Littérature scientifique sur le sujet « Storia delle professioni »

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Articles de revues sur le sujet "Storia delle professioni"

1

Sofio, Séverine. « Maria Malatesta, Professionisti e Gentiluomini. Storia delle professioni nell’Europa contemporanea ». Sociologie du travail 50, no 2 (11 juin 2008) : 268–70. http://dx.doi.org/10.4000/sdt.19257.

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2

Galli, Pier Francesco. « Psicoterapia, psicoanalisi e psichiatria nei primi anni 1960. Appunti per una storia ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 1 (mars 2011) : 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-001004.

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Résumé :
Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l'inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la aziendalizzazione della Sanitŕ, e cosě via.
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3

Galli, Pier Francesco. « Psicoterapia e psicoanalisi tra tecnica e ideologia. Appunti per una storia ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 21 (avril 2011) : 107–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021007.

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Résumé :
Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l"inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la trasmissione della cultura psicoanalitica spesso come veritŕ di fede in cui si č confuso il concetto di "tecnica standard" con il metodo e l"essenza stessa della psicoanalisi, i criteri di fondazione del metodo psicoanalitico, il problema della identitŕ terapeutica, e cosě via.
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Bonelli, Caterina. « La scuola “resistente” : pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola ». Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, no 19 (24 décembre 2021) : 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Résumé :
Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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5

Cardoza, Anthony L. « Professionisti e gentiluomini : Storia delle professioni nell'Europa contemporanea. By Maria Malatesta. Biblioteca Einaudi, volume 223. Turin : Einaudi, 2006. Pp. xvi+399. €25.00. » Journal of Modern History 81, no 3 (septembre 2009) : 655–56. http://dx.doi.org/10.1086/649076.

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6

Barausse, Alberto, et Rossella Andreassi. « Le scritture professionali di Amelia Andreassi : gli ego-documenti di una insegnante italiana del Novecento ». Cadernos de História da Educação 20 (20 septembre 2021) : e048. http://dx.doi.org/10.14393/che-v20-2021-48.

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Résumé :
Il contributo intende prendere in esame il valore euristico dell’archivio personale di Amelia Andreassi, maestra e poi direttrice di scuole materne private e pubbliche di Bari, importante città dell’Italia meridionale, nel corso del Novecento. La collezione, composta di libri, certificazioni, lettere e materiali didattici, fra cui i quaderni sui quali annotava personali riflessioni sulle pratiche didattiche e ludiche svolte in classe, costituiscono parte del fondo archivistico personale custodito presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia delle istituzioni scolastiche, del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia (Ce.S.I.S.) dell’Università del Molise, tra le cui finalità sono previsti il recupero, la conservazione e la valorizzazione degli archivi personali degli insegnanti. Tali fondi permettono una analisi dettagliata della funzione degli scritti personali (egodocumenti) di tipo professionale. Insieme all’uso delle categorie interpretative offerte dalla storia delle culture scolastiche nella analisi si intendono raccogliere le suggestioni proposte dalla storia della memoria scolastica.
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Posadzy, Andrzej. « Widzenie Zmartwychwstałego. Interpretacja 1 Kor 15,3b-8 ». Verbum Vitae 16 (14 décembre 2009) : 161–81. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1529.

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Uno dei testi piu importanti che parlano della risurrezione di Gesu Cristo e delle sue apparizioni ai discepoli e sicuramente questo di l Cor 15,3b-8. Si parla addirittura del piu antica professione di fede. Lo scopo di questo lavoro era di presentare in che modo Gesu e apparso ai suoi discepoli, in modo particolare a Paolo. Si pone la domanda: che cosa Paolo ha visto sulla strada di Damasco? In che modo apparve davanti a lui? La seconda parte del lavoro riguardava il recente studio di un teologo tedesco Gerd Lüdemann, che qualche anno fa ha scritto il libro intitolato La risurrezione di Gesu. Storia, esperienza, teologia. L’autore nel suo lavoro propone di staccare le apparizioni di Gesu dalla fede nella risurrezione dicendo, che queste sono il risultato delle «fantasie», «visioni irreali», delie «coliettive estasi» oppure anche delie «coliettive aliucinazioni». Secondo l’autore tutte queste «visioni» non possono essere trattate come i fondamenti delia fede pasquale. In terza parte si voleva rispondere a queste tesi del teologo. La fede si fonda sui fatto storico delia risurrezione di Cristo. I discepoli, ai quali Gesuha dato la possibilita di vederlo, dopo la loro esperienza hanno lavorato per disperdere la fede nella risurrezione di Cristo. Anzi, hanno dato per questo la loro propria vita.
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8

