Thèses sur le sujet « Teatro del XVIII secolo »

Pour voir les autres types de publications sur ce sujet consultez le lien suivant : Teatro del XVIII secolo.

Créez une référence correcte selon les styles APA, MLA, Chicago, Harvard et plusieurs autres

Choisissez une source :

Consultez les 50 meilleures thèses pour votre recherche sur le sujet « Teatro del XVIII secolo ».

À côté de chaque source dans la liste de références il y a un bouton « Ajouter à la bibliographie ». Cliquez sur ce bouton, et nous générerons automatiquement la référence bibliographique pour la source choisie selon votre style de citation préféré : APA, MLA, Harvard, Vancouver, Chicago, etc.

Vous pouvez aussi télécharger le texte intégral de la publication scolaire au format pdf et consulter son résumé en ligne lorsque ces informations sont inclues dans les métadonnées.

Parcourez les thèses sur diverses disciplines et organisez correctement votre bibliographie.

1

LOCATELLI, STEFANO. « Edizioni teatrali nella Milano del Settecento. Per un dizionario bio-bibliografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipografici dei testi drammatici pubblicati a Milano nel XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/191.

Texte intégral
Résumé :
La tesi di dottorato si concentra sull'editoria teatrale milanese del Settecento. Tenuto conto della mancanza di un catalogo delle edizioni teatrali stampate a Milano nel Settecento, il dott. Locatelli ha provveduto ad effettuare uno spoglio complessivo del patrimonio librario delle principali biblioteche milanesi al fine di realizzare uno strumento di ricerca basilare. La mancanza altresì di un lavoro di insieme sugli stampatori e librai milanesi del XVIII secolo ha reso inoltre indispensabile l'effettuazione di ricerche mirate alla realizzazione di un dizionario bio-bibliografico degli stampatori e librai attivi a Milano nel Settecento. I risultati della ricerca vengono dunque anzitutto presentati nella forma degli annali tipografici, così da render conto dell'attività in ambito teatrale di ogni singola azienda tipografica milanese. La prima parte della tesi, oltre a offrire un contributo sul valore documentario del teatro in forma di libro, offre un panorama della produzione del libro di teatro nel Settecento. Per quanto concerne Milano, in particolare, si scavano alcune problematiche (come quelle dell'autore drammatico), si portano alcune esemplificazioni, si giustificano alcune delle attribuzioni fornite negli annali. È il caso, per esempio, della certa attribuzione alla stamperia di Marc'Antonio Pandolfo Malatesta di alcune commedie di Carlo Maria Maggi stampate nel 1700-1701 e 1708 con falsa data Venezia. Viene infine proposto un breve capitolo di approfondimento sulla circolazione e lettura del libro di teatro nella Milano del Settecento, realizzato anche sulla base dello spoglio di inventari di librerie e biblioteche private coeve.
The PhD thesis by Stefano Locatelli is about theatre's book in 18th century. It offers a catalogue of dramatic editions print in Milan from 1701 to 1800 and a bio-bibliographical dictionary of printers and librarians in Milan during 18th century. The thesis offers also a study about the documentary value of theatre book and outlines a survey of theatre book production in Milan during the 18th century. It also analyse lecture and circulation of theatre book in Milan by going through some catalogues and inventories of booksellers and private libraries.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
2

LOCATELLI, STEFANO. « Edizioni teatrali nella Milano del Settecento. Per un dizionario bio-bibliografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipografici dei testi drammatici pubblicati a Milano nel XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/191.

Texte intégral
Résumé :
La tesi di dottorato si concentra sull'editoria teatrale milanese del Settecento. Tenuto conto della mancanza di un catalogo delle edizioni teatrali stampate a Milano nel Settecento, il dott. Locatelli ha provveduto ad effettuare uno spoglio complessivo del patrimonio librario delle principali biblioteche milanesi al fine di realizzare uno strumento di ricerca basilare. La mancanza altresì di un lavoro di insieme sugli stampatori e librai milanesi del XVIII secolo ha reso inoltre indispensabile l'effettuazione di ricerche mirate alla realizzazione di un dizionario bio-bibliografico degli stampatori e librai attivi a Milano nel Settecento. I risultati della ricerca vengono dunque anzitutto presentati nella forma degli annali tipografici, così da render conto dell'attività in ambito teatrale di ogni singola azienda tipografica milanese. La prima parte della tesi, oltre a offrire un contributo sul valore documentario del teatro in forma di libro, offre un panorama della produzione del libro di teatro nel Settecento. Per quanto concerne Milano, in particolare, si scavano alcune problematiche (come quelle dell'autore drammatico), si portano alcune esemplificazioni, si giustificano alcune delle attribuzioni fornite negli annali. È il caso, per esempio, della certa attribuzione alla stamperia di Marc'Antonio Pandolfo Malatesta di alcune commedie di Carlo Maria Maggi stampate nel 1700-1701 e 1708 con falsa data Venezia. Viene infine proposto un breve capitolo di approfondimento sulla circolazione e lettura del libro di teatro nella Milano del Settecento, realizzato anche sulla base dello spoglio di inventari di librerie e biblioteche private coeve.
The PhD thesis by Stefano Locatelli is about theatre's book in 18th century. It offers a catalogue of dramatic editions print in Milan from 1701 to 1800 and a bio-bibliographical dictionary of printers and librarians in Milan during 18th century. The thesis offers also a study about the documentary value of theatre book and outlines a survey of theatre book production in Milan during the 18th century. It also analyse lecture and circulation of theatre book in Milan by going through some catalogues and inventories of booksellers and private libraries.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
3

SERIO, Salvatore. « Argenti messinesi del XVII e XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2015. http://hdl.handle.net/10447/109747.

Texte intégral
Résumé :
La tesi trae spunto dalla mancanza di un esaustivo profilo storico e storico-artistico di una delle maestranze più importanti della Sicilia, quella degli argentieri messinesi del XVII e XVIII secolo. Attraverso l' analisi di numerose opere e dei relativi marchi, e al confronto con le modalità di punzonatura di altri centri (Sicilia, Napoli e la Spagna) si è cercato di aggiungere nuove e preziose informazioni per accostare un nome ai punzoni rilevati.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
4

Santamaria, Fabio Domenico. « L'Accademia degli Etnei nella Catania del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/4037.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
5

SCHIRRU, MARCELLO. « Palazzi e dimore signorili nella Sardegna del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2008. http://hdl.handle.net/11584/265986.

Texte intégral
Résumé :
In the second half of XVIII century the civil architecture had, in Sardinia, an incresing in production and quality terms. Private investments in building sector determined the development of dwelling market, with initiative setted up by nobilty, of ancient and recent lignace, and by bourgeois class. The government encouraged the achievment of the new well-off classes through the selling of nobility titols, on the financing of civil buildings or the cultivation of huge estates. The works were concentrated in the biggest urban cities of the isle, though we have examples in the inner villages. The buildings don't embrace big palaces. Rich families transformed their houses according to the canons of pedmont baroc architecture. The restiling of the facades was determined by the need to elevate the ancient buildings, in order to obtain new dwellings to be rent. It was clear the will of imitate the prestigious civil architecture financed by the state and built from 1765. The diffusion of savoy `700 language was determined by the partecipation of pedmont designer, many of them military engeeners, to the ideative phase. Decoration and archive sources denotate the contribution of pedmont officials. They featured sardinian architecture of the last `700 with a modern aestetic inspirated to the middle europe, with clear ties to the padan building tradition.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
6

Bottaro, Marica <1987&gt. « Il saxofono nel teatro musicale francese del XIX secolo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2000.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
7

Cotugno, Carmelinda. « Grandi dimore e territorio nell'Irlanda del XVIII e XIX secolo ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1407.

Texte intégral
Résumé :
Oggetto dello studio è la grande dimora irlandese del XVIII e XIX secolo, la quale simbolo della forza economica e sociale della classe terriera, ha avuto fin dalla sua origine uno stretto legame con il paesaggio in cui è stata inserita. Da queste premesse si è voluto indagare il rapporto di interdipendenza tra la dimora storica e il territorio produttivo dell Irlanda agli albori del XVIII secolo, quando l isola sembra uscire da un lungo letargo dando segni di risveglio. Si è concordi, generalmente, nel considerare alla base di tale risveglio la fine delle guerre che avevano travagliato il secolo precedente, la crescita della popolazione e dei centri abitati. L antica base strutturale dell insediamento si viene a modificare, come soggiogata dai fermenti della classe terriera vitale e dinamica. Quella che irrompe tra il 1720 ed il 1745, facendosi strada faticosamente e vorticosamente fino alla metà del 1800, è una trama territoriale articolata, densa e complessa. Fulcro dell intero lavoro è la dimora, unica prova architettonica dell epoca d oro della classe terriera, che diviene la chiave di volta per comprendere la vitalità di quest anima moderna dell Irlanda. Nel momento del massimo fulgore edificatorio, sociale e territoriale, le classi dirigenti contribuirono con nuove idee e nuovi progetti a dare un impulso notevole all economia della zona e del territorio circostante. Dopo una lunga parabola, durante la quale costituì il cuore pulsante della società, la classe terriera lasciò un eredità di straordinaria ricchezza e tracce indelebili, frutto di una condotta di vita eccezionalmente originale, soprattutto nel campo edificatorio con le testimonianze di numerose costruzioni dalla singolare capacità artistica ed architettonica. La dimora, dunque, diversamente presa in esame, in senso geografico come in quello storico ed artistico, diviene il punto di partenza, di sintesi e di arrivo della rappresentazione del territorio irlandese del XVIII e XIX secolo.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
8

Flammini, Vanessa <1987&gt. « Donne, libri e cultura nell'arte del XVIII e XIX secolo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2920.

Texte intégral
Résumé :
Nel panorama del Settecento e dell'Ottocento viene affermandosi la figura della donna in modo più deciso in diversi ambiti. Volendo scegliere due argomenti in particolare, la tesi si concentra sulla pratica della lettura, che diventa sempre più interessante; si afferma anche la cultura musicale della donna. E' stato a questo proposito anche opportuno illustrare il progresso tecnico ed evolutivo del libro, inteso propriamente, come oggetto. Il sapere di queste donne , che escono dagli spazi domestici, e il fatto che tra queste stesse loro mura esercitano nuove 'professioni' diventa motivo d'interesse sia per l'uomo, che inizia a guardare alla figura femminile come dotata di un fascino specifico, che per gli artisti, i quali iniziano a produrre una gran quantità di dipinti ispirati a questi nuovi e decisamente ammirevoli soggetti.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
9

Tigrino, Vittorio <1971&gt. « Giurisdizione, storia e legittimazione : controversie storico-giuridiche nell'Italia del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/122.

Texte intégral
Résumé :
I tre casi studio che propongo hanno in comune l'intenzione di mettere in luce lo stretto legame tra la gestione di un conflitto giurisdizionale, le strategie di legittimazione che vengono costruite per affrontarlo, e la pratica della storiografia. Tutti condividono anche una caratteristica. Nascono da discussioni settecentesche successive a tentativi istituzionali di razionalizzazione di regolamenti ammimstrativi, che comportano sempre risvolti «internazionali» La mia ricerca parte dall'analisi di un lungo contenzioso tra il govemo della Repubblica di Genova e una citta del suo territorio (o «Stato»). Sanremo nel 1729, originariamente dovuta a motivi fiscali, ma presto diventata un dibattito riguardante una ricostruzione giuridica e diplomatica della storia dei rapporti tra le due citta, che rimanda esplicitamente al problema delPantica giurisdizione del Sacro Romano Impero "in Italia. Ho dimostrato che queste rivendicazioni furono promosse da un «partito» imperiale locale. Questa e la ragione che porta all'intemazionalizzazione del conflitto e ad una lunga disputa sui diritti imperiali su tutta la Repubbhca di Genova, portata avanti da storici, antiquari, avvocati, diplomatici di parte genovese ed imperiale. Questo e il soggetto del terzo capitolo. Nei primi due ho provato una comparazione con casi-studio analoghi, dove e evidente un legame tra giurisdizione, legittimazione del potere e ricostruzione storiograflca. Uno di questi riguarda il rapporto tra lo stato sabaudo e 1'Impero nel diciottesimo secolo, e in particolare la disputa riguardo i feudi imperiali di nuovo acquisto del Piemonte e della Liguria, e il ruolo della monarchia sabauda come «vicario» dell'Impero in Italia. Ho in particolare ricostruito un periodo particolare di questo rapporto - quello tra il 1789 e il 1830 ­cercando di mostrare come le tracce di questa lunga relazione vengano rimosse a partire dal periodo successivo alia Restaurazione. Nell'altro caso ho fatto una analisi di una particolare hte di confine tra la Repubbhca di Venezia e l'lmpero riguardo la giurisdizione sul lago di Garda, che si sviluppa con forme particolari nella seconda meta del Settecento. e un esempio simile ai precedenti delle dinamiche che intendo illustrare: ovvero come i problemi politici e diplomatici con l'lmpero portano a dibattito storici. II primo risultato evidente di questo tipo di ricerca e la grande complessita che offre una analisi approfondita delle reti di relazione tra i protagonisti di queste centese. Contese che sembrano essere dunque un punto di osservazione strategico. Ma il secondo e piu importante risultato e rivendicare rimportanza di questo particolare genere di produzione storiograflca, spesso connotata negativamente come «bellum diplomaticum». Questa pratica e stata a lungo legata con quella antiquaria, e con l'erudizione ecclesiastica, non solo nei temi e nel metodo, ma anche per il fatto di aver coinvolto i medesimi autori. Ciononostante, le implicazioni che la legarono al lavoro degli awocati, o l'osservazione ovvia che fu frutto di un impegno «partigiano», sono i motivi per cui raramente e stata inserita a tutti gli effetti nella genealogia della storia della storiografia modema. Starting from a research about jurisdictional struggles in the last century of Ancient Regime, I had the chance to analyse bindings between jurisdictional and historical research practises, that revealed an increasing historical interest. The three study-cases that I analyse have the common intention to show important relationship between jurisdictional struggles, strategies of legitimation and the historical research. They have other similar characters. They are the results of struggles concerning projects of reform in the eighteenth century, that brings to «intemational» debates. My research starts from the analysis of a long struggle between the Republic of Genoa government and a city of her territory (or «State»), Sanremo, originally due (1729) to fiscal causes, but soon becoming a debate about a diplomatic and juridical reconstruction of the history of the two cities, that remand to the problem of the ancient jurisdiction of the Holy Roman Empire in Italy. I demonstrate that these requests were promoted by a sort of imperial party grown within the community. This is the reason that bring to an internationalisation of the fight and to a long written public dispute, that will entail a more general debate about imperial rights on the Republic of Genoa, leaded by historians, antiquarians, lawyers, diplomats, either involved with Genoa either with the Empire. This is the subject of the third part of my work. In the first two chapter I tried a comparison with analogue cases, where jurisdiction, legitimate of power and history are involved. One of these concern the relationship between Savoyard state and Empire in the Eighteenth century, and the dispute about imperial fiefs of Piedmont and Liguria, and the role of the Savoyard monarchy as «vicario» of the Empire in Italy. I made in particular the reconstruction of a particular period ­that between 1789 and 1830 - trying to show how the traces of this long relationship was forgotten in the period after 1815. In the other I analyse a particular bound's struggle between Republic of Venice and Empire starting in the second half of the century, about Garda lake. It is a similar examples of the dynamic I wanted to enlighten: how political and diplomatic problems with the Empire bring to historical debates. The first result of this line of research is the great complexity given by a thick analysis of the networks of the players of these straggles. Struggles that seems to be a strategic point of view. But the second and most important is the importance of this particular genre of historical production, often called in a negative meaning «bellum diplomaticum». It has been for so long involved with the antiquarian and religious history, not only in themes and in method, but also carried by the same authors. Instead, implication with lawyers work, or the obvious observation that it was just «a partisan genre» are the reasons why it has been often out from the genealogy of historical reconstruction.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
10

