Thèses sur le sujet « Storie e progetti di vita »

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1

Pignatto, Daniel <1996&gt. « Storie di vita, storie di cura. Il metodo narrativo all'interno di alcune esperienze di affidamento familiare ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21586.

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Résumé :
Il presente elaborato intende analizzare il contributo che il metodo narrativo può offrire nell’ambito del servizio sociale di cura, protezione e tutela dei minori. In particolare, la ricerca si focalizza sull’esperienza dei minori allontanati dalla famiglia di origine e inseriti in un percorso di affidamento familiare. In queste situazioni, segnate da vissuti difficili e da cambiamenti importanti, il bambino necessita di un costante accompagnamento nella conoscenza, nella comprensione e nella rielaborazione della propria storia personale e familiare. Le pratiche narrative sono così individuate come una fondamentale risorsa per l’assistente sociale e per gli altri operatori psicosociali chiamati a rispondere a questi bisogni. L’elaborato si apre presentando il concetto generale di narrazione e delineandone gli elementi strutturali, le proprietà e le funzioni. Avvalendosi di diverse prospettive disciplinari, si sottolinea l’importanza del sapere narrativo nell’interpretazione della realtà sociale e nella formazione delle identità individuali e collettive. Si descrivono quindi gli usi effettivi e potenziali della narrazione nell’ambito del lavoro sociale, tracciando le coordinate dei principali metodi narrativi nel panorama nazionale e internazionale. Proseguendo, si inquadra il contesto entro cui si muove la ricerca: l’affidamento familiare viene analizzato sia in quanto istituto giuridico sia in quanto processo d’aiuto, chiarendo il ruolo svolto dall’assistente sociale e dagli altri attori istituzionali e sociali coinvolti nell’intervento. Con il supporto della ricerca psicologica e pedagogica, si approfondiscono poi criticità e rischi che il bambino può sperimentare nel corso dell’esperienza di affidamento familiare. Si evidenzia in questo modo l’esigenza di predisporre spazi di cura, di riflessione e di ascolto in cui il bambino possa raccontare, raccontarsi ed essere raccontato. La conoscenza e la comprensione dei propri vissuti, infatti, costituiscono qui un imprescindibile fattore protettivo per la crescita del bambino. Giunti a questa parziale conclusione, nella parte finale – quella propriamente sperimentale – si ricostruiscono le storie di vita di alcuni minori assistiti dal Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune di Venezia che hanno vissuto l’esperienza dell’affidamento familiare. La presentazione di queste biografie, ricavate perlopiù dallo studio delle cartelle sociali, fa da sfondo all’analisi di alcuni strumenti narrativi impiegati dalle operatrici per accompagnare il bambino verso una maggiore consapevolezza della propria storia e, quindi, della propria identità.
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2

Merini, Hilde <1991&gt. « Affamati d'aria. Storie di vita militare : un'inchiesta narrativa ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13693.

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3

SETTINERI, DARIA. « Migranti, storie di vita, relazioni. Un'etnografia di un quartiere di Palermo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/53132.

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Résumé :
Questo lavoro nasce dalla ricerca etnografica condotta a Palermo, nel quartiere dell'Albergheria all'interno del mercato di Ballarò, tra migranti senza documenti. Esso si focalizza precipuamente su due piani: tempo e spazio, utilizzati come costanti di un discorso apparentemente discontinuo ma che mi hanno permesso di indagare, partendo da una visione reticolare di queste due misure, il posizionamento del sé, la costruzione della propria soggettività, la negoziazione della propria presenza in un'area complessa, legata a dinamiche riconducibili a cosmologie criminali e mafiose ma anche a focolai di legalità che lottano per essere riconosciuti nel territorio. La popolazione storica del quartiere, particolarmente vulnerabile per le difficoltà ad accedere alle risorse della città, vive la medesima condizione di quella migrante utilizzando anche le medesime strategie di sopravvivenza.
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4

BALDONI, Emiliana. « Racconti di trafficking. Una ricerca sulla tratta delle donne straniere a scopo di sfruttamento sessuale ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/917152.

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5

Zanette, Enrico <1980&gt. « Storie di vita e rivoluzione. Biografie e autobiografie di comunardi (1871-1886) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5134/1/Zanette_Enrico_Comunardi.pdf.

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Résumé :
Nell'ambito di un'indagine sull'identità del rivoluzionario nel XIX secolo, calata tra gli attivisti coinvolti nella Comune di Parigi, si è trattato di selezionare quelle autobiografie scritte e pubblicate da comunardi come parte integrante della loro attività politica, e così porre il problema del rapporto tra pratica autobiografica e rivoluzione, ovvero chiarire le condizioni del passage au récit, la scelta autobiografica e insieme la mise en intrigue tra esperienze individuali e rivoluzione. Questa ricerca si presenta dunque come un lavoro sulle pratiche autobiografiche all'interno delle pratiche di attivismo politico, ovvero più specificamente sulla relazione tra autobiografia e rivoluzione. In altri termini si analizza il modo in cui i rivoluzionari narravano la loro identità in pubblico, perché lo avessero fatto e cosa veicolavo in termini di stili di vita e convinzioni particolari. In quanto rivoluzionari, l'autobiografia diviene fonte e parte di ciò che essi reputavano in quel momento la propria traiettoria rivoluzionaria, la narrazione di quella che in quel momento ritenevano comunicare al pubblico come propria identità narrativa. La ricerca si articola in tre momenti. Nel primo capitolo analizzo le biografie, o meglio un piccolo gruppo tra la massa di biografie di comunardi edite all'indomani della Comune da parte della pubblicistica tanto ostile quanto partigiana della Comune. Queste narrazioni biografiche diffuse nei mesi successivi alla repressione della rivoluzione comunalista consentono di affrontare una delle condizioni fondamentali del passage au récit autobiografico che si manifesterà solo posteriormente. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati a due progetti autobiografici di diversa natura: la trilogia autobiografica di Jules Vallès (1879, 1881, 1886) e le Mémoires di Louise Michel (1886).
As part of an investigation of revolutionary identity in the XIX century, declined on the activists involved in the Paris Commune, it was to select those life-stories written and published by the Communards as part of their political activity, and thus to pose the problem of the relationship between autobiographical practice and revolution, clarify the conditions of passage au récit, the autobiographical choice and the mise en intrigue of the individual experiences and revolution. This research thus provides an inquiry of the autobiographical practices within the practices of political activism, or more specifically on the relationship between autobiographical narratives and revolution. I analyse the way in which the revolutionaries told their identity in public, the reasons why they had done and what they spreaded in terms of lifestyles and beliefs. As revolutionaries, the autobiography becomes a source and a part of what they considered their revolutionary path, the narrative of what at that time they believed to communicate to the public as their own narrative identity. The research is divided into three parts. In the first chapter I analyse the biographies, or rather a small group among the mass of published biographies of Communards after the Commune. These biographical narratives help address one of the fundamental conditions for the passage au récit which will be appeared only later. The second and third chapters are dedicated to two autobiographical practices of different nature: the autobiographical trilogy of Jules Vallès (1879, 1881, 1886) and Memoirs of Louise Michel (1886).
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Zanette, Enrico <1980&gt. « Storie di vita e rivoluzione. Biografie e autobiografie di comunardi (1871-1886) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5134/.

