Articles de revues sur le sujet « Terapia del diabete di tipo 2 »

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1

Marchetti, Piero. « Le incretine nella terapia del diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 9, no 4 (décembre 2008) : 174–82. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344634.

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2

De Feo, Pierpaolo, et Cristina Fatone. « L’esercizio fisico come terapia del diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 11, no 2 (avril 2010) : 45–53. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344694.

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3

Santeusanio, Fausto, et Gabriele Perriello. « Nuovi farmaci per la terapia del diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 1, no 1 (juin 2000) : 15–22. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344365.

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4

Bonora, Enzo, et Isabella Pichiri. « Terapia del diabete di tipo 2 : obiettivi glicemici in relazione al tipo di paziente ». L'Endocrinologo 11, no 6 (décembre 2010) : 254–59. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344759.

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Magnani, Guest Editors : L., G. Beltramello, D. Brancato, A. Fontanella et R. Nardi. « L’internista ospedaliero nella gestione del paziente diabetico complesso ». Italian Journal of Medicine 6, no 1 (27 avril 2018) : 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2018.2.

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Résumé :
L’internista deve occuparsi (e rioccuparsi) del paziente diabetico complesso in OspedaleA. Fontanella, L. MagnaniDiagnosi, classificazione, epidemiologia clinica del diabete mellitoV. Provenzano, D. BrancatoUp-date degli studi disponibiliP. Gnerre, T.M. Attardo, A. Maffettone, G. BeltramelloIl diabete mellito costituisce ancora un equivalente di rischio cardiovascolare?G. Augello, T.M. AttardoLe terapie del diabete tipo 2 sono tutte uguali ai fini della riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare?V. ProvenzanoLe nuove tecnologie nella cura del diabete mellitoD. Brancato, V. ProvenzanoInsuline prandiali e insuline basaliR. PastorelliQuali target nel diabete mellito: il dogma dell’emoglobina glicata è davvero imprescindibile?V. ManicardiIl controllo dell’iperglicemia nel paziente anziano polipatologico: è sempre necessario iniziare l’insulina?G. Gulli, M. NizzoliLa nefropatia diabeticaF. Salvati, D. Manfellotto, M. StornelloCirrosi epatica e diabeteM. Imparato, L. FontanellaLa terapia personalizzata nel diabete di tipo 2A. Maffettone, C. Peirce, M. RinaldiLa gestione dell’iperglicemia nel paziente critico e instabileC. NozzoliLa disfunzione erettile nel paziente diabetico di tipo 2N. Artom, A. Bosio, G. PinnaQuali obiettivi di approccio integrato nella gestione del diabete mellito?E. Romboli, D. PanuccioIperglicemia, normoglicemia ed ipoglicemia nei pazienti anziani fragili: situazioni a rischio, politerapia e comorbilitàA. Greco, M. Greco, D. Sancarlo, F. Addante, G. D’Onofrio, D. Antonacci, S. De CosmoL’impatto clinico-prognostico dell’ipoglicemia nel paziente ospedalizzatoV. Borzì, L. Morbidoni, A. FontanellaL’internista chiamato in consulenza per un diabete gestazionale: quale approccio pragmatico?P. Novati, L. SaliLa frugalità nella gestione del diabete mellito: qualità assistenziale, governo clinico e costi correlatiP. Gnerre, G. Carta, D. MontemurroLa gestione dell’iperglicemia in area medica, ma senza esagerare.L. Magnani, G. BeltramelloAPPENDICE IUn approccio pragmatico per la valutazione globale e la gestione del paziente diabeticoF. Pieralli, A. Crociani, C. BazziniAPPENDICE IILe insuline e i farmaci ipoglicemizzanti orali disponibiliP. Zuccheri, L. Alberghini, E. SoraAPPENDICE IIILe scale di correzione insulinica: pro e controV. Borzì
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Pradelli, Lorenzo. « Prevenzione e terapia precoce del diabete mellito di tipo II : aspetti farmacoeconomici ». Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 6, no 3 (15 septembre 2005) : 251–61. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v6i3.839.

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Résumé :
Type II (non-insulin-dependent) diabetes is one of the most widespread chronic patologies in the developed countries and its prevalence in Italy is about 2-3% of the population. Type II diabetes is also associated with several other metabolic abnormalities such as central obesity, hypertension, and dyslipidemia, which contributes to the very high rate of cardiovascular morbidity and mortality. Therefore Type II diabetes involves a significant financial burden on the health care system. The purpose of this paper is to explain the composition of the healthcare costs of managing people with Type II diabetes and the economic repercussions due to the adoption of an aggressive strategy against the pathology. To carry out this evaluation we considered the CODE-2 (The Cost of Diabetes in Europe - Type II) Study results, the American Diabetes Association Position Statement, the Diabetes Prevention Program and the UK Prospective Diabetes Study. Evidence exists to show that introducing prevention program or an early therapy can avert or delay significantly the onset of cardiovascular morbidity in Type II diabetes patients. According to the pharmacoeconomical criteria, this very desiderable clinical goal is associated to a little increase of the health expenditures, and sometimes also to a costs saving.
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Lettieri, M. « Smartphones and apps in personal care with diabetes : a narrative review of the literature ». Journal of AMD 24, no 4 (février 2022) : 268. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.6.

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Résumé :
OBIETTIVO DELLO STUDIO L’educazione e l’auto-monitoraggio della persona con diabete aiutano a ottimizzare il controllo metabolico, riducendo morbilità e mortalità. In questo scenario gli smartphone rappresentano uno strumento potente e alla portata di tutti e numerose piattaforme destinate a persone con diabete sono sta-te elaborate allo scopo di fornire loro una salute “su misura”. Lo scopo della presente revisione è valutare l’impatto dell’utilizzo degli smartphone come strumento di educazione sanitaria e la loro efficacia nella gestione della glicemia negli adulti con diabete di tipo 1 e 2. DISEGNO E METODI È stata effettuata una ricerca bibliografica utilizzando quali motori di ricerca CINAHL e PUBMED. Sono stati selezionati 17 studi randomizzati controllati per un totale di 4.125 partecipanti. Per ogni studio la di mensione del campione era compresa tra 30 e 574 partecipanti e tutti i soggetti avevano un’età ≥ 18. RISULTATI I risultati mostrano la riduzione dei livelli di HbA1c nei soggetti che si avvalgono della tecnologia per la cura del diabete. Dei 17 studi analizzati, 14 suggeriscono l’efficacia del supporto della tecnologia per migliorare la gestione della glicemia nei pazienti con diabete mellito di tipo 1 e 2. I restanti 3 studi mostrano risultati contrastanti, ove non si è riscontrata una differenza significativa della concentrazione di HbA1c. CONCLUSIONI L’utilizzo delle nuove tecnologie per la cura del diabete si è dimostrato uno strumento efficace nella cura delle persone con diabete, determinando una riduzione dei livelli di HbA1c. Il loro impiego nella pratica clinica può semplificare la gestione del diabete e migliorare l’educazione del paziente alla terapia e alla cura e alla prevenzione delle complicanze correlate al diabete. PAROLE CHIAVE diabete mellito; smartphone; app; tecnologie.
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Lucioni, Carlo, S. Mazzi et K. Neeser. « Analisi di costo-efficacia della terapia combinata con pioglitazone nel trattamento del diabete mellito di tipo 2 in Italia ». PharmacoEconomics Italian Research Articles 6, no 2 (juillet 2004) : 81–93. http://dx.doi.org/10.1007/bf03320626.

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Cimino, Elena. « The therapeutic inertia in T2 Diabetes management during Covid-19 pandemic ». Journal of AMD 25, no 1 (mai 2022) : 14. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.1.3.

