Thèses sur le sujet « Sviluppo del linguaggio »
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Catellani, Cecilia <1995>. « I bambini bilingui con disturbo dello sviluppo del linguaggio : strumenti e marcatori clinici per una diagnosi precoce ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18105.
Texte intégralZAMPINI, LAURA. « Fenomeni tipici e atipici nello sviluppo linguistico di bambini con sindrome di Down ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2008. http://hdl.handle.net/10281/39208.
Texte intégralFARINA, FRANCESCO. « IL SUONO DELLE EMOZIONI : un' analisi sulle potenzialità espressive del linguaggio musicale nel ciclo di vita ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/846.
Texte intégralFernicola, Francesco. « Verso lo sviluppo di un modello predittivo per lo screening del Disturbo di Linguaggio in età evolutiva : un esperimento-pilota con Orange ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18841/.
Texte intégralDispaldro, Marco. « L'acquisizione della grammatica come complesso sistema cognitivo-linguistico : studi sperimentali sulla produzione e comprensione della morfologia in bambini con sviluppo tipico del linguaggio ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425687.
Texte intégralRiassunto In Italiano gli articoli determinativi, la terza persona dei pronomi clitici oggetto e la terza persona dell’indicativo presente sono dei marcatori clinici tra l’acquisizione tipica ed atipica della grammatica (Bortolini, Arfé et al. 2006; Bortolini, Caselli et al. 2002; Dispaldro, Caselli et al., 2008). Questo rende importante lo studio sui processi che governano l’acquisizione di tali morfemi. Il presente lavoro ha lo scopo di indagare, attraverso diversi studi sperimentali (ognuno suddiviso in più esperimenti), la produzione e la comprensione della morfologia grammaticale nei bambini con sviluppo tipico in età prescolare (tra i 3 ed i 4 anni d’età). STUDIO 1: Rappresentazione Lessicale e Memoria di Lavoro Fonologica nella Produzione della Morfologia Attraverso questo studio si intende indagare il grado in cui la produzione morfologica necessita della Memoria di Lavoro Fonologica (Gathercole e Baddeley, 1990; van der Lely e Howard, 1993) e della Rappresentazione Lessicale (Bates, Bretherton e Snyder 1988; Bates e Goodman, 1999). Si intende perseguire tale obiettivo per mezzo del paradigma di ripetizione di parole, reali e non reali. Esperimento 1: Produzione della Morfologia Italiana Hanno partecipato 62 bambini di tre anni d’età. I risultati mostrano che la Memoria di Lavoro Fonologica ha un ruolo importante nella produzione morfologica. Inoltre, è stato riscontrato un legame tra Rappresentazione Lessicale e produzione morfologica. Esperimento 2: Produzione della Morfologia Inglese (esperimento effettuato presso la Purdue University, in collaborazione con il Prof. Leonard) È stato replicato l’esperimento precedente. Hanno partecipato 30 bambini di tre anni d’età. I risultati dimostrano che il ruolo della Memoria di Lavoro Fonologica è centrale nell’elaborazione della morfologia; al contrario, i risultati sulla Rappresentazione Lessicale lasciano aperti alcuni dubbi. Conclusione Studio 1 Lo studio ha dimostrato che la produzione morfologica necessita della Memoria di Lavoro Fonologica, ma essa non può spiegare l’intero processo produttivo; inoltre, la Rappresentazione Lessicale è molto importante per la produzione di sistemi morfologici complessi come quello Italiano. STUDIO 2: La Comprensione della Funzione Grammaticale di Numero (Singolare e Plurale) Poco si conosce sulla comprensione del singolare