Articles de revues sur le sujet « Teoria dello Stato »

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Wacquant, Loic. « La regolazione punitiva della povertÀ nell'epoca neoliberale ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 45 (février 2013) : 77–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045007.

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Résumé :
L'articolo, che sintetizza le tesi esposte in Punishing the Poor, tenta di elaborare una teoria dello Stato all'epoca del neoliberismo. Secondo l'autore, le politiche economiche restrittive basate sullo sfruttamento del lavoro dequalificato e sullo sgretolamento delle acquisizioni sociali, da un lato, e la svolta securitaria e penitenziaria nella gestione della criminalitÀ, dall'altro, rappresentano le due facce della stessa medaglia. Quel che ne emerge č una visione sommamente contradditoria dello Stato: decisamente liberale in sede economica e tollerante verso le élite; profondamente attivo e violento in ambito giuridico e nei confronti degli ultimi.
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2

Loriedo, Camillo, Silvia Solaroli et Giorgia Bilardi. « Verso un modello sistemico del trauma nella relazione di coppia ». RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 32 (novembre 2010) : 5–32. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-032001.

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Résumé :
L'attenzione riservata al trauma e alle loro vittime negli ultimi 25 anni č stata prevalentemente rivolta all'individuo che ne č stato vittima, secondo la Teoria dello Stress Traumatico Primario. Gradualmente, l'osservazione degli effetti diretti e indiretti degli eventi traumatici ha condotto alcuni studiosi a considerare con interesse alcuni aspetti sistemici del trauma, elaborando quella che Figley ha definito Teoria dello Stress Traumatico Secondario. Tuttavia, l'acquisizione di una vera e propria ipotesi sistemica del trauma č un evento del tutto recente, cosě come la scoperta che le sue conseguenze vengono amplificate all'interno della coppia e della famiglia. Analogamente, la coppia e la famiglia offrono una possibilitŕ di approccio al Disturbo Post Traumatico da Stress che viene attualmente riconosciuta come particolarmente indicata ed efficace per la risoluzione delle problematiche legate al trauma e alle sue conseguenze individuali e relazionali.
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3

Colao, Floriana. « La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione ». Italian Review of Legal History, no 8 (21 décembre 2022) : 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Résumé :
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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Simonazzi, Annamaria. « Due presidenti, due banchieri centrali, due crisi ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 3 (septembre 2010) : 141–52. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003008.

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La crisi attuale ha suscitato un acceso dibattito sui limiti e sulle responsabilitŕ della teoria economica che ha dominato negli ultimi decenni. Alla teoria economica viene sostanzialmente contestata una fortissima fiducia nella capacitŕ di autoregolazione dei mercati. Da questo assunto derivano, come corollario, l'inesistenza di problemi di domanda aggregata, grazie al meccanismo riequilibratore dei prezzi, e la diffidenza verso l'intervento dello stato. L'obiettivo di questa lezione č quello di ripercorrere l'interpretazione della crisi alla luce di impostazioni teoriche che sono state dimenticate in questi anni, ma che hanno costituito il nucleo dell'insegnamento di Nando Vianello.
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Fabbroni, Roberto, Andrea Sassola et Lorenzo Paride Capello. « Psicosomatica, PNEI e PNEIS spiegate attraverso la Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato – TCCU ». Scienze Biofisiche 3, no 1 (octobre 2021) : 1–32. http://dx.doi.org/10.48274/ibi11.

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Résumé :
La Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato – TCCU, analizza lo stato di Benessere e quello di Malessere attraverso la Consapevolezza che l’essere umano possiede della vita che sta vivendo. Si intende qui spiegare i processi psicologici di funzionamento legati alla salute di una persona in relazione ai campi di Energia-Informata che lo compongono e le loro interazioni con tutti gli altri campi esistenti in natura. Questo, secondo correlazioni e interconnessioni esistenti, di tipo Biofisico e Energetico-Informazionale, ci porterebbero alla conferma in cui lavisione di corpo-mente e Spirito è frutto di interconnessioni, che sono sostanzialmente uniti e sicuramente non separati. In questo contesto diviene rilevante l’acquisizione e l’aumento della personale Consapevolezza che è un processo profondo, intimo e fondamentale per la Salute e che non è semplicemente uno stato di coscienza attiva ma è un Ente senziente mediatore tra i campi che compongono l’essere umano. La Psicosomatica, la PNEI e la PNEI-S, rappresentano tre percorsi dello stato di benessere/malessere di una persona che vanno a sovrapporsi tra di loro in un processo evolutivo di analisi dello stato d’essere che inizia con la Psicosomatica ed evolve in PNEI e in ultima battuta in PNEI- S come vedremo. La Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato rappresenta una evoluzione/integrazione di questi tre percorsi.
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Viglietti, Cristiano. « Aestimatio. Il ruolo della moneta in una società censitaria (quasi) senza contanti : Roma tra il VI e gli inizi del IV secolo a.C. » CHEIRON, no 1 (avril 2021) : 46–71. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001003.

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Résumé :
Muovendo dagli elementi di "teoria nativa" sulle origini della moneta presenti in alcune testimonianze antiche, questo contributo intende ri-flettere sul modo in cui le forme e funzioni della moneta dovevano operare nella Roma arcaica. La centralità che la aestimatio giocava nel census a partire dal VI secolo a.C. dovette contribuire a un maggiore intervento dello Stato nell'emissione di lingotti bronzei destinati a ricoprire funzioni monetali e a una diffusione delle attività estimatorie in numerosi aspetti della vita sociale. A tali attività, nella fase in questio-ne, doveva corrispondere tuttavia solo marginalmente una reale circolazione della moneta bronzea a peso, che poteva essere convertita in equivalenti di altro tipo.
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Giannetti, Daniela. « IL NEO-ISTITUZIONALISMO IN SCIENZA POLITICA : IL CONTRIBUTO DELLA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no 1 (avril 1993) : 153–83. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022073.

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IntroduzioneInsieme alla ripresa di interesse per il tema dello stato, lo studio delle istituzioni è tornato al centro dell'analisi politologica. È opinione condivisa che il rinnovato interesse per le istituzioni rappresenti una reazione alla rivoluzione comportamentista, la quale a sua volta - con l'enfasi sul comportamento osservabile e sui processi informali di potere e influenza - reagiva all'impostazione legalistica e formalistica degli esordi della disciplina. Ciò che, non senza qualche eccesso polemico, è stato definito uno «slittamento paradigmatico» ha coinvolto una varietà di approcci, accomunati dal riconoscimento dei limiti della behavioral persuasion, e in particolare dei due orientamenti teorici ad essa associati in scienza politica: il pluralismo, con l'accento posto sulla politica come processo e la conseguente messa in ombra degli elementi strutturali, e il funzionalismo, un approccio tendenzialmente più inclusivo ma che in scienza politica si è identificato sostanzialmente con la versione almondiana. Rispetto ai più ambiziosi tentativi teorici del funzionalismo sociologico, essa ha fornito soprattutto uno schema categoriale per l'analisi comparata dei sistemi politici, in cui è attribuito rilievo centrale alle funzioni di input o ai processi che vanno dalla società alla politica.
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Arcidiacono, Caterina, et Filomena Tuccillo. « Donne migranti : convivere nella invisibilità sociale ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (mars 2012) : 43–56. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002005.

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Il contributo esplora la consapevolezza reciproca e la cooperazione nella "buona convivenza". Vengono, in particolare, esaminate le dimensioni che trovano fondamento nell'armoniosa interazione tra individualità e contesti di riferimento. Lo scopo principale dell'articolo consiste nell'approfondire le strategie di vita delle donne di origine straniera impiegate nei servizi di cura della casa e della famiglia, alfine di conoscere gli elementi che ne caratterizzano le storie di vita, in relazione con il contesto locale e gli abitanti nativi. A tal proposito, il materiale raccolto, mediante intervista focalizzata, č stato sottoposto ad un'analisi di tipo interpretativo, utilizzando la Grounded Theory per giungere alla formulazione di una teoria di riferimento inerente l'oggetto dello studio.
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Navarra, Luca. « La teoria sull'origine dello Stato di Robert L. Carneiro ». La Ricerca Folklorica, no 38 (octobre 1998) : 117. http://dx.doi.org/10.2307/1479961.

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Cubeddu, Raimondo. « LEONI AND HAYEK ON NOMOS AND PHYSIS ». Il Politico 252, no 2 (15 janvier 2021) : 58–95. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.509.

