Articles de revues sur le sujet « Struttura del paesaggio »

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Patterson, Helen, et Martin Millett. « The Tiber Valley Project ». Papers of the British School at Rome 66 (novembre 1998) : 1–20. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004207.

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Résumé :
IL PROGETTO ‘LA VALLE DEL TEVERE’Questo articolo tratta gli obiettivi e struttura del nuovo progetto di ricerca della British School at Rome, il progetto ‘la Valle del Tevere’ e presenta alcuni dei primi risultati, anche se preliminari. L'obiettivo principale di questo progetto è di studiare il mutevole paesaggio della valle dal 1000 a.C. al 1300 d.C., indagando sull'impatto di crescita, successo e declinio di Roma sul suo entroterra e sui conseguenti effetti della città e flume sull'insediamento, economia e identità culturale. Questa iniziativa raduna molti studiosi con interessi di ricerca in questo campo ed in effetti include una serie di progetti connessi, ciascuno con i suoi specifici obiettivi di ricerca, ma allo stesso tempo parte di un progetto più ampio. La storia dell'insediamento è studiata tramite un riesame dei dati rilevati dai progetti britannici, in particolare quelli della ‘South Etruria Survey’, diretta da John Ward-Perkins, oltre ai dati pubblicati di progetti italiani. Allo stesso tempo, nuove ricerche sul campo sono in programma con l'intento di riempire le lacune esistenti. Due nuovi progetti iniziarono nel 1997 concentrandosi sul tema dell'urbanismo. Le ricognizioni a Falerii Novi e a Forum Novum hanno esaminato l'organizzazione interna delle citta tramite sistematiche ricognizioni in superficie e indagini geofisiche. I primi risultati chiaramente dimostrano il potenziale di questo approccio. Queste tecniche verranno applicate ad una gamma di centri urbani nella media valle del Tevere. La comprensione dell'interazione della città e della valle implica il mettere insieme l'informazione esistente relativa l'insediamento, le reti di comunicazione, l'economia e l'ambiente, oltre all'integrazione dei nuovi dati. Un elemento chiave del progetto è l'uso di un sistema GIS per l'integrazione ed analisi dei diversi livelli di informazione.
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Zöller, Wolf. « Saeculum obscurum – der epigraphische Befund (ca. 890–1000) ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no 1 (1 novembre 2019) : 79–114. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0007.

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Résumé :
Riassunto Questo saggio offre gli esiti di un’indagine condotta sulla produzione epigrafica della Roma altomedioevale, ponendo in particolare l’accento sugli aspetti topologici e materiali delle iscrizioni commissionate da parte dei vescovi romani e degli esponenti della nobiltà cittadina durante il X secolo. Nonostante esistano ponderosi corpora che raccolgono le iscrizioni romane, manca purtroppo a tutt’oggi una rassegna specifica della produzione epigrafica dell’Urbe per il periodo che va dall’anno 890 all’anno 1000, periodo comunemente noto come saeculum obscurum. Proprio le testimonianze epigrafiche, invece, consentono di giungere a una comprensione più profonda del linguaggio materiale e dei meccanismi di comunicazione utilizzati per la rappresentazione del potere all’interno della struttura urbana della città di Roma. Due casi di studio, riguardanti, da un lato, gli epitaffi papali conservati nella basilica di S. Pietro e, dall’altro, le iscrizioni commemorative nella basilica di S. Giovanni in Laterano dimostrano come le epigrafi siano state opportunamente ed efficacemente integrate all’interno del contesto architettonico e liturgico. Un’organizzazione più attenta dello spazio epigrafico permise infatti una interazione per così dire intensificata tra le iscrizioni e il loro contesto tanto materiale che sociale, in particolare nel momento della controversia che coinvolse papa Formoso e della ricostruzione, così carica di valori anche simbolici, della cattedrale di Roma, quando i papi rivali si misero in competizione per il controllo dello spazio urbano. Seguendo un comportamento analogo, gli esponenti dell’aristocrazia cittadina utilizzarono lastre marmoree dalle dimensioni considerevoli al fine di esibire e consolidare in forme monumentali la loro posizione politica dominante. Soprattutto i famosi Teofilatti occuparono, per così dire, le basiliche patriarcali di S. Lorenzo fuori le mura e S. Maria Maggiore per custodirvi la memoria famigliare, mentre le iscrizioni commemorative delle loro imprese edilizie attestavano il loro sforzo di ridefinire il paesaggio urbano di Roma.
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Fornasin, Alessio, et Segio Zilli. « Agricoltura, popolazione rurale, ambiente. Uno studio sul Catasto agrario del 1929 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 297 (janvier 2022) : 76–94. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297004.