Battistoni, Marco. « Pratiche istituzionali e rappresentazioni religiose nelle chiese valdesi del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1998. http://hdl.handle.net/10579/440.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
11

Scuderi, Giuseppe. « Il disegno del feudo : agrimensori e rappresentazioni dei feudi nella Sicilia del XVIII secolo ». Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/144.

Texte intégral
Résumé :
Il disegno dei feudi e' la rappresentazione della proprieta' terriera. Attraverso il disegno i signori avevano cognizione dei loro possedimenti e, soprattutto, da queste raffigurazioni traevano maggiore prestigio e vanto per le loro casate. Il disegno era compiuto da tecnici, chiamati agrimensori, che operavano sul campo, misurando i fondi, perimetrandone aree e confini, segnandone orografia, idrografia e coltura, rilevandone i caseggiati, valutandone le rendite. Tutte le operazioni di rilevo erano condotte con metodi scientifici, mettendo a profitto le teorie matematiche e geometriche ed utilizzando gli strumenti topografici esistenti in Sicilia nel secolo XVIII. Il lavoro svolto nel corso di questo studio e' relativo al disegno dei feudi nella Sicilia nel secolo XVIII e spiega da un lato le ragioni sociali e storiche che ne hanno favorito lo sviluppo, dall'altro l'azione degli agrimensori, la loro formazione professionale, le tecniche di rilievo, le strumentazioni, l'applicazione dei metodi scientifici, le restituzioni su carta e quelle pittoriche. A tal fine sono state inoltre esaminate le vicende storiche delle famiglie committenti (Biscari, Tomasi ecc.), degli enti ecclesiastici (Benedettini) e dei rispettivi modi di gestire le proprieta'; sono state condotte numerose ricerche d'archivio ritrovando documenti sull'effettiva attivita' degli agrimensori, sulle loro competenze, sul loro apprendistato, sui loro riferimenti scientifici. Altre ricerche sono state condotte sull'utilizzo delle tecniche pittoriche che portarono alla resa definitiva del disegno del feudo. Sono state esaminate le tele di Palazzo Biscari, quelle, contenute all'Archivio di Stato di Catania, dei Padri Benedettini, cercando per ciascuna di esse di conoscerne il nome dell'autore, le tecniche di rilevazione, di restituzione grafica e di restituzione pittorica, ragionando sui rapporti di scala, sui cartigli, sugli stemmi dei committenti, sulle legende, procedendo, ancora, a specifiche schedature sui formati delle tele, sulle cornici, sui materiali di supporto, sui segni lasciati dall'agrimensore a beneficio del pittore per la resa finale. Da ultimo, lo studio delle rappresentazioni dei feudi dei Tomasi e' stato diretto al confronto fra le immagini della citta' di Palma di Montechiaro, riprodotta in una delle loro tele, con l'attuale immagine satellitare per poter confrontare il disegno con l'effettivo sviluppo urbano e la spaziatura degli isolati. Si e' indagato graficamente il metodo che ha reso possibile con determinate aberrazioni la restituzione pittorica della citta'. Stesso lavoro e' stato condotto per l'immagine pittorica di Acate, confrontando l'aerofotogrammetria comunale con il disegno dell'agrimensore Ignazio Martinez nella tela di Biscari, ed ancora sovrapponendo il tessuto pittorico della citta' di Niscemi, tratta dal gruppo di dipinti del principe di Butera con l'immagine satellitare della cittadina.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
12

Gambaretto, Ketty <1993&gt. « Ascesa e decadenza del mito della Serenissima, dal secolo X al XVIII ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16362.

Texte intégral
Résumé :
Il mio studio affronta il tema della potenza della Serenissima tra il X e il XVIII secolo, circa. Si tratta di un elaborato diviso in quattro capitoli, in cui, partendo da una visione generale della nascita della città, mi concentro poi sulla questione più specifica veneziana. Nel primo capitolo viene affrontata la nascita della civiltà in generale e la situazione italiana medievale sociale, politica, economia. Nel secondo capitolo analizzo la situazione veneziana, in cui viene applicato lo stesso sistema di analisi utilizzato nel primo capitolo: la nascita della città, il sistema finanziario e mercantile, la costituzione, il sistema diplomatico, il rapporto con l’esterno. Questo aiuterà a rispondere alla seguente domanda: per quale motivo Venezia seppe distinguersi rispetto a tante altre città stato? Perché proprio Venezia? Passando al terzo capitolo, viene sviluppato il tema della decadenza: perché la città decadde? Concludendo con un breve quarto ed ultimo capitolo, verrà affrontato il concetto di resilienza della città, elencando gli elementi cardine sui quali la città potette e potrà basarsi per esprimere la propria potenza mondiale e come questi elementi abbiano subito un cambiamento di importanza in base alle varie epoche.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
13

PECCHENINI, FEDERICO. « Evoluzione e caratteri formali dell'influenza francese sulla moda nobiliare del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1857.

Texte intégral
Résumé :
La tesi vuole evidenziare il carattere continuativo che l’influenza francese ha esercitato sulla moda curiale nel XVIII, fino allo scoppiare delle Rivoluzione. I primi tre capitoli, sono necessari per comprendere la nascita di questa fortuna. Lo scontro tra corona francese e corona spagnola si è caratterizzato nel XVII secolo anche come scontro di codici vestimentari. Il perdurare delle “divise” di corte maschile e femminile nel XVIII perfezionate durante la seconda metà del regno di Luigi XIV è funzionale al mantenimento del ruolo guida: riconoscendo la necessità di uniformarsi agli abiti prescritti dal cerimoniale francese, le corti si appropriano non solo di un codice vestimentario, ma di una particolare immagine della monarchia. Il monopolio francese sulla moda si basa su un’autorità che deriva innanzitutto da quella conseguita nel secolo precedente. Alla fine del Settecento il rifiuto per gli abiti strettamente di corte che coincide con la creazione di alternative che possano soddisfare l’esigenza dell’apparire curiale segue una matrice quasi strettamente femminile: capacità della corte francese è quelle di elaborare spunti provenienti da altre culture e modificarle in chiave nazionale.
The thesis wants to focus on the continuity of the French influence on the evolution of European fashion during the eighteenth century to the Revolution. The first three chapters are indispensable to understand the origin of this success. The fight between the French and the Spanish court during the sixteenth century was also a fight for the supremacy of their own fashion style. The persistence in the eighteenth century of the court dress code for man and women that was elaborated during the reign of Louis XIV was functional to the maintenance of the guide role of the French court in Europe. At the end of the century, the refusal of strictly court dresses for new kind of clothes is peculiar of the women living at the court, but the French court has the ability to invent new fashions using ideas coming from other countries.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
14

PECCHENINI, FEDERICO. « Evoluzione e caratteri formali dell'influenza francese sulla moda nobiliare del XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1857.

Texte intégral
Résumé :
La tesi vuole evidenziare il carattere continuativo che l’influenza francese ha esercitato sulla moda curiale nel XVIII, fino allo scoppiare delle Rivoluzione. I primi tre capitoli, sono necessari per comprendere la nascita di questa fortuna. Lo scontro tra corona francese e corona spagnola si è caratterizzato nel XVII secolo anche come scontro di codici vestimentari. Il perdurare delle “divise” di corte maschile e femminile nel XVIII perfezionate durante la seconda metà del regno di Luigi XIV è funzionale al mantenimento del ruolo guida: riconoscendo la necessità di uniformarsi agli abiti prescritti dal cerimoniale francese, le corti si appropriano non solo di un codice vestimentario, ma di una particolare immagine della monarchia. Il monopolio francese sulla moda si basa su un’autorità che deriva innanzitutto da quella conseguita nel secolo precedente. Alla fine del Settecento il rifiuto per gli abiti strettamente di corte che coincide con la creazione di alternative che possano soddisfare l’esigenza dell’apparire curiale segue una matrice quasi strettamente femminile: capacità della corte francese è quelle di elaborare spunti provenienti da altre culture e modificarle in chiave nazionale.
The thesis wants to focus on the continuity of the French influence on the evolution of European fashion during the eighteenth century to the Revolution. The first three chapters are indispensable to understand the origin of this success. The fight between the French and the Spanish court during the sixteenth century was also a fight for the supremacy of their own fashion style. The persistence in the eighteenth century of the court dress code for man and women that was elaborated during the reign of Louis XIV was functional to the maintenance of the guide role of the French court in Europe. At the end of the century, the refusal of strictly court dresses for new kind of clothes is peculiar of the women living at the court, but the French court has the ability to invent new fashions using ideas coming from other countries.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
15

GUADAGNA, Girolamo. « Il monastero del Santissimo Salvatore di Palermo. Architettura e committenza dal XVI al XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/515359.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
16

Xhyheri, Hedie <1971&gt. « Presenze albanesi nella cultura veneta tra XV e XVIII secolo : editoria e teatro. Scanderbeg tra commedia dell’arte e genere tragico ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18549.

Texte intégral
Résumé :
Traccia del contenuto della tesi Si analizza l’officina editoriale di Bernardino (de) Vitali, di origini albanesi, entro il panorama del dibattito culturale della prima metà del Cinquecento a Venezia. Ne emerge una ricca produzione che risponde a tutte le novità del dibattito culturale: dalle discussioni linguistiche alle attività di volgarizzamenti dai classici, dall’attenzione al mondo musicale all’affermarsi del teatro rinascimentale. In quest’ultimo settore si analizza la presenza dell’eroe nazionale albanese, ormai diventato eroe sovranazionale, Giorgio Castriota Principe di Epiro, soprannominato Scanderbeg, ovvero Principe Alessandro, nuovo Alessandro Magno. Si mostra come Scanderbeg sia stato inserito nel panorama mitografico della Serenissima, sia entrato nelle forme celebrative dell’arte veneziana, abbia dato vita a una commedia dell’arte di tale successo da rimanere sempre richiesta dal pubblico dal Seicento al tempo di Carlo Goldoni, fino a fornire tematiche tragiche nel secondo Settecento, tra i fermenti culturali della Padova di Melchiorre Cesarotti. In interlinea si delinea, entro gli orizzonti dello Stato da Mar di Venezia, la presenza costante dell’Albania Propria (altro dall’Albania Veneta), terra geo politicamente strategica entro il Commonwealth veneziano.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
17

Sora, D. « IL MONASTERO DELLA VISITAZIONE DI MILANO (XVIII-XIX SECOLO). RELIGIONE, POLITICA, SOCIETÀ ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/354297.

Texte intégral
Résumé :
The purpose of this research is to go over and to examine the history of Milan’s nunnery of Visitation, called Santa Sofia, between 18th and 19th century. The large amount of documents kept into the archive of the convent allowed to investigate many aspects, especially those concerning the bonds with the others convents of the same order and with the Milan’s society. Other important aspects investigated are those concerning the nuns' relationships with the political power and the analysis of religious practices and cultural aspects. From the middle 18th century Santa Sofia joined in the wide-ranging process of catholic missionary openness.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
18

Sbaffi, Edoardo. « Uso e repertorio del violoncello piccolo a 4 e 5 corde nel XVII e XVIII secolo ». Doctoral thesis, Universidade de Évora, 2013. http://hdl.handle.net/10174/15886.