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Résumé :
La pandemia COVID-19 ha profondamente modificato la presa in carico e la gestione delle patologie croniche non trasmissibili, non ultimo il diabete mellito. Nell’ambito della iniziativa Annali AMD, è stata condotta un’approfondita analisi circa gli effetti dell’emergenza sanitaria originata dalla diffusione epidemica di SARS-CoV-2 sui servizi di Diabetologia Italiani. Sono stati analizzati, confrontandoli con i dati del 2019, i dati dell’anno 2020 estraibili mediante la cartella informatizzata diabetologica di tutti i pazienti che presentassero una prescrizione farmacologica. Per poter valutare anche i pazienti seguiti da remoto con sistemi di telemedicina, sono stati inclusi nell’analisi anche coloro che hanno ricevuto una prescrizione farmacologica indipendentemente dalla rilevazione di altri parametri (es peso o pressione). Pur nell’estrema difficoltà dei primi mesi di lockdown, il numero totale di pazienti seguiti in presenza e da remoto nel 2020 è risultato solo lo 0.8% inferiore a quello del 2019. Nel 2020 si è assistito ad un incremento nella prescrizione di farmaci cardio-nefro protettivi (SGLT2i e GLP1RA) a fronte di una riduzione di quella di secretagoghi. Il livello medio di Hba1c è, seppur di poco, peggiorato nel 2020. Molte sono state le difficoltà nell’implementare la terapia anche in soggetti con HbA1c elevata (HbA1C > 9%) dove si è assistito ad un ulteriore ritardo dell’inizio della terapia insulinica. Anche le complicanze sono state indagate in misura minore per le ovvie conseguenze del forte ridimensionamento degli accessi nelle strutture sanitarie per esami clinici e di laboratorio non urgenti. In definitiva, nonostante gli sforzi della comunità diabetologica italiana per continuare con tutti i mezzi a disposizione la presa in carico dei soggetti affetti da diabete, la pandemia COVID-19 ha rappresentato un ulteriore motivo di peggioramento dell’inerzia terapeutica. Ha, contestualmente, fornito l’occasione per sperimentare sistemi di telemedicina/televisita che dovranno rappresentare, in un contesto tecnologico e normativo adeguato, nell’immediato futuro, ulteriori strumenti a disposizione per incentivare una presa in carico sempre più globale della persona con diabete. PAROLE CHIAVE diabete mellito tipo 2; inerzia terapeutica; pandemia; Covid 19; telemedicina; SGLT2i; GLP1RA; insulina.
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Monda, V. M. « Association of GLP-1 RA once weekly and basal insulin : a valid therapeutic option from the complications of SARS-CoV-2 infection too ? » Journal of AMD 24, no 4 (février 2022) : 295. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.5.

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Résumé :
Gli agonisti recettoriali del glucagon like peptide-1 (GLP1-RAs) sono un gruppo di farmaci antidiabetici con una rilevante azione sul controllo glicemico, basata sull’aumento della secrezione di insulina glucosio-dipendente con concomitante riduzione della secrezione di glucagone e ritardato svuotamento gastrico. I GLP1-RA hanno inoltre attività pleiotropiche come proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiobesogeniche, con evidenti benefici su eventi cardiovascolari maggiori, mortalità cardiovascolare e danno renale. Tutto ciò rende questa classe di farmaci un elemento chiave nella gestione dei pazienti con diabete tipo 2 e potenzialmente utile nei soggetti con COVID-19 (2019nCoV – Coronavirus disease 2019, COVID-19). Per le proprietà antinfiammatorie è stato ipotizzato che le terapie a base di incretino-mimetici esercitino effetti benefici sugli esiti di COVID-19. Qui riportiamo un caso di una donna di 82 anni con diabete tipo 2 scarsamente controllato, che utilizzava un regime insulinico basal-bolus più metformina. Il miglioramento del controllo glicemico ottenuto passando dal trattamento con insulina basale al GLP-1RA aggiunto al regime insulinico basale, con la sospensione dell’insulina prandiale (trattamento di de-escalation) in questo caso è risultato associato agli effetti benefici sugli esiti di COVID-19. PAROLE CHIAVE GLP1-RAs; DMT2; SARS-CoV-2; COVID-19.
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Halbron, M. « Gestione terapeutica del diabete di tipo 2 ». EMC - AKOS - Trattato di Medicina 12, no 4 (janvier 2010) : 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7358(10)70317-x.

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Rigalleau, V., B. Cherifi, L. Blanco, L. Alexandre et K. Mohammedi. « Gestione terapeutica del diabete di tipo 2 ». EMC - AKOS - Trattato di Medicina 20, no 2 (juin 2018) : 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7358(18)90444-4.

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Consoli, Agostino. « Liraglutide : ruolo nel trattamento del diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 10, no 3 (septembre 2009) : 102–5. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344661.

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Infante, Marco, et Andrea Fabbri. « Supplementazione di vitamina D e prevenzione del diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 20, no 4 (31 juillet 2019) : 250–51. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00610-4.

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Lucioni, Carlo, M. P. Garancini, M. Massi-Benedetti, S. Mazzi et G. Serra. « Il costo sociale del diabete di tipo 2 in Italia : lo studio CODE-2 ». PharmacoEconomics Italian Research Articles 2, no 1 (septembre 2000) : 1–21. http://dx.doi.org/10.1007/bf03320570.

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Buzzetti, Raffaella, et Simona Zampetti. « Cambiamento del sovrappeso dall’infanzia alla prima età adulta e rischio di diabete di tipo 2 ». L'Endocrinologo 19, no 4 (août 2018) : 220–21. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-018-0459-7.

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Bosso, Giorgio, Mariarosaria De Luca et Ugo Oliviero. « SGLT2 inibitori : dalla prevenzione al trattamento dello Scompenso Cardiaco ». Cardiologia Ambulatoriale 29, no 1 (30 mai 2021) : 23–29. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-4.

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Résumé :
Gli inibitori del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2 (SGLT2i) o gliflozine rappresentano i farmaci più innovativi nel trattamento del Diabete Mellito di tipo 2. Sono attualmente disponibili quattro molecole: Canagliflozin, Dapagliflozin, Empagliflozin and Ertugliflozin. La loro azione è basata sul blocco del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2, che aumenta l’escrezione renale di glucosio, con conseguente natriuresi e diuresi, proporzionali ai livelli di glicemia plasmatica, ma indipendenti dall’azione insulinica. Il principale effetto collaterale è l’aumentata incidenza di infezioni del tratto urogenitale. Le gliflozine hanno mostrato straordinari benefici nei grandi trials di outcome cardiovascolare in pazienti con documentata malattia cardiovascolare o multipli fattori di rischio, con una riduzione significativa delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Questo effetto è stato confermato anche in pazienti affetti da scompenso cardiaco, con e senza diabete, collocando gli SGLT2i nell’armamentario terapeutico dei pazienti con insufficienza cardiaca. Diverse teorie sono state proposte per spiegare gli effetti benefici cardiovascolari degli SGLT2i eppure il preciso meccanismo d’azione non è ancora ben definito.
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Sterpellone, Luciano. « J.F. Kennedy : l'Addison del Presidente ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 1 (3 novembre 2013) : 64–67. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1006.

