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Marcomini, Ilaria, Neva Perboni, Laura Milani et Ippolito Notarnicola. « Il ragionamento clinico degli studenti infermieri : uno studio osservazionale ». Dissertation Nursing 2, no 1 (30 janvier 2023) : 23–34. http://dx.doi.org/10.54103/dn/19389.

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Résumé :
INTRODUZIONE:Gli infermieri utilizzano il ragionamento clinico per guidare le azioni da porre in essere al fine di garantire alla persona un’assistenza adeguata. Il ragionamento clinico richiede tempo per instaurarsi nell’operato di un professionista sanitario e per tale ragione è necessario che questa competenza venga acquisita sin dall’inizio del percorso di formazione di base. Sono esigue le indagini che valutano il grado di acquisizione delle abilità di ragionamento clinico degli studenti infermieri. OBIETTIVI:Obiettivo primario è stato quello di valutare la capacità di ragionamento clinico degli studenti infermieri. Obiettivo secondario è stato analizzare i fattori correlati alle capacità di ragionamento clinico. METODI:La raccolta dati ha previsto la somministrazione della versione italiana dello strumento Nurse Clinical Reasoning Scale. Il Test di Pearson e il Test Anova sono stati utilizzati per esplorare i fattori connessi al ragionamento clinico. RISULTATI:205 studenti hanno risposto al questionario. Gli studenti hanno dichiarato difficoltà nel porre in essere alcune abilità utili allo sviluppo del ragionamento clinico. L’anno di corso (p<0.001), la motivazione dello studente (p=0.04), il numero di ore di tirocinio svolte (p< 0.001) e il numero di esperienze di tirocinio intraprese (p<0.001) hanno mostrato una correlazione statisticamente significativa con il ragionamento clinico. Dai risultati è emerso, inoltre, che, indipendentemente dalla modalità di svolgimento del tirocinio clinico, gli studenti hanno sviluppato in egual modo abilità di ragionamento (p=0.62). CONCLUSIONI:Da questa indagine è emersa l’importanza di misurare le abilità di ragionamento clinico degli studenti infermieri. Future indagini dovrebbero essere condotte per confermare i risultati ottenuti.
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Cavalli, A., et G. Pontoriero. « Qualità della vita dei pazienti emodializzati alla luce dello studio DOPPS ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no 4 (24 janvier 2018) : 60–65. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1503.

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Résumé :
Il DOPPS (Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study) - ampio studio internazionale, prospettico, osservazionale – è iniziato nel 1996 per raccogliere i dati di un vasto campione di pazienti emodializzati con l'obiettivo di migliorare la terapia, la pratica dialitica ed ovviamente la loro qualità di vita. Lo studio DOPPS ha mostrato come i pazienti emodializzati presentino una qualità di vita molto inferiore rispetto ai soggetti di pari età, in tutte le sue diverse componenti (fisica, mentale e legata alla malattia renale cronica), oltre che una maggior prevalenza di sintomatologia depressiva. È inoltre emerso come alcuni fattori socioeconomici (tra cui la disoccupazione, un ridotto livello di formazione, uno scarso supporto sociale familiare e di staff dialitico) e medici (quali l'utilizzo di un catetere venoso centrale, bassi livelli di emoglobina ed albumina, una scarsa qualità del sonno) siano associati a una più bassa qualità della vita. Il DOPPS ha messo in evidenza l'associazione tra più bassi indici di qualità della vita e peggiori outcome clinici, in termini di ospedalizzazione e mortalità, permettendo pertanto di individuare i soggetti “più fragili” dal punto di vista fisico, sociale e clinico su cui intervenire in maniera specifica. Oggigiorno il DOPPS rappresenta, anche nel campo della valutazione della qualità della vita, un importante riferimento scientifico, che dimostra come uno studio osservazionale, eseguito in accordo ad adeguati criteri metodologici, possa diventare uno strumento informativo, credibile e capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Cavalli, A., et G. Pontoriero. « Come è cambiata la gestione dell'anemia per i pazienti in dialisi alla luce dello studio DOPPS ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no 4 (31 janvier 2018) : 27–33. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1241.

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Résumé :
L'anemia è una frequente complicanza della malattia renale cronica (Chronic Kidney Disease, o più brevemente CKD) e rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare che aggrava ulteriormente la prognosi dei pazienti nefropatici. Gli agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESA) e la supplementazione marziale rappresentano i cardini su cui attualmente si basa la terapia di questa complicanza della CKD. Il Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study (DOPPS) - studio internazionale, prospettico, osservazionale - è stato avviato nel 1996 per raccogliere informazioni riguardanti le pratiche cliniche di gestione di molte problematiche attinenti l'emodialisi, tra cui anche il trattamento dell'anemia. Nel corso degli anni, il DOPPS ha evidenziato una crescente aderenza nei confronti di quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, come dimostrato dall'aumento dei valori medi di emoglobina, dall'utilizzo di ESA in una percentuale crescente di pazienti e da una maggiore attenzione a garantire adeguate scorte marziali. Il DOPPS, inoltre, ha messo in risalto una rilevante associazione tra valori di emoglobina e rischio di ospedalizzazione e morte nei pazienti emodializzati. Oggigiorno il DOPPS rappresenta, anche nel campo della gestione dell'anemia secondaria alla CKD, un importante riferimento scientifico, che dimostra come uno studio osservazionale, eseguito in accordo ad adeguati criteri metodologici, possa diventare uno strumento informativo, credibile e capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Rosati, A. « HVC e trapianto : studio osservazionale su dati del Registro Regionale Toscano ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 18, no 3 (1 juillet 2006) : 57–59. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2006.1566.

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Rosati, A. « HVC e trapianto : studio osservazionale su dati del Registro Regionale Toscano ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 18, no 3 (juillet 2006) : 57–59. http://dx.doi.org/10.1177/039493620601800316.

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Orsini, Enrico, et Ettore Antonsecchi. « ARCA Registry. Nuove evidenze nella gestione delle sindromi coronariche croniche ». Cardiologia Ambulatoriale 30, no 3 (9 décembre 2022) : 137–45. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-3-1.

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Résumé :
Il trattamento delle sindromi coronariche croniche (SCC) è ancora oggi influenzato dai risultati di vecchi trials di confronto fra bypass aortocoronarico e terapia medica, condotti negli anni ’70 e da studi osservazionali. Da questi studi era emersa la superiorità della rivascolarizzazione chirurgica o percutanea sulla mortalità, rispetto alla gestione conservativa, nei pazienti ad alto rischio anatomico o ischemico. Parallelamente alle nuove acquisizioni patogenetiche, che hanno accertato la natura multifattoriale delle SCC e contemporaneamente allo sviluppo dei moderni farmaci in grado di incidere positivamente sull’outcome delle malattie cardiovascolari, una serie di studi controllati ha confrontato in tempi più recenti la terapia medica ottimale (OMT) con la rivascolarizzazione, accertando l’assenza di benefici incrementali delle strategie invasive, rispetto alle strategie conservative, nei pazienti con SCC. Il trasferimento di queste nuove evidenze dalla teoria alla pratica è tuttavia lento ed insufficiente e la quasi totalità dei pazienti con SCC è ancora oggi trattato invasivamente, in deroga ai principi di appropriatezza e di rispetto delle raccomandazioni delle linee guida. ARCA Registry, uno studio osservazionale, prospettico, progettato e condotto dalla Società Scientifica A.R.C.A., ha accertato l’efficacia e la sicurezza di un modello di gestione dell’angina stabile, raccomandato dalle linee guida e consistente nella OMT quale trattamento inziale in tutti i pazienti ed il ricorso selettivo ed individualizzato alla coronarografia e alla rivascolarizzazione solo nei pazienti non responsivi o ad alto rischio. I risultati di ARCA Registry dovrebbero facilitare il trasferimento alla pratica clinica delle nuove evidenze, migliorando l’appropriatezza gestionale delle SCC.
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BADII, FRANCO, et Sarah Grossi. « Il modello degli snodi decisionali nella cura del tabagismo : uno studio osservazionale ». Tabaccologia 19, no 1 (8 juin 2021) : 21–32. http://dx.doi.org/10.53127/tblg-2021-a006.

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Cavalli, A., et G. Pontoriero. « Qual è il contributo dello studio DOPPS nel caratterizzare il concetto di dose di dialisi ? » Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no 2 (24 janvier 2018) : 70–76. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1444.

