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Colombo, F., A. Benedetti, P. Dettori, L. Bernardi, F. Pozza, C. Marchetti et G. Chierego. « Radiochirurgia con acceleratore lineare : 5 anni di esperienza clinica ». Rivista di Neuroradiologia 1, no 1 (avril 1988) : 17–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100104.

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Résumé :
Gli autori utilizzano una tecnica di radiochirurgia con acceleratore lineare dal 1982. La tecnica è basata su irradiazioni multiple ad archi intersecantisi focalizzate stereotassicamente su un bersaglio. Dopo che una valutazione meccanica e dosimetrica ha dimostrato la validità della procedura, la tecnica è stata impiegata su un gruppo selezionato di pazienti. Dal novembre 1982 al marzo 1988 sono stati trattati 155 casi. Tra loro 72 erano affetti da malformazioni arterovenose cerebrali, 16 da gliomi a bassa malignità, 8 da neurinoma dell'acustico, 8 da meningiomi e 11 da tumori maligni radiosensibili: in questi gruppi di pazienti la tecnica si è dimostrata sicura ed efficace. I risultati vengono paragonati a quelli ottenuti con la Gamma Unit di Leksell e col Ciclotrone di Kjellberg.
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2

Brunialti, Cristina. « L'analisi junghiana : le regole della relazione analitica. Un manuale sotto la forma di autodafé. Intervista ad Antonino Lo Cascio. » STUDI JUNGHIANI, no 55 (août 2022) : 93–105. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14069.

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Résumé :
Questo scritto vuole rappresentare la sintesi dell'esperienza clinica del dottor Antonino Lo Cascio, allievo di Bernhardt e cofondatore dell'AIPA, rispetto alla tecnica della clinica analitica. Il testo è costruito su una struttura ad intervista, nella quale gli autori - Antonino Lo Cascio e Cristina Brunialti - definiscono le fasi del percorso analitico. Vengono approfonditi aspetti della tecnica poco esplorati, secondo una particolare prospettiva che gli Autori definiscono Autodafé. Il lettore troverà spunti di riflessione tra il rimando alla tecnica e alla narrazione biografica di Lo Cascio. L'intervistatrice Cristina Brunialti, allieva e amica del Dott. Lo Cascio, si "diverte" insieme a lui a dare forma ad un dialogo colloquiale e spontaneo che affronta tematiche complesse e ancora oggi dibattute in ambito psicoanalitico.
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3

Gasparotti, R., A. Orlandini, G. F. Gualandi et A. Chiesa. « Studio preliminare del circolo cerebrale e dei vasi del collo con angiografia tridimensionale a risonanza magnetica ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 241–54. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200306.

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Résumé :
Viene presentata un'esperienza iniziale sull'utilizzazione dell'angiografia a risonanza magnetica nello studio del circolo cerebrale e dei vasi del collo in una popolazione di 20 soggetti sani. Nel presente lavoro vengono analizzati i principali fenomeni fisici che stanno alla base dei variabili aspetti che assume il flusso sanguigno nelle immagini RM e le principali tecniche utilizzate sino ad oggi in angiografia RM. In particolare sono state valutate l'applicabilità clinica e la definizione anatomica di una speciale tecnica, l'Angiografia Tridimensionale a Risonanza Magnetica; essa si basa su acquisizioni volumetriche effettuate con sequenze ad «eco di gradiente» FISP 3D (Fast Imaging with Steady-state Precession) e FLASH 3D (Fast Low Angle SHot) e su una elaborazione computerizzata dei dati ottenuti, attraverso un programma in grado di analizzare l'elevata intensity di segnale dei vasi (Ray-tracing method). La tecnica consente di ottenere proiezioni angiografiche tridimensionali del circolo cerebrale e dei vasi del collo con buona definizione anatomica del poligono di Willis e delle biforcazioni carotidee, in un tempo compatibile con la routine clinica (27 minuti al massimo).
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Guida, Andrea. « Intarsi semidiretti:ottimizzazione di una tecnica clinica semplificata ». Dental Cadmos 84, no 7 (septembre 2016) : 448. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.2016.07.09.

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Popolizio, T., G. Calabrese, T. Scarabino, M. Germano, R. Mingarelli, P. L. Ciritella et U. Salvolini. « Spettroscopia protonica RM a volume singolo con programma automatico “Probe” ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 1 (février 1997) : 29–39. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000103.

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Résumé :
La Spettroscopia Protonica a Risonanza Magnetica (MRS) è una tecnica non invasiva che permette di misurare in vivo i livelli di sostanze chimiche differenti fornendo informazioni chimico-metaboliche sulla struttura tissutale. La recente diffusione di tale tecnica e la disponibilità ed il perfezionamento di programmi computerizzati di facile impiego ne rendono possibile l'applicazione su ampia scala permettendo l'attuazione di sofisticati studi di ricerca. L'impiego nella pratica clinica è tuttavia ancora piuttosto scarso sia per limiti tecnici legati alla difficoltà di ottenere risoluzione spaziale e rapporto segnale-rumore ottimali, sia per i lunghi tempi di esame che la maggior parte dei programmi in uso impongono al paziente. Nel nostro studio abbiamo utilizzato il programma PROBE (Single-voxel Proton Brain Exam), con cui è possibile acquisire spettri da singoli volumi di interesse in modo automatico, cosicché il tempo complessivo dell'esame di MRS è di circa 9 minuti, con massima tollerabilità anche da parte di piccoli pazienti sottoposti a studio in narcosi.
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Ferraro, Anna Maria. « Psicodinamica e clinica gruppoanalitica : elementi di teoria e tecnica ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (février 2013) : 29–50. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2013-001003.

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Angelici, Giovanni. « La supervisione come esperienza del "sapere della pulsione" ». GRUPPI, no 1 (octobre 2020) : 73–88. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10484.

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Résumé :
Viene proposto un modello di supervisione clinica basato sull'elaborazione della personale esperienza del terapeuta rimessa in gioco nell'incontro col paziente. Tale modello utilizza il dispositivo dello psicodramma analitico e integra il percorso formativo basato sulla conoscenza della teoria e della tecnica.
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Ruggiero, G., J. P. Jolivet et R. Ricci. « Rapporto tra evoluzione clinica e modificazioni anatomiche nella lombalgia d'origine discale, dopo trattamento chiropratico ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 3 (août 1992) : 357–66. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500308.

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Résumé :
Lo scopo del lavoro è la valutazione, mediante tomografia computerizzata, delle modificazioni anatomiche e dell'evoluzione clinica delle discopatie, prima e dopo trattamento chiropratico. Dopo un'analisi critica della letteratura, gli autori presentano 13 casi esaminati con tecnica rigorosa. Il trattamento chiropratico si è rivelato sempre utile e molto spesso ha condotto alia guarigione. L'evoluzione clinica favorevole può verificarsi in presenza di modificazioni dell'aspetto del disco anche quando questo non appare retratto, rimettendo in discussione la necessità dell'asportazione chirurgica.
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Aprile, I., A. Lavaroni, G. Tommasini, E. Biasizzo et G. Fabris. « Angiografia a risonanza magnetica dei vasi epiaortici con bobina dedicata ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 101–8. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s213.

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Résumé :
Scopo del nostro lavoro è stato quello di ottimizzare le sequenze di angiografia a risonanza magnetica più adatte a una bobina dedicata per lo studio dei vasi epiaortici di recente introduzione nella pratica clinica. Tale bobina consente di visualizzare l'intero asse carotideo e vertebrale con un'unica acquisizione coronale o sagittale. La tecnica angiografica da noi utilizzata è stata la 3D time of flight (TOF) e abbiamo ottimizzato i parametri tecnici su 15 volontari sani. La sequenza da noi sperimentata consente di acquisire le immagini dei vasi epiaortici (dall'origine al tratto intra-cranico) in un tempo di circa 13′. Lo studio di pazienti portatori di patologia è ancora alle fasi iniziali, ma i primi risultati sembrano promettenti. Tale bobina consente di visualizzare l'origine e il tratto intra-cranico dei vasi epiaortici e potrebbe quindi favorire una maggiore diffusione dell'esame angio-RM delle arterie carotidi e vertebrali.
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Digilio, M. Cristina. « Sindromi genetiche sottese alla disabilitŕ cognitiva grave ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 3 (avril 2012) : 73–78. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003012.