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Résumé :
Il morbo di Addison era stato diagnosticato a John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti, già agli inizi del 1940, ma era stato tenuto segreto per ragioni politiche e diplomatiche. Insorto probabilmente negli anni della guerra del Pacifico e trattato con atabrina, esso subì, tuttavia, un aggravamento nell'Ottobre del 1947, quando si temette addirittura l'esito letale. Dall'esame autoptico eseguito nel 1963 in occasione del mortale attentato, risulterà trattarsi di una “sindrome poliendocrina autoimmune di tipo 2 (APS-2)”, che può notoriamente coinvolgere più patologie come “morbo di Addison, ipotiroidismo e altre discrinie”. L'Autoimmune Polyendocrine Syndrome (APS) varietà 2 viene oggi considerata malattia autoimmune contrassegnata, oltre che dalla presenza (costante) di morbo di Addison, anche da tireopatia autoimmune e/o diabete mellito tipo 1. La complessa (e, per l'epoca, ancora incerta) associazione di altri fattori patologici (compresa la depressione) comportò il simultaneo impiego di un congruo numero di farmaci: negli ultimi otto anni di vita Kennedy arrivò a prendere 10–12 farmaci al giorno tra antiflogistici, antidolorifici, steroidi, antianemici, antisettici urinari, miorilassanti, ansiolitici e sonniferi.
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Ravasio, Roberto. « Valutazione economica del trattamento con exenatide o sitagliptin di pazienti affetti da diabete tipo 2 in Italia ». Giornale Italiano di Health Technology Assessment 4, no 1 (août 2011) : 1–6. http://dx.doi.org/10.1007/bf03320738.

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Dardano, Angela, Giuseppe Daniele et Stefano Del Prato. « I nuovi farmaci per il diabete : gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT-2i) ». L'Endocrinologo 17, no 5 (octobre 2016) : 259–61. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-016-0241-7.

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Parrini, Iris. « La fibrillazione atriale durante chemioterapia. Quale terapia anticoagulante ? » CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 2 (31 juillet 2022) : 67–73. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-2-9.

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Résumé :
La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia sopraventricolare più comune nella popolazione generale con un aumento dell’incidenza con l’età. La FA può preesistere nei pazienti dopo una diagnosi di cancro o insorgere in pazienti con cancro attivo. La concomitanza tra FA e cancro ha portato a selezionare il trattamento anticoagulante valutando rischio e benefico di una profilassi tromboembolica. Il dilemma più rilevante è non solo il rischio trombotico, ma particolare attenzione si deve porre al rischio di sanguinamento correlato al tipo e stadio del tumore, alle interazioni con chemioterapici, alla diatesi emorragica e alla trombocitopenia. Il processo decisionale nella scelta della terapia anticoagulante per la prevenzione del tromboembolismo nei pazienti con cancro attivo e fibrillazione atriale resta impegnativo, rimanendo una sfida per il clinico. Le eparine a basso peso molecolare (EBPM) hanno indicazioni specifiche, il trattamento con warfarin rimane difficile mentre gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) sono promettenti ma sussistono molte problematiche aperte. Lo scopo di questa review è quello di valutare la scelta della terapia anticoagulante nei pazienti con cancro attivo e FA.
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Ferlin, Alberto. « La terapia con testosterone in uomini ipogonadici previene la progressione da prediabete a diabete tipo 2 : dati da uno studio di registro di otto anni ». L'Endocrinologo 20, no 2 (avril 2019) : 115–16. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00568-3.

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Gnerre, P., G. Pinna et R. Nardi. « Problematiche internistiche in corso di gravidanza ». Italian Journal of Medicine 5, no 1 (30 juin 2017) : 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2017.6.

Texte intégral
Résumé :
<img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>L’internista in ostetricia</strong><br /><em>V. Donvito, A. Maina, L. Balbi, D. Manfellotto</em></p><p class="titolo"><strong>Tromboembolismo venoso in gravidanza</strong><br /><em>A. Fontanella, M. Gino</em> </p><p class="titolo"><strong>Cardiopatie e gravidanza</strong><br /><em>R. Gerloni, D. Panuccio</em> </p><p class="titolo"><strong>Ipertensione arteriosa in gravidanza e preeclampsia</strong><br /><em>F. Saladini, N. Lazzarin, D. Manfellotto</em></p><p class="titolo"><strong>Trombocitopenia in gravidanza</strong><br /><em>R. Mestroni, A. Civardi</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie broncopolmonari in gravidanza<br /> Gravidanza ed apparato respiratorio in fisiologia e patologia</strong><br /><em>O. Para, A. Sacchetta</em></p><p class="titolo"><strong>Management del diabete mellito in gravidanza<br /> Parte 1: Gestante con diabete pregravidico</strong><br /><em>I. Ambrosino, T.M. Attardo, G. Augello</em></p><p class="titolo"><strong>Management del diabete mellito in gravidanza<br /> Parte 2: Il diabete mellito gestazionale</strong><br /><em>T.M. Attardo, I. Ambrosino, G. Augello</em></p><p class="titolo"><strong>Tireopatie in gravidanza</strong><br /><em>E. Barbagelata</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie del fegato e gravidanza</strong><br /><em>P. Crispino, L. Fontanella, M. Visconti, P. Gnerre</em></p><p class="titolo"><em><strong>Hyperemesis gravidarum</strong></em><br /><em>M.S. Montini, P. Gnerre</em></p><p class="titolo"><strong>Batteriuria asintomatica e infezioni delle vie urinarie sintomatiche in gravidanza</strong><br /><em>P. Gnerre, M. Giusti</em></p><p class="titolo"><strong>Terapia antibiotica in gravidanza</strong><br /><em>P. Gnerre, M. Giusti</em></p><p class="titolo"><strong>Conclusioni:<br /> <em>Learning points</em> per chi richiede (e per chi esegue) la consulenza</strong><br /><em>G. Pinna, R. Re</em></p><p class="titolo"> </p>
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Lenzi, Leonardo. « Uno sfondo etico-antropologico per la presa in carico del disabile grave ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 3 (avril 2012) : 9–15. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003002.

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Résumé :
Il presente contributo si propone di: 1) esaminare le principali questioni etiche relative al trattamento e alla cura della persona gravemente disabile, confrontandosi con le difficoltŕ di tipo economico, strutturale e programmatico che essi incontrano; 2) discutere dal punto di vista etico, sulla base di tali considerazioni, il cosiddetto Ashley Treatment, come caso significativo rispetto ai valori in gioco; 3) proporre scenari futuri della relazione di cura del disabile alla luce della maggiore diffusione della PGD e dei progressi della terapia genica; 4) evidenziare i presupposti e le possibili ricadute antropologiche di tali questioni e indicare il contributo offerto dall'antropologia cristiana.
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Timio, Mario. « Malato e medico in dialisi : un approccio alla bioetica ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4 (28 octobre 2013) : 329–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1068.

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Résumé :
Secondo la “legge di Hume” non esiste una goccia di etica che può derivare da una regola scientifica. Tale legge è applicabile ad ogni ambito della scienza, compresa la scienza nefrologica. In dialisi i problemi di bioetica sono molteplici, non ultimi l'inizio della terapia sostitutiva, la scelta del tipo di dialisi, l'autonomia del paziente, il costo della pratica e la sospensione del trattamento. Spesso i problemi clinici e bioetici possono comunque embricarsi. Per favorire la convergenza delle due componenti si fa riferimento ad alcuni punti nodali: 1) principio di verità; 2) principio del valore e della dignità dell'uomo; 3) principio della libertà; 4) problema del consenso informato, 5) principio di giustizia; 5) modelli bioetici che influenzano la pratica clinica. (Bioethics)
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Cosmi, Franco. « Te linee guida : la difficile applicazione tra clinica, scienza, giurisprudenza, sostenibilità economica ed organizzativa ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 2 (14 octobre 2021) : 131–41. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-6.

