Thèses sur le sujet « Storia culturale del tempo »

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Carretta, Ilaria Ines Diletta <1996&gt. « "Strati del Tempo". La collezione d'arte contemporanea dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20156.

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Résumé :
Questa tesi compie per la prima volta una catalogazione scientifica e uno studio delle opere donate all’Assessorato alla Cultura e al Comune di Vicenza dai primi del Novecento. L’elaborato si apre con una ricostruzione della vita artistica vicentina, ripercorrendo alcune tappe fondamentali per meglio comprendere il contesto sociale e culturale in cui si mossero gli autori trattati, dalle vicende della Scuola d’Arte e Mestieri, fondata dall’Accademia Olimpica nel 1858, che formò numerosi artisti del territorio, passando per i Premi Marzotto per la Pittura e le importanti mostre sul collezionismo privato nel vicentino, fino alle rassegne di Textilia del 1988 e del 1991, grandi iniziative culturali promosse dal Comune, per concludere con il recupero, in tempi recenti, della Chiesa dei Santi Ambrogio e Bellino diventata spazio AB23, dedicato ad esposizioni artistiche e ora teatrali. La parte centrale dell’elaborato è composto da un ampio lavoro di schedatura ed analisi di tutte le opere che in questi decenni hanno accresciuto le raccolte comunali; sebbene le prime donazioni all’Assessorato risalgano alla fine degli anni Ottanta, molti degli artisti trattati iniziarono il loro operato ben prima. Pertanto, si è cercato di fornire la biografia e le tappe essenziali della carriera artistica di ogni autore, per poi compiere l’analisi dell’opera, o delle opere, donate. A conclusione dell’elaborato vi è uno spazio di riflessione progettuale volto alla valorizzazione delle opere donate, sia del loro valore artistico sia del gesto altruistico compiuto
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MUSCOLINO, MARCO. « LA "RIVISTA DEL CINEMATOGRAFO" : UNA STORIA CULTURALE, 1928-2008 ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/630.

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Résumé :
La «Rivista del Cinematografo» è un periodico longevo, il più longevo della storia del cinema italiano. Pubblicato a partire dal 1928, festeggia nel 2008 l’ottantesimo l’anniversario di vita. A dispetto di questa durevole presenza nel panorama editoriale italiano, la «Rivista del Cinematografo» rappresenta però una storia che è rimasta, e lo rimane ancora oggi, esclusa dai discorsi sociali. Il pre-giudizio storico da cui prende le mosse la presente ricerca individua invece – differentemente dalla vulgata “ufficiale” – la «Rivista del Cinematografo» non come “una storia a sé”, ma al contrario come una storia culturale in grado di illuminare in maniera significativa i processi storici del cinema italiano, con particolare – ma nient’affatto esclusivo – riferimento alle sue interrelazioni con la cultura cattolica. Si potrebbe dire, con una formula sintetica, che quella della «Rivista del Cinematografo» è una microstoria di lunga durata. Quest’ultima definizione può apparire contraddittoria perché accosta due categorie legate a due differenti tradizioni storiografiche: da una parte la microstoria, legata a una tradizione fattografica; dall’altra la lunga durata, legata a una tradizione teorico-esplicativa. Ma è proprio nell’ambito di una nuova concezione della storia – la cosiddetta storia culturale – che questa ricerca intende muoversi, nel tentativo di fare tesoro di un dibattito disciplinare che ha conosciuto un enorme sviluppo in questi ultimi anni, e che verrà discusso nella sezione introduttiva, analizzando le ricadute che esso ha sulla pratica storiografica in ambito cinematografico.
The «Rivista del Cinematografo» is the most ancient magazine in the Italian history of cinema. Published before 1928, in 2008 it celebrated its 80th anniversary. In spite of this long-lived presence in Italian publishing, the «Rivista del Cinematografo» represents a history left out in social discourses. This research considers instead the «Rivista del Cinematografo» as a cultural history that can illuminate the historical processes of the Italian cinema with particular – but not exclusive – reference to their relationships with the catholic culture. It could be said that the history of the «Rivista del Cinematografo» is a long duration microhistory. This definition can appear conflicting because it puts two categories that come from two different historical traditions near to each other: the microhistory and the long duration. But this research intends to explore a new historical perspective – the ‘so called’ cultural history – with the aim of learning from a debate which has developed enormously in recent years and analysing the consequences that this debate also has on the historical practice in the field of cinema.
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MUSCOLINO, MARCO. « LA "RIVISTA DEL CINEMATOGRAFO" : UNA STORIA CULTURALE, 1928-2008 ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/630.

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Résumé :
La «Rivista del Cinematografo» è un periodico longevo, il più longevo della storia del cinema italiano. Pubblicato a partire dal 1928, festeggia nel 2008 l’ottantesimo l’anniversario di vita. A dispetto di questa durevole presenza nel panorama editoriale italiano, la «Rivista del Cinematografo» rappresenta però una storia che è rimasta, e lo rimane ancora oggi, esclusa dai discorsi sociali. Il pre-giudizio storico da cui prende le mosse la presente ricerca individua invece – differentemente dalla vulgata “ufficiale” – la «Rivista del Cinematografo» non come “una storia a sé”, ma al contrario come una storia culturale in grado di illuminare in maniera significativa i processi storici del cinema italiano, con particolare – ma nient’affatto esclusivo – riferimento alle sue interrelazioni con la cultura cattolica. Si potrebbe dire, con una formula sintetica, che quella della «Rivista del Cinematografo» è una microstoria di lunga durata. Quest’ultima definizione può apparire contraddittoria perché accosta due categorie legate a due differenti tradizioni storiografiche: da una parte la microstoria, legata a una tradizione fattografica; dall’altra la lunga durata, legata a una tradizione teorico-esplicativa. Ma è proprio nell’ambito di una nuova concezione della storia – la cosiddetta storia culturale – che questa ricerca intende muoversi, nel tentativo di fare tesoro di un dibattito disciplinare che ha conosciuto un enorme sviluppo in questi ultimi anni, e che verrà discusso nella sezione introduttiva, analizzando le ricadute che esso ha sulla pratica storiografica in ambito cinematografico.
The «Rivista del Cinematografo» is the most ancient magazine in the Italian history of cinema. Published before 1928, in 2008 it celebrated its 80th anniversary. In spite of this long-lived presence in Italian publishing, the «Rivista del Cinematografo» represents a history left out in social discourses. This research considers instead the «Rivista del Cinematografo» as a cultural history that can illuminate the historical processes of the Italian cinema with particular – but not exclusive – reference to their relationships with the catholic culture. It could be said that the history of the «Rivista del Cinematografo» is a long duration microhistory. This definition can appear conflicting because it puts two categories that come from two different historical traditions near to each other: the microhistory and the long duration. But this research intends to explore a new historical perspective – the ‘so called’ cultural history – with the aim of learning from a debate which has developed enormously in recent years and analysing the consequences that this debate also has on the historical practice in the field of cinema.
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Nardo, Chiara. « Giovan Mario Crescimbeni nel sistema culturale del suo tempo ». Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCA042.