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Résumé :
L'eziologia della disabilitŕ cognitiva grave č molto complessa, tanto che la causa di questa condizione clinica rimane ancora oggi non identificabile nel 40% circa dei casi. L'inquadramento diagnostico č perň un'esigenza concreta delle famiglie, per tentare di avere piů informazioni possibili sulla prognosi della patologia, sulle possibilitŕ e metodi terapeutici piů appropriati, sui rischi di ricorrenza familiare. I metodi utilizzati per l'inquadramento diagnostico sono di tipo clinico, strumentale e laboratoristico citogenetico-molecolare. Dal punto di vista clinico l'approccio prevede la ricostruzione dell'anamnesi familiare, la raccolta di dati sul decorso della gravidanza, sul periodo neonatale e sulla storia clinica dalla nascita al momento dell'osservazione. Si stima che il 4-35% (in media 15%) dei casi di disabilitŕ cognitiva sia riconducibile ad eziologia cromosomica. Le tecniche di citogenetica molecolare sono progressivamente migliorate negli ultimi anni, con la possibilitŕ di aumentare la sensibilitŕ di diagnosi per le sindromi da microanomalia cromosomica (con la tecnica CH-Array). La sindrome dell'X fragile costituisce una delle piů frequenti cause di disabilitŕ cognitiva nei soggetti di sesso maschile, specialmente nei casi a ricorrenza familiare della patologia. Il numero delle sindromi monogeniche associate a disabilitŕ cognitiva č altissimo, e si tratta sempre di patologie singolarmente rare. In questo ambito č importante saper identificare caratteristiche cliniche che possano orientare verso una patologia specifica, allo scopo di poter ipotizzare una diagnosi clinica ed eventualmente mirare i test genetici nei casi di sindromi ad eziologia attualmente nota. Sono utili, in questo ambito, il riscontro di dismorfie particolari orientative per una sindrome specifica, la caratterizzazione anatomica delle malformazioni associate o l'eventuale presenza di epilessia, la definizione di un fenotipo comportamentale e cognitivo specifico. Č importante anche la rivalutazione clinica nel tempo, per cogliere segni di significato diagnostico che possono comparire in etŕ diverse della vita di un bambino.
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Pino, Luca. « Esperimento : estetica e reciprocità nella clinica contemporanea ». QUADERNI DI GESTALT, no 1 (juin 2021) : 109–19. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-001012.

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Résumé :
L'autore offre una riflessione rispetto all'utilizzo dell'esperimento nella clinica gestaltica. Partendo dagli sviluppi e dagli studi attuali sulla Conoscenza Relazionale Estetica e sulla reci-procità in psicoterapia (Spagnuolo Lobb, 2017a; 2017b; 2020), presenta l'uso dell'esperimento come possibilità del campo fenomenologico, piuttosto che come una tecnica rigida e pre-ordinata. L'attenzione epistemologica è finalizzata a chiarire come il focus terapeu-tico sia principalmente il contatto e il sé in contatto. L'esperimento può essere un modo per inserire la "novità" nel processo terapeutico utilizzando gli strumenti estetici e fenomenologici della terapia della Gestalt. In particolare, l'autore, vuole definire l'esperimento in un'ottica rela-zionale e di campo. Si tratta di ricontestualizzare un tema importante dell'epistemologia gestal-tica riconducendolo sia alla teoria del sé, che ai bisogni e alle sofferenze che oggi i pazienti portano in terapia.
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Merloz, P., J. Tonetti, M. Milaire, G. Kerschbaumer, S. Ruatti, J. Troccaz et A. Eid. « Chirurgia computerizzata per la fissazione delle viti peduncolari. Tecnica e pratica clinica ». EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Ortopedica 9, no 2 (2013) : 1–7. http://dx.doi.org/10.1016/s2211-0801(13)70355-8.

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Marliani, A. F. « TC e TC dinamica nello studio della regione sellare ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 83–88. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s317.

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Résumé :
Nel presente lavoro vengono descritte le tecniche TC per lo studio della regione sellare e si discute sulla utilità di tali indagini in periodo di RM. La RM è in genere superiore alla TC nello studio della patologia della regione sellare, in particolare nell'identificare piccoli adenomi ipofisari. La TC, eseguita con tecnica rigorosa, mantiene la sua utilità: — nell'identificare piccole componenti calcifiche, ad esempio piccoli meningiomi calcifici o craniofaringiomi a componente calcifica instrasellare; — nel visualizzare le espansioni di una lesione verso l'orbita; — nel meglio definire i rapporti della lesione con le strutture ossee; — nel valutare la ricostruzione delle pareti ossee dopo un intervento chirurgico; — è indispensabile per la sua rapidità nel caso di complicanze chirurgiche immediate. Esistono infine alcuni casi di microadenomi ACTH secernenti che non si è riusciti a diagnosticare sia con la TC che con la RM. In tale caso la clinica e il dosaggio ormonale dopo stimolazione con CRF hanno permesso l'intervento chirurgico.
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Rizzuti, Jacopo. « Giocare a perdere ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2021) : 170–78. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001012.

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L'autore espone la sua esperienza clinica con una paziente che lo ha portato a dover affrontare intensi vissuti di controtransfert e sfide per la sua tecnica e per i suoi riferimenti teorici. Nel percorso terapeutico si intrecciano i conflitti sul lutto e la perdita nella paziente, con la necessaria capacità che il terapeuta deve trovare nel fare anch'egli un lutto, riguardante le idealizzazioni rispetto alla sua stessa professione. Il "giocare a perdere", è una capacità che, quindi, si sviluppa in entrambi i partecipanti al processo terapeutico.
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Ruggiero, G., A. Bacci et R. Ricci. « Identificazione della natura istologica deigliomi cerebrali con tomografia computerizzata ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 267–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200308.

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Gli autori si propongono di verificare l'utilità rispettiva della biopsia e della radiologia per identificare il grado di malignità dei gliomi cerebrali. L'esame critico della letteratura dimostra che la biopsia effettuata su materiale chirurgico è più affidabile di quella sterotassica, ma che comunque essa non è esente da errori tecnici o diagnostici e da pericoli. La TC è utile e non inferiore, anzi non raramente superiore, alla RM. In una ricerca personale condotta su 123 casi verificati istologicamente, la TC, riesaminata dallo stesso neuroradiologo senza conoscenza della diagnosi, senza e con conoscenza della sintomatologia cliniCa, ha permesso l'identificazione precisa (gradi I-IV della scala di Kernohan) nel 42,8% e l'indicazione più generica di «benignità» (gradi I e II) e malignity (grado III e IV) nell'83%. Questi risultati sono stati ottenuti con esami eseguiti con vari tipi di apparecchi e miglioreranno sicuramente con l'utilizzo di macchine moderne e di una tecnica corretta: ricostruzione su tre piani, sezioni sottili; analisi densitometrica; proiezione extracranica38. Per conseguenza gli Autori propongono di eliminare la biopsia e classificare i gliomi cerebrali soltanto neuroradiologicamente (TC), in due tipi: Tipo B («benigno»), Tipo M (maligno).
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Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli et Calogero Casà. « Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte ». Medicina e Morale 71, no 4 (22 décembre 2022) : 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

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Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
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Schafer, Roy. « Principio di realtŕ, nodi tragici e processo analitico ». PSICOANALISI, no 1 (septembre 2010) : 51–68. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-001003.

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Il disagio della civiltŕ occupa un posto speciale nello sviluppo della teoria e della tecnica psicoanalitica freudiana. In particolare alcune sue implicazioni permettono una compren- sione piů ampia del principio di realtŕ. Il concetto dei nodi tragici viene definito ed usato per evidenziare la capacitŕ di Freud di includere gli aspetti tragici della vita in questo principio. Un'ampia sezione č dedicata ad illustrare la diffusione dei nodi tragici in svariati aspetti della vita umana: vittimizzazione, intimitŕ e tutela della privacy. Da ultimo, vengono illustrate le implicazioni per la valutazione clinica dell'elaborazione dei conflitti inconsci.
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Cellerini, M., E. Chiti, G. Caracchini, G. Pellicanò, F. Dal Pozzo et G. Dal Pozzo. « RM ed Angio-RM nello studio della patologia steno-occlusiva (aterosclerotica) delle arterie carotidi nel tratto cervicale ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 45–54. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s206.