Texte intégral
Résumé :
Após uma análise da evolução dos baixos de viola da braccio em geral e do violoncelo em particular nos séculos XVI, XVII e XVIII fundamenta-se a existência, o uso e o repertório do violoncelo a 5 cordas e do violoncelo piccolo a 4 e 5 cordas. São analisadas as diferentes técnicas de execução do violoncelo: da Spalla, da Collo e da Gamba assim como a técnica de arco prona e supina e a sua utilização do ponto de vista de uma execução historicamente informada; Riassunto: Dopo una analisi dell’evoluzione dei bassi di viola da braccio in generale e del violoncello in particolare nel XVI, XVII e XVIII secolo si fondamenta l’esistenza, l’uso e il repertorio del violoncello a 5 corde e del violoncello piccolo a 4 e 5 corde. Vengono analizzate le differenti tecniche di esecuzione del violoncello: da Spalla, da Collo e da Gamba così come la tecnica d’arco prona e supina e la loro utilizzazione nell’ottica di una esecuzione storicamente informata; ABSTRACT: Following an analysis of the evolution of the bassi di viola da braccio in general, and of the violoncello, particularly in the 16th-18th centuries, my work demonstrates the existence, the use, and the repertoire of the five-string cello, and of the four- and five-string violoncello piccolo. It also describes different performance techniques on the cello such as da Spalla, da Collo, and da Gambaas well as the over- and underhand bow techniques, and it provides a better understanding of their use in a historically informed performance practice.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
19

Orlandi, Fulvia <1997&gt. « Luoghi e modi della formazione pittorica tra XVI e XVIII secolo tra Bologna e Venezia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20511.

Texte intégral
Résumé :
La tesi si propone di mettere in luce come e perchè avvenga il graduale passaggio dalla dimensione della bottega rinascimentale, prevalentemente artigiana, a quella dell'Accademia, incentrata su una formazione polivalente. L'attenzione si sofferma sulle realtà di Bologna e di Venezia, analizzando prima le iniziative dei privati cittadini, soprattutto quella pionieristica dei Carracci, e poi il lento istituirsi delle Accademie Statali di Belle Arti
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
20

Benussi, Paola. « Gli archivi del Patriarcato di Venezia. Ordinamenti archivistici e strutture di cancelleria fra XIV e XVIII secolo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2021. http://hdl.handle.net/11572/319191.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ricostruisce la storia dei fondi che costituivano il sistema documentario del Patriarcato di Venezia (Curia e Mensa) in epoca di antico regime sotto il duplice versante della storia archivistica da un lato e delle modalità di produzione e sedimentazione documentaria dall'altro. Per il primo aspetto sono indagati in particolare gli ordinamenti del terzo quarto del Settecento che interessarono entrambi gli archivi e che ne connotano tuttora la fisionomia; quindi, al di sotto di questa struttura, gli assetti che gli archivi avevano via via assunto a diverse altezze cronologiche, a partire dagli anni '20 del Quattrocento. Per quanto attiene la produzione documentaria sono analizzati in prospettiva diacronica la composizione delle strutture di cancelleria e i sistemi di organizzazione della documentazione prodotta.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
21

Doria, Alessandra. « « Un oggetto considerabile di mondana politica » : Celibato del clero e critica illuminista in Europa nel XVIII secolo ». Thesis, Aix-Marseille, 2013. http://www.theses.fr/2013AIXM3014/document.

Texte intégral
Résumé :
L'obligation de célibat imposée aux ecclésiastiques catholiques fait l'objet de discussions depuis le début de l'église chrétienne, mais au cours du XVIIIe siècle, elle est de plus en plus considéré d'un point de vue politique plutôt que théologique. Le but de cette thèse est de reconstruire la naissance, le développement et la diffusion en Europe de la nouvelle perspective - laïque et séculière - d'envisager l'interdiction au clergé de se marier, née de la «crise de la conscience européenne" et sous l'impulsion des Lumières radicales. Grâce à l'analyse et l'étude de la littérature philosophique et politique européenne, cette thèse reconstruit le débat sur le célibat ecclésiastique dès la fin du XVIIe siècle et jusqu'à la Révolution française, lorsque la laïcisation du mariage permit aux ecclésiastiques, hommes et femmes, de se marier. Cette approche a permis de rendre compte de la complexité d'une question qui sous-tend le problème des rapports entre l'état et l'église, et de l'articulation des différentes positions critiques et orientations idéologiques : de la critique des Lumières radicales à la critique modérée, de l'approche d'observateurs ecclésiastiques intérieurs - clercs et experts en droit canon - qui proposent des prudentes réformes du célibat, à la fermeture complète des conservateurs. Les accusations portées par les révolutionnaires à la chasteté et au célibat, la question de «mariage des prêtres» et la plupart des critiques qui recouvrent encore le célibat ecclésiastique ont leurs racines dans le débat du XVIIIe siècle et dans l'émancipation du regard critique avec lequel les Lumières radicales ont prirent à considérer l'église et ses règles
Mandatory clerical celibacy for all clergy within catholic countries has been discussed since the beginning of the Christian church. During the eighteenth century, it was increasingly taken into consideration from a political rather than strictly theological point of view. The purpose of this thesis is to reconstruct the creation, development and dissemination in Europe of a new way - secular and lay – of considering the obligation of the clergy to be unmarried that arose from the "crisis of the European conscience" and developed thanks to radical Enlightenment.Through the analysis and study of philosophical and political literature, this thesis reconstructs the debate on clerical celibacy which arose within the European Republic of Letters from the late seventeenth century up until the French Revolution, when the secularization of marriage allowed secular and regular clergy, women and men to get married. This approach has made it possible to account for the complexity of a debate that underlies the problem of the relationship between church and state and the articulation of the different ideological positions: from radical to moderate criticism; from the approach of observers inside the church – clerics or experts in canon law - who proposed cautious reforms to the complete refusal of the conservatives.The accusations levelled against chastity and celibacy by revolutionaries, the issue concerning "married priests" and many criticisms that still invest ecclesiastical celibacy have their roots in the eighteenth-century debate and the secular emancipation of the critical perspective from which radical Enlightenment started to consider the church and its rules
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
22

Doria, A. « 'UN OGGETTO CONSIDERABILE DI MONDANA POLITICA'. CELIBATO DEL CLERO E CRITICA ILLUMINISTA IN EUROPA NEL XVIII SECOLO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219535.

Texte intégral
Résumé :
Mandatory clerical celibacy for all clergy within catholic countries in the Ancien Régime has been discussed since the beginning of the Christian church. During the eighteenth century, this aspect of ecclesiastical discipline was increasingly taken into consideration from a political rather than strictly theological point of view. The purpose of this thesis is to reconstruct the creation, development and dissemination in Europe of a new way - secular and lay – of considering the obligation of the clergy to be unmarried that arose from the "crisis of the European conscience" and developed thanks to radical Enlightenment. Through the research, analysis and study of philosophical and political literature, with particular regard to France and Italy, this thesis reconstructs the debate on clerical celibacy which arose within the European Republic of Letters from the late seventeenth century up until the French Revolution, when the secularization of marriage, among many other consequences, also allowed secular and regular clergy, women and men to get married. This approach has made it possible to account for the complexity of a debate that underlies the problem of the relationship between church and state and the articulation of the different ideological positions: from radical critics denouncing celibacy as a political instrument to preserve the priestly power to moderate criticism focused on negative economic and demographic consequences arising from celibacy; from the approach of observers inside the church – clerics or experts in canon law - who proposed cautious reforms to the complete refusal of the conservatives who saw celibacy as an undeniable cornerstone of the ecclesiastical order. This dialectic developed around two major themes. The policy approach encompassed problems such as the role of the clergy in society, the economic and social consequences of ecclesiastical discipline, the powers of the sovereign on celibacy. But secularization of the celibacy issue was also the result of the demystification of the moral superiority of chastity: next to the political point of view, there was also a discourse on the relationship between chastity and human body, between discipline and the rights of nature. The accusations levelled against chastity and celibacy by revolutionaries, the issue concerning "married priests" and many criticisms that still invest ecclesiastical celibacy have their roots in the eighteenth-century debate and the secular emancipation of the critical perspective from which radical Enlightenment started to consider the church and its rules.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
23

Folin, Roberto <1946&gt. « DELITTI IN OSTERIA - Lettura antropologico-giuridica di alcuni processi istruiti col rito del Consiglio di X nel Friuli del XVIII secolo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12007.

Texte intégral
Résumé :
Il lavoro di ricerca è stato svolto presso l'Archivio di Stato di Venezia sul fondo "Consiglio di X - Processi - Processi Criminali Delegati, trascrivendo le fasi più significative di dodici procedimenti istruiti con il "rito" di detta massima autorità giudiziaria della Repubblica Veneta attiva dal XIV al XVIII secolo, processi che si collocano nella seconda metà del XVIII secolo nell'area friulana. Nella parte introduttiva della tesi si è dato spazio agli aspetti propri di una procedura giudiziaria che annullò di fatto le facoltà della difesa per privilegiare la sicurezza dello Stato; ciò premesso, ci si è poi concentrati sullo studio dei casi con gli strumenti dell'antropologia giuridica; questa metodologia di ricerca e di studio è stata applicata a ciascuno dei dodici estratti processuali addivenendo ad un quadro piuttosto vario di fenomeni che spazia dai furti, alla violenza esercitata dalla folla, all'omicidio premeditato, al veneficio, all'abuso di potere per addivenire, inoltre, ad aspetti di diritto consuetudinario applicato alla società rurale, fino ai due fenomeni più rilevanti per i quali si è dato spazio ad un approfondimento con la dedica di due capitoli: il banditismo ed il contrabbando, considerati nelle loro componenti storiche e socio-antropologiche.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
24

Zuffrano, Annafelicia <1984&gt. « I regesti delle carte bolognesi dei secc. X-XII trascritti nei cartulari ecclesiastici del XVII-XVIII secolo. Edizione critica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6553/1/A._Zuffrano.pdf.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.
The research aim is the critical edition of three thousand regesta of documents coming from the area of Bologna, dated between the 10th and the 12th century. The documents were copied between the 17th and the 18th century in eleven ecclesiastical cartularies, preserved at the State Archive of Bologna. This work is related to the critical edition project about the Carte bolognesi del secolo XII, in progress at the University of Bologna (sector of Palaeography and Diplomatics). The research wants to be a support to this project and a completion to the already published documents; cartularies are often the only trace of a historical memory otherwise lost, since they offer copies of documents lacking of their original form or in a bad state of conservation. The examined registers belong to the Napoleonic period, when the great part of the ecclesiastical bodies was suppressed and their goods were confiscated by the State; they reflect, thus, the condition of the main ecclesiastical city archives of the first centuries of the Bolognese Middle Age. The research is divided into a first part, whose aim is the historical and diplomatics definition of the cartularies: today they are no more considered like mere documents’ binders, but like structured sources collections casting light on important aspects of the body that produced them. The analysis of their production context allows understanding better their purposes and their juridical value. Furthermore, part of the research concerns the analysis of the reasons that led the Bolognese ecclesiastical bodies to the writing of cartularies: for this reason has been studied the 16th – 17th centuries ecclesiastical legislation concerning the documents’ preservation and the relationship between legislation and the archival procedure. Finally, it was realized the real critical edition of the regesta, with the description of the main characters of each cartulary.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
25

Zuffrano, Annafelicia <1984&gt. « I regesti delle carte bolognesi dei secc. X-XII trascritti nei cartulari ecclesiastici del XVII-XVIII secolo. Edizione critica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6553/.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.
The research aim is the critical edition of three thousand regesta of documents coming from the area of Bologna, dated between the 10th and the 12th century. The documents were copied between the 17th and the 18th century in eleven ecclesiastical cartularies, preserved at the State Archive of Bologna. This work is related to the critical edition project about the Carte bolognesi del secolo XII, in progress at the University of Bologna (sector of Palaeography and Diplomatics). The research wants to be a support to this project and a completion to the already published documents; cartularies are often the only trace of a historical memory otherwise lost, since they offer copies of documents lacking of their original form or in a bad state of conservation. The examined registers belong to the Napoleonic period, when the great part of the ecclesiastical bodies was suppressed and their goods were confiscated by the State; they reflect, thus, the condition of the main ecclesiastical city archives of the first centuries of the Bolognese Middle Age. The research is divided into a first part, whose aim is the historical and diplomatics definition of the cartularies: today they are no more considered like mere documents’ binders, but like structured sources collections casting light on important aspects of the body that produced them. The analysis of their production context allows understanding better their purposes and their juridical value. Furthermore, part of the research concerns the analysis of the reasons that led the Bolognese ecclesiastical bodies to the writing of cartularies: for this reason has been studied the 16th – 17th centuries ecclesiastical legislation concerning the documents’ preservation and the relationship between legislation and the archival procedure. Finally, it was realized the real critical edition of the regesta, with the description of the main characters of each cartulary.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
26

BRUNAZZI, GIANMARIA. « RAPPORTI SOCIALI E CONFLITTI DI CLASSE NELL'INGHILTERRA DEL XVIII SECOLO : VERSO UNA NUOVA TEORIA MATERIALISTA DELLA TRANSIZIONE AL CAPITALISMO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/921478.