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Résumé :
Le travail de recherche a l’objectif de retracer l’expérience de Crescimbeni, premier Custode General de l’Académie de l’Arcadie,et reconstruire son profil biographique et culturel à travers l’examen des différents aspects de son activité intellectuelle (safonction de Custode, d’auteur, d’historien et critique de la littérature italienne) et de ses relations avec le contexte social etpolitique de référence, la cour pontificale de Clémente XI, pour évaluer l’impact et l’influence culturelle de l’Arcadie dans l’histoirede la pensée littéraire du XVIIIe siècle.Le premier chapitre reconstruit le profil biographique de l’auteur et décrit l’événement fondateur de son expérience intellectuelle :la constitution de l’Académie de l’Arcadie en 1690, en prenant en considération le contexte romain de la fin du XVIIe siècle.Le deuxième chapitre concerne la production lyrique de Crescimbeni : à travers l’examen des textes manuscrites et des éditionsimprimées de l’auteur, on a défini la poésie de Crescimbeni avec ses modèles, ses mètres et ses thèmes spécifiques.Ensuite, les chapitres 3 et 4 analysent l’activité de Custode General de Crescimbeni, à travers l’étude des documents manuscritesconservés par les Archives de les Bibliothèques Angélique et Apostolique du Vatican à Rome. En contenant de nombreusesinterventions de Crescimbeni sur les textes de les poètes Arcadiens, les cartes de la Bibliothèque Angélique sont importantesparce que elles permettent d’analyser son activité d’éditeur. D’autre part, les documents de la Bibliothèque du Vatican, surtoutmatériau épistolaires, éclairent la nature des aucunes relations sociales de Crescimbeni dans la société contemporaine et dans lasoi-disant « République des Lettres ».Le dernier chapitre traite, enfin, de l’activité de critique et d’historien de Crescimbeni. La thèse contient aussi l’édition de plusieurstextes inédits de le Custode d’Arcadie
My research has the purpose of tracing the experience of Crescimbeni, first General Master of the Arcadia Academy, and toreconstruct his biographical and cultural profile through the analysis of different aspects of his intellectual activity (his job asArcadia Master, author, historian and Italian literature critic) and through his relationships with the social and political context of thetime, the court of Pope Clemence XI, to evaluate the impact and cultural influence of Arcadia in history and thought of XVIIIcentury.The first chapter focuses on the biography of the author and describes the founding moment of his intellectual experience: thebirth of the Arcadia Academy in 1690, also considering the social context of Rome in the end of the XVII century.The second chapter is about the lyric production of Crescimbeni: thanks to the manuscripts and to printed texts of the author, thepoetry of Crescimbeni with his models, his masters and specific theme was framed.Then, chapters 3 and 4 analyze the activity of the General Master of Crescimbeni, throughout the study of the manuscriptsconserved in the Archives of the Angelic and Apostolic Vatican Library of Rome. Containing numerous interventions ofCrescimbeni on the text of other Arcadian poets, the papers of the Angelic Library are important because they allow to look at hisactivity as an editor. On the other hand, the documents of the Vatican Library, especially epistolary material, clarify the nature ofsome social relationships of Crescimbeni within his contemporary society and the so called “Lettres Society”.To conclude, last chapter speaks about the activity of critic and historian of Crescimbeni. The thesis also contains the edition ofmany unpublished texts of the Arcadia Master
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Falcinelli, Giacomo <1996&gt. « Storia dell'adattamento culturale della religione cattolica in Giappone ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19323.

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Résumé :
Lo scopo del presente elaborato consiste nell’esporre, in maniera il più possibile esaustiva e completa, gli aspetti e le diverse circostanze in cui il fenomeno dell’adattamento culturale si è manifestato nella comunità cattolica giapponese nel corso dei secoli. Fin dalle prime conversioni, infatti, i cattolici giapponesi si sono sempre trovati, in diversi gradi e mossi da diverse motivazioni, a privilegiare o omettere, quando non addirittura a modificare, alcuni aspetti della religione cattolica seguendo gli schemi cognitivi mutuati dalla tradizione locale. Nel corso dell’elaborato, in particolare, verranno sviscerati tre diversi contesti della Storia dell’arcipelago giapponese nei quali l’adattamento culturale del cattolicesimo ebbe luogo: il primo contesto analizzato sarà il Giappone tra il Sengoku Jidai e l’era Edo, periodo di nascita della comunità cattolica giapponese, nel quale le prime forme di adattamento culturale si svilupparono non tanto in seguito del metodo di evangelizzazione tipico dei gesuiti, primi a predicare nell’arcipelago, quanto a causa della massiccia presenza di credenti nativi laici, i quali si ritrovarono a rivestire un ruolo sempre più centrale nella vita della comunità, mentre gli specialisti del culto europei si ritrovarono in un ruolo sempre più periferico fino al loro bando completo. Il secondo contesto preso in esame è il Giappone moderno, compreso tra il 1868 e il 1945: in quest’epoca caratterizzata dalla modernizzazione delle infrastrutture e da rapidi cambiamenti sociali e culturali, nonché dal ritorno dei missionari, si vedrà come la religione cattolica, tornando a essere più controllata da parte del clero non locale, sarà costretta a un adattamento dottrinale nei confronti di ideologie di stampo nativista e particolarista, onde non perdere il riconoscimento ufficiale faticosamente ottenuto e subire nuovamente persecuzioni. Infine, il terzo contesto analizzato sarà quello del Giappone contemporaneo, nel quale l’adattamento della religione cattolica, pur non costituendo più un bisogno dettato dalla necessità di sopravvivere, diventa un tema centrale nel dibattito religioso attuale a causa delle riforme interne alla Chiesa che ne rivoluzionano il rapporto con la diversità culturale.
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Venturin, Beatrice <1996&gt. « Artefici del nostro tempo 2019-2020 : l’evoluzione di un progetto culturale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18379.

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Résumé :
L’elaborato presenta l’analisi del progetto culturale Artefici del nostro tempo, un concorso aperto a giovani artisti di diverse discipline che concorrono per aggiudicarsi la prestigiosa opportunità di esporre al Padiglione Venezia in concomitanza all’Esposizione Internazionale di Arti Visive della Biennale di Venezia, patrocinato dal Comune di Venezia, in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia. L’obbiettivo è quello di analizzare il concorso dalla fase di ideazione del progetto a quella conclusiva, attraverso gli strumenti forniti dalla disciplina manageriale del project management, focalizzando l’attenzione sulla figura del Project Manager degli eventi culturali, a cui spettano compiti legati alla pianificazione, al coordinamento e al monitoraggio delle molteplici attività. Il lavoro è strutturato in due parti: la prima espone la teoria e gli strumenti del Project Manager; la seconda applica quanto descritto al caso studio Artefici del nostro tempo, descrivendone due edizioni. La prima edizione del 2019 viene trattata in tutta la sua compiutezza, illustrando e approfondendo le quattro fasi del ciclo di vita di un progetto, i dati economici e i risultati raggiunti; l’edizione 2020, invece, non ha avuto il decorso sperato a causa di forze maggiori (causa Covid) e, per questo, verranno esposte le problematiche emerse con le relative conseguenze.
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Foscati, Alessandra <1965&gt. « «Ignis sacer». Una storia culturale del 'fuoco sacro' dal Tardoantico al Medioevo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4115/1/foscati_alessandra_tesi.pdf.

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Foscati, Alessandra <1965&gt. « «Ignis sacer». Una storia culturale del 'fuoco sacro' dal Tardoantico al Medioevo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4115/.

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Zago, Ilaria <1998&gt. « Architettura contemporanea e promozione culturale globale. Il caso del polo museale dell'Isola di Saadiyat ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21979.

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Résumé :
Oggetto della tesi è l’analisi del ruolo dell’architettura contemporanea come motore di riqualificazione e rilancio economico dei contesti urbani tra dimensioni extra e innovazione funzionale, in particolare a partire da una crescente centralità del Medio Oriente che, attraverso strategie e sfide architettoniche, sta portando gli Emirati Arabi Uniti ad emergere come luogo culturale deputato a livello internazionale. In tal senso, paesi considerati come regioni periferiche della cultura si stanno trasformando in destinazioni primarie per l'arte grazie ad ingenti finanziamenti e prestigiose acquisizioni. La tesi si sviluppa partendo da un’osservazione ravvicinata delle città di Abu Dhabi e Dubai, finalizzata a cogliere i caratteri di rilancio economico in contesti urbani in rapida crescita e, quindi, le molteplici strategie adottate dagli Emirati Arabi Uniti sia in ambito culturale che in ambito urbanistico. La strategia urbana attualmente adottata da parte delle città di Abu Dhabi e di Dubai utilizza un approccio quasi sempre votato ad uno sviluppo sostenibile delle nuove opere realizzate, puntando ad un funzionamento evoluto della vita negli spazi pubblici, in particolare in quelli destinati alle attività culturali. Il distretto dell’Isola di Saadiyat, insieme al District 2020, dimostrano, infatti, come lo sviluppo dei centri culturali possa trasformare tali politiche in strategie spaziali urbanistiche. Attraverso l’analisi dell’emergente polo museale dell’Isola di Saadiyat ad Abu Dhabi nella tesi vengono studiati tre differenti approcci progettuali inerenti la contemporaneità, quindi la relazione tra le differenti soluzioni architettoniche e la pertinenza delle stesse con le esigenze museali rispettivamente nel Louvre Abu Dhabi Museum (2006-2017), progettato da Jean Nouvel, nel Guggenheim Abu Dhabi (in fase di realizzazione), progettato da Frank O. Gehry e ne Museo Nazionale Zayed (in fase di realizzazione), progettato da Norman Foster. Queste grandiose architetture - realizzate in collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali quali il Louvre Museum di Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e il British Museum di Londra – sono state pensate per conciliare la promozione culturale locale con quella globale e, allo stesso tempo, stanno contribuendo alla riqualificazione di intere aree urbane, sia rivoluzionando il concetto stesso di museo (in taluni casi considerato alla stessa stregua di un’opera d’arte), sia agendo come motore nei processi di rilancio economico dei relativi contesti urbani in cui sorgono, dimostrando a tutti gli effetti le potenzialità dell’architettura contemporanea nella qualificazione di contesti urbani finora anonimi, fino a trasformare gli stessi in centri di diffusione culturale internazionale.
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FERRARINI, FABIO. « ITALIANI E TEDESCHI ALLA CONQUISTA CULTURALE DEL 'GRANDE NORD' (1922-1945) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/733695.

