Articles de revues sur le sujet « Storia della Filologia »

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Meier, Franziska. « Giorgio Pasquali und die Filologia dantesca ». Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no 1 (24 octobre 2022) : 54–65. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0005.

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Résumé :
Riassunto L’articolo parte dall’ipotesi che l’università di Gottinga, innanzitutto il suo dipartimento di filologia greca e antica, abbia avuto un qualche ruolo nel rinnovamento della filologia dantesca quale Michele Barbi l’aveva richiesto e promosso lungo la sua carriera. La figura di chiave per evidenziare questa connessione sorprendente è Giorgio Pasquali che prima della prima guerra mondiale giunse a Gottinga dove proseguì i suoi studi, fece la abilitazione e fu nominato professore. Lo scoppio della guerra poi lo costrinse a ritornare in Italia, a Firenze dove avrebbe praticato e propagato la nuova metodologia filologica tedesca. È vero che fin dall’Ottocento gli storici e filologi italiani s’ispirarono alle metodologie filologiche tedesche. Pasquali, tuttavia, andò oltre confrontandosi con i raffinamenti che Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf aveva apportato allo studio e all’edizione dei testi antichi. Nel 1934 Pasquali pubblicò la monografia Storia della tradizione e la critica del testo che non ebbe soltanto un impatto sulla filologia greca e latina in Italia, ma anche sul giovane Gianfranco Contini e, a modo suo, su Michele Barbi in maniera notevole.
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Żelazny, Jan W. « Dzieje patrystyki w środowisku krakowskim (Zarys) ». Vox Patrum 36 (15 décembre 1999) : 85–96. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7810.

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Résumé :
Dai ultimi anni XIV secolo, alla corte della santa regina Hedvige, si possono trovare le radici degli studi sui Padri nel nostro ambiente. Ma la storia della patrologia e collegata con la storia dell’Accademia di Cracovia. Nel principio gli studi patristici erano inseriti negli studi di filologia e di storia della Chiesa. Il rinascimento e collegato con l’attivita della scuola filologica e teologica presso l’Universita Jagiel- lonica nel XIX secolo ed e stata coronata con la fondazione della prima cattedra di patrologia in Polonia nel 1938. Oggi l’attivita patristica accademica si svolge nell’ambiente della Accademia Pontificia di Teologia.
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Tekavčić, Pavao. « Francesco Bruni (a cura di), L'italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali ; La Nostra Lingua, Biblioteca storica di linguistica italiana, UTET, Torino 1992 ; XXXIII + 1038 pp. » Linguistica 34, no 2 (1 décembre 1994) : 134–38. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.34.2.134-138.

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Résumé :
Gli italianisti di tutto il mondo sanno quanto ricca sia in Italia la tradizione della filologia, della critica e della perenne Questione della lingua. Recentemente questi domini scientifici si sono arricchiti di un' opera davvero monumentale come materia, impostazione, trattazione e mole: il volume di formato enciclopedico che qui recensiamo. È un'ennesima storia della lingua italiana, impostata tuttavia da un angolo visuale diverso, quello cioè della diffusione progressiva dell'italiano dalle origini ai giorni nostri nelle regioni dello stato italiano e in certe altre aree (Dalmazia e stria, Canton Ticino, Valle d'Aosta, Malta, Corsica). Si esaminano le caratteristiche dell'italianizzazione delle singole aree: da qui il sottotitolo.
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Italia, Paola. « Le mano (e la mente) dell'autore : Storia e prospettive della Filologia d'autore ». Anuario Lope de Vega Texto literatura cultura 29 (31 janvier 2023) : 324–50. http://dx.doi.org/10.5565/rev/anuariolopedevega.488.

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Résumé :
La tradizione letteraria italiana condivide con quella spagnola una ricchezza di manoscritti genetici d'autore imparagonabile a quella di altre tradizioni europee, ed è per questo che la filologia d'autore, disciplina fondata da Dante Isella, ma che risale a una pratica ecdotica risalente al XVII secolo, può essere applicata fruttuosamente anche sui manoscritti del Siglo de Oro, come recentemente è stato mostrato sulla Dama Boba. Nel contributo si presenta la storia e il metodo peculiare della disciplina, nei suoi rapporti con la critica delle varianti e la critica genetica, e se ne delineano le prospettive di sviluppo, in particolar modo quelle legate alle nuove tecnologie digitali, dalla spettrometria all'authorship, all'applicazione dell'IA allo studio, anche comparativo, delle correzioni d'autore.
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Tekavčić, Pavao. « Vojmir Vinja, Jadranskafauna, Etimologija i struktura naziva, 1 11, Split, Lo­gos, 1986 : I vol. pp. 5-504, II. vol. pp. 1-558. » Linguistica 27, no 1 (1 décembre 1987) : 167–74. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.167-174.