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Le trasformazioni del paesaggio agrario sono il risultato di elementi molto vari. Alcuni di questi riguardano le modifiche strutturali del territorio, che ne cambiano l'aspetto in termini di lungo periodo. Vi sono fattori, invece, che agiscono in tempi molto più brevi, come l'alternarsi delle stagioni. Il presente studio rappresenta un primo tentativo di introdurre il tema dell'ambiente e del paesaggio attraverso una lettura del territorio che viene vista in relazione al periodo vegetativo del frumento e del mais. Le informazioni, raccolte a livello di zona agraria e provincia, sono tratte dal Catasto agrario del 1929. Nel lavoro si propongono alcune osservazioni riguardo alle principali coltivazioni cerealicole dell'agricoltura italiana, in relazione alla superficie a essi dedicata, alla popolazione rurale e al calendario dei lavori agricoli.
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Belloni, Eleonora. « Questione ambientale e paesaggio : i "tabù" della politica infrastrutturale. Voci critiche negli anni del miracolo economico ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 295 (mai 2021) : 165–85. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295008.

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Ogni modello di mobilità porta con sé delle criticità ambientali: i progressi nella mobilità rappresentano un superamento di alcuni ostacoli, ma al contempo ne creano altri. La questione, se si pone con evidenza già con la prima infrastrutturazione legata alla costruzione delle vie ferrate nell'Italia postunitaria, e si delinea poi con l'ampliamento della rete stradale negli anni tra le due guerre, assume tuttavia contorni più precisi nel secondo dopoguerra. Alla luce di questa nuova consapevolezza anche il dibattito sulle infrastrutture ha conosciuto un ampliamento di prospettiva, dove all'approccio dominato dall'idea del progresso tecnologico e del diritto alla mobilità a ogni costo se ne è affiancato un altro che ha aggiunto al dibattito temi quali la sostenibilità, la tutela del paesaggio e, in ultima analisi, l'idea di progresso come benessere sociale. Il saggio affronta queste tematiche ricostruendo il dibattito - animato da specialisti del settore ma anche da nuovi soggetti della scena culturale italiana, quali "Italia Nostra" - che ha portato alla formazione di una nuova consapevolezza delle ricadute ambientali delle strutture materiali della mobilità. Parole chiave: Mobilità, Sostenibilità, Strade, Infrastrutture, Paesaggio, Italia Nostra
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Patterson, Helen, Helga Di Giuseppe et Rob Witcher. « Three South Etrurian ‘crises’ : first results of the Tiber Valley Project ». Papers of the British School at Rome 72 (novembre 2004) : 1–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002658.

