Littérature scientifique sur le sujet « Sudest Asiatico »

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Articles de revues sur le sujet "Sudest Asiatico"

1

Castro-Ávila, Robinson. « "El Sudeste Asiatico y América Latina" dos estrategias de desarrollo ». Panorama Económico 8 (1 janvier 2000) : 78–87. http://dx.doi.org/10.32997/2463-0470-vol.8-num.8-2000-526.

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Résumé :
En las últimas décadas se ha revelado un fenómeno en la economía mundial que ha sido denominado el Milagro asiático, debido el fuerte crecimiento económico observado en los países que constituyen esta región, que partiendo de bajos ingresos han logrado obtener cifras récords en el mismo y que pueden equipararse con los países de industrialización avanzada.
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2

Guerrero, Ángela, et Natalia Ruiz-Vargas. « Biogeografía de la sección Cymbostemon (Illicium, Schisandraceae) en el Nuevo Mundo ». Ciencia, Ambiente y Clima 1, no 1 (15 décembre 2018) : 61–69. http://dx.doi.org/10.22206/cac.2018.v1i1.pp61-69.

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Résumé :
Illicium es un genero de la familia Schisandraceae (Angiospermas Basales), nativo del Sudeste Asiatico, del viejo mundo, las Indias Occidentales, el Caribe Mexicano y el sudeste de Estados Unidos, en el Nuevo Mundo. La dispersion balistica de sus semillas y su presencia en bosques nublados y zonas templadas en occidente, sugieren que su distribucion disjunta es producto de procesos de vicarianza y no de dispersion a larga distancia. Se presenta un repaso de la biologia, ecologia y biogeografia del genero en el Nuevo Mundo.
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3

Prasansuk, Suchitra. « Incidence/Prevalence of Sensorineural Hearing Impairment in Thailand and Southeast Asia : Incidencia/prevalencia de los trastornos auditivos sensorineurales en Tailandia y el Sudeste Asiatico ». International Journal of Audiology 39, no 4 (janvier 2000) : 207–11. http://dx.doi.org/10.3109/00206090009073080.

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4

Fabiszewski, Jerzy, et Teresa Brej. « Ecological significance of some kenophytes in Lower Silesian national parks ». Acta Societatis Botanicorum Poloniae 77, no 2 (2011) : 167–74. http://dx.doi.org/10.5586/asbp.2008.021.

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Résumé :
The paper presents the results of several years investigations (2003-2007) on two invaders: the Himalayans <em>Impatiens glandulifera</em> and Asiatic <em>Reynoutria japonica</em>. The Sudety Mountains and their national parks are under strong pressure of both species, threatening the local vegetation. The four-year investigations have been carried out in field, glasshouse and in laboratory. Invasive species have their peculiar life histories which help them to occupy new areas. Those are above all the specific generative reproduction strategies (<em>Impatiens</em>) or vegetative reproduction strategies (<em>Reynoutria</em>). Both strategies secure the reproductive success and to capture more and more highly situated areas of the mountains. Very significant characteristics connected with the expansion of invaders is the excessively over and above the average production of seeds (<em>Impatiens</em>) and a huge annual increment aboveground biomass (<em>Reynoutria</em>). The investigated invasive species are probably not equipped with influence of allelopatic type as of greater importance is their competitive strength. The invaders can eliminate a part of the early spring flora belonging to the geophyte group and impoverish the regional biological diversity. Both the invasive plants enter also into some moist mountain forest communities.
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5

Di Meo, Alessandro. « Riflessioni storiografiche italiane sulle civiltà del Sudest asiatico ». Bollettino della Società Geografica Italiana, 28 juillet 2021, 75–86. http://dx.doi.org/10.36253/bsgi-1092.