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Résumé :
La stratificazione linguistica lungo la costa orientale dell'Adriatico assieme ai molteplici contatti di genti (Greci, Latini, Italiani, Slavi) rende interessante e pro­ ficuo qualsiasi studio linguistico in questa dominio; trattandosi poi di ambiente ma­ rino, è comprensibile l'importanza della terminologia talassozoonimica. A questi studi si dedica da quasi quarant'anni il noto romanista zagabrese e ordinaria di filo­ logia romanza all'Ateneo di Zagabria Vojmir Vinja. Adesso, come coronamento della sua lunga attività scientifica in questa campo (documentata in una serie di studi precedentemente pubblicati), l'autore ci offre illibro qui recensito, che nel vero sen­ so della parola è il suo magnum opus, un'ampia e documentatissima sintesi delle sue ricerche talassozoonimiche. Una tale opera esige una preparazione vasta e moltepli­ ce, dalla linguistica (esame sistematico-strutturale) e filologia (studio delle fonti an­ tiche) attraverso la storia culturale fino all'economia, all'oceanografia e addirittura all'ittiologia.
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Tekavčić, Pavao. « Studi ladini in onore di Luigi Heilmann nel suo 75 ° compleanno, a cura di Guntram A. Plangg e Fabio Chiocchetti, «Mondo Ladino» X (1986), Institut Cultural Ladin «majon di fashegn« Vigo di Fassa, pp. 3-466. » Linguistica 27, no 1 (1 décembre 1987) : 175–79. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.175-179.

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Résumé :
La stratificazione linguistica lungo la costa orientale dell'Adriatico assieme ai molteplici contatti di genti (Greci, Latini, Italiani, Slavi) rende interessante e pro­ ficuo qualsiasi studio linguistico in questa dominio; trattandosi poi di ambiente ma­ rino, è comprensibile l'importanza della terminologia talassozoonimica. A questi studi si dedica da quasi quarant'anni il noto romanista zagabrese e ordinaria di filo­ logia romanza all'Ateneo di Zagabria Vojmir Vinja. Adesso, come coronamento della sua lunga attività scientifica in questa campo (documentata in una serie di studi precedentemente pubblicati), l'autore ci offre illibro qui recensito, che nel vero sen­ so della parola è il suo magnum opus, un'ampia e documentatissima sintesi delle sue ricerche talassozoonimiche. Una tale opera esige una preparazione vasta e moltepli­ ce, dalla linguistica (esame sistematico-strutturale) e filologia (studio delle fonti an­ tiche) attraverso la storia culturale fino all'economia, all'oceanografia e addirittura all'ittiologia.
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Tekavčić, Pavao. « Oana Salişteanu Cristea, Prestito latino - Elemento ereditario nel lessico della lingua italiana - Doppioni e varianti, Istituto di Studi Romanzi, Facoltà di Lettere, Università Carolina Praga ; Praga 2000, pp. 199 ». Linguistica 40, no 1 (1 décembre 2000) : 197–200. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.40.1.197-200.

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La ricchezza del lessico italiano dall'antichità ad oggi e la sua complicata stratificazione sono oggetto dell'interesse dei linguisti da più di un secolo e mezzo; eppure, c'è una serie di problemi non studiati a fondo, tuttora aperti e promettenti. Uno di tali temi è la coesistenza di due (o più) riflessi di una sola base latina, cioè gli allotropi e doppioni (franc. doublets). Dai tempi di Ugo Angelo Canello (anni 70 dell'Ottocento) questo settore del vocabolario non cessa di preoccupare gli studiosi ed il più recente contributo -- importantissimo, diciamolo subito-- che riassume, discute, sistematizza e in gran parte completa quanto fatto finora, è il recentissimo volume della professoressa Oana Sălişteanu Cristea, docente di linguistica italiana (storia della lingua, filologia e dialettologia) all'Università di Bucarest. Questo libro è l'oggetto della presente recensione.
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Pereira, Germana Henriques. « ENTREVISTA COM ANDRÉIA GUERINI ». Belas Infiéis 1, no 2 (28 février 2013) : 127–30. http://dx.doi.org/10.26512/belasinfieis.v1.n2.2012.11209.

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Résumé :
Andréia Guerini é professora associada I do Departamento de Língua e Literatura Estrangeiras da Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC) e atua, desde 2011, como professora visitante do Programa de Doutorado em Letteratura, Storia della lingua e Filologia Italiana da Università per Stranieri di Siena/Itália. Possui pós-doutorado pela Università degli Studi di Padova (2010) e é doutora em Literatura pela Universidade Federal de Santa Catarina (2001). Guerini é coordenadora da pós-graduação em Estudos da Tradução (PGET) e do grupo de pesquisa do CNPq de Estudos Leopardianos; faz parte da Diretoria da Associação Brasileira de Pesquisadores em Tradução (ABRAPT) – gestão 2011-2013 – e da Diretoria da Associação Nacional de Pós-Graduação em Letras e Linguística (ANPOLL) – gestão 2012-2014. É editora-chefe da revista Cadernos de Tradução (Qualis A2) desde 2002 e da revista Appunti Leopardiani desde 2011; é autora do livro, publicado pela Edusp em 2007, intitulado Gênero e tradução no Zibaldone de Leopardi.
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Tekavčić, Pavao. « Quaderni di filologia e lingue romanze, Ricerche svolte nell'Università di Macerata, Terza serie, vol. 17 ; Macerata 2002, 414 pp. » Linguistica 44, no 1 (1 décembre 2004) : 188–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.188-189.