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LE TRE ‘CRISI’ DELL'ETRURIA MERIDIONALE: RISULTATI PRELIMINARI DEL PROGETTO VALLE DEL TEVERECon questo articolo si intende fornire un resoconto preliminare su alcuni dei risultati principali del progetto Valle del Tevere condotto dalla British School at Rome. Il lavoro si concentra sui risultati attenuti dal riesame dei materiali raccolti in occasione della South Etruria Survey e illustra come questi consentano di rivedere le precedenti interpretazioni proposte. Sono stati scelti tre casi-studio al fine di dimostrare come il progetto stia consentendo di ripensare i cambiamenti dei paesaggi della Media Valle del Tevere e, in particolare, di collocarli nel contesto del continuo e mutevole rapporto con Roma, durante i periodi storici di supposta ‘crisi’: il V–IV secolo a.C, il II secolo a.C. e il tardoantico–alto medioevo. Ogni periodo mostra differenti gradi di continuità e cambiamenti. Si è preferito pertanto adottare un termine neutrale come ‘trasformazione’, piuttosto che ‘crisi’ e situare ognuno di questi cambiamenti all'interno di una più lunga prospettiva storica e di una più ampia struttura interpretativa.
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Dondi, Lavinia. « Ambiti rurali fragili e progetto di paesaggio : quali strategie di azione ». TERRITORIO, no 93 (janvier 2021) : 107–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093017.

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L'obiettivo del testo è quello di porre in relazione gli ambiti rurali ‘fragili' al progetto di paesaggio, inteso come un processo di rilettura e trasformazione capace di prendersi ‘cura' di determinati luoghi. Per approfondire tale interazione è stato necessario sia individuare gli elementi fisici portanti di cui si compongono gli ambiti rurali - suolo produttivo, sistema di irrigazione e trama dei percorsi - e su cui lavorano le pratiche di progetto, sia strutturare una riflessione sui possibili effetti - lacerazione o alterazione processuale - relativi ai fenomeni di indebolimento che rendono necessario l'intervento. Attraverso una selezione di casi studio individuati nello scenario rurale europeo, la volontà è quella di delineare tre modalità di azione progettuale - di trasformazione, di modificazione o di rigenerazione - che si relazionano a condizioni specifiche di disequilibrio sistemico.
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Minerva, Laura. « Partecipazione popolare e progettazione urbana : il caso del quartiere Gallaratese di Milano (1965-1975) ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (juillet 2021) : 90–111. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-001004.

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L'articolo evidenzia l'importanza della partecipazione popolare nella pianificazione urbanistica del quartiere Gallaratese di Milano nel decennio 1965-1975, ricostruendo le diverse fasi del confronto politico tra i cittadini e gli enti istituzionali. Dalle prime associazioni a carattere spon-taneo sino alla definizione di un organismo strutturato quale il Comitato popolare di quartiere, le iniziative dei residenti si sono inserite all'interno delle complesse dinamiche di trasformazione della realtà urbana, assumendo un ruolo decisivo nel dibattito politico con l'Amministrazione comunale. Il coinvolgimento diretto dei soggetti sociali ha permesso un'evoluzione positiva della realta` territoriale del quartiere, in termini sia di qualita` dello spazio fisico sia di complessiva funzionalita` dello stesso, evitando la riproposizione del classico schema di emarginazione e ingiustizia sociale proprio della dicotomia centro-periferia. L'esperienza del Gallaratese e` la dimostrazione di come l'intervento dell'attore pubblico nel governare i processi di trasformazione del paesaggio urbano abbia maggiore efficacia quando lo stesso accetti di confrontarsi, o sia in qualche modo costretto a farlo, con gli altri attori interessati.
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Magno, Andrea. « Testimonianze documentarie inedite. Usi e costumi tardomedievali a Troina e a Randazzo ». ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no 2 (décembre 2021) : 142–51. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002009.