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Résumé :
La necessità di misurare oggettivamente la dose di dialisi somministrata ai pazienti ha determinato lo sviluppo di parametri utilizzabili per la valutazione dell'adeguatezza della terapia dialitica, di cui il principale è il Kt/V dell'urea (che mette in relazione la quantità di clearance dell'urea fornita al paziente nel tempo t di trattamento dialitico, con il volume di distribuzione dell'urea). Due importanti trial randomizzati (il “National Cooperative Dialysis Study” e l'Hemo Study) hanno valutato la dose di dialisi al fine di stabilire il livello minimo da garantire ai pazienti per evitare un aumento di morbilità e mortalità. Ad essi, si sono aggiunti numerosi studi osservazionali che hanno contribuito a definire molti degli aspetti correlati alla dose e all'adeguatezza dialitica. Anche il Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study (DOPPS) - studio internazionale, prospettico, osservazionale iniziato nel 1996 per raccogliere dati riguardanti le pratiche cliniche di gestione di problematiche attinenti all'emodialisi - ha fornito rilevanti informazioni attinenti a tale argomento. Nel corso degli anni, il DOPPS ha evidenziato una crescente aderenza nei confronti di quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, come dimostrato dall'aumento dei valori medi di Kt/V e da una percentuale sempre minore di pazienti che presentano una dose di dialisi inadeguata. Inoltre, sono stati raccolti e valutati periodicamente quei parametri della prescrizione dialitica in grado di influire sul raggiungimento del valore di Kt/V desiderato e suggerire le possibili modalità di intervento per ottenere i target raccomandati. I dati DOPPS, in accordo con un'analisi secondaria dell'HEMO Study, suggeriscono la possibilità che una più alta dose di dialisi possa associarsi a una miglior sopravvivenza nelle donne. Pertanto, oggigiorno, il DOPPS rappresenta, anche in fatto di adeguatezza dialitica, un importante riferimento scientifico e un credibile strumento informativo capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Toffol, Giacomo, Roberto Buzzetti et Laura Reali. « Covid-19 nelle cure primarie pediatriche in Italia, uno studio osservazionale (2° parte) ». QUADERNI ACP 29, no 3 (2022) : 100. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2022.100-104.

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Sessa, Concetto, Walter Morale, Antonino Reina, Giorgio Battaglia, Sandra La Rosa, Daniela Puliatti, Giuseppe Seminara et Luca Zanoli. « Nutrizione parenterale intradialitica in pazienti con malnutrizione moderata-severa : studio prospettico osservazionale multicentrico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 33 (16 septembre 2021) : 102–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2021.2335.

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Résumé :
Dialysis patients have a wide range of pathologies that contribute to their frailty. Maintaining a good nutritional status is useful to prevent and treat the so-called Protein-Energy Wasting (PEW), a complex clinical-laboratory condition in which a protein-energy depletion occurs. Adherence to a proper nutritional therapy in CKD requires considerable effort from both patients and health personnel (doctors and nurses). In order to slow down the effects of malnutrition and the disasters that complicate PEW, nephrologists can use supplementation products. In our observational, prospective, multicentre study, we administered an intradialytic parenteral nutrition of a three-compartment emulsion for intravenous infusion through an infusion pump connected to the venous line. After 12 weeks of treatment, subjects with severe malnutrition were reduced from 61.1% to 33.3%, serum creatinine increased by 16% (from 6.00 ± 1.48 mg/dL to 6.98 ± 2.46 mg/dL; P < 0.001), total protein and albumin levels respectively by 13% (from 5.46 ± 0.63 g/dL to 6.19 ± 0.66 g/dL; P < 0.001) and 19% (from 2.70 ± 0.48 g/dL to 3.20 ± 0.57 g/dL; P < 0.001), body weight by 3% (from 55.7 ± 13.2 kg to 57.6 ± 13.0 kg; P < 0.001).
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Ehrlich, Shirley, Stefano Gherardi, Monia Betti, Martina Zanotti, Giuliano Ermini, Stefano Gualandi, Damiano Cembali et Alessandro Tampieri. « Analisi dei processi cognitivi diagnostici in medicina generale : risultati di uno studio osservazionale ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (octobre 2018) : 117–47. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2018-003007.

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Casati, Paola, et Claudia Maria Sansone. « Validazione della versione italiana della White Fast-track Scoring Criteria : uno studio prospettico osservazionale ». Dissertation Nursing 1, no 1 (29 juillet 2022) : 28–37. http://dx.doi.org/10.54103/dn/18293.

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Résumé :
INTRODUZIONE: Nelle ore immediatamente successive alla dimissione dalla sala operatoria i pazienti sottoposti a intervento chirurgico sono soggetti a eventi avversi. La scala “White Fast-Track” è adatta a rilevare precocemente il rischio di complicanze postoperatorie, tuttavia, non risulta esser validata in italiano. Inoltre, per consentire una sorveglianza post-operatoria complete, dovrebbe essere completata con parametri aggiuntivi. OBIETTIVI: Questo studio si propone di tradurre e validare in italiano la scala “White fast-track scoring criteria” e di realizzarne una versione modificata per ottenere una valutazione più completa degli interventi di chirurgia maggiore. METODI: Studio quantitativo, osservazionale, prospettico, monocentrico, su un campione non randomizzato di pazienti di almeno 18 anni, sottoposti a chirurgia generale, toracica, vascolare, urologica, ortopedica, ginecologica, endocrinologica, mammaria, naso-gola o facciale, nella sala di rianimazione di un ospedale universitario di Milano. RISULTATI: Sono stati arruolati 250 pazienti. La scala originale ha mostrato una buona affidabilità inter-rater, consistenza interna e affidabilità test-retest; lo stesso vale per la versione modificata. La scala originale ha permesso di identificare 18 pazienti a rischio; la versione modificata ne ha identificati 20 che avrebbero potuto essere dimessi secondo i criteri originali e che in realtà hanno sviluppato complicanze postoperatorie. DISCUSSIONE: La versione italiana della “White fast-track scoring criteria” sembra attestarsi come uno strumento valido e può essere utilizzato dal personale infermieristico per effettuare un'adeguata sorveglianza postoperatoria finalizzata a prevenire le complicanze postoperatorie precoci. CONCLUSIONI:La versione modificata riflette la reale sorveglianza effettuata in recovery room e mostra affidabilità, sensibilità e specificità soddisfacenti rispetto allo strumento originale
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Pierazzuoli, Francesca, Elisa Gatti, Laura Gorla, Giacomo Tognasso et Alessandra Santona. « Il benessere psicologico dei caregiver di pazienti con gravi disturbi psichiatrici : uno studio osservazionale ». TERAPIA FAMILIARE, no 126 (novembre 2021) : 81–101. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-126006.

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Résumé :
La presente ricerca esplora alcune caratteristiche psicologiche presenti nei fratelli con funzione di caregiver di pazienti con gravi patologie psichiche. Gli autori si focalizzano su aspetti quali la percezione della relazione con le figure genitoriali, le esperienze traumatiche, i tratti di personalità e alcune caratteristiche psicosociali. Il campione è costituito da 60 partecipanti: 30 fratelli di persone con gravi patologie psichiatriche (Gruppo A), reperiti all'interno di associazioni di fami liari e servizi psichiatrici territoriali, e 30 partecipanti del gruppo di controllo (Gruppo B) reclutati bilanciandoli al gruppo A in termini di caratteristiche; i partecipanti di entrambi i gruppi risultano residenti al Nord Italia. Sono stati impiegati i seguenti questionari self-report: il Parental Bonding Instrument- PBI, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2-MMPI-2, l'Inventario delle Esperienze Traumatiche- TEC e un Questionario anamnestico. I risultati mettono in luce come i fratelli caregiver di persone con grave disagio psichico presentino diverse caratteristiche peculiari rispetto al gruppo di controllo; ci si riferisce, in particolare, alle caratteristiche della struttura familiare, alle difficoltà relazionali con le figure genitoriali e alle esperienze traumatiche vissute a livello familiare.
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Cocciolo, Giada. « La versione italiana della Care Recipient Behavior Assessment Scale (Careba) : validazione in italiano su pazienti con demenza ». Dissertation Nursing 2, no 1 (30 janvier 2023) : 71–78. http://dx.doi.org/10.54103/dn/18991.

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Résumé :
INTRODUZIONE: La letteratura internazionale mostra che il 20-40% dei pazienti con deterioramento cognitivo, ricoverati in strutture a lungo termine, può reagire durante l'assistenza infermieristica con comportamenti aggressivi come urla, minacce, calci, pugni e graffi.L'obiettivo di questo studio è quello di validare in italiano la "Care Recipient Behavior Assessment Scale" (CAREBA), uno strumento di valutazione progettato per misurare l'aggressività fisica e verbale della persona con demenza. METODI: La CAREBA è stata ritradotta attraverso uno studio osservazionale. È stato somministrato a un campione di pazienti affetti da demenza con comportamenti aggressivi fisici e/o verbali, in un ospedale del Nord Italia. Sono state valutate l'affidabilità e la validità. RISULTATI: La scala mostra una consistenza interna soddisfacente (Alpha di Cronbach = 0,79) e una validità di contenuto (CVI-S= 90%). CONCLUSIONI: La scala CAREBA è uno strumento valido e affidabile per rilevare l'aggressività nei pazienti con demenza.
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Trionfetti, Erika, et Giovanni Di Pietro. « Monitoraggio clinico e complessità assistenziale dei pazienti nel Dipartimento di Emergenza-Accettazione (DEA) : aspetti assistenziali e organizzativi ». Dissertation Nursing 1, no 1 (29 juillet 2022) : 78–86. http://dx.doi.org/10.54103/dn/17506.