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Résumé :
Nell'ambito di un'indagine sull'identità del rivoluzionario nel XIX secolo, calata tra gli attivisti coinvolti nella Comune di Parigi, si è trattato di selezionare quelle autobiografie scritte e pubblicate da comunardi come parte integrante della loro attività politica, e così porre il problema del rapporto tra pratica autobiografica e rivoluzione, ovvero chiarire le condizioni del passage au récit, la scelta autobiografica e insieme la mise en intrigue tra esperienze individuali e rivoluzione. Questa ricerca si presenta dunque come un lavoro sulle pratiche autobiografiche all'interno delle pratiche di attivismo politico, ovvero più specificamente sulla relazione tra autobiografia e rivoluzione. In altri termini si analizza il modo in cui i rivoluzionari narravano la loro identità in pubblico, perché lo avessero fatto e cosa veicolavo in termini di stili di vita e convinzioni particolari. In quanto rivoluzionari, l'autobiografia diviene fonte e parte di ciò che essi reputavano in quel momento la propria traiettoria rivoluzionaria, la narrazione di quella che in quel momento ritenevano comunicare al pubblico come propria identità narrativa. La ricerca si articola in tre momenti. Nel primo capitolo analizzo le biografie, o meglio un piccolo gruppo tra la massa di biografie di comunardi edite all'indomani della Comune da parte della pubblicistica tanto ostile quanto partigiana della Comune. Queste narrazioni biografiche diffuse nei mesi successivi alla repressione della rivoluzione comunalista consentono di affrontare una delle condizioni fondamentali del passage au récit autobiografico che si manifesterà solo posteriormente. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati a due progetti autobiografici di diversa natura: la trilogia autobiografica di Jules Vallès (1879, 1881, 1886) e le Mémoires di Louise Michel (1886).
As part of an investigation of revolutionary identity in the XIX century, declined on the activists involved in the Paris Commune, it was to select those life-stories written and published by the Communards as part of their political activity, and thus to pose the problem of the relationship between autobiographical practice and revolution, clarify the conditions of passage au récit, the autobiographical choice and the mise en intrigue of the individual experiences and revolution. This research thus provides an inquiry of the autobiographical practices within the practices of political activism, or more specifically on the relationship between autobiographical narratives and revolution. I analyse the way in which the revolutionaries told their identity in public, the reasons why they had done and what they spreaded in terms of lifestyles and beliefs. As revolutionaries, the autobiography becomes a source and a part of what they considered their revolutionary path, the narrative of what at that time they believed to communicate to the public as their own narrative identity. The research is divided into three parts. In the first chapter I analyse the biographies, or rather a small group among the mass of published biographies of Communards after the Commune. These biographical narratives help address one of the fundamental conditions for the passage au récit which will be appeared only later. The second and third chapters are dedicated to two autobiographical practices of different nature: the autobiographical trilogy of Jules Vallès (1879, 1881, 1886) and Memoirs of Louise Michel (1886).
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Peatini, Emilia <1951&gt. « Olga Blumenthal (1873-1945) Storie di una famiglia e di una vita ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16340.

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Résumé :
Il lavoro di ricerca intende ricostruire la vita di Olga Blumenthal, professoressa di origine ebraica che insegnò lingua e letteratura tedesca a Ca’ Foscari, dal 1919 al 1937. Una pietra d'inciampo di fronte al portale dell'Università la ricorda come vittima della Shoah: Olga Blumenthal morì a Ravensbrük, in un giorno imprecisato, all’inizio del 1945. La documentazione che è stato possibile reperire ha permesso di ricostruire, anche se non integralmente, alcuni aspetti e periodi della sua vita, dalla storia della sua famiglia d’origine quando nel 1820 i nonni paterni arrivarono a Venezia dalla Baviera, seguendo poi i Blumenthal nel loro processo di emancipazione e di integrazione a pieno titolo nell’élite della città già nel corso della generazione successiva, sullo sfondo degli eventi della grande storia, dall’entrata di Venezia nella sfera d’influenza asburgica, alle temperie risorgimentali, all’ingresso del Lombardo -Veneto nel Regno d’Italia. In questo privilegiato contesto familiare, la figura di Olga acquista spessore non solo come insegnante e intellettuale ma anche come donna segnata dalla condizione femminile del suo tempo e del suo censo, dalla religione ebraica che ripudiò nella maturità e come moglie dell’eclettico professor Gilberto Secrétant, fino a quando gli effetti del fascismo e della dominazione tedesca la strapparono dalla sua casa e dalla sua città, portandola a morire già forse durante il viaggio verso il lager.
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Sparacio, Emanuela <1988&gt. « Sono un po' indie Storie di vita tra creatività e imprenditorialità ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18537.

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Résumé :
Partendo da una descrizione della classe creativa ed una riflessione in merito a come questa si configura, la tesi si sviluppa come una ricerca finalizzata alla ricostruzione delle "storie di vita" di alcuni artisti emergenti della scena Indie italiana, condotta attraverso una serie di interviste. Attraverso l'individuazione dei principali processi che li hanno portati a costruire la loro professionalità, vengono analizzati i mezzi utilizzati per consolidarla, i diversi stadi della loro carriera ed il loro rapporto con le case discografiche indipendenti; vengono evidenziate le facilitazioni e gli ostacoli incontrati nel loro percorso di crescita professionale al fine di costruire il 'business model' dell'artista Indie. La ricerca si conclude con l'analisi dei principali aggregatori del settore, dalle case discografiche alle cooperative che si occupano della gestione e promozione del lavoro creativo.
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Brozzetti, Eva <1976&gt. « A Santa Fe de la Vera Cruz : storie di vita, di famiglia e di politica ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8139.

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Résumé :
Il presente lavoro che nasce e si articola nel contesto della doppia titolazione con la Università Nacional del Litoral, argomenta la possibilità di narrare le grandi linee della storia argentina della seconda metà del ventesimo secolo attraverso il ricorso a due storie di vita di soggetti che furono protagonisti di quegli anni nel contesto locale della militanza di sinistra. La proposta, altresì', rappresenta un tentativo di mediazione tra memoria pubblica e memoria intima e familiare.
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DI, PRAZZA BIANCA. « Storie LGBTQ. Un’analisi narratologica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1200400.

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Résumé :
In questo preciso istante molte persone nel mondo stanno dichiarando a se stessi, a un amico, ai genitori, o a degli estranei la propria identità sessuale o di genere. Il coming out è uno degli aspetti della vita LGBTQ maggiormente discussi e teorizzati; in particolare, nella società occidentale, in un contesto fortemente etero-normativo e cisgender, rivelare un’identità prevalentemente stigmatizzata viene percepita come una tappa cruciale. Il coming out è profondamente immerso nel contesto socioculturale, producendo narrazioni differenti in diverse parti del mondo. Possiamo analizzarlo come una azione dalla forte carica politica, ma anche come un atto linguistico performativo e un fenomeno relazionale nel quale entrambi gli interlocutori sono equamente responsabili. Nelle narrazioni di coming out possiamo osservare come le soggettività gay, lesbiche, transgender e queer si formano attraverso una self narrative, uno strumento alternativo usato per dare senso alle identità marginalizzate. In altre parole, le narrazioni di coming out costituiscono la voce dei gruppi sociali emarginati che contribuiscono a creare un nuovo linguaggio per narrare una storia riguardo al self, la quale potrebbe contribuire a produrre una nuova società. Nonostante i repentini cambiamenti nelle dinamiche sociali che hanno portato, come affermano alcuni accademici, all'emergenza di un’era post-closet, poca attenzione è stata dedicata alle diverse soggettività presenti nella comunità LGBTQ. L’erronea sovrapposizione delle esperienze gay/ bi/lesbiche e transgender potrebbe farci trascurare la natura processuale del coming out per le persone LGB e la natura doppia del coming out per quelle trans. Alla luce di quanto appena detto, la tesi è stata impostata per esplorare le coming out narrative, rivelando come non ci sia un modo universale per farlo, ogni storia è diversa e porta con sé narrazioni multiple, che esprimono l’unicità di ogni esperienza e identità LGBTQ.
In this very moment, many people in the world are disclosing to themselves, to a friend, to a parent or also to strangers their sexual or gender identity. Coming out is one of the most theorised and discussed feature of LGBTQ life; in particular, in western society- a solid heteronormative and cisgender context- disclosing a stigmatised identity, is perceived as a crucial step. The coming out is profoundly embedded within the social and cultural context, producing different narratives in different parts of the world. It can be analysed as strong political action, as well as a performative speech act, or also a relational phenomenon in which both the producer and the receiver are equally accountable. In coming out narrative we can see how gay, lesbian, transgender and queer subjectivities are formed through self-narrative, an alternative tool used as a venue for making sense of marginalized identities. In other words, coming out narratives are the voice of disregarded social groups which create a new language to narrate a story about the self. This lingo may contribute to shape a new society. Despite rapidly shifting social dynamics, which led, in the words of some scholars, to the emergence of a post-closet era, still scarce attention has been paid to the different subjectivities in the LGBTQ community. The erroneous overlapping of gay/lesbian/bi and trans experiences may lead us to miss the processual nature of coming out, for LGB people, and the double nature of coming out, for transgender ones. In light of such arguments, this dissertation research was constructed to explore coming out narrative revealing that there isn’t a universal mode to come out, every story is unique and carries multiple narrations, which describe the uniqueness of every experience and identity in the LGBTQ community.
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Balaguer, Carolina <1981&gt. « Le rimesse degli immigrati tra progetti di vita e legami familiari ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2462.