Pepe, Dunia, et Debora Vitali. « Il patrimonio culturale metafora dell'interdisciplinarità : storie, conoscenze, tecnologie e professioni ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 36 (février 2022) : 103–19. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036010.

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Il patrimonio culturale rappresenta un settore strategico per lo sviluppo della società, dell'economia e del lavoro. Una dimensione essenziale della gestione e della fruizione del patrimonio culturale è il processo della sua digitalizzazione. Accanto al patrimonio culturale esiste ormai un patrimonio culturale digitale che ne garantisce la conservazione, la diffusione e la valorizzazione. Le nuove tecno-logie hanno trasformato l'organizzazione di musei, gallerie, siti d'arte e siti archeologici. Queste stesse tecnologie hanno consentito la diffusione e l'operabilità a livello internazionale di infrastrutture digitali di informazione e ricerca. La digitalizzazione ha consentito ai luoghi della cultura di sperimentare nuovi legami, con i territori e con i cittadini, già dall'inizio degli anni 2000 e soprattutto a seguito del lockdown imposto dalla pandemia da Covid 19. Le tante attività di digitalizzazione volte a valorizzare i beni culturali richiedono sia co-noscenze umanistiche che scientifiche. Da un lato, esse implicano la creazione di realtà virtuali e modellizzazioni per una diversa e più profonda conoscenza, dall'altro lato, richiedono l'uso dell'intelligenza artificiale e dei big data per ricostruire il passato delle culture o per conoscere i flussi turistici nei siti d'arte. Anche le professioni, le competenze ed i percorsi formativi legati alla digitalizzazione dei beni culturali nascono dalle interazioni tra sistemi fisici e sistemi virtuali, da conoscenze ed esperienze di diversa natura.
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9

Pontalti, Corrado. « Essere famiglia tra adolescenza e societŕ ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (mars 2011) : 61–77. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-001005.

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Résumé :
L'adolescenza č un tempo e un territorio di transito tra la famiglia e la societŕ. L'organizzazione "famiglia" e le caratteristiche della societŕ non sono delle invarianti. Mutano nel tempo a seconda delle caratteristiche generali di una cultura. La rapida trasformazione della cultura nell'epoca storica attuale ha profondamente modificato il senso istituzionale dell'"essere famiglia" e i compiti ad essa demandati dal sociale. I genitori non possono piů essere guidati da saperi tradizionali e si trovano di fronte a problematiche del tutto nuove nel momento in cui i figli transitano, con diversi e dirompenti compiti evolutivi, nei territori di un sociale che in pratica li ignora. Nell'articolo vengono approfondite, con rimandi clinici, queste tematiche quale consapevolezza necessaria per impostare correttamente il compito di aiuto proprio della professione di psicologi e di psicoterapeuti.
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10

Perrotta, Manuela. « Il pre-embrione (non) è uno di noi : breve storia di una innovazione inter-organizzativa tra istituzioni, comunitŕ professionali e tecnologie ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 194–205. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122014.

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Résumé :
Innovazione e cambiamento sono temi centrali all'interno della sociologia del lavoro e dell'organizzazione, in particolare in relazione alla continua evoluzione delle nuove tecnologie. Il paper intende offrire un contributo teorico ed empirico al filone di ricerca degli Innovation Studies a partire da un caso empirico: l'emergere di un "nuovo oggetto scientifico" - il pre-embrione - come innovazione organizzativa all'interno di un network di elementi eterogenei distribuiti tra il setting istituzionale, le comunitŕ professionali coinvolte e le tecnologie della riproduzione assistita. Il caso appare particolarmente interessante alla luce di un approccio all'innovazione ispirato all'Actor Network Theory, poiché permette di analizzare un tentativo (fallito) di (ri)stabilizzazione del sistema attraverso l'attivazione di un network basato sull'appartenenza a diverse comunitŕ professionali, sulla mobilitazione di conoscenze scientifiche e sulla creazione discorsiva di un nuovo oggetto.
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Thèses sur le sujet "Storia delle professioni"

1

Faitini, Tiziana. « Professione e ordine. Per una storia dell'etica professionale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/367728.