Texte intégral
Résumé :
This work has two main aims: it wants, from one side, to revive the debate on the Transition to Capitalism, whereas, on the other side, it proposes a new political approach to historical materialism. Triggered by social concerns about our times - which are characterised by growing inequality and poverty, by class polarisation, climate emergences, economic crises and new wars - the research devotes theoretical attention to the dialectics between political present and the writing of history. While the world leaves behind thirty years of neo-liberal unipolarism, and History, in its magnitude, gets back into the scene, the paper, critically focusing on the origins of Capitalism and on the praxis of change, shakes the hypostatization of the present social system and, highlighting the specific features that make it finite and superable, historicises it. The work challenges those academic studies which have dealt, in the wake of several cultural trends, with the history of economic and social development, counterposing to micro-specialisation, post-modern fragmentation and the multiplication of perspectives, a systematic contestation of the whole bulk of relations which Capitalism entails. Devoting a new importance to class paradigm - even with respect to materialist traditional approaches - the essay contributes to Marxist historiography, originally investigating theoretical nodes such as the relationship between base and superstructure, history and theory, materiality and ideology, objectivity and subjectivity. Group interests, class relations and conflicts in XVIII century England are inspected with the goal of defining a new method for historical investigation: the social praxis, as a methodological criterion, does not only permit us to reframe the dynamics relating economic (structural) and social transformations, but proves to be a valid guide to preserve the researcher’s writing from from the ideological influence of his time hegemony.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
27

Bermejo, Gregorio Jordi. « La dramaturgia poético-musical de Antonio de Zamora : estudio de las fiestas reales barrocas en un autor de finales del siglo XVII y principios del XVIII ». Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/392702.

Texte intégral
Résumé :
Antes de empezar el estudio de la dramaturgia poético-musical de Antonio de Zamora (1665-1727) propiamente dicho, es necesario detenerse en la recepción de su obra durante los siglos XVIII, XIX y principios del XX. Esta, desvirtuada y errónea, motivó la postergación del dramaturgo y, con él, la fundamental etapa de entresiglos, convirtiéndose esta recepción en un indicador privilegiado del cambio de etapa cultura y literaria de España a lo largo del siglo XVIII. Tiene especial interés Leandro Fernández de Moratín, debido a que fue el primero que lo situó en la historiografía literaria a la vez que su despotismo neoclásico hizo que fuera el que peor entendió la obra del madrileño. El sentido dramático para el madrileño atiende a una percepción pragmática y dinámica del teatro, tanto palaciego como popular, y atiende a los menesteres que van surgiendo en la praxis dramática. Además, el estudio del prólogo a Comedias nuevas de 1722 y su contextualización literaria aporta una irrefutable prueba de la magnitud que ya en aquel tiempo empezaba a tener el elemento clasicista, tal y como lo pone de manifiesto Responde a don Panuncio don Armengol. Para la profundización en las fiestas reales barrocas del dramaturgo era indispensable realizar una revisión propiamente del género. Esta se centraba en una teorización que atendiera desde su concepción a un reconocimiento de los rasgos principales que posibilitan la existencia de fiestas reales barrocas. De esta manera se ha logrado un profundo estudio de las fiestas reales barrocas como ceremonias espectaculares dinámicas y aglutinadoras de poesía, música y escenografía, motivadas por una determinada “ocasionalidad” espacio-temporal e histórico-política y expresadas mediante el elemento fabuloso y no realista. Este nuevo marco teórico aplicado al autor ha permitido que por primera vez se haya podido estudiar desde la formación de un dramaturgo palaciego a la ideología y posicionamiento político y social del madrileño en los complejos e importantes tiempos de Carlos II y Felipe V. En esa evolución producida con la nueva dinastía, Antonio de Zamora será un protagonista en el proceso de adaptación y cambio del género poético-musical de principios del siglo XVIII. Además, se ha podido datar mediante la interpretación de la “ocasionalidad” las fiestas reales Viento es la dicha de amor (1708) y Desprecios vengan desprecios (1708), comedias de figurón tan importantes como El hechizado por fuerza (1698) o Don Domingo de don Blas (1707), así como confeccionar un catálogo de sus obras completas.
Before starting the study of poetic-musical drama of Antonio de Zamora (1665-1727), it is necessary to dwell on the reception of his work during the eighteenth, nineteenth and early twentieth centuries. This reception, which was distorted and misleading, led to the postponement of the playwright, and with him, the fundamental period between centuries, and turning its reception into a privileged indicator of the cultural and literary changing period in Spain during the eighteenth century. For the Madrilian, the dramatic sense serves to a pragmatic and dynamic perception of the theater and it serves the needs that arise in drama practice. The study of the prologue to Comedias nuevas, in 1722, and his literary contextualization provides the irrefutable evidence of the magnitude that began to have the classical element at the time as it is shown in Responde a don Panuncio don Armengol. In order to go into detail about the baroque royal festivities of the playwright, it was essential to carry out a review of the genre itself. This was focused on the theorizing that attends from its conception to the recognition of the key features that enable the existence of baroque royal festivities. Therefore, a thorough study of the baroque royal festivities as dynamic spectacular ceremonies has been done, these festivities include poetry, music and scenery, and are motivated by a certain space-time and historical-political "occasionality" and expressed by the fabulous and unrealistic element. This new theoretical framework applied to the author has allowed, for the first time, the study from the formation of a palace playwright to the ideology and political and social positioning of the Madrilian in the complex and important times of Carlos II and Felipe V. In this evolution produced during the new dynasty, Antonio de Zamora will be one of the protagonists in the process of adaptation and change of the poetic-musical genre of the early eighteenth century. In addition, figurehead comedies as important as El hechizado por fuerza (1698) and Don Domingo Don Blas (1707) have been dated by interpreting the "occasionality" of the real parties Viento es la dicha de amor (1708) and Desprecios vengan desprecios (1708), and it has also allowed to draw up a catalog of his complete works.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
28

Tozzi, Giulia. « Le iscrizioni del santuario di Dioniso Eleutereo ad Atene e l'assemblea nel teatro. Funzione e valenza politica del sito tra V e I secolo a.C ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423537.

Texte intégral
Résumé :
The PhD dissertation here presented concerns the political significance and function of the theatre and the sanctuary of Dionysos Eleutherios in Athens in a chronological period which runs from the fifth to the first century B.C. Its primary aim is to investigate the practice of displaying inscriptions in the area of the theatre, in order to recognize the ideological value of the documents there exposed and, consequently, to understand the socio-cultural and political meaning of this specific site as an appropriate place for the publication of official texts within the city. This problem is the focus of the first part of the dissertation, which comprises a classification of all the inscriptions displayed in the area of the sanctuary of Dionysos during the Classical and Hellenistic periods. The selection and identification of the documents has been carefully conducted on the basis of the excavation data (fundamental for this research, though not always accurate in recording the precise provenance) and an analysis of their content (in those cases where the texts are not too fragmentary). It should be noted that we are dealing with texts which are often incomplete while other inscriptions which may once have been displayed in the area of the theatre have not survived. However the study of all the surviving inscriptions located in the site – together with an appreciation of each of them in its proper cultural and historical context – has enabled me to investigate in depth the political use and value of the theatre. I drew up a catalogue deploying categories to classify the different inscriptions (for example, decrees, catalogues, dedications, etc…) before arranging the texts within each section into chronological order. The most represented categories are honorific decrees and dedications, exhibited in the area to express gratitude to benefactors or citizens whose activities were linked in various ways to the sacral or theatrical practice of the site and whose behavior served as a model for Athenians. This catalogue provides the following information for each inscription: physical description, provenance, conservation status, dating, text with apparatus, current published editions, brief comment on the most remarkable aspects (concerning palaeography, language, chronology and content) of the document. The readings have been verified thorough autopsy of the texts at the Epigraphical Museum or at the Archaeological Site of the Acropolis. This compilation is complimented by two more sections concerning other inscriptions found in the area of the sanctuary whose original setting in the site is either plausible (section VI) or has to be definitively excluded (section VII); the reasons for the inclusion of each document in these two last sections are detailed in the accompanying notes. Some of the decrees collected in the catalogue explicitly indicate that the decisions handed down by the city were taken during an assembly held in the theatre of Dionysos. This theme lies at the heart of the political significance of the theatre and is the central concern of the second part of the dissertation. The political use of the theatre is attested for in many cities of the Greek world and must be analyzed with an understanding of the diverse values and functions which typified theatrical buildings in Greek society. However, this phenomenon becomes more complex in Athens, because of the presence in the city of a dedicated ekklesiasterion on top of the Pnyx, whose construction saw three different phases between the fifth and the fourth century B.C. and whose activity is documented in the written sources. The custom of assembling in the theatre – seldom documented in the fifth century before becoming more frequently attested to from the second half of the fourth century – is testified not only for the theatre of Dionysos, but also for that of Munichia at Piraeus, which was similarly used for the meeting of the ekklesia in this period. Therefore the second part of the thesis provides a detailed, diachronic examination of all the literary and epigraphic Greek texts mentioning the use of these two theatres as assembly places. Here the purpose is to investigate which factors determined why Athenians chose these sites for assemblies over the Pnyx and to understand how across time the theatre gradually came to supplant the role of the ekklesiasterion. In this regard, particular attention has been paid to the political use of the theatre in the fifth century – a time when the Pnyx was still in use as an assembly place, and the theatre had yet to assume its current monumental form in stone. The literary passages are analyzed individually, while the inscriptions are tabulated according to the formula used to indicate the place of the meetings. The evidence examined include a far more up-to-date survey than previous studies – which though few remain essential – thanks especially to the excavations conducted in the area of the Agora by the American School of Classical Studies in Athens from the 1930s. These sources are analyzed in parallel with an appreciation of the archaeological data pertaining to the Pnyx and the theatre of Dionysos: these data complement the evidence of the written sources, providing information about the shape and size of these sites and, consequently, on the number of people who could be accommodated there. In conclusion, the analysis of the broader material evidence together with historical sources suggests that – while political and ideological contexts remained always significant – changing practical needs after the fifth century were crucial to the changing location of political assemblies.
La tesi di dottorato qui presentata riguarda il significato e la funzione politica del teatro e al santuario di Dioniso Eleutereo ad Atene in un lasso cronologico intercorrente tra il V e il I secolo a.C. Scopo principale della ricerca è quello di analizzare la consuetudine di esporre epigrafi nell’area del teatro, al fine di comprendere il valore ideologico dei documenti ivi pubblicati e, di rimando, di approfondire il significato socio-culturale e politico che tale sito acquisì nel tempo in quanto spazio scelto all’interno della città per la pubblicazione di testi ufficiali. Questo tema costituisce il fulcro della prima parte della dissertazione, che comprende una catalogazione di tutte le iscrizioni pubblicate nell’area del santuario di Dioniso durante le età classica ed ellenistica. La selezione e l’identificazione dei documenti epigrafici raccolti è stata meticolosamente effettuata sulla base dei dati di scavo (fondamentali per questa ricerca, ma non sempre precisi nel registrare con esattezza il luogo di rinvenimento) e l’analisi del loro contenuto (nei casi in cui il testo non è troppo frammentario). È necessario porre l’attenzione sul fatto che tali testi documenti sono spesso lacunosi e che costituiscono un campione certamente limitato rispetto all’insieme di tutte le iscrizioni che potrebbero essere state pubblicate nell’area del teatro nel periodo in oggetto. Ad ogni modo, lo studio complessivo di tutte le epigrafi superstiti collocate nel sito – associato ad un riesame di ognuno di questi testi nel contesto storico-culturale che gli è proprio – ha consentito di approfondire l’uso e il significato politico del teatro. Le iscrizioni sono classificate nel catalogo in base alla tipologia epigrafica dei testi in diverse sezioni (decreti, cataloghi, dediche ecc.), all’interno delle quali i documenti sono organizzati in ordine cronologico. Le categorie epigrafiche più rappresentate sono i decreti e le dediche onorarie, ivi esposti per esprimere gratitudine verso personaggi legati a vario titolo all’attività teatrale o cultuale svolta nel sito e il cui lodevole comportamento nei confronti della città diventa modello per gli Ateniesi. Per ogni epigrafe inserita nel catalogo si forniscono le seguenti informazioni: descrizione e tipologia del manufatto, provenienza, stato di conservazione, datazione, testo con apparato critico, edizioni, commento puntuale sugli aspetti paleografici, testuali, linguistici e storico-cronologici ritenuti più rilevanti per l’esegesi del testo. Le iscrizioni, conservate nel Museo Epigrafico di Atene o nel sito archeologico dell’Acropoli, sono state riesaminate tutte autopticamente. Il catalogo è inoltre completato da due sezioni, in cui sono riunite altre epigrafi trovate nell’area del santuario, la cui pertinenza ad esso è tuttavia solo ipotizzabile (sezione VI) o da escludere (sezione VII); le ragioni che hanno determinato l’inclusione di tali iscrizioni in queste due ultime sezioni sono chiarite nelle note che corredano i singoli testi. Alcuni dei decreti raccolti nel catalogo indicano esplicitamente che la decisione varata dalla città e registrata per iscritto sulla stele fu presa durante un’assemblea tenuta nel teatro di Dioniso. Questo aspetto è molto significativo per l’indagine sulla valenza politica del teatro e rappresenta il tema centrale della seconda parte della tesi. L’uso assembleare del teatro è attestato per molte città del mondo greco e deve essere analizzato alla luce di quella pluralità di valenze e funzioni che contraddistinsero la natura stessa dell’edificio teatrale. Tuttavia, l’analisi di questo fenomeno per il caso ateniese è particolarmente interessante, poiché la città era di fatto dotata di un proprio ekklesiasterion sulla collina della Pnice, la cui costruzione vide tre diverse fasi edilizie tra il V e il IV secolo a.C. e la cui attività è documentata dalle fonti. La consuetudine di riunirsi nel teatro – raramente attestata nel V secolo a.C. e poi sempre più di frequente a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C. – è testimoniata non solo per il teatro di Dioniso, ma anche per quello di Munichia al Pireo, che fu analogamente usato per le riunioni dell’ekklesia in quel periodo. Dunque la seconda parte della tesi è dedicata ad un dettagliato esame diacronico di tutti i testi letterari ed epigrafici che menzionano l’uso di uno di questi due teatri come luogo di assemblea. Il fine è di indagare sui fattori che determinarono la scelta di questi luoghi per le riunioni al posto della Pnice e di comprendere in che modo nel tempo il teatro arrivò a sostituire il ruolo dell’ekklesiasterion cittadino. In questo senso, è analizzato con particolare attenzione l’uso politico del teatro nel V secolo a.C., periodo in cui la Pnice era ancora in uso come luogo di assemblea e il teatro doveva ancora assumere una forma monumentale. I passi letterari sono analizzati individualmente, mentre le iscrizioni sono catalogate in base alla formula utilizzata per indicare il luogo di svolgimento dell’assemblea. La quantità dei documenti epigrafici che attestano lo svolgimento di riunioni politiche nel teatro è notevolmente più consistente rispetto a quella presentata negli studi precedenti – che non sono numerosi, ma restano essenziali per questa ricerca – grazie soprattutto al consistente incremento di materiale dovuto agli scavi condotti nell’area dell’agorà dall’American School of Classical Studies in Athens dagli anni Trenta del Novecento. Le testimonianze epigrafiche e letterarie sono esaminate parallelamente ai dati archeologici che riguardano la Pnice e il teatro di Dioniso, dati che completano le notizie desumibili dalle fonti scritte, fornendo informazioni su forma e dimensioni dell’auditorium della Pnice e del theatron e, di conseguenza, sul numero di persone che poteva essere ospitato in tali spazi. In conclusione, l’analisi delle fonti e dei dati archeologici induce a concludere che – pur essendo rilevanti i motivi politici e ideologici – si deve dare il giusto peso a diversi fattori di ordine pratico che, dopo il V secolo a.C., furono senz’altro determinanti per il cambiamento del luogo di svolgimento delle assemblee.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
29

Simionato, Claudia <1993&gt. « Evoluzione delle aste d’arte a Londra nel XVIII secolo : analisi delle aggiudicazioni d'asta dai cataloghi londinesi del database Getty Provenance Index ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14156.