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BACKGROUND: L’analisi della complessità assistenziale si è rivelata necessaria per rispondere al meglio ai bisogni di cura e di assistenza del paziente a livello del pronto soccorso; da qui nasce l'esigenza di monitorare la complessità assistenziale nel Dipartimento di emergenza-accettazione (DEA), in quanto non esistono studi né strumenti che trattano tale argomento in questo contesto. OBIETTIVI: Mappare la complessità assistenziale dei pazienti ricoverati in DEA presso l'ospedale San Paolo di Milano, verificando l'applicabilità dello strumento e dei metodi già utilizzati per lo studio in pronto soccorso, eventualmente adattandoli al contesto oggetto di studio. A tale scopo l'elaborato presenta una validazione di uno strumento per la rilevazione della complessità assistenziale dei pazienti in DEA, discutendone le implicazioni per la pratica infermieristica. METODI:Studio osservazionale prospettico, monocentrico su campione di convenienza, con arruolamento di tutti i pazienti con età ≥ 18 anni, ricoverati all'interno del DEA e provenienti dal pronto soccorso del presidio San Paolo. RISULTATI: Sono stati reclutati 203 pazienti. Lo strumento proposto ha mostrato una soddisfacente consistenza interna (0.71). L'analisi statistica inoltre ha permesso di vedere i bisogni più compromessi dei pazienti presi in esame, in base alla diagnosi di accesso e alle comorbilità. CONCLUSIONI:Lo strumento proposto può essere dunque utilizzato per monitorare la complessità assistenziale in DEA con integrazione da parte dell'infermiere, di valutazioni che emergono durante il contatto con la persona assistita. In Italia risulta essere l'unico studio che si occupa della complessità assistenziale nel DEA di I° livello.
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Capo, Marianna, et Maria Navarra. « Il punto di vista dei formatori in ambito sanitario nella regione Campania : uno studio osservazionale ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 2 (novembre 2015) : 21–36. http://dx.doi.org/10.3280/erp2015-002002.

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Panizza, Luca, et Nicola Bortoli. « TECC : medicina tattica o nuovo approccio al soccorso ordinario ? » Rescue Press 02, no 01 (25 janvier 2022) : 1. http://dx.doi.org/10.53767/rp.2022.01.01.it.

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Résumé :
Dall’11 settembre 2001 al 31 dicembre 2017, nel mondo, sono stati documentati 108.374 attacchi terroristici. La maggior parte delle lesioni riscontrate sui soggetti coinvolti sono assimilabili a quelle rinvenute nei teatri bellici. Il 25% delle vittime possono essere salvate con misure salvavita appropriate se attuate immediatamente già sul sito dell’attentato adottando procedure di intervento come quelle proposte dal Tactical Emergency Casualty Care. E’ stato condotto uno studio osservazionale trasversale che mettesse a confronto le competenze acquisite da professionisti che hanno partecipato ad un corso di medicina tattica, secondo le linee guida TCCC/TECC, e professionisti che hanno frequentato un corso di gestione del trauma secondo linee guida ATLS/PHTC. Obiettivi secondari dello studio miravano a verificare se queste competenze fossero state utilizzate, dagli stessi professionisti, nelle attività di soccorso al paziente traumatizzato in un contesto ordinario. Lo studio è stato realizzato mediante somministrazione di un questionario ad un campione di 154 professionisti (medici, infermieri ed autisti soccorritori) del servizio di emergenza-urgenza 118 italiano. I partecipanti allo studio che hanno preso parte ad un corso di medicina tattica ammontavano al 30% del campione. Lo studio ha evidenziato che il 60% dei professionisti appartenenti al gruppo che ha partecipato a corsi TCCC o TECC poneva maggior attenzione al controllo delle emorragie e ad una precoce stabilizzazione delle vie aeree rispetto al restante campione di studio. KEYWORDS: TECC, Tactical medicine, Prehospital trauma, terrorist attack, TCCC
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Degli Esposti, Luca, Alessandro Capone, Mirko Di Martino, Stefania Saragoni, Samuele Berlini, Pierluigi Russo et Ezio Degli Esposti. « Farmacoepidemiologia e farmacoeconomia della terapia anti-ipertensiva : uno studio osservazionale della popolazione della Asl di Ravenna ». Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 4, no 1S (15 mai 2003) : 25–34. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v4i1s.1034.

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Résumé :
The aim of the paper was to perform a pharmacoepidemiological and pharmacoeconomic analysis of antihypertensive drug treatment. An administrative database kept by the Local Health Unit of Ravenna listing patient baseline characteristics, drug prescriptions and hospital admissions was used to perform a population-based cohort study. The study included all new users of antihypertensive drugs, 20 years of age or over receiving a first prescription for diuretics, beta-blockers, calcium channel-blockers, ACE inhibitors or angiotensin II antagonists (AIIAs) between January 1st, 2000 and December 31st, 2000. All prescriptions for anti-hypertensive drugs filled during the 12-months follow-up period were considered. Patients were classified as continuers, switchers and discontinuers on the basis of their prescription dynamics. A total of 14.062 patients were included in the study of whom only 39,7% resulted persistent at 12 months. Patients initially prescribed for AIIAs were more likely to continue antihypertensive treatment than those started on other drug classes as well as those with older age, concurrent drug therapies and previous hospitalisation for cardiovascular diseases. The overall cost of the study cohort for antihypertensive drugs amounted to 1.238.752,37 euros of which 80,6% was used for persistent patients. The annual average cost for antihypertensive drugs was 171,73 euro for continuers, 205,10 euros for switchers and 28,29 euros for discontinuers. Factors associated to drug cost were age, pattern of persistence, number of prescribed drug classes, and class prescribed at enrolment. Nonpersistence with antihypertensive pharmacotherapy induced a high cost for the consumption of antihypertensive drug since discontinuers are responsible for a significant percentage of drug resources allocated on subjects exposed to therapy. A correlation between drug therapy cost and persistence with treatment is needed to evaluate the appropriateness of drug utilization and to perform cost-effectiveness analyses between alternative pharmacological agents.
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Toffol, Giacomo, Laura Reali et Roberto Buzzetti. « La storia naturale del Covid-19 nel setting delle cure primarie pediatriche in Italia. Uno studio osservazionale ». QUADERNI ACP 28, no 1 (2021) : 25–26. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.25-26.

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Sacre, K., M. Dehoux, M. P. Chauveheid, M. Chauchard, O. Lidove, R. Roussel, T. Papo et Emanuela Arvat. « Valutazione dell’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene in pazienti con malattia infiammatoria sistemica trattati con steroidi : studio osservazionale ». L'Endocrinologo 14, no 5 (octobre 2013) : 230. http://dx.doi.org/10.1007/bf03346101.

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Brioni, Elena, Cristiano Magnaghi, Giulia Bruna Delli Zotti, Eleonora Sangiovanni, Maria Teresa Sciarrone Alibrandi, Luigi Apuzzo, Paolo Manunta, Francesco Logias et Francesco Burrai. « Valutazione Del Benessere Psico-Fisico Nell’aderenza Terapeutica Nelle Donne Con Malattia Renale Policistica Autosomica Dominante : Uno Studio Osservazionale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 31, no 3 (2 juillet 2019) : 160–66. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2019.537.

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Résumé :
BACKGROUND: Autosomal dominant polycystic kidney disease is the most common inherited renal disease and affects less than 1 every 400-1,000 people. There are many effective treatments, including blood pressure management, physical activity, low sodium diet and hydration. Therapeutic education is part of a patient’s care and treatment. This approach is an essential strategy in order to face the current healthcare scenario, in which the number of people affected by chronic diseases is progressively increasing. OBJECTIVES: This article aims to analyze the effect of therapeutic education in patients with ADPKD, the level of adherence to pharmacological therapy and their compliance to dietetic and lifestyle recommendations as part of a nursing-led education. METHODS: This is a prospective, longitudinal, observational pilot study. The following measurements were used: Kidney Disease Quality of life - Short Form, Hospital Anxiety and Depression Scale, Body Uneasiness Test. At the T0 visit, a nurse selected patients and carried out a personalized educational intervention with the aims of adhering to drug therapies, monitoring blood pressure and dietary behavior (physical activity and water intake). At the T1 visit, patients performed psychological tests. At the T2 visit, the following evaluations were performed: a psychological interview together with the delivery and evaluation of the tests performed, an interview with the nurse to evaluate the adherence to the prescriptions, and a control of parameters such as physical activity, diet, water intake, drug therapy, and blood pressure. RESULTS: Therapeutic education can have a positive impact on patients’ health by improving adherence to the pharmacological therapy, diet and lifestyle. CONCLUSIONS: Therapeutic education improve the patient’s knowledge, treatments and correct behaviors as well as promotes an independent management of the disease. Through an educational intervention, the patient acquires the ability and the awareness to modify the wrong behaviors and to guarantee a balance between his needs and the pathology, thus improving the quality of life.
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Brioni, Elena, Cristiano Magnaghi, Giulia Bruna Delli Zotti, Eleonora Sangiovanni, Maria Teresa Sciarrone Alibrandi, Luigi Apuzzo, Paolo Manunta, Francesco Logias et Francesco Burrai. « Valutazione Del Benessere Psico-Fisico Nell’aderenza Terapeutica Nelle Donne Con Malattia Renale Policistica Autosomica Dominante : Uno Studio Osservazionale ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 31, no 3 (2 juillet 2019) : 160–66. http://dx.doi.org/10.1177/0394936219858903.