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Nel 1949, mettendo a disposizione degli studenti pavesi di Giurisprudenza delle Dispense dal titolo Il pensieroantico, Bruno Leoni non immaginava che stava contribuendo a porre le basi per una riformulazionedi quella che nello stesso anno Friedrich A. von Hayek aveva chiamato la tradizione del “true individualism” tracciando così una nuova storia delle origini e dello sviluppo della tradizione liberale. infatti, dopoaver descritto l’origine dei concetti di nomos e di physis nella filosofia greca, in quelle DispenseLeoni intende la soluzione epicurea e la sua dottrina del contratto come un qualcosa di “eccezionale importanza per lo sviluppo della speculazione intorno al diritto ed allo Stato nell’età moderna”. Accennato all’importanza che negli stessi anni Ludwig von Mises e Leo Strauss attribuiranno all’epicureismo nella nascita della ‘modernità, il saggio analizza la tesi leoniana sul rapporto tra nomos e physis e, illustratane l’affinità con la tesi di Carl Menger sulla nascita “irriflessa” delle principali istituzioni sociali e del diritto, mostra il modo in cui tale rapporto ha influenzato Hayek e come si rifletta nella di lui (e di Michael Oakeshott) dicotomia tra i modelli istituzionali ‘nomocratici’ e quelli ‘teleocratici’. Un breve cenno, nel finale, al modo in cui tracce della dottrina epicurea del contratto possono essere ravvisate nella teoria dello “scambio di pretese” che Leoni pone all’origine del diritto.
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Strazzeri, Marcello. « La giuridificazione organizzativa dello stato sociale ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (février 2012) : 105–12. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003009.

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La tendenza alla giuridificazione si colloca all'interno di un processo storico piů generale, della cui dinamica sociale ed istituzionale scandisce snodi essenziali. E tuttavia si puň propriamente parlare di giuridificazione quando tale tendenza assume, nelle societŕ moderne, una rilevanza tale da produrre una vera e propria proliferazione del diritto scritto. Correlativo e conseguente al processo di giuridificazione č l'ampliamento della sfera di attivitŕ, precedentemente regolata in modo informale, che viene assoggettata a normazione giuridica. La codificazione giuridica specialistica di stati di fatto globali interviene in una fase di ulteriore spinta del processo sotto forma di "coagulazione del diritto". Ispirandosi alla teoria dell'agire comunicativo, l'articolo esamina l'ascesa, l'affermarsi e il proliferare del processo di giuridificazione, con l'obiettivo di stabilire se e come tale tendenza abbia favorito l'emergere e il definirsi istituzionale di istanze del mondo vitale; se, inoltre, allo stato attuale del processo, queste istanze possano ancora essere promosse o non sia auspicabile un processo inverso di de-giuridificazione.
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Serra, A., G. Spinato, S. Cocuzza, L. Licciardello, P. Pavone et L. Maiolino. « Adaptive psychological structure in childhood hearing impairment : audiological correlations ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 175–79. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1291.

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La presente ricerca affronta i problemi clinici e sociali che riguardano lo sviluppo linguistico e cognitivo nei bambini sordi. Attualmente, lo sviluppo della “Teoria della mente” rappresenta un importante campo di ricerca nello studio della sordità. Questi studi internazionali hanno evidenziato nei bambini sordi una significativa alterazione nello sviluppo della “Teoria della Mente”, soprattutto in caso di perdita congenita o preverbale dell’udito. In particolare, la ricerca si concentra sulle competenze dei bambini sordi nel riconoscere emozioni e desideri, attraverso metodi sia cognitivi che percettivi, per la valutazione delle capacità psico-cognitiva attraverso una serie di domande composte da alcuni test adeguati, da somministrare ai pazienti con perdita uditiva. L’esperimento è stato condotto su un gruppo composto da 10 bambini (5 maschi e 5 femmine), di età compresa tra 4 e 9 anni e tra 54 e 108 mesi), affetti da perdita uditiva congenita bilaterale (da grave a cofosi), o da perdita uditiva preverbale sviluppata sia in bambini che attendono l’ultimo anno prima di frequentare la scuola elementare, sia in quelli che frequentano il quarto anno di scuola elementare. I criteri di selezione sono stati basati su: valutazione audiologica, somministrazione di test neuropsicologici al fine di valutare, in generale, le capacità cognitive e percettive e osservazioni cliniche effettuate, al fine di valutare la psicopatologia del campione, attraverso dei test che valutano più facilmente lo sviluppo sia della percettività visiva (Coloured Progressive Matrices), sia della rappresentazione grafica (Test di disegno sulla figura umana e il Test di disegno sulla famiglia). Lo strumento di misurazione “cognitiva” è stato il “Deaf Children Series”, test strutturato da noi, che consiste in un esame dello stato mentale (MSE), capace di valutare: il livello di capacità cognitiva (conoscenza-correlato), l’umore e modelli di discorso e di pensiero di un paziente al momento della valutazione. I bambini sordi mostrano sul lato percettivo una sensibilità ridotta alle espressioni di tristezza. Nel test possiamo osservare un meccanismo di difesa psicodinamico per quanto riguarda la prestazione percettiva. Al contrario, per quanto riguarda i bambini normoudenti, la paura è l’emozione più difficile da identificare. I bambini sordi sembrano essere maggiormente predisposti al riconoscimento di emozioni visive. Inoltre, i bambini sordi presentano notevoli capacità di “problem solving”, capacità di riconoscimento emotivo, probabilmente a causa del loro problema.
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Caramani, Daniele. « LA PARTECIPAZIONE ELETTORALE : GLI EFFETTI DELLA COMPETIZIONE MAGGIORITARIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no 3 (décembre 1996) : 585–608. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024515.

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PremessaI livelli di partecipazione elettorale vengono spesso considerati come uno dei principali termometri dello stato di salute di una democrazia. Sebbene la loro interpretazione da parte della teoria democratica non sia sempre stata univoca, il calo della partecipazione viene solitamente associato a immagini di «crisi» dei sistemi politici e delle tradizionali forme di rappresentanza, a fasi di transizione e ad atteggiamenti di disaffezione, di apatia e di protesta da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.La forte crescita del fenomeno astensionista durante quello che viene ormai comunemente considerato il periodo della transizione italiana, sembrerebbe avvalorare questa tesi. Nel raffronto internazionale, tassi elevati e stabili hanno caratterizzato la partecipazione elettorale nell'Italia repubblicana. Tuttavia, dalla fine degli anni '70 l'astensionismo si è manifestato sempre più marcatamente. Se da un lato ciò ha destato una certa preoccupazione, dall'altro si è rinnovato l'interesse tra osservatori e studiosi nei confronti dei problemi della partecipazione elettorale2. I grandi mutamenti politici che si sono verificati a partire dalle elezioni del 1992 ed il grande fermento politico e sociale che ne è scaturito, non hanno invertito questa tendenza. Al contrario, la partecipazione alle elezioni ne è risultata contratta e le elezioni del 21 aprile 1996 hanno registrato una ulteriore brusca frenata dell'affluenza.
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Rowley, Charles K., et Michelle A. Vachris. « Why Democracy does not Necessarily Produce Efficient Results* ». Journal of Public Finance and Public Choice 12, no 2 (1 octobre 1994) : 95–111. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539905.

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Abstract Questo scritto presenta alcune obiezioni alla tesi ottimistica, esposta da Donald Wittman, secondo cui la democrazia produrrebbe risultati efficienti.Secondo Wittman, sia il mercato politico che quello economico operano in modo efficiente. A suo avviso, molte delle argomentazioni in sostegno dell’efficienza dei mercati economici si applicano egualmente ai mercati politici democratici.Conseguenza di quest’analisi dovrebbe essere che i governi democratici affideranno ai mercati economici quei compiti in cui essi riescono meglio.Nella sua analisi, tuttavia, Wittman ignora i risultati teorici conseguiti dalla scuola di Virginia circa il fallimento dello Stato. Un primo aspetto riguarda il meccanismo concorrenziale politico che può avere caratteristiche di concorrenza imperfetta, se non di monopolio. Un secondo aspetto è il fatto che il teorema dell’elettore mediano, che era stato proposto a dimostrazione dell’efficienza del sistema democratico, si è rivelato privo di realismo.Anche i gruppi d’interesse possono distorcere i risultati di un sistema democratico in misura maggiore o minore, a seconda delle caratteristiche istituzionali dei particolari mercati politici. La teoria della burocrazia di Niskanen, inoltre, dimostra come gli stessi politici non controllino pienamente la spesa pubblica, ma dipendano dai burocrati, il cui obiettivo è l’espansione del loro bilancio.
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Piras, Fabrizio. « Book Review : Domenico Amirante, Lo Stato Multiculturale. Contributo alla Teoria dello Stato dalla Prospettiva dell’Unione Indiana ». South Asia Research 36, no 2 (juillet 2016) : 284–86. http://dx.doi.org/10.1177/0262728016638620.

