Articles de revues sur le sujet « Tradizione minore »

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Ramello, Laura. « Per un'edizione della versione 'Johannes' dell'Historia Karoli Magni et Rotholandi ». Revista de Literatura Medieval 31 (31 décembre 2019) : 217–33. http://dx.doi.org/10.37536/rlm.2019.31.0.63198.

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Résumé :
La tradizione testuale della Cronaca dello Pseudo Turpino in area galloromanza rivela una complessità solo in parte chiarita dagli studi esistenti. La traditio dei volgarizzamenti appare tratteggiata nelle grandi linee ma risulta ancora imperfetta su scala minore, con filiazioni e contaminazioni solo parzialmente definite; anche la recensio presenta vari problemi, sia riguardo alla sua completezza che, soprattutto, dal punto di vista delle ricostruzioni stemmatiche. La disamina di queste problematiche costituisce la fase preparatoria dello studio della versione ‘Johannes’, di cui a tutt’oggi manca l’edizione critica, obiettivo finale dell’indagine.
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Ramello, Laura. « Per un'edizione della versione 'Johannes' dell'Historia Karoli Magni et Rotholandi ». Revista de Literatura Medieval 31 (31 décembre 2019) : 217–33. http://dx.doi.org/10.37536/rpm.2019.31.0.63198.

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Résumé :
La tradizione testuale della Cronaca dello Pseudo Turpino in area galloromanza rivela una complessità solo in parte chiarita dagli studi esistenti. La traditio dei volgarizzamenti appare tratteggiata nelle grandi linee ma risulta ancora imperfetta su scala minore, con filiazioni e contaminazioni solo parzialmente definite; anche la recensio presenta vari problemi, sia riguardo alla sua completezza che, soprattutto, dal punto di vista delle ricostruzioni stemmatiche. La disamina di queste problematiche costituisce la fase preparatoria dello studio della versione ‘Johannes’, di cui a tutt’oggi manca l’edizione critica, obiettivo finale dell’indagine.
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Daalder, Hans. « SAMUEL E. FINER, L'INDIVIDUALISTA ERUDITO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no 3 (décembre 2003) : 409–26. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027404.

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Résumé :
IntroduzioneUn ritratto di Samuel E. Finer — Sammy per gli amici - deve inevitabilmente cominciare da due caratteri fuori dal comune: il suo è un caso di rara mobilità intellettuale, e di uno straordinario rapporto tra fratelli. Samuel Finer nasce nel 1915, figlio minore di una coppia di ebrei immigrati in Gran Bretagna dalla Romania nel 1900, e stabilitisi in uno dei più poveri quartieri londinesi. Il fratello, maggiore di 18 anni, sarebbe divenuto in breve un brillante junior lecturer alla London School of Economics, per poi spostarsi alla University of Chicago. Si narra che il giovane Sammy abbia presto detto: «voglio essere come mio fratello» (1980a). A circa 15 anni deve aver visto il fratello Herman affittare un cavallo e un calesse per portare al suo editore londinese un grosso manoscritto. Si trattava della prima stesura di The Theory and Practice of Modem Government. Secondo la tradizione l'editore insistette perché fosse ridotto della metà, ed esso apparve così nel 1932 in un'edizione in due volumi di più di 1.500 pagine fittamente stampate, più le appendici. Il libro fu una pietra miliare nella letteratura di comparative government, sostituendo i tradizionali confronti paese a paese con lunghe analisi istituzionali di Parlamento, Esecutivo e Civil Service, che comparavano dati inglesi, americani, francesi e tedeschi. Già nel 1934 usciva un'edizione ridotta di un solo volume, il che contribuì molto a diffondere il richiamo del libro (ma nella mia copia della nuova edizione del 1949 ci sono le 954 pagine a due colonne mancanti!). Con il successivo Constitutional Government and Democracy. Theory and Practice in Europe and America di Carl Friedrich (1937, e diverse altre edizioni con titoli leggermente differenti), l'opera di Herman Finer divenne per molto tempo il testo fondamentale di comparative government, rimpiazzando i seminali volumi di J. Bryce, A.L. Llowell et al. Esso divenne esemplare per la sua esaustività, per la forte componente storica delle analisi, e per l'erudizione generale. E tradiva anche il perenne problema di testi del genere, ovvero che la comparazione presuppone la conoscenza dei sistemi politici da comparare. Non stupisce quindi che Herman Finer abbia sentito la necessità di pubblicare un successivo libro dal titolo Governments of Greater European Powers (1956), che tornava sugli stessi quattro paesi con la vecchia formula dal confronto a due. Questo lavoro, che ebbe meno successo del primo pur se di pari erudizione, consta anch'esso di quasi 951 pagine a due colonne, con altre 94 pagine di appendici, commenti, indici, ecc.
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Di Benedetto, Paolo. « Costruire e ri-costruire la storia e l’identità d’Asia in età imperiale ». Ars & ; Humanitas 16, no 1 (22 décembre 2022) : 47–63. http://dx.doi.org/10.4312/ars.16.1.47-63.