Texte intégral
Résumé :
La tesi esamina la nascita e l’evoluzione delle aste d'arte in Europa e si concentra sull'affermazione di un mercato organizzato e regolamentato a Londra tra il XVII e il XVIII secolo. In Epoca Moderna la capitale inglese diventa infatti uno dei principali punti di riferimento per la compravendita all’asta di dipinti con la nascita delle prime case d'asta. Grazie ai cataloghi messi a disposizione dal Getty Provenance Index Databases si analizzano inoltre i prezzi di aggiudicazione dei dipinti alle aste londinesi e l'evoluzione del collezionismo inglese nel corso del Settecento. Ad un'indagine per sotto periodi, si affiancano un confronto con il mercato parigino dell'epoca e un riepilogo aggregato del mercato delle aste di Londra.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
30

Lagorio, Valeria <1988&gt. « La luce e la rappresentazione del doppio. Studio dell’impiego della luce nel teatro del XX secolo per la rappresentazione del tema del doppio in Edward Gordon Craig e Josef Svoboda ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5705.

Texte intégral
Résumé :
L’elaborato analizza la rappresentazione della tematica del doppio a teatro attraverso l’uso della luce e dei fenomeni ottici nei casi specifici delle scenografie di Edward Gordon Craig e Josef Svoboda. Dopo la descrizione dello sviluppo storico dell’illuminotecnica nel corso dell’età moderna si approda al XX secolo, analizzato attraverso personaggi chiave per l’evoluzione dell’uso della luce a teatro. La trattazione oltre ad offrire un excursus tecnico e storico sull'illuminotecnica, evidenzia le problematiche che dal Rinascimento hanno caratterizzato il dibattito sulla natura della rappresentazione teatrale e sui cambiamenti dei rapporti tra scena, attore e pubblico con il cambiare delle tecniche di illuminazione. La sconfinata tematica del doppio, viene introdotta attraverso precisi riferimenti a figure archetipiche, al fine di evidenziarne i caratteri peculiari tramandati sino all’epoca contemporanea e ritrovati nelle messe in scena analizzate. Particolare attenzione è stata rivolta alla tragedia di William Shakespeare, Amleto, la cui analisi è funzionale alla successiva trattazione monografica rivolta a Gordon Craig e Svoboda, entrambi impegnati con la messa in scena della tragedia. Di Craig sono state messe in evidenza le caratteristiche d’avanguardia e la sua percezione inedita della luce che gli offre la possibilità di progettare scenografie rivoluzionarie. Di Svoboda è stato necessario evidenziare il suo carattere di inventore e di grande esperto di illuminotecnica per procedere con l’analisi delle sue scenografie. Gli allestimenti di Craig e Svoboda per Amleto indagano il tema del doppio, per approdare a soluzioni scenografiche innovative. Le tematiche contenute nella tragedia sono profonde, interpretabili su più piani di lettura ed il tema del doppio è dominante. Nello spazio costruito di luci, colori e riflessi il doppio prende vita grazie alla luce e ai fenomeni ottici. Il percorso si conclude con il ritorno allo specchio, simbolo archetipico di duplicità, come espediente scenografico rafforzato negli effetti dallo sviluppo tecnologico e dall’evoluzione dell’illuminotecnica teatrale. Attraverso arditi giochi di luci si connette il mondo mitico di Narciso al mondo contemporaneo, abbandonando la mimesi e liberando le grandi potenzialità dell’evocazione.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
31

Loberti, Martina. « La dislocazione a sinistra nel greco classico : Sofocle a confronto con la prosa e la poesia attica del V-IV secolo A.C ». Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2022. http://hdl.handle.net/11579/144718.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ha come obiettivo quello di analizzare, dal punto di vista pragmatico, la struttura linguistica della dislocazione a sinistra nel greco antico. Nella prima parte vengono indicati alcuni criteri utili per l’individuazione degli elementi dislocati; si passa poi all’analisi vera e propria del corpus di riferimento (ovvero i trimetri presenti nelle tragedie di Sofocle, i trimetri delle Nuvole e degli Uccelli di Aristofane e il primo libro dell’Anabasi di Senofonte). In seguito, la trattazione verte sulla posposizione dell’elemento interrogativo nelle commedie di Aristofane e sulla tipologia di domande in corrispondenza delle quali è possibile riscontrare questo fenomeno. Nelle ultime due sezioni si passa all’analisi diacronica della dislocazione a sinistra; dapprima ci si focalizza sulla tragedia, prendendo in esame I Sette Contro Tebe di Euripide e l’Ecuba di Euripide al fine di poter confrontare le tipologie di dislocazioni qui riscontrate con quelle di Sofocle. In seguito, si procede con l’analisi del Dyskolos di Menandro e dell’Areopagitico di Isocrate per poter paragonare anche i risultati ottenuti dallo studio riguardante la commedia e la prosa. Infine, all’interno dell’ultimo capitolo, vengono presentate le conclusioni generali della presente tesi.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
32

Vives, Rofes Gema. « Polémicas Teatrales del siglo XVIII en España y en Inglaterra ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2001. http://hdl.handle.net/10803/666498.

Texte intégral
Résumé :
En la primera parte de la tesis se establece una comparación entre dos obras metateatrales de finales del siglo XVIII, La comedia nueva de Leandro Fernández de Moratín y The Critic de Sheridan. Estas obras son examinadas en el contexto de las polémicas teatrales que se produjeron durante el siglo en España y en Inglaterra. La segunda parte de la tesis explora las razones de una discrepancia. A pesar de ser muchas las similitudes entre el panorama teatral dieciochesco en los dos países, en España la solución a un panorama que los neoclásicos consideran deplorable se plantea en términos de una “reforma” y esta es auspiciada por el gobierno; en Inglaterra no sucede nada parecido. En esta parte del trabajo se parte de algunas obras de crítica capitales y, al hilo de los temas que tratan sus autores, se examina el distinto valor, peso o significado de algunos “telones de fondo” de la crítica inglesa y española de la época: el patriotismo, la religión, la política… De esta manera se llega a las diferencias en las circunstancias históricas de ambos países que contribuyen a explicar la ausencia de una “guerra teatral” en Inglaterra. Así, por ejemplo, un factor que modifica sustancialmente la simetría del paralelismo que en principio pudiera establecerse entre las polémicas teatrales que se dan en ambos países es el religioso. Debido al papel que los puritanos habían desempeñado en la historia de Inglaterra, los ataques virulentos al mundo teatral son allí ligeramente sospechosos, y ni el gobierno whig ni la monarquía de Hanover se plantearon intervenir activamente en una reforma teatral. Pero los puritanos y las clases medias, de gustos más remilgados que el público de la Restauración, tuvieron la fuerza suficiente como para influir en el curso del teatro creando un clima del que nació la comedia sentimental.
In the first part of the thesis a comparison is drawn between two metatheatrical plays from the end of the 18th century, Leandro Fernández de Moratín’s La comedia nueva and Sheridan’s The Critic. These plays are examined in the context of the theatrical controversies that took place during the 18th century in England and Spain. In the second part of the thesis the reasons for a disparity are explored; for even though the theatrical situation in both countries is very similar, in Spain the answer to a theatrical scene considered deplorable by the neoclassicists is presented in terms of a “reform”, which is moreover backed by the government. Nothing of the kind happens in England. In this part of the thesis, and starting from some capital critical works and the topics discussed by their authors, I look into the different value, weight or meaning of a few “backdrops” in Spanish and English criticism of the time: patriotism, religion, politics… This brings us to the differences in the historical circumstances of both countries that help to explain the absence of a “theatrical war” in England. Religion, for instance, is one factor that substantially modifies the symmetry of the parallelism that could initially be established between the theatrical polemics that take place in both countries. Owing to the role the Puritans had played in the history of England, virulent attacks on the theatre are slightly suspect there, and neither the Whig administration nor the Hanoverian monarchy considered actively intervening in a theatrical reform. But the Puritans and the middle classes, more prudish in their tastes than the audience of the Restoration, had enough weight to affect the course of the drama by creating an atmosphere out of which the sentimental comedy was born.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
33

Traversari, Mirko <1974&gt. « Ricostruzione del profilo bioculturale e biodemografico di una piccola comunita' montana del XVI - XVIII secolo attraverso i dati archeoantropologici e documentari : il caso degli inumati di Roccapelago (Modena) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8205/1/Traversari_Mirko_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ha per oggetto lo studio di oltre 400 individui e oltre 8.000 registrazioni documentali desunte dai registri parrocchiali. Il lavoro si apre con una approfondita analisi storica del sito, necessaria a chiarire le varie fasi d’uso a cui l’attuale chiesa è andata incontro. Grazie all’analisi dei registri parrocchiali, inediti, è stato inoltre possibile ricostruire la diacronia dei luoghi di sepoltura che hanno gravitato attorno al piccolo abitato di Roccapelago, individuando peraltro un sito deposizionale sconosciuto fino a questo momento. Una volta fissato e chiarito l’ambito degli eventi e dei luoghi, sono state dettagliate le operazioni archeologiche, che hanno consentito il recupero del materiale osteologico. Di grande importanza è stato lo studio paleodemografico desunto dai registri parrocchiali, nelle loro tre classiche declinazioni circa le morti, le nascite ed i matrimoni. Lo studio nella sua interezza, ha avuto come obiettivo quello di ricostruire l’assetto demografico dell’antica popolazione, e recuperare quanto più possibile del tessuto sociale di Roccapelago. E’ stata così illustrata la stagionalità degli eventi, il saldo popolazioni stico naturale, il sex ratio index e i vari indici di consanguineità; sono stati inoltre ricavati indicatori circa l’interpretazione della morte di fronte al decesso di un neonato, o i moniti circa la necessità di sopportare i patimenti fisici. L’analisi antropologica, dato l’elevato numero di elementi considerati, è stata anch’essa organizzata con una finalità popolazionistica, ricercando eventuali conferme del dato documentario scaturito dall’analisi dei registri ed evidenziando i miglioramenti occupazionali raggiunti dalla popolazione nel corso di due secoli. Le varie analisi laboratoristiche effettuate, hanno cercato conferma su specifiche indagini: l’istologia del polmone ha confermato quanto supposto a livello occupazionale tramite i registri, le stagionalità delle funzioni sono state confermate dalle analisi botaniche, la preservazione del collagene, analizzato al SEM ha meglio dettagliato le operazioni deposizionali osservate durante lo scavo archeologico
The purpose of this thesis is the study of over 400 individuals and over 8,000 documentary records derived from parish registers. The analysis begins with a thorough historical analysis of the site, necessary to clarify the various stages of use that the church has had. Thanks to the analysis of unpublished parochial records, it was also possible to reconstruct the succession of the burial places that gravitated around the small village of Roccapelago, identifying an unknown depositional site. Archaeological operations have been detailed, which have allowed the recovery of osteological material. Very important was the paleodemographic study taken from the parish registers, in their three classic declinations about deaths, births and weddings. The aim of the study was to reconstruct the population structure of the ancient population and to recover as much as possible about the social fabric of Roccapelago. The seasonality of the events, the balance of natural populations, the sex ratio index and the various consanguinity indices were illustrated; Indicators have also been made about the interpretation of the death of a newborn, or the warnings about the need to endure physical ills. The anthropological analysis of the high number of elements considered, was also organized with a demographic purpose, seeking any confirmations of documentary data resulting from the analysis of the parish records and highlighting the employment gains achieved by the population over the course of two centuries. The various laboratory analyzes carried out, have undergone specific investigations: lung histology confirmed the supposed occupational level through by the parish records, the seasonality of the functions was confirmed by botanical analyzes, collagen preservation, analyzed by SEM, has better detailed the depositional operations observed during archaeological digging
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
34

Toffoletto, Elena <1991&gt. « Analisi non invasive per la conservazione e il restauro di dipinti ad olio su tela del XVII e XVIII secolo conservati nel museo Ca' Rezzonico di Venezia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7967.