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Résumé :
Evaluation Of The Psychophysical Well-Being In The Compliance Of Women With Autosomal Dominant Policystic Kidney Disease: An Observational Study BACKGROUND: Autosomal dominant polycystic kidney disease is the most common inherited renal disease and affects less than 1 every 400-1,000 people. There are many effective treatments, including blood pressure management, physical activity, low sodium diet and hydration. Therapeutic education is part of a patient’s care and treatment. This approach is an essential strategy in order to face the current healthcare scenario, in which the number of people affected by chronic diseases is progressively increasing. OBJECTIVES: This article aims to analyze the effect of therapeutic education in patients with ADPKD, the level of adherence to pharmacological therapy and their compliance to dietetic and lifestyle recommendations as part of a nursing-led education. METHODS: This is a prospective, longitudinal, observational pilot study. The following measurements were used: Kidney Disease Quality of life - Short Form, Hospital Anxiety and Depression Scale, Body Uneasiness Test. At the T0 visit, a nurse selected patients and carried out a personalized educational intervention with the aims of adhering to drug therapies, monitoring blood pressure and dietary behavior (physical activity and water intake). At the T1 visit, patients performed psychological tests. At the T2 visit, the following evaluations were performed: a psychological interview together with the delivery and evaluation of the tests performed, an interview with the nurse to evaluate the adherence to the prescriptions, and a control of parameters such as physical activity, diet, water intake, drug therapy, and blood pressure. RESULTS: Therapeutic education can have a positive impact on patients’ health by improving adherence to the pharmacological therapy, diet and lifestyle. CONCLUSIONS: Therapeutic education improve the patient’s knowledge, treatments and correct behaviors as well as promotes an independent management of the disease. Through an educational intervention, the patient acquires the ability and the awareness to modify the wrong behaviors and to guarantee a balance between his needs and the pathology, thus improving the quality of life.
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Gerzeli, S., Maria C. Cavallo, F. Caprari et P. Ponzi. « Analisi dei costi della stimolazione cerebrale profonda (DBS) nella malattia di Parkinson : uno studio osservazionale su pazienti italiani ». PharmacoEconomics Italian Research Articles 4, no 2 (septembre 2002) : 65–79. http://dx.doi.org/10.1007/bf03320596.

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BIANCHI, A., E. BETTI, G. BADIALI, F. RICOTTA, C. MARCHETTI et A. TARSITANO. « Valutazione mediante tomografia assiale computerizzata 3D delle vie aeree superiori di pazienti sottoposti a distrazione osteogenetica mandibolare per micrognazia ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 5 (octobre 2015) : 350–54. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-546.

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Résumé :
La distrazione osteogenetica mandibolare rappresenta oggi un metodo di trattamento consolidato per i pazienti affetti da ipoplasia mandibolare. Ad oggi, un problema insoluto, nei bambini affetti da micrognazia, è la modalità di valutazione del guadagno di lunghezza mandibolare necessario ad ottenere un miglioramento significativo a livello del volume dello spazio aereo posteriore (PAS). La proposta di questo studio è la valutazione volumetrica quantitativa del PAS in giovani pazienti sottoposti a distrazione osteogenetica mandibolare per severa micrognazia, attraverso l’analisi di ‘data-set’ di TC pre-trattamento in comparazione ai medesimi dati post-trattamento. In questo studio retrospettivo osservazionale riportiamo la nostra esperienza relativa a cinque pazienti sottoposti a distrazione osteogenetica mandibolare. Per ciascuno dei pazienti in esame, è stata valutata la TC pre-trattamento (T0) ed al termine del trattamento (T1) nei piani assiale, coronale, sagittale e 3D a livello del PAS. Utilizzando parametri di estrazione dei dati anatomici, è stato ottenuto un modello di analisi dello spazio aereo posteriore, utilizzato per comparare le differenze volumetriche quantitative a T0 e T1. La lunghezza media di distrazione ottenuta è stata di 23 mm. L’analisi volumetrica quantitativa del PAS ha mostrato un incremento di volume, al termine del trattamento, variabile dal 84% sino 3,087% (media 536%) rispetto alla situazione pre-trattamento. Concludendo, il presente studio sembra confermare che la distrazione osteogenetica incrementi in maniera significativa il volume del PAS in pazienti con ostruzione delle vie aeree dovuta alla micrognazia. La quantificazione di tale incremento appare lineare con il guadagno ottenuto grazie alla distrazione. Nella suddetta popolazione di studio, tale guadagno è stato, in media, di 5 volte rispetto al volume di partenza. Il dato da sottolineare è che tanto minore è il volume del PAS al T0, tanto maggiore risulta il guadagno volumetrico al T1.
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Spinas, E., M. Aresu et F. Canargiu. « Studio clinico osservazionale sull’uso di ponti Maryland in composito rinforzato con fibre (FRC) : successi e fallimenti in cinque anni ». Dental Cadmos 81, no 10 (décembre 2013) : 652–60. http://dx.doi.org/10.1016/s0011-8524(13)70111-9.

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BASTIER, P. L., C. LEROYER, A. LASHéRAS, A. M. ROGUES, V. DARROUZET et V. FRANCO-VIDAL. « Complicanze infettive locali precoci e tardive nella chirurgia otologica ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 2 (avril 2016) : 127–34. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-666.

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Résumé :
La via retroauricolare rappresenta l’approccio di scelta nel trattamento dell’otite media cronica. Nelle procedure “sporche” l’incidenza della complicanza infettiva locale è del 10%. Il presente studio analizza le infezioni del sito chirurgico dopo la chirurgia dell’otite media cronica e ne investiga i potenziali fattori predittivi. Il presente studio, dal design osservazionale prospettico, ha incluso pazienti affetti da otite media cronica e candidati alla chirurgia mediante approccio retroauricolare. Sono state definite precoci le complicanze postoperatorie insorte entro i 30 giorni e tardive quelle insorte oltre i 30 giorni. Sono stati analizzati i dati di 102 pazienti. Sono stati registrati 4 casi (3,9%) di infezione precoce, per la quale è stata evidenziata un’associazione significativa con l’antibioticoterapia preoperatoria, l’orecchio in fase secernente all’esame otoscopico preoperatorio, una classe III (contaminato) nella classificazione delle ferite chirurgiche, indice NNIS (National Nosocomial Infection Surveillance) >1 e assunzione di antibiotici per OS nel postoperatorio. Sono state inoltre registrate 7 complicanze tardive (7,1%), occorse fra i 90 e i 160 giorni dall’intervento, significativamente correlate alla presenza di otorrea nei sei mesi precedenti la chirurgia, una durata del tempo chirurgico inferiore o uguale a 60 minuti, una tecnica aperta e all’uso della colla di fibrina. L’infezione del sito chirurgico sembra essere associata ai fattori correlati allo stato infiammatorio dell’orecchio medio al momento della chirurgia nelle infezioni precoci e all’infiammazione cronica nelle infezioni tardive.
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Ferrero, Chiara, et Giorgio Bergesio. « Il livello di soddisfazione lavorativa in un campione di infermieri neolaureati. » Dissertation Nursing 2, no 1 (30 janvier 2023) : 11–22. http://dx.doi.org/10.54103/dn/18712.