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Calise, Mauro. « L'ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL GOVERNO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no 2 (août 1987) : 209–31. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001666x.

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Résumé :
IntroduzioneIl concetto di istituzionalizzazione continua ad avere un'accoglienza difficile negli studi politologici. Da Bentley a Easton, la scienza politica si è sviluppata contrapponendo la politica come processo alla politica come stato, e non v'è dubbio che le istituzioni rafforzino il versante strutturale di questa dicotomia. Parlare di istituzioni in scienza politica pone l'accento sul fatto che i comportamenti tendono a cristallizzarsi, le azioni si oggettivizzano. Fino a risollevare il vecchio dubbio che le istituzioni obbediscano a una propria logica autonoma, tant'è che gli analisti delle politiche pubbliche sono tornati a chiedersi «perché la forma dovrebbe seguire la funzione». In America, si è cominciato a parlare di «new institutionalism» per richiamare l'attenzione sulla perdurante importanza dei fattori organizzativi nella vita politica. In contrasto con gli assunti behavioristi, «la maggior parte degli attori principali nei moderni sistemi economici e politici sono organizzazioni formali, e le istituzioni della legge e della burocrazia occupano un ruolo dominante nella vita contemporanea». Il tentativo di Huntington, alla fine degli anni sessanta, di fondare sul concetto di istituzionalizzazione una teoria empirica dello sviluppo politico sembra dunque approdato alla riscoperta delle istituzioni come gabbia del mutamento.
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Royer, Denis. « Passione : al cuore del corpo adolescente ». GROUNDING, no 1 (juin 2011) : 93–110. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-001010.

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Il contributo intende inserire nella teoria e nella pratica dell'analisi bioenergetica l'attenzione per la fase adolescenziale accanto a quella per la fase infantile dello sviluppo della personalitŕ, accogliendo i suggerimenti che provengono dall'ambito psicoanalitico, a partire dagli anni ‘80. L'autore affronta l'argomento offrendo un approccio basato sui presupposti dell'analisi bioenergetica e coglie l'occasione per suggerire interessanti linee di sviluppo per la nostra disciplina, come la definizione di "corpo adolescente". Ricollegandosi al dibattito sul rinnovamento della conoscenza e sulla "svolta affettiva" nelle neuroscienze, l'autore propone di andare oltre la definizione dell'adolescenza come ricapitolazione, per porre al centro dell'adolescenza l'intreccio dello sviluppo sessuale con lo sviluppo intellettuale, al crocevia di tale intreccio c'č la "passione" intesa come uno stato sia emotivo che intellettuale che prende forma proprio nell'adolescenza. Sia l'intelligenza che la sessualitŕ ricevono una luce nuova e il pensiero, in quest'ottica, viene affrontato bioenergeticamente come una modalitŕ dell'auto-espressione e come un evento che coinvolge tutto il corpo. Il contributo č, inoltre, ricco di esempi di come nella terapia bioenergetica di persone adulte sia importante esplorare le esperienze adolescenziali.
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Napoli, M., R. Prudenzano, E. Sozzo, D. Mangione, V. Martella, C. Montagna, A. M. Montinaro, C. Pati et G. Sandri. « Lo stenting nelle stenosi delle fistole arterovenose distali : esperienze preliminari ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no 1 (24 janvier 2018) : 40–45. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1114.

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Résumé :
L'angioplastica percutanea transluminale (PTA) è un efficace trattamento per la correzione delle stenosi delle fistole arterovenose (AFV). Un limite della PTA è l'alta frequenza di recidiva. In teoria lo stenting, prevenendo la restenosi, potrebbe rappresentare la risposta al problema. In letteratura sono limitate tuttavia le esperienze con lo stenting nelle AVF. In questo studio riportiamo la nostra esperienza preliminare in proposito che ha interessato 6 pazienti. Dall'aprile 2008 al dicembre 2011 sono stati posizionati 6 stent su 122 PTA eseguite. Sono stati utilizzati stent me-tallici auto-espandibili. I criteri di selezione dei pazienti per lo stenting erano rappresentati da: a) stenosi interessanti il tratto di vena post-anastomotico; b) seconda recidiva dopo PTA; c) resistenza della stenosi alla PTA pur con pressioni elevate (fino a 21 atm). Dei 6 pazienti, 5 erano alla seconda recidiva dopo PTA, 1 era alla prima recidiva ma la stenosi era resistente alla PTA Risultati: in tutti i casi lo stenting ha prodotto la risoluzione della stenosi. In nessun caso si è verificata la trombosi dello stent. Il follow-up medio è stato di 21+10 mesi (3–33) con un periodo di osservazione totale di 124 mesi. Due pazienti sono deceduti rispettivamente dopo 13 e 26 mesi dallo stenting con la AVF ben funzionante. Due pazienti, a 3 e 30 mesi dallo stenting, hanno presentato una trombosi pre-anastomotica dell'arteria radiale, mentre lo stent era pervio e la AVF funzionante rifornita dall'arteria ulnare attraverso l'arcata palmare. Degli altri 3 casi, 1 non ha presentato alcun problema dopo un follow-up rispettivamente di 21 mesi. Gli ultimi 2 pazienti, rispettivamente dopo 11 e 12 mesi hanno presentato una stenosi da iperplasia neo-intimale intrastent Entrambi sono stati trattati con PTA con risoluzione totale della stenosi. A distanza rispettivamente di 12 e 13 mesi si è ripresentata la stenosi intrastent da iperplasia neo-intimale. Entrambi sono stati trattati con successo con PTA I due pazienti con la recidiva intrastent, hanno presentato un intervallo libero da stenosi in media di 15.1+0.9 mesi. Conclusioni: la nostra esperienza, anche se limitata per numero di casi, ha dimostrato l'efficacia dello stenting nella risoluzione delle stenosi (100%). La possibile iperplasia neo-intimale impone un monitoraggio ultrasonografico dello stent, indirizzando i pazienti al trattamento con PTA La risoluzione con PTA della stenosi indotta da iperplasia intimale rende tuttavia questa complicanza di importanza relativa. I risultati ci inducono a continuare la nostra esperienza con lo stenting nei casi opportunamente selezionati.
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Prati, Gabriele, Serena Petroncini et Luca Pietrantoni. « Le strategie comunicative adottate dagli operatori della Centrale Operativa del 118 ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (décembre 2010) : 7–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-002002.

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Résumé :
Gli operatori del servizio 118 devono ottenere tutte le informazioni necessarie e hanno il compito di allocare le risorse e di rispondere entro un minuto. Scopo di questo studio esplorativo era quello di analizzare le strategie comunicative adottate dagli operatori per recuperare le informazioni durante l'intervista telefonica. A tal fine sono state selezionate 217 telefonate da un campione di telefonate raccolte presso la sede della Centrale Operativa 118- ReggioSoccorso. Tali conversazioni sono state analizzate tramite analisi del contenuto tematico. I risultati di questo studio qualitativo hanno mostrato che gli operatori del 118 hanno utilizzato dieci tipologie di strategie comunicative: ascolto attivo, "disco rotto", feedback di rinforzo, rassicurazioni, utilizzo del nome del chiamante, reiterazione parziale, ipotesi/conferma, ripetizione, valorizzazione del comportamento del chiamante e riconoscimento dello stato emotivo del chiamante. Nel contributo sono discusse le implicazioni dei risultati per la teoria, la ricerca e la pratica professionale.
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Shakir, Zehiya Umar. « Carattere politico E la diplomazia antincendio dell'Arabia Saudita ». International Journal of Science and Society 4, no 2 (28 juillet 2022) : 390–98. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i2.486.

