Articles de revues sur le sujet « Teoria dello Sfondo »

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Kernberg, Otto F. « Correlati neurobiologici della teoria delle relazioni oggettuali ». SETTING, no 44 (mars 2021) : 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044003.

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Résumé :
Quella che segue è una panoramica dell'attuale concettualizzazione neurobiologica dello sviluppo precoce, rilevante per le ipotesi della teoria psicoanalitica contemporanea delle relazioni oggettuali. Mi propongo di rivedere brevemente alcune aree fondamentali dell'indagine neurobiologica che, insieme, forniscono uno sfondo neurobiologico e una base per l'analisi dello sviluppo precoce delle relazioni oggettuali interiorizzate. Le aree pertinenti dello sviluppo neurobiologico includono: l'attivazione dei sistemi affettivi, la differenziazione sé/altri, lo sviluppo di una teoria della mente e dell'empatia, l'evoluzione della struttura del Sé e lo sviluppo dei processi di mentalizzazione. Parto da una breve panoramica del concetto psicoanalitico di organizzazione di personalità, che dovrebbe aiutarci a illustrare l'interazione tra disposizioni genetiche presunte e funzioni psicologiche correlate disponibili su base costituzionale, da un lato, e la presunta influenza delle relazioni oggettuali precoci sullo sviluppo della personalità, dall'altro. Le componenti di base dell'organizzazione di personalità comprendono: il temperamento, il carattere, l'identità, i sistemi valoriali e l'intelligenza (1). Il temperamento è determinato geneticamente, su base costituzionale, e consiste nella reattività dell'organismo agli stimoli ambientali in termini di risposte affettive, cognitive e comportamentali. Da un punto di vista psicoanalitico, gli affetti come sistemi motivazionali primari sollevano delle domande sul grado in cui le pulsioni siano costituite dall'integrazione dei corrispondenti affetti positivi ("libidici") o negativi ("aggressivi") e sul grado in cui gli affetti siano espressioni delle corrispondenti pulsioni sottostanti. In ogni caso, gli affetti danno il via alle interazioni Sé/altro e l'interiorizzazione di queste interazioni, sotto forma di memoria affettiva, determina i modelli comportamentali interiorizzati (secondo la terminologia dell'Attaccamento: IWMS) ovvero delle relazioni oggettuali interiorizzate (nei termini della teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali). Questi modelli o relazioni oggettuali interiorizzati gradualmente andranno a determinare dei pattern di comportamento abituale integrati di reazione, che costituiranno il carattere. L'organizzazione soggettiva dell'esperienza del Sé, in quanto parte delle relazioni oggettuali interiorizzate, si consolida gradualmente in un concetto integrato del Sé, con un'organizzazione in parallelo del concetto degli altri significativi; in altre parole, l'identità normale (4). L'identità normale rappresenta il correlato soggettivo del carattere, mentre il carattere riflette l'espressione comportamentale dell'identità, in quanto integra dinamicamente i pattern comportamentali. La progressiva interiorizzazione delle regole generali e non strumentali del comportamento sociale o del sistema dei valori etici (il "Super-Io", in termini psicoanalitici) costituisce un secondo livello di organizzazione di personalità, derivato dall'interiorizzazione delle relazioni oggettuali. Infine, il vero potenziale per l'inquadramento cognitivo delle esperienze affettive, e di tutte le esperienze percettive in generale, con il potenziale di astrazione dall'esperienza concreta delle regole generali e della comprensione della relazione tra se stessi e l'ambiente fisico e psicosociale costituisce l'intelligenza.Oggi è del tutto chiaro che i principali affetti primari emergono molto presto, e compaiono per la prima volta dopo poche settimane o mesi dalla nascita. Le strutture neurobiologiche e i sistemi dei neurotrasmittitori che determinano gli affetti esistono già al momento della nascita. Questi affetti primari comprendono: gioia, rabbia, sorpresa, paura, disgusto, tristezza (molto trascurato!), eccitamento sensuale delle superfici corporee, che costituisce la base della capacità di eccitazione sessuale
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Spagnuolo Lobb, Margherita. « Il sé come contatto. Il contatto come sé. Un contributo all'esperienza dello sfondo secondo la teoria del sé della psicoterapia della Gestalt ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (mai 2016) : 25–56. http://dx.doi.org/10.3280/gest2015-002003.

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Spagnuolo Lobb, Margherita, Daniel N. Stern, Pietro A. Cavaleri et Antonio Sichera. « Key-moments in psicoterapia : confronto tra le prospettive gestaltica e intersoggettiva ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (mars 2010) : 11–29. http://dx.doi.org/10.3280/gest2009-002002.

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Résumé :
Partendo dal presupposto che le teorie sono come giochi, con cui č possibile stare nella realtŕ, il dialogo tra gli autori mette in evidenza le convergenze e le divergenze tra l'approccio della psicoterapia della Gestalt e l'approccio intersoggettivo del Professor Stern. In particolare, il concetto di confine di contatto č affiancato al concetto di presente; l'obiettivo della psicoterapia č conteso tra rendere dicibile l'indicibile e il riportare alla spontaneitŕ; il fluire dell'esperienza percettiva č visto come autoregolantesi ma anche come soggetto alla complessitŕ e al caos. Il legame tra teoria ed esperienza terapeutica, l'unitŕ di consapevolezza e i momenti decisivi della psicoterapia sono tutti argomenti che si intrecciano in questa tavola rotonda, sullo sfondo delle riflessioni e delle ricerche piů ricche dei nostri tempi, che vanno dalle neuroscienze alla filosofia, all'infant research.
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Failla, Mariannina. « Negazione e inconscio ». PARADIGMI, no 2 (juillet 2011) : 101–17. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-002007.

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Résumé :
L'articolo vuole valutare la portata filosofica di categorie freudiane, quali la negazione e le ipotesi sull'inconscio elaborate nel 1946, riconducendo l'orizzonte argomentativo di Freud alle riflessioni di Kant sulla categoria della realtŕ e sul grado percettivo della realtŕ. Una valutazione filosofica viene proposta anche per le teorie di I. Matte Blanco. Presentandosi come allievo e prosecutore di Freud, egli interpreta l'inconscio avvalendosi della logica simbolica e degli sviluppi delle teorie matematiche degli insiemi, fino ad elaborare la fondamentale coppia concettuale di simmetrico/asimmetrico. Le interpretazioni matematiche delle dinamiche dell'inconscio si sposano in Matte Blanco con uno sfondo mistico che solo il radicato sperimentalismo freudiano puň arginare.
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Lichtenberg, Philip. « La psicoterapia della Gestalt come rinnovamento della Psicoanalisi Radicale ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (mars 2010) : 45–68. http://dx.doi.org/10.3280/gest2009-002004.