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Résumé :
Lo studio di due testamenti e relativi inventari redatti a Troina e Randazzo permette di conoscere talune vicende storico-economiche del monastero di S. Nicolò l'Arena di Catania e soprattutto di cogliere aspetti della vita quotidiana di persone intervenute a vario titolo al negozio giuridico: nomi, estrazione sociale, matrimoni o dettagli di cultura materiale come impianti edilizi, strutture urbane o paesaggio territoriale, ovvero case, strade, piazze, chiese, monasteri, e tant'altro, totalmente scomparsi, eppure risuscitati dalla odierna toponomastica. In particolare la documentazione mette in luce la figura femminile nella realtà di due "quasi città" della Sicilia centro-orientale. Rosa e Ysolda, entrambe con un ruolo importante nella propria famiglia: l'una in funzione di capo di casa in quanto vedova, l'altra con capacità tali da imporre il suo volere anche dopo il suo decesso ovvero al di là della sua esistenza terrena.
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Coscia, Cristina. « Paesaggi elettrici e nuove economie : valori, patrimoni, responsabilità sociali e management ». Labor e Engenho 11, no 4 (26 décembre 2017) : 436. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651197.

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A fronte di imponenti operazioni di ristrutturazione industriale -in particolare di ripensamento di tutto il processo economico di produzione dell’energia- che coinvolgono molte aree dell’Occidente (e non solo), una questione emergente è quella dei patrimoni “elettrici” dismessi e della riqualificazione dei contesti su cui sono localizzati. Il percorso della valorizzazione –di fatto consolidato disciplinarmente- per questo comparto offre suggestioni di ricerca e di dibattito con alcuni elementi di innovazione: 1) una reinterpretazione della teoria del valore e delle sue componenti classiche; 2) la sinergia tra interventi architettonici e interventi economici strutturali; 3) l’urgenza di operazioni di censimento, di costruzione di conoscenza attraverso banche dati e nuovi flussi di informazioni; 4) il control management dei processi. Il contributo ha l’intento di ripercorrere lo stato dell’arte sul tema e di rileggerlo alla luce dei nuovi approcci di valorizzazione uniti ad un’ottica ambientale e di economia circolare. Fanno da supporto a tale analisi critica, la lettura di casi nazionali italiani (a partire dalle operazioni condotte da Enel) ed internazionali, dove si stanno già generando esternalità, intangibile e benefici attesi oltre che plusvalori economici.
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Guida, Patrizia. « A bordo dell’Iris lungo le coste dalmate con Giuseppe Modrich ». SPONDE 1, no 1 (27 juillet 2022) : 137–54. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3896.

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Résumé :
Nel presente saggio il volume La Dalmazia romana-veneta-moderna. Note e ricordi di viaggio (1892) dello scrittore di origine zaratina Giuseppe Modrich è analizzato nel suo rapporto con la letteratura pregressa, cogliendo gli eventuali nessi con gli scritti di Fortis relativi agli aspetti antropologici e storico-culturali. La Dalmazia è descritta da Modrich con dovizia di particolari relativi alle abitudini di vita degli abitanti delle varie province ma anche al patrimonio artistico-architettonico, proposto dall’autore quale testimonianza delle diverse dominazioni che nei secoli si sono succedute. Un capitolo è dedicato ai Morlacchi e alla loro cultura e, più in generale, all’entroterra dalmata, poco frequentato dai viaggiatori e, dunque, poco noto ai più. Un secondo ambito di analisi riguarda le strutture e le strategie narrative utilizzate dall’autore, che vanno dall’uso spinto del dialogismo, che si alterna a lunghe e dettagliatissime descrizioni, che rendono quasi tangibile al lettore gli scenari, siano essi paesaggi, monumenti o abitudini di vita, con cui lo scrittore intende promuovere la sua patria.
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Coccia, S., et D. J. Mattingly. « Settlement history, environment and human exploitation of an intermontane basin in the central Apennines : the Rieti survey 1988–1991, part I ». Papers of the British School at Rome 60 (novembre 1992) : 213–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009831.