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Résumé :
BACKGROUND: La carenza globale rende gli infermieri neolaureati (NGN) una risorsa preziosa per il sistema sanitario che richiede professionisti preparati e pronti nell’immediato. Il periodo di transizione dall’ambiente accademico a quello lavorativo può comportare stress, insoddisfazione, esaurimento e intenzione di abbandonare. È dimostrato che ambienti di lavoro positivo contribuiscono al miglioramento dell’autonomia, della soddisfazione e della collaborazione all’interno del team. OBIETTIVI: Valutare il livello di soddisfazione lavorativa in un campione di NGN dell’Università degli Studi di Torino sede Asti. METODI: Con disegno di studio osservazionale monocentrico è stato analizzato un campione di 159 NGN laureati tra il 2016 e il 2021. A tale scopo è stata utilizzata la Index of Work Satisfaction di Stamps (IWS). Per l’analisi dei risultati e stata utilizzata l’analisi fattoriale esplorativa (AFE). RISULTATI: Complessivamente le percentuali di punteggi positivi, neutri e negativi erano rispettivamente 29.6%, 57.9% e 12.6%. L’Autonomia ha ottenuto media di 5.42 (DS±0.937), l’Interazione con i colleghi infermieri media di 5.14 (DS±1.42), lo Status professionale media di 4.77 (DS±1.18), le Competenze richieste dal ruolo media di 2.98 (DS±1.05) e la Retribuzione media 2.69 (DS± 0.945). DISCUSSIONE: Gli indici di soddisfazione sono intorno a valori mediani. Dalle singole dimensioni emergono differenze significativamente positive, in particolare per l’Autonomia, lo Status professionale e le Interazioni, sia con i medici che con i colleghi infermieri. Al contrario Retribuzione, Competenze richieste dal ruolo e Politiche organizzative mostrano insoddisfazione.
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Kristof, R. A., M. Rother, G. Neuloh, D. Klingmuller et Renato Cozzi. « Incidenza, manifestazioni cliniche e andamento dei disordini dell’acqua e degli elettroliti dopo la chirurgia transsfenoidale degli adenomi ipofisari : uno studio prospettico osservazionale ». L'Endocrinologo 11, no 2 (avril 2010) : 81. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344702.

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Silvestri, F. « Relationship between Time in target and Glycosilated Haemoglobin in a cohort of Type 1 Diabetes paediatric patients with Continuous Glucose Monitoring vs Self- Monitoring Blood Glucose ». Journal of AMD 25, no 2 (juillet 2022) : 112. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.2.6.

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Résumé :
OBIETTIVO DELLO STUDIO Nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 il Time in Target fornisce importanti dati sul controllo glicometabolico e può sicuramente affiancare, e forse in futuro sostituire, l’Emoglobina glicosilata. Nella popolazione adulta con diabete di tipo 1 la correlazione tra Time in Range (TIR%) e HbA1c è ormai un dato acquisito. Obiettivo di questo studio è valutare questa stessa relazione in una coorte di pazienti pediatrici con diabete di tipo 1 che usa due differenti sistemi di monitoraggio glicemico. DISEGNO E METODI È uno studio osservazionale retrospettivo che ha valutato 119 pazienti affetti da diabete di tipo 1 (età media 11,8±4,4), divisi in due gruppi principali in base al sistema di monitoraggio glicemico utilizzato (66 CGM, 53 SMBG) e in due sottogruppi in base al metodo di erogazione dell’insulina (CSII or MDI). L’obiettivo è stato trovare una correlazione tra HbA1c e Time in Target. RISULTATI La correlazione tra HbA1c% - TIR% è forte nel gruppo CGM e moderata in quello SMBG. Per un incremento del TIR del 10%, l’HbA1c% si reduce di 0.45 nel gruppo CGM e di 0.31 nel gruppo SMBG. Come risultati collaterali abbiamo evidenziato che nei gruppi CGM e SMBG la correlazione tra TDD e HbA1c% è risultata statisticamente significativa (un aumento della TDD corrisponde a un incremento dell’HbA1c%) e che il metodo di erogazione dell’insulina (CSII o MDI) influenza la TDD solo nel gruppo CGM: CSII=33 IU (±16,62) vs MDI= 19,5 IU (±16,37). Non influenza invece l’HbA1c%: nel gruppo CGM con CSII=7.4% (±1.08) vs MDI=7.7% (±1.00). Nel gruppo SMBG: CSII=8.35% (±1.88) vs MDI=8.00% (±1.24). CONCLUSIONI In linea con la letteratura, ad ogni aumento di TIR del 10% si associa una variazione dell’HbA1c% di 0.45 nel gruppo CGM e 0.31 nel gruppo SMBG, con inferenza sulla popolazione pediatrica. Inoltre, l’utilizzo del CSII comporta un aumento della TDD. PAROLE CHIAVE diabete tipo 1; tecnologia applicata al diabete; pediatria; monitoraggio glicemico in continuo.
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Ceccarini, G., et D. Gilio. « Risultati a lungo termine in pazienti con scompenso cardiaco ed in trattamento con L-Tiroxina : uno studio osservazionale di coorte su base nazionale ». L'Endocrinologo 20, no 6 (23 octobre 2019) : 386–87. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00636-8.

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Popovski, V., A. Benedetti, D. Popovic-Monevska, A. Grcev, A. Stamatoski et J. Zhivadinovik. « Spinal accessory nerve preservation in modified neck dissections : surgical and functional outcomes ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 5 (octobre 2017) : 368–74. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-844.

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Résumé :
Durante la chirurgia del collo, ci si imbatte frequentemente nel nervo accessorio spinale (SAN) o XI nervo cranico che, pertanto, è a rischio di lesione iatrogena con conseguente “sindrome della spalla”. La dissezione del collo modificata con preservazione del SAN è basata sull’intento di minimizzare le deformità funzionali causate dalla sezione dell’undicesimo nervo. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere le varianti intraoperatorie del nervo accessorio spinale e valutare la disfunzione della spalla nel postoperatorio. Lo studio osservazionale trasversale è stato creato analizzando retrospettivamente 165 pazienti consecutivi che sono stati sottoposti a dissezione del collo presso il nostro istituto negli ultimi 5 anni, ponendo particolare attenzione ai reperti preoperatori derivanti da ecografia e risonanza magnetica, al tipo di dissezione del collo, al tipo di identificazione e dissezione del SAN, ai dati postoperatori di morbilità e sopravvivenza. La più sicura identificazione del SAN avviene nel triangolo posteriore del collo, dove potrebbe essere riconosciuto in quanto emerge dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, a livello del cosiddetto punto di Erb. Per un corretto planning preoperatorio, ecografia e risonanza magnetica sono superiori nel determinare l’esatta posizione dell’undicesimo nervo cranico. La distanza media tra il nervo grande auricolare e il SAN è stata di circa 0,90 cm. La lunghezza media del tronco nervoso dal punto di Erb fino al punto in cui esso penetra nel muscolo trapezio è stata di circa 5,1 cm, con un range da 4,8 e 5,4 cm. La diversità nel decorso dal bordo posteriore dello muscolo sternocleidomastoideo attraverso il triangolo posteriore del collo è stata riscontrata in 9 casi (15%), soprattutto a livello dell’ingresso nel triangolo posteriore del collo. La frequenza di lesione postoperatoria del SAN è stata del 46,7% per le dissezioni radicali del collo, del 42,5% per le dissezioni selettive, e del 25% per le dissezioni modificate. Per ciascun tipo di svuotamento, sono stati inclusi differenti sottotipi. L’identificazione del SAN, step fondamentale nella chirurgia del collo, è assolutamente dipendente da un corretto studio preoperatorio attraverso la diagnostica per immagini. La dissezione del collo modificata ha percentuali di controllo regionale simili a quelle di operazioni più demolitive in pazienti accuratamente selezionati, e riduce significativamente il rischio di disturbi funzionali.
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Bignamini, Angelo A. « Il rischio calcolato e la relazione con l’assistito : aspetto ambivalente della medicina ». Medicina e Morale 52, no 6 (31 décembre 2003) : 1175–202. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.658.

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Résumé :
I medici ed i loro assistiti sono sottoposti a pressioni perché venga regolarmente valutato il rischio di patologie future e vengano applicate misure di prevenzione primaria e secondaria. Si rilevano alcuni problemi relativi a questa politica, che investono l’affidabilità degli algoritmi e la difficoltà a raggiungere gli obiettivi fissati. A partire dall’osservazione di dati reali da uno studio osservazionale, viene discusso l’impatto sulla giustificazione etica dei meccanismi di screening di popolazione, dell’applicazione sistematica delle misure di prevenzione raccomandate dalle linee guida, e più in generale sulla cosiddetta “cultura della prevenzione”. I punti critici evidenziati sono la necessità di considerare che il singolo soggetto non è il rappresentante medio della popolazione, ma un soggetto individuale con caratteristiche, bisogni, e sensibilità proprie; la consapevolezza che la prevenzione può essere efficace sulla popolazione ma non necessariamente sul singolo; la presa di coscienza che gli obiettivi da raggiungere per la riduzione del rischio devono essere raggiungibili nella realtà mettendo in gioco la libertà-responsabilità del soggetto al di là delle raccomandazioni delle linee guida, e che comunque non può garantire un esito favorevole. Viene infine sottolineato che l’insistenza sulle misure di prevenzione sono anche l’espressione della perdita del senso del limite al diritto alla vita e alla tutela della salute, cioè un’espressione del rifiuto del significato della malattia e della morte.
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Messina, A., A. P. Casani, M. Manfrin et G. Guidetti. « Italian survey on benign paroxysmal positional vertigo ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 4 (août 2017) : 328–35. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1121.