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Résumé :
L'autore analizza l'influsso della psicoanalisi ad orientamento radicale nella psicoterapia della Gestalt e dimostra come quest'ultima ne mutui alcune idee ampliandole ed integrandole nel proprio modello teorico. Dimostra come questo influsso sia stato spesso sottovalutato, nonostante i fondatori stessi della psicoterapia della Gestalt fossero, in origine, degli psicoanalisti. Dopo un excursus sulla sua storia professionale, che lo vede in contatto con alcuni dei piů famosi psicoanalisti ortodossi e radicali dell'epoca, l'autore esamina alcune delle principali nozioni teoriche della psicoterapia della Gestalt, quali la teoria del contatto-ritiro, del Sé, dell'alternanza figura-sfondo, alla luce di tale influsso.
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Messina, Giovanni. « Stato costituzionale democratico e governo dell'emergenza . Rilievi su una condizione eccezionale ». Società e diritti 7, no 14 (9 décembre 2022) : 134–63. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19317.

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Résumé :
La gestione politica della crisi sanitaria ha posto con forza alla teoria giuridica e alla filosofia politica la questione classica del rapporto tra normalità istituzionale ed emergenzialità dell’intervento politico. Quanto è accaduto ha spinto parte della dottrina a utilizzare il concetto di stato d’eccezione e in alcuni casi a denunciare l’uso disinvolto di poteri extra-ordinem che hanno messo sotto sforzo il tessuto democratico delle nostre collettività. A un esame attento dei profili giuridico-costituzionali implicati, la tesi della illegittimità di alcuni provvedimenti adottati dalle autorità governa
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Gallese, Vittorio. « Le due facce della mimesi. La teoria mimetica di Girard, la simulazione incarnata e l'identificazione sociale ». PSICOBIETTIVO, no 2 (mars 2010) : 77–100. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002005.

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Résumé :
Cruciale nella Teoria Mimetica di Girard č il concetto di desiderio mimetico, visto come mimesi di appropriazione, la fonte principale dell'aggressivitŕ e della violenza che caratterizza la nostra specie. Il valore intrinseco degli oggetti del nostro desiderio non č rilevante cosě come il fatto che gli oggetti stessi sono gli obiettivi del desiderio altrui. Si potrebbe obiettare in principio contro tale visione del genere umano cosě apparentemente negativa e unilaterale, in generale, e della mimesi, in particolare. Tuttavia, tale argomento traviserebbe il pensiero di Girard. Girard stesso ha riconosciuto che il desiderio mimetico č anche un bene in sé, perché č alla base dell'amore, e cosa ancora piů importante perché č il rivelarsi dell'individuo. Partendo dal concetto di desiderio come apertura agli altri discuterň, da un punto di vista neuroscientifico, le implicazioni per la cognizione sociale della mimesi sullo sfondo della Teoria Mimetica di Girard, un quadro di partenza ideale per favorire un approccio multidisciplinare allo studio dell'intersoggettivitŕ umana. Sarŕ postulato che una differente, non mutualmente esclusiva, lettura della mimesi conduce all'identificazione sociale e quindi alla socialitŕ. La mimesi non č intrinsecamente buona o cattiva, ma ha le potenzialitŕ per portare non solo alla violenza mimetica, ma anche agli aspetti piů creativi della cognizione umana. I risultati della ricerca empirica nel campo delle neuroscienze e della psicologia dell'etŕ evolutiva mostrano che questa spiegazione della mimesi trova solide prove a sostegno. Concluderemo che una spiegazione approfondita e biologicamente plausibile dell'intersoggettivitŕ umana richiede l'integrazione di entrambe le facce della mimesi.
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Whitebook, Joel. « Psicoanalisi, religione e progetto di autonomia ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 4 (décembre 2010) : 439–60. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004001.

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Gli scritti di Freud di psicoanalisi applicata - su modernitŕ, secolarizzazione, scienza e religione - sono spesso considerati speculazioni non scientifiche. Ma i problemi affrontati in quegli scritti meritano seria attenzione. Proprio come il fascismo ha fornito il contesto storico in cui negli anni 1930-40 la teoria critica della scuola di Francoforte ha sviluppato una teoria sociale psicoanalitica, cosě oggi la crescita del fondamentalismo richiede un simile sforzo. Puň essere utilizzato il "progetto di autonomia" concettualizzato da Cornelius Castoriadis per vedere la psicoanalisi come parte del movimento di emancipazione della modernitŕ, e il fondamentalismo come un tentativo di restaurare i lavori delle societŕ premoderne. Data la visione negativa di Freud sulla religione, č ora di riformulare, utilizzando il lavoro di Hans Loewald, una piů articolata concezione della religione. Questo perň non puň farci dimenticare che il progetto di autonomia deve avere sempre prioritŕ.
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Salone, Carlo, et Francesco Arfò. « Città e grandi eventi : il programma Matera Capitale Europea della Cultura 2019 nella percezione dei residenti ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 3 (septembre 2020) : 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgi2020-003001.