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Résumé :
Nell’antica Grecia, il mito delle Amazzoni, che, nell’immaginario collettivo greco, rappresentavano l’elemento “altro”, è spesso associato a tradizioni di fondazione e di eponimia in rapporto a città, soprattutto nella Ionia e nell’Eolide d’Asia Minore. Queste tradizioni si possono rintracciare in racconti locali, che si sono conservati fino all’età imperiale romana, in un momento in cui, in particolare, si assiste ad una ripresa delle tradizioni greche arcaiche e classiche durante la seconda sofistica. L’epoca dell’imperatore Adriano, più di ogni altra, sarebbe stata importante per la rinascita ed il recupero di questi miti di fondazione, in quanto molte città ioniche ed eoliche (come Efeso, Smirne, Cuma e Mirina) creavano un nesso con il loro passato e con la loro origine per mezzo della figura dell’Amazzone, rappresentata anche sulla monetazione locale, con l’obiettivo di affermare la loro antichità e priorità: tali tradizioni sono attestate anche nelle fonti letterarie. Grazie alla remota antichità ed adattabilità, il mito di fondazione basato sulle Amazzoni attraversò diversi processi di rielaborazione e rifunzionalizzazione e fu riutilizzato come “paradigma” in Asia Minore, soprattutto in età imperiale, per sottolineare l’archaiologia delle antiche poleis. Queste elaborazioni, fondate su antiche tradizioni mitiche locali, sono state determinanti per riaffermare e rivendicare l’identità culturale ed etnica dei Greci sotto l’Impero romano in un preciso momento storico. Obiettivo del presente lavoro è indagare i processi di costruzione e ri-costruzione dell’identità cittadina attraverso l’analisi delle fonti relative ai racconti di fondazione e di eponimia attestati in Ionia e in Eolide in relazione al particolare contesto legato al revival delle tradizioni locali greche in età imperiale.
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Guarnieri, Carlo, et Patrizia Pederzoli. « L'ESPANSIONE DEL POTERE GIUDIZIARIO NELLE DEMOCRAZIE CONTEMPORANEE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no 2 (août 1996) : 269–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024242.

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Résumé :
In una recente rassegna dei rapporti fra magistratura e politica – dal significativo titolo «L'espansione globale del potere giudiziario» (Tate e Vallinder 1995) – si è giunti parlare di un processo di «giudiziarizzazione della politica» che interessa ormai tutti i regimi democratici, e cioè di un'«espansione del raggio d'azione dei tribunali o dei giudici a spese dei politici e/o degli amministratori: in altre parole lo spostamento dei diritti di decisione dal legislativo, il governo o l'amministrazione verso i tribunali» (Vallinder 1995, 13). Le ragioni di questo fenomeno sono numerose e vanno collegate a tendenze di lungo periodo che si manifestano, ma con maggior o minor forza, in tutti i regimi democratici (Pederzoli 1990). In realtà, non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo in paesi come gli Stati Uniti, ma di recente si è manifestato anche nelle democrazie dell'Europa latina: Spagna, Francia e soprattutto Italia. Per comprendere le ragioni alla base di questa nuova rilevanza dell'azione giudiziaria analizzeremo questi tre casi insieme a Stati Uniti – un sistema politico da sempre contraddistinto da un notevole attivismo giudiziario – Inghilterra e Germania, due paesi che, pur appartenendo a due diverse tradizioni giuridiche – rispettivamente dicommonecivil law– sono stati caratterizzati, almeno fino ad oggi, da una minore propensione della magistratura a intervenire nel processo politico1.
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Rosenman, Stephen. « Psychiatric bed usage under different systems of care. A comparison of South Verona (Italy) and Canberra (Australia) ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no 3 (décembre 1994) : 163–70. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003663.