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Résumé :
Nella seguente trattazione viene effettuata una revisione del ruolo della risonanza magnetica e dell'angiografia con RM (angio-RM) nella diagnostica della patologia steno-occlusiva delle arterie carotidi nel tratto cervicale con particolare attenzione alle problematiche tecniche e cliniche. Nello studio dei vasi carotidei nel collo le tecniche angio-RM 2D e 3D Time-of-Flight (TOF) sono più diffusamente impiegate rispetto alle tecniche a contrasto di fase (2D e 3D PC angio-RM). Questo è in parte dovuto al fatto che la tecnica TOF, essendo stata commercializzata prima di quella a contrasto di fase, ha avuto una più ampia sperimentazione clinica. Inoltre, grazie alla recente introduzione di particolari accorgimenti tecnici (e.g. “Tilted Optimized Nonsaturating Excitation” o -TONE- e “Multiple Overlapping Thin Slab Acquisition” o -MOTSA-) l'angio-RM 2D e 3D TOF consentono in genere un'ottimale e selettiva visualizzazione dei vasi a livello cervicale. La recente pubblicazione dei risultati di ampi studi clinici (eg NASCET) ha sottolineato l'importanza della terapia chirurgica in pazienti sintomatici con stenosi serrata (79%–99%) dell'arteria carotide interna (ACI) evidenziando inoltre la necessità di un efficace «screening» preoperatorio. Da questi studi si evince che elementi importanti nella decisione operatoria sono principalmente rappresentati dal grado di stenosi, dalla presenza di ulcerazioni a livello della placca aterosclerotica e di lesioni «tandem» sullo stesso asse vascolare. Per quanto riguarda la valutazione del grado di stenosi dell'ACI, in corrispondenza della biforcazione, l'angio-RM si è dimostrata affidabile nell'identificare arterie di calibro normale o con stenosi lievi, senza falsi negativi. Tuttavia è stato segnalato che l'angio-RM, soprattutto con tecnica 2D TOF, tende a sovrastimare il grado di stenosi vasale. Studi recenti sembrano indicare una migliore affidabilità dell'angio-RM rispetto alla metodica eco-color-doppler nella differenziazione tra occlusione e subocclusione specialmente se si utilizzano entrambe le tecniche 2D e 3D TOF. Un limite importante dell'angio-RM è a tutt'oggi rappresentato dalla difficoltà di «caratterizzare» la placca aterosclerotica ed in particolare di identificare le ulcerazioni. È tuttavia auspicabile che lo sviluppo tecnologico (e.g. bobine di superficie «phased-array» dedicate) sia in grado di risolvere in un prossimo futuro i problemi di risoluzione spaziale, rapporto segnale/rumore ed artefatti da turbolenze di flusso che ostacolano attualmente con RM ed angio-RM il riconoscimento delle ulcerazioni della placca. L'angio-RM è un esame panoramico in grado di visualizzare nella stessa seduta non solo la biforcazione carotidea ma anche i vasi del poligono di Willis consentendo il rilievo delle lesioni «tandem» che costituiscono secondo alcuni Autori una controindicazione importante alla terapia chirurgica. Un po' più problematica risulta la valutazione dell'origine dei vasi epiaortici anche se sono già in commercio delle bobine in quadratura (e.g. «head and neck coils») che permettono l'esame dell'origine dei vasi epiaortici, della biforcazione carotidea e dei sifoni carotidei in un'unica acquisizione. Pertanto l'elevato valore predittivo negativo e l'elevata sensibilità nel rilievo delle stenosi, unitamente alla non invasività ed alla capacità di un'accurato studio delle strutture encefaliche, fanno della RM e dell'angio-RM una metodica particolarmente idonea nella valutazione preoperatoria dei pazienti sintomatici con stenosi carotidea. L'utilizzo della RM ed angio-RM come metodica di «screening» offre, a fronte di costi più elevati rispetto all'eco-color-doppler, il vantaggio di una minore dipendenza dall'operatore e di una maggiore panoramicità consentendo inoltre un impiego più mirato dell'angiografia con cateterismo arterioso (pazienti selezionati).
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Valentini, V., A. Cassoni, V. Terenzi, M. Della Monaca, M. T. Fadda, O. Rajabtork Zadeh, I. Raponi, A. Anelli et G. Iannetti. « Our experience in the surgical management of craniofacial fibrous dysplasia : what has changed in the last 10 years ? » Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 5 (octobre 2017) : 436–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1081.

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Résumé :
Nonostante la chirurgia rimanga l’opzione di scelta nel trattamento della displasia cranio-facciale (CFD) una volta che l’osservazione clinica sia stata esclusa, resta controverso il tipo di intervento (rimodellamento contro resezione radicale). Lo scopo di questo lavoro è di rivedere criticamente la nostra esperienza fino al 2013 confrontando la gestione CFD tra il 1980 e il 2002 e tra il 2003 e il 2013 e di proporre il nostro algoritmo chirurgico. Dal gennaio 2003 al dicembre 2013, 41 nuovi pazienti (18 maschi e 23 femmine) con diagnosi di CFD sono stati considerati. I dati sono stati confrontati con quelli di 95 pazienti che sono stati osservati e / o trattati tra il 1980 e il 2002. Considerando l’ultimo periodo abbiamo notato che l’osservazione clinica (26/41 pzt) è stato il metodo più utilizzato; una resezione radicale è stata eseguita in molti casi (8/15 pzt), ma in proporzione il numero di pazienti sottoposti a rimodellamento è aumentato (6% vs 15%), mentre è stato osservato una diminuzione del numero di pzt sottoposti escissione (63% vs 19%). Su queste basi, riteniamo che la resezione radicale rimanga l’unica tecnica per ottenere la risoluzione della displasia fibrosa. L’osservazione clinica è indicata in caso di lesioni stabili. Le moderne tecniche ricostruttive consentono di ottenere adeguati risultati estetici e funzionali in caso di resezione radicale; tuttavia, nella maggior parte dei casi si rendono necessarie ulteriori procedure ed i tempi di recupero sono superiori, cosicchè la maggior parte dei pazienti preferiscono eseguire il rimodellamento. Nonostante tutto, in caso di lesioni aggressive la resezione radicale è mandatoria, tranne che in pazienti pediatrici in cui tale intervento comporterebbe estesi difetti residui: in tali casi può essere accettabile effettuare un rimodellamento riservando trattamenti più demolitivi in caso di recidiva o dopo la maturità scheletrica.
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Grigio, Monica. « L'esperienza di psicologia clinica perinatale in una maternitŕ ospedaliera ». INTERAZIONI, no 1 (juillet 2012) : 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001008.

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Résumé :
Verrŕ illustrata la casistica del lavoro clinico svolto dal Servizio di Psicologia Clinica dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale V. Buzzi'. L'attivitŕ del Servizio prevede interventi sia a livello preventivo che di presa in carico psicoterapeutica in caso di psicopatologia e si articola in diversi ambiti (conduzione dei Corsi di accompagnamento alla nascita e al puerperio, assistenza psicologica nei reparti, attivitŕ psicoterapeutica ambulatoriale, assistenza psicologica in Diagnosi Prenatale, formazione psicologica per gli operatori che operano in ambito perinatale, attivitŕ di ricerca, ecc). L'intervento terapeutico in ambito perinatale in ospedale richiede un contatto emotivo molto intenso e una tecnica che sia in grado di sostenere anche le situazioni piů acute o in emergenza. La psicologa perinatale deve saper modulare in maniera flessibile il classico setting terapeutico: alla consuetudine di uno studio chiuso deve saper contrapporre il colloquio al letto della donna o in piedi davanti all'incubatrice del bambino, deve poter favorire e accompagnare cambiamenti rapidi, alternare occasioni di sostegno psicologico ad interventi di clinica classica, prestarsi ad un ascolto analitico come anche a momenti di semplice informazione, confrontarsi da sola con la donna o con il futuro padre, o dover intervenire in una dinamica di coppia o, ancora, nella relazione della madre con il neonato che magari richiede di essere allattato o cambiato durante la seduta.
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Alejandro Gomez-Chavez, M., et Alex Simon-Mendoza. « PLASTIA INGUINAL, ABORDAJE LAPAROSCOPICO VS ABORDAJE ABIERTO : EXPERIENCIA EN CENTRO MEDICO NAVAL ». International Journal of Advanced Research 9, no 11 (30 novembre 2021) : 85–93. http://dx.doi.org/10.21474/ijar01/13716.

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Résumé :
Vivimos una epoca donde la cirugia laparoscopica vino a revolucionar el abordaje de los diferentes procedimientos quirúrgicos, incluyendo la reparacion de hernias inguinales. En Centro Medico Naval se realizan dichas cirugias desde 2016, por lo que es fundamental un analis de la evolucion clinica de los pacientes comparada con el estandar de oro que es la tecnica de Lichtenstein. Objetivo: Comparar los resultados clinicos de pacientes con hernias inguinales operados por laparoscopia y cirugia abierta atendidos en Centro Medico Naval. Material y metodos: Se analizaron 91 expedientes electronicos de pacientes con diagnostico de henia inguinal los cuales fueron intervenidos quirúrgicamente. Se realizo el analisis descriptivo e inferencial con el fin de comparar la plastia inguinal laparascopica versus la tecnica de Lichtenstein. Resultados: No se encontraron diferencias estadisticamente significativas para las variables de tiempo de estancia intrahospitalaria o complicaciones. Sin embargo, el tiempo de recuperacion para la incorporacion del paciente a la vida laboral fue menor para el grupo de pacientes operados por cirugia laparoscopica con un promedio de 7 dias menor. Conclusiones: En Centro Medico Naval, la cirugia laparoscopica ofrece una alternativa para el tratamiento de hernias inguinales, incorporando a los pacientes a su vida laboral en un tiempo menor, sin diferencia en las complicaciones.
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Masahiro, Nishikawa. « Supervisione e gestione della crisi in una classe elementare pubblica ». GRUPPI, no 1 (octobre 2010) : 35–47. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001004.