e plurale all’interno della morfologia; inoltre, la maggior parte degli studi si riferiscono alla lingua Inglese (Kouider et al., 2006; Schnoor e Newman, 2001; Soderstrom 2002). Per questa ragione, l’obiettivo di questo studio è di indagare l’informazione di numero (singolare e plurale) nella morfologia grammaticale Italiana. Esperimento 1: Prova dell’Indicare negli Articoli, Clitici e Verbi Hanno partecipato 71 bambini di tre anni d’età. Attraverso un compito in cui bisogna indicare un foglio, individuandolo tra due che differiscono per la quantità di oggetti o personaggi in esso rappresentati ([X] [XX]), sono state indagate le forme singolari e plurali. I risultati di questo esperimento non hanno chiarito se i bambini possiedono i concetti di singolare come di /una unità/ e di plurale come di /più di una unità/. Esperimento 2: Prova del Disegnare negli Articoli Hanno partecipato 17 bambini di tre anni e zero mesi d’età. L’obiettivo di questo esperimento è di indagare, attraverso l’utilizzo del disegno di oggetti, se il comportamento messo in atto dai bambini è governato dalla rappresentazione della quantità singolare e plurale. I risultati dimostrano che i bambini possiedono i concetti di singolare come /una unità/ e plurale come /più di una unità/. Esperimento 3 (Prova del Prendere negli Articoli) ed Esperimento 4 (Prova del Prendere nei Verbi) Nell’esperimento 3 hanno partecipato 71 bambini, suddivisi in tre gruppi d’età (3;0 – 4;0 – 6 anni) e 38 adulti; nell’esperimento 4 hanno partecipato 58 bambini (3;0 – 4;0 – 6 anni d’età) e 42 adulti. Viene utilizzato un compito in cui i bambini devono prendere degli oggetti posti all’interno di due piatti che variano per il numero di oggetti posti all’interno ([X] [XX]). I risultati confermano che i bambini a 3 anni possiedono una rappresentazione quantitativa di singolare e plurale. Solo dopo i 4 anni i bambini comprendono quale insieme di oggetti meglio si adatta all’informazione espressa dal morfema, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche dal punto di vista referenziale-comunicativo Conclusione Studio 2 Questo studio dimostra che i bambini a 3 anni hanno una rappresentazione procedurale del morfema che si basa solo sull’informazione di quantità. Dopo i 4 anni avviene una ridescrizione (Karmiloff-Smith 1992) che permette di interpretare il morfema anche in relazione alle intenzioni comunicative espresse da quella categoria linguistica. CONCLUSIONE GENERALE L’elaborazione morfologica è un processo complesso che coinvolge in sé una moltitudine di aspetti cognitivi e linguistici. Dal confronto con i due studi, sono state ipotizzate 2 fasi nel processo d’acquisizione della morfologia: - Fase 1: l’elaborazione morfologia è legata ad abilità come la Memoria di Lavoro Fonologica; inoltre, l’uso procedurale del morfema è dipendente dal lessico. In questa fase, ogni funzione grammaticale del morfema ha uno sviluppo indipendente dalle altre funzioni. - Fase 2: Nel corso dello sviluppo si hanno una serie di Ridescrizioni Rappresentazionali che conferiscono al morfema uno stato polisemico, e che rendono l’uso del morfema più generale ed astratto in relazione alle funzioni del linguaggio e della comunicazione.
Lamberti, Luca. « TSento : sviluppo di uno strumento per l'analisi del sentiment su risposte aperte nelle indagini di clima aziendale ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Trouver le texte intégralJunyent, Andrea Anahi. « Individual differences in Specific Language Impairment : profiles of preschoolers exposed to Italian ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422857.