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L'adozione di politiche di sviluppo urbano focalizzate sulla cultura, sia dal lato dell'offerta (realizzazione di infrastrutture e sostegno alle industrie culturali e creative) sia da quello della domanda (campagne di promozione turistica, programmazione di eventi) e prassi corrente nel capitalismo cognitivo. Intorno al nesso tra cultura e sviluppo economico si e coagulato un vasto dibattito scientifico che fa da sfondo e giustificazione per l'adozione di politiche pubbliche conseguenti, in particolare, ma non solo, alla scala urbana. In realta, la produzione e il consumo di cultura sono pero spesso associati a fenomeni tra loro molto diversi e non di rado conflittuali. Secondo alcuni autori (Bridge, 2006; Kaasa e Vadi, 2010; Scott, 2000), lo sviluppo del settore culturale contribuisce soprattutto alla crescita economica e al vantaggio competitivo urbano, attraverso la generazione di nuova conoscenza per l'innovazione e la creativita ma, anche, effetti positivi su altre attivita economiche correlate. Altri ne enfatizzano le potenzialita inclusive, adatte alla costruzione dei diritti di cittadinanza e alla promozione di una societa piu giusta e coesa (Stern e Seifert, 2007), altri ancora assumono una posizione intermedia, attribuendo alla cultura sia un vantaggio competitivo che un beneficio per l'inclusione sociale, senza pero riuscire a chiarire appieno il rapporto tra queste due dimensioni dello sviluppo (Sacco e Segre, 2009). In questo articolo si inquadra e analizza il caso di Matera 2019 all'interno del progetto di Capitale Europea della Cultura ed alla luce delle teorie legate allo sviluppo urbano trainato dalla cultura. L'analisi del caso di Matera 2019 si pone l'obiettivo di misurare gli impatti attualmente osservabili nella citta sotto il profilo socio-spaziale e di indagare le modalita con cui i cittadini materani hanno interagito con l'evento, attraverso un'analisi della loro opinione circa il percorso svolto e le possibilita future della citta.
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Grasby, Richard. « A Comparative study of five latin inscriptions : measurement and making ». Papers of the British School at Rome 64 (novembre 1996) : 95–138. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010369.

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Résumé :
UNO STUDIO COMPARATIVO DI CINQUE ISCRIZIONI LATINE: MISURE E COSTRUZIONEQuesto lavoro prende in considerazione il progetto e la costruzione di cinque iscrizioni del I secolo d.C. Misure prese da ogni iscrizione portano alla conclusione che esistesse un sistema per organizzare l'area occupata dallo scritto; questo controllava la lunghezza delle linee, lo spazio tra le linee, l'altezza e la forma delle lettere. Viene evidenziato come tale sistema fosse basato sulla suddivisione di un modulo in unità; il modulo stesso rappresentava un elemento di una generale griglia di controllo. Griglie sovrapposte sulle stesse lettere all'interno di ogni iscrizione hanno mostrato la notevole somiglianza della forma delle lettere anche di dimensioni molto diverse. Il metodo con cui tale precisione fosse ottenuta viene discusso e confrontato con i metodi moderni di organizzazione delle lettere e pratiche di incisione. Le conseguenze per l'interpretazione epigrafica di un tale piano di organizzazione geometrica possono essere giudicate sulla base dei testi ricostruiti delle cinque iscrizioni esaminate in questo lavoro. Sebbene si tratti di uno studio limitato ogni iscrizione viene differenziata per età, origine e funzione e rivela un sistema di controllo delle misure in maniera sufficientemente chiara da suggerire che esso avesse una più ampia applicazione. Teorie sui metodi adottati dai Romani nell'organizzazione delle iscrizioni, e nel modellamento ed incisione delle lettere, vengono avanzate sullo sfondo di due ricostruzioni a grandezza naturale fatte dall'autore di RIB.330 e RIB.288.
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Sommaruga, Pierluigi. « Il tempo presente ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 117 (juin 2011) : 31–45. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-117004.

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Résumé :
Due sono i contributi dell'autore. Nella prima parte, utilizzando delle vignette cliniche, raccoglie alcune riflessioni personali sul tema del "qui ed ora" all'interno del processo terapeutico. Lo sforzo č quello di sostenere la complessitŕ di quello che si verifica nell'analisi, tra il paziente e il suo analista, con l'apporto teorico di alcuni autori come Fonagy, Baron-Cohen e Rizzolati. Nella seconda parte, l'argomentazione verte sul tema dell'inconscio e della memoria: spesso siamo ignari di ciň che ha predeterminato la nostra storia. Che cosa ricordiamo? Quante esperienze siamo impossibilitati a ricordare? Č in queste esperienze dimenticate che ha origine il transfert e gran parte della vita affettiva adulta. Risulta quindi importantissimo per il processo terapeutico, il valore dato alla storia autobiografica del paziente da parte dell'analista. Il contributo ricorda anche che la conoscenza della teoria della mente del paziente non deve stare nel luogo dell'aspettativa dichiarata ma che deve trovare il suo giusto collocarsi in quella posizione che lo possa far stare "semplicemente" lě, con il bisogno piů profondo e segreto dell'altro.
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Demetrio, Duccio. « Tristezza esistenziale e ricorso alla scrittura ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 15 (décembre 2010) : 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-015005.

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Il tema della relazione con un maestro (con "il" maestro) č qui narrato tenendo una "posizione" di "relativa distanza" e di "relativa vicinanza", probabile frutto di un processo sviluppato dalla domanda (inespressa): c'entra l'amore con l'apprendimento? Appare sullo sfondo il tema di una relazione con il maestro che non puň essere relativa ad una intesa meramente intellettuale, cognitiva, razionale ma che si estende a emozioni fortemente connotate, come puň essere l'affetto per una persona che conosce, che sa e che č disposta a condividere il proprio sapere. Dal punto di vista della teoria della tecnica, l'autore sostiene che ogni seduta psicoterapeutica, nell'incontro con l'altro, diviene un sogno condiviso, conarrato, co-agito che prescinde da una veritŕ reale o storica a favore di una veritŕ emotivonarrativa nella quale prendono vita storie, trasformazioni, insight, attitudini a trasformare in ręverie, in immagini quanto urgeva come sensorialitŕ e protoemozioni.
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Fabbroni, Roberto. « Teoria Unificata delle 4 forze : Il Vuoto, il Potenziale Quantico e le Onde Scalari che creano la vita ! » Scienze Biofisiche 2, no 1 (9 mars 2023) : 1–20. http://dx.doi.org/10.48274/ibi18.