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Résumé :
This paper deals with the historiographic reflections on the civilizations of Southeast Asia, written by some Italian scholars who explored this area in the second half of the Nineteenth century. These texts were translations of summaries, unpublished notes intended for reworking, introduction to ethnographic studies. Their publication testifies to the trans-cultural circulation of historical and political information between Indochina and Italy, caused by political initiatives (the opening of diplomatic relations with Siam and Burma) and by expeditions financed by some scientific institutions, such as the Genoa Natural History Museum.
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Thèses sur le sujet "Sudest Asiatico"

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Fancello, Silvia <1992&gt. « Per un'analisi gramsciana della società civile nel Sudest asiatico : il caso studio vietnamita ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13010.

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Résumé :
Il pensiero di Antonio Gramsci è stato oggetto di studi e ricerche al di fuori dei confini europei e si è più volte sottolineato come la rinascita dell’interesse per il pensiero del filosofo sardo a livello internazionale sia partita proprio dalle nuove interpretazioni sviluppatesi al di fuori dell’Europa attorno alle sue più importanti categorie concettuali. Il Sudest asiatico, oggetto di questa tesi, non fa eccezione al nuovo interesse per il pensiero di Gramsci che ha esercitato su una parte di letteratura accademica, i cui autori hanno tentato di esaminare tale area geografica attraverso la lente gramsciana. Alcuni, in particolare, hanno concentrato il loro interesse su una specifica categoria concettuale, ovverosia quella della società civile, attraverso la quale hanno cercato di analizzare le attuali realtà della società civile in Thailandia (Girling), Malesia (Ramasamy), Vietnam (Landau), Cambogia (Landau) e Singapore (Chong). Il primo capitolo della tesi rappresenterà uno strumento teorico-concettuale per l’analisi e la critica della letteratura sopracitata. Nel capitolo affronterò e spiegherò le categorie concettuali di egemonia, società civile e Stato attraverso lo studio dei Quaderni del Carcere di Gramsci. Infatti i concetti affrontati nel capitolo uno saranno indispensabili per una migliore comprensione dei capitoli successivi, in cui verranno analizzate le modalità con cui gli autori sopracitati hanno tentato di applicare le idee gramsciane nel contesto asiatico. Per certi aspetti essi propongono uno studio diacronico dei concetti e delle terminologie usate originariamente dal filosofo sardo. La loro idea è che a partire dal lavoro di Gramsci sia possibile sviluppare alcune griglie interpretative capaci di comprendere le realtà odierne del Sudest asiatico. Ma fino a che punto può essere valida ed efficace una tale proposta interpretativa? Ponendo, per così dire, l’arena della società civile asiatica sulle spalle di Gramsci, non si finisce per denaturalizzare il suo pensiero attraverso una superficiale attualizzazione di Gramsci? Infatti uno degli argomenti che sosterrò nel capitolo due e tre è che non sempre gli autori hanno fornito delle proposte convincenti di analisi nel loro adattamento gramsciano al Sudest asiatico. In particolare, nel secondo capitolo illustrerò i principali aspetti della società civile nel Sudest asiatico, concentrandomi in particolare su Thailandia, Malesia, Singapore e Cambogia. Successivamente passerò in rassegna gli articoli in cui si è tentato di applicare le idee gramsciane a tali paesi, e utilizzando gli strumenti concettuali trattati nel capitolo precedente individuerò i punti più convincenti, ma soprattutto quelli più deboli della prospettiva d’analisi di tale letteratura. Il terzo capitolo è interamente dedicato al Vietnam. Dopo aver fornito un quadro generale della politica e della società nel Paese, mi occuperò dell’attuale dibatto concernente la società civile, analizzando e chiarendo in particolare il quadro normativo che regola il settore delle cosiddette “organizzazioni non governative”. Inoltre mi chiederò fino a che punto un’idea importata come quella liberale di società civile, utilizzata da una buona parte di letteratura occidentale, sia efficace nello spiegare l’ascesa e le funzioni di alcuni sistemi organizzativi e associativi in un Paese socialista come Vietnam. E dunque cercherò di capire come un tale concetto è stato accolto, contestato e rielaborato nella stessa lingua vietnamita e nel dibattito pubblico corrente. Infine, mi concentrerò nuovamente sulla questione gramsciana, confutando l’articolo di Ingrid Landau, la quale ha proposto un’analisi, a mio avviso superficiale, della società civile in Vietnam secondo quella che l’autrice definisce una “prospettiva gramsciana”.
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RIZZO, ROBERTO. « Javanese Buddhism. An Ethnography of Multiple Revivals ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/380482.