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Résumé :
STORIA INSEDIAMENTALE, AMBIENTE E SFRUTTAMENTO UMANO DI UN BACINO INTERMONTANO NELL'APPENNINO CENTRALE: IL RIETI SURVEY, 1988–1991, I. PARTEQuesto progetto è diretto allo studio del paesaggio rurale intorno alla città di Rieti, nell'Italia centrale e in particolare si propone di esaminare, in un ampio fronte diacronico, il mutamento del modello insediamentale e i diversi modi di sfruttamento dell'alto bacino appenninico e delle colline e dei monti circostanti. Sono qui descritti gli scopi ed i metodi interdisciplinari del progetto e vengono riportati i principali risultati ottenuti. Lo studio degli aspetti geomorfologici ha giocato un ruolo importante nel progetto e i risultati sono presentati in due principali sezioni riguardanti una la natura dei suoli del bacino e l'altra i diversi modi della loro formazione. Il lavoro sul campo si è principalmente basato sulla ricognizione intensiva di una serie di transetti perpendicolari sul lato orientale del bacino montano di Rieti, estesa anche alle montagne circostanti. Nel corso di tre stagioni di lavoro, oltre 500 campi sono stati esaminati nell'ambito di un'area di circa 22 kmq., insieme con più ampie ricognizioni all'interno dell'intero bacino; tali ricognizioni sono state specificatamente finalizzate alla ricerca di dati che aiutassero a fornire risposte circa la problematica riguardante il mutare del quadro insediativo durante l'epoca medievale. Sono stati rinvenuti un totale di circa 200 siti di vario tipo ed epoca, sebbene si sia cercato di analizzare tali siti, durante le ricognizioni, nell'ambito dell'archeologiaoff-site. Le ricognizioni di particolari aree comprendenti un certo numero di siti con evidenti resti architettonici, sono state integrate con le evidenze portate alla superficie tramite l'aratura. Le ricognizioni miranti al rinvenimento di strutture sono risultate essere particolarmente positive, con l'individuazione di una serie di castelli e villaggi medievali, posizionati ad alte quote intorno al bacino. Durante tale progetto sono stati inoltre usati metodi geofisici di prospezione, compiendo ricognizione di resistività su larga scala per circa 20 siti: vengono qui riportati alcuni commenti preliminari sui risultati ottenuti grazie a questa tecnica. Il lavoro di tipo archeologico è stato accompagnato da una ricerca a carattere storico ed archivistico; l'articolo si conclude con una sintesi della storia insediamentale del bacino di Rieti per un periodo che va dall'età del bronzo all'età post-medievale.
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Triulzi, Alessandro. « L'Eritrea-colonia 1890–1952 : Paesaggi, Strutture, Uomini del Colonialismo. By Irma Taddia. Bologna : Franco Angeli, 1986. Pp. 429. L. 28,000. - La Memoria dell'Impero : Autobiografie d'Africa Orientale. By Irma Taddia Manduria : P. Lacaita, 1988. Pp. 143. L. 15,000. » Journal of African History 31, no 3 (novembre 1990) : 514. http://dx.doi.org/10.1017/s0021853700031376.

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Cheyette, Fredric L. « Alfred Haverkamp, Haus und Familie in der spätmittelalterlichen Stadt. (Städteforschung, Reihe A : Darstellung, 18.) Cologne and Vienna : Böhlau, 1984. Pp. xxii, 364. DM 52.Rinaldo Comba, Gabriella Piccinni, and Giuliano Pinto, eds., Strutture familiari, epidemie, migrazioni nell'Italia medievale. (Nuove Ricerche di Storia, 2.) Naples : Edizioni Scientifiche Italiane, 1984. Paper. Pp. 542.Rinaldo Comba, Metamorfosi di un paesaggio rurale : Uomini e luoghi del Piemonte sudoccidentale dal X al XVI secolo. (Cultura materiale, 2.) Turin : Celid, 1983. Pp. 252 ; numerous maps and illustrations. » Speculum 61, no 01 (janvier 1986) : 234–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713400120196.

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« Recensione : Biagio Cillo legge A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il piano della Toscana ». CRIOS, no 15 (mai 2018) : 72–78. http://dx.doi.org/10.3280/crios2018-015007.