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Scopo di questo articolo è quello di fornire una spiegazione plausibile del fatto che le 4 Forze in natura che fanno già parte di una Teoria Unificata, assieme al Potenziale Quantico (Q), sono parte, o magari l’essenza, a mio avviso, di quello che viene chiamato Campo Scalare o Campo di Higgs. La proposta di tale Teoria va al di là di un formalismo matematico che è il limite attuale della riuscita di una teoria riconosciuta da tutti ma si palesa in un contesto analitico riconosciuto da tempo, grazie ad elementi significativi e certi emersi fino ad oggi. Lo sforzo di fornire questo indirizzo è anche supportato dai risultati applicativi che emergono in fase di trattamenti energetici attraverso il Metodo Summa Aurea® all’interno di quella che è la proposta di una Nuova Medicina, la “Medicina Integrativa Informazionale-MII”, che è un ulteriore livello di integrazione della medicina, in quanto basa le terapie e i trattamenti che svolge, sulla necessaria conoscenza e Consapevolezza dell’Energia-Informata che, da un punto di vista scientifico, è la base di tutto ciò che esiste in natura, esseri umani compresi. Comprendere quindi che ogni stato di malessere è una disarmonia energetica e come tale, conoscendo il funzionamento dell’energia, si può interagire sulle frequenze disarmoniche per tendere verso il ripristino delle condizioni di benessere in modo non invasivo e senza effetti collaterali. Questo è quanto tenteremo di spiegare in questo articolo.
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La Vergata, Antonello. « Evoluzionismo alla francese contro darwinismo alla tedesca ». PARADIGMI, no 2 (juillet 2011) : 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-002005.

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Durante la prima guerra mondiale, molti intellettuali francesi parteciparono allo sforzo patriottico criticando in una grande quantitŕ di libri, articoli equella che consideravano una peculiare deformazione del darwinismo ad opera dei loro colleghi tedeschi: il darwinismo era stato trasformato abusivamente in una dottrina che giustificava la guerra e l'uso della forza nei rapporti internazionali. Nelle loro critiche, tuttavia, i biologi francesi rivelavano i limiti della loro difesa di Darwin, verso il quale in Francia non c'era mai stato grande entusiasmo. I francesi preferivano Lamarck, o forme di lamarckismo, e fraintendevano, o distorcevano a loro volta, idee centrali della teoria della selezione naturale. In ciň ebbero il loro peso anche fattori ideologici.
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Cingari, Salvatore. « Antonio Gramsci, il trasformismo e l'Italia della globalizzazione ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 266 (septembre 2012) : 67–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-266003.

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Il saggio č diviso in tre paragrafi. Nel primo si ricostruisce l'utilizzo del concetto di trasformismo nel Gramsci precedente alla carcerazione. L'esigenza di elaborare un pensiero politico autonomo del proletariato deriva dall'idea di contrapposizione a una politica socialista tendente al compromesso e a un protezionismo che danneggia i ceti subalterni e il Sud Italia. Nel secondo paragrafo si analizzano i Quaderni del carcere, in cui il trasformismo č una componente fondamentale della teoria della "rivoluzione passiva". Attraverso il passaggio dei democratici nelle file moderate e dei socialisti in quelle democratiche o riformiste e poi anche dei sindacalisti nel fascismo, le fasi rivoluzionarie in Italia hanno trovato esito nella conservazione degli equilibri sociali tradizionali. Nel terzo paragrafo si affronta il problema di come il giudizio di Gramsci sul trasformismo sia stato preso in esame negli ultimi anni in Italia in relazione a un piů generale sforzo di interpretazione della ‘transizione' politica del paese negli anni della globalizzazione.
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Popovic, Dusan. « Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila ». Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no 45 (2008) : 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Forti, Dario, et Paola Scalari. « Cantieri. Un maestro con lo sguardo bambino. Generare l'inedito ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 34 (janvier 2021) : 123–35. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-034012.

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Voglio condividere, attraverso alcune pennellate, le immagini che emergono dalla mia me-moria a seguito della morte di Francesco Berto (8 maggio 1934-8 luglio 2020), psicosocioa-nalista e già socio di Ariele. Fa da sfondo alla narrazione l'incontro tra Berto e Pagliarani. Su questo intreccio umano e professionale, intellettuale ed emotivo emergono gli ambiti del pensiero nei quali Berto ha applicato il pensiero psicosocioanalitico. Quelli principali sono il mondo scolastico, la consulenza ai genitori, la formazione degli operatori dei servizi socio-educativi. Ne sono testimonianza i molti libri sull'argomento. La ricerca teorica e applicativa di Berto dunque si è attestata in un modello di apprendimento psicosocioanalitico capace di far emergere l'inconscio e di utilizzare il gruppo per rielaborarlo. Molto ci ha insegnato. Ora a tutti noi far germinare la sua eredità. Per dare avvio a questo impegno nel testo sono riportate le parole di amici e colleghi, di allievi e studiosi, di psicoanalisti e psicosocioanalisti che, alla sua morte, mi hanno inviato una riflessione riconoscendo la potenza del suo modo di operare con grandi e piccini, in aula e nella polis, con l'individuo e con i gruppi.
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Crubellate, João Marcelo. « Il concetto di Lavoro e la possibilità di una Filosofia Sociale in Sören Kierkegaard/The concept of labor and the possibility of a social philosophy in Søren Kierkegaard ». Pensando - Revista de Filosofia 5, no 9 (5 octobre 2014) : 41. http://dx.doi.org/10.26694/pensando.v5i9.1953.

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Sommario: Il mio obiettivo in questo testo è discutere la nozione di lavoro produttivo nell’ambito della opera di Kierkegaard, con speciale atenzione alla teoria degli stadi esistenziali. Partendo dal concetto di uomo come un essere relazionale cioè che si rapporta a sé stesso ed alle altre persone, cerco di esaminare come il teologo danese descrive il lavoro in ogni stadio (l’estetico, l’etico e poi il religioso). Mentre si può dire che nell’etico il lavoro (come approfondimento dell’interiorità e come lavoro produttivo) sia il dovere di ogni uomo, dovere che lo porta all’universale, e nell’estetico che il lavoro sia una noiosa attività almeno quando non si riesce ad svilupparsi qualche talento speciale, nel religioso tutto cambia. Nello stadio religioso l’altro è il prossimo cioè un somigliante e quindi l’esistenza umana prende come scopo un attuarsi del sé verso ad una possibilità che si trova oltre sé stesso, una possibilità che Kierkegaard designa come coscienza eterna. Dunque il lavoro diventa sfera anche per la manifestazione dello umano come coscienza e libertà e non soltanto uno sforzo per soddisfare le necessità materiale dell’uomo come individuo di una spezie animale.Abstract: My purpose here was to discuss the notion of productive work in the philosophy of Kierkegaard. I put special attention upon the so-called theory of the life’stages. Firstly I take the concept of man as a relational being, that is a being that related himself to himself and to the other people. Then I examine Kierkegaardian discussion of the concept of work in each stage: the esthetic, the ethical and the religious. It is possible to affirm that while in the ethical the work (both as the inner working of the personality and as productive work) is an universal duty, and for the esthetic it is a boring activity or at the best, is one occasion for exercising a special talent, in the religious everything changes. In the religious the Other person with whom the Self relates himself must be taken as the biblical-neighbour and so the human life takes a diferente purpose: become conscious of his own eternal calling. In the same sense working becomes a way of developing the most important atributes of human beings – his self-conscience and his liberty – more than a way of caring about the material necessities of life as an individual of an animal specie. Key words: Life’stages; Work; Subjectivity
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Cristin, Renato. « Verità e libertà come fundamenti del circolo fenomenologico ». Investigaciones Fenomenológicas, no 4-I (15 janvier 2014) : 93. http://dx.doi.org/10.5944/rif.4-i.2013.29740.