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RiassuntoScopo - Confrontare l'uso dei servizi ospedalieri per le principali malattie psichiatriche in una struttura che offre un «servizio psichiatrico territoriale» (Verona-Sud, Italia) con l'uso di questi servizi in una struttura più «tradizionale», dove l'ospedale è il centro dell'attività (Canberra, Australia). Disegno - Sono stati esaminati i registri dei ricoveri per i malati da psicosi schizofreniche e distimiche negli anni 1986, 1987 e 1988. Sono state comparate le seguenti caratteristiche: la mappa socio-demografica ed i tassi dei ricoveri per i pazienti, la durata del ricovero iniziale ed i tassi di ri-ricovero per questi pazienti nei dodici mesi seguenti. Risultati - Il servizio psichiatrico territoriale (Verona-Sud) ha ricoverato meno pazienti con psicosi schizofreniche e distimiche ma questi risultavano più gravi, restavano degenti più a lungo ed avevano una probabilità maggiore di essere ricoverati nuovamente. Il servizio psichiatrico «tradizionale» (Canberra) ha usato l'ospedale per una gamma più ampia di malattie, incluse le malattie con buona prognosi. La degenza in Canberra è stata più breve ed il ri-ricovero meno frequente. Sembra che il servizio «tradizionale» sia più orientato ad usare l'ospedale per l'inizio o per la stabilizzazione della terapia. Il servizio psichiatrico territoriale non portava ad una degenza più breve o ad un numero minore di ricoveri successivi al primo. Le differenze nella morbilità psichiatrica incontrata nelle popolazioni ha nascosto l'effetto della struttura del servizio sull'uso. Questa differenza nella distribuzione della morbilitù psichiatrica concentrata nel gruppo di più giovane età, rimane senza spiegazione.
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Cottatellucci, Claudio. « La pronuncia n. 21799/2010 delle Sezioni unite sull'art.31 del d.lgs. n. 286 del 1998 : un mutamento di indirizzo che spetta alla giurisprudenza di merito approfondire ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 4 (février 2011) : 81–91. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-004006.

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Résumé :
1. Il quesito all'esame delle Sezioni unite.2. I profili processuali del giudizio di legittimitŕ sull'art. 31 del d.lgs. n. 286 del 19983. I profili sostanziali.- 3.1. Normazione a clausola generale e standard valutativi.- 3.2. La scelta interpretativa della giurisprudenza tradizionale.4. Il mutamento di indirizzo nella sentenza delle Sezioni unite n. 21799/10.- 4.1. Il superamento dell'eccezionalitŕ come condizione di operativitŕ della clausola dei "gravi motivi".- 4.2. La ricerca degli standard valutativi in relazione alla clausola generale.- 4.2.1. Le peculiaritŕ degli standard valutativi nel caso dell'art. 31.- 4.2.2. La necessitŕ di una recezione selettiva del metodo adottato dalla Corte Edu.- 4.2.3. La qualitŕ della relazione genitoriale vs. l'etŕ del minore.- 4.2.4. L'asimmetria delle condizioni dei genitori vs. la maturazione del progetto migratorio.
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De las Rivas Sanz, Juan Luis. « Dificultades del urbanismo comercial : El plan general de equipamiento comercial de Castilla y León ». Ciudades, no 10 (1 février 2018) : 109. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.109-142.

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Résumé :
La rete commerciale in Castilla y Léon evidenzia con chiararezza la relazione con il sistema insediativo regionale, con le sue debolezze e peculiarità. Lo sviluppo di nuove grandi strutture commerciali e di malls, benché nettamente minore di quello che si è registrato in altre regioni della Spagna, aumenta la dipendenza del territorio extraurbano dai centri maggiori e determina un rilevante impatto sulla rete distributiva tradizionale. Le aree rurali ed i centri o i sobborghi storici rischiano di vedere diminuita la propria vitalità. La pianificazione delle attività commerciali, gestita dalle Regioni, cerca di trovare un punto di equilibrio tra le strutture commerciali tradizionali e quelle nuove, e comunque la legislazione di settore impone in Spagna una specifica autorizzazione per i centri commerciali, i malls e in genere per i grandi formati della distribuzione moderna. Ma le azioni sono in ogni caso orientate dagli attori che intervengono nel processo decisionale, in un contesto di conflittualità tra gli interessi dei diversi operatori del settore. E’ risultata evidente la sottovalutazione dell’ impatto del commercio sui sistemi urbani e ambientali.
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Cooper, Donal. « ‘Qui Perusii in archa saxea tumulatus’ : the shrine of Beato Egidio in San Francesco al Prato, Perugia ». Papers of the British School at Rome 69 (novembre 2001) : 223–44. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001811.