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Résumé :
Questo documento cerca di tracciare la natura politica dietro la decisione dell'Arabia Saudita Il Regno dei Sauditi giustizia il religioso sciita Nimr Baqir Al-Nimr usando la teoria dell'atto linguistico. Non è un caso quando l'esecuzione del Nimr condotta prima dell'attuazione del PACG, ha raggiunto l'Iran con il gruppo 5+1 e l'Unione Europea. L'azione politica saudita nasce da un carattere politico che è sia personale che tribale. Questo articolo fornisce un rinforzo teorico alle precedenti ricerche correlate, in particolare Hermann Frederick Eilts sulla politica estera dell'Arabia Saudita, anche Philip S. Khoury e Joseph Kostiner che evidenzia la formazione dello stato e i modelli del paese tribale arabo. Modello di tracciamento della diplomazia del fuoco che fa affidamento sul petrolio (denaro) e sulla spada (militare), un po' tanto per contribuire sull'urgenza di comprendere la natura politica, compreso lo stile della diplomazia, in quanto grandi mappe per analizzare l'azione politica degli attori arabi regno di Saud nel rispondere alle dinamiche politiche regionali e globali
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Bartole, Sergio. « SCIENZA POLITICA E DIRITTO : COMMENTO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no 1 (avril 1991) : 129–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009849.

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Résumé :
IntroduzioneL'invito a intervenire sull'importante contributo di Leonardo Morlino (1989) mi consente di ritornare su un argomento — quello dei rapporti fra la scienza politica e la scienza del diritto costituzionale — cui ho già dedicato in altre occasioni una qualche riflessione (1985, 1986). Debbo confessare di guardare con un po’ di invidia all'iniziativa che Morlino ha preso di tracciare una sorta di bilancio dello stato della sua disciplina. Sono, in effetti, convinto che molto spesso gli studi di diritto costituzionale stiano procedendo senza una precisa consapevolezza della direzione da prendere, delle manchevolezza che li connotano e delle risposte di ordine scientifico che da essi si attendono: mancano adeguate meditazioni di ordine teorico e metodologico, e troppo spesso contributi monografici e saggistici nascono in obbedienza a quella che Morlino chiama una «logica esterna», e quindi senza una seria attenzione alla «logica interna» alla disciplina ed alle connesse preoccupazioni di ordine sistematico. Né vale rispondere che le preoccupazioni metodologiche e teoriche rappresentano fughe in avanti rispetto all'analisi e considerazione dei problemi concreti, di fronte ai quali soltanto ha senso proporre questioni di teoria e metodo, che, se formulate in astratto, restano nel limbo delle pie dichiarazioni di intenti, senza trovare adeguato riscontro nella attività pratica di ricerca. La mancanza di un bagaglio metodologico e teorico solo in apparenza allevia le fatiche del viaggiatore e, in realtà, lo obbliga a rifare il punto astronomico ad ogni giro di strada, anche al di là delle normali e corrette esigenze di una responsabile autocritica e di un doveroso autocontrollo.
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Milanesi, Paolo. « La prospettiva teorico-clinica di George Downing e la concezione del soggetto come sistema vivente ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (mars 2010) : 19–30. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001003.

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L'Autore descrive inizialmente il lavoro clinico portato avanti negli anni da George Downing, ne esplicita i referenti teorici sottostanti, con particolare riferimento al concetto di "memoria procedurale" quale costrutto spiegativo della qualitŕ interattiva che caratterizza ogni relazione umana fin dai primi giorni di vita. In un secondo tempo prova ad inserire tale concezione all'interno di una prospettiva piů ampia che si colloca, da un punto di vista epistemico, nella teoria dei sistemi complessi dinamici e non lineari. La motivazione del sistema-soggetto, in quest'ottica, non č data dal tentativo di creare o mantenere i legami con l'oggetto, ma dal ricercare o riconquistare lo stato di "coerenza sistemica" in un processo creativo e continuo. Anche il concetto di "riconoscimento" viene rivisitato secondo questa prospettiva prendendo le mosse dalla descrizione che ne diede Hegel nella sua Fenomenologia dello spirito e nella descrizione del processo dell'autocoscienza. Si desume che l'esplicitazione dei referenti teorici impliciti dell'analista sia condizione sine qua non per dare vita, all'interno del processo analitico, ad un percorso che fondi la presenza ai propri stati interni e quindi a sé stesso del soggetto.
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Mogno, Clara. « BOURDIEU AVEC FOUCAULT, UN RENDEZ-VOUS MANCATO ? LE PERIPEZIE DELLO STATO TRA FOUCAULT E BOURDIEU ». Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 13, no 2 (30 août 2018) : 788. http://dx.doi.org/10.5902/1981369434421.

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Tradicionalmente, o Estado é um dos principais objetos da teoria política, da filosofia política e da sociologia. Bourdieu e Foucault tentaram compreender o Estado e suas funções, abordando o tema de duas formas muito diferentes. Eles certamente compartilham a vontade de analisá-lo através de suas ações e práticas concretas: é possível ler uma redefinição do olhar que deve ser adotado para lidar com esse objeto peculiar. Depois de analisar brevemente como Bourdieu define o Estado, este trabalho se concentra em três momentos específicos, quando Bourdieu se refere aos trabalhos de Foucault durante as palestras sobre o Estado que ele deu no Collège de France.
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TREJO, Adriane Buchwitz Del. « A Literacia Probabilística na Perspectiva da Teoria Histórico-Cultural ». INTERRITÓRIOS 6, no 11 (6 août 2020) : 1. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247745.

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Résumé :
Considerando que o homem é um sujeito histórico e social, este estudo bibliográfico possui uma abordagem metodológica de natureza qualitativa e delineamento descritivo explicativo, que tem como objetivo de relacionar os pressupostos da Teoria Histórico-Cultural (THC) com o ensino de Probabilidade nos anos iniciais do Ensino Fundamental focando no desenvolvimento da literacia probabilística e fazendo apontamentos correlacionando-os com referenciais curriculares. Assim, no decorrer do texto, tem-se a intenção do diálogo entre conceitos e ideias da Teoria Histórico-Cultural com os elementos cognitivos relacionados à literacia probabilística, apontando considerações dos referenciais curriculares do estado de São Paulo e nacionais. Como principais resultados, temos que os pressupostos desta teoria podem contribuir para uma prática educativa que priorize o aspecto social e para a aquisição de um conhecimento mais rico, mais ativo e mais significativo ao aluno.Teoria Histórico-Cultural. Ensino de Probabilidade. Literacia Probabilística. Anos Iniciais. Ensino Fundamental.ABSTRACTConsidering that man is a historical and social subject, this bibliographic study has a qualitative methodological approach and explanatory descriptive design, which aims to relate the assumptions of Historical-Cultural Theory (THC) with the teaching of Probability in the early years of Elementary Education focusing on the development of probabilistic literacy and making notes correlating them with curricular references. Thus, throughout the text, the intention is to dialogue between concepts and ideas of Historical-Cultural Theory with the cognitive elements related to probabilistic literacy, pointing out considerations of the curricular frameworks of the state of São Paulo and nationally. As main results, we have that the assumptions of this theory can contribute to an educational practice that prioritizes the social aspect and to the acquisition of a richer, more active and more meaningful knowledge to the student.Historical-Cultural Theory. Probability Teaching. Probabilistic Literacy. Early Years. Elementary School.RESUMENConsiderando que el hombre es un sujeto histórico y social, este estudio bibliográfico tiene un enfoque metodológico de naturaleza cualitativa y diseño descriptivo explicativo, cuyo objetivo es relacionar los presupuestos de la teoría histórico-cultural (THC) con la enseñanza de la probabilidad en los primeros años de la escuela primaria centrados en el desarrollo de la literacia probabilística tomando notas y correlacionándolas con referencias curriculares. Por lo tanto, a lo largo del texto, la intención es dialogar entre conceptos e ideas de la teoría histórico-cultural con los elementos cognitivos relacionados con la literacia probabilística, señalando consideraciones de las referencias curriculares del estado de São Paulo y nacionales. Como resultados principales, tenemos que los presupuestos de esta teoría pueden contribuir con una práctica educativa que prioriza el aspecto social y la adquisición de un conocimiento más rico, más activo y más significativo para el estudiante.Teoría Histórico-Cultural. Enseñanza de Probabilidad. Literacia Probabilística. Años Iniciales. Enseñanza Fundamental. RIASSUNTOConsiderando che l'uomo è un soggetto storico e sociale, questo studio bibliografico ha un approccio metodologico qualitativo e un disegno descrittivo esplicativo, che mira a mettere in relazione le ipotesi della teoria storico-culturale (THC) con l'insegnamento della Probabilità nel primi anni di scuola elementare concentrandosi sullo sviluppola literacia probabilistica e prendendo appunti correlandoli con i riferimenti al curriculum. Pertanto, in tutto il testo, l'intenzione è quella di dialogare tra concetti e idee della teoria storico-culturale con gli elementi cognitivi legati alla literacia probabilistica, sottolineando considerazioni sui riferimenti al curriculum dello stato di San Paolo e nazionali. Come risultati principali, abbiamo che i presupposti di questa teoria possono contribuire a una pratica educativa che privilegia l'aspetto sociale e all'acquisizione di una conoscenza più ricca, più attiva e più significativa per lo studente.Teoria storico-culturale. Insegnamento della probabilità. Literacia probabilistica. Nei primi anni. Scuola elementare.
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Bjorn, Salomonsson. « La musica del contenimento. Come e quando rivolgersi ai membri della diade madre-lattante in trattamento psicoanalitico ». INTERAZIONI, no 2 (décembre 2011) : 29–47. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-002004.