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Résumé :
The interest on fascism in Scandinavia and Finland is due to the importance that Nazism gave to the ‘nordic race’, its mythology and its cultural heritage. Fascism did not become very popular in the Nordic countries and it did not achieve power anywhere (the only exception was the case of Vidkun Quisling). This study, focused on Italian and German cultural propaganda in the Nordic countries, could show us that fascism was a global and transnational doctrine with diverse reformulations or ramifications. Therefore, this research could also be useful to the analysis of Mussolini’s struggle against Nazi political and cultural influence in the Nordic area. Organisations and associations like the Società Dante Alighieri (Dante Alighieri Society) and the Nordische Gesellschaft (Nordic Society), embodied the cultural comparison between the trope of Rome and the Germanic Weltanschauung. Moreover, the matter of race broke the network of the European right-wing groups and brought the failure of the ‘Fascist International’ dream. Consequently, the contradiction between the Latin and the Nordic interpretations of the world, made the Italo-German alliance fragile and inefficient.
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Marion, Anna <1994&gt. « La Fondazione MAXXI del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo : la proposta culturale di una fondazione di partecipazione ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17375.

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Résumé :
La fondazione di partecipazione è un modello fondazionale relativamente giovane, nato negli anni Novanta, che consente l’instaurazione di un rapporto di proficua cooperazione tra pubblico e privato. Negli ultimi anni, ha trovato largo successo come strumento applicato in ambito culturale grazie al vantaggio di unire le competenze e le possibilità di mondo privato e pubblico. Questa tesi si propone di analizzare il modello della fondazione di partecipazione, dalla sua nascita al suo successo in ambito culturale, studiandone le caratteristiche, i vantaggi e i limiti, applicandola al caso di studio della Fondazione MAXXI, legata al MAXXI- Museo delle Arti del XXI secolo, una delle azioni più riuscite del modello. Si intende indagarne la mission, la struttura e l’organizzazione per concentrarsi poi sulla proposta culturale ai fini di scoprirne le caratteristiche e le ricadute grazie a uno studio dei progetti sviluppati e al confronto con simili istituzioni.
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Roccaforte, Giulia <1984&gt. « LA LETTERA DEL PRETE GIANNI. Ricerche sul contesto culturale, la geografia e il meraviglioso, nell’immaginario medievale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2826.

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Résumé :
Nel 1165 il «Presbiter Iohannes», potente sovrano delle Tre Indie, invia una lettera a Manuele I Comneno, offrendo il suo aiuto per le Crociate e restando poi alla storia col nome di Prete Gianni. Sebbene l’originale sia andato perduto, il testo copiato e tradotto, ha suscitato l’interesse degli studiosi tra Otto e Novecento, tra cui Zarncke che ne pubblica per primo una raccolta, e Zaganelli per la più recente edizione italiana. Il presente lavoro intende ricostruire il contesto culturale in cui si è sviluppata la leggenda: l’impianto filosofico e teologico, le categorie spazio-temporali, una geografia fondata sull’esegesi biblica e sull’immaginario. Successivamente, con la ricostruzione delle fonti, del repertorio enciclopedico, i numerosi racconti di esploratori e missionari approdati in Oriente, si tenta di dare un volto al misterioso Prete Gianni, e approfondire gli aspetti del meraviglioso che si traducono in forme artistiche. Da ultimo, uno sguardo ai messaggi politici, utopici o allegorici che si celano nel testo, può essere utile a scoprire nuove chiavi di lettura di quello che può essere considerato un prodotto letterario, oppure la testimonianza di un sogno medievale.
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Castronuovo, Delfina Vittoria <1992&gt. « L'altra metà del cielo nella Cina di Mao : l'eredità della Rivoluzione Culturale (1966-1969) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17354.

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Résumé :
La Cina, grazie alle sue innovazioni tecnologiche, è uno dei paesi più all'avanguardia al mondo, tuttavia, nell’analizzare il percorso che il Celeste Impero ha compiuto verso la trasformazione in un paese “moderno”, è impossibile tralasciare la figura della donna e l’impatto che politica, economia e diritto hanno avuto sulla questione di genere. La tradizione confuciana-patriarcale per secoli ha relegato la donna in norme di "femminilità" che la limitavano fisicamente e socialmente ed essere inferiore agli uomini, il vero spartiacque per i diritti delle donne fu la Rivoluzione Comunista che portò al potere il PCC nel 1949 con a capo Mao Tse-tung. La questione di genere venne presa in agenda dal Partito come propaganda per il consolidamento dell'ideologia socialista, senza preoccuparsi realmente di ottenere l'uguaglianza tra i sessi in termini di diritti ma piuttosto di forza lavoro, sostenendo che la partecipazione al lavoro sociale era il primo passo per ottenere la tanto agognata emancipazione; così, di fatto, le donne avrebbero iniziato a sostenere effettivamente “l'altra metà del cielo”. Il mio elaborato analizza la questione femminile partendo da un excursus storico sulla situazione legata ai diritti delle donne all'alba della Repubblica e le origini della politica di genere nel PCC, attraversando gli anni che hanno visto Mao al potere e le politiche attuate con lo scopo di costruire uno Stato Socialista, verrà poi posto l'accento sulla propaganda del Grande Balzo in Avanti ed i limiti della Liberazione ad esso connessi, per concludere con le ripercussioni che la Rivoluzione Culturale ha avuto sull'identità di genere, evidenziando la questione per i diritti delle donne come oggetto di propaganda politica che ha visto un processo di mascolinizzazione femminile e l'attuazione del programma del 1968 ,“shangshan xiaxiang”, proposto da Mao, ovvero, la migrazione forzata di migliaia di giovani istruite, le ragazze “Zhiqing”, dalle città alle campagne, ai fini di allevare futuri rivoluzionari con lo scopo di illustrare le problematiche incontrate da queste giovani ragazze nell'adattarsi alla vita rurale e le difficoltà avute nell’integrarsi nuovamente nel contesto urbano.
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Montelpare, Luca. « Sir William Rowan Hamilton : il numero nella scienza del tempo puro ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2815/.

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Bianco, Angela <1979&gt. « Esperto in processi di valorizzazione, conservazione e gestione del patrimonio artistico culturale del "distretto" veneziano ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1239.

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Résumé :
Il presente lavoro si suddivide sostanzialmente in tre nuclei. Il primo capitolo indaga il così detto "distretto" dell'arte contemporanea veneziana e lo confronta con le più aggiornate teorie di valorizzazione del patrimonio culturale. Il secondo capitolo, definisce il nodo nevralgico della tesi e tratta il tema delle professioni museali. Il terzo nucleo, suddiviso in altrettanti capitoli, descrive i progetti realizzati: Mediatori Culturali, A.Mu.C- Archivio multimediale del contemporaneo e Art Night Venezia. Attraverso il metodo della actionresearch sono state concretamente testate alcune nuove figure professionali intese come ponte e collante tra le differenti istituzioni, sempre in funzione di una più efficace fruizione del patrimonio storico-artistico. L'esito della ricerca ha definito strategie e procedure atte a potenziare le competenze culturali e professionali di una serie di figure già dotate di un alto livello formativo ma non ancora assorbibili nello scomparto del "distretto" culturale veneziano dell'arte contemporanea, ma in prospettiva configurabili per un mercato del lavoro più ampio.
This work focuses mainly on three parts. The first chapter investigates the so called venetian “district” of contemporary art, in comparison with the most updated theories for the valorisation of the cultural heritage. The second chapter, defines the key point of the thesis and deals with the topic of the museum professions. The third part, subdivided in as many chapters, describes the projects carried out: Cultural Mediators, A.Mu.C – Multimedia Archive of Contemporary art, and Art Night Venice. Through the actionresearch method, some new professionals, intended to bridge between the different institutions, have been positively tested, aiming to a better fruition of the historical and artistic heritage. The outcome of the research has defined strategies and procedures suitable to enhance the cultural and professional expertises of highly trained subjects, who are not yet absorbable in the compartment of the venetian cultural “district” of contemporary art, but in prospect, configurable for a broader labour market.
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NARDO, LOREDANA. « Taumaturgia cristiana e santità fra I e III sec. nel contesto religioso-culturale mediterraneo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2014. http://hdl.handle.net/2108/202011.