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Résumé :
Scopo di questa ricerca è interrogarsi sulla storia del campo di problematizzazione dell'etica professionale e sulle condizioni di possibilità per il darsi di un tale campo, nella convinzione che ciò consenta di riflettere da una prospettiva critica meno usuale sulla rilevanza politica del lavoro, che funge indubbiamente - nella società occidentale contemporanea - da elemento essenziale di inclusione esplicandosi come funzione normata di produzione di identità politico-sociale. Dopo aver reso conto dell'attuale dibattito in materia di etica e deontologia professionale, dei suoi immediati antecedenti e della sua relazione di affinità rispetto al contesto socioeconomico in cui esso matura, l'attenzione si concentra pertanto su una ricostruzione storica del concetto di professione che – ragionando non tanto sul versante weberiano del Beruf quanto su quello latino della professio, con speciale riferimento alla professio census e alla tematizzazione de officiis – muove dal diritto romano e dal pensiero patristico risalendo fino all'esperienza medievale, alla trattatistica della Controriforma e al graduale emergere di un'etica professionale in senso stretto sul finire del Settecento, per provare a chiarire nei termini di “inclusione nell'ordine†quell'intreccio tra radice teologica, politica ed economica che aiuta a comprendere il rilievo che alla professione è stato via via riconosciuto sul piano etico e politico-sociale.
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2

TATULLI, NATALIA. « Un utile e stabile occupazione : Le origini della professione di maestra nella Lombardia della Restaurazione ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1399.

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Résumé :
Per soddisfare la domanda educativa per le ragazze dei ceti più agiati il governo napoleonico diede corso oltre all’apertura dei noti collegi Reali ad un sistema di case d’educazione private ispirate al modello delle maisons d’éducation con convitto diffuse in Francia, già a partire dagli ultimi decenni del Settecento, e dirette da donne laiche. In Lombardia, con il ritorno degli Asburgo, questo modello formativo per fanciulle si consolidò e conquistò una fetta sempre più ampia del mercato educativo. Inoltre accanto a questi istituti videro una enorme crescita le scuole private giornaliere per fanciulle dirette da maestre laiche, le quali si diffusero a partire dall’entrata in vigore del Regolamento per le scuole elementari del 1818 parallelamente al lento affermarsi dell’istruzione pubblica femminile. L’elevato numero di donne coinvolte in questa attività (più di 2200 dal 1818 al 1848) e l’obbligo di sostenere degli esami e seguire un iter formativo standardizzato sia per l’insegnamento privato che per l’insegnamento pubblico, dimostrano come la figura della maestra, selezionata attraverso un esame e un percorso formativo ad hoc non comparve in Italia a partire dall’Unità, ma, in particolare nel Regno Lombardo-Veneto, fosse già ampiamente diffusa e socialmente e pubblicamente riconosciuta a partire dagli anni Venti dell’Ottocento.
The rise of women as teaching professionals in Restoration Lombardy. In order to satisfy the large number of application requests from girls of the wealthiest classes, the Napoleonic government started, besides the well known Real colleges, a system of boarding school directed by laywomen, inspired by the model of the maisons d’éducation boarding schools which were already popular in France since the last decades of the 18th century. With the return of the Asburgos family in Lombardy ,those institutes increased as well as daily private schools for young girl directed by layteachers. As those private schools became popular pretty fast, the affirmation of the feminine public teaching was very slow. The big amount of women committed in this activity (more than 2200 from 1818 to 1848), the compulsoriness of examinations and to follow a standardized formative iter,shows how the role of the teacher,selected by exams and by a specific formative training, didn't start in Italy with the unification ,but -especially in the Kingdom of Lombardy–Venetia -was already diffused and recognized both socially and publicly from the first decades of 18th century.
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TATULLI, NATALIA. « Un utile e stabile occupazione : Le origini della professione di maestra nella Lombardia della Restaurazione ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1399.