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Résumé :
Il volume qui recensito racchiude i seguenti contributi Caterina Santarelli, L'ittionimia dialettale di Porto San Giorgio, 5-93;Uberto Malizia, Unfichier de lexicographie musicale du Mayen Age: essai sur la Lettre A [sic: senza circonflesso], 95-116;Monica Balestrero, La sfida dello sparviero, 117-139;Marinella Mariani, Ecrire le voyage: Stendhal dans Les Marches, 141-160;Elisabeth Ceaux, Souvenirs d'un blesse: Le regard d'Hector Malot sur la guerre de 1870, 161-182;Dante Pasquali, Il ciclo del mondo reale, 183-232;Daniela Fabiani, Una geografia privilegiata: /'Italia e la sua cultura nell'opera di Julien Green, 233-271;Silvia Vecchi, Le talon d'Hermès: la conoscenza errante, 273-291;Maryvonne Baurens, "Les couleurs de l'argot" contemporain, 293-320;Marco Cromeni, Berceo e ii miracolo de La Abadesa prefiada, 321-350;Miquel Pérez Escalera, La nada cotidiana y la cuestión de la identidad, 351-366;12) Carlos Alberto Cacciavillani, Alta Gracia: vicende storiche ed economiche, 367-387;Roberto Crescente, II territorio nella storia: /'Abruzzo adriatico dalle fonti letter­ arie e cartografiche, 389-402; Note e recensioni:14. Luca Pierdominici, Funzione deittico-anaforica, a livello della frase, di moifema ed elementi morfologici: gli accordi, 405-407 [nota] 15. Silvia Salvucci, recensione di: Christiane Roederer, La veilleuse de chagrin, Strasbourg, La Nuée Bleue, 2002; 408-409; Indice, 411-414. Come finora, la nostra recensione si concentra sui contributi di argomento linguistico e filologico, presentando gli altri in modo sommario.
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Horsfall, Nicholas. « The Text of Virgil in Antiquity - Sebastiano Timpanaró : Per la storia della filologia virgiliana antica. (Quaderni di ‘Filologia e critica’, 6.) Pp. 228. Rome : Salerno Editrice, 1986. Paper. » Classical Review 37, no 2 (octobre 1987) : 177–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x0011025x.

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Horsfall, Nicholas. « M. Capasso et al. : Momenti della storia degli studi classici fra Ottocento e Novecento. (Pubblicazioni de Dipartimento di Filologia Classica dell' Università degli Studi di Napoli, 2.) Pp. 244. Naples : Dipartimento di Filologia Classica, Università degli Studi, 1987. Paper. » Classical Review 39, no 2 (octobre 1989) : 427–28. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x0027296x.

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Maiullari, Franco. « Un altro Edipo. Lettura anamorfica della tragedia di Sofocle e critica dell'interpretazione freudiana ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 2 (mai 2011) : 199–226. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-002004.

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Viene proposta una riflessione su alcune tematiche che hanno accompagnato la nascita del movimento psicoanalitico, ma che permangono di grande attualitŕ dato che si riferiscono ai fondamenti dei modelli psicodinamici dell'apparato psichico. Si tratta in particolare della differenza tra la teoria della mente pulsionale e quella relazionale, e tra il mondo della tenerezza e degli affetti e il mondo delle passioni. Un contributo originale dell'articolo si riferisce al destino che l'ha avuto nella storia della psicoanalisi; basandosi su un lavoro linguistico testuale, l'autore mette in evidenza come Freud si riferisca alla versione superficiale della tragedia sofoclea e di conseguenza ne manchi sia l'interpretazione filologica che quella psicologica.
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Ferber, Magnus Ulrich. « Zwischen München und Rom ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 394–410. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0022.

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Résumé :
Riassunto Il carteggio del gesuita Matthaus Rader, nato nella Germania meridionale, rappresenta non solo una fonte importante per lo studio della storia culturale bavarese, ma offre anche un’importante testimonianza per il transfer culturale tra l’Italia e la Germania all’inizio del XVII secolo. I suoi progetti editoriali sia filologici che storici spesso necessitavano, nel contesto delle procedure di censura interne all’ordine, dell’approvazione da parte della curia generalizia. Da cio derivava un regolare scambio epistolare con la Citta eterna che apriva a Rader l’accesso a manoscritti rari, conservati a Roma, e lo metteva in contatto con i bibliotecari locali. Tali rapporti facevano di lui un importante interlocutore per viaggiatori diretti da Roma verso la Baviera, ad esempio Leone Allacci, il quale nel 1623 avrebbe dovuto trasferire i fondi della Palatina in Italia. La posizione di Rader come storiografo ufficiale della corte bavarese comportava che egli propagasse a Roma la visione storica del suo committente, il duca Massimiliano I. Il contrasto provocato da Abraham Bzowski con Massimiliano per la rappresentazione dell’imperatore Ludovico IV nei suoi Annales ecclesiastici porto Rader sull’orlo di un conflitto con il preposito generale dei gesuiti, Vitelleschi; in tale cornice si concepi piuttosto come attore sullo sfondo della politica culturale bavarese.
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Ferber, Magnus Ulrich. « Zwischen München und Rom ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (1 décembre 2017) : 394–410. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0022.