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Il tema principale del saggio è un’interpretazione del metodo fenomenologico che, focalizzando la questione dell’identità, ne mette in evidenza il lato trascendentale ed egologico. L’obiettivo è il recupero dell’idea di filosofia come scienza rigorosa e il conseguente ritorno alla centralità del soggetto fenomenologico-trascendentale.Viene introdotto il concetto di circolo fenome-nologico, con il quale si intende indicare la ricorsività della riduzione e la necessità di restare in essa, per mantenere il livello fenomenologico dell’esperienza e della conoscenza. Si tratta di una circolarità virtuosa, non solo perché è produttiva, ma anche perché procede attraverso una costante messa fra parentesi dei risultati e una continua riapertura degli orizzonti. Il circolo fenomenologico è un continuo campo di rimandi, caratteristico anche della correlazione noetico-noematica, tra l’io e il mondo, tra la libertà de-ll’atteggiamento e la verità dell’evidenza, un campo polarizzato i cui elementi si relazionano incessantemente e dal quale l’io esce con l’obiettivo però di farvi ritorno. L’io trascendentale dev’essere libero di compiere questo ritorno a se stesso, perché dentro di sé risiede la verità. Questa circolarità è dunque generatrice di libertà per quanto riguarda l’esercizio del metodo del “vedere fenomenologico”, e portatrice di verità per quanto riguarda l’esito del metodo stesso.Viene sottolineato come l’aspirazione fenomenologica a “vivere nella verità” sia uno sforzo per ricostituire quella verità fluente rappresentata dalla vita della soggettività nel terreno del mondo-della-vita. L’epoché, in quanto “totale rivolgimento esistenziale”, diventa il perno di uno stile di vita rivolto alla verità. Per la fenomenologia, vivere nella verità vuol dire vivere nella libertà, perché se la verità scaturisce dall’epoché, e se quest ’ultima si realizza come “sguardo veramente libero”, allora la verità non è solo legata alla libertà, ma ne è anche dipendente.Si sostiene qui che la soggettività fenomenologico-trascendentale rappresenta la chiave per una svolta rispetto alla situazione culturale attuale, nella quale il concetto di “io” è diventato uno dei principali bersagli critici. Viene mostrato come la soggettività sia collegata al metodo: infatti, annota Husserl in un manoscritto del 1924, “la soggettività è il mio tema, ed è un tema puro e in sé conchiuso, indipendente. Mos-trare che e come ciò sia possibile è il compito della descrizione del metodo della riduzione fenomenologica. Il “tema” di Husserl è dunque il suo compito filosofico e la sua missione esistenziale.Da qui si può interpretare anche la fenomenologia dell’intersoggettività sul piano storico-fattuale: la teoria fenomenologica dell’esperienza dell’estraneo non va confusa con i problemi della multiculturalità né tanto meno con le retoriche dell’alterità, ma è un’istanza che ripropone oggi l’antica questione della filosofia che si determina come ethos della theoria e quindi come “ragione pratica”, un’istanza che rimette al centro dell’attenzione quel fondamento che rischia di andare perduto nell’anonimato della tecnoscienza e nell’indistinto di una forma culturale globalizzata e globalizzante, un’istanza che richiama tutti noi a ritornare a ciò che Husserl chiamerebbe la costituzione originaria di senso della civiltà europea.El tema principal del paper es una interpretación del método fenomenológico que, enfocando la cuestión de la identidad, pone en evidencia su dimensión trascendental y egológica. El objetivo es el rescate de la idea husserliana de filosofía como ciencia rigurosa o estricta y el consiguiente regreso a la centralidad del sujeto fenomenológico-trascendental.Se introduce el concepto de círculo fenomenológico, que alude a la recursividad de la reducción y la necesidad de permanecer en ella, para mantener el nivel fenomenológico de la experiencia y del conocimiento. Se trata de una circularidad virtuosa, no sólo porque es productiva, sino porque avanza a través de una constante puesta entre paréntesis de los resultados y una continua reapertura de los horizontes. El círculo fenomenológico es un infinito campo de rebotes referenciales –propio en primer lugar de la correlación noético-noemática– entre el ego y el mundo, entre la libertad de la actitud y la verdad de la evidencia, un campo polarizado cuyas partes se relacionan incesantemente y del cual el ego sale (o se expone) pero con el objetivo de volver a entrar. El ego trascendental debe ser libre de cumplir este retorno a sí mismo, porque dentro de sí reside la verdad. Esta circularidad es entonces generadora de libertad por lo que se refiere al ejercicio del método del “mirar fenomenológico”, y portadora de verdad por lo que se refiere al resultado del método mismo.Se subraya la aspiración fenomenológica a “vivir en la verdad” como esfuerzo que se propone reconstruir esa verdad fluyente constituida por la vida de la subjetividad en el terreno del mundo de la vida. La epoché, en tanto “total transformación existencial”, se vuelve el perno de un estilo de vida orientado hacia a la verdad. Para la fenomenología, vivir en la verdad quiere decir vivir en la libertad, porque si la verdad surge de la epoché, y si esta última se realiza como “mirada verdaderamente libre”, entonces la verdad no está sólo ligada a la libertad, sino que resulta dependiente de ella.Se sostiene que la subjetividad fenomenológico-trascendental representa la clave para un viraje respecto de la situación cultural que prevalece en la actualidad, en la cual el concepto de “yo” se ha vuelto uno de los principales blancos de crítica. Se muestra aquí la radicalidad del nexo entre la subjetividad y el método. En un manuscrito de 1924 Husserl efectivamente anota: “la subjetividad es mi tema, y es un tema puro y en sí completo, independiente. Mostrar que ello es posible y de qué manera, es el cometido de la descripción del método de la reducción fenomenológica”. El “tema” de Husserl es por lo tanto su cometido filosófico y su misión existencial.A partir de aquí es posible interpretar también la fenomenología de la intersubjetividad a nivel histórico-fáctico: la teoría fenomenológica de la experiencia del extraño no debe ser confundida con los problemas de la multiculturalidad ni, menos aún, con las retóricas de la alteridad, sino que es una instancia que vuelve nuevamente actual la antigua cuestión de la filosofía que se determina como ethos de la theoria y por ende como “razón práctica”, una instancia que vuelve a poner al centro de nuestra atención ese fundamento que corría el riesgo de perderse en el anonimato de la tecnociencia y en lo indistinto de una forma cultural globalizada y globalizante, una instancia que reclama un retorno, de parte de todos nosotros, a lo que Husserl llamaría la constitu-ción originaria de sentido de la civilización europea.
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Orioles, Vincenzo. « I contatti interlinguistici nel modello teorico di Eugenio Coseriu ». ENERGEIA. ONLINE JOURNAL FOR LINGUISTICS, LANGUAGE PHILOSOPHY AND HISTORY OF LINGUISTICS, 15 octobre 2022, 161–75. http://dx.doi.org/10.55245/energeia.2022.006.