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Zanoglio, Alessandra <1995&gt. « Le disuguaglianze di genere nel mercato culturale europeo. Un'analisi delle politiche europee per la parità di genere a partire dall'entrata in vigore del Regolamento CE del 2006 ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19379.

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Résumé :
L'elaborato ha l'obiettivo di presentare un'analisi dell'impatto che le politiche messe in campo dall'Unione Europea hanno avuto nel raggiungimento di una parità di genere nel mondo artistico. In particolare si concentra sugli effetti ottenuti in seguito all'istituzione dell'EIGE e della campagna di fondi successiva, erogata dal FSE, sulla presenza e valorizzazione delle donne e delle artiste nel mercato del lavoro culturale e artistico.
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Caleffi, Nicole <1988&gt. « "Non mi bisogna e non mi basta". L'armonia prestabilita nel dibattito filosofico del tempo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10830.

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Résumé :
Sulla base del carteggio avvenuto tra Leibniz e Lady Masham si andrà ad analizzare il Sistema dell'Armonia prestabilita contestualizzandolo nel dibattito filosofico del tempo ed in particolare con quello cudworthiano delle Nature plastiche.
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Bonomi, Arianna <1996&gt. « "È difficile essere giovani in Giappone : la risposta culturale di una gioventù rivoluzionaria che ha trasformato il sistema socioeconomico del Paese" ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18928.

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Résumé :
Il presente elaborato si propone di studiare la trasformazione avvenuta nei diversi fattori dell’apparato socioeconomico del Giappone in termini di stile di vita, relazioni sociali, consumi e lavoro, per influenza dell’attuale generazione di giovani giapponesi (dai 18 ai 29 anni). Negli ultimi anni, questa fascia di popolazione è stata oggetto di numerose critiche da parte dei mass media e dell’opinione pubblica in merito a una generale passività economica e sociale, senza adeguate considerazioni relativamente al difficile contesto economico con cui i giovani si trovano a fare i conti. L’odierna gioventù giapponese costituisce invece un vero e proprio spartiacque nella storia del Paese, protagonista e fautrice di un radicale mutamento di quei sistemi e valori tradizionali su cui si è basata la società nipponica sino al decennio precedente. Tramite l’analisi di diversi fattori sociali (tempo libero, hobby, uso di internet, partecipazione alla società) ed economici (occupazione, consumi, benessere sociale, lavoro), si studierà la risposta culturale dei giovani al pesante fardello economico ereditato dalle generazioni precedenti e le sue future implicazioni.
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SMIGIEL, AGNIESZKA. « LA (RI)COSTRUZIONE DEL PASSATO AL TEMPO DEI MUSEI NARRATIVI. POLITICHE ESPOSITIVE E MUSEI EBRAICI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2019. http://hdl.handle.net/11584/271451.

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Résumé :
The thesis revolves around the theoretical and practical aspects of museum studies. More specifically, it focuses on European Jewish Museums built 'ex novo' in the post-war period. It analyzes several museum exhibition designs based on various narrative strategies. The main topic of the research concerns the museum as a communicative space, or as a narrative medium in the function of the collective memory and the public debate. The project aims at studying the genesis of museum narration and its influence on public perception and response in different cultural and historical contexts. The theoretical issues are highlighted and addressed considering the museum as a dynamic reality and place of cognitive experience that can lead not only to the redefinition of the identity of individuals or communities but also to the formation of a critical approach towards the unresolved issues of history and towards the problems of today's world. Starting from the genesis of the concept of the historical narrative museum of J. Weinberg, which has become the common reference point for both Jewish and historical museography, the thesis is a critical synthesis of the theoretical debate concerning the various exhibition models applied in the context of historical museums. Particular attention is given to questions related to the "new museology" and to the museological turn that begins to be more interested in the relationship between museum and visitor than between museum and exhibited object. The first part of the thesis examines the birth of museum models that, in the context of Jewish museology, trace the path to the search of "total" museum experience and the formation of the first museum campuses. The section closes with the analysis of the Jewish Museum of Berlin (JMB) which represents a sort of watershed in contemporary Jewish museology, becoming a reference model for historical museums and an example of excellence for the "total" museum experience. It is also the first European case of application of the Weinberg concept, as well as being an example of a strong influence of the Holocaust memory on museum design. The second part of the thesis takes as a case study the Museum of the History of Polish Jews of Warsaw (POLIN), which despite being influenced by Weinberg's thought, reversed the German model, treating the Holocaust only as one of the many chapters of the Jewish history. The analysis focuses on the narration types present in the museum, making evident both the presence of elements referable to the very first exhibiting models (referred to in the first part of the thesis) and applications of the solutions of contemporary technologies. In a nutshell, the thesis investigates the relationship between the modes of representation of the past and the critical function of the contemporary museum. Considering the multifaceted character of museum narratives, the study asks questions about the role of the object exposed and the objectivity of the representation of history; it also raises questions on fundamental issues such as identity, the relationship of museums with urban space, socio-political interests, public expectations, relations with mass culture and, finally, the validity of the presence of contemporary art in the museums of history. Particular attention is paid, in this sense, to the role of temporary exhibitions, which represent the future of historical museums.
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De, Zorzi Nicla <1982&gt. « Divinazione e intertestualità : la serie divinatoria shumma izbu e il suo orizzonte culturale ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1117.

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Résumé :
La tesi si compone di due sezioni: 1) una ri-edizione della serie divinatoria Shumma izbu (editio princeps: E. Leichty, The divinatory series Shumma izbu (TCS 4), 1970) sulla base di numerosi testimoni inediti. 2) lo studio della serie dal punto di vista dell’inquadramento storico, dei meccanismi operativi, della fortuna del testo. Questa seconda parte rappresenta lo specifico e originale contributo della tesi alla comprensione del fenomeno della divinazione in Mesopotamia. Particolare attenzione é stata posta al ruolo dell'intertestualitá.
The present study presents an analysis and partial re-edition of the Mesopotamian divinatory series "Shumma izbu", "If an Anomaly". The edition is based on hundreds of published and unpublished manuscripts written on clay tablets that were studied in the British Museum. The new material has allowed numerous textual improvements over Erle Leichty's magisterial editio princeps of 1970. The main part of the study offers a synthesis on the diachronic development of the series and on its contextualization as well as a synchronic analysis of the canonical version's structure and its literary and rhetorical forms. This lead to the identification of the hermeneutical principles employed in this form of Mesopotamian divination - principles that can be shown to be deeply rooted in the continuum of Ancient Mesopotamian literature and thought.
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Bezzi, Chiara. « Anastilosi e geomatica : ricostruzione fotogrammetrica del tempio di Baalshamin ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Il tempio di Baalshamin si trovava nell’antica città di Palmira, in Siria. Risalente al II secolo d.C. era l’edificio meglio conservato dell’intero sito archeologico. Il 23 agosto 2015 i miliziani dell’Isis, dopo averlo dichiarato profano, lo hanno fatto esplodere. Questa tesi tratta di geomatica e anastilosi applicate al caso del tempio di Baalshamin. L’obiettivo è ricostruire fotogrammetricamente il tempio di Baalshamin utilizzando foto turistiche trovate sul web. Si partirà da un inquadramento storico della città di Palmira, per poi passare ai nostri giorni e toccare argomenti di attualità. Dopodiché saranno illustrate brevemente le nozioni fondamentali della geomatica e si parlerà di anastilosi. Nella parte sperimentale della tesi verranno analizzati i prodotti ottenuti dal raddrizzamento fotografico e dalla ricostruzione fotogrammetrica. Si vuole dimostrare che anche da foto di bassa qualità è possibile ottenere risultati apprezzabili dal punto di vista geometrico. Si vuole inoltre sottolineare l’importanza del turismo e del mondo del web, senza i quali questa tesi non sarebbe stata realizzata.
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Cesare, Maria. « Il problema del tempo come quaestio in Agostino. Dai dialoghi di Cassiciaco alle Confessiones ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2558.

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2014 - 2015
Agostino, starting from the confutation of the Aristotelian time’s theory and replying to the question if the time corresponds to the motion (motus) or to the duration (mora), tries to resolve the aporia that is not only related to the analysis of the measure of the time but also to the “being” or to the “not being” of the time itself. Therefore, man’s inability to establish and to explain the “being” of the time does not preclude the opportunity to deal with it. Honouring the time is actually more familiar than any other matter in conversation (in loquendo). Agostino’s reflection does not demand to create a phenomenology of the time but it exhorts man to consider the loqui, unable to reveal a strong connection between res and signa, as the only need of a reditus ad interiorem partem, the only thing able to consulere veritatem. [edited by Author]
XIV n.s.
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Favaro, Stefano. « Salvatore Pugliatti e il suo tempo : per un diritto tra sistema e storia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422735.