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Résumé :
Questo studio č basato su una tecnica psicodinamica, l'asse della matrice mosaica (MMA), che si pone l'obiettivo di promuovere il consolidamento del Sé soggettivo individuale. Questo processo č permesso da una specifica sequenza psicodinamica: lo stabilirsi della repressione primaria individuale, della differenziazione tra sé e non sé e del vincolo dinamico tra Ego e autoidentitŕ. Un caso di intervento su una classe ingestibile di bambini in etŕ di latenza serve per illustrare la tecnica. L'autore ha condotto la supervisione di una consulente al quarto anno di un master di psicologia clinica. Le fasi dinamiche che hanno permesso il superamento della crisi sono state: 1) mostrando la propria "presenza" ai bambini, l'adulto cattura la libido nel corpo-Ego-identitŕ di ciascun bambino; 2) catturando sia la libido sia l'aggressivitŕ del bambino, l'adulto rafforza la funzione dell'Ego del bambino nel dialogo; 3) creando una configurazione edipica intergenerazionale, che viene rappresentata dal gruppo normativo, l'adulto consente la collocazione del bambino nella configurazione. La strategia di base č stata formulata sulla base della Teoria della fluttuazione dell'equilibrio (Kotani) e si propone la gestione della fluttuazione di ogni bambino come una molecola utile a governare la macro-fluttuazione di una scuola, come organizzazione e come gruppo allargato.
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Mari, Massimo, Luca Di Maio, Paola Gremigni, Marinella Sommaruga et Walter Grassi. « Comunicare con i pazienti : un Gruppo Operativo in Reumatologia ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (mai 2011) : 135–47. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001010.

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Résumé :
Un'efficace comunicazione č un importante indicatore della qualitŕ dei servizi ospedalieri. Questo contributo presenta i risultati di una ricerca-intervento sulle abilitŕ comunicative dei membri di un'équipe reumatologica ospedaliera dopo un corso di formazione sulla comunicazione. L'esperienza ha coinvolto ventitré operatori sanitari (78.3% femmine, etŕ media 38.3 ± 9.7 anni) della Clinica Reumatologica dell'Universitŕ Politecnica delle Marche (52.2% infermieri, 30.4% medici, 13% OSS, 4% biologi) in un corso di aggiornamento basato sulla tecnica del Gruppo Operativo di E. Pichon Rivičre. Gli operatori hanno valutato le proprie capacitŕ comunicative, prima e dopo il corso, con il Health Care Communication Questionnaire (HCCQ). Il HCCQ č stato inoltre compilato da trentatré pazienti della Clinica all'inizio del corso e da trentaquattro alla fine, per riportare l'esperienza comunicativa con gli operatori. I risultati mostrano una tendenza al miglioramento nella maggior parte delle dimensioni del HCCQ-P auto-valutate dagli operatori e un miglioramento significativo (p < 0.05) nella valutazione dei pazienti con il HCCQ. Tale risultato incoraggia la formazione degli operatori delle équipe ospedaliere nell'ambito della comunicazione con il paziente.
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Galli, Pier Francesco, et Alberto Merini. « Tracce. Storie e persone ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 1 (mars 2021) : 143–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001010.

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Résumé :
Vengono riprodotti alcuni brani di un seminario tenuto il 30 maggio 1992 alla scuola Il Ruolo Terapeutico di Milano, che lo ha pubblicato nel 1996 col titolo La persona e la tecnica. Appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica e che è stato ristampato nel 2002 dall'editore FrancoAngeli con aggiunte e integrazioni. In queste pagine vengono fatte alcune riflessioni sul problema della ricostruzione storica in psicoanalisi, sottolineando come sia indispensabile non basarsi solo sulla storia ufficiale, scritta, ma che sia di fondamentale importanza conoscere anche la storia affettiva e le vicissitudini di vita delle persone che sono state protagoniste nella costruzione teorica. La storia emozionale, trasmessa attraverso canali informali, è un elemento costitutivo della definizione stessa della disciplina psicoanalitica.
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Mangia, S., MA Macrì, G. Garreffa et B. Maraviglia. « Prospettive e limiti dei metodi RM nello studio della funzionalità cerebrale ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 85–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300115.

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Résumé :
In questo lavoro vengono affrontati alcuni argomenti che sono al centro della più recente indagine scientifica nel campo delle neuroscienze, in relazione alle metodologie che utilizzano la risonanza magnetica nucleare nello studio della funzionalita cerebrale. Soprattutto grazie alle sue caratteristiche di non invasività, la risonanza magnetica funzionale non soltanto si presenta come un formidabile strumento di ricerca finalizzato alla comprensione delle relazioni che intercorrono tra la struttura cerebrale, la funzionalità cerebrale e le patologie neurologiche, ma si prospetta anche come un'importante tecnica diagnostica di routine clinica. Tuttavia le problematiche legate a tale metodologia sono molteplici, e riguardano da una parte l'interpretazione stessa del segnale rivelato in condizioni di attivazione neuronale, dall'altra la definizione della risoluzione spazio-temporale, della specificità spaziale e della significatività statistica delle mappe di attivazione ottenute.
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Mombelli, Marina, et Sara Molgora. « La CTU : come promuovere una genitorialitŕ condivisa ? Il punto di vista dei genitori ». INTERAZIONI, no 2 (février 2013) : 85–96. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-002008.

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Résumé :
L'evidenza clinica circa l'importanza di una "buona prassi" delle funzioni genitoriali nelle situazioni di separazione e divorzio non trova un corrispettivo a livello delle ricerche empiriche sul tema, specie se si considera la capacitŕ genitoriale a livello relazionale e non solo individuale. A partire dall'ipotesi che un percorso di Consulenza Tecnica d'Ufficio (CTU) possa favorire tale pratica, l'obiettivo del presente contributo č quello di indagare l'utilitŕ ed il valore di questa tipologia di interventi nel promuovere e nel sostenere una genitorialitŕ condivisa. A sedici genitori che hanno concluso un percorso di CTU da almeno un anno č stata somministrata un'intervista clinica semi-strutturata costituita ad hoc per la presente ricerca. Le interviste, interamente audio registrate, sono state analizzate con il software di analisi testuale T-LAB. Nello specifico, il contributo si focalizza sulle analisi condotte sull'intero corpus a partire dalla variabile di disegno "domanda". I risultati indicano che il percorso di CTU favorisce un cambiamento sia sul piano personale, sia a livello interpersonale-relazionale. In particolare, il consulente sembra assumere il ruolo di "timoniere", anche se risulta cruciale la posizione personale di impegno e fiducia di ciascuno dei protagonisti coinvolti.
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Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato et A. Mazza. « Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Résumé :
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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Caletti, Chiara. « Trapianto Renale Da Donatore Vivente : Il Giovane Nefrologo Lo Consiglia Al Giovane Paziente Nefropatico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 1 (13 février 2014) : 88–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.870.

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Résumé :
Il trapianto renale è sicuramente la migliore tecnica di sostituzione della funzione renale nei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata e, in particolare, il trapianto renale da donatore vivente rappresenta un’ottima opzione terapeutica per i pazienti giovani. È, infatti, ampiamente dimostrato che evitare il trattamento dialitico riduce sensibilmente le comorbidità e migliora la sopravvivenza. Allo stato attuale, il trapianto da donatore vivente occupa un posto di secondo piano rispetto al trapianto da donatore cadavere. I motivi di tale discrepanza sono da attribuire soprattutto all’assenza di una rete di ambulatori predialisi organizzata ed efficiente e alla mancanza di un’esaustiva informazione al paziente circa il programma di trapianto in Italia (in particolar modo, il trapianto pre-emptive). Io credo, quindi, che sia necessario promuovere un approccio metodologico, in cui il paziente sia gestito non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello socio-assistenziale e psicologico, in modo da ottimizzare la valutazione clinica pre-trapianto, riducendo tempi e costi. Penso che sia fondamentale la promozione di progetti regionali e nazionali volti a incrementare la donazione da vivente.
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Federspil, G., et C. Macor. « L'etica del procedimento clinico ». Medicina e Morale 43, no 6 (31 décembre 1994) : 1107–14. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1000.

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Résumé :
L'articolo affronta il problema del rapporto tra sapere scientifico e pratica clinica. La medicina è una disciplina che persegue sia la conoscenza di numerosi fenomeni biologici che la possibilità di modificarli. Essa possiede, quindi, sia aspetti teorici che operativi. E questi, in realtà, sono solo apparentemente diversi, poiché il "fare" della tecnica non è un "fare" qualsiasi, ma un "fare efficace", che nasce dalla conoscenza di una serie di procedure operative progettate al fine di raggiungere determinati obiettivi. Dopo avere sottolineato che il "sapere razionale", nato durante la civiltà ellenica, trova un suo culmine nel XVII secolo con la nascita della scienza sperimentale, gli Autori iiiustrano la nascita della medicina moderna, quale scienza applicata, che è in grado - superando l'empirismo - di fornire le ragioni per le quali si agisce in un certo modo. Dopo avere argomentato sulla necessità dell'etica nella scienza, viene affrontata la medicina come scienza applicata, il cui fine è la salute dell'uomo. Pertanto il medico deve attenersi correttamente alle regole consolidate del procedimento clinico, metodologicamente e nei contenuti; inoltre è chiamato ad esercitare la scienza medica in modo da raggiungere gli scopi che costituiscono tale disciplina, adeguandosi alle conoscenze scientifiche più aggiornate e consolidate.
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Pegoraro, Marisa. « La puntura a occhiello o buttonhole : quali sono le cose che “fanno la differenza”. Una revisione della letteratura infermieristica ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 2 (24 juin 2013) : 118–25. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1021.