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Résumé :
Introduzione. Le linee guida sono delle raccomandazioni con diversi livelli di evidenza scientifica messe a punto dagli esperti individuati dalle Autorità Regolatorie e dalle Società Professionali per consentire i migliori standard di intervento diagnostico e terapeutico al momento disponibili. Con la Legge 24/2017 in Italia sono diventate di osservanza giurisprudenziale, anche se a tutt’oggi mancano ancora le raccomandazioni ministeriali previste. Scopo. L’obiettivo dello studio è la valutazione nella pratica ambulatoriale cardiologica corrente dell’adesione alle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) riguardo i 3 principali fattori di rischio cardiovascolare: quelle sull’ipertensione del 2018, sulle dislipidemie e diabete mellito del 2019. Sono state valutate le criticità cliniche, amministrative ed organizzative che rendono difficoltosa la loro applicazione. Metodi e risultati. I target di valori pressori raccomandati dalle linee guida europee nei pazienti con sindrome coronarica cronica ipertesi comportano difficoltà decisionali soprattutto riguardanti la persistenza di valori di pressione sistolica elevata ≥ 140 mmHg con diastolica < 70 mmHg, ritenuti pericolosi dalle linee guida, valori di sistolica < 130 mmHg nelle persone di età ≥ 65 anni e in quelle con valori < 120 mmHg di età inferiore. Sempre in questi pazienti, con dislipidemia, la normativa vigente non prevede la rimborsabilità dei farmaci inibitori PCSK9 nei pazienti con livelli di LDL superiori all’obiettivo indicato di 55 mg/dl ma inferiore a 100 mg/dl. Nei pazienti diabetici a rischio molto elevato non è prevista la possibilità prescrittiva del cardiologo e dei medici di medicina generale degli ipoglicemizzanti appartenenti alle categorie degli SGLT2-i e GLP1-ar nonostante questi farmaci siano raccomandati in classe I A. Per le difficoltà organizzative riscontrate la prescrizione è limitata al 15-20% dei pazienti a rischio cardiovascolare molto elevato. Conclusioni. Le linee guida rappresentano le raccomandazioni per la migliore terapia a disposizione da parte della medicina ufficiale. Esse aiutano il medico a prendere la decisione terapeutica più congrua allo stato dell’arte. Problematiche di ordine clinico, amministrativo ed organizzativo rendono difficili gli adeguati percorsi diagnosticoterapeutici ed assistenziali necessari per la loro applicazione nella pratica clinica rendendo non ottimale il trattamento dei tre principali fattori di rischio cardiovascolare. L’inerzia terapeutica conseguente alla fatica burocratica potrebbe esporre il medico a problematiche medico-legali imputabili più a meccanismi di sistema che alla sua competenza professionale.
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Cosmi, Franco. « Te linee guida : la difficile applicazione tra clinica, scienza, giurisprudenza, sostenibilità economica ed organizzativa ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 2 (14 octobre 2021) : 131–41. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-6.

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Résumé :
Introduzione. Le linee guida sono delle raccomandazioni con diversi livelli di evidenza scientifica messe a punto dagli esperti individuati dalle Autorità Regolatorie e dalle Società Professionali per consentire i migliori standard di intervento diagnostico e terapeutico al momento disponibili. Con la Legge 24/2017 in Italia sono diventate di osservanza giurisprudenziale, anche se a tutt’oggi mancano ancora le raccomandazioni ministeriali previste. Scopo. L’obiettivo dello studio è la valutazione nella pratica ambulatoriale cardiologica corrente dell’adesione alle linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) riguardo i 3 principali fattori di rischio cardiovascolare: quelle sull’ipertensione del 2018, sulle dislipidemie e diabete mellito del 2019. Sono state valutate le criticità cliniche, amministrative ed organizzative che rendono difficoltosa la loro applicazione. Metodi e risultati. I target di valori pressori raccomandati dalle linee guida europee nei pazienti con sindrome coronarica cronica ipertesi comportano difficoltà decisionali soprattutto riguardanti la persistenza di valori di pressione sistolica elevata ≥ 140 mmHg con diastolica < 70 mmHg, ritenuti pericolosi dalle linee guida, valori di sistolica < 130 mmHg nelle persone di età ≥ 65 anni e in quelle con valori < 120 mmHg di età inferiore. Sempre in questi pazienti, con dislipidemia, la normativa vigente non prevede la rimborsabilità dei farmaci inibitori PCSK9 nei pazienti con livelli di LDL superiori all’obiettivo indicato di 55 mg/dl ma inferiore a 100 mg/dl. Nei pazienti diabetici a rischio molto elevato non è prevista la possibilità prescrittiva del cardiologo e dei medici di medicina generale degli ipoglicemizzanti appartenenti alle categorie degli SGLT2-i e GLP1-ar nonostante questi farmaci siano raccomandati in classe I A. Per le difficoltà organizzative riscontrate la prescrizione è limitata al 15-20% dei pazienti a rischio cardiovascolare molto elevato. Conclusioni. Le linee guida rappresentano le raccomandazioni per la migliore terapia a disposizione da parte della medicina ufficiale. Esse aiutano il medico a prendere la decisione terapeutica più congrua allo stato dell’arte. Problematiche di ordine clinico, amministrativo ed organizzativo rendono difficili gli adeguati percorsi diagnosticoterapeutici ed assistenziali necessari per la loro applicazione nella pratica clinica rendendo non ottimale il trattamento dei tre principali fattori di rischio cardiovascolare. L’inerzia terapeutica conseguente alla fatica burocratica potrebbe esporre il medico a problematiche medico-legali imputabili più a meccanismi di sistema che alla sua competenza professionale.
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Stallone, G., B. Infante et L. Gesualdo. « Malattia renale policistica autosomica dominante. Nuovi approcci terapeutici “Ottimisti per diritto” ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no 3 (24 janvier 2018) : 48–54. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1233.

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Résumé :
La malattia renale policistica autosomica dominante (Autosomal Dominant Polycystic Kidney Disease, ADPKD), è la più comune forma di malattia renale cistica e rappresenta, nel mondo, la causa di terapia sostitutiva emodialitica nel 7–10% dei pazienti. Sono noti due tipi di malattia policistica: il tipo I è causato da mutazioni del gene PKD1, che codifica per la policistina-1, è la forma più diffusa e aggressiva e colpisce soggetti di età giovane; il tipo II è causato da mutazioni del gene PKD2 che codifica per la policistina-2 e rappresenta il 10–15% dei casi, a evoluzione più lenta. Clinicamente, le cisti si svilup-pano a livello renale, epatico, pancreatico e intestinale. Il dolore cronico, la chirurgia palliativa, l'insufficienza renale, la dialisi, il trapianto, come anche la morte, sono tutte conseguenze di questa malattia genetica che non ha ancora una terapia medica per rallentare o arrestare la sua progressione. Di grande interesse per il suo potenziale terapeutico, è la dimostrazione che la Policistina-1, formando un complesso con la tuberina (la proteina la cui mutazione causa la sclerosi tuberosa), agisce come un inibitore endogeno dell'attività del mammalian Target of Rapamycin (mTOR). Se mutato, come nell'ADPKD, tale meccanismo inibitorio viene compromesso e ciò favorirebbe lo sviluppo delle cisti. I recenti discordanti risultati di alcuni studi nell'uomo sull'uso di un inibitore di mTOR in pazienti affetti da ADPKD, possono generare interrogativi e confusione, ma diverse e molteplici possono essere le ragioni per cui tali studi hanno portato a conclusioni diverse fra di loro. A questo punto, è d'obbligo porsi l'interrogativo se questi risultati siano la fine o possano essere l'inizio di nuovi studi. Agli Autori piace considerare la seconda ipotesi, in quanto tutti gli studi di biologia molecolare, quelli preclinici, e su animali, hanno confermato la “bontà” del percorso intrapreso. Questa rassegna viene proposta per fare chiarezza sui risultati di tali studi e per dare una speranza concreta, secondo l'opinione degli Autori, sulla possibilità di riuscire a scoprire una cura per tale patologia.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, A. Nella, R. De Blasi et A. Carella. « La risonanza magnetica nella Neurosarcoidosi ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 899–907. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700609.