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Résumé :
The dissertation entitled “Salvatore Pugliatti and his own time: for a Law between system and History” examines carefully, in a reconstructive and declarative way, the legal and methodological thought of Salvatore Pugliatti. He was a Sicilian jurist, who died in 1976. His ideas grew and developed in the decades around the half of the last century during which he founded the School of Civil Law at the University of Messina. In order to elucidate his thought, this dissertation faces the study either of Pugliatti’s works directly addressed to the analysis of theoretic and methodological matters, and of those, among his works of positive law, in which it is possible to evict, through his exposition, the fulfilment of his speculative goal somewhere else expressed. For this reason, this work is divided into three chapters. The first one has the aim to frame the scientific figure of Salvatore Pugliatti in his own times, between 1927 and the first half of the seventies, during which he operated, so it reconstructs either the historical elements and the juridical-philosophical and methodological ones which influenced Pugliatti’s thought. From the historical point of view many elements emerge and are considered: the ascent and the fall of Fascist regime, the ruin of the Second World War, the slow rebuilding of the Italian institutional order consequent upon it. From a juridical point of view the most important elements which are examined are: the special legislation of Mussolini’s regime, the fascist re-codification, the Civil Code that came into force in 1942 and, above all, the Constitution, which came forth in 1948, whose formal importance and substantial content obliged the Italian civil law doctrine, and so Pugliatti either, to redefine at least a part of the dogmatic certitudes achieved by juridical science till that moment. Moreover, concerning the philosophical and methodological context, this study inspects the main cultural trends which could have affected Pugliatti’s thought. Firstly, the direction of the juridical-formalistic Positivism which was dogmatic and post-pandettistic: it was inclined to reduce the Philosophy of Law within the borders of juridical science structured in conformity with experimental science. Secondly, the direction graviting in the orbit of Italian juridical Neo-Idealism of Gentile’s actualism and Croce’s historicism, which was inclined to exclude the chance to provide the scientific characteristic both to the Philosophy of Law and to the Juridical Science. Thirdly the direction of the Juridical Empiric Historical Idealism post- Croce which was inclined to make up, starting from Croce’s and Gentile’s idealism, the historical value of juridical character as the point of departure of any form of reflection about Law. In particular Angelo Ermanno Cammarata and Widar Cesarini Sforza embodied this idea and they influenced Pugliatti’s thought. Then the second chapter faces, in light of this context, the real nucleus of Pugliatti’s theoretic reflection, following analytically, through a careful exam of Pugliatti’s contributions dedicated in particular to methodological topics, the lines, even chronological, of his progressive evolution. First of all, this study analyses the first juvenile period of Pugliatti’s scientific production: it appears, considering his theoretic-juridical convincement, as strongly hinged on a methodological paradigm of a strict systematic rigour based on a Positivistic logical juridical nature and on an inevitable dualism between the formal abstractness of the conceptual system created by the jurist and the concreteness of historical interests that originates it. The second, more mature period of Pugliatti’s speculative iter, in the Forties, allows to single out an evolution in his methodological creed: he gathered solicitations coming in particular from his active participation to the well known polemic “about the nature of juridical concepts” and to the debate about the crisis of Law and Juridical Science, but also from his clear interest for Linguistics and from the reading and knowing of eminent figures like Santi Romano and Capograssi. In these years Pugliatti arrived to consolidate his own convincement in a new idea of Jurisprudence, that is qualified as a practical science: in fact it is undoubtedly bond to the real data and functional to the construction of a perfect, abstract, logical and conceptual juridical system, nevertheless it has also to root even in the concrete interest of consociate, in the magmatic flowing of History and in the changeable becoming of rules, so that it remains science, but qualified as a practical one, and it finds in itself the chance of a dialectic composition of the dualism form-substance, abstract-concrete, that, in other way, would remain inerasable. Finally the analysis of the third period of Pugliatti’s thought underlines a gradual perfecting of his conviction previously achieved through a deepening of the problem related to the connection between continuous and discontinuous in Law. The dialectic synthesis of the dualism between form and substance, realised through the conception of Jurisprudence as a practical science, is crystallized in the idea- conclusive in Pugliatti’s methodological course- that the complexity of juridical experience, in which coexist either the juridical synchrony of abstract discontinuous of the Law system or the historical diachrony of mobile continuous of the juridical order tout court (which couldn’t resolve in rule because it is other to them). His final idea is realised in the formula that qualifies Law as a “ synthesis of manifold in one”. At last the third chapter analyses some of the main works of Pugliatti related to some topic of Positive Law in which the author uses his own methodological tool when he faced technical problems of pure civil law. The analysis passes from the representation, whose importance is emphasized by Pugliatti, in the description of the institutes, the concrete and historical relationship between dominus and representer, to the phenomenon of coercive transfer; from the every important studies about properties (where the owner is considered plural, no more singular) to the brief exposition of the dialectic connection existing, according to Pugliatti, between the public and private Law. From this analysis, as a synthesis of the figure of Pugliatti, emerges an image of a complete jurist, gifted with a great culture and a great juridical background, constantly researching for a clarification of methodological criteria of his own action; moreover, even though his thought never manages to emancipate completely from the persistence of the dualism between abstract and concrete, between form and History, which juridical science seems condemned to, refalling into a juridical Positivism only partly, critically and consciously subdue, Pugliatti’s thought anyway leaves, as a methodological inheritance for the jurist of today, a deep and bright breath of his own solid complexity, based on the intuition of the constant necessity of exegesis and of multidisciplinary, of the strong need of the reference to a positive data and of the fundamental necessity to calibrate any philosophical, methodological or legal reflection, on and with Law, within an historical and concrete frame of reference.
L’elaborato, dal titolo “Salvatore Pugliatti e il suo tempo: per un diritto tra sistema e storia”, effettua una disamina ricostruttiva ed espositiva del pensiero giuridico e metodologico di Salvatore Pugliatti, giurista siciliano dei decenni posti a cavallo della metà del secolo scorso, morto nel 1976, fondatore della Scuola di diritto civile dell’Università di Messina, affrontando lo studio sia delle opere dell’Autore direttamente indirizzate all’analisi di questioni di indole teorico-metodologica, sia di quelle, tra le sue opere di diritto positivo, in cui è dato evincere, nelle pieghe dell’esposizione, l’attuazione dei traguardi speculativi di fondo altrove espressi. A tale scopo, il lavoro è ripartito in tre capitoli. Il primo di essi si prefigge l’obiettivo di inquadrare la figura scientifica di Salvatore Pugliatti entro il contesto temporale, compreso tra il 1927 e la prima metà degli anni Settanta, in cui l’Autore ha operato, ed è dedicato alla ricostruzione sia delle componenti storiche, sia di quelle più specificamente giuridico-normative e filosofico-metodologiche, che ne hanno maggiormente influenzato il pensiero. Se, dal punto di vista storico, emergono, e vengono analizzati, l’ascesa e la caduta del regime fascista, lo sfacelo della seconda guerra mondiale, e la lenta ricostruzione dell’assetto istituzionale italiano ad essa susseguente, dal punto di vista normativo assumono rilievo, e vengono via via analizzati, la legislazione speciale del regime mussoliniano, la ricodificazione fascista, l’entrata in vigore del Codice Civile del 1942 e, soprattutto, l’irrompere della Costituzione del 1948, che, per la sua portata formale e per il suo contenuto sostanziale, ha costretto la dottrina civilistica italiana, e dunque anche Pugliatti, a ridefinire quantomeno parte delle certezze dogmatiche sino ad allora raggiunte dalla scienza giuridica. Per quanto riguarda, inoltre, il contesto più marcatamente giusfilosofico e metodologico di riferimento, l’elaborato passa in rassegna le principali tendenze culturali che si sono manifestate suscettibili di influire sul pensiero di Pugliatti, ossia, più specificamente: in primo luogo, l’indirizzo, normativista ed astrattizzante, proprio del positivismo giuridico formalistico di matrice dogmatica e postpandettistica, tendente a ridurre la filosofia del diritto entro i confini della scienza giuridica strutturata secondo il metodo delle scienze sperimentali; in secondo luogo, l’indirizzo, gravitante nell’orbita del neoidealismo giuridico italiano, proprio dell’attualismo gentiliano e dello storicismo crociano, tendente ad escludere, seppure per vie diverse, la possibilità di munire del carattere della scientificità tanto la filosofia del diritto quanto la scienza giuridica; in terzo luogo, l’indirizzo, proprio del cosiddetto idealismo giuridico post-crociano empirico-storicistico, in cui spiccano, per l’influenza che hanno avuto sulla riflessione pugliattiana, le figure di Angelo Ermanno Cammarata e Widar Cesarini Sforza, e tendente a recuperare, a partire dall’idealismo stesso di Croce e Gentile, il valore storicamente concreto della giuridicità da cui promana qualsiasi forma di riflessione sul diritto. Il secondo capitolo affronta invece, alla luce di un simile contesto, il nucleo vero e proprio della riflessione teorica di Pugliatti, seguendo analiticamente, attraverso la disamina dei contributi dell’Autore dedicati a tematiche di indole specificamente metodologica, le linee anche cronologiche della sua progressiva evoluzione. L’elaborato analizza, innanzitutto, la prima fase, giovanile, della produzione scientifica pugliattiana, che appare ancora fortemente incardinata, sotto il profilo dei convincimenti teorico-giuridici, sui paradigmi metodologici di un deciso rigore sistematico di natura logico-normativista e di matrice giuspositivistica, e di un inevitabile dualismo tra le astrattezze formali del sistema concettuale elaborato dal giurista e la concretezza degli interessi storici ad essi sottesi ma ad essi, necessariamente, anche rigorosamente estranei. La seconda fase, più matura, dell’iter speculativo di Pugliatti, relativa agli anni Quaranta, consente di individuare un’evoluzione nel credo metodologico dell’Autore: raccogliendo le sollecitazioni provenienti in modo particolare dalla sua partecipazione attiva alla nota “polemica sulla natura dei concetti giuridici” e al dibattito sulla “crisi” del diritto e della scienza giuridica, ma provenienti anche dal manifestato interesse per la linguistica e dalla lettura e conoscenza di figure eminenti come Santi Romano e Capograssi, Pugliatti giunge in questi anni a consolidare i propri convincimenti in una concezione rinnovata di giurisprudenza, che viene qualificata come scienza pratica, cioè come scienza che, senza dubbio ancorata al dato positivo e funzionale alla costruzione di perfetti sistemi giuridici astratti, logici e concettuali, non può tuttavia non radicarsi, traendone origine, anche negli interessi concreti dei consociati, nel fluire magmatico della storia, e, con esso, nel divenire mutevole delle norme, così che essa, rimanendo scienza, ma qualificandosi come scienza pratica, trova dunque in sé stessa la possibilità di una composizione dialettica del dualismo forma-sostanza, astratto-concreto, che altrimenti rimarrebbe insopprimibile. L’analisi della terza fase del pensiero di Pugliatti, infine, evidenzia nell’Autore il graduale perfezionamento, operato attraverso l’approfondimento della problematica relativa al rapporto tra il “continuo” e il “discontinuo” nel diritto, dei convincimenti precedentemente acquisiti: la sintesi dialettica del dualismo tra forma e sostanza, operata attraverso la concezione della giurisprudenza come scienza pratica, si cristallizza così nell’idea – conclusiva del percorso metodologico di Pugliatti – secondo cui la complessità dell’esperienza giuridica, nella quale convivono la sincronia giuridica del discontinuo astratto del sistema normativo e la diacronia storica del continuo mobile dell’ordinamento giuridico tout court (che non si risolve nelle norme poiché è anche altro rispetto ad esse), trova compimento nella formula che qualifica il diritto come “sintesi del molteplice nell’uno”. Il terzo capitolo analizza, infine, alcune tra le principali opere di Pugliatti relative a tematiche di diritto positivo in cui l’Autore impiega, nel momento in cui affronta questioni tecniche di puro diritto civile, lo strumentario metodologico di cui si è dotato: l’analisi passa dalla rappresentanza, di cui è valorizzato da Pugliatti il rilievo che assume, nella descrizione dei caratteri dell’istituto, il concreto e storico rapporto sottostante di gestione tra il dominus e il rappresentante, al fenomeno dei trasferimenti coattivi, dagli importantissimi studi pugliattiani sulle proprietà (in cui l’istituto proprietario è considerato al plurale, non più al singolare, stante la polverizzazione delle tipologie di diritti dominicali rinvenibili nell’ordinamento a fronte della diversificazione dei soggetti titolari del diritto e delle funzioni proprie dei singoli beni che ne sono oggetto), alla breve esposizione del rapporto dialettico intercorrente, per Pugliatti, tra il diritto pubblico e il diritto privato. Dall’analisi effettuata emerge, quale sintesi della figura di Pugliatti, l’immagine di un giurista completo, dotato di un forte bagaglio culturale e giuridico, costantemente proteso verso la ricerca di una chiarificazione dei criteri metodologici del proprio operare, il cui pensiero, se non riesce invero mai ad emanciparsi completamente dalla persistenza del dualismo tra astratto e concreto, tra forma e storia, cui la scienza giuridica sembra essere condannata, ricadendo tendenzialmente entro le spire di un normativismo positivista solo parzialmente, criticamente e consapevolmente attenuato, lascia comunque, come eredità metodologica per il giurista di oggi, il respiro lucido e profondo della propria solida complessità, fondata sull’intuizione della necessità costante dell’esegesi e della multidisciplinarietà, dell’altrettanto forte necessità del riferimento al dato positivo, e dell’insopprimibile necessità di calibrare qualsiasi riflessione, sia essa filosofica, metodologica o di diritto positivo, sul e col diritto, all’interno della cornice storica e concreta di riferimento.
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Lippi, Sara <1996&gt. « La cooperazione internazionale nell’ambito del patrimonio culturale : il caso Hangzhou- Verona. Traduzione e commento di un articolo accademico e di tre articoli di rivista ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18375.