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Résumé :
La tesi restituisce un resoconto etnografico del revival buddhista sull'isola di Giava, in Indonesia. Il lavoro di tesi è basato su due periodi di fieldwork multisituati a Giava centrale e orientale. L'etnografia segue i processi tramite i quali comunità buddhiste rurali e urbane mettono in atto pratiche percepite come "di revitalizzazione", un processo che è sempre tanto religioso quanto economico-sociale. Repositori discorsivi di questo percorso di revival sono, alternativamente, i mondi religiosi della Giava pre-islamica e/o la comunità religiosa precedentemente all'espansione egemonica contemporanea dell'Islam e del Cristianesimo. La tesi segue questi processi utilizzando come cartina di tornasole la pratica degli eventi e dei festival culturali, oltre che ai rituali religiosi tradizionalmente intesi. Oltre a un'evidente influenza del Buddhismo Theravada di matrice thai e birmana, queste pratiche evidenziano anche quanto il religioso si ponga in relazione di continuità con altre sfere del sociale e la misura in cui i "revival" si costituiscano in realtà come complessi multiformi che assemblano vari processi discorsivi e fenomenici. Analiticamente il lavoro di tesi fa uso degli apparati teorici derivati dal nuovo materialismo e del vocabolario filosofico di Deleuze e Guattari.
The thesis returns an ethnographic account of the Buddhist revival on the island of Java, Indonesia. The thesis work is based on two periods of multi-site fieldwork located in Central and Eastern Java. The ethnography follows the processes by which rural and urban Buddhist communities carry out practices perceived as "revitalization", processes that are always about the religious experience as much as they are about the socio-economic domain. Discursive repositories of these paths of revival are, alternatively, the religious worlds of pre-Islamic Java and / or the perceived compactness of the religious community prior to the contemporary hegemonic expansion of Islam and Christianity. The thesis follows these processes using as a litmus test the practice of cultural events and festivals, as well as more traditionally understood religious rituals. In addition to the increasing influence of Theravada Buddhism of Thai and Burmese lineages, these practices also highlight how the religious is on a complex continuum with other spheres of the social and reveals the extent to which "revivals" are constituted as multiform complexes, in that they assemble various discursive and phenomenal processes. Analytically, the thesis work makes use of the theoretical grids derived from new materialism and of the philosophical vocabulary of Deleuze and Guattari.
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3

Ciarla, Roberto <1951&gt. « Interazioni culturali e tecnologiche tra Cina meridionale e Sudest asiatico continentale tra la fine del 2. millennio a.C. e l'inizio del 1. millennio a.C. : la dispersione meridionale della tecnologia del rame/bronzo ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3058.