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Résumé :
Negli ultimi 10 anni, vi è stata una notevole produzione di articoli relativi a studi primari e secondari sull'applicazione della tecnica a occhiello, definita, nel gergo degli addetti ai lavori, “buttonholing”. Tutti gli studi hanno cercato di verificare, in modo singolo o congiunto, le allettanti promesse del buttonhole: meno dolore, meno aneurismi, minori complicazioni e maggiore facilità di esecuzione, sia per gli infermieri che per i pazienti. Raccogliendo dati su queste aree, con tempistiche, campioni e contesti anche diversi, sono comparse, anche se con bassa o nulla significatività statistica, le complicanze infettive che la letteratura iniziale degli anni ‘80 riportava solo come evenienze possibili ma remote. Il presente elaborato fa riferimento alle ricerche più recenti e significative, alle variabili indagate e agli esiti osservati cercando di evidenziare quali siano le componenti per una pratica clinica in grado di creare esiti positivi per i pazienti e per il personale di assistenza.
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Saita, Emanuela, Sara Molgora et Giorgia Vacchini. « Il fenomeno del drop-out nella ricerca : riflessioni e appunti di metodo ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 4 (mars 2013) : 411–33. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-004001.

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Résumé :
Il drop-out nella ricerca in ambito psicologico costituisce un fenomeno diffuso e consistente, sebbene risulti difficile darne una stima esatta e considerarne le implicazioni, con effetti negativi per la ricerca stessa soprattutto nei termini della sua validita. In questa prospettiva, scopo del presente contributo e quello di portare una riflessione sul tema del drop-out nella ricerca clinica al fine di sviluppare una teoria della tecnica del campionamento in grado di considerare quegli aspetti che, ad oggi, vengono per lo piu scarsamente valutati. In particolare, verranno trattate le principali questioni, di paradigma e di metodo, relative al campionamento nelle pratiche di ricerca per poi focalizzare l'attenzione sulle possibili variabili predittive ed esplicative del fenomeno in oggetto. Infine, verra presentata, a titolo di esemplificazione, una ricerca longitudinale centrata sul tema della transizione alla genitorialita in coppie primipare, ricerca che ha registrato un elevato numero di drop-out dopo la prima fase.
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Sanza, Michele. « I nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 1 (avril 2011) : 75–86. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001006.

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Résumé :
Il profilo dei nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici si pone all'incrocio tra i cambiamenti avvenuti nel campo dell'epidemiologia dei disturbi psichici e i risultati delle ricerche sul rapporto tra psicopatologia e comportamento violento. Questo approccio va ulteriormente riportato all'evoluzione del quadro normativo di riferimento che, avendo modificato importanti aspetti teorici della non imputabilitŕ e altrettanto importanti aspetti pratici delle misure di sicurezza per i pazienti rei non imputabili, ha determinato nuovi fabbisogni organizzativi e di competenza tecnica nei Dipartimenti di Salute Mentale. Il quadro di lettura che si propone, tende a trovare la definizione del profilo dei nuovi pazienti a rischio di comportamenti antigiuridici nelle prospettive epidemiologica, clinica, giuridica, e dell'organizzazione dei servizi. Questi aspetti, del resto, devono essere visti in un'ottica di sistema, come parti reciprocamente interagenti, di cui occorre definire i punti di contatto, affinché le conoscenze del quadro di riferimento teorico, cosě composto, si possano tradurre in percorsi operativi di tipo professionale nei Dipartimenti di Salute Mentale.
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Castiglioni, Marco, Laura Contino et Manuel Villegas y Besora. « Tra libertŕ e costrizione. Il dilemma dell'agorafobia ». PSICOBIETTIVO, no 1 (avril 2011) : 139–53. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-001010.

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Résumé :
Scopo della ricerca č sottoporre al vaglio empirico la tesi clinica, comune a diversi approcci psicoterapeutici, circa la connessione tra agorafobia e semantica della libertŕ, ipotizzando che i costrutti personali connessi alla sfera della "libertŕ-costrizione" siano preminenti per i pazienti agorafobici.. La tecnica delle griglie di repertorio (Kelly, 1955) č stata applicata a 30 pazienti agorafobici, cosě da elicitare i loro costrutti personali piů significativi. Come "gruppo di controllo" sono stati utilizzati altrettanti pazienti affetti da altre psicopatologie. I costrutti personali dei due gruppi di pazienti sono stati categorizzati secondo criteri ermeneutici e comparati mediante test statistici. I risultati corroborano l'ipotesi formulata: tra i pazienti agorafobici vi č una significativa prevalenza dei costrutti relativi alla semantica della libertŕ, mentre ciň non si rileva nel gruppo di controllo. Tali risultati e i loro limiti sono discussi sia alla luce delle possibili ricadute cliniche sia di questioni epistemologiche e metodologiche piů ampie inerenti la ricerca.
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Bignamini, Bignamini. « Il consenso di chi non può consentire in sperimentazione clinica : etica e GCP a confronto ». Medicina e Morale 48, no 6 (31 décembre 1999) : 1087–105. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.790.

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Résumé :
In sperimentazione, il consenso di chi non può consentire costituisce l’incrocio di quattro condizioni alternativamente su base reale o formale: a) posizione etica o legalmente corretta; b) informazione e consenso, o documentazione del consenso; c) impossibilità fisica o tecnica; d) atti che non implicano o implicano utilità diretta per il paziente. Le incapacità previste dalla GCP sono: 1. non sa (o non può) leggere e scrivere; 2. minore o legalmente incapace ma con capacità reale; 3. minore o legalmente incapace senza capacità reale, o incosciente, con rappresentate legalmente accettabile; 4. minore o legalmente incapace senza capacità reale, o incosciente, senza rappresentante legalmente accettabile. Per queste condizioni la GCP prevede procedure precise che però possono porsi in contrasto con l’accettabilità etica e produrre conflitti con i comitati di etica, anche perché la GCP considera equivalenti il soggetto e il suo rappresentante, posizione accettabile in studi terapeutici ma non accettabile per studi non terapeutici. Quando l’incapacità al consenso è formale non c’è sostanzialmente contrasto fra GCP ed etica, purché l’informazione sia data in maniera completa e vi sia la possibilità reale di consentire liberamente. Su questi aspetti si concentrerà il comitato di etica. Quando l’impossibilità a consentire è reale, il comitato di etica ed il medico sperimentatore, vincolati ad operare sotto le condizioni specifiche degli interventi medici straordinari in emergenza, aventi come condizione irrinunciabile il presumibile beneficio per il soggetto stesso, potrebbero respingere su base vincolante etica e deontologica, anche protocolli formalmente conformi alla GCP.
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Otera, Rossana, Bianca Aragona, Giuliana Figoli, Lorena Montesano, Silvia Pucci, Francesco Mancini et Barbara Basile. « Efficacia dell'Imagery Rescripting nel ridurre le convinzioni disfunzionali : uno studio pilota ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 49 (janvier 2022) : 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/qpc49-2021oa13210.

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Résumé :
L'Imagery Rescripting (IR) è una tecnica emotivo-esperienziale, particolarmente applicata nella Schema Therapy, che collega problematiche affettive attuali a memorie infantili dolorose, ri-scrivendo, tramite l'appagamento di bisogni emotivi frustrati nel passato, il loro contenuto doloroso. Diversi studi evidenziano che a seguito dell'applicazione dell'IR in popolazioni cliniche si osserva anche una riduzione dell'intensità delle convinzioni nucleari disfunzionali associate al ricordo traumatico. Scopo dell'attuale ricerca è indagare l'efficacia dell'IR nel ridurre l'intensità di alcune delle principali convinzioni nucleari disfunzionali in un campione non-clinico. Quarantatré psicologi specializzandi in psicoterapia hanno indicato l'intensità con cui si identificavano in venti credenze negative. Quindi, una parte del campione è stata sottoposta a una sessione di IR, mentre l'altra metà rientrava nella condizione di controllo, senza IR. A distanza di uno (t1) e 40 giorni (t2) sono state raccolte ulteriori misurazioni circa l'intensità delle loro credenze. I risultati mostrano una riduzione significativa dell'intensità di metà delle convinzioni nucleari disfunzionali misurate, in t1 e in t2, nel gruppo sottoposto ad IR, a differenza del gruppo di controllo. È emerso, inoltre, un effetto di interazione significativo (gruppo × tempo) per alcune credenze specifiche. I dati evidenziano come l'IR riduca, a breve e a lungo termine, l'intensità di convinzioni nucleari disfunzionali in una popolazione non clinica.
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Lambruschi, Furio, Francesca Lionetti, Melvin Piro et Lavinia Barone. « Il video-feedback come intervento di supporto alla genitorialità per il trattamento delle difficoltà emotive e comportamentali ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 46 (juillet 2020) : 47–68. http://dx.doi.org/10.3280/qpc46-2020oa10161.