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Résumé :
This thesis focuses on the translation of four specialized texts related to international cooperation in the field of culture and to the cultural tourism in the sister cities of Hangzhou and Verona. The first source text is an academic article by Wang Li and Li Qin and the other three are magazine articles written by Zhang Yong, Chi Yingxue and Yang Ji, respectively. The thesis is divided into three chapters. The first chapter consists of an introduction which gives general information about the different themes related to the texts: “One Belt & One Road Initiative”, international cooperation, cultural heritage, partnerships between China and Italy and UNESCO sites in Hangzhou and Verona. The introduction is divided in to three main paragraphs. The first one is an historical excursus on Chinese foreign policy and international cooperation with particular reference on the “One Belt & One Road Initiative” and the recent Memorandum between China and Italy. The second paragraph is about cultural diplomacy in Chinese and Italian foreign policy and the last one is about the twinned cities of Hangzhou and Verona and their cultural heritage. The second chapter is the translation of the articles from Chinese to Italian. In particular, the first text is an in-depth analysis of real cases of international cooperation in the candidacy for World Heritage and a delineation of future prospects for collaborations between China and the countries involved in the Belt & Road Initiative. The second text is about the cultural partnership between Hangzhou and Verona and the cultural and technological development of Hangzhou. Lastly, the third and the fourth texts are catered towards Hangzhou’s and Verona’s historical and cultural heritage. The final chapter of the thesis consists of a commentary on the translation of the source texts which provides an explanation of the strategies adopted by the translator in producing the target text and also a glossary divided into sections according to different thematic areas. At the end of this thesis there is also a list of bibliography references.
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RUBINO, ELIA. « Le mani del cielo... il cielo tra le mani. La processione dei Misteri di Campobasso, ricostruzione storico-sociale di un bene culturale immateriale del Molise ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/76221.