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Résumé :
Riassunto Il carteggio del gesuita Matthäus Rader, nato nella Germania meridionale, rappresenta non solo una fonte importante per lo studio della storia culturale bavarese, ma offre anche un’importante testimonianza per il transfer culturale tra l’Italia e la Germania all’inizio del XVII secolo. I suoi progetti editoriali sia filologici che storici spesso necessitavano, nel contesto delle procedure di censura interne all’ordine, dell’approvazione da parte della curia generalizia. Da ciò derivava un regolare scambio epistolare con la Città eterna che apriva a Rader l’accesso a manoscritti rari, conservati a Roma, e lo metteva in contatto con i bibliotecari locali. Tali rapporti facevano di lui un importante interlocutore per viaggiatori diretti da Roma verso la Baviera, ad esempio Leone Allacci, il quale nel 1623 avrebbe dovuto trasferire i fondi della Palatina in Italia. La posizione di Rader come storiografo ufficiale della corte bavarese comportava che egli propagasse a Roma la visione storica del suo committente, il duca Massimiliano I. Il contrasto provocato da Abraham Bzowski con Massimiliano per la rappresentazione dell’imperatore Ludovico IV nei suoi Annales ecclesiastici portò Rader sull’orlo di un conflitto con il preposito generale dei gesuiti, Vitelleschi; in tale cornice si concepì piuttosto come attore sullo sfondo della politica culturale bavarese.
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Lloyd-Jones, Hugh. « The History of Classical Scholarship - Marcello Gigante : Classico e mediazione : contributi alla storia della filologia antica. (Studi Superiori N15.70.) Pp. 243. Rome : La Nuova Italia Scientifica, 1989. Paper, L. 34,000. » Classical Review 41, no 1 (avril 1991) : 215–16. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00278074.

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Labanca, Nicola. « Enzo Collotti e la storia contemporanea in Italia ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 298 (juin 2022) : 15–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298002.

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Résumé :
Il gruppo di interventi che questo articolo introduce mira a ricordare, a pochi mesi dalla morte, un grande studioso italiano di respiro europeo. Enzo Collotti (1929-2021) è stato per lunghi decenni una delle figure più importanti della storiografia contemporaneistica italiana. Questo articolo, oltre a ricordare i punti essenziali del suo percorso di vita e di studi, sottolinea l'essere stato Collotti sia formalmente uno dei primi docenti universitari italiani di storia contemporanea, sia il suo esserlo stato sostanzialmente da studioso impegnato, ma in modalità che in niente perdevano per questo in rigore filologico e metodologico. Gli articoli si occupano degli anni trascorsi da Collotti presso l'Istituto Giangiacomo Feltrinelli, 1959-1963 (David Bidussa), della sua dimensione di grande storico del Novecento europeo (Mariuccia Salvati), della difficoltà di dichiararsi Linkssozialist nel secondo dopoguerra e dell'essere stato il più grande storico germanista dell'Italia della seconda metà del Ventesimo secolo (Brunello Mantelli), del suo impegno per il processo della Risiera di San Sabba (Tullia Catalan), del suo percorso di ricerca sulle persecuzioni antiebraiche e sulla Shoah in Italia e in Europa (Valeria Galimi), sulla sua apertura internazionale e ai nuovi percorsi storiografici in quanto docente universitario (Silvia Salvatici), e su una importante e trentennale attività svolta con gli insegnanti delle scuole superiori di Firenze (Gaspare Polizzi).
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Alonso-Núñez, J. M. « (F.) Prontera Ed. Strabone : contributi allo studio della personalità e dell'opera. 1. (Pubblicazioni degli Istituti di storia antica e di storia medioevale e moderna della Facoltà di lettere e filosofia.) Perugia : Università. 1984. Pp. 262, [1] map. L 45,000. - (G.) Maddoli Ed. Strabone : contributi allo studio della personalità e dell'opera. 2. (Pubblicazioni degli Istituti di storia antica e di filologia classica della Facoltà di lettere e filosofia.) Perugia : Università degli Studi. 1986. Pp. 199. L 27,000. » Journal of Hellenic Studies 108 (novembre 1988) : 235. http://dx.doi.org/10.2307/632668.

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Tamborini, Massimo. « Brevi note a margine di alcune recenti edizioni del De consolatione di Cardano ». Mediterranea. International Journal on the Transfer of Knowledge 7 (27 mars 2022) : 423–47. http://dx.doi.org/10.21071/mijtk.v7i.13452.

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Review article of: Girolamo Cardano, De consolatione, a cura di Marialuisa Baldi, revisione filologica a cura di Elisabetta Tonello, Leo S. Olschki, Firenze 2019 (Hyperchen. Testi e Studi per la Storia della Cultura del Rinascimento, 6), pp. vi + 284, ISBN: 9788822266231. Girolamo Cardano, Sulla consolazione, a cura di Marialuisa Baldi, Leo S. Olschki, Firenze 2021 (Hyperchen. Testi e Studi per la Storia della Cultura del Rinascimento, 7), pp. xvi + 194, ISBN: 9788822267450.
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Jakopin, Franc. « Liliana Spinozzi Monai, Dal Friuli Alla Russia. Mezzo secolo di storia e di cul­ tura. In margine all'epistolario (1875-1928) Jan Baudouin de Courtenay. Società Filologica Friulana, Udine 1994. » Linguistica 35, no 2 (1 décembre 1995) : 332–34. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.332-334.