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La riflessione di Coseriu sul contatto interlinguistico si inserisce in modo coerente nell’edificio teorico complessivo dello studioso romeno richiamandone e confermandone i capisaldi e le principali antinomie. Così ad esempio gli influssi esogeni entrano in gioco sullo sfondo della sua concezione del cambio linguistico e in particolare della dialettica tra “innovazione” e “adozione”.Un altro criterio fatto valere dallo studioso si collega con la nota distinzione tra ‘sistema’ e ’norma”: non tutte le innovazioni che agiscono sulla ‘norma’ producono effetti sugli equilibri del ‘sistema’. Il contributo prende poi in esame singoli aspetti del contatto tra lingue, tra cui le peculiari manifestazioni dell’interferenza nel parlante adulto e colto e il peso da assegnare agli influssi di sostrato. Pur non ignorando il contributo di Weinreich alla tematizzazione del contatto, la posizione teorica di Coseriu si caratterizza per il fatto di elaborare un modello esplicativo che incorpora l’innovazione esogena “in den Rahmen einer Theorie des Sprechens”, collocata sullo stesso piano delle creazioni interne ad una lingua.
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Gandolfi, Miriam. « Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Nascita, splendore, declino di una fase mitica della psicopatologia clinica e della psicoterapia. C’è ancora margine per una loro dignità scientifica ? Una proposta connessionista complessa ». Ricerca Psicoanalitica 33, no 2 (30 août 2022). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2022.608.

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Il panorama delle offerte di interventi tecnici in ambito psicoterapeutico non fa certo difetto per quantità e varietà. Anche la psichiatria, soprattutto non accademica, sta producendo grande mole di ricerca circa due gravi fenomeni: l’incremento incontrollato della prescrizione farmacologica e la grave sottovalutazione degli effetti collaterali e della sindrome da interruzione di assunzione. Non altrettanto si può dire dello sforzo concettuale nel riflettere, formulare e dibattere teorie che si interroghino sulla natura dei comportamenti che vengono definiti psicopatologici. Migliorare la loro comprensione permetterebbe una gestione più efficace dei processi psicoterapeutici e non il semplice controllo degli aspetti sintomatici. Attualmente è tornato in auge il vuoto, benché rassicurante, termine di raptus, così come l’onniesplicativa ricerca di un trauma/causa. La prospettiva evoluzionista, grazie al termine epigenetica, reintroduce una descrizione lineare e determinista di geni residuali. Neuropsicologi e neurobiologi non hanno dubbi sull’esistenza di strutture e meccanismi biologici di base difettosi che permetterebbero di tracciare una linea di demarcazione certa tra normalità e psicopatologia. L’autrice, dopo aver messo a confronto gli sviluppi dei diversi approcci che affrontano le tematiche e la gestione della psicopatologia, propone un percorso rigoroso e coerente con un approccio sistemico-connessionista circa le modificazioni del concetto di mente, di psicopatologia e di cambiamento psicoterapeutico e richiama l’attenzione circa il rischio di sostituire concetti teorici con la suggestione di linguaggi descrittivi fuorvianti. Dopo aver indicato nelle teorie della complessità la scelta della sua cornice epistemologica di riferimento, propone, attraverso l’esemplificazione e la presentazione di un caso clinico, il suo metodo di lavoro. Un metodo dove trasmissibilità e verificabilità restano criteri scientifici fondamentali.
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Benz, Stefan. « Kontinuität und Kontingenz ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, no 1 (11 janvier 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0009.

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RiassuntoIl contributo esamina le idee che la ricerca storica e la pubblicistica intorno al 1600 si faceva del tempo prima della Riforma (il medioevo) sullo sfondo della biconfessionalità dominante nell’Europa centrale. A questo scopo si analizza la coscienza storica che a livello universale può scegliere tra la costruzione di continuità o la descrizione della contingenza per rielaborare eventi come la Riforma e per formare la memoria culturale. L’approccio è stato scelto perché i concetti di medioevo e di epoca non si erano ancora concretizzati (nel senso odierno). La formula, presa dalla teoria della storia, può dimostrare la sua validità, come dall’altra parte la sua ferma applicazione permetterà di arrivare a precisazioni storiche. Appare che tutti e due i gruppi confessionali disponevano di modelli di storia estremamente differenziati, tra cui si trovavano esplicitamente anche alcuni che per la rispettiva posizione religiosa nei confronti dell’evento della Riforma non erano scontati. I cattolici elogiavano il XVI secolo come nuova epoca della globalizzazione, e in questa prospettiva si poteva percepire il Medioevo successivamente come angusto e limitato, mentre i protestanti nel trattare l’arte medievale potevano letteralmente mettere in scena la continuità. Gli esempi provengono dalla storia regionale e dalla storia dell’epoca di orientamento giornalistico, si riferiscono a progetti editoriali di fonti relative alla lotta per le investiture e a ristrutturazioni di spazi ecclesiastici. La generale apertura e l’interesse verso il Medioevo avrebbero alla fine favorito la visione storica protestante che poteva presentarsi in una veste imparziale e oggettiva nei confronti di quell’epoca, in quanto essa stessa non ne faceva parte.
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Pessina, Adriano. « Le buone ragioni del soggettivismo etico e i suoi errori. Note su bioetica, relativismo e metafisica ». Medicina e Morale 55, no 3 (30 juin 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.353.