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L'Autore affronta il problema degli interventi dello psicoanalista nel lavoro madrelattante, individuando nel bambino un destinatario importante, ma spesso trascurato. A tal fine, propone un esempio clinico in cui una telefonata nel corso della seduta precedente aveva suscitato uno stato di irrequietezza nella bambina di tre mesi e angoscia nella madre. L'Autore descrive come il livello non verbale dei suoi interventi abbia raggiunto la bambina offrendole contenimento, in maniera analoga al modo di funzionare della musicalitŕ comunicativa che caratterizza il rapporto fra madre e lattante. Viene in tal modo evidenziato un collegamento fra il concetto psicoanalitico bioniano di contenimento e la teoria di Trevarthen della musicalitŕ comunicativa. L'Autore mette, poi, in luce il bisogno di contenimento della madre e discute l'importanza di cogliere i momenti in cui č essenziale focalizzarsi sull'uno o sull'altro partecipante alla terapia. Si tratta di una scelta guidata sia da decisioni esplicite, sia da fattori inconsci, compreso il controtransfert dell'analista; anche se il nostro desiderio di cogliere il controtransfert č spesso ostacolato dalla riluttanza che abbiamo a ricordare la nostra impotenza infantile. Quando i messaggi consci e inconsci della madre sono divergenti, il bambino non puň ricevere cure adeguate: č ciň che accade quando la madre descritta cerca di calmare sua figlia mentre č presa dalla rabbia per l'analista in una misura di cui non č consapevole.
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Sobański, Remigiusz. « Prawo kanoniczne a kultura prawna ». Prawo Kanoniczne 35, no 1-2 (5 juin 1992) : 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Résumé :
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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Mayntz, Renate. « La teoria dellagovernance:sfide e prospettive ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no 1 (avril 1999) : 3–21. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026472.

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IntroduzioneQuesto articolo tratta dello sviluppo e della successiva evoluzione della teoria dellagovernance, la cui origine va rintracciata nell'analisi delle attività intraprese dalle autorità politiche nel tentativo di modellare le strutture e i processi socioeconomici. In Germania il termine in uso èSteuerungstheorie[teoria della direzione] (Mayntz 1987). La parola inglesegovernanceè stata per lungo tempo equiparata agoverning, l'elemento processuale del governare, rappresentando così la prospettiva complementare rispetto a quella istituzionale negli studi dedicati al governo. In altre parole,governancevenne utilizzato approssimativamente quale sinonimo dipolitische Steuerung[direzione politica].
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De Cristofaro, Ernesto. « La sovranità nei corsi di Foucault al Collège de France ». Italian Review of Legal History, no 8 (21 décembre 2022) : 313–40. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19256.

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Tra i temi di carattere giuridico e politico quello della sovranità è il più presente nei corsi che Michel Foucault ha tenuto presso il Collège de France dal 1970 al 1984. L’insegnamento presso questa istituzione – intitolato, nel suo caso, Storia dei sistemi di pensiero - obbedisce a regole particolari. Una tra queste è l’obbligo gravante sui docenti a non riproporre, di anno in anno, lo stesso corso di lezioni svolte in precedenza, ma di cambiare argomento. Al netto di questa clausola, negli anni che vanno dal 1973 al 1979, Foucault si occupa ripetutamente e intensamente di questioni che hanno una connessione molto esplicita e diretta con la dimensione del potere. Alcuni dei corsi tenuti costituiscono la base di opere che egli pubblica in questo periodo come Sorvegliare e punire o La volontà di sapere. È, certamente, all’interno dei corsi che si viene profilando l’idea del potere che attraversa la sua ricerca in questa fase temporale ed è grazie a questo laboratorio trasparente del suo lavoro che è possibile seguire l’analisi e la rielaborazione che egli svolge sull’argomento “sovranità”. Sebbene questo termine non sia mai espressamente presente nei titoli delle annualità didattiche, molte delle lezioni che impegnano l’insegnamento affidato a Foucault convergono su questa categoria. Foucault riceve dalla teoria giuridica e dalla politologia una parola alla quale si attribuisce pacificamente un preciso significato. Il titolare del potere sovrano è rappresentato, da una lunghissima e importante tradizione, come colui attorno al quale ruota il funzionamento dello Stato. Il sovrano è posto “in alto” e “al centro” della mappa del potere come il punto a partire dal quale e verso il quale si muovono tutti gli ingranaggi essenziali che fanno funzionare la macchina statuale. Inoltre, il sovrano è colui che esercita il proprio potere attraverso l’uso di una forza eminente, idonea a far rispettare le leggi, mantenere l’ordine e inibire qualunque ipotesi di sedizione. Foucault intende, viceversa, mettere in discussione questa lettura. L’itinerario che egli segue punta verso una fenomenologia dei rapporti di potere colti nella loro multiformità e disseminazione. Si tratta di osservare il potere rinunciando alla prospettiva della verticalità, come se esso fosse collocato presso una sola sede, alla prospettiva della patrimonialità, come se esso fosse posseduto esclusivamente da qualcuno e, infine, alla prospettiva della repressione, come se l’unica lingua che esso sapesse parlare fosse quella dell’intimidazione, della sanzione e delle armi. Per rileggere il potere bisogna, al contrario, studiarne il funzionamento presso apparati parziali della società, distribuiti trasversalmente e in grado di implementare una tecnologia che non si fonda sull’interdizione ma, al contrario, sulla sollecitazione della disciplina. Lungo il suo itinerario Foucault incontra lo sviluppo storico della penalità, nel cui perimetro viene sviluppandosi un potere fortemente individualizzante, capace di perseguire un incasellamento degli individui che si serve di molteplici tecniche di osservazione e descrizione operanti a vari livelli della struttura sociale; la storia della psichiatria, grazie alla quale la distinzione normale/anormale, e le conseguenti misure di monitoraggio e controllo della condotta deviante, hanno potuto avvalersi dell’uso di parametri “scientifici” e, pertanto, più cogenti; infine, la biopolitica, che ha ricollocato il tema della sottoposizione dei corpi a regole e vincoli, in vista della massimizzazione delle loro prestazioni, dalla scala degli individui a quella delle popolazioni, lasciando apparire dietro la figura tralatizia del sovrano che esprime la propria egemonia decidendo chi possa vivere e chi debba morire, l’immagine assai più concreta del potere anonimo delle regole di alimentazione, igiene e profilassi che stabiliscono come un’intera collettività debba essere curata e protetta.
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Barcellona, Mario. « Sulla teoria marxista del diritto e dello stato : la sinistra e la società "a venire" (a proposito de La grande illusione di Luca Nivarra) ». DEMOCRAZIA E DIRITTO, no 1 (juillet 2016) : 13–63. http://dx.doi.org/10.3280/ded2016-001002.

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Monni, Alessandra, et L. Francesca Scalas. « Contributo alla validazione della versione italiana del regulatory focus Questionnaire di Higgins ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (septembre 2020) : 469–99. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002003.