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Résumé :
Questo libro rappresenta una preziosa novità scientifica nel campo della slavistica e della friulanistica. Vi sono pubblicate le lettere, le cartoline postali inviate da intellet­ tuali friulani (in parte anche italiani) e beneciani (filologi, etnografi, storici, avvocati, ecc.) allo studioso polacco Baudouin de Courtenay che, nei primi anni settanta dello scorso secolo, in qualità di docente di linguistica slava all'Università di Pietroburgo, ap­ pena ventottenne si recò nella Slavia Friulana e in altri luoghi del Friuli al fine di com­ piere delle ricerche sui relativi dialetti slavi, o più precisamente sloveni. Nei quattro de­ cenni successivi vi ritornò otto volte e pubblicò uno studio basilare sui dialetti resiani e altri contributi su Resia e i suoi abitanti, nonché ricco materiale sia sul dialetto di Resia che quello del Torre (Opyt fonetiki rez'janskich govorov, 1875 - Saggio di fonetica delle parlate resiane; Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologii i etnografii 2. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v sevemovostočnoj ltalii, 1904). II mate­ riale dialettale raccolto nelle valli del Natisone, rimasto in forma manoscritta, viene pubblicato nel 1988 da Liliana Spinozzi Monai (con commento folklorico di M. Matičetov) presso l'Editoriale Stampa Triestina con ii titolo "Materiali per la dialettolo­ gia e l'etnografia slava meridionale 4. Testi popolari in prosa e in versi raccolti in Val Natisone nel 1873".
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Walsh, P. G. « Semiotica della novella latina : Atti del seminario interdisciplinare ‘La novella latina’, Perugia 11–13 Aprile 1985. (Università degli Studi di Perugia, Istituto di Filologia Latina, Materiali e Contributi per la Storia della Narrativa Greco-Latina, 4.)Pp. 319. Rome : Herder, 1986. Paper, L. 35,000. » Classical Review 37, no 2 (octobre 1987) : 309. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00111060.

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Subrizi, Carla. « Scrivere la storia dell’arte : metodologia e ricerca negli ultimi decenni ». Boletín de Arte, no 38 (31 octobre 2017) : 171–78. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2017.v0i38.3362.

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Résumé :
All’inizio del nuovo secolo la questione della storia del’arte e dei metodi da utilizzare per la ricerca riapre molti interrogativi e determina la necessità di una revisione critica della storiografia del passato XX secolo. Molte iniziative dimostrano la necessità che molti storici dell’arte, nelle Università italiane ma anche internazionali avvertono in questi anni: i dipartimenti di storia dell’arte, nelle differenti denominazioni che hanno in Europa e in altri paesi del mondo, concentrano ricerche e iniziative sullo stato della storia dell’arte, su quanto sia necessario rivedere e interrogare le strategie della sua costruzione, nonché l’identificazione dei documenti e materiali d’archivio considerati le sue «fonti». Tali problemi coinvolgono gruppi di lavoro e ricerche differentemente orientati, all’interno dei quali è tuttavia possibile individuare premesse simili che da una parte affrontano la questione su un piano teorico e metodologico, dall’altro si concentrano su casi di studio, su particolari aspetti storici e filologici, per mettere in pratica, nuove ipotesi di studio e ricerca. Il saggio si sofferma su tali questioni e analizza alcuni passaggi fondamentali della bibliografia più recente.
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Zanin, Enrica. « Liebt Dante Gemma ? » Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no 1 (23 septembre 2020) : 101–16. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0009.

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Résumé :
RiassuntoDante ama o non ama sua moglie, Gemma Donati? La domanda può apparire puerile ed ingenua, ma ogni lettore della Commedia o della Vita nuova un giorno se l’è posta. Se abbiamo rinunciato a rispondere è perché sappiamo che in assenza di documenti o di prove è impossibile trovare una risposta. Ma non pensano così Witte ed i filologi di fine Ottocento, che tra il 1876 ed il 1883 scrivono un numero importante di articoli, scambiano lettere e cercano prove per conoscere i ›veri‹ sentimenti di Dante. Il fondo Witte ci permette di ricostruire questa querelle che, se non riesce a svelare i segreti di cuore di Dante, rivela i motivi ed i metodi usati dai primi filologi danteschi, e descrive la storia e l’importanza del biografismo nello studio dell’opera di Dante.
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Skytte, Gunver. « Il concetto di storia della lingua nell'opera grammaticale di Benedetto Buommattei ». Linguistica 31, no 1 (1 décembre 1991) : 279–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.279-289.

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Résumé :
Che la storia della lingua sia una disciplina linguistica di data recente, fondata nell'800, soprattutto grazie alle ricerche pionieristiche di insigni filologi tedeschi, è un'opinione comunemente accettata, ed essa è probabilmente anche giustificata attraverso la classificazione datane di disciplina. A questo dato di fatto si deve senz'altro l'opinione altrettanto estesa che prima dell'800 non esistesse il concetto di linguistica diacronica o cambiamento linguistico in senso scientifico, come pure quella non meno erronea che la linguistica, come scienza, sia stata fondata solo nell'800.
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Tekavčić, Pavao. « Italiano e dialetti nel tempo, Saggi di grammatica per Giulio C. Lepschy, a cura di Paola Beninca', Guglielmo Cinque, Tullio De Mauro, Nigel Vincent ; Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Scienze del Linguaggio ; Bulzoni Editore, Roma, 1996, XI ». Linguistica 36, no 1 (1 décembre 1996) : 118–21. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.118-121.