Texte intégralLa seguente ricerca esplora i profili del Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) attraverso lo studio di un caso singolo e uno studio di gruppo, confrontandoli con quelli di bambini aventi la stessa età cronologica o la stessa lunghezza media dell‘enunciato (LME). Nello studio di caso singolo sono state comparate le caratteristiche morfosintattiche della produzione spontanea ed elicitata di un bambino con DSL con i dati in letteratura sulla produzione di bambini con LME equivalente. I risultati sono stati esaminati alla luce di ipotesi che concepiscono il DSL come un deficit di origine grammaticale. È stato trovato un ritardo nella produzione di verbi flessi, come atteso in base al livello di LME e in accordo con le spiegazioni linguistiche. Un ritardo inatteso per livello di LME è stato trovato nella produzione di pronomi clitici di oggetto diretto e indiretto e articoli, i quali hanno potuto essere spiegati solo parzialmente alla luce delle ipotesi considerate. Nello studio di gruppo, sono state esaminate la comprensione e produzione lessicale morfosintattica e testuale insieme alla memoria fonologica in 50 bambini con DSL (gruppo DSL). Allo scopo di identificare profili, le prestazioni del gruppo DSL sono state comparate con la performance di bambini con sviluppo tipico (gruppo ST) appaiati per età e per LME e sono stati identificati e confrontati sottogruppi di bambini con DSL. Inoltre, i rapporti fra le abilità linguistiche e la memoria fonologica sono stati esaminati nel gruppo totale di bambini (gruppi DSL e ST). Il confronto tra il gruppo DSL e TD ha mostrato, per il primo, un pattern complesso in cui le abilità lessicali, morfosintattiche e di memoria fonologica sono compromesse mentre le capacità testuali sono parzialmente preservate. Sono stati comparati sottogruppi (del gruppo DSL) con le seguenti caratteristiche: produzione lessicale e morfosintattica lievemente compromessa, produzione lessicale e morfosintattica severamente compromessa, e produzione lessicale lievemente compromessa e produzione morfosintattica severamente compromessa. I risultati per i sottogruppi hanno evidenziato diversi profili in relazione alla memoria fonologica, imputabili alla severità del deficit in produzione morfosintattica dei sottogruppi. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e morfosintassi. I rapporti specifici fra abilità linguistiche e di memoria sono stati esaminati con analisi di regressione. I risultati hanno indicato che la memoria fonologica è il miglior predittore della comprensione e produzione linguistica nel gruppo totale di bambini, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL or al gruppo TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e linguaggio, indipendentemente dalla appartenenza a un gruppo o all‘altro. Il secondo migliore predittore è stato la comprensione lessicale, che ha predetto la comprensione morfosintattica e testuale nel gruppo totale, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL o TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Questi risultati suggeriscono abilità linguistiche gerarchicamente strutturate in comprensione a prescindere del gruppo di appartenenza.
VALLE, ANNALISA. « Teoria della mente e ironia : il ruolo del contesto relazionale e delle conoscenze pregresse nella comprensione dell'ironia verbale ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/284.
Texte intégralThis work considers the verbal irony comprehension in school and preschool age children in the light of its link with theory of mind (the ability to impute mental states to the self and to the others as a way of making sense and predicting behaviour) and linguistic competences of subjects. The aim is to identify the relational, contextual and informative factors helping children to interpret verbal irony before and after the complex mentalistic abilities acquisition. The first study deals with status difference between talkers (symmetric and asymmetric relation) and characteristics of children relationship attachment with their caregivers. The second research elaborates on the role of previous knowledge of subjects to understand irony statement (encyclopaedic or episodic knowledge) and of ironic claim type (echoic or allusional) and the link with mentalistic and linguistic abilities. The results show that children use some of the detected factors to understand verbal irony also before the acquisition of complex theory of mind.
VERNICH, LUCA ANTONIO TOMMASO. « CORRELAZIONI TRA SVILUPPO CONCETTUALE NELL'INFANZIA E ACQUISIZIONE DELLA PRIMA LINGUA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6170.
Texte intégralThis work provides a critical overview of the major theoretical perspectives on the relationships between conceptual development and first language acquisition. While our focus is on lexical development (ie. on the relation between learning a word and acquiring the relevant concept), we will also touch on some aspects which pertains more specifically to morphological and syntactical development. After briefly introducing the major theories developed in the field of first language acquisition and developmental psychology, we will discuss them in the light of experimental data collected in recent years. As the same empirical findings tend to be interpreted in completely different ways, in our work we tried to give voice to authors supporting different views. Our goal is not to assess the merits of these theores as such, but to take this comparison as an opportunity to discuss the implications and issues thereof. This will be particularly clear in the Conclusions of our work, which are structured as a series of research questions.