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Résumé :
La ricerca risponde a 2 concorrenti modelli di trasferimento tecnologico e affronta il problema delle traiettorie, cronologia e implicazioni socio-culturali relative alla dispersione della tecnologia del rame/bronzo in Cina e nel Sudest asiatico continentale (SEAC). I due modelli riconoscono una trasmissione tecnologica nel SEAC da ambiti culturali esterni: il primo ricerca una trasmissione diretta (della tecnologia o dei fonditori) dalle regioni orientali dell’Asia centrale a ridosso del 2000 a.C., il secondo vede nel tardo II millennio a.C. la trasmissione dalla zona degli affioramenti minerari del medio-Yangtze e attraverso Cina sud-orientale (Lingnan). Il secondo modello non rigetta la possibilità di una seconda via attraverso le valli fluviali dello Yunnan occidentale. Le evidenze della più antica metallurgia (metà-fine III millennio a.C.) nelle province nord-occidentali e centro settentrionali della Cina, originano dall’interazione con i minatori-fonditori delle steppe e foreste centro-asiatiche. La pirotecnologia del rame e del getto in matrice subì poi un processo di localizzazione (inizi II millennio a.C.) ad opera degli agricoltori sedentari del medio-Huanghe coinvolti nel processo di crescita di sofisticate entità statali, quali Erlitou e Erligang (Henan). La localizzazione della tecnologia del rame portò innovazioni tecnologiche/ideologiche ignote alle comunità di minatori-metallurgisti centro-asiatici: getto in matrici a sezioni di vasi in lega ternaria (Cu-Sn-Pb), uso dei vasi di bronzo in riti riservati all’aristocrazia, assunzione di tali vasi tra i parafernalia del potere rituale dell’élite. Contestualmente, è stata dimostrata la continuità della tecnica centro-asiatica del getto in matrici bi-valve (BVM) per la produzione di utensili polifunzionali anche nell’ambito Erlitou-Erligang (E&E). La ricerca di materie prime utili all’esercizio del potere e all’economia dell’élite E&E è stata riconosciuta come principale variabile nell’interazione tra la società complessa del medio Huanghe e le comunità a diversi gradi di complessità sociale del medio-basso Yangtze. Questa interazione accelerò (ca. 1500 a.C.) scambi di idee e di beni tra il centro di Panlongcheng e i “procacciatori” di risorse locali e beni esotici. L’interazione avviò processi di crescita sociale e tecnologica nel medio-Yangtze e a sud di esso, con diverse risposte di adattamento sociale e politico: l’entità politica Wucheng nella valle del Ganjiang, effimeri esperimenti di aggregazione socio/territoriale nel SE. La crescita dell’élite Wucheng, assieme alla disponibilità di risorse minerarie, avrebbe attratto minatori-fonditori dalle miniere del medio Yangtze: metallurgisti da Panlongcheng nei centri dell’élite Wucheng in grado di sostenere e indirizzare la produzione di vasi rituali in stile Erligang adattato al gusto della committenza. Nei centri minori lungo il Ganjiang, minatori-fonditori avrebbero invece prodotto utensili polifunzionali. Nel SE la trasmissione della tecnologia del bronzo e/o dei minatori-fonditori, favorita da affioramenti di Cu-Sn-Pb, incontrò comunità di simile cultura (e lingua), come dimostra la distribuzione delle ceramiche a motivi geometrici. Tuttavia, le instabili élite locali, incapaci di sostenere la fusione dei vasi rituali, accolsero una produzione di più basso profilo: gli utensili fusi in BVM. Ciò risulta dalle BVM (fine II-I millennio a.C.) diversificate in stili regionali rinvenute nel SE e nel SEAC. La trasmissione della tecnologia del rame/bronzo verso il SEAC: • può essere inquadrata tra la fine del II e l’inizio del I millennio a.C., • fu favorita da processi interattivi tra elite emergenti in ambiti culturali simili, • avvenne verosimilmente attraverso la fascia costiera del Lingnan.
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Livres sur le sujet "Sudest Asiatico"

1

Tozzi, Mario. Catastrofi : Dal terremoto di Lisbona allo tsunami del Sudest asiatico : 250 anni di lotta tra l'uomo e la natura. Milano : Rizzoli, 2005.

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2

Salinas, Samuel Sergio. O Bando dos Quatro : A industrializacao no sudeste asiatico. Porto Alegre : Mercado Aberto, 1985.

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3

Mode, Heinz. Breve Historia del Arte : El arte en el Asia meridional y en el Sudeste Asiatico. La Habana : Editorial Arte y Literatura, 1986.

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4

Baglioni, Sebastian, et Juan I. Piovani. El Sudeste Asiatico. Eduntref, 2004.

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5

Conboy, Key. Tropas Especiales del Sudeste Asiatico. Ediciones del Prado, 1997.

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6

Bunster, Jose Pablo. BUDA NEGRO un jaguar chileno en el Sudeste asiatico. Grupo Editorial Zeta, 1995.

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