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Résumé :
La teoria dell'attaccamento ha contribuito in modo importante al diffondersi di una serie di interventi rivolti alla diade genitore-bambino, la cui efficacia è stata dimostrata su base sperimentale, grazie ai rigorosi strumenti metodologici di cui dispone. Si tratta di programmi di intervento volti a sostenere lo sviluppo positivo della diade e in particolare a promuovere relazioni di attaccamento sicure e a ridurre il rischio di problematiche di tipo esternalizzante nei bambini. In questo contributo intendiamo proporre una rassegna ragionata dei principali interventi di video-feedback, orientati all'attaccamento e finalizzati oltre che al sostegno e alla promozione delle competenze genitoriali, anche al trattamento delle difficoltà emotive e comportamentali del bambino e dell'adolescente, definendone le caratteristiche principali e i contesti di applicazione. Data la centralità in questi programmi dell'uso del video, intendiamo anche delinearne l'evoluzione storica e il suo valore come tecnica specifica nel lavoro clinico in età evolutiva. Da ultimo verranno riassunti quelli che a nostro parere rappresentano gli ingredienti fondamentali delle procedure di video-feedback, evidenziandone operativamente alcune possibili linee di utilizzo strategico in coerenza con la prospettiva clinica cognitivocostruttivista. Nel far ciò verrà posta particolare attenzione al costrutto di disciplina sensibile (sensitive discipline), importante soprattutto lavorando con i disturbi esternalizzanti o in un'ottica di prevenzione.
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Loretto, Nelson Rubens Mendes, Ileamá Duque Porto Pessoa Silva et Leila Christiane Lima Carneiro Batista. « Clínica de atenção básica : do discurso teórico à realidade prática ». Revista da ABENO 10, no 2 (25 juin 2013) : 20–26. http://dx.doi.org/10.30979/rev.abeno.v10i2.16.

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Résumé :
Objetivo: Analisar a coerencia ideologica de formação ao verificar se a realidade pratica do treinamento do estudante do curso de graduacao na clinica de atenção basica corresponde ao discurso teorico contido no projeto politicopedagogico do curso. Metodologia: estudo exploratorio, descritivo, transversal, quanti-qualitativo realizado com 35 alunos e 9 docentes da Clinica de Atencao Basica I e II de uma Faculdade de Odontologia do estado de Pernambuco. O estudo quantitativo foi utilizou um questionario com dez situacoes de ensino/aprendizagem respondido mediante uma escala de Likert de 4 opcoes. O estudo qualitativo utilizou a tecnica de analise do conteudo de Bardin realizada sobre tres questoes abertas. A estatistica descritiva e inferencial utilizou o teste Qui-Quadrado de Pearson e para comparacao de medias o teste de Mann Whitney. Resultados: o teste de comparacao de medias entre alunos e docentes da CAB I mostrou significancia somente nas situacoes de interdisciplinaridade, multidisciplinaridade e transdisciplinaridade (p = 0,012); seleção de pacientes (p = 0,045); e conhecimento e cobrança de conhecimentos ministrados nas unidades anteriores (p = 0,001). Na CAB II a associacao significativa foi para seleção de pacientes (p = 0,004); conhecimento e cobrança dos conteúdos ministrados nas unidades anteriores (p = 0,001); apoio às atividades para fins diagnósticos (p = 0,001). Conclusões: Nao ha coerencia entre o discurso do PPP da instituição e a realidade pratica das CABs I e II; a melhoria na triagem, a interdisciplinaridade e o compromisso e competencia docente sao as melhorias mais exigidas pelos alunos; e o fortalecimento da interdisciplinaridade e a organizacao dos prontuarios sao as mais exigidas pelos docentes.
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Santirocco, Emanuele. « Io e il gruppo nel mestiere di terapeuta e formatore ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 114 (mai 2010) : 41–48. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114004.

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Résumé :
La persona si struttura attraverso le relazioni che stabilisce dal primo mi- nuto di vita in avanti. Si tratta di transazioni di una certa qualitŕ emotiva, che includono odori, colori, suoni e che vengono interiorizzate dal bambino. Sono "innesti" psichici fondamentali per la crescita. Che, curiosamente, non mobilitano difese immunitarie. Tutto questo per segnalare il tema sconfinato e anche un po' misterioso delle comunicazioni da inconscio a inconscio. Ovvero il passaggio di vissuti e contenuti emotivi da una persona all'altra, che si manifestano anche nell'esperienza clinica. Nel lavoro di terapeuta e formatore, l'autore dichiara di trovarsi spesso alle prese con i suoi tormenti emotivi, nati dall'incontro con l'altro. Che, se adeguatamente trattati, costituiscono degli strumenti potenti per capire qualcosa in piů dell'interlocutore e di sé. Inoltre aggiunge di non essere affetto da pretese definitorie tese a catalogare cosa sia terapeutico e cosa invece formativo. Le domande che si pone quando incontra l'altro, paziente o collega che sia, sono: capisco la realtŕ umana che ho davanti? Sono in grado di fornire il mio aiuto, cioč di testimoniare una presenza? I ruoli di terapeuta e formatore condividono l'intento di governare la complessitŕ alla luce di determinati principi etici. Secondo l'autore, l'individuo e la tecnica coincidono, perché ritiene che in questo tipo di mestiere la soggettivitŕ critica sia un bene di prima necessitŕ. Inoltre aggiunge che chi porta un caso clinico, indipendentemente dal fatto che sia in formazione o in supervisione, ha un nervo scoperto. Il modello formativo cui fa riferimento l'autore č quello della supervisione di gruppo. Seguono alcuni casi clinici.
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Sergi, B., et G. Paludetti. « L’analisi della curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi può aiutare a predirre i risultati funzionali ? » Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 2 (avril 2016) : 135–38. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-599.

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Résumé :
Il numero di interventi per otosclerosi è progressivamente diminuito nel corso degli ultimi 20 anni. Questa riduzione crea difficoltà sia al chirurgo esperto ma soprattutto a quello giovane che inizia il suo percorso di formazione. Abbiamo analizzato in maniera retrospettiva i risultati funzionali ottenuti dopo stapedotomia effettuati da un giovane chirurgo presso la Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico “A. Gemelli” di Roma. La tecnica impiegata è quella della stapedotomia con laser COe utilizziamo una protesi in teflon e titanio. I risultati funzionali sono stati valutati come riduzione della ipoacusia trasmissiva sulle frequenze comprese tra 250 e 4000 Hz all’ultimo esame eseguito durante il follow-up. L’analisi dei dati non ha evidenziato un momento in cui la curva di apprendimento possa essere considerata conclusa poiché ottimi risultati con una riduzione pressoché completa della ipoacusia trasmissiva si sono alternati con altri i cui risultati funzionali non sono stati altrettanto ottimi. In nessun caso si è comunque registrata una coclearizzazione dell’ipoacusia. Questa analisi supporta l’esistenza di una curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi senza però individuare un punto dopo il quale si possa prevedere che i risultati funzionali saranno tutti ottimi. La chirurgia dell’otosclerosi non dovrebbe essere effettuata all’inizio della pratica della chirurgia otologica, data l’aspettativa funzionale che il paziente ripone nell’intervento e la mancanza delle capacità chirurgiche necessarie.
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Presutti, L., M. Bonali, D. Marchioni, G. Pavesi, A. Feletti, L. Anschuetz et M. Alicandri-Ciufelli. « Expanded transcanal transpromontorial approach to the internal auditory canal and cerebellopontine angle : a cadaveric study ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 224–30. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1258.

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Résumé :
Lo scopo dello studio è quello di descrivere e valutare la fattibilità di un approccio allargato transcanalare transpromontoriale al condotto uditivo interno e all’angolo pontocerebellare (ExpTTA). Nel settembre 2015 è stato condotto uno studio di dissezione su cadavere. In totale 2 teste (4 lati) son state dissecate focalizzando l’attenzione sull’anatomia chirurgica. I dati ottenuti dalle dissezioni son stati quindi analizzati. In tutti e quattro i lati è stato possibile eseguire la procedura, e tutti i punti di repere descritti son stati identificati. In tutti i cadaveri si è resa necessaria una ampia fresatura della articolazione temporo-mandibolare e il calibraggio del condotto uditivo esterno per permettere una adeguata esposizione e possibilità di manovra degli strumenti e le ottiche, e per accedere agevolmente all’angolo pontocerebellare. Anche la scheletrizzazione della carotide interna e del golfo della giugulare si sono rese necessarie con la stessa finalità. In conclusione l’ExpTTA si è dimostrata efficace per accedere chirugicamente al condotto uditivo interno e all’angolo pontocerebellare. Il potenziale uso estensivo e routinario di questo tipo di approccio alla pratica clinica dipenderà dallo sviluppo di tecnologie adeguate, dal rifinirsi di questa nuova tecnica, e dalla diffusione delle capacità manuali di chirurgia endoscopica del basicranio tra la comunità otorinolaringoiatrica e neurochirugica internazionale.
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Cazzato, Luciano, Claudia Citarella, Margherita Casanova, Angela Tullo, Maria Luigia Iaculli et Vincenza D’Onghia. « La granulocitoaferesi ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4_suppl (23 juillet 2013) : S23—S26. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1085.