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Résumé :
La presente tesi si concentra sulla valenza sociale del fenomeno delle rimesse ed analizza, attraverso la ricerca empirica, quali siano i significati degli invii di denaro sulla vita quotidiana degli immigrati e quali effetti abbiano sul progetto migratorio e sulla relazione con la famiglia di origine. L’ipotesi di questa tesi, riguarda infatti lo studio delle rimesse in quanto risultato dell’interferenza tra il progetto di vita ed i legami familiari, dove per interferenza si intende la sovrapposizione delle due dimensioni sociali oggetto di analisi, alla luce anche dell’attuale panorama globale di crisi economica. L’intervista diretta di testimoni privilegiati, ha permesso di osservare la realtà sociale vissuta da alcuni immigrati e di approfondire il tema delle rimesse da un punto di vista soggettivo rispetto alle ricadute sui legami con la famiglia di origine.
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ANTONELLI, Fulvia. « I figli del ghorba. Storie di vita ed etnografia di ragazzi fra il Marocco e l'Italia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2011. http://hdl.handle.net/10446/916.

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13

Signorelli, Leila <1984&gt. « La conservazione viva dell'esistente. Storia, progetto e restauro nell'opera di Josef Wiedemann ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6401/1/Signorelli_JW_140314_unico.pdf.

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Résumé :
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare.
The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating
Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen. Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet. Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist. Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen. In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er die Bemühungen und Ansätze von Cesare Brandi, Ambrogio Annoni, Roberto Pane, Piero Gazzola und Renato Bonelli teilt.
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Signorelli, Leila <1984&gt. « La conservazione viva dell'esistente. Storia, progetto e restauro nell'opera di Josef Wiedemann ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6401/.

Texte intégral
Résumé :
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare.
The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating
Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen. Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet. Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist. Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen. In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er die Bemühungen und Ansätze von Cesare Brandi, Ambrogio Annoni, Roberto Pane, Piero Gazzola und Renato Bonelli teilt.
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Brotto, Anna <1990&gt. « Verde come i soldi o come la vita ? Progetti di Agricoltura sociale in chiave decrescente ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8099.

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Résumé :
Il termine Agricoltura Sociale (AS o AgriSoc), da vita ad un processo innovativo che vede un collegamento tra due sfere vitali prima isolate: il sociale e l’agricoltura. Si tratta quindi di un mettere in comune risorse e potenzialità per creare qualcosa insieme. Il sistema produttivo agricolo e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate in un’ottica anti assistenziale che punta alla creazione di competenze in vista di un futuro vincente, sono alla base di questo pensiero. Durante il mio stage presso la cooperativa sociale Rio terà dei pensieri a Venezia, ho potuto vivere da vicino l'inserimento lavorativo di detenuti e detenuti nei carceri di Venezia, secondo i principi dell'agricoltura sociale e in questa tesi intendo analizzarne il processo. Nel fare questo voglio evidenziare come l'Agricoltura sociale sia una componente della decrescita serena e la cooperativa RTdP ne è un esempio. Analizzerò la decrescita in chiave Economica, relazionale e sociale all'interno di un esperienza di agricoltura sociale in Italia. Nella parte finale della tesi vi sono delle esperienze altre sullo stesso argomento italiane e internazionali.
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DE, MICHELI MICHELA LUNELLA. « MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI : STORIE DI VITA, VARIABILI CLINICO-SOCIALI E CONTESTO ISTITUZIONALE. UN'INDAGINE MULTI-METODO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/692.

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Résumé :
Nella presente ricerca, che unisce metodologie di tipo sia qualitativo che quantitativo, vengono approfonditi alcuni fattori di rischio potenziale per i “minori stranieri non accompagnati”, in riferimento alle variabili di accentuato svantaggio che caratterizzano il percorso migratorio e i processi di integrazione di questi adolescenti.
In Italy the number of foreign adolescents who experienced the event of unaccompanied migration is constantly and continuously increasing.The research goal was to assess how the early unaccompanied experience of migration, characterized by difficult conditions such as the absence of parents and/or family mandate, influenced the Self representations in autobiographical narrations, depression levels, coping strategies and ethnic identity. And the broad normative-institutional context in which several social-justice workers play a role in the process of protection and custody as well.
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DE, MICHELI MICHELA LUNELLA. « MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI : STORIE DI VITA, VARIABILI CLINICO-SOCIALI E CONTESTO ISTITUZIONALE. UN'INDAGINE MULTI-METODO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/692.

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Nella presente ricerca, che unisce metodologie di tipo sia qualitativo che quantitativo, vengono approfonditi alcuni fattori di rischio potenziale per i “minori stranieri non accompagnati”, in riferimento alle variabili di accentuato svantaggio che caratterizzano il percorso migratorio e i processi di integrazione di questi adolescenti.
In Italy the number of foreign adolescents who experienced the event of unaccompanied migration is constantly and continuously increasing.The research goal was to assess how the early unaccompanied experience of migration, characterized by difficult conditions such as the absence of parents and/or family mandate, influenced the Self representations in autobiographical narrations, depression levels, coping strategies and ethnic identity. And the broad normative-institutional context in which several social-justice workers play a role in the process of protection and custody as well.
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Lazzarini, Elisa <1986&gt. « "Comunità Alibandus, raccontami come sei diventata maggiorenne." Percorso di conoscenza di una comunità educativa per minorenni attraverso la raccolta di storie di vita dei suoi protagonisti ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2688.

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Résumé :
La ricerca è di tipo sperimentale e “work in progress” ed ha come oggetto due comunità per minorenni situate nel territorio vicentino (Vicenza e Bassano del Grappa) raccontate attraverso interviste e testimonianze dei protagonisti di oggi e di ieri. Nel mio lavoro andrò ad approfondire la realtà bassanese mentre la comunità vicentina verrà descritta da Elisa Carraro nella sua tesi di laurea. L’obiettivo della ricerca è la ricostruzione storica della comunità attraverso il racconto e le testimonianze delle persone che hanno vissuto questa realtà nei diciotto anni di presenza. Inoltre si è cercato di evidenziare quali siano stati i cambiamenti culturali che hanno portato l’evoluzione delle comunità educative per minorenni nel tempo e quali prospettive future possono avere queste strutture. La metodologia utilizzata è l’intervista libera qualitativo-narrativa finalizzata a raccogliere storie e dettagli di vita della comunità. La ricostruzione storica delle due comunità è stata effettuata da due ricercatrici che sono anche educatrici nelle realtà, utilizzando una metodologia di scambio e confronto continuo che ha permesso di uscire dalla filiera di comando arricchendo le conoscenze reciproche. Dalla ricerca sono emersi temi raggruppabili in due macro aree. La prima riguarda la realtà interna della comunità: tutti gli aspetti legati all’equipe educativa e ai ragazzi accolti. La seconda area riguarda l’ambiente esterno cioè l’interazione della comunità con il territorio in cui è insediata analizzando i rapporti con il Servizio Pubblico e la rete di supporto. Sono state anche approfondite le relazioni con l’ambiente d’origine dei ragazzi accolti e il percorso di vita una volta conclusa la loro permanenza in comunità. La ricerca non fornisce soluzioni nell’affrontare il tema delle comunità per minorenni ma raccoglie le questioni emerse che restano comunque temi aperti e di possibile approfondimento in futuro.
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BARZANTI, MARCO. « Progetti di riforma delle garanzie finanziarie del settore assicurativo : valutazione del rischio finanziario in una compagnia ramo vita ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/129.