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Résumé :
Per soddisfare la domanda educativa per le ragazze dei ceti più agiati il governo napoleonico diede corso oltre all’apertura dei noti collegi Reali ad un sistema di case d’educazione private ispirate al modello delle maisons d’éducation con convitto diffuse in Francia, già a partire dagli ultimi decenni del Settecento, e dirette da donne laiche. In Lombardia, con il ritorno degli Asburgo, questo modello formativo per fanciulle si consolidò e conquistò una fetta sempre più ampia del mercato educativo. Inoltre accanto a questi istituti videro una enorme crescita le scuole private giornaliere per fanciulle dirette da maestre laiche, le quali si diffusero a partire dall’entrata in vigore del Regolamento per le scuole elementari del 1818 parallelamente al lento affermarsi dell’istruzione pubblica femminile. L’elevato numero di donne coinvolte in questa attività (più di 2200 dal 1818 al 1848) e l’obbligo di sostenere degli esami e seguire un iter formativo standardizzato sia per l’insegnamento privato che per l’insegnamento pubblico, dimostrano come la figura della maestra, selezionata attraverso un esame e un percorso formativo ad hoc non comparve in Italia a partire dall’Unità, ma, in particolare nel Regno Lombardo-Veneto, fosse già ampiamente diffusa e socialmente e pubblicamente riconosciuta a partire dagli anni Venti dell’Ottocento.
The rise of women as teaching professionals in Restoration Lombardy. In order to satisfy the large number of application requests from girls of the wealthiest classes, the Napoleonic government started, besides the well known Real colleges, a system of boarding school directed by laywomen, inspired by the model of the maisons d’éducation boarding schools which were already popular in France since the last decades of the 18th century. With the return of the Asburgos family in Lombardy ,those institutes increased as well as daily private schools for young girl directed by layteachers. As those private schools became popular pretty fast, the affirmation of the feminine public teaching was very slow. The big amount of women committed in this activity (more than 2200 from 1818 to 1848), the compulsoriness of examinations and to follow a standardized formative iter,shows how the role of the teacher,selected by exams and by a specific formative training, didn't start in Italy with the unification ,but -especially in the Kingdom of Lombardy–Venetia -was already diffused and recognized both socially and publicly from the first decades of 18th century.
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Ciambelli, Simone <1990&gt. « I collegia e le relazioni clientelari : studio sul patronato delle associazioni professionali nell'Occidente romano tra I e III sec. d.C ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9204/1/CIAMBELLI_Collegia%20e%20relazioni%20clientelari.pdf.

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Résumé :
L’obiettivo del presente elaborato è quello di analizzare il fenomeno del patronato delle associazioni professionali nell'Occidente romano nei primi tre secoli della nostra era. Per fare ciò è stato necessario indagare le fonti epigrafiche, le uniche in grado di fornirci notizie a riguardo. A tale scopo è stato approntato un catalogo di 214 iscrizioni. Il testo, composto da sei capitoli, presenta una struttura tripartita. La prima parte, costituita dai primi due capitoli, ha come scopo quello di fornire tutte le coordinate concettuali e pratiche per muoversi all’interno dell’analisi successiva. In particolare, il primo capitolo introduce il lettore alla definizione di patronatus e collegium, termini che costituiscono ovviamente i punti focali della mia ricerca. Nel secondo capitolo, invece, sono stati presentati i dati quantitativi emersi dall’analisi delle iscrizioni. I capitoli tre e quattro costituiscono la seconda parte dell’elaborato, dove ad essere trattati sono contesti specifici. Il capitolo terzo è consacrato allo studio del fenomeno a Sarmizegetusa e a Lugdunum. Il capitolo quarto è stato dedicato interamente ad Ostia, una città che, per quanto concerne il fenomeno associativo, non ha eguali nel resto dell’Impero. L’ultima sezione è formata dai capitoli quinto e sesto, dove, in luogo di un’analisi incentrata su contesti specifici, ho messo a fuoco degli aspetti che emergono trasversalmente dalla nostra documentazione. Nello specifico, il capitolo quinto si pone come obiettivo quello di delineare lo spazio di azione del patronato entro la comunità cittadina. L’ultimo capitolo, invece, si propone di indagare aspetti propri del legame di patronato che erano in grado di alimentare il rapporto.
The goal of this study is to analyse the phenomenon of the patronage of professional associations in the Roman West between the first and the third centuries AD. In order to do that, I focused the analysis on the epigraphic sources, and I assembled a catalogue of 214 inscriptions. The text, consisting of six chapters, has a tripartite structure. The first part, consisting of the first two chapters, aims to provide all the conceptual and practical coordinates to move within the next analysis. Chapters three and four constitute the second part of the text, where I inspected the specific contexts of Sarmizegetusa, Lugdunum and Ostia. The last section is formed by chapters five and six, where, instead of an analysis on specific contexts, I have focused on aspects that emerge transversely from our documentation.
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SICORA, ALESSANDRO. « IL SERVIZIO SOCIALE TRA QUALITA' DELLA FORMAZIONE PERMANENTE, RIFLESSIVITA' E COMPETENZE PROFESSIONALI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12505.