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Paradiso, Michele, et Eleonora Conte. « L’EX CHIESA DI SAN LORENZO IN PISTOIA : UN MONUMENTO DA RESTITUIRE ALLA CITTA’ ». Revista M 17 (25 janvier 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v17i0.2518.

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L’articolo proposto fa riferimento ad uno studio approfondito incentrato sul tema di analisi ed ipotesi di recupero dell’Ex Chiesa di San Lorenzo, situata nel centro storico di Pistoia, in Toscana (Italia). Questo lavoro nasce dalla richiesta, da parte della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato, di un’analisi sullo stato di degrado dell’edificio, con indicazioni di interventi necessari per il consolidamento ed una rapida rifunzionalizzazione. A partire da una base di dati esistenti si sono aggiunti ulteriori elementi analitici e tecnologici come, ad esempio, un rilievo totale del fabbricato tramite l’utilizzo della tecnologia del laser scanner. Si è inoltre provveduto ad una minuziosa descrizione dello stato di degrado e meccanico, ad un’analisi strutturale approfondita, statica e dinamica con l’ausilio del software di calcolo Straus7 e ad una valutazione di massima sui possibili interventi per un sostanziale miglioramento strutturale. Il lavoro svolto ha permesso di raggiungere una conoscenza del monumento nei suoi aspetti più intimi, così da poterne valutare lo stato generale a scopo di un rapido recupero, tale da dare coscienza alla città dell’importanza di questo monumento e di preservare un tassello fondamentale del suo patrimonio storico costruito.
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Heyer-Caput, Margherita. « "Dopo il divorzio" (1902, 1905, 1920) di Grazia Deledda : 'opus in fieri' sul riso del moderno ». altrelettere, 17 septembre 2013. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-13.

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Résumé :
Grazia Deledda, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, è stata generalmente considerata una delle voci maggiori della scrittura al femminile di primo Novecento, sospesa tra Verismo e Decadentismo e spesso tacciata di regionalismo. Tuttavia la critica italiana e nordamericana più recente ha cominciato a sottolineare la rilevanza della narrativa deleddiana nel discorso sul moderno. Il romanzo "Dopo il divorzio", generalmente trascurato dalla critica, rappresenta un caso esemplare della riflessione deleddiana sulla crisi del moderno 'sub specie Sardiniae' per la sua tormentata vicenda editoriale. Pubblicato dapprima nel 1902, all’apice di una rovente polemica pluridecennale sull’introduzione del divorzio in Italia, "Dopo il divorzio" appare poi in una traduzione inglese corredata di alcune significative modifiche nel 1905, e infine in una seconda versione italiana nel 1920 con il titolo di "Naufraghi in porto". L’analisi delle varianti di carattere strutturale e semantico alla luce della critique génétique dimostrerà che il percorso seguito dall’autrice nella geografia culturale dell’Italia post-unitaria si snoda lungo la dialettica tra margine e centro che definisce la poliedrica identità del modernismo italiano. Inoltre "Dopo il divorzio", profondamente radicato nel paesaggio sardo dei più noti romanzi deleddiani, emerge come opus in fieri del moderno attraverso un dialogo intertestuale con le maggiori espressioni contemporanee della riflessione sull’umorismo, da "Le rire" (1900) di Bergson, a "Der Witz" di Freud (1905) al "Saggio sull’umorismo" di Pirandello (1908). La lettura di "Dopo il divorzio" quale work in progress a colloquio con le teorie sull’umorismo di primo Novecento sottolinea l’appartenenza di Grazia Deledda al modernismo europeo non a dispetto, bensì grazie al punto d’osservazione privilegiato offertole dalla insularità sarda. L’analisi di "Dopo il divorzio" nel suo percorso testuale e nella sua rilevanza extratestuale rivela dunque come Grazia Deledda, una scrittrice spesso stigmatizzata per le sue radici regionali «minori», abbia aperto la letteratura italiana alla riflessione sui più inquietanti elementi del modernismo europeo.
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