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Résumé :
Due teorie particolarmente rilevanti nello studio delle tendenze di approccio ed evitamento sono la Teoria della Sensibilità al Rinforzo di Gray e la Teoria dei foci regolatori di Higgins. La teoria di Gray descrive l'approccio e l'evitamento come due sensibilità biologiche che guidano gli individui a raggiungere bisogni primari. La teoria di Higgins al contrario, afferma che queste tendenze influen-zano la regolazione di sé e guidano gli individui a raggiungere bisogni secondari. Mentre per la teoria di Gray è stata sviluppata la validazione italiana della relati-va scala di misura BIS-BAS, per la teoria di Higgins manca la versione italiana dello strumento Regulatory focus questionnaire (RFQ) e lo scopo del lavoro è quello di fornire un primo contributo alla sua validazione. Dall'analisi fattoriale esplorativa (n = 83 studenti universitari, età media = 22.89, DS = 6.07) e dalla successiva analisi fattoriale confermativa (n = 360, età media = 34.91, DS = 13.41) è emersa una solida struttura fattoriale e una buona validità interna. Nell'analisi dell'invarianza, la struttura fattoriale è risultata equivalente per ma-schi e femmine con eccezione di un singolo item. Infine, nell'analisi della validità divergente è risultata una chiara distinzione tra i foci regolatori del RFQ e le scale BIS BAS. In conclusione, la versione italiana del RFQ mostra soddisfacenti proprietà psicometriche, brevità e facilità nella somministrazione e, pertanto, rappresenta un valido strumento per la misura dell'approccio-evitamento secondo la teoria di Higgins.
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Voltolin, Adriano. « Marcuse e Freud ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 23 (mai 2012) : 9–26. http://dx.doi.org/10.3280/cost2012-023002.

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Résumé :
L'autore prende in esame la relazione tra il pensiero di Marcuse, da Eros e civiltŕ a La dimesione estetica, e la teoria freudiana cosě come questa č stata assunta dal filosofo tedesco. La tesi qui esposta č che gli interrogativi che Marcuse poneva alla societŕ a lui contemporanea ed alla interpretazione freudiana della stessa risultano essere oggi ancora piů attuali. La discutibilitŕ del Freud ripreso da Marcuse non fa venire meno la considerazione che ciň che č obiettabile non consiste tanto in una distorsione della teoria freudiana, che pure c'č, ma nell'insufficiente sviluppo delle potenzialitŕ della teoria stessa. L'apporto che ad essa č stato dato successivamente da Melanie Klein, Wilfred Bion e Jacques Lacan consente in effetti di mettere in luce piů chiaramente la percorribilitŕ teorica dell'impianto marcusiano.
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Pine, Fred. « Oltre il pluralismo : psicoanalisi e funzionamento della mente ». PSICOANALISI, no 1 (septembre 2012) : 51–80. http://dx.doi.org/10.3280/psi2012-001005.

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Résumé :
Soggetti che Freud ha escluso o analizzato in maniera incompleta in oltre un secolo di osservazione sono stati oggetto di indagine teorica: il ruolo dell'altro, il sé, il periodo preedipico, l'azione, il controtransfert, i limiti di neutralitŕ/anonimitŕ/astinenza, i loci del dramma analitico, gli effetti che vanno oltre l'interpretazione e i bisogni di base (vs. i desideri). Questi sviluppi hanno generato teorie contrastanti e gruppi settari. L'autore discute i processi della psicologia di gruppo e propone una visione ampia e inclusiva della psicoanalisi sotto l'intestazione dello studio dei "meccanismi della mente". Offre alcune proposte integrative rispetto ai compiti centrali dello sviluppo individuale, alle teorie della mente, all'approccio relazionale e ad alcuni aspetti tecnici.
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Davidde Elio. « Il riconoscimento dell'autorità accessoria della FCC da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti : convergenza con l'applicazione della teoria dei poteri impliciti nel diritto brasiliano ». International Journal of Science and Society 4, no 4 (14 octobre 2022) : 40–49. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i4.550.

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Questo rapporto mette a confronto gli istituti di autorità accessorie ei poteri impliciti nello sviluppo della teoria sulle competenze amministrative delle agenzie di regolamentazione brasiliane. La definizione della giurisdizione accessoria della FCC è stata descritta sulla base delle sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti e della Corte d'Appello del Distretto di Columbia. Sono state presentate lezioni dottrinali e dichiarazioni dei Ministri della Corte Suprema Federale brasiliana sul riconoscimento dei poteri impliciti al necessario adempimento dei doveri legali. Risultati – È stata dimostrata la confluenza di questi due filoni teorici per il riconoscimento di competenze non direttamente espresse dalle agenzie di regolamentazione. L'opera contribuisce al riconoscimento delle competenze dell'agenzia di regolamentazione delle telecomunicazioni brasiliana che, sebbene non espressamente previste, emergono come un imperativo per l'adempimento delle responsabilità direttamente attribuite dalla legge a tale autarchia. L'articolo presenta un istituto giuridico attuale di tradizione nordamericana la cui applicazione all'area delle telecomunicazioni brasiliana non è ancora risolta, nonostante la sua compatibilità con concetti già accettati nel diritto brasiliano.
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Campesi, Giuseppe. « Stato, diritto e mercato nella societŕ globale. A proposito della sociologia della globalizzazione di Saskia Sassen ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 177–93. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002009.

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Résumé :
A distanza di un anno l'uno dall'altro sono stati resi disponibili al lettore italiano gli ultimi lavori di Saskia Sassen: "Una sociologia della globalizzazione" (2008) e "Territorio, autoritŕ, diritti" (2009). Il presente contributo intende ricostruire criticamente il percorso di ricerca seguito dalla sociologa olandese e, in particolare, il suo apporto teorico al vasto dibattito in corso nelle scienze politico-sociali sull'impatto che i processi di globalizzazione hanno avuto sulle strutture giuridico-politiche moderne. Diversamente dalla letteratura dominate, Saskia Sassen propone di considerare il ruolo dello Stato quale referente fondamentale per la produzione delle condizioni politicoistituzionali che rendono possibile la globalizzazione. A tal fine enuclea la categoria teorica di de-nazionalizzazione, utilizzata per descrivere l'avviarsi di un processo di ridefinizione della topologia politico-giuridica moderna in cui lo Stato non svolge il ruolo della pura vittima sacrificale.
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Galli, Pier Francesco, et Alberto Merini. « Tracce. Storie e persone ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 1 (mars 2021) : 143–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001010.

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Résumé :
Vengono riprodotti alcuni brani di un seminario tenuto il 30 maggio 1992 alla scuola Il Ruolo Terapeutico di Milano, che lo ha pubblicato nel 1996 col titolo La persona e la tecnica. Appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica e che è stato ristampato nel 2002 dall'editore FrancoAngeli con aggiunte e integrazioni. In queste pagine vengono fatte alcune riflessioni sul problema della ricostruzione storica in psicoanalisi, sottolineando come sia indispensabile non basarsi solo sulla storia ufficiale, scritta, ma che sia di fondamentale importanza conoscere anche la storia affettiva e le vicissitudini di vita delle persone che sono state protagoniste nella costruzione teorica. La storia emozionale, trasmessa attraverso canali informali, è un elemento costitutivo della definizione stessa della disciplina psicoanalitica.
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Baudry, Francis. « La psicologia dell'Io, 1950-2010 : stasi o evoluzione ? » PSICOANALISI, no 2 (février 2013) : 11–44. http://dx.doi.org/10.3280/psi2012-002002.

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Résumé :
L'articolo si propone di illustrare le idee centrali di Hartman, Kris e Loewenstein nei primi anni '50 e di mostrare come siano servite a strutturare quella che era stata fino ad allora un'impresa terapeutica alquanto caotica. Nella seconda parte l'autore analizza come dall'idea dell'analisi terapia del singolo si siano sviluppati altri punti di vista la persona Inserire riassunto di massimo 10 righe, soprattutto in Inghilterra e in Francia. Questi nuovi sviluppi si sono soffermati sul ruolo delle prime relazioni oggettuali con i contributi dei kleiniani e di Winnicott e sull'importanza della fase pre-edipica dello sviluppo. Nella terza parte l'Autore esamina brevemente come la pratica della cosiddetta psicologia dell'Io si sia silenziosamente evoluta, senza aver tuttavia dato vita a una nuova teoria ed esamina le conseguenze della disconnessione tra teoria e tecnica.
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D'Angelo, Lorenzo. « Feticismo, violenza e Stato Passaggi benjaminiani nell'antropologia di Michael Taussig ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 23 (mai 2012) : 121–35. http://dx.doi.org/10.3280/cost2012-023009.