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6

Modena, Giulia. « I forzati della penna. Girolamo Brusoni, un professionista delle lettere nel Seicento italiano ». Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/858766.

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Résumé :
«La mia professione è di scrivere historie, e di mandarle alle stampe». L’affermazione, concisa e d’effetto, era stata pronunciata da Girolamo Brusoni durante un processo istruito dai Riformatori dello Studio di Padova, nel 1664. Questo è il punto essenziale: cosa significava essere un professionista delle lettere nel pieno Seicento italiano e quali caratteri assumeva la scrittura delle «historie»? La singolarità di un percorso biografico contribuisce a illuminare il complesso mondo di chi viveva (e più spesso sopravviveva) attraverso la scrittura nel cuore del XVII secolo. Girolamo Brusoni si presentò nel theatrum mundi in qualità di frate, letterato, traduttore, accademico, romanziere, informatore segreto, storiografo ufficiale. Nel corpus delle sue opere, notevole per vastità e piuttosto vario (si articola in novelle, romanzi, memorie accademiche, componimenti poetici, panegirici, trattatelli, relazioni, traduzioni e opere storiografiche), riversò frammenti biografici e proiezioni di sé, ma soprattutto catturò il tumulto della realtà in cui era immerso, dalle terre del polesine, a Ferrara e Padova, poi lungamente a Venezia e lungo la riviera del Brenta, fino a Torino. Si trattava di un mondo in mutamento e lui stesso apparteneva a una generazione in crisi d’identità, che aveva conosciuto i rivolgimenti della peste e assisteva al susseguirsi di guerre vicine e lontane, così come all’incessante tessitura di trame politiche, negoziazioni, rapporti di forza, in una dimensione nazionale ed europea. Diventare un professionista delle lettere era un modo per conquistare uno statuto sociale, una posizione riconosciuta e la varietà degli attori sociali garantiva una continua dinamica di accrescimento e scambio: gli autori, gli editori, i tipografi, i librai, gli agenti, i novellisti e gli informatori offrivano competenze diverse che, sovrapponendosi e intersecandosi in molteplici punti, accrescevano quotidianamente il mercato editoriale e dell’informazione. Queste figure, incluso Brusoni, sono state talvolta confuse, sottoposte a giudizi poco lusinghieri e sbrigativamente licenziate utilizzando l'espressione "avventurieri della penna", o inaffidabili "pennivendoli". In realtà, la condizione degli scrittori secenteschi merita ancora di essere esplorata. La ricerca indaga alcuni temi ricorrenti, che seguivano le trasformazioni socioculturali e tornavano con una certa insistenza nelle vicende individuali e collettive. Il rapporto con il concetto di «libertà», ad esempio, era declinato in svariate forme, dalla «libertà d’animo», a quella «della penna» (in relazione con il potere politico), fino ai “libertinismi” e alla rivendicazione di tensioni liberatorie connesse al naturalismo. L’esperienza accademica, regolata dalle pratiche della conversazione e pervasa dalle sfumature del non conformismo e del libertinismo veneto, era rifluita nella narrazione dei romanzi e, fin dall’esordio letterario, non era mancato uno spiccato interesse per l’elemento storico-cronachistico. La "retorica della verità" (che accompagnava regolarmente la difesa del metodo utilizzato per la redazione delle relazioni politiche e delle Historie) tornava con insistenza negli avvisi al lettore; mentre la corrispondenza rivelava gli estenuanti negoziati per la rappresentazione del potere e la trasmissione dell’immagine pubblica, così come il problema dell’onore, della reputazione e della rispettabilità autoriale. Erano i rapporti di forza tra gli attori sociali a regolare la produzione letteraria dell’epoca, in particolar modo quella storiografica, e a influire sul margine di libertà della scrittura: queste dinamiche implicavano gli autori, l’intervento del potere politico e l’interesse del pubblico. In una società condizionata in modo notevole dai flussi di notizie, dal bisogno di fabbricare opinioni e dalla discussione quotidiana dei fatti, chi esercitava il potere doveva preoccuparsi anche della manipolazione dei materiali informativi e del racconto dei fatti. Nel pieno del Seicento italiano, tutti questi elementi hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità sociale d’individui come Girolamo Brusoni e hanno determinato anche la consapevolezza del mestiere. I professionisti della parola osservavano, ascoltavano, leggevano, accumulavano notizie, cercavano invano di ordinarle, mantenevano lunghe corrispondenze, ma soprattutto scrivevano molto, cercando di assicurarsi una protezione e di intuire, possibilmente, anche i gusti di un pubblico che diveniva sempre più esigente.