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Résumé :
Il sistema delle garanzie finanziarie del mercato assicurativo è, allo stato attuale, oggetto di processi di riforma comunitari (c.d. progetto Solvency II). Le ipotesi fino ad ora elaborate, nonostante siano lontane dal potersi definire conclusive, prevedono l'apprezzamento del margine di solvibilità relativo al rischio di tasso d'interesse (IRR) assumendo che la struttura per scadenza sia oggetto di shift paralleli della curva. Noti i limiti dell'approccio deterministico ed in forza dei principi fino ad ora consolidati, il presente elaborato si propone l'obiettivo di quantificare il requisito di capitale di una compagnia operante nel ramo vita, a fronte dell'IRR, ipotizzando che la dinamica dei tassi sia governata da un processo stocastico nella forma del modello Cox Ingersoll e Ross (CIR). Le simulazioni sono state sviluppate sugli equilibri patrimoniali di una teorica compagnia, al fine di apprezzare in maniera asettica il contributo dell'impostazione promossa.
Nowadays, the financial guarantees system of insurance market is being interested by a Community reform process (Solvency II project). Even if the current hypothesis are far to be definitive, the present guidelines state that the Solvency Capital Requirement (SCR) related to Interest Rate Risk (IRR) has to be quantified assuming deterministic shocks to the yield curve. The aim of the thesis is to improve the assessment of SCR connected to IRR, calculating interest rates according to Cox, Ingersoll and Ross (cir) stochastic model. Simulations are developed on the asset liability equilibria of a theoretical life insurance company, in order to better appreciate the SCR algebra sensitivity to changes in CIR model parameters.
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BARZANTI, MARCO. « Progetti di riforma delle garanzie finanziarie del settore assicurativo : valutazione del rischio finanziario in una compagnia ramo vita ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/129.

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Résumé :
Il sistema delle garanzie finanziarie del mercato assicurativo è, allo stato attuale, oggetto di processi di riforma comunitari (c.d. progetto Solvency II). Le ipotesi fino ad ora elaborate, nonostante siano lontane dal potersi definire conclusive, prevedono l'apprezzamento del margine di solvibilità relativo al rischio di tasso d'interesse (IRR) assumendo che la struttura per scadenza sia oggetto di shift paralleli della curva. Noti i limiti dell'approccio deterministico ed in forza dei principi fino ad ora consolidati, il presente elaborato si propone l'obiettivo di quantificare il requisito di capitale di una compagnia operante nel ramo vita, a fronte dell'IRR, ipotizzando che la dinamica dei tassi sia governata da un processo stocastico nella forma del modello Cox Ingersoll e Ross (CIR). Le simulazioni sono state sviluppate sugli equilibri patrimoniali di una teorica compagnia, al fine di apprezzare in maniera asettica il contributo dell'impostazione promossa.
Nowadays, the financial guarantees system of insurance market is being interested by a Community reform process (Solvency II project). Even if the current hypothesis are far to be definitive, the present guidelines state that the Solvency Capital Requirement (SCR) related to Interest Rate Risk (IRR) has to be quantified assuming deterministic shocks to the yield curve. The aim of the thesis is to improve the assessment of SCR connected to IRR, calculating interest rates according to Cox, Ingersoll and Ross (cir) stochastic model. Simulations are developed on the asset liability equilibria of a theoretical life insurance company, in order to better appreciate the SCR algebra sensitivity to changes in CIR model parameters.
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FASULO, Fabrizio. « Inchieste sociali e subalternità. Dal concetto gramsciano di "subalterno" alle storie di vita di Scotellaro e Montaldi. Rappresentazione e intervento politico contro i rischi di una "orientalizzazione interna" ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90985.

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TEDESCHI, Filippo. « UNAMUNO E LA COSTRUZIONE DEL “SENTIMIENTO TRÁGICO” : RISCRITTURA DI PROGETTI ABBANDONATI E ABBOZZI AVANTESTUALI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389192.

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Résumé :
The aim of this dissertation is the study of fragments of the early work by Unamuno, which are also present in the second half of the avant-texte of The tragic sense of life. These fragments are mainly found in the third chapter of his book, and to a lesser extent in the seventh, eighth and ninth chapter. The last three chapters, by contrast, are almost completely free from textual connections with Meditaciones Evangélicas and the Tratado del Amor de Dios. This finding confirms the hypothesis that the last chapters of The tragic sense of life have been written after Meditaciones Evangélicas and the Tratado del Amor de Dios, presumably around 1911-1912, with certainty after 1908 (the year when Unamuno abandoned the project of the Tratado.
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Betti, Maddalena. « La formazione della sancta Ecclesia Marabensis (858-882). Fonti e linguaggi di un progetto papale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425547.

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Résumé :
My research focuses on realising a study on Methodius' archbishopric and on the papal politics of the 9th century concerning central Europe. Besides my work on the sources the huge historiography on this theme which dates from the 19th and the second half of the 20th century, serves as a basis for my analysis. This poses a significant challenge to the project according to the ideological and polemical tendency of a large part of the literature. But of course these extensive results can't be ignored and therefore the adaptation and contextualisation due to modern standards and the critical analysis of the main topics, aims and methodological approaches are an important part of my project. My work examines new prospects in discussing the traditional historiographical problems concerning the foundation of a new ecclesiastical territoriality in central Europe and it concentrates on the recovering of long neglected sources; therefore, the Roman sources (for example the Liber Pontificalis or the pope's registers), the Slavic sources (the Vita Costantini and the Vita Methodi) and the German sources (Annales fuldenses and the Conversio Bagoariorum et Carantanorum) will be subjects of a systematic investigation. The letters of Pope John VIII serve as an important source (872-882), especially the Moravian corpus (seven fragments and four complete letters), which represents a possibility to observe papal politics towards the rising archbishopric of Methodius. The analysis on the Moravian corpus will also be a linguistic one. I will concentrate especially on the vocabulary in the papal letters defining the Methodian archbishopric and its archbishop and the vocabulary used in the correspondence between Pope John VIII and the Slav chief Svatopluk. The linguistic analysis allows to understand the main stages of a dynamical and flexible papal politic: at the beginning of the correspondence the letters are written in a cautious style, reflecting the papal awareness of the alternating historical and territorial circumstances. After Svatopluk's confirmation and an increased political stability in that region, the papal letters became more audacious. Moreover efforts were made towards a justification and legitimation of the new Roman diocese, in order to decrease the influence and the continuous objections of the Bavarian church having had tried to reject papal intrusion over the missionary territories by claiming them to be Bavarian ones assigned by Carolingian authority. The papal letters are precious documents which testify the ideological effort to find an untouchable identity for the Methodian diocese and the right canonical position for Methodius. The first papal attempt consists in assigning Pannonian identity to the Methodian diocese, according to a strategy already adopted during the furious polemic between Rome and Constantinople about the control of Bulgarian Christianity. In the papal letters the term "Pannonian diocese" is suddenly replaced by "Moravian diocese". This seems to be a strategy to establish a new diocese with a new name, that can be regarded independent from the late Roman past.The change of the diocese's name signifies a radical transformation in the papal politics demonstrating an example of effective political sovereignty that reacts to the new political realities along the eastern borders of the Empire. In this context, it's obvious that the relationships between the Pope and the Slavic chiefs, which serve as absolute guarantors for the survival of the new ecclesiastical realities, gain significantly in importance.
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Amadori, Ilaria <1989&gt. « SERVIZI SOCIALI E VITA DI STRADA : PONTI O SBARRAMENTI ? sottotitolo : Quando è possibile co-costruire progetti nelle situazioni di grave marginalità e povertà estrema ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19065.