De, Bernardis Mattia <1977>. « La questione percettiva in semiotica. Linee fondamentali e sviluppi della ricerca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1091/1/Tesi_De_Bernardis_Mattia.pdf.
Texte intégralDe, Bernardis Mattia <1977>. « La questione percettiva in semiotica. Linee fondamentali e sviluppi della ricerca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1091/.
Texte intégralROSSIGNOLI, MARCO. « STORIA E NARRAZIONE : ORIGINE, SVILUPPO E PROSPETTIVE DEL NARRATIVISMO DA ERODOTO A HAYDEN WHITE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6221.
Texte intégralThis paper aims to investigate the theories of those authors who, in the last eighty years, have studied and explored the relationship between history and its narration. Although we can talk about narrativism, considered as branch of study, only from the second half of XX century, all the history and all the historians of all time, more or less voluntarily, have reasoned about the concept of the story and how to tell it. My thesis, on the one hand, while it will focus on members of narrativism of the last century, on the other hand it will start by the Greeks, to analyse the contributions of the most significant authors of each age.
Del, Longo Silvia. « Strategie e strumenti di scrittura per argomentare. Ipotesi di intervento ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424064.
Texte intégralI tre anni di ricerca dottorale sono stati dedicati ad esplorare il ruolo di appunti, bozze, mappe e scalette nell’apprendimento di strategie per l’argomentazione orale e scritta da parte di ragazzi della scuola secondaria di II grado. In tale ordine scolastico, infatti, ci si attende che i ragazzi sappiano esprimere e supportare le proprie opinioni in modo convincente e appropriato al contesto. Nonostante le aspettative, tuttavia, le ricerche degli ultimi decenni hanno rilevato le difficoltà incontrate dagli studenti nelle prestazioni argomentative orali e scritte. Inoltre, si ravvisa la necessità scientifica di esplorare il ruolo dello scrivere come strumento di supporto nell’apprendimento strategico del discorso argomentativo. Pertanto, con la supervisione della prof.ssa Lerida Cisotto, la dottoranda ha progettato e condotto una serie di studi esplorativi ed ha sviluppato un percorso didattico laboratoriale sugli strumenti strategici di scrittura per l’argomentazione, con l’intento di migliorare i processi e i prodotti argomentativi degli studenti coinvolti nella ricerca. La finalità dei due studi condotti è stata di indagare l’influenza positiva del laboratorio sulla qualità della scrittura e dell’oralità argomentativa. In particolare, ci si attendeva che gli studenti coinvolti in quattro laboratori sugli strumenti di scrittura mostrassero un miglioramento più consistente nelle loro prestazioni argomentative rispetto ad altri ragazzi coinvolti in attività didattiche curricolari sull’argomentazione scritta e orale. Hanno preso parte alla ricerca 124 studenti della scuola secondaria di II grado, frequentanti la classe seconda o terza, e assegnati casualmente al gruppo Scrivere per argomentare oppure al gruppo Esercitarsi per argomentare. I partecipanti sono stati coinvolti in sessioni di rilevazione iniziali e finali allo scopo di analizzare le loro prestazioni in compiti di oralità e scrittura argomentativa attraverso la presenza di elementi qualificanti. Le analisi multivariate della varianza hanno rivelato un effetto significativo del laboratorio Scrivere per argomentare sulla qualità dei testi argomentativi e un effetto moderato sulla qualità degli interventi di dibattito. Nel corso della ricerca dottorale è stato anche esplorato l’uso effettivo degli strumenti strategici di scrittura a supporto dell’argomentazione orale e scritta. I risultati degli studi indicano che l’insegnamento di strumenti strategici di scrittura per l’argomentazione ha il potenziale di influenzare l’apprendimento di strategie per l’argomentazione orale e scritta, soprattutto quando lo scrivere supporta e guida l’uso di strategie metacognitive e per l’autoregolazione.