Texte intégral
Résumé :
Raccolti i dati ottenuti mediante la documentazione fotografica in luce visibile, UV e in falso colore e le misure in XRF e di spettroscopia di riflettanza nel visibile, è stato possibile ottenere un quadro completo dello stato dell’arte e conservativo di quattordici grandi dipinti su tela, raffiguranti scene di battaglia, conservati al museo Ca’ Rezzonico. I dipinti sono tutti attribuiti a Francesco Simonini, Matteo Stom e Giacomo Cortese, tranne uno. Lo scopo finale di tale redazione è stato, quindi, dimostrare come le tecniche di analisi non invasive potessero caratterizzare in maniera esaustiva i materiali costituenti un’opera, senza la necessità di prelievo, e fossero sufficienti, grazie alla comparazione dei dati ottenuti dalle varie misure, a discriminare la mano di un’artista rispetto a quella di un altro.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
35

Monica, Fin. « Kiev - Buda - Venezia : i centri di sviluppo della cultura serba del Settecento. Il ruolo mediatore di Dionisije Novakovic' ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422555.

Texte intégral
Résumé :
This paper focuses on the role played by the political and cultural centres of Kiev, Buda and Venice in the restoration of Serbian National culture during the 18th century. The work also deals with the life and work of Dionisije Novakovic', a former pupil of the Kievian Mogilean Academy, who helped spreading the so-called Polish-Ukrainian-Russian cultural paradygm through his teaching and religious activity, becoming the most importan and valuable representatives of the early Serbian Enlightenment
Nel periodo che va dal 1690 al 1780 il popolo serbo sia stato costretto, alla luce dei grandi eventi storico-sociali nei quali fu coinvolto, a lottare per difendere la propria identità  culturale, specie per quanto riguarda l'elemento confessionale. Tale situazione rese necessario un rinnovamento su ampia scala della cultura serba, fino a quel momento saldamente ancorata ai precetti della tradizione post-bizantina, che in epoca barocca aprì dunque le porte alla più moderna cultura europea. Questa transizione, lunga e non sempre semplice, fu resa possibile grazie alla mediazione di alcuni centri esterni ai confini geografici della Serbia storica, all'epoca divisa fra l'occupazione turca e quella austro-ungherese. In tale contesto fu particolarmente importante l'apporto dato dai centri di Kiev, Buda e Venezia, ognuno dei quali assunse un ruolo specifico nel processo di creazione della cultura serba moderna. A fare da filo conduttore fra questi tre centri troviamo la figura di Dionisije Novakovic', ex allievo dell'Accademia Mogiliana, che come magister a Novi Sad e in seguito come vescovo di Buda, fece a sua volta da mediatore culturale, diffondendo fra i serbi d'Ungheria il modello di matrice polacco-ucraino-russa cui aveva anch'egli aderito durante gli anni trascorsi a Kiev
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
36

Tormen, Gianluca. « La quadreria Obizzi al Catajo : dalla formazione alla dispersione ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423901.

Texte intégral
Résumé :
This research aimed to reconstruct the picture gallery of the collection of the noble paduan family of Obizzi (XVII - XIX century), belonged for several centuries in the famous castle Catajo, not far from Padua, the Euganean Hills. The Obizzi collection is still well known for its antiquities, but so far no one had tried to identify the hundreds of paintings scattered among the Museums of Modena, Prague and Vienna, where in fact the collection of the Obizzi was gradually transferred (from the first decades of the Nineteenth century to 1917) after the death of the last Marquis, Tommaso, in 1803. In the light of a large number of important unpublished documents , especially inventories - testament and post-mortem inventories, and preserved in the Public Library of Padua , as well as in the State Archives of Modena and Venice was possible to form a sufficiently clear idea of the consistency of the picture gallery of the Catajo, to identify more than two hundred paintings and consequently to formulate a substantial value of the whole collection.
La presente ricerca ha mirato a ricostruire l’entità della quadreria della collezione della nobile famiglia padovana degli Obizzi (XVII-XIX secolo), custodita per secoli nel celebre castello del Catajo, non lontano da Padova, sui Colli Euganei. La collezione Obizzi è tuttora conosciuta soprattutto per le sue antichità, ma nessuno sinora aveva tentato di identificare le centinaia di dipinti sparsi fra i Musei di Modena, Praga e Vienna, musei ove infatti la collezione Obizzi è stata progressivamente trasferita (dai primi decenni dell’Ottocento al 1917) dopo la morte dell’ultimo marchese, Tommaso, avvenuta nel 1803. Alla luce di una nutrita serie di importanti documenti inediti, soprattutto inventari-testamento e inventari-post mortem, conservati nell’Archivio e nella Biblioteca Civica di Padova, oltre che nell’Archivio di Stato di Modena e Venezia è stato possibile formarsi una idea sufficientemente chiara della consistenza della quadreria del Catajo, di identificare oltre duecento dipinti e poter formulare di conseguenza un sostanziale giudizio di valore sulla collezione nel suo insieme.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
37

Alaimo, Cristina <1975&gt. « Mariano Fortuny y Madrazo scenografo wagneriano Il contributo di Fortuny nella fase di rinnovamento dei Teatri d'Opera, nella prima metà del XX secolo : testimonianze e considerazioni Analisi dei progetti scenografici wagneriani di Fortuny : Tristano e Isotta, I Maestri Cantori di Norimberga e L'anello del Nibelungo, per il Teatro alla Scala di Milano e per il Teatro Reale dell'Opera di Roma ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20676.

Texte intégral
Résumé :
Attraverso un'indagine e una rilettura delle fonti in materia teatrale, il presente studio propone un'analisi dell'attività creativa di Mariano Fortuny y Madrazo, relativa ai drammi musicali di Richard Wagner, nel contesto del rinnovamento dei Teatri d'Opera, nella prima metà del XX secolo. Vengono analizzate le vicende riguardanti l'ideazione del Sistema Fortuny, il dispositivo d'illuminazione nato come soluzione per le peculiari esigenze sceniche dei drammi wagneriani, e sviluppato in collaborazione con l'ingegnere aeronautico Enrico Forlanini e la Società Leonardo Da Vinci di Milano, negli anni Venti. L'attenzione è posta sui progetti scenografici wagneriani di Fortuny: Tristano e Isotta, per il Teatro alla Scala di Milano, nella stagione teatrale 1900-1901 e I Maestri Cantori di Norimberga, per il Teatro Reale dell'Opera di Roma, nella stagione 1931-1932, rimasto in repertorio fino al 1947, per il quale si propone un approfondimento in relazione al contesto storico d'appartenenza e un'analisi iconografica. Viene inoltre affrontato il progetto per L'anello del Nibelungo, commissionato per la stagione 1949-1950 dal Teatro alla Scala e rimasto incompiuto a causa della morte dello scenografo. Le scelte estetiche e tecniche delle creazioni di Fortuny sono prese in esame alla luce del vivace dibattito sostenuto in ambito teatrale dagli intellettuali e tecnici dell'epoca, tra cui Adolphe Appia e Gino Gori e Pericle Ansaldo. Le collaborazioni con i professionisti coinvolti con Fortuny nelle diverse produzioni, documentate da lettere private e articoli in quotidiani e riviste, vengono investigate allo scopo di comprenderne la relazione con Arturo Toscanini, Caramba, Gino Marinuzzi e in particolare Giovacchino Forzano.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
38

Guidoboni, Francesco. « Giovanni Niccolo' Servandoni (1695-1766) : architetto ». Thesis, Paris 1, 2014. http://www.theses.fr/2014PA010621.

Texte intégral
Résumé :
Il s’agit d’un projet de thèse doctorale en cotutelle – entre la «Sapienza» Università de Roma et l’Université de Paris I «Panthéon- Sorbonne » – visant à étudier la vie et l’oeuvre architecturale de Jean-Nicolas Servandoni, une figure d’artiste parmi les plus emblématiques et moins connues du XVIIIe siècle. Peintre, architecte et décorateur, Servandoni est connu pour avoir remporté le concours pour le projet de la façade principale de l’église Saint-Sulpice de Paris, et pour le grand nombre des décors réalisés d’abord pour l’Opéra, puis pour la Salle des Machines des Tuileries. Au cours de sa vie il eut la chance de travailler auprès des souverains les plus importants d’Europe, de Paris à Londres, de Madrid à Lisbonne, de Bruxelles à Vienne et encore à Dresde et Stuttgart. Ce travail de recherche s’est fixé pour objectif d’étudier les périodes les moins connues de sa vie, comme sa formation d’abord à Florence puis à Rome, ses premières missions en Angleterre avant son arrivée à Paris en 1724, ses voyages à travers l’Europe, son travail pour les plus importantes familles royales européennes, et les autres commissions d’architecture en France, au-delà du chantier de Saint-Sulpice. La difficulté majeure a été d’identifier les principales sources bibliographiques et documentaires à partir desquelles on a établi des renseignements biographiques qui ont été transmis à travers le temps jusqu’à aujourd’hui. Il était donc nécessaire de réaliser une opération de «nettoyage» de tous les renseignements faux ou inexacts «incrustés» dans les siècles sur la vie de Servandoni. Grâce à ce «nettoyage», il a été possible d’identifier les sources «premières», sur lesquelles reconstruire la biographie de notre architecte. La recherche dans les archives de plusieurs pays a mené à d’importantes découvertes, tel que la présence de Servandoni à Rome entre 1719 et 1720. Ici il résidait dans le palais du Prince Guido Vaini, un homme «entièrement attaché à la France» et lié au milieu du théâtre d’Alibert et Capranica, où Servandoni aurait évidemment pu se former comme scénographe. Tout cela a permis de formuler des hypothèses sur ses contacts dans la capitale de la papauté, comme son lien avec l’atelier de Benedeto Luti dans le Palais de Florence, où travaillaient, parmi d’autres, Jean Paul Pannini et William Kent. Cette étude a donc mis en évidence sa relation étroite et continue avec les britanniques tout au long de sa vie – à commencer par son séjour romain – de sorte qu’on peut relire son oeuvre architecturale avec une nouvelle clé, davantage liée au milieu palladien anglais. En outre, la lecture des documents a permis d’identifier deux enjeux fondamentaux, qui expliquent en même temps la réussite et l’échec de sa carrière : la question de la nationalité de Servandoni et la légitimation de son rôle d’architecte. Servandoni, en effet, par sa naissance italienne – pourtant d’un père d’origine lyonnaise – dès son arrivée en France fut toujours apprécié comme peintre et décorateur «de Florence». Pour sa qualité d’«ultramontain», il fut choisi par le curé Languet de Gergy, comme architecte de la fabrique de Saint-Sulpice, véritable symbole et point de référence de l’Église de Rome à Paris, contre les «novateurs» jansénistes. [...]
This research work - a phd thesis in co-supervision between the "Sapienza" University of Rome and the University of Paris 1 "Panthéon-Sorbonne" - was born with the aim of shedding light on the life and work of the architect Giovanni Niccolo Servandoni, one of the most emblematic figures and less-known artist of the eighteenth century.At the same time he was painter, architect and decorator and his name was famous thanks to a large number of sets made for the Opéra and to the design of the façade of the church of Saint-Sulpice in Paris. During his life, Servandoni had the opportunity to travel throughout Europe, where he worked for the major courts of that time, from Paris to London, from Lisbon to Brussels, Vienna, Dresden and Stuttgart.The research work has the objective to investigating especially the lesser-known aspects of the architect's life, like as the period of his training in Florence and Rome, the years where he lived in England before his arrival in Paris in 1724, his travels in Europe and his architectural work as well as the site of Saint-Sulpice, both in France and abroad.Thanks to this research, Servandoni's complete work- so vaguely interpreted as an anticipation of the "goût à la grecque" and the revival of the classicism of the late of eighteenth century - is reinterpreted as the result of his training in Italy and England. It is indebted, in fact, that as well the classicism that characterized the Florentine architecture of that period as his close contact with the English Palladian circle and with the Wren, Vanbrugh and Hawksmoor's works, exercised a great influence on him
Questo lavoro di ricerca - una tesi di dottorato in co-tutela tra la « Sapienza » Università di Roma e l’Université de Paris I «Panthéon- Sorbonne» - è nato con l’obiettivo di far luce sulla vita e l’opera dell’architetto Giovanni Niccolò Servandoni, una tra le figure d’artista più emblamatiche e meno conosciute del XVIII secolo. Allo stesso tempo pittore, architetto e decoratore, il suo nome è rimasto famoso per il gran numero di scenografie realizzate per l’Opéra e per il progetto della facciata della chiesa parigina di Saint-Sulpice. Durante il corso della sua vita, Servandoni ebbe l’opportunità di viaggiare in tutta Europa, dove lavorò presso le più importani Corti dell’epoca, da Parigi a Londra, da Lisbona a Bruxelles, Vienna, Dresda e Stoccarda. Una delle problematiche maggiori che il lavoro di ricerca ha manifestato, è stata la verifica della correttezza delle notizie riportate dalle fonti a stampa, sia antiche che moderne. Le biografie esistenti dell’architetto riportavano infatti una serie di notizie inesatte o completamente infondate, che si erano «incrostate» nei secoli sulla sua figura. Si è resa quindi necessaria un’operazione di «pulizia» delle fonti che ha permesso di risalire ad alcune notizie certe e verificabili nei documeni d’archivio, che sono state la base su cui ricostruire la biografia dell’architeto. Il lavoro di ricerca si è posto l’obieivo di indagare in paricolar modo gli aspei meno noi della vita dell’architeto, come il periodo della sua formazione a Firenze e a Roma, i suoi anni di soggiorno in Inghilterra prima del suo arrivo a Parigi nel 1724, i viaggi in Europa e le commissioni di architettura oltre al cantiere di Saint-Sulpice, sia in Francia che all’estero. La ricerca d’archivio ha condotto a scoperte innovative, come la presenza di Servandoni a Roma tra il 1719 e il 1720, all’interno del palazzo del principe Vaini - uomo «entièrement attaché à la France» e legato all’ambiente dei teatri Capranica e d’Alibert - che ha permesso di formulare alcune ipotesi sulla sua vita e i suoi contatti nella cità pontificia. E ancora, lo studio ha messo in luce il forte rapporto che Servandoni ebbe con l’ambiente culturale inglese durante il corso di tutta la sua vita - già a partire dal suo soggiorno romano - tanto da poter rileggere la sua opera architettonica in una chiave nuova, più legata alla corrente palladiana che all’architettura romana o francese di quegli anni. L’interpretazione dei documenti ha portato inoltre all’individuazione di due tematiche fondamentali che, spiegano allo stesso tempo la riuscita e la crisi della carriera di Servandoni : il problema della sua nazionalità e quello della legitimazione del suo ruolo di architetto. [...]
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
39

Geremia, Michele. « Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano di C. Goldoni - B. Galuppi : introduzione storica ed edizione critica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424618.