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Résumé :
Rettocolite Ulcerosa e Morbo di Crohn, note come Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, sono largamente diffuse nei paesi occidentali. L'eziologia è multifattoriale e comprende una predisposizione genetica e squilibri immunologici del tratto digerente che attivano il processo flogistico della parete intestinale. La terapia delle Malattie Infiammatorie Intestinali comprende amino salicilati, cortisonici, immunosoppressori, ciclosporina e agenti biologici, farmaci gravati da una grave tossicità a lungo termine e da fenomeni di resistenza. Dal momento che granulociti e monociti attivati, insieme a citochine proinflammatorie e alla deregolazione dell'attività dei linfociti T regolatori (T®), hanno un ruolo cruciale nell'infiammazione cronica intestinale, l'aferesi selettiva dei monociti e dei granulociti, una tecnica che rimuove i leucociti attivati dal sangue in regime di circolazione extracorporea, potrebbe rappresentare un presidio terapeutico sicuro ed efficace. Vari studi multicentrici sull'efficacia terapeutica della granulocitoaferesi hanno dimostrato che questa rappresenta un'opzione sicura per i pazienti resistenti alla terapia farmacologica oppure un trattamento ben tollerato in associazione con protocolli terapeutici tradizionali, capace di indurre periodi di remissione clinica prolungati e una significativa riduzione dell'assunzione di cortisonici. Ulteriori studi sono necessari per definire meglio la frequenza del trattamento, i volumi ematici da processare, la migliore terapia farmacologica da associare alla granulocitoaferesi e la sua efficacia in altre patologie autoimmuni.
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Montaldo, C., G. Matta, S. Marcia et A. Tirotto. « Regione sellare : Anatomia, tecnica di studio e patologia ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 327–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300304.

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Résumé :
La diagnostica per immagini della regione sellare riconosce come tecniche di elezione la TC e la RM, che consentono una visualizzazione diretta della ghiandola ipofisaria e delle strutture che la circondano. La regione sellare comprende infatti l'ipofisi e le strutture parasellari, rappresentate dal chiasma ottico, dal tuber cinereum, dai corpi mamillari, dal poligono di Willis, dalle cisterne soprasellari e dai seni cavernosi. Lo studio mediante TC viene eseguito con tecnica “convenzionale” oppure con tecnica “TC Dinamica”. Lo studio mediante RM viene eseguito prevalentemente mediante “S.E.” ma anche con tecnica “G.E. 3D” e con tecniche di “Dinamiche RM” (Fast S.E. e G.E.). Vengono successivamente esaminate le più comuni patologie interessanti la regione sellare nei loro aspetti clinico-patologici, esaminando le loro principali caratteristiche di imaging.
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Mascalchi, M., C. Moroni, M. Bartolucci, C. Gavazzi et C. Bortolotti. « Diagnostica neuroradiologica nella patologia della loggia cavernosa ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 375–86. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300308.

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Résumé :
Il seno cavernoso può essere interessato da patologia neoplastica (primitiva e secundaria), infiammatoria e vascolare. Tutte queste entità, ad esclusione delle fistole carotido-cavernose dirette, si manifestano con una clinica analoga, rendendo la diagnosi dipendente fondamentalmente dalle tecniche di imaging. Attualmente le metodiche più utili nello studio del seno cavernoso sono la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica che, con le tecniche di angio-TC ed angio-RM, permettono anche uno studio simil-angiografico della regione di interesse. L'arteriografia selettiva rimane tuttora la tecnica gold standard nello studio delle patologie vascolari (aneurismi della carotide interna e fistole carotido-cavernose). La flebografia sovraorbitaria trova attualmente utilizzo esclusivo nella diagnosi della sindrome di Tolosa Hunt con RM negativa e talvolta nella terapia endovascolare di fistole artero-venose. I tumori primitivi più frequenti sono i meningiomi, mentre i neurinomi del seno cavernoso sono estremamente rari. I meningiomi insorgono dal rivestimento durale del seno e si manifestano, sia alla TC che alla RM, come lesioni ben delimitate con un'impregnazione precoce, intensa ed omogenea. I neurinomi del seno cavernoso possono derivare dal III, dal IV, dal V o dal VI nervo cranico e possono insorgere primitivamente nel seno cavernoso o, più frequentemente, negli spazi cisternali interessando il seno sviluppandosi lungo il nervo. La diagnosi differenziale deve essere posta soprattutto tra il meningioma ed il macroadenoma ipofisario a sviluppo laterosellare (il più frequente tumore secondario). Il principale criterio riguarda l'interessamento della carotide interna che viene frequentemente stenotizzata dai meningiomi, mentre può essere circondata e dislocata dai macroadenomi, senza però apprezzare significative riduzioni del suo lume. Il seno cavernoso può essere interessato per contiguità anche da due neoplasie della base cranica: il carcinoma del rinofaringe ed il cordoma. Le metastasi del seno cavernoso si possono instaurare per via ematogena, liquorale o perineurale. Determinano generalmente aumento di volume del seno, non hanno un segnale RM caratteristico e devono essere messe in diagnosi differenziale con le patologie infiammatorie. Queste comprendono la sindrome di Tolosa Hunt e le affezioni granulomatose croniche (sarcoidosi, granulomatosi di Wegener). La prima è caratterizzata da dolore retroorbitario, paralisi dell'oculomotore ed iperestesia trigeminale sostenute da un'infiammazione del seno ad eziologia sconosciuta. Le immagini di RM possono essere del tutto negative ed in tali casi può essere utile per raggiungere la diagnosi la flebografia. Un valido criterio diagnostico per le patologie infiammatorie è rappresentato dalla drammatica remissione della sintomatologia e del quadro radiologico in seguito a terapia steroidea. Gli aneurismi della carotide interna sono classificati in base alle dimensioni: se di diametro superiore ai 2,5 cm vengono definiti giganti. Questi hanno parete trombizzata, scarsa tendenza alla rottura e si manifestano clinicamente con sintomi da compressione dei nervi che decorrono nella parete od all'interno del seno cavernoso. Nella diagnosi di queste formazioni la semeiotica TC e RM, tra loro complementari, rivestono un ruolo importante. Il criterio fondamentale è però dato dalla dimostrazione della natura vascolare della lesione, ottenibile con le tecniche di angio-TC e angio-RM e l'arteriografia selettiva. Le fistole carotido-cavernose dirette sono anomale comunicazioni ad alto flusso tra la carotide interna ed il seno cavernoso Sono caratterizzate da una presentazione clinica improvvisa ed imponente e sono facilmente valutabili con TC, angio-TC, RM, angio-RM ed arteriografia digitale. Le fistole carotido-cavernose indirette corrispondono a fistole arterovenose durali ed hanno di solito una clinica sfumata ed un decorso subdolo. La loro diagnosi con TC, angio-TC, RM ed angio-RM è più difficile essendo spesso i reperti suggestivi di tali condizioni rappresentati solo da una dilatazione della vena orbitaria di drenaggio. L'arteriografia oltre a confermare la diagnosi rappresenta anche l'indagine indispensabile per la programmazione terapeutica endovascolare o chirurgica.
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Gómez-Tatay, Lucía, José Miguel Hernández-Andreu et Justo Aznar. « Verso una proposta eticamente accettabile nella prevenzione delle malattie del DNA mitocondriale / Towards an ethically acceptable proposal in the prevention of mitochondrial DNA-associated diseases ». Medicina e Morale 65, no 1 (21 septembre 2016) : 9–17. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.425.