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Résumé :
La presente Miscellanea, dedicata al grande linguista italiano da tempo resi­ dente e docente in Gran Bretagna, autore di volumi fondamentali (La linguistica strut­ turale 1966, La lingua italiana 1981 (originale inglese 1977), La linguistica del Nove­ cento 1992) e di numerosi saggi, riflette l'ampiezza dei suoi interessi scientifici e, con le parole dell'autrice della Presentazione (V-IX, bibliografia scelta X-XI), Anna Mor­ purgo Davies, racchiude «una serie di lavori di linguistica italiana scritti da punti di vista teorici diversi, senza dogmatismo» (V): grammatica generativa e descrittiva, dialettologia, linguistica storica, filologia ecc. Gli autori dei contributi sono linguisti italiani e stranieri, e gli idiomi studiati sono l'italiano (standard, regionale) e tutti i dialetti della Penisola.
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Tekavčić, Pavao. « Walter Belardi, Breve storia della lingua e della letteratura ladina, 2.edizione aggiornata ; con un'appendice di Marco Forni ; Istitut Ladin "Micurà de Rü", San Martin de Tor ; 138 pp.+indice (5 pagine non numerate) ». Linguistica 44, no 1 (1 décembre 2004) : 182–83. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.182-183.

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Résumé :
Uno dei maggiori linguisti e filologi italiani dei tempi moderni, Walter Belardi, emerita dell'Università di Roma "La Sapienza" e studioso di fama mondiale, rias­ sume nel presente volumetto la problematica ladina, presentandoci una specie di breviario, quasi un catechismo, con la competenza ben nota da alcuni decenni. Come si legge sul retrocopertina esterno, il Nostro si occupa di Ladinia da più di un mezzo secolo: ricordiamo, a titolo di esempio, la sua [La] poesia friulana del Novecento (1987) e la Narrativa gardenese (1988). La presente Breve storia è la 2. edizione (la 1. risale al 1996) e si divide in due parti: L'aspetto storico-linguistico (pp. 7-72) e L'aspetto linguistico-letterario (pp. 73-124). L'aggiunta di Marco Forni Aspetti della letteratura ladina dolomitica contemporanea e Vocabolari ladini recenti (pp. 125-138) e 5 pagine, come detto, fuori paginazione, chiudono il libro. 11volu­ me consiste di 77 capitoli, ognuno in media di 3-4 pagine, raramente più lunghi (quello sul poeta Max Tosi, pp. 97-105) o più brevi (ad es. Cronologia, temi e co­ stanti p. 10; La situazione demografica attuale, p. 16; Non storia biologica ma Storia, p. 62; La prima grammatica gardense a stampa, p. 85; Prospettive future, p. 120, e alcuni altri).
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Mattia, Giuseppe. « All’origine della sceneggiatura. Verso una critica genetica del film L’eclisse (1962) ». Acta Universitatis Lodziensis. Folia Litteraria Polonica 64, no 1 (30 juin 2022) : 595–606. http://dx.doi.org/10.18778/1505-9057.64.22.

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Résumé :
La presente proposta – inserita nel quadro della ricerca di dottorato intitolata Tonino Guerra sceneggiatore tra anni Cinquanta e Sessanta. Il lavoro con Antonioni e Rosi tra storia e inchiesta – si propone di illustrare la ricognizione archivistica condotta su alcune fonti di prima mano, relative al film L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni. Questi materiali preparatori inediti gettano luce su modelli sia interpretativi sia metodologici legati alla genetica testuale. In un’ottica storico-filologica, l’osservazione del metodo di lavoro di Guerra e Antonioni consente di ampliare la portata ermeneutica del film in questione, soffermandosi su quello che Pierre-Marc de Biasi definisce il “divenire del testo”: dall’idea iniziale alla sua evoluzione fino alla versione definitiva, chiamando in causa materiali eterogenei. L’intervento si propone di spingere lo studio della sceneggiatura a dialogare con un più ampio concetto di materiali preparatori.
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Knežić, Boško. « PROPOSTA PER UNA RILETTURA DELLA NOVELLA TOMMASEANA DUE BACI PRIJEDLOG ZA JEDNO NOVO ČITANJE NOVELE DUE BACI NIKOLE TOMMASEA ». Folia linguistica et litteraria XI, no 30 (2020) : 67–78. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.4.