PULVIRENTI, GIULIANA. « Cognizione sociale e linguaggio : il ruolo del processamento dei volti nello sviluppo sensori-motorio del bambino in relazione all'acquisizione della capacità linguistica ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11570/3131075.
Texte intégralARCOVITO, Marta. « Il corpo della voce - integrazione audiovisiva e gesto articolatorio nello sviluppo del linguaggio e nell'apprendimento di una seconda lingua ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3199805.
Texte intégralOnly when one of a system’s components is no longer accessible, do we realise the impact that component had on the system’s functioning, even when the latter still fulfils its function. This is applicable, for example, in the case of interaction with a person using a face mask as a respiratory system protection tool and we therefore have no access to the vision of their mouth. What we need here is hearing, not seeing the mouth, but the feeling is often that of hearing less. The speaker’s mouth represents the visible articulatory component of human language and is not necessary to the perception of sound itself, but it has an intrinsic value linked to the linguistic sound; analysis of its function may help us to understand how profoundly it permeates speech, not only in its function of producing words. Investigation into the articulatory and multimodal components of speech is the premise of this dissertation. The path it follows aims at understanding and framing the function of the human articulatory system and the relationship that exists between it and the speech it produces. The vibration of the vocal cords, consequent to the passage of air produces sound waves that propagate through the air and reach another human’s ear as voice. The phonatory system enables humans to produce speech: one of the most complex and most widely studied cognitive functions both at the phylogenetic level and at the ontogenetic level. Sound waves are longitudinal waves, namely, waves within which the vibrations produced by the sound source cause an alteration in the density of air molecules, which thus start moving parallel to the direction of the wave alternating compressions and rarefactions of the molecular density, until they return to a state of equilibrium and therefore to silence. Since speech production is not an automatic process, but rather a voluntary act, for it to have an origin and a destination, a linguistic sound wave needs a body (whose phonatory system acts as a sound source), a propagation medium (usually air), and a receiving system to process the sound wave. Speech is the result of a mechanical phenomenon that produces a sound wave which alters the air molecules’ average density. The sound wave, in the form of a linguistic sound, can then be received by the auditory system and processed by the nervous system of the hearer. Speech, therefore, amounts to a sort of transfer of molecular oscillations originated from a body and whose sound output is processed by another body. What is left of the bodily element that produces them, in the complex sequence of sound waves that create speech? What role does bodily experience play in the processing of these molecular oscillations? Could it be that, besides the acoustic information, speech sound waves transfer bodily information of verbal language which leads up to the acoustic processing? And finally, how could such bodily information play a part in the processing of speech sounds that are less clear or less familiar, such as those of a language other than one’s native language? Taking these questions as a starting-point, the aim of this work is to shed light on the role of the bodily dimension of language learning, specifically relating to the act that makes speech possible: the articulatory gesture. The articulatory gesture is the motor act effected by the vocal tract and facial muscles thanks to which language production is enacted. The visible part of the articulatory gesture is the speaker’s mouth movement. The first part of this work examines how seeing the speaker’s articulatory gesture and the multisensory integration of the dual input, visual (articulatory gesture) and auditory (voice), influences acoustic perception, by analysing the aspects linked to the incidence of linguistic experience on selective attention to articulatory cues and the importance they acquire in the processing of speech during development. In this part, the articulatory gesture is presented as the element that confers perceptual salience to the speaker’s face, enriching the context within which the speech input is situated and processed. This route which traces the role of articulatory gestures as a perceptual context that influences acoustic perception facilitates moving towards a more in-depth and embedded level of the relationship between the articulatory system and speech. The second part of the dissertation has its starting point in the data signalling a less efficient audiovisual processing of speech in individuals with a history of specific language impairment (Kaganovich et al., 2016) and in individuals diagnosed with dyslexia (van Laarhoven et al., 2018), (Schaadt et al., 2019), (Rüsseler et al., 2018) and aims to supply elements on the motor nature of speech’s productive and perceptive aspects. Together with a less efficient audiovisual integration of speech inputs (auditory and visual), an atypical speed in linguistic articulation