«My profession is to write histories and send them for print». The statement, concise and catchy, was pronounced by Girolamo Brusoni during a case prepared by the Riformatori dello Studio di Padova, in 1664. This is the focus: what did it mean to be a "professional of the letters” in the full 17th century, in Italy, and what were the features of writing histories? The singularity of the biographical pattern can illuminate the complex world of those who lived (or survived) through writing in the 17th century. Girolamo Brusoni performed in the theatrum mundi as friar, scholar, translator, academic, novelist, secret informer, historiographer. In the literary corpus, wide and assorted (novels, romances, academic memoires, poems, translations, treatises, reports and histories), he poured biographical fragments and self projections, but above all he captured the inner turmoil of facts and cities, from the Polesine, to Ferrara and Padua, then to Venice and the riviera del Brenta, up to Turin. The world was changing: Brusoni belonged to a generation in identity crisis, marked by plague, upset by wars and involved in political plots, negotiations and power relations, in both national and european perspectives. The “professionals of the letters” struggled to conquer a social status and a recognized position and the variety of social actors guaranteed a continuous process of increase and exchange: all authors, editors, typographers, booksellers, agents and informers offered different competences, daily increasing the editorial market and the commerce of informations. These figures (Brusoni included) have been sometimes confused, carelessly judged and frequently dismissed as “adventurers of the pen” or unreliable “hack writers”, but their condition still deserves to be explored. The research examines several recurring subjects, which followed the social and cultural transformations and persistently reappeared in individual and collective events. The concept of «freedom», for example, was inflected in various forms, from «freedom of the spirit», to «freedom of the pen», up to the “libertinisms” and the claim for liberating naturalistic inclinations. The academic experience, ruled by the practice of conversation and pervaded by the shades of venetian non conformism and libertinism, was absorbed by the novels. Moreover, since the debut, the author showed a strong interest in chronicles and historical narration. The “rhetoric of truth”, regularly performed in the defense of the writing method used for the reports and the histories, appeared over and over again in every book in the “notices to the readers”. The correspondence showed the exhausting negotiations for the representation of power and the dissemination of the public image, besides the problem of honor, reputation and authorial respectability. At the time, the power relations between social actors ruled the literary production, particularly the historical, and affected the writers’ margin of freedom: these dynamics involved the authors, the political power and the public. In a society so conditioned by the stream of news and by the desire to fabricate opinions and to discuss publicly the informations, the rulers needed to manipulate the narrations and the informative materials. In the full 17th century, all these matters played an essential role in the construction of the social identity of individuals, as Girolamo Brusoni, and defined their professional awareness. The “professionals of the letters” observed, listened, read, collected, organized news and informations, kept huge correspondences and, most of all, they wrote a lot, trying to ensure some political protection and to catch the taste of a wide and demanding public.
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7

Perricone, Carmela, et Giuseppe Spadafora. « Professione insegnante : storia della formazione degli insegnanti in Italia dalla legge Casati alla S.S.I.S ». Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/108.