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Résumé :
‘QUI PERUSII IN ARCHA SAXEA TUMULATUS’: LA TOMBA DEL BEATO EGIDIO NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO AL PRATO, PERUGIAL'autore presenta una nuova ricostruzione della tomba del Beato Egidio (†1262), il terzo compagno di San Francesco ed una delle figure più importanti della prima storia francescana. La tomba di Egidio a San Francesco al Prato, Perugia, ha acquisito una notevole considerazione nello studio del primo patrocinio francescano grazie sia all'uso di un sarcofago paleocristiano che all'indiscutibile influenza di quest'arca sulla pala d'altare dipinta su entrambi i lati per la chiesa dal Maestro di San Francesco (c. 1272). Conseguentemente, gli studiosi hanno collocato il sarcofago di Egidio al di sotto dell'altare maggiore di San Francesco al Prato, in modo da formare un unico insieme visivo con il retroaltare. Tuttavia, una serie di fonti inedite indica che il Beato fu invece sepolto nel transetto meridionale. Secondo questa ricostruzione, la sua tomba va invece collocata nella tradizione delle tombe elevate a cassa, esemplificata dall'arca di tredicesimo secolo di San Domenico a Bologna. In termini di accesso e pratica devozionale, la tomba a cassa elevata era da un punto di vista funzionale più soddisfacente della sistemazione dell'altare maggiore impiegata nella stessa tomba di Francesco. La tomba di Egidio dimostra dunque come, quando necessario, i Frati Minori potessero rifiutare il modello fornito dalla loro Chiesa Madre di Assisi.
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Purola, Tiina. « The Greek Anthology - (F.) Maltomini Tradizione antologica dell'epigramma greco. Le Sillogi Minori di età bizantina e umanistica. (Pleiadi 9.) Pp. 214. Rome : Edizioni di Storia e Letteratura, 2008. Paper, €30. ISBN : 978-88-8498-480-7. » Classical Review 60, no 1 (8 mars 2010) : 99–101. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x09990552.

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Bellucci, Paolo, et Pierangelo Isernia. « OPINIONE PUBBLICA E POLITICA ESTERA IN ITALIA : IL CASO DELLA BOSNIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no 3 (décembre 1999) : 441–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028914.

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IntroduzioneLa guerra contro la Repubblica Federale di Jugoslavia ha evidenziato i problemi della politica estera italiana degli anni '90. Con non più del 40% dell'opinione pubblica stabilmente a favore dei raid aerei contro la Serbia ed il Kosovo, una veemente opposizione del Vaticano e del Papa in prima persona ed una maggioranza di governo divisa al suo interno tra negoziatori ad oltranza ed auspici di una immediataescalationterrestre, si riproponeva, con maggiore evidenza del passato, il ridotto margine di autonomia dell'esecutivo nel settore della politica di sicurezza. A poco meno di due anni dalla crisi albanese, la leadership politica italiana si è trovata così ad affrontare l'ennesima prova di politica estera, per giunta sul terreno delle armi, un terreno sul quale nell'ultimo quarantennio repubblicano raramente un governo si era avventurato. Rispetto all'ambiente tut to sommato «placido» nel quale la politica estera italiana ha operato nel secondo dopoguerra, gli anni '90, con un ininterrotto susseguirsi di crisi (dal Golfo alla Somalia, dall'Albania alla Bosnia, per finire con il Kosovo) hanno prodotto un maggior numero di sfide, in aree molto più vicine e rilevanti per gli interessi nazionali italiani e in un quadro di minore possibilità di far ricorso al proprio tradizionale alleato, gli Stati Uniti, per risolvere i propri fondamentali problemi di sicurezza. Da qui la necessità di costruire un consenso nazionale intorno alle scelte del governo e, di conseguenza, il crescente interesse per il ruolo che l'opinione pubblica assume nella politica estera italiana. Il Kosovo tuttavia non è il primo caso in cui l'opinione pubblica entra nei calcoli dei decisori nazionali. In questo saggio intendiamo esplorare questo ruolo in un'altra recente crisi che ha visto coinvolta l'Italia, quella relativa al dissolvimento della ex-Jugoslavia, con particolare riferimento alla crisi in Bosnia-Herzegovina. Come diremo nelle conclusioni, da questa esperienza è possibile trarre alcune considerazioni che sembrano dimostrarsi valide anche nel caso del Kosovo.
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Carta, F., P. Farneti, S. Cantore, G. Macrì, N. Chuchueva, L. Cuffaro, E. Pasquini et R. Puxeddu. « Sialendoscopy for salivary stones : principles, technical skills and therapeutic experience ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 2 (avril 2017) : 102–12. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1599.