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Résumé :
La sarcoidosi è una malattia infiammatoria granulomatosa poco comune, ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da abnorme incremento dell'immunità cellulo mediata nei siti di lesione, sotto forma di noduli sarcoidei. Il sesso più colpito è quello femminile con età di insorgenza compresa fra i 20 e i 40 anni. Sono state formulate diverse ipotesi eziopatogenetiche nel tentativo di identificare l'agente capace di coinvolgere i meccanismi responsabili dell'accumulo di linfociti e di macrofagi nella sede di lesione. Oltre alla teoria similtumorale alcuni autori propongono che alla base del processo vi sia un'anomala risposta immunitaria ereditaria e/o acquisita ad uno stimolo virale. Il maggior numero degli studiosi propende per una terza ipotesi che prevederebbe un antigene specifico, la cui eliminazione risulterebbe difficoltosa, innescando una cronica reazione di risposta immunitaria. La diagnosi di sarcoidosi si basa attualmente sulla positività scintigrafica di Gallio 67 con accumulo in sedi polmonari e delle ghiandole salivari accoppiata alla ricerca del SACE (enzima sierico di conversione dell'angiotensina). Il coinvolgimento del Sistema Nervoso Centrale in corso di Sarcoidosi avviene in una percentuale variabile dal 10 al 20% dei casi, talvolta di solo riscontro autoptico. Una sintomatologia d'esordio di tipo neurologico avviene nel 2,5% dei casi. La neurosarcoidosi isolata è rara e costituisce il 5% dei casi. La diagnosi di neurosarcoidosi isolata è spesso difficile per l'impossibilità di giungere ad una diagnosi di certezza non ricorrendo al dato bioptico. Nel SNC le sedi di localizzazione possono essere molteplici, interessando strutture in rapporto alla presenza del sistema reticolo istiocitario, quali il peduncolo vascolare ipofisario, l'ependima, i plessi corioidei, le leptomeningi. Il nostro studio si basa sull'esperienza personale di 7 casi, esaminati mediante RM prima e dopo somministrazione di Gadolinio DTPA. In 5 casi su 7 è stata rilevata la localizzazione del processo a livello dell'asse ipotalamo ipofisario e di tali pazienti 3 presentavano sintomi riferibili alla sede di lesione (diabete insipido, amenorrea, riduzione della libido, obesità). In 3 pazienti sono state rinvenute lesioni meningee a livello del seno cavernoso e della meninge corticale. In 1 paziente infine erano presenti localizzazioni multiple rilevate in successione temporale: peduncolo ipofisario, meninge corticale, epifisi, VII° e VIII° nervo cranico di sinistra e quindi del II° e VIIP° di destra. I rilievi neuroradiologici non sono patognomonici ma mimano lesioni di diversa eziologia nelle sedi succitate. Nella localizzazione al SNC di malattia sarcoidosica sistemica la RM conferma il dubbio clinico di lesioni in sedi tipiche. D'altro canto in assenza di altre localizzazioni la RM ha infatti solo il ruolo di diagnosi di esistenza di lesione. Solo nei casi di scomparsa o riduzione di lesioni meningee e dell'asse ipotalamo ipofisario dopo terapia steroidea mediante un accurato studio longitudinale di immagini, la RM puo' supportare l'ipotesi diagnostica di neurosarcoidosi isolata.
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De Girolamo, Giovanni, Valentina Candini, Laura Iozzino et Cristina Zarbo. « Ricerca in salute mentale : un decennio di progetti all'IRCSS Fatebenefratelli ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (septembre 2020) : 83–113. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002006.

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Résumé :
In Italia il sistema degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) rappresenta, da decenni, il pilastro fondamentale della ricerca condotta all'interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia è l'unico in Italia ad avere come area ufficiale di riconoscimento la psichiatria. L'obiettivo di questo capitolo è di descrivere e discutere le attività di ricerca condotte dall'Unità Operativa di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa (UOPEV) dell'IRCCS Fatebenefratelli in oltre un decennio (2009-2020). Tali attività di ricerca si collocano all'interno di tre grandi aree: la ricerca epidemiologica, la ricerca clinica e la health services research. I progetti relativi alla ricerca epidemiologica presentati riguardano lo studio della prevalenza dei disturbi mentali e da uso di sostanze nella popolazione generale (WMHSI), le caratteristiche dei pazienti trattati nelle strutture residenziali (PERDOVE), i fattori prognostici di esito di pazienti anziani ospedalizzati (PERDOVE-anziani), la prevalenza e l'incidenza dei disturbi depressivi in persone affette da diabete di tipo 2 (INTERPRET-DD), le caratteristiche socio-demografiche, cliniche ed assistenziali di pazienti con una storia grave di violenza (VIORMED ed EU-VIORMED), e l'impiego di dispositivi di telemedicina per la gestione dei pazienti con depressione, sclerosi multipla o epilessia (RADAR-CNS). Tra i progetti di ricerca clinica verranno discussi in particolare un trial sull'impiego della ossitocina intranasale per il trattamento di pazienti con diagnosi di schizofrenia (OXIS), la psicoeducazione per pazienti con disturbo bipolare, e il progetto DIAPASON. Infine, nell'ambito del macro-settore di ricerca dei servizi di salute mentale sarà presentato il progetto MILESTONE. Tale excursus consentirà di intrecciare e discutere criticamente lo stato della pratica clinica e della ricerca in psichiatria, e consentirà di formulare delle proposte su aree di ricerca innovative nel prossimo decennio.
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Vernieri, Claudio, Pietro Indelicato et Giuseppe Capri. « Efficacia della combinazione lapatinib-capecitabina in una paziente con carcinoma mammario HER2-positivo metastatico e con resistenza primaria a due linee di terapia con agenti anti-HER2 ». AboutOpen 3, no 1 (29 décembre 2017) : 125–29. http://dx.doi.org/10.19156/abtpn.2017.0029.

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Résumé :
La sovraespressione dell’oncoproteina HER2 (human epidermal growth factor receptor 2), spesso sostenuta dall’amplificazione del corrispondente oncogene HER2, si verifica in circa il 15-20% dei carcinomi mammari ed è associata a una rapida crescita tumorale e a un comportamento clinico aggressivo. L’introduzione di farmaci capaci di inibire l’attività biologica di HER2, come trastuzumab, pertuzumab, trastuzumab emtansine (T-DM1) e lapatinib, ha drasticamente migliorato la prognosi delle pazienti affette da questo tipo di neoplasia. La combinazione dei due inibitori di HER2, trastuzumab e pertuzumab, insieme con un taxano (paclitaxel o docetaxel), è attualmente considerato il trattamento di prima scelta per pazienti affette da carcinoma mammario metastatico HER2-positivo, mentre il T-DM1 viene ritenuto il trattamento da preferire dopo il fallimento della terapia di I linea. Viene qui presentato il caso di una donna di 56 anni affetta da carcinoma mammario HER2-positivo con secondarismi ossei ed encefalici, resistente sia al doppio blocco trastuzumab-pertuzumab che a T-DM1, ma sensibile alla combinazione lapatinib-capecitabina in III linea e a vinorelbina-trastuzumab in IV linea. (Oncology)
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Andreula, C., et I. Kambas. « Il dolore lombosacrale da ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata ». Rivista di Neuroradiologia 15, no 4 (août 2002) : 421–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500411.