Texte intégral
Résumé :
The starting points of this dissertation are the lack of a critical edition of Il mondo alla roversa, the scarce recent Italian studies on Galuppi’s music and the dated works by foreign musicologists. A critical edition is needed for today performances based on historically informed practice; the critical edition is also fundamental in order to evaluate the significance of musical and poetic texts and to understand the circulation and fortune of this opera in the Enlightened society of the 1750s. The paratext and, to a lesser extent, the codicological analysis of musical sources, provide many indications about the historical, social and cultural background: performance venues (cities and specific theaters), patronage, dedications to ristocrats or sovereigns, as in the case of 1754 Prague’s performance staged for «la venuta delle loro sacre cesaree maestà»; moreover, singers and dancers, managers, paper circulation, copyists, manuscripts owner, etc. This amount of information, to be carefully interpreted, allows to outline (or at least to speculate) about the exceptional success of Il mondo alla roversa in Italy and throughout Europe; it was staged every single year from 1750 to 1759 (and later in Dresden) and in 1759 the opera arrived in the far north, in Moscow.
L’assenza di un’edizione critica del Mondo alla roversa, il numero esiguo di studi recenti di area italiana sulla musica di Galuppi e gli ormai datati lavori ad opera di musicologi stranieri sono i punti di partenza di questa tesi. L’edizione critica è necessaria per le odierne esecuzioni basate sulla prassi informata ed è altresì fondamentale per valutare il testo poetico e musicale e per comprendere, nel caso specifico, la diffusione e la ricezione dell’opera all’interno della società illuminista degli anni Cinquanta del Settecento. La lettura del paratesto dei libretti e, in misura minore, l’analisi codicologica dei testimoni musicali offrono numerosi spunti utili ai fini della ricostruzione del quadro storico e socio-culturale nel quale l’opera si inserisce: i luoghi di rappresentazione (città e teatri specifici), le committenze, le dediche a noti personaggi dell’aristocrazia o addirittura a sovrani, come ad esempio la rappresentazione di Praga del 1754 allestita per «la venuta delle loro sacre cesaree maestà». E poi ancora il cast vocale e coreutico, l’impresario, la circolazione della carta, i copisti, i proprietari dei manoscritti, ecc. Questa quantità di informazioni, non sempre di facile interpretazione, consente di delineare (o almeno ipotizzare) le dinamiche che permisero al Mondo alla roversa di avere tanto successo nel panorama italiano e non solo, rimanendo nel “cartellone europeo”, allestita ogni anno, fino al 1759 (se si eccettua la ripresa di Dresda nel 1768), giungendo proprio nel 1759 nella città più lontana da Venezia: Mosca.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
40

Pirisino, Claudio. « Autour de la "regìa". La mise en scène en Italie : 1893-1943. Protagonistes, histoires, débats ». Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCA153.

Texte intégral
Résumé :
Cette thèse s'inscrit dans une dynamique de recherche qui seulement récemment a commencé à remettre en discussion une doxa de l'historiographie théâtrale un peu simpliste: dans le contexte italien, l'avènement de la mise en scène moderne serait un phénomène tardif, par rapport à d'autres Pays, comme par exemple l'Allemagne, la France, la Russie. Ce « retard » trouverait son origine dans la persistance d'une tradition autoréférentielle de l'acteur. Le système dans lequel il se produit - un système de troupes nomades, en l'absence d'un pôle théâtral hégémonique comme pouvait l'être Paris pour la France - serait inévitablement réfractaire à l'intrusion d'une figure artistique perçue comme étrangère: le metteur en scène. Il faudrait attendre l'après-guerre pour assister en Italie à l'affirmation de ce qu'on appelle la regìa. Ce lieu commun de l'historiographie a véhiculé une série d'équivoques et d'approximations qui aplatissent un phénomène comme l'affirmation de la mise en scène moderne, nourrissant ainsi un discours téléologique de progrès qualitatif.Une série de recherches menées à partir des années 2000 nous invite cependant à considérer la mise en scène comme un aspect de l'art théâtral dans toute sa complexité. Des concepts comme ceux de proto-regia (proto-mise en scène, Perrelli, 2005), de continuité/discontinuité (Sarrazac-Consolini, 2010), montrent les limites d'une définition univoque de cet art. Sous cette lumière, le contexte italien apparaît alors comme un terrain en friche. Une étude récente a justement montré la sensibilité du système italien envers l'œuvre des maîtres européens de la scène, en tournée dans la Péninsule entre 1911 et 1940 (Schino, 2008).Nous nous proposons alors de revenir d'une part sur la construction de l'idée du « retard », et sur les raisons qui ont fait de la mise en scène un véritable graal, d'une autre part nous souhaitons souligner de quelle façon cet art émerge en Italie justement à partir de la présupposée cause du retard: l'acteur. L'avènement de la mise en scène ne serait donc pas une épiphanie brusque, mais un art qui s'exprime de manière différente, selon le modus operandi des artistes et en fonction des caractéristiques du système théâtral
This doctoral thesis challenges the simplistic doxa in theatre historiography that views genesis of theatre direction in Italy as a late phenomenon in comparison to other countries such as Germany, France, and Russia. This “delay” is thought to be due to the actor’s persistent self-referential tradition. According to the doxa, the Italian theatre system would have been resistant to the introduction of the new role of director, which was perceived as extraneous. This situation would have been caused in Italy by the popularity of wandering companies and the absence of a dominant theatrical focal point such as Paris was in France. The phenomenon of a strictly speaking regìa would have only emerged after the Second World War. This view has led to a series of misinterpretations and misunderstandings that oversimplify the phenomenon of the development of modern direction, favouring a teleological argument of qualitative progress. However, a number of studies carried out from the 2000’s encourage us to consider the direction as a complex aspect of the theatrical art. Concepts such as ‘proto-direction’ (Perrelli, 2005) and continuity/discontinuity (Sarrazac-Consolini, 2010), show the limits of an univocal definition of this art. In light of these studies, the Italian panorama appears as an uncharted territory. A recent study of the European directors’ tours in Italy for the years from the 1911 to 1940, has actually demonstrated the Italian system’s responsiveness (Schino, 2008).My research investigates the origin of the concept of “delay”, and the reasons by which theatre direction in Italy came to be considered by scholars as some sort of grail. I also highlight how direction in Italy emerges from the main source of the supposed delay itself: the actor. Indeed, the appearance of theatre direction is not abrupt; but rather a multifaceted art, which changes according to artists’ modus operandi and is dependent on the characteristics of the theatrical system
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
41

DECIA, TAMARA. « Carlo d'Asburgo o Filippo d'Angiò ? Il fenomeno corsaro durante la guerra per la successione all'ultimo Austrias di Spagna ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/999325.

Texte intégral
Résumé :
This research aims to contribute to the studies regarding maritime and naval history. The subject is the privateering in the Italian's coasts during the War of the Spanish Succession (1702-1713). The work will analyse the beginning of this event and his growth in the differents areas ruled by the Austrias or the Bourbons like the Marquisat of Finale, the Kingdoms of Naples, Sicily and Sardinia but also in the neutrals areas like the seas controlled by the Republic of Genoa or by the Gran Duchy of Tuscany.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
42

FEDERICO, LUCA. « L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

Texte intégral
Résumé :
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
43

PIERONI, ALICE. « Attori italiani alla corte della zarina Anna Ioannovna (1731-1738) ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028115.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
44

TANSINI, FILIPPO. « Quello che resta : appunti su paratesto, scena ed editoria teatrale italiana tra XVI e XVII secolo ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/941318.

Texte intégral
Résumé :
La tesi si occupa del rapporto tra scrittura drammaturgica, rappresentazione scenica ed editoria teatrale italiana tra Cinque e Seicento. Oggetto di analisi è una selezione delle edizioni presenti nella collezione drammatica della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano Questo campo di indagine è stato utilizzato per studiare il «libro di teatro» quale ipotesi critica utile per esplorare la storia delle scene italiane tra Cinque e Seicento. Il dialogo tra libro e scena è stato esplorato in senso bachtiano e nel segno del magistero di Ezio Raimondi: un crocevia di transiti, da e verso l’opera drammatica a stampa, da leggere con gli strumenti della critica filologica e della Textual Bibliography.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
45

Giusti, Emanuele. « Le rovine di Persia nella cultura europea del XVIII secolo ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1244250.