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In Italia, e nello specifico in Molise, continuano a perdurare eventi festivi tradizionali che rappresentano un intangible cultural heritage ancora in gran parte da studiare in chiave interdisciplinare. La ricerca si è proposta di ricostruire il percorso storico che ha portato al consolidarsi della processione dei Misteri di Campobasso così come la conosciamo oggi, per poterne meglio comprendere le molteplici stratificazioni e in seguito per proporne una migliore valorizzazione in chiave culturale e turistica. L'evento si configura come una festa calendariale inserita nei riti di tarda primavera sincretizzati nel Corpus Domini. In particolare a Campobasso, fin dal XV secolo, ci sono notizie documentate su rituali specifici legati alle sacre rappresentazioni, messi in scena nel contesto urbano durante la processione eucaristica. La centralità della festa nel tessuto cittadino ci ha indotto ad affrontare in modo rigoroso il fenomeno ponendolo nella vita del nucleo urbano. Seguendo un approccio multidisciplinare abbiamo cercato di superare la tradizionale visione storiografica del fenomeno in modo da restituire alla ritualità la sua complessità originaria e proporre quindi un modello interpretativo in grado di nato di coglierne non solo i legami con il sociale e produttivo tessuto della città ma anche le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Partendo dalla ricognizione della bibliografia esistente abbiamo approfondito attraverso una capillare ricerca d’archivio le origini della processione. Accanto alle fonti documentali, di grande importanza sono state le fonti iconografiche (fotografie e filmati), che hanno consentito di seguire il lento processo di conservazione e diversificazione degli attuali Misteri. I luoghi della ricerca sono stati vari, per avere un quadro possibilmente completo delle fonti per la ricostruzione festiva. L'Archivio Storico della diocesi di Campobasso–Bojano, della cattedrale, delle parrocchie di San Leonardo e di Sant'Antonio abate di Campobasso. Un lungo periodo della ricerca si è svolto presso l'Archivio di Stato di Campobasso e di Napoli. Mi sono recato in più riprese all'Archivio dell’Abbazia di Montecassino a cui Gasdia aveva donato il suo cospicuo fondo. Importante il materiale risultato dallo spoglio di giornali locali presenti nella Biblioteca G.Albino di Campobasso e in quella dell’Archivio di Stato locale. Troviamo, dalla seconda metà del 1800, notizie sulla dinamica festiva, che contribuiscono alla chiarificazione della desacralizzazione della processione e del progressivo disinteresse - escludendo il periodo fascista - della città nei confronti della festa, fino alla ripresa nel dopoguerra e al rilancio ai nostri giorni. I Misteri sono risultati il prodotto di una ritualità in costante cambiamento, adattata alle logiche del tempo,che rispetta, tuttavia, un nucleo identificativo tradizionale che, dalle origini fino ad oggi, si è mantenuto tale, sia dal punto di vista della gestione processionale, sia nella riproposizione iconografica dei soggetti. Ne scaturisce un'immagine a tutto tondo della processione, che a nostro avviso potrebbe consentire una valorizzazione maggiore di questo evento.
In Italy, and specifically in Molise, they keep on persisting traditional festive events that still represent an intangible cultural heritage to a large extent to study in interdisciplinary key. The search is proposed to reconstruct the historical run that has brought to consolidate the procession of the Mysteries of Campobasso as we know it today, to be able to understand better th manifold stratifications of it and subsequently to propose a best exploitation of it in a cultural and tourist view. The event can be seen as a calendrical feast inserted in the rites in late spring syncretized in the Corpus Domini. Particularly to Campobasso, since the XV century, there are proofs of ritual specific legacies to the sacred representations, staged in the urban context during the eucharistical procession. The centrality of the feast has induced us to face in rigorous way the phenomenon setting it in the life of the urban nucleus. Following an multidisciplinar approach we have tried to overcome the traditional historiographical vision of the phenomenon in order to return his native complexity to the rituality and to propose therefore a model interpretative able not only to track back its bonds with the social and productive substratum of the city but also the transformations occurred during the centuries. Starting from the recognition of the existing bibliography we went through a capillary search of file the origins of the procession. Close to the sources documents of great importance they have been the iconografical sources (photos and documentaries), that has allowed to follow the slow process of maintenance and diversification of the current Mysteries. The places in which the research has been taken place have been different and varied, to possibly have a complete picture especially some sources for the reconstruction of the feast and these ones were, in particular, the Historical Archive of the diocese of Campobasso-Bojano, the ones of the cathedral, that of the parishes of St. Leonardo and Sant'Antonio abbot of Campobasso. A long phase of the search was carried out at the State Archive in Campobasso and Naples. I have approached in more resumptions to the Archive ofthe abbey of Montecassino to which Gasdia, Campobasso's historic, had given his conspicuous fund. A very Important material resulted by counting the present local newspapers in the Library G.Albino of Campobasso and in that of the local State Archive. We find, from the second half of 1800, news on the festive dynamics, that contributed to the clarification of the desacralization of the procession and the progressive indifference - excluding the fascist period - of the city towards the feast, up to the resumption in the postwar period and to the more and more raising in interest of our days. The Mysteries are the product of a rituality in constant change, suited for the logics of the time, that it respects, nevertheless, a traditional nucleus of identity that, from the origins until today is maintained as it is, both from the point of view of the processional management, and in the iconographic repetition of the subjects. The result is a complete picture of the procession, that could allow a great exploitation of this event.
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TACCOLA, GREGORIO. « RACCOGLIERE, ORDINARE ED ESPORRE NEI MUSEI STORICI. LE FONTI SULLA GRANDE GUERRA NEL MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MILANO TRA STORIA CULTURALE E ARCHIVAL TURN (1915-1943) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548118.

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Résumé :
L’analisi storica delle pratiche museali di Public History riconduce ad un piano propriamente storiografico il rapporto – per alcuni antitetico – tra scienza e uso pubblico della storia. Per riflettere sulle implicazioni sociali e politiche di queste forme di narrazione del passato, la ricerca ricostruisce la formazione e lo sviluppo della raccolta di fonti sulla Grande guerra in seno al Museo del Risorgimento di Milano nel periodo tra le due guerre mondiali. Più precisamente, assumendo le prospettive della storia culturale, la ricerca si interroga sul ruolo che l’immaginario storico reificato in un allestimento museale ha avuto nel processo di nazionalizzazione delle masse in Italia. L’approfondimento della figura e dell’opera di Antonio Monti (direttore, 1925-45) ha permesso di inquadrare il processo di formazione e sviluppo dell’Archivio-Museo di Guerra all’interno di un contesto sociale, politico e scientifico che precisa le conoscenze fino ad oggi acquisite dagli studi circa la dinamica tra centro e periferia, e circa le fasi della memoria sulla guerra. Oltre allo studio delle fonti documentarie di diversa natura conservate presso le Civiche Raccolte Storiche di Milano (es. documenti cartacei, carteggi, cimeli, opere grafiche), la ricerca si è avvalsa di fonti a stampa (opuscoli, volumi e periodici) e fonti archivistiche proprie. Tra quelle primarie, le principali sono i registri di carico, gli schedari, i cataloghi e gli altri strumenti di corredo prodotti dal museo; queste fonti sono state considerate dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia nell’aspetto materiale che in quello immateriale. A partire dall’analisi archivistica, dallo studio della prassi di gestione documentaria e dalla relazione tra spazio organizzato e spazio descritto, le pratiche museali di narrazione sulla Grande guerra sono state considerate anzitutto come organizzazione materiale dello spazio (nell’archivio, nella biblioteca e nel museo). La storia museale delle fonti ricostruisce le reti di relazioni che conferiscono significato al patrimonio storico conservato, spostando l’attenzione dal piano dell’immaterialità delle rappresentazioni a quello della materialità delle fonti. La sintesi interpretativa si è avvalsa invece di categorie antropologiche: nello scambio continuo tra realtà e immaginazione, il museo opera come dispositivo di risignificazione, che – attraverso le azioni precipue di raccogliere, ordinare ed esporre – modifica le reti di relazioni tra le fonti trasformando di conseguenza il loro stesso significato. Il museo storico, che sancisce attraverso il dono un patto sociale con il pubblico, è lo spazio del rituale di passaggio che accoglie la fase di riaggregazione delle memorie private nella dimensione pubblica della storia della nazione. Attraverso questo rituale, il significato dell’esperienza di guerra viene trasformato da evento traumatico legato al lutto a mito di rigenerazione in continuità col Risorgimento. In conclusione, l’analisi del caso milanese ha permesso di evidenziare le specificità delle reti di relazioni facendo emergere i diversi significati celati dalla rappresentazione oleografica conforme alla “memoria totalitaria” imposta dal fascismo. Infine, l’approccio scientifico che emerge da queste pratiche di uso pubblico della storia è stato identificato nella prodizione di strumenti che dessero conto dello spostamento delle fonti nello spazio durante la loro storia museale.
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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Andretta, Maria Giulia <1989&gt. « La conquista della Luna. La storia, le eredita e la ricaduta culturale dell'allunaggio : analisi del fenomeno mediatico italiano come esempio di pop science ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8744/1/Andretta_MariaGiulia_Tesi.pdf.