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Résumé :
La patogenesi del dolore lombo-sacrale è ancora motivo di discussione e potrebbe essere sostenuta non solo da fattori meccanici diretti di compressione del disco (protrusione o ernia) sul nervo con conseguente alterazione della guaina mielinica, ma anche da fattori meccanici indiretti generati da stasi venosa e conseguente ischemia delle radici particolarmente sensibili all'ipossia e da fattori infiammatori di tipo immunomediato e di tipo bioumorale legati al disco. La gestione del paziente lombosciatalgico affidata al chirurgo dopo il fallimento della terapia medica, conservativa e fisiatrica ha rivelato che nelle casistiche chirurgiche più equilibrate la percentuale di successo degli interventi per ernia del disco lombosacrale si aggira sul 95–98% a breve termine con un'incidenza di reale recidiva erniaria nel 2–6%, la percentuale di successo scende a distanza fino all' 80–85%, per la comparsa di sintomatologia legata al fallimento chirurgico (Failed Back Surgery Sindrome FBSS), caratterizzata da recidive e/o cicatrici ipertrofiche, con sintomi rilevanti nel 20%, e vera e propria FBSS nel 15%. Tali dati hanno indotto a ricercare sempre nuove tecniche microchirurgiche per ridurre tali risultati indesiderati e contemporaneamente sono state approntate tecniche di trattamento percutaneo secondo procedure intervenzionali (chemiodiscolisi con chimopapaina, con ossigeno-ozono, nucleoaspirazione secondo la tecnica di Onik …) per ridurre al minimo da un lato l' “invasività” chirurgica, e dall'altro le non rare complicazioni di natura infettiva correlate all'intervento. Tutte le tecniche percutanee sono atti medici poco invasivi, con tempi di ospedalizzazione brevi. Il loro approccio extra canale spinale elimina i rischi connessi all'atto chirurgico di cicatrice post-operatoria, spesso responsabile di recidiva di sintomatologia dolorosa. Hanno inoltre il vantaggio di essere ripetibili nello stesso paziente senza precludere in caso di insuccesso il ricorso alla chirurgia tradizionale. Le percentuali di successo riportate da numerose casistiche si aggirano sul 65–75% di risultati ottimi o buoni. Queste procedure interventistiche spinali agirebbero sulla genesi meccanica del dolore riducendo quantitativamente il materiale nucleare, ma non espleterebbero alcuna azione sulla componente infiammatoria di origine radicolare e/o gangliare, talvolta causa autonoma del dolore. Pertanto in corso di trattamento di chemiodiscolisi con miscela di ossigeno-ozono, si è proceduto all'aggiunta di infiltrazione periradicolare e periganglionare con ossigeno-ozono, steroidi e anestetici. Gli autori riportano la loro personale esperienza sull'utilizzo del trattamento di Chemiodiscolisi con nucleoptesi con ossigeno-ozono con infiltrazione periradicolare e periganglionare nelle ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata.
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Della Puppa, A., P. Drigo, I. Mammi, P. Amistà, R. Iavicoli, P. A. Battistella et C. Carollo. « Angiomi cavernosi multipli cerebrali ed epatici ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 4 (novembre 1993) : 419–27. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600407.

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Résumé :
Gli angiomi cavernosi cerebrali (ACC) sono una delle malformazioni vascolari del SNC meno frequenti. É nota peraltro la possibilità di ricorrenza familiare con modalità di trasmissione autosomica dominante. Presentiamo una famiglia italiana, seguita lungamente nel tempo, in cui 10 soggetti in 4 generazioni presentano ACC. Il reperto cerebrale era associato ad angioma cavernoso epatico (ACE) in 2 soggetti e ad angioma cavernoso retinico (ACR) in uno. La TC, eseguita in 9 soggetti, ha dimostrato una maggior capacità rispetto alla RM di rilevare le calcificazioni spesso presenti in queste malformazioni; la RM ha evidenziato d'altra parte un numero maggiore di cavernomi, soprattutto in sede sottotentoriale. 7 pazienti sono stati sottoposti ad esame angiografico con tecnica digitale sottrattiva. In nessun caso è stata dimostrata malformazione angiomatosa di tipo artero-venoso ed in 1 solo caso è stata rilevata una lieve persistenza di contrasto nelle fasi capillare-venose. Riteniamo meritevole di segnalazione questa famiglia per: l'associazione di ACC con ACE segnalata in 1 solo caso in letteratura (Filling - Katz) e la contemporanea associazione, pur in un solo paziente, di ACR; la costante molteplicità delle lesioni cerebrali, quasi sempre presenti sia in sede sopra che sottotentoriale; il contrasto tra la povertà dei sintomi e l'imponenza del quadro radiologico e la sua variabilità espressiva nelle diverse generazioni; l'elevato numero di soggetti affetti rispetto ad altre famiglie riportate in letteratura. I rilievi clinico-radiologici nella presente casistica ed i dati riportati dalla letteratura suggeriscono la necessità di uno studio neuroradiologico complementare TC ed RM nei soggetti affetti da ACC e nei familiari. Va peraltro tenuta presente la possibilità attuale di selezionare i pazienti da sottoporre ad angiografia tradizionale sulla base dei reperti ottenibili con angio-RM. Va sottolineata infine l'opportunità di una attenta e ponderata valutazione della terapia chirurgica proposta da molti autori, data la relativa benignità del decorso clinico riscontrata nei soggetti della nostra serie casistica.
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Gnerre, Guest Editors : P., M. Campanini, A. Fontanella et R. Nardi. « II ruolo degli omega-3 nel paziente pluripatologico complesso : dalle evidenze alla pratica clinica in Medicina Interna ». Italian Journal of Medicine 3, no 1 (30 septembre 2015) : 241. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2015.3.

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Résumé :
<img src="/public/site/images/pgranata/intro.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>II ruolo degli omega-3 nel paziente pluripatologico complesso</strong> 241<br /><em>M. Campanini, R. Nardi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>II ruolo degli omega-3 nella prevenzione dell’ipertrigliceridemia pura e iperlipemia combinata, ma non solo: dalle evidenze alla pratica clinica</strong> 247<br /><em>P. Gnerre, O. Para, G. Balbi</em></p><p class="titolo"><strong>Gli omega-3 nell’obesità e nell’insulino-resistenza</strong> 260<br /><em>M. Poggiano</em></p><p class="titolo"><strong>Gli omega-3 nel diabete mellito di tipo 2</strong> 262<br /><em>M. Poggiano</em></p><p class="titolo"><strong>Gli effetti degli omega-3 sulle aritmie</strong> 265<br /><em>C. Cenci</em></p><p class="titolo"><strong>Gli effetti degli omega-3 nella prevenzione dell’infarto miocardico</strong> 269<br /><em>R. Gerloni</em></p><p class="titolo"><strong>Omega-3 e scompenso cardiaco</strong> 274<br /><em>R. Gerloni</em></p><p class="titolo"><strong>I prodotti naturali: una possibile alternativa alle statine per la riduzione del colesterolo</strong> 279<br /><em>M.C. Pasquini</em></p><p class="titolo"><strong>Nutrizione, omega-3 e cancro</strong> 288<br /><em>A. Mazza, G. Rubello, G. Mazza</em></p><p class="titolo"><strong>Gli omega-3: trigliceridi naturali o esteri etilici?</strong> 301<br /><em>P. Zuccheri, C. Iacono, G. Benini</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/concl.jpg" alt="" /><p class="titolo"><strong>II ruolo degli omega-3 nel paziente pluripatologico complesso: dalle evidenze alla pratica clinica in Medicina Interna</strong> 306<br /><em>A. Fontanella</em></p>
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Balducci, Stefano, Gianvito Rapisarda, Francesco Mantia et Giuseppe Pugliese. « ATTIVITÀ FISICA/ESERCIZIO FISICO NELLA TERAPIA DEL DIABETE DI TIPO 2 ». il Diabete 31, no 4, dicembre 2019 (20 décembre 2019). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1904c.