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Résumé :
La scialoadenite cronica ostruttiva rappresenta una delle più frequenti patologie non-neoplastiche delle ghiandole salivari e la scialoendoscopia è sempre più utilizzata nella sua diagnosi e nel suo trattamento, associata o meno con la litotripsia laser. La scialoendoscopia può essere inoltre associata ad approcci esterni mini-invasivi nelle litiasi troppo voluminose per essere rimosse con un approccio unicamente endoscopico. Il presente articolo riporta l’esperienza delle Cliniche Otorinolaringoiatriche dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, Italia. È stata eseguita un’analisi retrospettiva su 48 pazienti (26 femmine, 22 maschi; età media di 45,3 anni; range 8-83 anni) trattati per patologia cronica ostruttiva delle ghiandole salivari maggiori mediante procedure chirurgiche endoscopiche o combinate da novembre 2010 ad aprile 2016 presso l’Azienda-Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. I risultati dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna erano stati precedentemente pubblicati. Gli aspetti tecnici della scialoendoscopia sono stati accuratamente descritti. I pazienti trattati presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari presentavano una patologia unilaterale in 40 casi e bilaterale in 8 casi; sono state trattate 56 ghiandole salivari maggiori (22 sottomandibolari e 34 parotidi). 5 pazienti sono stati sottoposti a scialoendoscopia bilaterale per parotite ricorrente giovanile, 10 per patologia ostruttiva non litiasica e 33 (68,75%) presentavano calcoli salivari (1 paziente presentava una litiasi parotidea bilaterale). Solo 8 pazienti sono stati sottoposti a scialectomia radicale per via esterna (5 scialectomie sottomandibolare e 3 parotidectomie). La chirurgia conservativa nei pazienti con scialoadenite cronica ostruttiva appare efficace e può essere realizzata mediante un approccio puramente endoscopico o combinato, con un’alta percentuale di successo. La procedura richiede una strumentazione adeguata e deve essere eseguita da un chirurgo esperto, che abbia svolto un training specifico scialoendoscopico, in modo da evitare le possibili complicanze maggiori e minori. La scialectomia tradizionale rappresenta la “extrema ratio”, limitata nei casi in cui un approccio conservativo sia risultato inefficace o controindicato.
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Ehrling, Sara. « PATCHWORKS - M.T. Galli, G. Moretti (edd.) Sparsa colligere et integrare lacerata. Centoni, pastiches e la tradizione greco-latina del reimpiego testuale. (Labirinti 155.) Pp. 233. Trento : Università degli studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, 2014. Paper. ISBN : 978-88-8443-570-5. - M.T. Galli (ed., trans.) I Vergiliocentones minores del codice Salmasiano. (Biblioteca Nazionale, Serie dei Classici Greci e Latini. Testi con Commento Filologico 21.) Pp. viii + 247. Florence : Le Monnier, 2014. Paper, €21. ISBN : 978-88-00-74523-9. » Classical Review 66, no 2 (9 juin 2016) : 449–53. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x16000913.

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Butera, Federico, et Fernando Alberti. « Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (décembre 2012) : 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Résumé :
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Мингазов, Шамиль Рафхатович. « БУЛГАРСКИЕ РЫЦАРИ ЛАНГОБАРДСКОГО КОРОЛЕВСТВА ». Археология Евразийских степей, no 6 (20 décembre 2020) : 132–56. http://dx.doi.org/10.24852/2587-6112.2020.6.132.156.