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Soggettivismo etico e relativismo della conoscenza fanno spesso da sfondo ai dibattiti in bioetica. Il soggettivismo rivendica una sorta di attività legislatrice della ragione umana che, almeno in parte, va accolta. Il singolo uomo ha il dovere di legiferare in merito alla promozione delle finalità che lo interpellano, ma il criterio non può essere soggettivo: per conoscere il bene dell’uomo si deve, infatti, sapere chi è l’uomo. Soltanto nella conoscenza della struttura antropologica umana si può trovare una risposta adeguata alle esigenze del soggetto. Al soggettivismo, allora, si deve rispondere con l’argomento della personalizzazione della vita morale. L’uomo deve realizzare un bene in sé facendolo diventare nel concreto bene per lui. Ma il nodo teorico che resta da affrontare è la possibilità pratica e teorica di rispondere alla domanda “chi è l’uomo” senza fare i conti con la metafisica. Il nesso tra etica e metafisica non si pone secondo la logica della remunerazione o del comando estrinseci, ma come determinazione del senso stesso della condizione umana. La metafisica va pensata come ciò che restituisce alla temporalità il suo stesso significato storico. ---------- Ethical subjectivism and relativism of knowledge are often the setting of debates on bioethics. The subjectivism vindicates a kind of legislative activity of the human reason that, at least partly, must be welcomed. The single man has duty to legislate regarding the promotion of finalities that consult him, but the criterion can not be subjective: to know the good of the man, in fact, ones must know who the man is. A suitable answer to the demands of the subject can be found only in the knowledge of the human anthropological structure. Ones must answer to subjectivism with the matter of the personalization of moral life. The man must realize a good in oneself making it becoming a good for him in the concrete. But the theoretical knot that stays to face is the practical and theoretical possibility to answer to the question “who is the man” without making the accounts with the metaphysics. The connection between ethics and metaphysics doesn’t set according to the logic of the extrinsic remuneration or the command, but as determination of the sense itself of human condition. Metaphysics must be thought like what it returns its same historical meaning to temporality.
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Montaldi, Massimo. « Anthropology applied to the analysis of social deviances and the effects of uprooting on individual trans-generational behavior / Antropologia applicata all’analisi delle devianze sociali e gli effetti dello sradicamento sul comportamento individuale trans generazionale / Antropología aplicada al análisis de las desviaciones sociales y de los efectos del desarraigo en el comportamiento transgeneracional individual ». Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, 8 octobre 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.64.