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Résumé :
L’oggetto di analisi di questo studio riguarda la marginalità e la povertà estrema nelle pratiche del servizio sociale. L’interesse per le persone che vivono in condizioni di grande precarietà abitativa e sociale nasce da esperienze di volontariato nella mia città di residenza (Forlì) e durante il tirocinio curricolare presso l’Unità Operativa Complessa Dipendenze Patologiche con sede in Forlì dell’Ausl della Romagna. Nel lavoro di ricerca ed analisi si pone attenzione all’intercultura, intesa come spazio di senso condiviso tra operatore e utente, portatori di visioni della realtà differenti, date dal background dei rispettivi ruoli e vissuti, e talvolta dalle differenti provenienze. Chi vive in strada sperimenta una rottura con la società dominante, costruendo una sottocultura. Inoltre, accade spesso che chi si trovi a vivere in strada appartenga ad un contesto migratorio (nazionale o internazionale). Gli operatori che lavorano nei servizi sociali sono portatori di una cultura e un linguaggio tipico della professione, oltre che di una visione della realtà del gruppo dominante. Per questo ipotizzo che sia necessario una co-costruzione dello spazio di aiuto, del linguaggio, dei riferimenti su cui basare la relazione di aiuto, favorendo la fiducia reciproca. A livello empirico, la raccolta di dati si concentra nel territorio di Forlì-Cesena e Rimini, durante i mesi di Novembre e Dicembre 2020, periodo in cui non sono ancora elaborati i dati dell’anno 2020. Per questo viene fatto riferimento ai dati dell’anno 2019. Tuttavia si ritiene importante uno sforzo interpretativo per comprendere come è variato il bisogno in relazione alla pandemia da Covid. Nei primi capitoli, dopo un primo quadro epistemologico e sullo stato dell’arte, ci si concentra sul quadro legislativo nazionale ed internazionale. Il terzo e quarto capitolo raccolgono le interviste semi-strutturate e i dati ottenuti da diversi attori presenti sul territorio che lavorano nell’ambito della grave marginalità ed esclusione. Oltre alle istituzioni, si sono svolti alcuni colloqui con persone beneficiarie di questi interventi. Obiettivo di questo lavoro è rappresentare le pratiche dei servizi sul territorio rispondono ai bisogni di coloro che vivono in strada, quali modalità e strategie vengono messe in atto al fine di accompagnarli nella co-costruzione di situazioni di minor precarietà, migliorandone la qualità di vita.
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Pastori, Bianca. « Agricoltrici per scelta. Percorsi di vita e di lavoro, saperi, pratiche e relazioni delle produttrici agricole a Primiero (Trentino orientale) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421832.

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Women farmers by choice. Life and work histories, skills, practices, networks among agricoltural producers of Primiero (Eastern Trentino region) The research presents an ethnographic account of four women farmers' everyday work in the alpine valley of Primiero. The analysis is framed by a survey of peasant studies - especially in the italian anthropologic tradition - alpine anthropology and feminist studies of work and labour.
La tesi si inserisce nel quadro del rinnovato interesse degli studi antropologici sull'agricoltura contemporanea descrivendo le storie di vita e il lavoro quotidiano di quattro produttrici agricole di montagna che vivono e lavorano nella Comunità di Primiero (Trentino orientale). Il resoconto entografico è stato inquadrato, nei capitoli introduttivi, da una disamina degli studi antropologici - sopratutto italiani - sul mondo contadino, dell'antropologia alpina e degli studi sul lavoro femminile.
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MATERIA, SIMONA. « CARCERE E CITTADINANZA : L¿ISTITUZIONE PENITENZIARIA NEL PROCESSO DI INCLUSIONE/ESCLUSIONE SOCIALE DEI MIGRANTI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232490.

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Résumé :
Gli ultimi decenni sono stati contraddistinti da un notevole aumento della percentuale di migranti detenuti all’interno delle carceri europee, sproporzionato rispetto all’incidenza degli stranieri all’interno dei territori considerati. In Italia questo fenomeno di sovra-rappresentazione dei migranti all’intero dei penitenziari ha una dimensione particolarmente importante, che ha suscitato l’interesse della letteratura sociologica e criminologica, interesse orientato alla ricerca delle sue cause. Il presente lavoro si propone di indagare quali siano non già le cause, quanto gli effetti dell’esperienza detentiva sui migranti, con particolare riferimento alla sua influenza nei percorsi di vita successivi dei migranti, alla luce di due principali orientamenti interpretativi, entrambi inseriti all’interno della corrente di pensiero di stampo marxista, e quindi attenti alle correlazioni tra il mercato del lavoro e il sistema penitenziario. Secondo parte della letteratura il carcere costituisce un portone di ingresso al contratto sociale per la nuova classe lavoratrice, oggi costituita dai migranti. Infatti al suo interno essi hanno modo di beneficiare di alcune forme di welfare, accedendo a servizi ed opportunità (assistenza sanitaria, istruzione e alfabetizzazione, lavoro regolare e formazione al lavoro) dalle quali - specialmente se irregolari - essi generalmente sono esclusi in condizione di libertà nel territorio italiano. Un diverso orientamento ha sostenuto invece che la prigionizzazione dei migranti svolga una funzione meramente neutralizzante, finalizzata alla loro esclusione definitiva dal contesto sociale. Alla luce dell’analisi di quanto “offre” il penitenziario ai migranti e delle storie di vita raccolte tra migranti recidivi nel Carcere di Capanne (PG), questo lavoro ha lo scopo di capire quale funzione svolga oggi il carcere nei confronti dei migranti, ed in particolare se esso rappresenti anche oggi una prima tappa nel processo di inclusione della nuova classe lavoratrice, ovvero sia diventato un luogo di mera neutralizzazione.
The past few decades have been marked by a significant increase in the percentage of immigrants detained in prisons in Europe, disproportionate incidence of foreigners in the concerned territory. In Italy the phenomenon of over- representation of immigrants in prisons has a vey important dimension , that has attracted the interest of the sociological and criminological literature , research-oriented interest of its causes. The present work aims to investigate not the causes, but the effects of the experience of imprisonment on immigrants’s lives. Specifically, we’ll examine two main lines of interpretation, both included inside the internal current of Marxism, and we’ll pay attention to the correlation between the labor market and the prison system . According to the literature, the prison is a main entrance to the Social Contract for the new working class , made up of immigrants now a days. In fact, inside the jail, they have the opportunity to benefit from certain forms of welfare , accessing services and opportunities (health care , education and literacy , regular employment and job training ) from them - especially if irregular - they generally are excluded in condition of freedom in Italy. A different approach has argued instead that the detention of immigrants performs a function merely neutralizing aimed at their definitive exclusion from the social context . Inquire to what " offers " the penitentiary to immigrants and migrant life stories collected from offenders in the Prison of Capanne ( PG ), this work aims to understand what function the prison plays today against immigrants , and especially if it represents today a first step in the process of inclusion of the new working class , which has become a place of neutralization , with the advent of post-Fordist production system, a place of storage of excess workers.
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Calbi, Gian Luca. « Recupero e conservazione dell’edilizia del primo Novecento a Bologna. Progetto di adeguamento statico e miglioramento sismico dell’edificio di via dei Mille 17-19 ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Il lavoro di tesi si propone di individuare, attraverso la ricerca storica, le vicende susseguitesi e la relazione che le lega alla struttura, sviluppando una conoscenza approfondita e quanto più dettagliata, per poi sviluppare un progetto volto al miglioramento statico e sismico. Il presente studio segue il filo logico temporale e si sofferma sugli eventi di carattere strutturale di maggior rilievo, ricavati dai vari documenti e progetti, e su come questi vadano ad agire nell’insieme della struttura. A seguito dell’analisi storica, è stata sviluppata la parte di rilievo e sono stati evidenziati i primi approcci all’utilizzo del calcestruzzo armato. Il rilievo geometrico ha permesso la corretta rappresentazione dello stato di fatto e l’individuazione di tutte le tecnologie utilizzate; esso è stato coadiuvato dall’utilizzo della fotografia e delle moderne tecniche di aerofotogrammetria permettendo la redazione di tutte le tavole dello stato di fatto e successivamente di progetto. Il lavoro qui presentato si affianca ad una relazione sulla valutazione del rischio sismico, basata su modelli esposti dalle linee guida, in particolare sul modello Palazzi, ville ed altre strutture con pareti di spina ed orizzontamenti intermedi, e comprende inoltre una valutazione applicata attraverso le Condizioni d’Instabilità Negli Edifici, eseguita in primis allo stato attuale, poi tenendo in considerazione gli interventi proposti. Lo stato di fatto ha rilevato una elevata vulnerabilità, e sulla base di questi risultati si è sviluppato il progetto di miglioramento sismico e adeguamento statico, fondato su concetti del recupero edilizio, con interventi puntuali o diffusi al fine di contenere le vulnerabilità evidenziate dalle analisi. I cinematismi attivabili in precedenza sono stati infine inibiti dagli interventi di progetto, che non snaturano i corpi di fabbrica presenti, prevedendo operazioni minuziose di minimo impatto.
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CORDINI, MARTA MARGHERITA. « La Casa nell'Esperienza Migratoria : Significati, Funzioni e Implicazioni Politiche dell'Abitare ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1254.