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Livres sur le sujet "Storia delle professioni"

1

Malatesta, Maria. Professionisti e gentiluomini : Storia delle professioni nell'Europa contemporanea. Torino : Einaudi, 2006.

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2

Varni, Angelo. Storia delle professioni in Italia tra Ottocento e Novecento. Bologna : Mulino, 2002.

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3

Roni, Riccardo, dir. Le competenze del politico. Florence : Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-459-2.

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Résumé :
Quali sono le competenze da ascrivere al buon politico in una fase storica segnata dalla metamorfosi della politica? Per reimpostare in chiave etica la complessità della politica intesa come professione, è indispensabile ripartire da una lettura interdisciplinare delle sue competenze. In questo libro si fanno interagire tra di loro la storia della filosofia politica con l’economia e la ricerca scientifica, la pedagogia con la didattica ed infine la psicologia con la sociologia per individuare quelle abilità pratiche essenziali anche in situazioni non routinarie. Uno studio ricco di dati empirici e di richiami storici, strumento utile tanto per lo studioso di teoria politica che per il politico di professione i quali intendano misurarsi con temi impegnativi di strettissima attualità.
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4

Salmon, Laura. Teoria della traduzione : Storia, scienza, professione. Milano : Antonio Vallardi, 2003.

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Cantoni, Virginio, Gabriele Falciasecca et Giuseppe Pelosi, dir. Storia delle telecomunicazioni. Florence : Firenze University Press, 2011. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-245-5.

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Résumé :
Focusing on the history of scientific and technological development over recent centuries, the book is dedicated to the history of telecommunications, where Italy has always been in the vanguard, and is presented by many of the protagonists of the last half century. The book is divided into five sections. The first, dealing with the origins, starts from the scientific bases of the evolution of telecommunications in the nineteenth century (Bucci), addressing the developments of scientific thought that led to the revolution of the theory of fields (Morando), analysing the birth of the three fundamental forms of communication – telegraph (Maggi), telephone (Del Re) and radio (Falciasecca) – and ending with the contribution made by the Italian Navy to the development of telecommunications (Carulli, Pelosi, Selleri, Tiberio). The second section, on technical and scientific developments, presents the numerical processing of signals (Rocca), illustrating the genesis and metamorphosis of transmission (Pupolin, Benedetto, Mengali, Someda, Vannucchi), network packets (Marsan, Guadagni, Lenzini), photonics in telecommunications (Prati) and addresses the issue of research within the institutions (Fedi-Morello), dwelling in particular on the CSELT (Mossotto). The next section deals with the sectors of application, offering an overview of radio, television and the birth of digital cinema (Vannucchi, Visintin), military communications (Maestrini, Costamagna), the development of radar (Galati) and spatial telecommunications (Tartara, Marconicchio). Section four, on the organisation of the services and the role of industry, outlines the rise and fall of the telecommunications industries in Italy (Randi), dealing with the telecommunications infrastructures (Caroppo, Gamerro), the role of the providers in national communications (Gerarduzzi), the networks and the mobile and wireless services (Falciasecca, Ongaro) and finally taking a look towards the future from the perspective of the last fifty years (Vannucchi). The last section, dealing with training and dissemination, offers an array of food for thought: university training in telecommunications, with focus on the evolution of legislation and on the professional profiles (Roveri), social and cultural aspects (Longo and Crespellani) as well as a glance over the most important museums, collections and documentary sources for telecommunications in Italy (Lucci, Savini, Temporelli, Valotti). The book is designed to offer a compendium comprising different analytical approaches, and aims to foster an interest in technology in the new generations, in the hope of stimulating potentially innovative research.
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Cappa, Sergio. Conspicilla : Storia comparata di sette secoli della professione oftalmica. Busalla (Genova) : Grafiche G7, 2004.