is recorded in individuals with dyslexia: articulation is slower compared to controls both in speech production and in speech motor planning. Furthermore, good lip-reading abilities correlate to better speech production and articulation skills. The final part of the work examines the role that speech’s motor nature may play in the context of second language learning, explaining what the role of the articulatory component may point out in the relationship between the motor system, perception and production of speech. The ability to perceive the acoustic differences of the sounds of a language other than one’s native language cannot always be taken for granted. Japanese people for example have great difficulties in distinguishing the English phonemes /r/ and /l/ which are not differentiated in their language. The phoneme identification performance improves after specific training to allow better identification of the phoneme contrast. The improvement is not limited to perception abilities but extends to an improvement in production abilities for words containing the two phonemes /r/ and /l/ (Bradlow et al., 1997). Neurophysiological investigations carried out during the processing of linguistic sounds and during the vision of speech-producing lip movements alone, have detected the activation of motor areas of the brain involved in speech production. However, in the case of phonemes of a foreign language, there is a greater activation of the brain motor areas compared to the activation recorded when hearing a native language (Wilson & Iacoboni, 2006). This activation becomes greater as the difficulty in the phoneme identification increases, in exactly the same way as with the sounds /r/ and /l/ for Japanese speakers (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The increase in brain activation in the areas involved in language production in response to the processing of difficult sounds of a language other than one’s native language and during the processing of linguistic sounds of one’s native language pronounced with a foreign accent (Callan et al., 2014) is the sign, for the authors of these studies, of a greater resort to the control systems of the articulatory-auditory feedback. The perceptual improvements following specific training (Callan, Tajima et al., 2003) are, from this viewpoint, the result of the acquisition of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that intervene to facilitate phonetic identification and on which one needs to rely more for the processing of less easily recognisable sounds (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The fact that audiovisual exposure to a verbal input (which therefore includes the auditory input associated with the relative articulatory gesture) gives better perceptual results than exposure to the auditory input alone in the processing of difficult phonetic contrasts and in distinguishing the differences in diphthong duration of a foreign language (Navarra & Soto-Faraco, 2007), (Hirata & Kelly, 2010) is compared with the latter studies by Callan and colleagues. The articulatory gesture is presented in this work as an optimal access key for the reconstruction of those auditory-articulatory maps needed for more efficient acoustic processing. Two levels of speech multimodality are identified: the first is an auditory-visual level, relating to the role of the articulatory gesture as a perceptual context for the acoustic input; the second is an auditory-articulatory level related to the increase in the activity in brain motor areas of speech during the processing of a foreign language and to the control systems of the articulatory-auditory feedback in response to a demanding linguistic input of an unfamiliar language. The improvement in perceptual abilities as a result of an audiovisual exposure to the input is explained by the fact that the visible articulatory gesture is the point at which the two levels of speech multimodality converge and thanks to which sound processing is enhanced and is thus a precious element that is not restricted to the processing of one’s native language but extends to the processing and production of linguistic sounds of a second language. It is specifically in the automatic process of the audiovisual integration of the linguistic auditory input and related articulatory gesture that it is possible to find an explicit cue for the creation of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that enable a more accurate processing of the acoustic input, which may, in turn, be reflected in an improvement of speech production abilities.
BATTISTI, NADIA. « Lo sviluppo di uno strumento per leggere testi e discorsi : dal costrutto di parola densa all'Analisi Emozionale del Testo ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/416497.
Texte intégralDISPALDRO, MARCO. « L’acquisizione della grammatica come complesso sistema cognitivo-linguistico : studi sperimentali sulla produzione e comprensione della morfologia in bambini con sviluppo tipico del linguaggio ». Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11577/2383273.
Texte intégralAMATO, SALVATORE IVAN. « Biolinguistica evoluzionistica dello sviluppo : una prospettiva estesa ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3147216.
Texte intégralSCOLARI, BALDASSARE. « State Martyr Representation and Performativity of Political Violence ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.
Texte intégral