Texte intégral
Résumé :
La tesi di dottorato intitolata Le rovine persiane nella cultura europea del XVIII secolo si pone all’incrocio di diverse prospettive storiografiche: la storia culturale e intellettuale dell’età moderna e in particolare del Lungo Settecento, la storiografia dell’Iran e degli studi orientali, la storia delle discipline archeologiche e storico-artistiche. La tesi è divisa in quattro parti. Le parti seconda, terza e quarta sono divise a loro volta in due capitoli, mentre la prima parte è divisa in tre capitoli. Nella prima parte, si fornisce al lettore il contesto complessivo della ricezione delle rovine persiane in Europa in tre periodi distinti: 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. Il primo periodo si presenta come quello della definitiva affermazione della presenza delle rovine persiane nella cultura europea, nel quadro di relazioni intense tra l’Europa e la Persia. Il secondo periodo, segnato da un crollo nelle relazioni tra i due spazi a causa del collasso della dinastia safavide, mette in luce la replicazione, diffusione e rielaborazione dei materiali accumulati fino a circa gli anni 1710-1720, e la formulazione di orientamenti e giudizi, sul piano storico-politico ed estetico-artistico, che saranno determinanti per gli impieghi fatti delle rovine persiane nella cultura europea nel terzo periodo. Quest’ultimo periodo, infatti, vede non solo il rinnovamento delle relazioni tra l’Europa e la Persia, non solo l’aumento del grado di complessità delle conoscenze europee sulle rovine persiane, ma anche il loro inserimento in grandi narrazioni storiche. Le parti seconda, terza e quarta sono dedicate ad approfondire un argomento considerato come dominante in ciascuno dei periodi sopra identificati. La seconda parte, articolata in capitoli che presentano un duplice studio di caso, il primo sul viaggiatore Jean Chardin, il secondo sul viaggiatore Cornelis de Bruijn, è dedicata alla formulazione compiuta da questi viaggiatori dei principali quadri storici di riferimento entro i quali le rovine persiane saranno discusse nei periodi successivi. La terza parte è dedicata allo studio dell’applicazione alle rovine e alle antichità persiane di un approccio non più solo storico-documentario ma anche artistico-estetico, in due capitoli dedicati alla questione della trasformazione delle rovine in antichità e ai casi rappresentati da due studiosi, il conte di Caylus e Johann Joachim Winckelmann. La quarta ed ultima parte si incentra infine sull’inserimento delle rovine persiane in narrazioni politiche ad alto contenuto teorico-politico, in due capitoli dedicati uno alle pratiche storiografiche invalse nel quadro dell’Università di Göttingen, e in particolare alla figura del professore Arnold H. L. Heeren, l’altro alla History of Persiaprodotta dal funzionario coloniale britannico John Malcolm. Le tre parti appena delineate sono connesse l’una con l’altra da sezioni denominate “introduzioni” ma che hanno piuttosto la funzione di riprendere dialetticamente le questioni discusse nelle parti precedenti per mostrare come queste influiscono sulle questioni discusse nella parte in oggetto. In generale, la tesi mette in luce la stretta relazione tra lo sviluppo di una conoscenza sulle rovine persiane e il quadro delle relazioni politiche eurasiatiche; il carattere esteso e diffuso, fin dall’inizio del XVIII secolo, della presenza delle rovine persiane nella cultura europea, e l’uso altrettanto diffuso delle rovine e dalle loro riproduzioni a stampa come tipo di documentazione materiale; la varietà di apprezzamenti estetici alle rovine; il ruolo che le rovine assumono come catalizzatori di una scrittura della storia della Persia; la rilevanza, nel processo di comprensione delle rovine, dell’integrazione delle tradizioni storiografiche e poetiche persiane nella cultura europea del XVIII secolo. La thèse de doctorat intitulée Les ruines de Perse dans la culture européenne du XVIIIe siècle se situe à l’intersection de plusieurs perspectives historiographiques : l’histoire culturelle et intellectuelle de l’époque moderne et en particulier du long XVIIIe siècle, l’historiographie de l’Iran et des études orientales, et l’histoire des disciplines archéologiques et de l’histoire de l’art. La thèse est divisée en quatre parties. Les deuxième, troisième et quatrième parties sont divisées à leur tour en deux chapitres, tandis que la première partie est divisée en trois chapitres. La première partie présente au lecteur le contexte global de la réception des ruines perses en Europe à trois périodes distinctes : 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. La première période est présentée comme celle de l’établissement définitif de la présence de ruines perses dans la culture européenne, dans le contexte de relations intenses entre l’Europe et la Perse. La deuxième période, marquée par l’effondrement des relations entre les deux zones en raison de la chute de la dynastie safavide, met en évidence la reproduction, la diffusion et le remaniement des matériaux accumulé jusqu’aux environs de 1710-1720, ainsi que la formulation d’orientations et de jugements, sur le plan historique-politique et esthétique-artistique, qui seront déterminants pour les usages faits des ruines perses dans la culture européenne à la troisième période. Cette dernière période, en effet, a vu non seulement le renouvellement des relations entre l’Europe et la Perse, non seulement l’augmentation du degré de complexité des connaissances européennes sur les ruines perses, mais aussi leur inclusion dans des grands récits historiques. Les parties suivantes sont consacrées à l’étude d’un sujet considéré comme dominant dans chacune des périodes identifiées ci-dessus. La seconde partie, divisée en chapitres présentant une double étude de cas, le premier sur le voyageur Jean Chardin, le second sur le voyageur Cornelis de Bruijn, est consacrée à la formulation par ces voyageurs des principaux cadres historiques de référence dans lesquels les ruines perses seront abordées dans les périodes suivantes. La troisième partie est consacrée à l’étude de l’application aux ruines et antiquités perses d’une approche non plus seulement historique-documentaire mais aussi artistiqueesthétique, dans deux chapitres consacrés à la question de la transformation des ruines en antiquités et aux cas de deux savants, le comte de Caylus et Johann Joachim Winckelmann. Enfin, la quatrième partie se concentre sur l’inclusion des ruines perses dans des récits politiques à fort contenu théorique et politique, dans deux chapitres consacrés l’un à la figure du professeur Arnold H. L. Heeren de l’Université de Göttingen, l’autre à la History of Persia produite par le fonctionnaire colonial britannique John Malcolm. Les trois parties que nous venons d’esquisser sont reliées entre elles par des sections appelées ‘introductions’ mais qui ont plutôt pour fonction de reprendre les questions abordées dans les parties précédentes pour montrer comment elles affectent les questions abordées dans la partie courante. En général, la thèse met en évidence la relation étroite entre le développement des connaissances sur les ruines perses et le cadre des relations politiques eurasiennes ; le caractère étendu et généralisé, depuis le début du XVIIIe siècle, de la présence des ruines perses dans la culture européenne ; l’utilisation tout aussi répandue des ruines et de leurs reproductions imprimées comme type de documentation matérielle ; la variété des appréciations esthétiques des ruines ; le rôle que les ruines assument en tant que catalyseurs pour l’écriture de l’histoire de la Perse ; l’importance, dans le processus de compréhension des ruines, de l’intégration des traditions historiographiques et poétiques persanes à la culture européenne du XVIIIe siècle. The doctoral thesis entitled The Ruins of Persia in Eighteenth-Century European Culture stands at the crossroads of different historiographic perspectives: the cultural and intellectual history of the modern age and in particular of the long 18th century, the history of Iran and Oriental studies, and the history of archaeological and art-historical disciplines. The thesis is divided into four parts. The second, third and fourth parts are divided into two chapters, while the first part is divided into three chapters. In the first part, the reader is given the overall context of the reception of Persian ruins in Europe in three distinct periods: 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. The first period is presented as that of the definitive affirmation of the presence of Persian ruins in European culture, in the context of intense relations between Europe and Persia. The second period, marked by a collapse in relations between the two areas due to the downfall of the Safavid dynasty, highlights the replication, dissemination and re-elaboration of the materials accumulated up to around 1710-1720, and the formulation of approaches and judgements, on a historical-political and aesthetic-artistic level, which will be decisive for the uses made of Persian ruins in European culture between 1780 and 1830. In fact, the latter period saw not only the renewal of relations between Europe and Persia, not only the increase in the degree of complexity of European knowledge about Persian ruins, but also their inclusion in a few “grand narratives” of history. Parts two, three and four are devoted to an in-depth examination of a topic considered to be dominant in each of the periods identified above. The second part, divided into hapters presenting a double case study, the first on the traveller Jean Chardin, the second on the traveller Cornelis de Bruijn, is dedicated to the formulation by these travellers of the main historical frames of reference within which the Persian ruins will be discussed in the following periods. The third part is dedicated to the study of the application to Persian ruins and antiquities of an approach that is no longer only historical-documentary but also artisticaesthetic, in two chapters devoted to the question of the transformation of ruins into antiquities and to two case studies, represented by two scholars, the Count of Caylus and Johann Joachim Winckelmann. The fourth and last part focuses on the insertion of Persian ruins in political narratives with a high theoretical-political content, in two chapters dedicated one to the historiographic practices developed within the framework of the University of Göttingen, and in particular to the figure of professor Arnold H. L. Heeren, the other to the History of Persia produced by the British colonial official John Malcolm. The three parts just outlined are connected to each other by sections called “introductions” but which rather have the function of dialectically taking up the issues discussed in the previous parts in order to show how they affect the issues discussed in the present part. In general, the thesis highlights the close relationship between the development of knowledge about Persian ruins and the framework of Eurasian political relations; the extensive and widespread character, since the beginning of the 18th century, of the presence of Persian ruins in European culture; the equally widespread use of the ruins and their printed reproductions as a type of material documentation; the variety of aesthetic appreciations of ruins; the role that ruins assume as catalysts for the writing of Persian history; the relevance, in the process of understanding ruins, of the integration of Persian historiographic and poetic traditions into 18th century European culture.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
46

RICHICHI, IOLANDA ANNA. « La teocrazia : crisi e trasformazione di un modello politico nell'Europa del XVIII secolo ». Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001498.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca si concentra sulla crisi e le diverse trasformazioni subite dalla teocrazia come modello politico in Europa nella prima metà del XVIII secolo. L'attenzione si focalizza sul momento di graduale passaggio da una considerazione seicentesca positiva e normativa del modello teocratico, associato esclusivamente ad un popolo, l'ebraico, alla sua descrizione settecentesca quale modello universale, negativo, associabile all'umanità primitiva. A tal fine l'analisi si concentra in un primo momento su tre autori, presi in considerazione quali figure emblematiche del cambiamento subito dalla teocrazia nel primo Settecento: Giambattista Vico, John Toland e Jacques Basnage. Ciascuno di essi apporta un contributo importante nella descrizione del modello teocratico e significativi cambiamenti rispetto alla descrizione seicentesca. In un secondo momento, lo studio mette in evidenza come tali cambiamenti conobbero una fase di radicalizzazione nella Francia di metà Settecento e, in particolare, nelle opere di Nicolas Antoine Boulanger. La teocrazia descritta da Boulanger si distingue da quella della letteratura precedente. L'attributo divino che nel corso del XVII secolo aveva determinato la positività e normatività del modello, ora è causa primaria della sua descrizione quale forma di governo primitiva, negativa e dispotica. Il lavoro si conclude con l'analisi dell'eredità della teocrazia boulangeriana nell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
47

SCATIZZI, SIMONA SELENE. « L'altra fonte del neoclassicismo. La fortuna in Italia del Laocoonte di Lessing tra il 1750 e il 1850 ». Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/2158/628261.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
48

VITIELLO, Maria. « La chiesa di Santa Maria in Trastevere. Ampliamenti, sistemazioni, restauri del XVI al XVIII secolo ». Doctoral thesis, 2002. http://hdl.handle.net/11573/494570.

Texte intégral
Résumé :
Il volume ripercorre in una nuova lettura le sistemazioni, gli ampliamenti, i restauri realizzati nella basilica trasteverina nel corso dei secoli XVI e XVIII, svolgendo approfondimenti riguardo la possibilità di riconoscere che le aggiunte e i mutamenti subiti dalla struttura in quest’arco temporale rappresentino dei graduali stadi di realizzazione di un unico disegno di trasformazione, attribuibile alla volontà del cardinale Marco Sittico Altemps. Ma, soprattutto, lo studio cerca di dare una definizione al valore attribuito alla preesistenza in tali diverse ‘operazioni restaurative’. E’ solo rispetto qualificazione della preesistenza, infatti, è possibile comprendere la portata innovativa dell’azione di restauro condotta dai diversi artisti che tra Cinquecento, Seicento e Settecento hanno lavorato nel cantiere di S. Maria. L’approfondimento delle vicende che investono l’architettura della basilica trasteverina in quest’arco temporale conduce, appunto, al riconoscimento di una variegata considerazione della preesistenza nelle trasformazioni introdotte nella basilica e un diverso “uso ”, nel nuovo, delle forme originarie.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
49

PUMA, PAOLA. « Regola ed eccezione nel palazzo rinascimentale a Firenze-trasformazioni del modello dal XV al XVIII secolo ». Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/2158/781207.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
50

METIN, ALPER. « Il rinnovamento dell’architettura ottomana attraverso gli scambi culturali con l’Italia e la Francia nel XVIII secolo ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1657334.

Texte intégral
Résumé :
Starting from the return of the court to Istanbul in 1703, the Ottoman capital has witnessed an intense architectural and urban revitalization, comparable only to that undertaken by Mehmed II following the conquest of the city. However, if the latter prepared the culmination of the canons of the “Classical Ottoman architecture” which were already being formulated in the previous decades, what was peculiar about this new flourishing is the radical abandon of the traditional forms and schemes. This architectural and urban renovation took place in a moment which was characterized by an unprecedented intensity of cross-cultural interaction between the Ottomans and Western Europe, thanks to newly established diplomatic ties, growing commercial exchanges and most importantly, a wider mobility of professional figures and know-hows. These interactions led to a rather unique phenomenon of transculturation in the Early Modern history, breaking the religious borders of the Mediterranean and reaching the utmost evidence in the field of architecture. Like the European interest for turqueries, the architects of the Ottoman capital started merging their traditional architectural vocabulary with that coming from the West, mostly from France and Italy. Starting from the early 1740s, the so-called Ottoman Baroque was created, establishing its own distinctive language from the very first works. This dissertation deals with the sources of the 18th-century renewal of the Ottoman architectural and urban culture with a new approach to the material. First and foremost, the primary tool of this research is the architecture itself, and therefore the material is substantially the built heritage. Thus, this work is a new attempt to “decode” the architectural culture of the period exploring the single novelties in their own contextuality. In opposition to the previous scholarship, which mostly followed a long-established deductive method or limited the area of interest to single case studies, the present dissertation searches a new analytical approach with the aim of reaching a more complex panorama of the period. In other words, if the “Ottoman Baroque” has always been understood starting from a broad historic perspective which never fully faced the problematic question of its possible origins and the extent of the familiarity of its creators with the West, this study follows the opposite path. The mythical and generic “Western Baroque /Rococo” origins of the new influences are thus questioned on both major and minor scales, starting from typological issues reaching to more ‘grammatical’ aspects of the single elements. After an introduction setting the scene, the architectural types which were newly invented or underwent a relevant reconsideration constitute the main chore of the Part II. The equally important Part III deals with the single components of the architectural order as intended in the Western context, trying to understand the changing Ottoman approach to the matter. Other than the methodological approach, two aspects distinguish this research. The first one is the reconsideration of the importance of the Italian cultural sphere on that of the Ottomans, both via direct contacts between the various Italian states and the Sublime Port and the indirect yet more relevant connections especially with Venice. In this panorama, the possible role of Crete and other Aegean islands is thoroughly discussed on every occasion. The in-depth architectural analysis of single novelties allows to demystify the ties with France, which so far seem to have been over-emphasized by the scholarship. As we shall discuss, till the last quarter of the century and the establishment of formal professional institutions; forms, schemes and know-hows originating from the Italian cultural area seem to have played a pivotal role in the formulation of the “new style”, at least as much as France did. The second point is the reexamination of the “problem” of diachrony between the two contexts. Referring to the architectural renewal of our period of interest as the “Ottoman Baroque/ Rococo” has misled the scholars to an illusion of synchronicity with the Western homeland of those artistic phenomena, while the chronological parallelisms are in fact quite limited and concern mostly the decorative aspects. What is particular about this period is a rather neglected feature: throughout this accelerated transculturation process, the contemporary European forms made their way alongside with some minor Medieval and Early Renaissance influences, in addition to a reconsideration of the local Late-Antique and Byzantine heritage with a brand-new set of references. Thus, as each paragraph of the dissertation will explore, the Ottoman “new” reveals much of the Western “old”; actually, an important part of the novel vocabulary is based on European elements which would have seemed rather archaizing in their homeland. This will also lead the reader to reconsider the importance of the provinces as well as the non-academical professional milieus in this turbulent process of self-refreshing. The outcome of this research is a complex and multilayered panorama of the 18th-century Ottoman architecture both in the capital and in the major provincial ‘epicenters’. The radical change which we observe in the morphological and typological vocabulary, and the decorative and artistic repertoire is questioned from multiple perspectives and scales. Far from being a complete and exhaustive work, this dissertation tries to set a different methodological approach to the material and open a new window on a historical phenomenon which is extraordinarily complex and hard to decipher.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
Nous offrons des réductions sur tous les plans premium pour les auteurs dont les œuvres sont incluses dans des sélections littéraires thématiques. Contactez-nous pour obtenir un code promo unique!

Vers la bibliographie