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Résumé :
Questo studio si occupa di investigare il percorso abitativo degli immigrati, dedicando un’attenzione particolare alla varietà degli elementi che contribuiscono al suo evolversi e alla loro connessione con fenomeni macro, come il mercato abitativo o le politiche abitative. Il fieldwork, un quartiere nel Sud della città di Milano, è stato scelto per due ragioni: da una parte, esso è infatti caratterizzato da una considerevole presenza di popolazione immigrata, dall’altra, tale quartiere, è stato soggetto, nel corso degli ultimi anni a una serie di interventi di recupero urbano e sociale promossi da attori privati e pubblici. Tramite l’utilizzo di diversi strumenti metodologici, le storie di vita, le interviste a testimoni chiave, l’osservazione etnografica e la creazione di mappe, la ricerca mira a cogliere la complessità che caratterizza la dimensione abitativa nell’esperienza migratoria. Esperienze individuali, fenomeni spaziali e politiche sono tutti elementi oggetto di osservazione. L’utilizzo delle mappe, inoltre, costituisce un’innovazione e un esperimento in ambito metodologico. Il complesso della ricerca è volto a suggerire un nuovo approccio all’analisi dei percorsi abitativi, sia da un punto di vista teorico che metodologico. L’analisi finale è dedicata a una riflessione sull’efficacia e i limiti delle politiche per la casa e per l’immigrazione.
This work aims to investigate the housing pathway of migrants, paying attention to the variety of different features from which they are shaped over time and their interaction with structural dimensions, as housing market and policies. Through the use of different methodological instruments, this research tries to gather the complexity concerning the dimension of home in migrants’ experience. The fieldwork, a neighborhood in Southern Milan, has been chosen for two main reasons: in the one hand it is characterized by a considerable presence of migrants at different stages of their migration experience, on the other hand it has been interested by urban renovation programs and social interventions promoted by private and public actors. Individual experiences are thus investigated, alongside with spatial phenomena, policies and interventions. Achieving these different fields of interest implied the utilization of life story interviews, ethnographic observation, key informants interviews and participatory maps. This last technique constitutes a methodological innovation. The purpose is to suggest a new approach in analyzing housing pathway, both from a theoretical and methodological perspective. In addition the research aims to reflect on the efficacy and limits of housing and immigration policies drawing on evidence based data.
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CORDINI, MARTA MARGHERITA. « La Casa nell'Esperienza Migratoria : Significati, Funzioni e Implicazioni Politiche dell'Abitare ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1254.

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Questo studio si occupa di investigare il percorso abitativo degli immigrati, dedicando un’attenzione particolare alla varietà degli elementi che contribuiscono al suo evolversi e alla loro connessione con fenomeni macro, come il mercato abitativo o le politiche abitative. Il fieldwork, un quartiere nel Sud della città di Milano, è stato scelto per due ragioni: da una parte, esso è infatti caratterizzato da una considerevole presenza di popolazione immigrata, dall’altra, tale quartiere, è stato soggetto, nel corso degli ultimi anni a una serie di interventi di recupero urbano e sociale promossi da attori privati e pubblici. Tramite l’utilizzo di diversi strumenti metodologici, le storie di vita, le interviste a testimoni chiave, l’osservazione etnografica e la creazione di mappe, la ricerca mira a cogliere la complessità che caratterizza la dimensione abitativa nell’esperienza migratoria. Esperienze individuali, fenomeni spaziali e politiche sono tutti elementi oggetto di osservazione. L’utilizzo delle mappe, inoltre, costituisce un’innovazione e un esperimento in ambito metodologico. Il complesso della ricerca è volto a suggerire un nuovo approccio all’analisi dei percorsi abitativi, sia da un punto di vista teorico che metodologico. L’analisi finale è dedicata a una riflessione sull’efficacia e i limiti delle politiche per la casa e per l’immigrazione.
This work aims to investigate the housing pathway of migrants, paying attention to the variety of different features from which they are shaped over time and their interaction with structural dimensions, as housing market and policies. Through the use of different methodological instruments, this research tries to gather the complexity concerning the dimension of home in migrants’ experience. The fieldwork, a neighborhood in Southern Milan, has been chosen for two main reasons: in the one hand it is characterized by a considerable presence of migrants at different stages of their migration experience, on the other hand it has been interested by urban renovation programs and social interventions promoted by private and public actors. Individual experiences are thus investigated, alongside with spatial phenomena, policies and interventions. Achieving these different fields of interest implied the utilization of life story interviews, ethnographic observation, key informants interviews and participatory maps. This last technique constitutes a methodological innovation. The purpose is to suggest a new approach in analyzing housing pathway, both from a theoretical and methodological perspective. In addition the research aims to reflect on the efficacy and limits of housing and immigration policies drawing on evidence based data.
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Piasentini, Anna. « Vivere, narrare, nominare la malattia mentale : l'incontro tra l'esperienza migratoria e i servizi socio-sanitari ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424074.

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Résumé :
The research starts from a social constructionist theoretical framework, using some of the contributions of symbolic interactionism, ethnography and phenomenology, drawing also from the theory of mutual recognition. The relations between the migrants, belonging to the mental health centers and the operators themselves were considered, focussing on: the first contact, the reception space, the definition of the disease from both sides, the beginning of the career of the patient and the start of the therapeutic relationship. In agreement with the theoretical background and supported by in-field experiences, representations and definitions of the subject, the methodological approach is qualitative: the quantitative data provide a frame of the present phenomenon, and refer to the influx of migrants to a service in Padua and in Camposampiero. The qualitative methodology followed the ethno-historical-sociological approach and the narrative approach, using survey instruments such as ethnographic observation, biographical interviews with the migrants and semi-structured interviews with service operators. The narrative approach in this research holds an important function: it gives voice to the subjects, freeing them from the diagnostic categories, in which they are imprisoned. It allows to pick up and (re) construct the sense of a reality that becomes the history of multiple memberships , a path, which is part of a collective history, not just an individual one. The results offer an interesting picture on the relationship between two different provinces of meaning, between worlds and roles, which are different and in dynamic relationship, including the request for care and healing, and the response, which is sometimes inadequate. They also suggest the opportunity to move towards a capacity that allows to "stay within the boundaries," entering into relation and suspending judgment, giving up part of the securities offered by western medicine, opening up to new forms of narration of illness and healing, and flexibility in the times and spaces of care. The research shows the need to accept the ambivalence as a typical feature of the status of migration and mental illness in migration, as well as attention to transnationalism. Indeed, transnationalism emerges in the practice of nursing, in the choice to turn to the clinic, in the confidence in the doctor and in the acceptance to follow the course of treatment. The meanings from the research indicate also the possibility of using the categories and ideas that emerged also in clinical practice with native patients, and raise some questions, which pave the way for future research
La ricerca muove da una cornice teorica socio-costruzionista, utilizzando alcuni contributi dell’interazionismo simbolico, dell’etnografia e della fenomenologia, attingendo inoltre alla teoria del riconoscimento reciproco Sono state prese in esame le modalità di relazione tra migranti che afferiscono ai centri di salute mentale e gli operatori stessi, in particolare come avviene il primo contatto, spazio deputato all’accoglienza, alla definizione della malattia da entrambe le parti, all’inizio della carriera di paziente e all’avvio della relazione terapeutica . In accordo con le premesse teoriche e l’attenzione ai vissuti, rappresentazioni e definizioni della persona, il percorso metodologico è di tipo qualitativo: i dati quantitativi presenti offrono una cornice del fenomeno, e si riferiscono all’affluenza dei migranti presso un servizio di Padova e uno di Camposampiero. La metodologia qualitativa ha seguito l’approccio etno-storico-sociologico e l’approccio narrativo, utilizzando quali strumenti d’indagine l’osservazione etnografica, le interviste biografiche di migranti e le interviste semistrutturate a operatori dei servizi. L’approccio narrativo assume in questa ricerca una funzione importante, che nasce dalla possibilità di dare voce alle soggettività, liberandole dalle categorie diagnostiche in cui sono imprigionate e permettendo di raccogliere e (ri) costruire il senso di una realtà che diventa storia di appartenenze multiple, e di un percorso che non è più solo individuale, ma è parte di una storia collettiva. I risultati permettono di offrire un quadro interessante sulle modalità di relazione tra due diverse province di significato , tra mondi e ruoli diversi e in movimento, tra una richiesta di cura e guarigione e una risposta non sempre corrispondente. Suggeriscono inoltre l’opportunità di orientarsi verso una capacità che permetta di “stare nei confini”, entrando in relazione sospendendo il giudizio, rinunciando in parte alle sicurezze offerte dalla medicina occidentale, aprendosi a nuove forme di narrazione della malattia e della guarigione, e a una flessibilità nei tempi e negli spazi di cura. Dalla ricerca emerge inoltre la necessità di accogliere la dimensione dell’ambivalenza come tipica della situazione di migrazione e di malattia mentale nella migrazione, oltre ad un’attenzione al transnazionalismo, che riaffiora anche nelle pratiche di cura, nella scelta di rivolgersi all’ambulatorio, nella fiducia riposta nel medico e nell’accettazione di seguire il percorso terapeutico. I significati emersi dalla ricerca inoltre, indicano la possibilità di utilizzare le categorie e le riflessioni emerse anche nella pratica clinica con i pazienti autoctoni, e generano alcune domande che aprono la strada a ricerche future.
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Petruzzi, Carmen. « Minori soli nel Mediterraneo. Intenzionalità e proposte pedagogiche fra esperienze e progetti di vita ». Doctoral thesis, 2019. https://hdl.handle.net/2158/1156082.