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Résumé :
Michael Taussig č uno dei rappresentanti piů originali e provocatori della cosiddetta "etnografia postmoderna". I suoi scritti sono stati influenzati dalla teoria critica della Scuola di Francoforte ed, in particolar modo, dalla prospettiva "micrologica" di Walter Benjamin. In questo articolo prendo in esame alcune delle questioni che sono centrali nelle riflessioni sviluppate da questo antropologo tra gli anni Ottanta e la prima metŕ degli anni Novanta. Piů nello specifico, mi soffermo su tre questioni, tra di loro interrelate, che riassumo in tre parole chiave: feticismo, violenza e Stato. L"obiettivo č mostrare come Taussig ha elaborato una proposta teorica coerente con l"idea che l"antropologia debba abbandonare ogni pretesa di innocenza e di oggettivitŕ per farsi critica culturale radicale.
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Marciano, Alain. « The Political Economy of Domestic Violence* ». Journal of Public Finance and Public Choice 14, no 2 (1 octobre 1996) : 163–73. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540345.

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Abstract Nell’ambito del processo di transizione in corso in Europa orientale, l’evoluzione verso regimi politici democratici è uno degli sviluppi più importanti.Naturalmente, il presupposto perché tale evoluzione possa aver luogo è quello di un insieme di regole costituzionali che impedisca la vioienza interna, cioè la vioienza esercitata dallo Stato all’interno dei suoi confini, a danno delle libertà civili e dei diritti politici.Infatti, uno dei principali aspetti della vioienza consiste nel ricorso ad essa da parte dello stesso Stato.Sebbene essa sia stata studiata empiricamente, non vi è alcuna definizione comunemente accolta di «violenza interna».Obiettivo di questo scritto è quello di fornire una struttura teorica nel cui ambito il problema della vioienza interna possa essere discusso.Si dimostra che la vioienza è minore quando la liberta economica coesiste con le libertà civili e politiche.L’impostazione qui seguita si riferisce ai motivi dello Stato per infliggere vioienza. Si dimostra come e perché uno Stato fa ricorso alia vioienza politica ed economica per motivi strumentali ed espressivi.Successivamente viene derivata una tipologia di regimi. La vioienza può essere «strumentale», quando il suo obiettivo è il controllo del comportamento dei cittadini, e «espressiva» quando essa costituisce una fonte diretta di vantaggio (favorendo gli interessi di altri gruppi).
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Tekavčić, Pavao. « Giuseppe Francescato, Saggi di linguistica teorica e applicata, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1996, 260 pagine ». Linguistica 37, no 1 (1 décembre 1997) : 132–35. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.37.1.132-135.

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Résumé :
Il noto linguista italiano, ordinario di glottologia e dialettologia italiana all' Università di Trieste, raccoglie nel presente volume 26 suoi studi, pubblicati in precedenza (1959-1990) e in parte difficilmente accessibili (p. 3; in seg. senza p.). Gli studi sono stati selezionati dall'autore stesso, al momento dell' abbandono dell' attività ufficiale per lo status di professore emerito (ib.) e con lo scopo di offrire un quadro dello sviluppo del proprio pensiero e della corrispondente ricerca scientifica. Le quattro sezioni in cui si divide il volume riflettono i principali interessi del Nostro; esse sono precedute dalla prefazione e dalla Tabula Gratulatoria (3-8) e seguite dalla bibliografia (231-252), dall'indice dai nomi (255-258) e dall' indice generale ossia sommario (259-260), nel quale per ognuno degli studi riprodotti è indicato l' anno della prima pubblicazione, che consente di individuare il titolo nella bibliografia di G. Francescato (238-241).
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Lorenzini, Alberto. « I livelli della coscienza in forma di panino : la teoria dell'azione terapeutica di Alexandra Harrison ». RICERCA PSICOANALITICA, no 3 (septembre 2012) : 49–58. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-003006.

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Résumé :
La microanalisi prospetta all'analista un decisivo cambiamento di prospettiva, dal primato delle parole a quello della comunicazione non verbale. Si tratta di una novitŕ sconcertante, ma anche potenzialmente creativa, che apre nuovi scenari per quanto riguarda la natura della psiche. Osservando il flusso dello scambio procedurale nel quale siamo costantemente immersi, possiamo tranquillamente dire che in esso la mente e il corpo si confondono e diventano una cosa sola. L'azione terapeutica, inquadrata in questo contesto, si gioca fra affidamento e scelta consapevole, ma l'oggetto verso il quale s'indirizza non č piů concepibile nella forma di una mente separata e si rivela come sistema diadico (o poliadico) che tende ad una progressiva complessificazione. L'autore collega alcune esperienze personali di rapporto con una gazza ladra con quelle raccontate da Roger Fouts a proposito dei suoi scimpanzé parlanti e con la tecnica terapeutica che ci č stata presentata da Alexandra Harrison.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Roberta Minacori. « La teoria della brain birth versus la teoria della brain death : una simmetria impossibile ». Medicina e Morale 48, no 2 (30 avril 1999) : 321–36. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.807.

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In simmetria con il paramento cerebrale quale modalità di accertamento della morte, viene proposto da più parti il riferimento alla comparsa di un sistema nervoso funzionante per identificare l’inizio dell’esistenza di un individuo umano. È la cosiddetta teoria della brain birth</> o della nascita cerebrale: ma più esattamente si potrebbe parlare di “teorie”, in quanto molteplici sono state le interpretazioni che ne sono state date. In questo articolo vengono passate in rassegna le varie teorie della brain birth (di Goldenring Kushner, Burgess, Jones, etc.) e vengono analizzate criticamente le ragioni e le finalità di una tale proposta. Finalità - come è noto – meramente pratiche: si vuole individuare un limite prima del quale è possibile sopprimere o utilizzare l’embrione a scopi sperimentali e attuare così una tutela radualistica dello stesso; ragioni arbitrarie: ridurre l’uomo al suo cervello e il cervello alla capacità di coscientizzare. Una proposta, quella della brain birth, che manca di fondamento biologico e ontologico e che vuole in modo indebito utilizzare un criterio che accerta il disordine e la disinterazione della morte per individuare l’inizio della vita, che ordine e proressione.
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Alfieri, Linda, et Enrico Vincenti. « Quale setting per la sofferenza del soggetto ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 37 (septembre 2022) : 103–15. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037009.

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Gli autori partendo dall'accezione ampia di setting, inteso come l'insieme delle dimensioni manifeste e invisibili o implicite, si propongono di analizzare come esso è stato considerato in relazione alla richiesta di aiuto da parte delle persone sofferenti. Ne sottolineano come le dimensioni concrete ed esplicite quali luogo, tempo, frequenze ecc. abbiano importanza relativa rispetto alle dimensioni impli-cite del terapeuta, come le concezioni personali, scientifiche e la visione del mondo. Dopo un breve excursus storico del setting individuale psicoanalitico, si soffermano ad analizzarne l'estensione proposta da alcuni autori tra cui Kaës, Lo Verso e Losso, ma anche la loro visione teorica e la Weltanschauung. Accennano inoltre alla concezione che Michele Minolli ha della sofferenza, non più legata ad esigenze intrapsichiche nel conflitto tra istanze biologiche ed esigenze culturali, e neanche come derivato di particolari tipi di legami, ma connessa allo svol-gersi della vita del soggetto e alla difficoltà dello stesso ad occuparsi attivamente della propria esistenza. Nella seconda parte dell'articolo viene messo a fuoco la costituzione del gruppo di terapia e la lettura delle interazioni familiari.
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D'Aprile, Patrizia, et Licia Versari. « Un gruppo di genitori tossicodipendenti in carcere. Ottica psicoanalitica e applicazioni dello psicodramma analitico ». GRUPPI, no 3 (mai 2010) : 77–90. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-003004.