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This article aims to clarify some points of view and aspects on the relationship between multiculturalism and migration, and the relationship between minor and major normative jurisprudences, against the dynamic background of historical and anthropological processes, in a criminological perspective, and using some theories that argue why the phenomena of deviance are associated with intercultural and ethnic contexts. The interaction between outgroup and ingroup, while modern societies are engaged in solving problems related to the management and control of regulatory deviance, seems to bring out spaces to think, thanks to the onset of the ethnographic method in criminological studies. Criminology and ethnography can therefore profitably experiment with a scientific relationship, in the light of the sociology of deviance. New concepts invite to formulate a different approach, less constrained by specializations, but tending to obtain a result of a balanced scientific exchange full of perspectives. In this way, some of the reasons behind the deviant behavior among minorities will appear clearer. It can be argued, for example, that concepts of proximal and distal stress expand the translations of the problem. The cessation of the social bond, the semantic differences between landless and native minorities, seem to have a role in the dynamics of deviance, psychopathology, and crime. The sub-cultural community, the training and educational conditions are all recurrent themes, but they often assume an unexpected value in the eternal struggle for space. The class struggle and the reasons behind the enormous amount of laws appear to be the result of contrasting relationships between majorities and minorities. The problem of cultural deviances does not always seem clear and complete, if interpreted by the individual sciences, they easily run into scientific reductionism and redundancy. Stitching together edges that tend to remain far away could be possible only provided that the different perspectives can be connected, and that the tool of comparative ethnography is regarded as a fruitful link with criminology. Semantics is enriched with concepts, such as the syndrome of socio-cultural adoption, probes the implications of the cultural bond that redefines the existential plots of the condition of the migrant in modernity. The disruptive effects of the stress of minorities, or the disbelief of minorities towards the normative majority, are only some of the concepts with which I have tried to represent the motivations that are at the base of a basic hostility of some social communities to the rules. A multi-scientific approach has an experimental structure, a crossroads of different experiences, which aims to build lexicons and widen and diversify the semantics of deviance, questioning the particularisms and the singular exasperation of the perspectives of hermeneutic excesses. As Europe prepares to deal with the impact of epochal migration, the comparative method is able to provide empirical considerations for a reading consistent with history, and less involved with academic speculation, and ideological needs. Understanding the dynamics that underlie the criminal deviance between minorities, is not only an exercise of absolute social vanguard, but tends to build new bases and theoretical and practical references better systematized, which dictate complex work agendas, expanding the knowledge on the real relationship between criminal deviance and ethnic communities. RiassuntoQuesto articolo si propone di chiarire alcuni punti di vista e aspetti sulle relazioni tra multiculturalismo e migrazione, e il rapporto tra minoranze e maggioranze normative, sullo sfondo dinamico di processi storici e antropologici, in una prospettiva criminologica, e utilizzando alcune teorie che argomentano i motivi per i quali le fenomenologie della devianza si associano ai contesti interculturali ed etnici. L'interazione tra outgroup ed ingroup, mentre le società moderne sono impegnate nella soluzione di problemi legati alla gestione ed al controllo della devianza normativa, sembra far emergere spazi di riflessione grazie all’irruzione del metodo etnografico negli studi criminologici. Criminologia ed etnografia, possono dunque proficuamente sperimentare una relazione scientifica, alla luce della sociologia della devianza. Nuovi concetti invitano a riformulare un approccio meno costretto dalle specializzazioni, ma tendente ad ottenere un risultato di uno scambio scientifico equilibrato e denso di prospettive. Appariranno più chiare in tal modo, alcuni delle motivazioni retrostanti alla condotta deviante tra le minoranze. Si può sostenere, per esempio, che concetti di stress prossimale e distale, ampliano le traduzioni del problema. La cessazione del legame sociale, le differenze semantiche tra minoranze senza terra e minoranze native, sembrano avere un ruolo nella dinamica della devianza, della psicopatologia, della delinquenza. La comunità sub culturale, la formazione e le condizioni di istruzione, sono temi ricorrenti, tuttavia assumono sovente un valore imprevisto nella lotta eterna per lo spazio. La lotta di classe e le ragioni che stanno dietro alla enorme mole di normativa, appaiono il frutto di rapporti di contrasto tra maggioranza e minoranze. Non appare sempre chiaro e completo il problema delle devianze culturali, se interpretato dalle singole scienze, incorrono facilmente nel riduzionismo e nella ridondanza scientifica. Un lavoro di ricucitura di margini che tendono a mantenersi lontani, è possibile a patto che le prospettive sappiano comunicare tra loro, e lo strumento dell’etnografia comparata si profila una proficua connessione con la criminologia. La semantica si arricchisce di concetti, come ad esempio la sindrome dell’adozione socioculturale, sonda le implicazioni del legame culturale che ridefinisce le trame esistenziali della condizione del migrante nella modernità. Gli effetti dirompenti dello stress delle minoranze, o la diffidenza delle minoranze verso la maggioranza normativa, sono solo alcuni dei concetti con cui ho cercato di rappresentare le motivazioni che stanno alla base di un'ostilità di fondo di alcune comunità sociali, rispetto alle regole. Un approccio multi scientifico ha un assetto sperimentale, incrocio di esperienze diverse, che mirano a costruire lessici e ampliare e diversificate le semantiche della devianza, mettendo in discussione i particolarismi e l'esasperazione singolare delle prospettive degli eccessi ermeneutici. Mentre l'Europa si appresta ad affrontare l'impatto di una migrazione epocale, il metodo comparativo è in grado di fornire le considerazioni empiriche per una lettura coerente con la storia, e meno coinvolte con la speculazione accademica, e le esigenze ideologiche. Capire le dinamiche che sotto intendono la devianza criminale tra le minoranze, è un esercizio non solo di assoluta avanguardia sociale, ma tende a costruire basi nuove e riferimenti teorici e pratici meglio sistematizzati, che dettano agende di lavoro complesse, allargando la conoscenza sul rapporto reale tra devianza criminale e comunità etniche. ResumenEste artículo se propone aclarar los puntos de vista y aspectos sobre las relaciones entre multiculturalismo y migración, y la relación entre minorías y mayorías normativas, en el fondo dinámico de procesos históricos y antropológicos. En una perspectiva criminológica, y utilizando algunas teorías que argumentan los motivos por los cuales las fenomenologías de las desviaciones se asocian a los contextos interculturales y étnicos. La interacción entre outgroup e ingroup, mientras las sociedades modernas están ocupadas en la solución de los problemas ligados a la gestión y al control de la desviación normativa, parece que hacen surgir espacios de reflexión gracias a la introducción de la metodología etnográfica en los estudios criminológicos. Criminología y etnografía, pueden entonces experimentar rentablemente una relación científica, bajo la luz de la sociología de la desviación. Nuevos conceptos invitan a reformular un enfoque menos forzado por las especializaciones, pero con la tendencia en obtener un resultado de un intercambio científico equilibrado y lleno de perspectivas. Aparecerán más claras de esta manera, algunas de las motivaciones que están detrás de la conducta desviada entre las minorías. Se puede sostener, por ejemplo, que conceptos como stress proximal y distal, amplían las traducciones del problema. La ruptura del lazo social, las diferencias semánticas entre minorías sin tierra y minorías nativas, parecen tener un rol en la dinámica de la desviación, de la psicopatología y de la delincuencia. La comunidad sub-cultural, la formación y las condiciones de instrucción, son temas recurrentes, sin embargo, asumen a menudo un valor imprevisto en la lucha eterna por el espacio. La lucha de clase y las razones que están detrás a la gran masa normativa, parecen el fruto de relaciones de contraste entre mayorías y minorías. No parece siempre claro y completo el problema de las desviaciones culturales, si es interpretado por las ciencias individuales, incurren fácilmente en el reduccionismo y en la redundancia científica. Un trabajo de reparación de márgenes que tienen la tendencia a mantener la distancia, es posible siempre y cuando las perspectivas sepan comunicarse entre ellas, y el instrumento de la etnografía comparada pueda conectarse rentablemente con la criminología. La semántica se enriquece de conceptos, como por ejemplo el síndrome de la adopción sociocultural, sondea las implicaciones del lazo cultural que redefinen la parte existencial de la condición del migrante en la modernidad. Los efectos disruptivos del stress de las minorías, o la diferencia de las minorías hacia las mayorías normativas, son solo algunos de los conceptos con los que busqué representar las motivaciones que están en la base de la hostilidad de algunas comunidades sociales, con respecto a las reglas. Un enfoque multicientífico tiene un corte experimental, cruce de experiencias diferentes, que velan por construir léxicos, ampliar y diferenciar las semánticas de la desviación, poniendo en discusión los particularismos y la exasperación singular de las perspectivas de los excesos hermenéuticos. Mientras Europa se alista para afrontar el impacto de una migración épica, la metodología comparativa puede suministrar las consideraciones empíricas para una lectura coherente con la historia, y menos involucrada con la especulación académica, y las exigencias ideológicas. Entender las dinámicas que definen la desviación criminal entre las minorías, es un ejercicio no solo de absoluta vanguardia social, sino que tiene la tendencia en construir bases nuevas y referencias teóricas y prácticas mejor sistematizadas, que dictan agendas de trabajo complejas, engrandeciendo el conocimiento sobre la relación real entre desviación criminal y comunidades étnicas.
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