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Résumé :
Le dinamiche migratorie degli ultimi trent’anni hanno contribuito a ridefinire le politiche europee e, in particolare, quelle italiane e ci hanno consegnato l’immagine di un’Italia interessata da un cambiamento radicale: da storico Paese d’emigrazione a nazione di primo piano fra quante hanno acquistato una posizione strategica sul fronte immigratorio , in virtù della sua naturale ubicazione esterna nella mappa europea. Emerge, a livello macroscopico, la necessità di approfondire e curare uno degli aspetti più acclarati delle migrazioni: l’arrivo di minori soli e privi di un genitore o tutore di riferimento. Si tratta della cosiddetta génération involontaire, immigrati nella società e nella vita, che a questa si adattano e aggrappano per realizzare un avvenire indefinito, incerto e per nulla semplice. Le pagine di ricerca sono l’esito di uno studio condotto allo scopo di investigare, nel delicato contesto della questione migratoria, le variabili riguardanti questo specifico soggetto, ormai non più trascurato. Il miglioramento della qualità della vita ha infatti allargato gli ambiti di progettualità e dell’agire sociale nel minore, investito dagli effetti positivi e negativi dell’occidentalizzazione a cui l’ha portato la scelta migratoria, ritardando o bloccando il passaggio alla condizione adulta: il minore, spesso già lavoratore e responsabile della famiglia nel proprio Paese di origine, in quello di accoglienza vive un’estensione cercata o obbligata del tempo dell’adolescenza. This PhD thesis attempts to describe the reality of teenage migrants in the Mediterranean in order to understand what compels them to leave their family and their country to take charge once they are in Europe. The intention of the research is to try to give answers on issues related to the stories and life projects starting from the experiences (both positive and negative) of unaccompanied foreign minors. The choice of the narrative methodology is dictated by the need to access the perspective of the examined subject, capturing their mental categories, their interpretations of experiences, perceptions, feelings and reasons for their actions. The research project investigates the knowledge of unaccompanied minors in the Mediterranean to try and understand the phenomenon of those who, still minors, undertake a single, long, perilous journey and the human relationships they establish in the new territory, with adults as well as their peers. Finally, it proposes the implementation of new methodologies that can be put into effect in their favor in order to bring their life projects to light.
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Baldini, Michela. « Lavoro minorile ed emigrazione tra storie di vita narrata e storie di vita vissuta dall'Unità d'Italia alla Grande Guerra ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1264156.

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Résumé :
La ricerca consiste nell’analizzare in chiave storico-pedagogica l’emigrazione e il lavoro minorile in un’ottica interdisciplinare: da un lato attraverso un’angolazione storico-sociale e dall’altro, attraverso le autobiografie e la narrativa per l’infanzia su questo tema. Per poter meglio tratteggiare l’intrecciarsi di due fenomeni che hanno contribuito a delineare non solamente la storia, ma le vite di centinaia di migliaia di persone che quel fenomeno lo hanno vissuto, si è utilizzato un approccio mixed method basato sull’analisi del contenuto come inchiesta che, accanto ad informazioni quantitative provenienti dalla documentazione più strettamente connessa ad una histoire événementielle (inestimabili, a tal proposito, sono i rilevamenti effettuati dal Bollettino dell’Emigrazione pubblicato dal 1901 al 1927, a cura del Commissariato generale dell’emigrazione), cerca di affiancare quei dati qualitativi che emergono dal patrimonio letterario e diaristico di coloro che hanno vissuto quegli eventi in prima persona. L’obiettivo principale della ricerca è quello di indagare l’immagine del fanciullo migrante che emerge dalla ‘realtà’ storica (documenti ufficiali, inchieste, indagini) confrontandola con quella della narrativa dedicata (Letteratura per l’infanzia, autobiografie, biografie) mettendo in risalto analogie e discrepanze. L’utilizzo delle biografie e autobiografie, nello specifico, si è dimostrato utile per far emergere la figura del fanciullo migrante-lavoratore nella propria interezza. A questa ricerca, è stata affiancata una parte dedicata allo studio della raffigurazione che questi bambini e bambine hanno avuto in letteratura, ed in particolare nella letteratura per l’infanzia. Questa digressione va ad integrare quel ritratto storico già solidamente strutturato e stratificato, andando a fornire ulteriori elementi che lasciano trasparire come, seppur in maniera talvolta esacerbata e distorta in stereotipie, questi ritratti di fanciulli siano andati ad influenzare l’immaginario collettivo e la cultura di massa, fornendo un punto di vista alternativo e un ulteriore aspetto del periodo storico indagato. Nell’ultima parte del lavoro si è ritenuto opportuno dare spazio e voce alla figura della fanciulla migrante e a quelle donne e bambine che la letteratura, ma anche le documentazioni ufficiali hanno lasciato nell’ombra; vite spesso destinate altrimenti a rimanere note a margine delle pagine della storia. The research consists of a historical-pedagogical analysis of emigration and child labour from an interdisciplinary perspective: on the one hand, through a historical-social angle and, on the other, through autobiographies and children's fiction on this subject. To better outline the intertwining of two phenomena that have contributed to delineate not only the history, but the lives of hundreds of thousands of people who have experienced that phenomenon, we used a mixed method approach based on the analysis of the content as an investigation that, alongside quantitative information from the documentation more closely related to a histoire événementielle (invaluable, in this regard, are the surveys carried out by the Bollettino dell'Emigrazione published from 1901 to 1927, by the Commissariato Generale dell'Emigrazione), it tries to place side by side those qualitative data that emerge from the literary and diaristic heritage of those who experienced those events in first person. The main objective of the research is to investigate the image of the migrant child that emerges from the historical 'reality' (official documents, inquiries, investigations), comparing it with that of the dedicated narrative (literature for children, autobiographies, biographies) highlighting similarities and discrepancies. The use of biographies and autobiographies, in particular, proved helpful in bringing out the figure of the child migrant-worker in its entirety. This research was accompanied by a part dedicated to the study of the portrayal of these children in literature, and in particular in children's literature. This digression integrates the already solidly structured and stratified historical portrait, providing further elements that reveal how, even if sometimes exacerbated and distorted into stereotypes, these portraits of children have influenced the collective imagination and mass culture, providing an alternative point of view and a further aspect of the historical period investigated. In the last part of the work, it was considered appropriate to give space and voice to the figure of the migrant girl and those women and girls that literature, but also official documentation, have left in the shadows; lives often otherwise destined to remain known in the margins of the pages of history.
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Sarno, Giulia. « Trent'anni di ricerca musicale a Firenze : storie e progetti intorno all'archivio di Tempo Reale ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1266101.