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Résumé :
Le malattie dovute alle alterazioni del DNA mitocondriale (mtDNA) sono attualmente incurabili. C’è tuttavia un certo numero di metodi a vari livelli di sviluppo che potrebbe evitare la trasmissione madre-figlio di questi disturbi ereditari. Tra questi metodi ci sono due tecniche che sono attualmente attirando l’attenzione di ricercatori, decisori e pazienti: il trasferimento pronucleare (PNT) e il trasferimento del fuso materno (MST). Questi metodi comportano l’uso di mitocondri sani da un donatore. PNT ha luogo in uno zigote, mentre nell’MST, le cellule uovo sono manipolate. Questi metodi sono molto promettenti, in quanto sembrano essere efficaci e sicuri, e infatti, potranno presto essere utilizzati nella pratica clinica nel Regno Unito, dove sono già state elaborate alcune misure legislative. Tuttavia, queste tecniche, come sono concepite oggi, sollevano diverse questioni etiche. In questo articolo, proponiamo una possibile soluzione per superare questi problemi, dando alle famiglie colpite la possibilità di concepire bambini sani. Noi crediamo che, allo stadio attuale di sviluppo, ci sono due tecniche, la MST e il Trasferimento di Vescicola Germinale o l’Iniezione di Vescicola Germinale (GVT o GVI), che combinati con una tecnica di riproduzione, come il trasferimento nelle tube di Falloppio di gameti (GIFT) o il trasferimento della cellula uovo nella parte prossimale della tuba di Falloppio (LTOT), potrebbe essere ampiamente accettati. Al contrario, il PNT senza fornire alcun beneficio in termini di efficacia o sicurezza, comporta ulteriori gravi difficoltà da un punto di vista etico. A nostro parere, la ricerca e la legislazione devono seguire questa linea, dal momento che numerose questioni etiche verrebbero superate senza compromettere efficacia e sicurezza. ---------- Diseases due to alterations in mitochondrial DNA (mtDNA) are currently incurable. However, there are a number of methods in various stages of development that could avoid mother-child transmission of these hereditary disorders. Among them are two techniques that are currently attracting the attention of researchers, policymakers and patients: pronuclear transfer (PNT) and maternal spindle transfer (MST). These methods involve use of healthy mitochondrial from a donor. PNT takes place in a zygote, whereas in MST egg are manipulated. These methods are highly promising, since they seem to be effective and safe, and in fact, they could soon be used in clinical practice in the UK, where legislative steps have already been taken. Nevertheless, these techniques, as they are conceived today, pose several ethical issues. In this paper, we propose a possible solution to overcome these issues, while giving affected families the possibility of conceiving healthy children. We believe that, at the current stage of development, there are two techniques, MST and Germinal Vesicle Transfer or Germinal Vesicle Injection (GVT or GVI), which combined with a reproduction technique such as gamete intra-fallopian transfer (GIFT) or low tubal oocyte transfer (LTOT), could be widely accepted. In contrast, the PNT without providing any benefit to these in terms of efficacy or safety, entails more serious ethical difficulties. In our opinion, research and legislation must be conducted in this line, since several ethical issues would be overcome without compromising effectivity and safety.
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Ruggieri, Giancarlo. « L'accesso vascolare : vi è necessità di un'attenzione crescente clinica, chirurgica, diagnostica, tecnica e statistica per una popolazione in dialisi che cresce in età, comorbidità e numero ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 14, Suppl. 3 (1 avril 2002) : S47—S49. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2002.1635.

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Ruggieri, Giancarlo. « L'accesso vascolare : vi è necessità di un'attenzione crescente clinica, chirurgica, diagnostica, tecnica e statistica per una popolazione in dialisi che cresce in età, comorbidità e numero ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 14, no 3_suppl (avril 2002) : 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/03949362020140s318.

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Berrone, M., E. Crosetti, P. L. Tos, M. Pentenero et G. Succo. « Fibular osteofasciocutaneous flap in computer-assisted mandibular reconstruction : technical aspects in oral malignancies ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 6 (décembre 2016) : 469–78. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1282.

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Résumé :
L’utilizzo della pianificazione virtuale in chirurgia testa e collo è in forte crescita. In letteratura, la validità del metodo dal punto di vista dell’acuratezza e l’utilità clinica sono stati ampiamente documentati, in modo particolare per il rimodellamento osseo del lembo. Al giorno d’oggi, l’aumentato utilizzo della programmazione virtuale in chirurgia oncologica testa-collo e, conseguentemente, la maggiore necessità di ricostruzioni sia ossee che dei tessuti molli, rendono importante realizzare il programma virtuale considerando non solo la ricostruzione ossea, ma anche tutti gli aspetti relativi alla ricostruzione dei tessuti molli con lembi compositi. Descriviamo nel seguente articolo il nostro approccio alla pianificazione virtuale nel caso di lembi compositi. Lo studio riporta sei pazienti consecutivi con malattia maligna programmati mediante ricostruzione mandibolare computer assistita e lembi osteo-fascio-cutanei di perone. In tutti i sei pazienti, la resezione e la ricostruzione sono state progettate concentrandosi sulla posizione dei vasi perforanti cutanei, al fine di programmare la posizione più corretta delle guide di taglio a livello del perone in funzione della posizione dei vasi perforanti stessi. La tecnica descritta ci ha permesso di programmare lembi osteo-fascio-cutanei di perone nella ricostruzione mandibolare computer assistita, con buona precisione della posizione del segmento osseo rispetto alla padella cutanea, importante per la ricostruzione dei tessuti molli. Nonostante il numero limitato di casi, i risultati preliminari dello studio suggeriscono che questo protocollo è utile nella programmazione virtuale. Sono necessarie ulteriori indagini.
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Timio, Mario. « Bioetica della strumentazione medica : il rene artificiale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 2 (27 juin 2014) : 169–72. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.882.

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Résumé :
Dal momento che la tecnica dialitica è oggi altamente perfezionata e sofisticata, rimangono due punti essenziali: a) la sopravvivenza non è più abbastanza e b) i problemi bioetici innestati a ventaglio richiedono risposte circostanziate adattate al singolo dializzato. È questa una nuova sfida al nefrologo del XXI secolo. Nell'era pre-fisica della medicina non esistevano categorie bioetiche, anche se da una parte si poneva il Medico con le sue competenze e, dall'altra, la Malattia, ma il Malato (terza componente o terza M del triangolo di Ippocrate) era escluso da ogni decisione. Nell'era fisica che si caratterizza per l'uso degli strumenti sensoriali (vista, tatto, udito e fiuto), il medico è fisicamente vicino al malato ed è abbozzata una sorta di pre-etica clinica. Nell'era attuale o strumentale, l'apparecchio diagnostico o curativo si inserisce tra il Medico e il Malato, che rimane estraneo al processo del recupero della salute. Per questo sono richieste alte dosi di bioetica, volte a preservare la dignità del paziente, a garanzia del rispetto, del suo best interest e del suo bene. A rendere più cogente l'impegno del nefrologo è l'alleanza con il paziente per superare quello che è definito il fattore M (o quarta M, per distinguerla dalle tre classiche del triangolo di Ippocrate), nel quale convergono, oltre alle problematiche strumentali del dializzatore, le nuove componenti del sapere medico, come la politica e l'economia sanitarie, l'organizzazione dei servizi, l'epidemiologia e la medicina difensiva. (Bioethics)
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Cerardi, Ilaria, et Giorgio Gadda. « Un team di infermieri dedicato alla gestione degli accessi vascolari ». Dissertation Nursing 1, no 1 (29 juillet 2022) : 87–106. http://dx.doi.org/10.54103/dn/17763.

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Résumé :
INTRODUZIONE: L’ accesso vascolare difficile si manifesta nel 30% degli assistiti che necessitano un accesso vascolare. E’ una condizione clinica che determina l’esecuzione di molteplici tentativi di incannulamento della vena. La gestione è affidata ad un team infermieristico dedicato con competenze avanzate nell’impianto di cateteri venosi periferici (CVP), PICC e Midline tramite tecnica ad ultrasuoni. OBIETTIVO:Effettuare un’analisi della letteratura indagando outcome e benefici della gestione di questi assistiti da parte di un team infermieristico con competenze avanzate negli accessi vascolari. METODI: Sono state consultate le banche dati PubMed, CINAHL, EMBASE, Cochrane Library, ILISI e Web of Science ed i siti ufficiali dell’ INS e del GAVeCeLT. RISULTATI: Sette studi sono stati inclusi. Il team è composto in media da 15 infermieri e 4 medici specialisti. Emerge un tasso di successo della procedura al primo tentativo dell’88-100% ed una riduzione del 90% e 70 % dei tassi di CLABSI e infezioni catetere-correlate. In media il 44.1% dei device sono stati rimossi per termine del trattamento. L’ attesa del device idoneo si è ridotta dell’ 80%. Il tasso medio di soddisfazione è risultato dell’ 88.23% (score medio registrato 8.56/10) ed una media di 2.85/10 per il dolore percepito. Le aziende hanno riportato una riduzione media di 261.358,27 euro/anno sulle spese aziendali. CONCLUSIONI: Un team dedicato per gli accessi vascolari difficili rappresenta una risorsa fondamentale per l’ erogazione di cure di qualità grazie ad una gestione tempestiva, una riduzione dei tassi di complicazioni, un’ ottimizzazione del timing assistenziale e delle spese aziendali.
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Falini, A., G. Calabrese, P. Santino, S. Lipari, D. Origgi, F. Triulzi et G. Scotti. « La spettroscopia RM ad idrogeno, in vivo ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 839–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700601.

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Lo scopo di questo lavoro è quello di valutare la spettroscopia, quale tecnica di indagine neuroradiologica, prendendone in esame i vari aspetti. Per fare ciò vengono illustrate dapprima le basi fisiche, quindi quelle tecniche per poi passare alle basi neurobiologiche. Nella seconda parte dell'articolo si esaminano le applicazioni cliniche facendo in particolare riferimento alla propria esperienza diretta. Le patologie considerate sono quella tumorale, la demielinizzante, l'epilessia e le malattie infettive. Dall'analisi di questi dati, congiuntamente alle esperienze riportate in letteratura si tenta di giungere alla definizione delle potenzialità e dell'effettivo ruolo di questa tecnica in ambito clinico.
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