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Résumé :
La novella tommaseana della quale propongo una rilettura è già stata oggetto di alcuni studi di taglio filologico e femminista volti a dimostrare la posizione del Tommaseo nei confronti della donna, dell’educazione femminile, o più in generale della questione femminile. Tali studi erano incentrati soprattutto sul concetto tommaseano dell’educazione, nonché sulla capacità di introspezione psicologica del Dalmata. L’ottica che invece vorrei proporre si prefigge tutt’altro scopo, ossia di offrire una rilettura in chiave autobiografica con l’obiettivo, attraverso un’analisi profonda del testo volta ad evidenziare i tratti biografici dell’autore, di azzardare una conclusione relativa all’ambientazione della storia, nonché di esaminare il nesso tra l’autore ed i suoi protagonisti che, a mio avviso, oltre a riflettere lo stato d’animo del giovane Tommaseo, sono ispirati a persone reali che egli incontra in occasione del suo breve soggiorno a Sebenico nel 1831. La novella che uscì per la prima volta quello stesso anno vide ben altre cinque edizioni, tutte con correzioni formali e giunte dell’autore che, tra l’altro, miravano a sgombrare il campo da dubbi e insinuazioni che il protagonista fosse egli stesso e che la sorella di cui si trattava fosse la sua (cfr. Danelon 12). D’altro canto, sempre tenendo conto dell’abitudine tommaseana di nascondersi dietro i suoi protagonisti, non è da escludere che la sorella, essendo la voce narrante, sia quell’alter ego che gli permetta di rilevare i suoi più intimi segreti senza compromettere l’immagine che si sarebbe creata intorno alla sua figura.
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Pisani, Vitagrazia. « Il culto di San Qirqos nell’Etiopia storica : analisi storico-filologica, con edizione critica della “Passio” (Gädlä Qirqos) ». Aethiopica 16 (9 mars 2014) : 303–4. http://dx.doi.org/10.15460/aethiopica.16.1.731.

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Potter, T. W. « Annamaria Comella, I materiali votivi di Falerii (Corpus delle stipi votive in Italia, regio VII, 1 : Archaeologica LXIII). Rome : G. Bretschneider, 1986. Pp. xiii + 227, 87 pls. ISBN 88-7689-081-5. - F. Coarelli (Ed.), Fregellae II. Il santuario di Esculapio. By M. Caputo and others. (Pubblicazioni degli Istituti di Storia Antica e di Filologia Classica della Facoltà di lettere e filosofia, Perugia, serie in 4°.) Rome : Quasar, 1986. Pp. 247, 96 pls. ISBN 88-85020-50-X. » Journal of Roman Studies 78 (novembre 1988) : 209–10. http://dx.doi.org/10.2307/301465.

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Romanini, Fabio. « Luciano Formisano, Filologia dei viaggi e delle scoperte (Storia e Testi. Dal Medioevo all’Europa Moderna, 3), Bologna, Pàtron Editore, 2021, XIV + 494 p. » Zeitschrift für romanische Philologie 138, no 3 (1 octobre 2022) : 968–74. http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2022-0046.

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AGATI, Maria Luisa. « Κωδικολογία : νέες κατευθύνσεις και όρια ». BYZANTINA SYMMEIKTA 21, no 1 (17 mars 2012) : 195. http://dx.doi.org/10.12681/byzsym.1059.

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Résumé :
<p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">LA CODICOLOGIA: RUOLO, ORIENTAMENTI E NUOVE FRONTIERE</span></span></p><p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"></span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Esame del significato della Codicologia, nel termine e nel concetto, dall’intuizione di Montfaucon attraverso le interpretazioni più significative della storia degli studi, per arrivare alle conclusioni dell’autrice, che, ponendo in primo piano la simbiosi tra libro/contenitore e testo/contenuto, intende la Codicologia nel senso più integrale dello studio del libro manoscritto, non avulso dalla dimensione filologica che nel progredire degli studi “materiali” sembra oggi accantonata. La Codicologia come “</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Archeologia</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del libro” apre comunque nuove prospettive con metodologie di ricerca che mirano ad un approccio dinamico, puntando soprattutto alla ricostruzione dei gesti e della psicologia dell’artigiano medievale. Ne sono testimonianza le differenti interpretazioni di <em>mise en page</em>, o il campo di indagine sulla rigatura, col chiarimento dei concetti di tecnica e di metodo, e del funzionamento dei diversi strumenti meccanici, su cui purtroppo le fonti sono reticenti. Tutto ci</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> ricevere nuova luce solo da uno studio comparato tra le diverse civilt</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del Mediterraneo, che vede l’incontro</span><font face="Times New Roman"><span style="line-height: 150%; font-family: 'MgOldTimes UC Pol Normal'; color: black; font-size: 11pt">/</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scontro tra Cristianesimo e Islam, e le ricerche in corso di chi </span></font><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scrive</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> hanno gi</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dato diversi esiti positivi. Per esempio, l’utilizzo dell’orientale <em>mastara</em> viene recepito sistematicamente nelle tecniche metabizantine, ma non </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">è</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> esclusivo nella produzione greca occidentale, influenzata dal mondo latino: solo la Storia pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dare spiegazione di fenomeni o tradizioni </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">altrimenti</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> incomprensibili, indispensabile supporto alla critica testuale.</span></p>
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Andreose, Alvise. « Continental and Mediterranean Review : Critica testuale e linguistica storica : Larson, P�r. 2002. ??Stiamo lavorando per voi ? : per una maggiore collaborazione tra filologi e storici della lingua italiana?.Verbum. Analecta neolatina4, 2 : 517?26. » Textual Cultures : Text, Contexts, Interpretation 1, no 1 (juillet 2006) : 119–24. http://dx.doi.org/10.2979/tex.2006.1.1.119.