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Résumé :
La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) è il tipo più comune di vertigine periferica. Frequentemente dopo il primo episodio la VPPB presenta recidive, con un tasso di ricorrenza tra il 15% ed il 50%. Ad oggi non vi è chiarezza sui processi eziopatogenetici che portano al distacco degli otoconi né su quali siano i fattori che rendono la VPPB una patologia recidivante, ma recenti studi epidemiologici hanno evidenziato una possibile associazione con fattori di rischio cardiovascolari. Lo scopo del presente studio (Sesto Senso Survey) è stato quello di valutare nella popolazione italiana, attraverso un’indagine osservazionale, le principali caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti con VPPB (primo episodio o ricorrente), con particolare attenzione ai potenziali fattori di rischio cardiovascolare. L’indagine è stata condotta in 158 centri di Vestibologia in tutta Italia su 2.682 pazienti (età media 59,3 ± 15,0 anni; 39,1 maschi e 60,9% femmine) affetti da VPPB, da gennaio 2013 a dicembre 2014. I risultati hanno mostrato in questi pazienti l’alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione arteriosa (55,8%), ipercolesterolemia (38,6%) e diabete (17,7%), oltre ad una elevata familiarità per malattie cardiovascolari (49,4%). In un’elevata percentuale di pazienti si è inoltre registrata la presenza di ipoacusia (42,9%), acufeni (41,2%) o entrambi (26,8%). Significativamente correlata agli episodi di recidiva di VPPB è risultata la presenza di ipertensione arteriosa, dislipidemia e comorbidità cardiovascolare accertata (range OR tra 1,84 e 2,31). Rilevanti anche le associazioni con diabete e patologie tiroidee e autoimmuni (range OR tra 1,73 e 1,89). I risultati dell’indagine confermano la significativa associazione tra comorbidità cardiovascolari e VPPB recidivanti e le identificano come importante potenziale fattore di rischio per le recidive di VPPB nella popolazione italiana, aprendo la strada alla valutazione di nuove strategie terapeutiche nel trattamento di questa patologia.
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De Vivo, Enrico, Marilu Foti, Manuela Mellano et Emanuele Bignamini. « Pazienti addicted ad Elevata Complessità ; Socio-Sanitaria (ECoSS) : dall'approccio intuitivo alla definizione di criteri scientifici. Studio retrospettivo osservazionale su una popolazione di 1.003 pazienti ». MISSION, no 52 (octobre 2019) : 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/mis52-2018oa8367.

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Résumé :
Un paziente ad "Elevata Complessit&agrave; SocioSanitaria" (ECoSS), rappresenta l'esito conclusivo di un investimento terapeutico e, tendenzialmente, non ha pi&ugrave; possibilit&agrave; di riabilitazione; quindi, impegner&agrave; risorse del sistema di cura per tutta la durata della sua vita, costituendo un elemento da considerare in termini di programmazione e investimento delle risorse.&nbsp; A fronte di queste considerazioni, si pongono diverse questioni. Quando &egrave; possibile definire un paziente ECoSS? Qual &egrave; la prevalenza dei pazienti che possono essere definiti ECoSS sul totale di quelli in cura? Quali caratteristiche specifiche hanno rispetto ai pazienti "non ECoSS" in cura e rispetto alla popolazione generale? Sono stati esaminati 1003 pazienti allo scopo di rispondere a queste domande.
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Mazzilli, Rossella, et Antongiulio Faggiano. « Qualità del liquido seminale e assenza di SARS-CoV-2 RNA nel seme dopo infezione COVID-19 : uno studio prospettico, osservazionale e validazione dello SpermCOVID test ». L'Endocrinologo 23, no 2 (14 mars 2022) : 227–28. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01055-y.

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Faccendini, Paolo, Enrica Cantillo, Caterina Fanizza et Maria Grazia Celeste. « Analisi di Farmacoutilizzazione dei Trattamenti Biologici Nelle Malattie Infiammatorie Immunomediate Croniche : I Risultati di Uno Studio Osservazionale Retrospettivo Condotto in un Centro Ospedaliero del Centro Italia ». Global & ; Regional Health Technology Assessment : Italian ; Northern Europe and Spanish 4, no 1 (janvier 2017) : grhta.5000271. http://dx.doi.org/10.5301/grhta.5000271.

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D’Urso, Nazario, Federica Cicolari, Valentina Elena Cimolai, Sara Tremolizzo, Filippo Castellano, Milena Provenzi, Maria R. Sergio et Massimo Clerici. « Caratteristiche cliniche, sociodemografiche e criticità nella cura del paziente affetto da patologia mentale detenuto in Italia : studio osservazionale di casi consecutivi della durata di sei mesi ». Quaderni Italiani di Psichiatria 31, no 3 (septembre 2012) : 92–111. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2012.07.002.

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Basile, G. « Semaglutide e dulaglutide : comparative effectiveness analysis e disparità nel Piano Terapeutico Regionale ». Journal of AMD 25, no 2 (juillet 2022) : 105. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.2.5.

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Résumé :
OBIETTIVO DELLO STUDIO Si registra una evidente difformità nell’accesso ai nuovi farmaci nelle diverse regioni italiane. Per il clinico non è sempre semplice conciliare evidenze scientifiche e normative vigenti, soprattutto quando quelle regionali differiscono da quelle nazionali. Un caso emblematico è stato, prima della Nota 100 di AIFA, il Piano Terapeutico (PT) per la prescrizione dei GLP1-RA nella Regione Sicilia, che alla prima prescrizione durava 6 mesi per tutte le molecole, salvo che per semaglutide (4 mesi). Il nostro centro ha quindi analizzato i propri dati in un’ottica di comparative effectiveness per documentare se le disparità di PT trovano un riscontro pratico nell’impatto clinico dei due più recenti GLP1- RA disponibili. DISEGNO E METODI È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo. I dati dei primi 50 pazienti trattati con semaglutide sono stati confrontati con quelli dei primi 50 pazienti trattati con dulaglutide tra giugno e dicembre 2021. Sono stati quindi valutati i cambiamenti nei livelli medi di HbA1c, glicemia a digiuno (FBG) e peso dopo la prima e la seconda visita di follow-up, che cadevano, come da PT, a 6 e 12 mesi per dulaglutide e a 4 e 10 mesi per semaglutide. RISULTATI Al primo follow-up, l’HbA1c si era ridotta di -0,8% (IC95% -1,1;-0,5) con semaglutide e di -0,5% (IC95% -0,9;-0,2) con dulaglutide, raggiungendo livelli simili (circa 7,5%). La riduzione è stata significativa rispetto al baseline per entrambi i farmaci, nonostante la valutazione fosse più precoce per semaglutide, mentre il confronto tra i farmaci non ha evidenziato differenze statisticamente significative. Al secondo follow-up la riduzione di HbA1c è risultata di -1% in entrambi i gruppi, con differenze statisticamente significative rispetto al baseline ma nessuna differenza tra i gruppi. L’effectiveness è stata documentata anche sulla riduzione dei valori di FBG (fino a -51 mg/dl con semaglutide e -38 mg/dl con dulaglutide) e peso (circa -5 Kg con semaglutide e -3 Kg con dulaglutide), statisticamente significativa entro i gruppi sia al primo che al secondo follow-up, con riduzioni più marcate con semaglutide che con dulaglutide, ma senza differenze statisticamente significative tra i gruppi. CONCLUSIONI Questo studio conferma l’importanza strategica dei GLP1-RA nel migliorare gli outcome clinici dei soggetti con diabete di tipo 2 non controllato e solleva il problema della urgente necessità di rivedere in un’ottica di equità e valorizzazione dell’innovazione i criteri di accesso a farmaci innovativi, soprattutto se appartenenti ad una stessa classe terapeutica. PAROLE CHIAVE sistema regionale sanitario; semaglutide; dulaglutide; effectiveness; politica sanitaria.
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Rillo, Mariano, Pompeo E. Maggio, Angelo Aloisio et Davide Aloisio. « Follow up a lungo termine dell’ablazione ibrida della fibrillazione atriale persistente o persistente di lunga durata con tecnica Convergent : la prima esperienza in Italia ». Cardiologia Ambulatoriale, no 2 (30 septembre 2020) : 88–101. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-2-2.