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Questo articolo descrive un'esperienza terapeutica di gruppo a breve termine, secondo l'ottica teorica della psicoanalisi e dello psicodramma analitico. L'esperienza č stata realizzata nella Sezione Attenuata per Tossicodipendenti della Casa Circondariale di Forlě. Il gruppo era composto da genitori detenuti con problematiche, presenti o passate, di tossicodipendenza. Nel carcere, dove di solito ci si riconosce attraverso vari stereotipi (il tossicodipendente, il delinquente, il capo), abbiamo voluto costruire uno spazio in cui le persone potessero s-coprirsi in immagini differenti. Il genitore: era questa l'identitŕ con cui presentarsi all'altro, e attraverso cui pensarsi, in questo modo č emersa la parte piů singolare di ognuno. L'articolo mette in evidenza la difficoltŕ di svolgere un'attivitŕ psicoterapeutica nell'ambiente carcerario, cosě intrusivo e profondamente segnato da un mandato punitivo e di controllo. Inoltre, si sottolinea come gran parte del lavoro in tale contesto sia stato quello di favorire nei partecipanti il passaggio dalla lamentazione alla riflessione, fondamentale per un lavoro su di sé. Si percorrono, attraverso frammenti di sedute, quelle che sono state le principali tematiche emerse: dalla necessitŕ di una comunicazione autentica alla trasmissione generazionale, dagli interrogativi sul ruolo paterno alla scoperta delle proprie fragilitŕ.
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Narzisi, Antonio, et Filippo Muratori. « Empatia e Teoria della Mente nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo : le persone con autismo possono riconoscere le emozioni ? » QUADERNI DI GESTALT, no 2 (mai 2012) : 101–12. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-002011.

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Le persone con autismo possono riconoscere le emozioni? Questa domanda č il focus del lavoro. I risultati del nostro studio mostrano prestazioni deficitarie nelle prove verbali di Teoria della Mente ma non in compiti di Teoria della Mente contestuale, ovvero nella comprensione dei contesti emotivi, suggerendo che la presenza di spunti contestuali č di aiuto per il riconoscimento delle emozioni in bambini con autismo. Questi dati sono stati brevemente discussi attraverso la teoria dell'isomorfismo interpersonale (Psicologia della Gestalt); la teoria della simulazione incarnata (embodied simulation di Gallese); e la teoria del confine di contatto (psicoterapia della Gestalt). Inoltre l'elaborazione locale dell'informazione (livello sistematizzante) non č considerata un ostacolo per l'elaborazione globale/gestaltica dell'informazione e per il riconoscimento delle emozioni ma piuttosto come un segno di neuro-diversitŕ.
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Cingari, Salvatore. « Liberismo e rivoluzione. Note a margine di un recente volume su Antonio Gramsci ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 267 (novembre 2012) : 277–90. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267004.

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Lo studio tratta due temi importanti per l'interpretazione delle idee politiche di Gramsci: la componente "liberista" che caratterizza il suo pensiero fino alla conclusione della prima guerra mondiale e la compresenza della prospettiva rivoluzionaria leninista con i motivi universalistici della cultura umanistica. Innanzitutto viene ricostruita la posizione del "giovane Gramsci" sul liberismo, dal 1915 alla finale critica dell'"utopia" einaudiana, mostrando come quella posizione - eccedente rispetto alla critica di Marx del "socialismo di Stato", perché legata anche all'idealismo primonovecentesco e a istanze meridionalistiche " avesse come bersaglio non lo "Stato" in sé, ma lo "Stato" funzionale agli interessi del grande capitale monopolistico. In secondo luogo si cerca di chiarire come Gramsci ritenesse che la rottura con lo Stato borghese, favorendo l'emancipazione dei singoli soggetti attraverso una statualitŕ non piů condizionata dal particolarismo di classe, non facesse che inverare, rendendole universali e concrete, le istanze piů profonde della cultura europea. Questo passaggio, peraltro essenziale, del pensiero gramsciano č tuttavia, secondo l'autore, il piů problematico dal punto di vista della teoria politica.
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Bovero, Michelangelo. « Che cosa è non decidibile : cinque regioni del coto vedado ». DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 1, no 1 (13 décembre 2018) : 129–41. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v1n1.2018.p129-141.

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In questo articolo, l’A. richiama l’attenzione sul concetto di «sfera dell’indecidibile» coniato da Luigi Ferrajoli, ponendolo a confronto con la nozione di «coto vedado» di Ernesto Garzón Valdés e con l’analoga idea di «territorio» o «frontiera» inviolabile elaborata da Norberto Bobbio: le tre nozioni indicano l’insieme di principi e regole costituzionali che nessun potere politico può violare negli stati democratici di diritto, al centro del quale si trovano i diritti individuali fondamentali. L’A. propone un’interpretazione estensiva della teoria della democrazia di Bobbio capace di offrire una soluzione più avanzata al problema dei limiti del potere politico democratico. Invita a riconoscere nelle «regole del gioco» indicate da Bobbio le condizioni (in senso logico) della democrazia, articolate in due serie: cinque condizioni formali, contenute nelle regole di competenza e di procedura che riguardano il «chi» e il «come» delle decisioni collettive; e cinque condizioni sostanziali, contenute nei principi normativi impliciti nella «sesta regola» dell’elenco di Bobbio, che prescrivono limiti e vincoli al «che cosa», ossia alla sostanza delle medesime decisioni. Tali condizioni sostanziali corrispondono a quelle che l’A. chiama le «cinque regioni del coto vedado». L’A. torna in conclusione sulla concezione di Ferrajoli, in cui riconosce un miglioramento teorico rispetto alle elaborazioni esplicite sia di Bobbio sia di Garzón Valdés; ma sostiene che la teoria delle condizioni e precondizioni della democrazia ricavata per interpretazione estensiva dalla costruzione teorica di Bobbio offre un miglior fondamento razionale alla costruzione della «sfera dell’indecidibile».
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Ballerini, Arnaldo. « La nascita e la vergogna ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2012) : 41–56. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003003.

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Résumé :
L'Autore richiama l'interesse e la sincera partecipazione emotiva che possono essere evocate dal testo del dr. Guicciardi. Č un testo ben scritto e che si colloca all' interno della cultura psichiatrica italiana del XIX secolo, cosě che l' autore propone una panoramica di quelle che erano le teorie e le tesi di una psichiatria cosě positivistica e organicistica da rifiutare il proprio nome e darsi quello di "freniatria". Il titolo stesso dello studio del dr. Guicciardi si riferisce immediatamente alle tesi sulla "degenerazione" e successivamente sul possibile ritorno nella mente umana di oggi del passato dell' umanitŕ. Si puň condividere l'interpretazione del dr. Guicciardi che Chiara abbia vissuto il parto e l'infanticidio in uno stato di crepuscolo della coscienza, ma tutte le linee essenziali della organizzazione psicologica della paziente ci portano a porre in primo piano la emozione della vergogna, piů che quella di una colpa forse mai consapevolmente raggiunta. L'Autore, rifacendosi anche ai suoi studi sulla psicopatologia della vergogna e del delirio sensitivo, illustra questa possibilitŕ.
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Tullock, Gordon. « Duncan Black, In Memoriam ». Journal of Public Finance and Public Choice 9, no 2 (1 octobre 1991) : 81–82. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345252.

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Abstract L’opera scientifica di Duncan Black è stata fondamentale, nel senso letterale del termine, per il successivo sviluppo delle teorie della Public Choice. Egli, infatti, è stato l’ideatore, come nel caso del teorema dell’elettore mediano, e il riscopritore, come nel caso di importanti opere di Condorcet, Borda, Nanson, Lewis Carroll, di contributi teorici che costituiscono, al tempo stesso, alcune delle «scoperte» più importanti della Public Choice ed alcuni degli strumenti analitici più comunemente impiegati nello studio economico delle scelte collettive.Nella triste ricorrenza della scomparsa di Black è opportuno sottolineare l’ampiezza del suo apporto al progresso della Public Choice: un apporto spesso misconosciuto da molti studiosi della materia, anche a causa dell’isolamento in cui Black ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
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Aloisio, Miriam. « Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba ». Quaderni d'italianistica 36, no 2 (27 juillet 2016) : 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Pace, Roberta. « Vincoli e sostenibilitŕ finanziaria delle PMI e nuovi strumenti di sostegno dell'Unione europea : JEREMIE ». RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no 1 (mars 2012) : 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-001004.

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L'articolo si propone di illustrare il contributo offerto da nuovi strumenti proposti dall'Unione europea per consentire alle PMI di fronteggiare i vincoli finanziari che le affliggono. Partendo da una puntuale rivisitazione della letteratura teorica ed empirica in merito alle difficoltŕ incontrate dalle piccole imprese nella ri- cerca delle fonti di finanziamento necessarie a soddisfare il proprio fabbisogno, il lavoro introduce il progetto JEREMIE e le sue caratteristiche, sottolineando il ruolo che gli intermediari sono chiamati a svolgere. Inoltre, l'Autore individua alcuni significativi aspetti di JEREMIE che potrebbero aiutare le PMI a superare i loro limiti finanziari. Infine, č proposta una rassegna dello stato dell'arte dei progetti JEREMIE giŕ avviati in Italia.
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