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Halper, Yehuda. « Il Commento medio di Averroè alla Metafisica di Aristotele nella tradizione ebraica : Edizione delle versioni ebraiche medievali di Zeraḥyah Ḥen e di Qalonymos ben Qalonymos con introduzione storica e filologica (Averroes' Middle Commentary on Aristotle's Metaphysics in the Hebrew tradition : Edition of the Medieval Hebrew versions by Zeraḥyah Ḥen and Qalonymos ben Qalonymos, together with a historical and ». Philosophy East and West 63, no 1 (2013) : 96–99. http://dx.doi.org/10.1353/pew.2013.0011.

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Sideri, Cecilia. « Giuseppe Compagnoni traduttore di Ditti Cretese e di Darete Frigio ». Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria, no 8 (31 janvier 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2499-6637/19696.

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Résumé :
Adottando una prospettiva di storia della filologia, il contributo indaga l’ambigua operazione svolta da Giuseppe Compagnoni (1754-1833) nel proporre la propria traduzione italiana delle cronache troiane pseudo-epigrafe di Ditti Cretese e Darete Frigio, pubblicata a Milano nel 1819 entro la Collana degli antichi storici greci volgarizzati di Giovanni Battista Sonzogno. La posizione critico-filologica del Compagnoni è letta alla luce del resto della sua produzione letteraria e del suo profilo intellettuale, nonché del contesto editoriale al cui interno la versione vide la luce. Giuseppe Compagnoni as a translator of Dyctis of Crete and Dares Phrygius The paper adopts the perspective of the History of Textual Criticism to analyse the ambiguous position of Giuseppe Compagnoni (1754-1833) in presenting his Italian translation of the pseudepigraph Troian chronicles by Dyctis of Crete and Dares Phrygius. The translation was published in Milan in1819, inside the Collana degli antichi storici greci volgarizzati held by Giovanni Battista Sonzogno. Compagnoni’s critical and philological position is analysed considering the rest of his literary production, his intellectual profile, as well as the editorial context in which the work was published.
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« Storia della lingua e filologia (a proposito di lessicografia) (1998) ». Romance Philology 69, no 2 (septembre 2015) : 427–36. http://dx.doi.org/10.1484/j.rph.5.110342.

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Schweickard, Wolfgang. « Rosario Coluccia, Storia, lingua e filologia della poesia antica. Scuola siciliana, Dante e altro (Italiano : passato e presente, 6), Firenze, Cesati, 2016, 271 p. » Zeitschrift für romanische Philologie 133, no 4 (8 novembre 2017). http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2017-0083.

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Pizzoli, Lucilla, et Matthias Heinz. « IL PROGETTO OIM (OSSERVATORIO DEGLI ITALIANISMI NEL MONDO) ». Italiano LinguaDue 14, no 2 (18 janvier 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19601.

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Résumé :
L’Osservatorio degli Italianismi nel Mondo (OIM) è uno dei progetti strategici dell’Accademia della Crusca e viene portato avanti da un largo gruppo internazionale di ricercatori. Il progetto intende costituirsi come punto di riferimento per la raccolta, revisione e disseminazione degli italianismi rintracciati nelle diverse lingue del mondo. L’accurata descrizione e analisi dei risultati del contatto tra italiano e altre lingue (tipologicamente e storicamente diversificato a seconda delle lingue coinvolte) richiede approfondite considerazioni di tipo metodologico, filologico e lessicologico. Alla base del progetto – nella prospettiva di lessicografia digitale – si colloca il database contenente le raccolte di italianismi nelle lingue europee ed extraeuropee. Nel contributo presentato in questa sezione, diviso in due parti, si offre un panorama delle prospettive di ricerca messe a punto per il compito che attende i ricercatori e che caratterizzano attualmente il lavoro. Nella sezione introduttiva si ricostruisce la storia del progetto, mentre nella successiva si descrive il funzionamento del database, i criteri usati per la raccolta degli italianismi e la presentazione delle entrate lessicografiche; si affrontano inoltre questioni legate alla semantica dei prestiti e si offre infine una panoramica delle prospettive future del progetto OIM. The OIM project (Osservatorio degli Italianismi nel Mondo) The Osservatorio degli Italianismi nel Mondo (OIM), an observatory of Italian loanwords in languages throughout the world, is among the strategic projects of the National Academy of the Italian language, Accademia della Crusca. The project is carried out by a vast international group of researchers and is intended to be a point of reference for the collection, review and dissemination of Italianisms found in many different languages worldwide. The accurate description and analysis of the results of multi-faceted and historically diverse language contact situations involving Italian as a donor language requires both methodological and in-depth lexical-philological considerations. The digital lexicographic tool which the project rests upon has at its core a database containing collections of Italianisms in both European and extra-European language varieties. This paper, divided into two main sections, provides an overview of the research perspectives that have eventually brought forth the OIM endeavor and characterize its current lines of work. In the introductory part the history of the project is recounted while the following parts address the set-up of the database, the criteria for collecting data on Italianisms, the lexicographical entries as well as semantic questions regarding loanwords and finally offer an outlook on future work within the OIM.
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Wolf, Heinz Jürgen. « Mauro Maxia, Fonetica Storica del Gallurese e delle altre varietà sardocorse (Accademia della Lingua Gallurese, Luogosanto, Istituto di Filologia, 18), Olbia, Taphros, 2012, 328 p. » Zeitschrift für romanische Philologie 130, no 2 (1 janvier 2014). http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2014-0051.

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Zuliani, Federico. « En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek ». Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 avril 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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