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Cioffi, Iolanda, Valentina Ponzo et Simona Bo. « RUOLO DEL DIGIUNO E DELLA RESTRIZIONE CALORICA NELLA TERAPIA DEL DIABETE TIPO 2 ». il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (15 décembre 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804b.

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Résumé :
L’incremento epidemico del diabete mellito di tipo 2 (DMT2) è strettamente correlato con l’aumento dell’obesità a livello mondiale (1). È noto che una riduzione modesta del peso corporeo compresa tra il 5% ed il 10% può migliorare il compenso glicemico o prevenire l’insorgenza del DMT2 (2-3). L’intervento dietetico è universalmente considerato il caposaldo nella prevenzione, gestione e trattamento della patologia e delle complicanze ad esso associate (4). Attualmente c’è un crescente interesse verso i regimi dietetici basati sull’intermittenza di digiuno o di restrizioni caloriche estreme (5-6). Tuttavia, vi è anche una certa confusione in merito alla definizione di restrizione energetica intermittente. È ipotizzabile che alcune delle modificazioni che si verificano durante il digiuno protratto possano essere benefiche per i pazienti affetti da DMT2 (per es. la riduzione dell’insulino-resistenza, l’aumento della lipolisi, l’utilizzo preferenziale dei corpi chetonici a livello cerebrale, la conseguente riduzione della neoglucogenesi, la perdita di massa grassa), ma non è chiaro in quale misura questi meccanismi operino realmente negli attuali regimi di digiuno studiati. Complessivamente, nei soggetti sani, l’effetto di restrizioni caloriche intermittenti sul peso corporeo e sul profilo cardio-metabolico sembra essere comparabile alla restrizione calorica continua. I dati sui pazienti affetti da DMT2 sono ad oggi pochi e spesso contrastanti (7-8). In questa rassegna, analizzeremo le evidenze ad oggi presenti in letteratura sull’effetto del digiuno e/o delle restrizioni caloriche intermittenti per la prevenzione ed il trattamento del DMT2.
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« Lettere al Direttore ». Cardiologia Ambulatoriale 29, no 1 (30 mai 2021) : 83–84. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-10.

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Résumé :
Pubblichiamo volentieri questa lettera indirizzata al Presidente Nazionale ARCA e agli Editors di Cardiologia Ambulatoriale dal Consiglio Direttivo e dai Soci di ARCA Umbria. Il titolo è particolarmente intrigante: La terapia del diabetico cardiopatico: il cardiologo dimezzato. Il tema, quello dei nuovi farmaci inizialmente proposti per il trattamento del diabete tipo 2 (SGLT2-i e GLP-1 ra) è quanto mai attuale, tanto che una intera rassegna in questo numero della Rivista e larga parte dell’Editoriale iniziale sono dedicate alla trattazione dello stesso argomento. Questi farmaci hanno oltrepassato lo stretto confine della terapia antidiabetica, per assumere indicazioni evidence-based nel trattamento del paziente cardiopatico, sia esso diabetico o non diabetico. Tuttavia i cardiologi non sono attualmente autorizzati a prescrivere liberamente in regime di rimborsabilità questi farmaci, privando di fatto i loro pazienti di benefici tangibili. ARCA Umbria è sempre stata sensibile a sottolineare, come in questo caso, il chiaro gap fra le evidenze scientifiche e la giurisdizione medica.
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Maldonato, Aldo. « IN ALTA QUOTA CON IL DIABETE TIPO 1 ». il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (15 décembre 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804a.

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Résumé :
A quasi un secolo dalla scoperta dell’insulina, la terapia del diabete tipo 1 ha fatto e continua a fare enormi progressi, tanto che un diabetologo degli anni Settanta (per esempio chi scrive) piovuto improvvisamente oggi fra noi farebbe fatica a raccapezzarsi fra insuline “ingegnerizzate”, penne monouso, microinfusori, misuratori della glicemia in continuo e algoritmi di correzione. Da una parte ciò non soddisfa appieno né i pazienti né gli operatori sanitari, i quali – tutti – auspicano che si arrivi alla scomparsa della malattia (guarigione anziché cura, ovvero cure vs care), tuttavia non si può negare che i progressi della cura hanno liberato i pazienti da tante schiavitù che li affliggevano ancora trent’anni fa, e ciò ha consentito ai giovani con diabete di cimentarsi con successo in tutte le discipline sportive (1-2), incluse quelle considerate “estreme” e una volta “proibite” ai diabetici. Fra queste, l’alpinismo – in tutte le sue declinazioni – presenta caratteristiche particolari perché, accanto ad alcuni aspetti decisamente favorevoli, come la durata medio-lunga dell’esercizio e un’intensità di sforzo che si mantiene per lo più nell’ambito aerobico, esso si svolge in un ambiente in cui le normali attività metaboliche avvengono in presenza di una minore pressione parziale di ossigeno atmosferico, e chi lo pratica deve sapere far fronte a numerosi pericoli oggettivi e soggettivi (3). Le modificazioni ormonali, cardio-respiratorie, renali e metaboliche indotte dall’alta quota sono state oggetto di studio da molti anni, ma non sempre è stato facile definirle in modo univoco a causa dell’elevato numero di variabili in gioco (tipo e intensità dello sforzo, grado di allenamento, stato nutrizionale, condizioni ambientali e meteorologiche, quota effettiva…), e della difficoltà di effettuare studi controllati su numeri sufficienti di soggetti in condizioni riproducibili. Per quanto riguarda le “persone con diabete tipo 1” (D-T1), le poche ricerche effettuate hanno mirato a chiarire se l’alta quota è alla loro portata e se può precipitare/accelerare la comparsa delle complicanze tardive.
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Toffalini, Anna, Alessandro Mantovani et Giacomo Zoppini. « La terapia insulinica nel diabete mellito di tipo 2 ». il Diabete 34, no 1 (12 mai 2022). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2201b.

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Résumé :
Type 2 diabetes is a very common metabolic disorder worldwide. The main defects of this disease are insulin resistance and a β cell dysfunction, leading to a reduction of insulin secretion over time. Insulin secretion is a complex mechanism that involves interactions among all the cells of the pancreatic insula. In addition, glucolipotoxicity may affect reversibly insulin secretion in type 2 diabetes. In recent years, several novel treatments have been becoming available for type 2 diabetes, nevertheless insulin still maintains an important role overall in specific situations including severe metabolic decompensation or pregnancy. The aim of the present narrative review is to discuss the main indications of insulin in the treatment of type 2 diabetes.
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Bellei, Giulia, Angela Vazzana, Alessandra dei Cas, Riccardo Bonadonna et Maria Maddalena Micheli. « Fenotipi clinici del diabete di tipo 2 e nuovi farmaci anti-diabete ». Il Diabete 30, no 2 (30 juillet 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1802b.

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Marselli, Lorella. « LA GENETICA AL LETTO DEL PAZIENTE : COME MIGLIORARE LA SALUTE CARDIOVASCOLARE NEL DIABETE ». il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (15 décembre 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804g.