Texte intégral
Résumé :
Настоящая работа является первым общим описанием на русском языке двух некрополей Кампокиаро (Кампобассо, Италия) – Виченне и Морионе, датируемых последней третью VII в. – началом VIII в. Культурное содержание некрополей показывает прочные связи с населением центральноазиатского происхождения. Важнейшим признаком некрополей являются захоронения с конем, соответствующие евразийскому кочевому погребальному обряду. Автор поддержал выводы европейских исследователей о том, что с большой долей вероятности некрополи оставлены булгарами дукса–гаштальда Алзеко, зафиксированными Павлом Диаконом в VIII в. на территориях Бояно, Сепино и Изернии. Аналогии некрополей Кампокиаро с погребениями Аварского каганата показывают присутствие в аварском обществе булгар со схожим погребальным обрядом. Из тысяч погребений с конем, оставленных аварским населением, булгарам могла принадлежать большая часть. Авары и булгары составляли основу и правящую верхушку каганата. Народ Алзеко являлся той частью булгар, которая в 631 г. боролась за каганский престол, что указывает на высокое положение булгар и их большое количество. После поражения эта группа булгар мигрировала последовательно в Баварию, Карантанию и Италию. Несколько десятков лет проживания в венедской, а затем в лангобардской и романской среде привели к гетерогенности погребального инвентаря, но не изменили сам обряд. Булгары лангобардского королевства составляли новый военный слой, который представлял из себя профессиональную кавалерию, получивший землю. Эта конная дружина является ранним примером европейского феодального воинского и социального сословия, которое станет называться рыцарством. Библиографические ссылки Акимова М.С. Материалы к антропологии ранних болгар // Генинг В.Ф., Халиков А.Х. Ранние болгары на Волге (Больше–Тарханский могильник). М.: Наука, 1964. С. 177–191. Амброз А.К. Кинжалы VI – VIII вв, с двумя выступами на ножнах // СА. 1986. № 4. С. 53–73. 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Guichard, Luis A. « Francesca Maltomini, Tradizione antologica dell’epigramma greco. Le Sillogi Minori di età bizantina e umanistica ». Exemplaria Classica 13 (1 décembre 2009). http://dx.doi.org/10.33776/ec.v13i0.43.

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Mazza, Clelia, et Nicoletta De Chiara. « E-cigs e vaping : nuove prospettive di rischio per la salute. » Journal of Advanced Health Care, 29 juillet 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-008.

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Résumé :
L’uso delle sigarette elettroniche, e-cigs, “vaping”, è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni, aprendo nuovi scenari di rischi per la salute, orale e sistemica. Il presente articolo nasce dall’esigenza di analizzare tali rischi, con l’obiettivo di comprendere come attuare un’efficace prevenzione diretta ai pazienti utilizzatori dei dispositivi elettronici. Dalla letteratura presa in esame, è emerso che le e-cigs sono adottate da un numero sempre più crescente di fumatori convenzionali, come mezzo di disassuefazione dal fumo, incoraggiando tra l’altro un numero significativo di adolescenti, con tassi di utilizzo più elevati rispetto alla stessa sigaretta tradizionale. Pur comportando un rischio cancerogeno minore per l’assenza di combustione, le e-cigs sono ugualmente associate ad effetti citotossici, a causa delle particelle ultra fini emesse, inclusi formaldeide, altamente cancerogena e derivante dalla decomposizione termica, e metalli pesanti, che possono essere inalati in profondità nei polmoni ed assorbiti nel sistema circolatorio, determinando eventi avversi respiratori e cardiovascolari. È riportato, inoltre, un rischio di esposizione a fumo passivo, derivante dall’uso delle e-cigs indoor, che determina il rilascio di composti organici volatili, rappresentando una nuova fonte di inquinamento atmosferico. L’uso di tale devices rende necessario l’impegno dell’igienista dentale nel chiarire al paziente-vaper gli effetti nocivi associati alle e-cigs, sostenendo, attraverso il counselling, i benefici derivanti dall’abbandono di tali devices, il cui utilizzo, come strumenti di disassuefazione, è da considerarsi solo per brevi periodi
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Corti, Claudia, Fausto Barbagli, Lara Bassu, Anna Rita Di Cerbo, Pietro Lo Cascio, Neftalì Sillero, Valeria Nulchis et al. « Monitoraggio della biodiversità in relazione all’applicazione degli standard di condizionalità : 4.2c, 4.6, 4.3 (olivo) ». Italian Journal of Agronomy 10, no 1s (19 février 2016). http://dx.doi.org/10.4081/ija.2015.749.