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Introduzione: I dati a lungo termine del follow up dei pazienti (pz) sottoposti ad ablazione (A) transcatetere con radiofrequenza (RF) endocardica (Endo) della fibrillazione atriale (FA) persistente (P) o di lunga durata (LD) si sono dimostrati meno incoraggianti rispetto a quelli ottenuti per la FA parossistica. Recentemente una tecnica ibridadi A epicardica (Epi) e Endo, ha dimostrato di essere più efficace della sola A-Endo. Scopo: lo scopo del nostro studio è stato quello di riferire la nostra esperienza nell’esecuzione di questo approccio. Metodi e risultati: 15 pz con FAP (11) o FAP-LD (4), 9 maschi e 6 femmine, età media 67 ± 7 anni, precedentemen-te trattati senza successo con singola (10 pz) o multiple (5 pz) sessioni di A-Endo sono stati sottoposti a A-Epi per silenziare l’atrio sinistro posteriore (ASP). Un mese dopo l’A-Epi abbiamo eseguito una A-Endo per cercare even-tuali aree residue delle vene polmonari (VP) o dell’ASP che avrebbero potuto richiedere un ulteriore trattamento. Inoltre, abbiamo eseguito una mappabipolare ad alta densità utilizzando il sistema CARTO 3D, con acquisizione di almeno 2.000 punti al fine di identificare la fibrosi al di fuori dell’ASP. L’A-Epi ha richiesto un numero di righe di linee di ablazione di 1 in 3 pz (20%) e 2 in 12 pz (80%), con una media di 9 ± 3 linee nella riga inferiore e 7 ± 1 nella superiore. In un solo pz abbiamo osservato versamento pericardico ed è stato l’unico fallimento della nostra serie. l’A-Endo ha dimostrato 19 gaps di conduzione che hanno interessato 4 VP nel 21,4% dei pz e 41 gaps dell’ASP nel 71,4% dei pz. La fibrosi al di fuori dell’ASP è stata osservata in 6 pz. Non sono stati rilevati episodi di FA nell’84,6% dei pz al diciottesimo mese di follow-up; il 30.8% dei pz è stato trattato con Amiodarone. Conclusioni: l’A-Epi e l’A-Endo si sono dimostrate efficaci per il trattamento della FAP o FAP-LD con un rischio accettabile di complicanze, sebbene il numero limitato di casi e la natura osservazionale dello studio richiedano cautela nelle conclusioni.
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Bavaro, Vincenzo. « La trasformazione del lavoro nella prospettiva dell'azione collettiva. Un esercizio metodologico fra diritto e sociologia ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 164 (décembre 2022) : 91–107. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164005.

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L'articolo ha l'obiettivo di sottoporre a verifica metodologica gli studi sulle tra-sformazioni del lavoro per verificare se la sociologia del lavoro e il diritto del lavoro riescono a dialogare e convergere su un medesimo e reale oggetto di studio. Prendendo come punto di osservazione l'azione di autotutela sindacale, l'Autore intende mettere in evidenza la necessità che studi sociali e studi giuridici sul lavoro siano sempre più intrecciati.
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Galli, Sandro, Alfio Zollo et Fosco Cavatorta. « La Puntura a Occhiello Della Fistola Artero-Venosa : Pro e Contro ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 1 (2 décembre 2014) : 8–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.851.

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La tecnica buttonhole (BHT), proposta sin dagli anni ‘70 in alternativa alla più comune modalità di puntura detta a sito variabile, in questi ultimi anni è stata adottata in molti Centri Dialisi in Europa e anche in Italia come preferibile modalità di incannulamento perché associata a minori complicanze. Tuttavia, la segnalazione in recenti studi di tipo osservazionale ma, soprattutto, in 2 su 3 studi randomizzati di un aumento dell’incidenza di infezioni locali e sistemiche nei pazienti sottoposti a BHT ha sollevato dubbi sulla sicurezza della tecnica. Vengono analizzate le possibili cause alla base dei risultati contraddittori che emergono da questi studi, rilevando come il trial randomizzato, dove non viene riscontrato con un follow-up di 1 anno un aumentato rischio infettivo, sia stato l’unico a utilizzare il metodo del Dr. Toma, che prevede, per la creazione del tunnel per la puntura, l’inserimento di un particolare “device” in policarbonato (PEG) e l’uso, dopo la prima puntura, dell’ago a punta smussa. Dopo aver dato alcuni suggerimenti utili a ridurre al minimo le complicanze infettive sia locali che sistemiche, richiamando soprattutto all’assoluto rispetto delle procedure, si conclude che la BHT, purché praticata in modo corretto, possa essere utilizzata al pari dell’altra tecnica e sia preferibile in determinati casi. Si auspicano ulteriori studi randomizzati da condurre, tuttavia, con l’uso del PEG, con un’adeguata selezione degli operatori e per periodi di osservazione più lunghi.
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Piazza, Antonella. « Community mental health service's monitoring by the local informative system. The results of first year implementation ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no 1 (avril 1996) : 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003936.

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RIASSUNTOScopo - Sono presentati i dati di monitoraggio di un servizio psichiatrico territoriale, con l'intenzione di documentare le dimensioni e il profilo demografico e clinico dell'utenza, descrivere per le prime visite le modalita di accesso e di contatto, delineare la distribuzione degli interventi in relazione alle diagnosi, i patterns di utilizzazione del servizio e infine le variabili associate al ricorso continuativo e intenso alle cure, verificando l'ipotesi che i pazienti piu seguiti siano socialmente e clinicamente i più svantaggiati. Disegno - Studio osservazionale con i dati forniti dal primo anno di attivita del sistema informativo locale. Setting - Servizio di Salute Mentale dell'ex USL 25 Emilia Romagna, attualmente Distretto San Giorgio di Piano dell'Azienda-USL Bologna Nord. Principali misure utilizzate - È stato calcolato il rischio relativo di diventare un utente lungoassistito e alto utilizzatore per alcune variabili anagrafiche e clini-co-anamnestiche, rispetto alia categoria di riferimento; la possibility di fattori di confondimento o di interazioni tra variabili e stata controllata con l'analisi stratificata. Risultati - Sono presentati i tassi grezzi di prevalenza-un giorno (635.4/100.000 resident! adulti) e di prevalenza nell'anno (1314.1/100.000) per il 1993. Tra i pazienti in contatto al census-day prevalgono le psicosi schizofreniche e simili, tra le prime visite dell'anno invece le psicosi organiche e i disturbi nevrotici. Al termine della prima visita non viene preso in carico il 50% dei pazienti; la decisione sembra basata sulla diagnosi, a prescindere dai precedenti psichiatrici o da caratteristiche socio-demografiche. Il 20% di utenza con psicosi schizofreniche e simili assorbe il 49% degli interventi e usufruisce di un ventaglio di prestazioni più ampio e articolato delle altre categorie diagnostiche. Il ricorso ai ricoveri è scarso anche per le diagnosi più gravi, con un rapporto complessivo tra pazienti non ospedalizzati e ospedalizzati di 12.5 a 1. I fattori di rischio associati con l'esito di lungoassistiti e alti utilizzatori sono l'età inferiore a 55 anni, la condizione di celibe, il vivere soli o non in famiglia, la diagnosi di psicosi funzionale, la lungoassistenza nel 1992 e la lunga durata di presa in carico. Conclusioni - Coerentemente con i propri obiettivi programmatici il servizio destina le risorse soprattutto ai pazienti clinicamente piu gravi e mostra una forte proiezione territoriale; inoltre sembra accumulare una quota di lungoassistiti proporzionalmente maggiore di altri servizi italiani. L'ipotesi che i pazienti lungoassistiti e alti utilizzatori differiscano per maggiore gravita clinica e anamnestica e confermata, mentre tra le variabili demografiche non emergono differenze statisticamente significative a seconda del sesso, della scolarita e della condizione lavorativa.
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Morabito, Eleonora, Claudia Pansieri, Chiara Pandolfini, Antonio Clavenna, Maurizio Bonati et Imti Choonara. « Studi epidemiologici osservazionali europei : le coorti dalla nascita ». QUADERNI ACP 28, no 4 (2021) : 159. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.159-161.

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Objective: in recent years there has been a growing interest in birth cohorts. The aim of this review is to know and understand the state of the art of European cohorts to date, with a focus on those that started data collection at birth. In particular, the aim is to provide an overview of current research topics and designs, and provide input for those creating collaborations and laying out guidelines aimed at unifying cohort methodologies to enable data merging and maximize knowledge acquisition. Methods: we searched PubMed and Embase for articles referring to longitudinal, prospective European birth cohorts, and searched online cohort inventories. Results: we found references to 111 birth cohorts, 45 of which began enrolment at birth. These cohorts began between 1921 and 2015 and represented 19 countries, with varying sample sizes (236 to 21,000 children). As of 5 January 2020, 5 were still recruiting. The main areas addressed were allergic diseases (14 cohorts) and environmental exposure (12 cohorts) and most cohorts were publicly funded. Conclusion: given the large costs of running cohorts and the importance of long follow-up periods in identifying the risk factors for disorders thought to have a perinatal/early life etiology, current cohorts must be designed to answer research questions considering several aspects, from genetic ones to psychological, social, and environmental ones. Furthermore, universally recognized methodological aspects are needed to permit the comparison and merging of cohort data.
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Sica, Luigia Simona. « L'identità corporea digitalizzata : l'utilizzo dei social media nella costruzione dell'immagine di Sé di adolescenti e giovani adulti ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (octobre 2022) : 34–55. http://dx.doi.org/10.3280/psc2022-002003.

