenzialmente conflittuale. Senza poi considerare il fatto che il diritto di una maggioranza religiosa va tutelato con la stessa cura di quelli delle minoranze.
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Russell, Rinaldina. « CHIARA MATRAINI NELLA TRADIZIONE LIRICA FEMMINILE ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 34, no 2 (septembre 2000) : 415–27. http://dx.doi.org/10.1177/001458580003400204.

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Cristina, D'Onofrio, Marta Fojanesi, Carla Granese, Stefano Ierace et Luigi Onnis. « La pratica terapeutica all'interno di un modello integrato di salute mentale. Resoconto di una esperienza nel territorio cubano ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juillet 2012) : 95–114. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002006.

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Résumé :
In questo lavoro viene presentato un resoconto di una ricerca etnografica e antropologica sulle medicine tradizionali presenti sul terreno specifico dell'Havana, Cuba. Questa ricerca č stata condotta avendo come riferimento teorico gli attuali orientamenti dell'antropologia medica e dell'etnopsichiatria. Queste discipline affermano che ogni cultura costruisce un proprio ideale di salute e di benessere seguendo la cosmovisione d'appartenenza, e crea coerentemente delle pratiche e dispositivi di cura atti a mantenere l'equilibrio psicofisico. Si riconosce pari dignitŕ a queste metodiche di cura quando queste risultano efficaci e capaci di rinforzare l'identitŕ culturale di chi ne usufruisce. La presente ricerca ha compiuto un censimento e catalogazione delle medicine tradizionali presenti sul territorio cubano, rilevando anche come, e se, il loro uso venisse integrato con la medicina occidentale.
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Praxedes, Carmem, et Lethícia Gonçalves. « Escolhas de tradutores : domesticação e estrangeirização – categorizações iniciais ». Revista Italiano UERJ 12, no 2 (13 juillet 2022) : 20. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67579.

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Résumé :
RESUMO: O artigo apresenta a primeira parte da análise de um corpus composto por oito traduções do primeiro capítulo do livro Tradurre la tradizione Sardegna: su ballu, i corpi, la cultura, de Franciscu Sedda. O objetivo da análise foi identificar as categorias lexicais que podem ser interpretadas como relacionadas, ou não, ao contexto histórico e cultural em que se situam originalmente, ou seja, aquelas que são capazes de apresentar diferentes significações em uma mesma situação discursiva. As categorias lexicais são as partes do discurso e seus membros são as diferentes palavras (TRASK, 2011, p. 53). Tomando como referência os conceitos de domesticação e estrangeirização, revalidados por Venuti (1999), por meio de um processo de amostragem prévio à análise, identificamos as escolhas de um grupo de estudantes tradutores. A partir desses resultados e com base em autores como Barbosa (2000), Pais (2004), Lotman (1996), entre outros, na segunda parte da pesquisa analisaremos tanto os limites conceituais e semasiológicos diagnosticados, quanto suas possíveis interferências e implicações culturais.Palavras-chave: Tradução. Léxico. Cultura. Franciscu Sedda. Sardenha. ABSTRACT: L'articolo in discussione si riferisce alla parte iniziale dell'analisi di un corpus composto da otto traduzioni del primo capitolo del libro Tradurre la tradizione Sardegna: su ballu, i corpi, la cultura, di Franciscu Sedda. L’obiettivo dell’analisi è quello di individuare le categorie lessicali che possono essere interpretate in connessione o disconnessione dal contesto storico-culturale in cui in principio sono inserite, vale a dire quelle categorie capaci di presentare significati diversi nella stessa situazione discorsiva.Le categorie lessicali sono le parti del discorso e i loro membri sono le diverse parole (TRASK, 2011, p. 53).Alla luce dei concetti di domesticazione e straniamento, elaborati da Venuti (1999), attraverso un campionamento che prelude all’analisi, abbiamo individuato le scelte degli studenti-traduttori. A partire da qui, nella seconda parte della ricerca, alla luce di Barbosa (2000), Pais (2004), Lotman (1996) ed altri, analizzeremo i limiti concettuali e semasiologici diagnosticati, così come le loro possibili interferenze e implicazioni culturali.Parole chiave: Traduzione. Lessico. Cultura. Franciscu Sedda. Sardegna. ABSTRACT: The article presents the first part of the analysis of a corpus made up of eight translations of the first chapter of the book, Tradurre la tradizione. Sardegna: su ballu, i corpi, la cultura, by Franciscu Sedda. The goal of the analysis was to identify the lexical categories which may be interpreted as related or unrelated to the historical and cultural context in which they are originally located, that is, those who are able to present different meanings of the same discursive situation. Lexical categories are the parts of speech and their members are the different words (TRASK, 2011, p. 53). Taking as a reference the concepts of domestication and foreignization, elaborated by Venuti (1999), through a process of sampling prior to the analysis, we have identified the choices of a group of students translators. Starting from these results and based on authors like Barbosa (2000), Pais (2004), Lotman (1996), among others, in the second part of the research we analyze both the conceptual and semasiological limits diagnosticated, as well as their interferences and cultural implications.Keywords: Translation. Lexical. Culture. Franciscu Sedda. Sardinia
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Mugnaini, Fabio. « "... Da rraccontassi a vveglia" Contesti e narratori nella tradizione orale ». La Ricerca Folklorica, no 12 (octobre 1985) : 63. http://dx.doi.org/10.2307/1479247.