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Résumé :
<p>Nel presente lavoro vengono riportati i risultati relativi ai monitoraggi della diversità faunistica per i seguenti standard: 4.2c, 4.3 (olivo), 4.6. I risultati ottenuti sono nel complesso interessanti sia dal punto di vista metodologico sia per quanto concerne gli aspetti conservazionistici e gestionali. Emerge l’importanza di utilizzare più indicatori o gruppi tassonomici che comprendano <em>taxa</em> ecologicamente e funzionalmente diversi per valutare la “biodiversità”. Relativamente allo sfalcio è stato osservato che una “blanda gestione” dei ritirati dalla produzione può favorire un certo incremento di biodiversità sia per quanto riguarda gli Artropodi, sia per quanto riguarda i Rettili. Risultati concordi sono stati osservati anche negli oliveti dove la gestione della vegetazione al suolo (sfalcio) sembrerebbe incrementare la diversità. Tuttavia è opportuno ricordare che l’effetto monitorato, almeno nei ritirati dalla produzione, non è quello immediatamente successivo all’azione meccanica che invece provoca danni diretti e immediati alla fauna (ferimento e uccisione). Emerge con evidenza dai dati raccolti anche l’importanza della presenza, all’interno degli agro-ecosistemi, di aree a minor disturbo antropico, naturali e semi-naturali: fasce ecotonali e ripariali, ma anche bordure dei campi. Viceversa l’uniformità del paesaggio e la presenza di grandi estensioni coltivate a monocoltura rappresentano elementi sfavorevoli alla biodiversità animale. Nel monitoraggio attraverso l’utilizzo della tecnica di fototrappolaggio è emersa l’importante funzione svolta dai muretti a secco, “presenze” tipiche e diffuse nel paesaggio agricolo tradizionale del nostro territorio italiano. Per molti <em>taxa</em> animali detti manufatti assolvono a funzioni ecologiche diverse, quali: rifugio, aree di foraggiamento, passaggio o sosta nonché punti ottimali per la termoregolazione.</p>
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Cubeddu, Raimondo, et Raimondo Cubeddu. « Tempo, incertezza e istituzioni. Conseguenze dell’innovazione e ruolo della politica ». REVISTA PROCESOS DE MERCADO, 19 mars 2021, 185–203. http://dx.doi.org/10.52195/pm.v4i2.328.

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Résumé :
1. La mia relazione muove dalla riflessione che se per secoli, e per lo meno negli ultimi della vita dello stato moderno, abbiamo considerato la politica prevalentemente come una modalità di accelerazione di alcuni, o della generalità, dei processi sociali verso un fine che, in qualche o vario modo, era ritenuto possibile ed auspicabile, ora dobbiamo iniziare a riflettere sull’opportunità di continuare a farlo. Dobbiamo infatti chiederci se: a) il fatto che il lasso di tempo che intercorre tra una qualsiasi scoperta scientifica e la sua diffusione sociale tende da decenni a restringersi sempre di più; b) la circostanza che il tempo impiegato dalla politica a compiere delle scelte collettive è in costante e generale crescita; c) la tendenza delle aspettative individuali a formarsi in contesti socio-culturali che finiscono per avere sempre minori relazioni con quelli in cui si esprimono politicamente; e, d) il fatto che la grandi innovazioni e modificazioni riguardanti la vita individuale e sociale tendono a realizzarsi fuori dalla sfera pubblica, siano fenomeni che hanno trasformato e che muteranno ulteriormente tanto il tradizionale modo di intendere tanto la politica, quanto il modo e le forme istituzionali in cui si esprime. Di conseguenza —sempre che tutte queste assunzioni siano vere— non possiamo evitare di chiederci quale saranno i futuri ruoli della politica e dello stato, e se uno dei due potrà sopravvivere, ed eventualmente in quale forma, alla scomparsa dell’altro. Da secoli, infatti, siamo così avvezzi a identificare la teoria politica con lo stato (negli ultimi decenni, per di più, molti studiosi hanno compiuto anche un altro passo, per così dire, ‘in avanti’, scambiandola con la costituzione, e lasciando aperta soltanto l’opzione se si tratti di quella nazionale o di qualchedun altra) che fatichiamo ad immaginare la possibilità della politica senza lo stato. A mio avviso si tratta di una possibilità con la quale è il caso di misurarci per il fatto che —per lo meno per quella parte della filosofia politica che non dimentica i classici (o che almeno non pensa che tutti i classici siano tedeschi)— mentre lo stato è una forma storica di organizzazione politica, per ora (e mi associo a quanti se ne dispiacciono), la possibilità che si possa fare a meno della politica non è stata dimostrata in maniera convincente.
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