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Résumé :
La ricerca dottorale di Giulia Sarno è dedicata alla valorizzazione del patrimonio archivistico del centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale, fondato a Firenze da Luciano Berio nel 1987. La tesi si apre con una Premessa in cui sono esplicitati oggetto, obiettivo generale, afferenza disciplinare e struttura complessiva della tesi; segue una Introduzione in cui è ripercorso lo stato dell’arte e sono chiarite le scelte per quanto concerne la selezione e l’uso delle fonti, le metodologie privilegiate, gli obiettivi specifici e il piano dettagliato dell’elaborato. Questo si dispone in due sedi: una dissertazione che ripercorre in quattro capitoli la storia di Tempo Reale (le vicende istituzionali, gli assetti operativi, le attività svolte); e una sezione digitale in cui prende corpo una strategia di “attivazione” del patrimonio archivistico. La ricerca storica si è sostanziata da un lato in un’indagine capillare applicata al patrimonio documentale inedito conservato presso Tempo Reale e presso altri fondi archivistici, pubblici e privati; dall’altro, nel dialogo con circa quarantacinque testimoni e protagonisti della storia del Centro. Per altro verso, l’implementazione del progetto di attivazione digitale del patrimonio ha permesso di mettere a fuoco le strategie più opportune per la sua valorizzazione e salvaguardia, dando anche avvio a una serie di iniziative concrete.
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PAPULI, CELESTE. « Io volevo andare nella foresta. Storie di vita per una sociologia dell'esperienza trans ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/924934.

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Résumé :
Partendo dalla raccolta di da 35 storie di vita di soggettività trans sul territorio italiano, il lavoro si articola in di due parti: la prima introduce il tema della ricerca, traccia le coordinate teoriche generali e il metodo che ha guidato il lavoro empirico. L’obiettivo della prima parte è quello permette a chi scrive di posizionarsi all’interno di un pensiero queer in cui i soggetti e le soggettivazioni appaiono fluide, instabili e sempre in divenire. Per questa ragione è stato importante riflettere su come raccogliere i dati tenendo insieme la fluidità come qualità intrinseca dell’oggetto di indagine con la necessità di conformarsi al rigore scientifico. Il lavoro apre una riflessione inoltre su quella che può essere definita queerizzazione del metodo di indagine intendendo con questo anche un particolare modo di approcciarsi al queer che include il considerarlo al tempo stesso un approccio teorico, una prospettiva politica, una forma di auto identificazione o di assemblaggi di pratiche del sé. La seconda parte presenta l’analisi delle storie di vita che costituiscono il cuore del lavoro di ricerca; l’ascolto delle narrazioni si è costituito come un lungo e coinvolgente lavoro sul campo. L’analisi si suddivide a sua volta in due parti. Nella prima (cap. 2) si privilegia quella parte della narrazione in cui il soggetto si riconosce, riflette su se stesso e sul proprio desiderio in relazione ad ambiti di vita più affettivamente densi come la famiglia e il gruppo dei pari a scuola. Si tratteggia qui il percorso di autodefinizione caratterizzato dalla scoperta della propria unicità e di ciò che si ritiene essere la “verità” su se stessi. Nella seconda parte (cap. 3), invece, si approfondisce la tensione tra aspetti più prettamente normativi e prescrittivi e il percorso di soggettivazione inteso come affermazione di sé nel sociale. Si descrivono inoltre le forme della resistenza e della negoziazione che permeano l’esperienza sociale dei soggetti trans.
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SALVATORI, GABRIELE. « Metropoliz o il tempo del sogno. Discorsi, relazioni e pratiche di vita in un'occupazione abitativa romana ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1116184.

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Résumé :
Questa testi è il risultato di una ricerca di campo durata due anni e mezzo all’interno di un’occupazione abitativa: Metropoliz, fabbrica di salumi abbandonata, all’interno della quale, oggi, abitano duecento persone. Metropoliz ospita un museo di arte contemporanea (MAAM). Questo è stato creato nel 2012 dall’antropologo Giorgio de Finis: un progetto definito “barricata d’arte” a difesa dell’occupazione. Il lavoro sul campo è stato organizzato in tre fasi. Nella prima, ho costruito le relazioni con gli occupanti; nella seconda, ho raccolto le interviste e le storie di vita; nella terza, le interviste sono state trascritte e restituite agli intervistati perché potessero riflettere sulle loro parole, correggerle, se necessario, o confermarle. Ho intervistato gli occupanti, coloro che si occupano del museo e gli attivisti del movimento politico che ha organizzato l’occupazione (BPM, Blocchi Precari Metropolitani). Il mio lavoro avrebbe dovuto concludersi con un laboratorio di narrazione collettiva che coinvolgesse i soggetti intervistati, al fine di produrre una descrizione di Metropoliz. Questa ultima parte del progetto non è stata realizzata per problemi di tempo e per complicazioni nel processo di interazione. Interazioni e complicazioni relative alla politica di campo sono state analizzate nella tesi. Il mio obiettivo era ricomporre il “tessuto narrativo” dell’occupazione attraverso le parole, i ricordi, le aspirazioni, i desideri e i conflitti di coloro che vivono al suo interno. Ho scelto di lavorare all’interno di un’occupazione abitativa perché è una testimonianza, nella città di Roma, dei processi in atto al livello globale. Ho definito Metropoliz una “comunità emersa” che esprime una forma di “sociale istituito” (Cornelius Castoriadis, 1998). La sua esistenza è misurata dal conflitto che vive e che rappresenta, nella città di Roma, con le istituzioni e contro la speculazione immobiliare. È una comunità che nasce dall ”opera” di rivendicazione collettiva di un diritto negato. Un insieme culturalmente eterogeneo di soggetti si riconosce nella domanda al diritto all’abitare. In questo modo, tentano di costruire un modello di vita in comune, dal forte valore politico, in seno alle contraddizioni contemporanee: non ci sono identità rivendicate e originarie, ma dei processi di soggettivazione in atto, che sono fondati nella relazione fra gli altri. Lo scopo della ricerca è stato anche quello di provare a comprendere se il passaggio da “cittadino sulla soglia della cittadinanza” a “occupante” avesse anche determinato una produzione di soggettività politica. Gli occupanti erano diventati soggetti politici? Avevano abbracciato il percorso proposto dal movimento di lotta? Se sì, in che termini? Se no, perché? Proprio grazie alle interviste, i differenti orizzonti di attesa all’interno dell’occupazione emergono evidentemente. Non è possibile affermare che coloro che hanno vissuto in una condizione di subordinazione (economica, sociale, politica) siano diventati dei militanti politici. Attraverso le stesse interviste si può però comprendere come Metropoliz agisca da dimensione collettiva, capace di sollecitare le soggettività che vivono al suo interno. Utilizzando una suggestione filosofica si può dire che c’è una dimensione transindividuale (Gilbert Simondon, 1989) capace di attivare o stimolare nuovi processi di soggettivazione, nuove determinazioni individuali. Questo processo è influenzato dalla presenza del museo (MAAM). Il MAAM è un centro di produzione culturale che stimola la dinamica politica e quella sociale, generando un luogo di produzione di contenuti che agisce con una “zona di sviluppo prossimale” (Lev Vygotski, 1934). Qui, le interazioni fra i soggetti permettono di immaginare le possibili evoluzioni del progetto, così come i suoi problemi. In questo senso, e in relazione a questa zona di sviluppo, le storie di vita e le testimonianze personali sono anche un tentativo di comprendere ed esplicitare l’immaginario di coloro che vivono nell’occupazione. Queste storie permettono di determinare i limiti e le possibilità di questa “istituzione comune”. Le storie permettono inoltre di riflettere sul valore della narrazione nella comprensione, nella costruzione del reale (Jerome Bruner, 1986; 2003) e nell’immaginazione dell’avvenire (Arjiun Appadurai, 2013). La tesi è divisa in due parti. Nella prima spiego l’idea della ricerca, i metodi di inchiesta e la sua struttura transdisciplinare; analizzo il lungo processo di costruzione della relazione fra me – il ricercatore – e gli occupanti e quindi esamino le interviste raccolte. Nella seconda parte, presento il mio diario di campo: la cronaca completa della ricerca con tutte le interviste integrali.
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BULGINI, Giulia. « Il progetto pedagogico della Rai : la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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