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Errichiello, Gennaro. « Arranged marriage nelle comunitŕ pakistane e bengalesi britanniche. Tradizione culturale e dimensione socio-religiosa ». MONDI MIGRANTI, no 1 (juin 2009) : 135–61. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-001007.

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Résumé :
- The issue of ar-ranged marriage, within South-Asian communities in Britain, has been studied considering the different transformations that during the years have happened from one generation to another. This issue has been very debated, in English language many research and studies exist, which analyze it from different perspectives: so-cial, cultural, economic and religious. In fact, the arranged marriage is the ground on which the third generation of Pakistanis and Bangladeshis, brought up in Brit-ain, values its independence and emancipation from the traditional socio-cultural norms of the old generation. From a religious perspective, the consanguineous ar-ranged marriage has no one proof into the Quran, which enumerates only the as-cendants and the offspring with whom consanguineous marriage is banned. Thus, who has used the Islamic religion to justify this kind of marriage has tried to im-pose a choice which found, into the religion, its legitimacy. At the present time, the young British Pakistani and Bangladeshi women try to make in move a process which begins from Islam (through a study and an individual interpretation of the Islamic sources) and which finds in Islam its legitimacy, to try to separate the tradi-tional socio-cultural dimension from the religious one.Keywords: mi-gration, South Asia, arranged marriage, endogamy, tradition, islam.
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Horn, Vera. « Assaporare la Tradizione : Cibo, Identità e Senso di Appartenenza nella Letteratura Migrante ». Revista de Italianística, no 19-20 (30 décembre 2010) : 155. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i19-20p155-175.

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Résumé :
Come sostiene Vito Teti, il cibo per l’immigrato è una formadi difesa di un’identità culturale e riflette il bisogno di riconoscersi e diaggregarsi. Il bisogno di trovare senso e posto in un nuovo luogo vengonosegnati da un attaccamento ai cibi perduti, con un senso di sacralità che accompagnail pasto. A partire dalla premessa di Teti, verranno presi in considerazionei romanzi Volevo diventare bianca di Nassera Chohra (1993)e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio di Amara Lakhous(2006) e i racconti Curry di pollo di Laila Wadia; Salsicce di Igiaba Scego e Il cuoco di Arbëria di Carmine Abate. Tali testi impongono uno sguardo determinante sul cibo come un indice culturale che può rappresentare ocostruire l’identità o determinare l’appartenenza ad una certa comunità, così come rifiutare decisamente qualsiasi contaminazione con la cultura della società ospitante o tentativo di assimilazione o, diversamente, offrire un punto di vista fondato sull’ibridismo; inoltre può favorire la formazione di stereotipi. In questo modo vengono definite prospettive diverse di costruzione dell’identità, sintetizzate da Stuart Hall nel binomio traduzione/tradizione.
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Carli, Stefania. « La “Pamela” di Richardson nella tradizione ‘noire’ francese ». Studi Francesi, no 154 (LII | I) (1 juin 2008) : 114–21. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.9099.

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Toloni, Giancarlo. « Ahiqar tra leggenda e rielaborazione letteraria. Una tradizione e i suoi riflessi ». Sefarad 73, no 1 (30 juin 2013) : 7–30. http://dx.doi.org/10.3989/sefarad.013.001.

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Inglese, Salvatore, et Yassin Dia. « Henri Collomb : la psichiatria culturale e il suo doppio ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 2 (mai 2022) : 205–24. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-002002.

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Résumé :
Questo articolo ripercorre l'esperienza di Henri Collomb (1913-1979) presso il Centre Hospita-lier National Universitaire (CHNU) de Fann a Dakar, dal 1959 al 1978, e fornisce un inquadra-mento storico a uno dei testi più significativi prodotti dallo psichiatra francese, "Psychothérapies non verbales traditionnelles en Afrique", presentato a un convegno a Istanbul nel 1970, pubblicato in francese nel 1972 e tradotto in italiano nelle pagine seguenti di questa rivista. In particolare, si approfondiscono i seguenti temi: le metodologie adottate dall'équipe ospedaliera (multidiscipli-nare e multilinguistica), le necessità riconfigurative dello spazio nosocomiale e l'introduzione di nuovi strumenti e metodi clinici (presenza di famigliari o accompagnatori, pinth, villaggi psichia-trici), le rappresentazioni nosologiche e le tecniche di cura tradizionali tra cui figura, in particolare, il complesso rituale terapeutico dello N'döp.
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