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Cosmacini, Giorgio. Medici nella storia d'Italia : Per una tipologia della professione medica. Roma : Laterza, 1996.

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Hazon, Filippo. Storia della formazione tecnica e professionale in Italia. Roma : Armando, 1991.

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1959-, Vietina Stefano, dir. L'avventura della comunicazione : Storie professionali e pre-visioni. Milano : Lupetti, 2008.

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Donne che cambiano : Carriera, famiglia, qualità della vita : dati e storie vere. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2010.

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Chapitres de livres sur le sujet "Storia delle professioni"

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Vernero, Irene, et Oskar Schindler. « La professione ». Dans Storia della logopedia, 41–51. Milano : Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2053-5_3.

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2

De Cagno, Anna Giulia, Maria Valeria Di Martino et Tiziana Rossetto. « La storia, l’evoluzione e i principali riferimenti normativi della professione del logopedista nel “Sistema Salute” ». Dans Il Core Competence e il Core Curriculum del logopedista, 1–13. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1415-2_1.

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3

De Grassi, Massimo. « 1914. Galileo Chini a Venezia ». Dans Storie della Biennale di Venezia. Venice : Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/006.

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Résumé :
Antonio Fradeletto, in his role as General Secretary of the Biennale, made agreements with Galileo Chini to set up a personal exhibition at Venice Biennale in 1914. In that exhibition he would summarise his newly concluded human and professional experience in Siam, not so much in terms of a celebration of his vast decorative interventions, as in those of his very personal reinterpretation of what had been the perception of a reality that appeared, and was, very far from the imagination of the public of the Venetian event. Alongside this sort of visual summary of that little-known East, Chini had had the opportunity to create the decoration of the International Hall destined to host the works of Ivan Mestrovic, and at that juncture, despite the winds of war were now blowing impetuously over the whole of Europe or perhaps just for that reason, he had proposed a soothing reading, all focused on the themes of Spring.
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Powledge, Tabitha M. « Science Audiences on the Web ». Dans A Field Guide for Science Writers. Oxford University Press, 2005. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780195174991.003.0020.

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Résumé :
In otherwise hard times, at least one market for science writing appears to be expanding: writing for scientists, particularly online. It's also a market that can offer unusual professional satisfaction. When you write for scientists, you can ignore many of science and medical journalism's topical fads. On the Web, you can pursue subjects that interest you, delve into more of their technical details, and write about them with surprising flexibility and freedom. Like everything else in the dot-corn world, online-only publications for scientists have come and gone. I, for one, am still mourning the disappearance of BioMedNet, which Elsevier dropped at the end of 2003. For several years BMN was an important market. It published at least a couple of news stories every weekday and also covered several basic research conferences annually. But there's good news, too: A few online news operations allied with print publications are still going strong. These outlets, such as TheScientist.com (www.the-scientist.com) and NewScientist.com (www.newscientist.com), publish unique content that does not appear in their print versions. Top weekly journals also publish daily news online—among them Nature (www.nature.com/news) and Science (sciencenow.sciencemag.org). So does the top-tier publication Scientific American (www.sciam.com), which appeals both to those with an armchair interest in science and to scientists themselves. The stories in these online publications—typically short, in the range of 400 to 600 words—are written by both staffers and freelances. One of the best things about writing for scientists on the Web is that it's not like typical Web writing at all. It resembles traditional print writing—but, amazingly, often with fewer constraints. And it is garnished only lightly with electronic doodads. Publications for scientists are not mad for multimedia, so your words don't have to take second (or third) place to video documentaries, interactive quizzes, Flash animation, or chat. Hyperlinks, yes, but only rarely will there be slideshows or snazzy static graphics. Nor is this a deeply collaborative process. Usually it's just you and your editor, who often leaves you to produce your piece in your own way. This is different from Web writing in general, when you might be part of a Web content team whose other members regard you as the least valuable player.
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