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Résumé :
Nonostante le recenti novità di gestione farmacologica dell’iperglicemia e l’intensificazione del controllo dei classici fattori di rischio cardiovascolare, le persone affette da diabete continuano ad avere un rischio di sviluppare un evento cardiovascolare che è da 2 a 4 volte maggiore rispetto a soggetti non affetti dal diabete (1). Per questo motivo la malattia cardiovascolare (CVD), che include la malattia coronarica (CHD), l’arteriopatia periferica e la malattia cerebrovascolare, rappresenta ancora la più importante tra le complicanze del diabete. Il rischio di malattia cardiovascolare aumenta nel diabete di tipo 2 anche per la presenza di numerose altre comorbidità pro-aterogene, oltre all’insulino-resistenza, come l’ipertensione e la dislipidemia, che frequentemente accompagnano questa condizione (2). Se da un lato l’impegno nella pratica e ricerca clinica è indirizzato nel tentativo di arrestare l’avanzata dell’epidemia del diabete (e dell’obesità), al contempo, per tutti quei soggetti in cui non è possibile evitare l’insorgenza del diabete, risulta essenziale spingersi verso lo sviluppo di strategie innovative che possano ridurre l’incidenza e il peso delle complicanze cardiovascolari. Nello specifico, ad oggi, le necessità cliniche e quindi gli obiettivi della ricerca sono volti verso l’individuazione di nuove strategie preventive in grado di colpire quei meccanismi fisiopatologici che legano direttamente le alterazione metaboliche del diabete all’aterosclerosi, strategie che siano quindi ottimizzate per la prevenzione cardiovascolare dei soggetti diabetici.
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Avogaro, Angelo. « L’importanza dell’early treatment nella gestione del diabete mellito di tipo 2 ». il Diabete 32, N. 1, 2020 (6 mai 2020). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2001h.

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Randazzo, Cristiana, Carola Buscemi et Anna Maria Barile e Silvio Buscemi. « Crononutrizione : una tematica emergente nella gestione del diabete di tipo 2 ». Il Diabete 34, no 4 (22 décembre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2204c.

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Résumé :
Evidence has been accumulated that a different timing in the consumption of meals, namely the chrononutrition, is able to influence the daily metabolic biorhythms, influencing the onset and possibly the treatment of clinical conditions as obesity and diabetes, including the possibility of independently influencing the cardiovascular risk. Behaviors originating from new social customs are able to interfere with these physiological mechanisms activating of genes and proteins that make individuals more or less flexible, capable of adaptation. So, the inability to adapt could favor a higher risk to health. Therefore, chrononutrition is a characteristic of the diet that is important to address further to the amount of energy and macronutrient intake. Once again, even in this area, the Mediterranean dietary style proves to be a healthy reference approach.
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Greco, Alessia, Pia Montanucci, Teresa Pescara et Giuseppe Basta e Riccardo Calafiore. « Terapia cellulare e molecolare sperimentale del diabete mellito di tipo 1 con cellule staminali : stato attuale ». Il Diabete 34, no 03 (28 octobre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2203f.

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Résumé :
Advances in cell and molecular technology have fostered development of innovative approaches to manage type 1 diabetes mellitus. The main focus is to replace destroyed β cells by induced pluripotent-(hiPSC) and/or mesenchymal stem cells (hMSC) thanks to multi-step differentiation protocols. The aim is to obtain β-like cells invisible to the host's immune system by their physical envelopment within recombinant, last generation biopolymers that prevent contact between embodied cells and host’s immune system, thereby avoiding recipient’s general immunosuppression with its global side effects.
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Costanzo, Gabriele, et Francesco Frasca. « Agonisti del recettore del GLP1 e infiammazione : non solo compenso glicemico ». L'Endocrinologo, 16 mai 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01064-x.

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Résumé :
SommarioI farmaci agonisti del recettore del Glucagon-like peptide 1 (GLP1) sono ormai da diversi anni protagonisti nella gestione terapeutica del paziente affetto da diabete mellito tipo 2. Oltre alla significativa efficacia sull’omeostasi glicemica, alcuni membri di questa categoria di farmaci trovano inoltre indicazione nel trattamento dell’obesità. Ultimamente, le evidenze in letteratura hanno infine suggerito un ruolo protettivo sulla salute cardiovascolare, tanto che le più recenti linee guida italiane e internazionali promuovono il loro impiego nei soggetti diabetici ad alto rischio. Il possibile ruolo dei farmaci agonisti del GLP1R (GLP1RAs) sui meccanismi alla base dell’infiammazione cronica e la pressoché ubiquitaria distribuzione dei recettori per il GLP1 potrebbero, in realtà, spiegare l’enorme versatilità di questi farmaci.
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Graziadio, Chiara, Emanuele Filice, Daniela Laudisio, Francesca Marino et Annamaria Colao. « Nuove intuizioni nelle differenze di genere del trattamento delle complicanze cardiovascolari e renali del diabete mellito di tipo 2 ». L'Endocrinologo, 21 septembre 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01168-4.

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Mirabelli, Maria, Eusebio Chiefari, Daniela Foti et Antonio Brunetti. « Attività fisica e diabete mellito gestazionale : necessario muoversi verso una prevenzione di precisione ». L'Endocrinologo, 27 janvier 2023. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-023-01206-9.

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Résumé :
SommarioIl diabete mellito gestazionale (DMG), è il disordine endocrino-metabolico a maggiore prevalenza nelle donne in gravidanza e si associa a un alto rischio di complicanze materno-fetali. L’eziologia di tale condizione è complessa e multifattoriale, con fattori di rischio e meccanismi patogenetici in gran parte comuni a quelli del diabete mellito di tipo 2 (DMT2), il quale spesso compare nelle donne che hanno una storia di DMG anche a soli pochi anni di distanza dal parto. Tuttavia, mentre per la prevenzione del DMT2 gli interventi multimodali di modifica dello stile di vita, comprendenti programmi di attività fisica o esercizio fisico, uniti a cambiamenti nutrizionali e comportamentali, sono associati a benefici certi, lo stesso non vale per il DMG, per cui esistono evidenze scientifiche di natura osservazionale e sperimentale a volte contrastanti. Dall’analisi della letteratura più recente, riassunta in questa rassegna, emerge la necessità di spostare l’attenzione della ricerca sugli effetti di una prevenzione di precisione, che adatti il timing di inizio, la tipologia e l’intensità del programma di esercizio fisico per la prevenzione del DMG alle caratteristiche fisiologiche delle singole gestanti. Si ravvisa, inoltre, il bisogno di estendere la “finestra d’intervento” al periodo preconcezionale per massimizzare le possibilità di successo, soprattutto nelle donne ad alto rischio.
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Frigerio, Francesco, Eleonora Poggiogalle et Lorenzo M. Donini. « Definizione di dieta chetogena : creatività o confusione ? » L'Endocrinologo, 8 novembre 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01178-2.

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Résumé :
SommarioDescritte per la prima volta negli anni’20 del Novecento, le diete chetogeniche sono passate da dietoterapia “di nicchia” per epilessie farmaco-resistenti o secondarie a rare malattie metaboliche (es. deficit di GLUT-1), a trattamento diffuso di patologie associate a malnutrizione per eccesso (diabete mellito di tipo 2, obesità). Attualmente non esiste una definizione univoca, ma si possono individuare tre classificazioni che combinano elementi differenti (composizione in macronutrienti, bilancio energetico, rapporto chetogenico) e risultano, pertanto, tra loro complementari. L’eterogeneità nella nomenclatura ha contribuito a generare false convinzioni sulla dieta chetogena, talvolta accostata a protocolli “low-carb” o “iperproteici”. Fare chiarezza non rappresenta quindi un mero esercizio accademico, ma un imperativo sia della ricerca sia della pratica clinica.
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« Fattori nutrizionali, metilazione del DNA e rischio di diabete di tipo 2 e obesità : nuove sfide e prospettive future ». il Diabete 33, no 3 (octobre 2021). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2103f.

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Fiorentino, Teresa Vanessa, et Giorgio Sesti. « Iperglicemia alla prima post-carico orale : implicazioni per la previsione e la diagnosi del diabete di tipo 2 ». il Diabete 32, no 4 (1 décembre 2020). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2004d.

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