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L'utilizzo massiccio di social-network basati sull'immagine modifica le tradizionali fonti di feedback per il proprio aspetto fisico. Esplorando il ruolo del digitale nella costruzione dell'immagine di Sé, in questo studio abbiamo esaminato la relazione tra il processo di osservazione di immagini modificate su Instagram, l'autostima e il dimorfismo corporeo. Misure self-report sono state somministrate a 327 adolescenti e giovani adulti. I risultati dello studio indicano che sia il processo di osservazione di immagini modificate che la manipolazione della propria immagine aumentano i sintomi dismorfici. I risultati suggeriscono, dunque, che l'essere costantemente esposti a fotografie manipolate può configurarsi come una nuova area di rischio per lo sviluppo identitario di adolescenti e giovani adulti.
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Giardini, Anna, Marcella Ottonello, Carlo Pasetti, Debora Pain et Ines Giorgi. « Cosa voglio fare alla fine della vita ? Consapevolezza della malattia, conoscenza delle procedure cliniche e delle direttive anticipate in pazienti con malattie croniche progressive / What do I want to be done at end-of-life ? Disease awareness, knowledge of clinical procedures and of advanced directives in patients with chronic progressive diseases ». Medicina e Morale 67, no 1 (23 mars 2018) : 11–24. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.525.

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Scopo del nostro studio osservazionale cross-sectional è di studiare la consapevolezza di malattia, la conoscenza delle procedure cliniche e delle dichiarazioni anticipate di trattamento in pazienti italiani affetti da patologie croniche progressive. Metodo. Sono stati valutati 115 soggetti (23 con Sclerosi Laterale Amiotrofica – SLA; 30 con Scompenso Cardiaco Cronico – SCC; 32 con Insufficienza Renale Cronica – IRC; 30 con Tumore Avanzato –TA) su: conoscenza sui temi della salute, diritto ad essere informati, significato delle Direttive Anticipate (DA) e delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT). Risultati. 86% dei pazienti hanno evidenziato il diritto di conoscere diagnosi e prognosi e di essere informati sull’evoluzione di malattia. Molti pazienti non conoscevano il significato di procedura invasiva (52%) o di trattamento aggressivo (81%). Il 72% non conosceva il significato di DA e di DAT; il 94% riteneva che le DA o le DAT potessero parzialmente o totalmente garantire il desiderio del paziente di prendere parte alle decisioni sulla gestione del fine vita. Una volta informati sul significato delle AD (vincolanti) e delle DAT (non vincolanti) I pazienti con SLA preferivano la scelta di direttive vincolanti rispetto ai pazienti con TA e con SCC (SLA vs SCC p=.005; SLA vs TA p=.001). I pazienti con IRC preferivano direttive vincolanti rispetto ai pazienti con SCC (p=.02). Conclusioni. Deve essere parte integrante nella pratica clinica l’informare e il guidare il paziente dal momento della diagnosi fino alle fasi ultime di vita. ---------- Introduction. Many steps forward within the legal field to facilitate end-of-life communication have been taken, but Mediterranean countries can be considered as a step back. Aim of our observational cross-sectional study is to observe disease awareness, knowledge of clinical procedures and of advanced directives in patients with chronic progressive diseases in Italy. Methods. 115 subjects (23 with Amyotrophic Lateral Sclerosis – ALS, 30 with Chronic Heart Failure - CHF, 32 with Chronic Kidney Failure – CKF, and 30 with Advanced Cancer – AC) were assessed on health literacy, their right to be informed and meaning of Advance Directives (AD) and of Advance Declaration of Treatment (ADT). Results. 86% of patients claimed the right to know diagnosis and prognosis and to be informed of disease progression. Patients did not know the meaning of invasive therapy (52%) and of aggressive treatment (81%). 72% did not know the meaning of AD and of ADT; 94% believed that AD or ADT could partially or totally guarantee patient’s will to make decisions on end-of-life, with frequency difference on AD or ADT efficiency between CHF and ALS patients (p=.01). Once informed on the definitions of AD (legally binding) and ADT (not legally binding), ALS patients preferred legally binding directives, compared to patients with AC and with CHF (ALS vs CHF p=.005; ALS vs AC p=.001). Patients with CKF would prefer legally binding proposal compared to CHF patients (p=.02). Conclusion. To inform and to guide patients from diagnosis to end-of-life should be an integral part of medical practice.
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Colonnese, C., L. M. Fantozzi, M. Antonelli, A. Bozzao, G. Ralli et L. Bozzao. « Chemodectomi puri del glomo timpanico : Studio con RM ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 4 (novembre 1992) : 457–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500407.

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Résumé :
Viene riportata una revisione della letteratura nella diagnostica dei tumori del glomo timpanico e si espone un caso giunto alla osservazione personale. I dati emersi dalla nostra esperienza sottolineano l'utilità della RM anche nei casi in cui ci si trovi di fronte a tumori glomici timpanici puri. Viene in particolare evidenziato come l'aspetto RM di tale lesione consenta di differenziarla da un concomitante tessuto flogistico sia sulla base della diversa intensità di segnale nelle sequenze T2 pesate che del diverso potenziamento dopo mdc.
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Longo, R., M. Rossi, M. Ukmar, F. Zanier et R. S. Pozzi-Mucelli. « Osservazione dell'attivazione neuronale con RM Studio della sequenza di acquisizione ». Rivista di Neuroradiologia 12, no 2 (avril 1999) : 251–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099901200203.

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Guerrera, Anna, et Giuseppina Cavarretta. « Uno studio in rosso. Il lato ericksoniano di Sherlock Holmes ». IPNOSI, no 1 (juillet 2021) : 65–71. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-001005.

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Résumé :
"Uno studio in rosso" consente al lettore terapeuta di poter effettuare diverse operazioni di pratica ericksoniana, quali: l'analisi delle tecniche di osservazione, di deduzione e di ragionamento a ritroso, compresa la possibilità di leggere l'intero libro procedendo dall'ultimo capitolo fino al primo. Qualunque sarà la modalità, ciò in cui l'osservatore ericksoniano si imbatterà saranno i minimal cues, l'intelligenza d'azione, le correlazioni tra gli elementi apparentemente accidentali e le costanti del comportamento umano. Gli indizi ci sono tutti, non resta che inve-stigare!
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Naso, Agostino, Giuseppe Scaparrotta, Maria Loreta De Giorgi et Gianni Carraro. « Emodialisi domiciliare intensiva : uno sguardo al passato alla ricerca dell'emodialisi del futuro ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 3 (24 septembre 2014) : 220–24. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.897.

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Résumé :
Negli ultimi anni vi è stato un rinnovato interesse verso la dialisi domiciliare, che appare come la strategia operativa più facilmente percorribile per l'attuazione di programmi di emodialisi intensiva (IHD). Numerosi studi osservazionali e pochi studi randomizzati controllati fanno ritenere che l'IHD possa migliorare l'outcome degli uremici in dialisi con un rapporto costi/benefici migliore dell'emodialisi convenzionale. È necessaria tuttavia un'attenta valutazione nella selezione dei pazienti da avviare all'IHD, alla luce dei fattori psicosociali, clinici e demografici che possono determinarne il fallimento. Ulteriori studi saranno necessari per definire i limiti e il campo clinico di applicazione dell'IHD.
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Tazza, L., A. Di Napoli et F. Franco. « Considerazioni su uno studio che confronta l'utilizzo di metodi semiparametrici e parametrici nello studio della sopravvivenza degli accessi vascolari per emodialisi ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no 4 (24 janvier 2018) : 38–41. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1498.

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Résumé :
Ravani et al hanno recentemente confrontato la sopravvivenza degli accessi arterovenosi con vasi nativi vs. protesici utilizzando metodi statistici differenti da quelli comunemente usati in letteratura. Quando il fenomeno sotto osservazione (nel caso specifico “il rischio istantaneo di fallimento dell'accesso”) non rimane costante nel tempo ma segue un andamento noto, l'uso dei modelli statistici parametrici può essere in grado di offrire maggiori e più accurate informazioni rispetto ai semiparametrici (regressione di Cox). Le diverse cause di fallimento degli accessi vascolari sono sensibilmente tempo-dipendenti. Inoltre i metodi parametrici consentono di analizzare meglio gli eventi ripetuti per lo stesso soggetto. È il caso del paziente che per fare l'emodialisi richiede un nuovo intervento quando fallisce il precedente. I modelli parametrici permettono una più accurata valutazione dell'effetto fragilità.
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