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Résumé :
Nel 2019 si celebra il 50° anniversario dell’allunaggio e questa ricerca vuole analizzare come la conquista della Luna non sia stata solo un traguardo tecnico e scientifico, ma anche un evento di rilevante portata storica e culturale. La scelta di questa ricorrenza è stata strategica e mirata ad un’attualizzazione e contestualizzazione di questo tema attraverso diversi ambiti. Il lavoro parte dalla fascinazione letteraria e cinematografica e approda, attraverso il genere fantascientifico, ai così detti ‘Anni della Luna’. La trattazione procede con l’analisi della storia del viaggio verso il satellite a partire dalle ceneri della missilistica di guerra e si concentra sui processi decisionali, propagandistici e soprattutto sullo slancio tecnologico che hanno permesso al programma Apollo di raggiungere uno dei traguardi più ambiziosi della storia dell’umanità. Nell’intento di documentare come lo sbarco dell’uomo sulla Luna sia stato un evento mediatico senza precedenti, sono stati presi in esame gli articoli pubblicati sui due quotidiani più diffusi e i due principali settimanali italiani nel biennio 1968-1970. Questi, insieme a una serie di interviste realizzate a professionisti che lavorarono alle dirette e alle trasmissioni, o che se ne occuparono negli anni successivi, ha permesso di verificare come la stampa e la televisione si approcciarono all’evento. La nuova necessità di informazione e documentazione ha gettato, proprio allora, le basi della comunicazione scientifica e ha dato vita alla prima generazione di giornalisti scientifici e divulgatori. Questa analisi è stata un ulteriore campione per confermare la ‘dimensione popolare’ di questo evento, in quanto l’interesse e la quantità di fascinazioni che hanno alimentato l’immaginario collettivo, configureranno un vero e proprio caso di pop science. Tra le eredità degli anni d’oro della space age, sono stati ricordati i brevetti, l’inizio delle collaborazioni internazionali, ma anche il caso mediatico del complotto lunare e le nuove frontiere dell’esplorazione spaziale.
In 2019 we celebrate the 50th anniversary of the Moon landing and this research aims to analyse how the conquest of the satellite has been a technical and scientific goal and has had a great historical and cultural relevance. The choice of this event has been strategic for an actualization and contextualization of this theme through different areas. This work originates from the literary and cinematographic fascination and spreads, through the science fiction genre, to the so-called ‘Moon Years'. The discussion proceeds with the analysis of the history of the conquest starting from the ashes of the war and it focuses on decision-making, on propaganda and on the technological push that allowed the Apollo program to achieve one of the most ambitious goals in the history of humanity. In order to document the media event, we have examined the articles published on the two top newspapers in the world and the two main Italian weekly magazines from 1968 to 1970. This documentation, together with a series of interviews conducted with professionals who worked on these themes, allowed to verify how the press and television approached the missions. The new need for information and documentation has laid the foundations for scientific communication and created the first generation of scientific journalists. The interest and the curiosity that the event has aroused in collective imagination confirm the 'popular dimension' of the Moon landing. That is why it can be considered as a case of pop science. Among all the legacies of the golden years of space age, we have also mentioned the patents, the beginning of international collaborations, along with the spread of the Moon landing conspiracy theories and the new frontiers of space exploration.
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Fontana, Emanuele. « Formazione biblica e culturale dei "lectores" dell'ordine francescano : ricerche nell'ambito della provincia della Marca Trevigiana (secoli XIII-XIV) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3427099.

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Résumé :
In recent decades a lot of studies was published concerning the teaching of the mendicant orders during the XIIIth and XIVth century. In particular the last researches developes the specific topic of the scholastic organization of friars Minor (Greyfriars). In fact they have provided long-term considerations and broad reconstructions, but are neaded further verification applied to single cases. This work examines a precise spatial context (the province of Marca Trevigiana, known as the province of St. Anthony, including the current regions of Veneto and Friuli, with the addition of Trento and Mantua), within a chronological framework. The period covers from 1260, the year of general constitutions known as Narbonesi, to 1363, when the theological faculty of Padua started. On the basis of substantially scarce and heterogeneous sources this work aims to test the actual size of Franciscan schools and "studia" in the area of the ancient province of the Marca Trevigiana, searching for traces relating to biblical and cultural training of the lectors, a sort of inner teachers among the mendicant friars. They awarded no academic degree from the University structures - at least up to the institution of theological faculties in Italy - and followed scholastic training which was not focused on Paris, excepted a few cases. In fact, the lectors, during 13th and 14th centuries, were trained generally within the schooling structures of the regular provinces. The thesis is divided into four chapters. After an introduction that briefly reviews the historiographical researches about Franciscan schools, and about the problem of the relationship of friars Minor with the culture, the first chapter examines, in a cronological way, the legal framework with special reference to the constitutions adopted in the general Minoritic chapters relating to the study and the schools. Chapter 2, after examining few constitutions of the province of Marca Trevigiana or province of St. Anthony dating to the end of 13th century, traces an overview of education and spatial distribution of the schools and the "studia" in the province, dwelling on lectors and bachelors that were found in the documentation. The Appendix gathers a few but not insignificant records related to Franciscan lectors and bachelors from archival sources and manuscripts, arranged in the alphabetical order of Christian name. Chapter 3 starts considering the manuscripts still stored and used within the province of Marca Trevigiana by friars, based on an analysis of textual and codicological aspects, such as the notes of use and possession. The aim of such reordering is to rebuild the way of acquirement of the books and to see the kind of works which the friars are served. Chapter 4, finally, consideres extant works by lectors active in the Marca Trevigiana in the period 1260-1360 approximately. They are a coherent expression of the most popular genres of the textual typologies of Scholastic age. They are a part of the culture of the mendicant orders: collections of sermons, hagiographic texts, philosophical commentaries, compilations of world history. Albeit the actual difficulty of reaching a comprehensive and coherent framework of schooling structures of the Greyfriars in the Marca Trevigiana, due to scarceness of sources, it is clear that a variety of schools were active in the province. Among them the role of pivot was played by the "studium" active in Padua at St. Anthony's convent, which became as early as the 1310 (and particularly in the years 1330-1350) an essential reference point in the educational network of Franciscans in Italy, and finally was inserted into the theological faculty of Padua, which was set up officially in 1363, shortly after the departure of a similar faculty at the University of Bologna.
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HU, JIANWEN. « La Rete Sociale dei Metropolitan Graduates nelle Sessioni di 1589 e 1592, la Missione Gesuitica e l'Incontro Culturale Sino-Occidentale nella Tarda Dinastia Ming ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3444310.

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Résumé :
Questa tesi fa uno studio dei contatti tra alcuni funzionari letterati cinesi ed i gesuiti, ed anche l'influenza che la rete sociale dei funzionari letterati cinesi ha esercitato sui loro contatti con i gesuiti nella tarda Dinastia Ming. Per quanto riguarda la rete sociale dei funzionari letterati cinesi, ci sono tre categorie importanti di relazioni interpersonali che hanno ricevuto una particolare attenzione, loro sono: tongnian (同年, laureati dell’esame imperiale nello stesso anno), shisheng (师生, maestro e discepolo) e tongxiang (同乡, concittadini). Tutte queste tre categorie di relazioni interpersonali sono state derivate da, o almeno in qualche modo collegate agli esami imperiali (keju, 科举), il legame di base da cui provenivano la maggior parte delle relazioni sociali dei funzionari letterati cinesi. Per le figure di ricerca specifiche, la tesi tratta cinque Metropolitan Graduates nelle due sessioni consecutive dell'anno 1589 e 1592, i.e. Li Rihua (李日华, 1565-1635), Xie Zhaozhe (谢肇淛, 1567-1624), Feng Yingjing (冯应京, 1555-1606), Cao Yubian (曹于汴, 1558-1634) e Jiao Hong (焦竑, 1540-1619) poiché rappresentavano quattro diversi tipi di atteggiamenti nei confronti dei gesuiti e della religione e la cultura occidentali, nel frattempo, nella loro rete sociale che ha svolto un ruolo importante nell’influenzare i loro atteggiamenti verso gli studi occidentali, tutte le tre categorie di relazioni interpersonali tongnian, shisheng e tongxiang contano molto. Anche se le relazioni interpersonali dei cinque Metropolitan Graduates menzionati sopra sembravano essere indipendenti l'una dall'altra, infatti, potevano essere collegate con una rete sociale più grande, che contiene gli altri tongnian i quali appartenevano alle stesse sessioni di 1589 e 1592 ed alcuni letterati che avevano frequenti e stretti contatti con i Metropolitan Graduates di queste due sessioni. Tutte le figure, direttamente o indirettamente, avevano collegamenti tra loro principalmente attraverso le relazioni interpersonali di tongnian, shisheng e tongxiang, formando così il complesso organico. Questo tipo di rete interpersonale ufficiale nella tarda Dinastia Ming rappresentato dal gruppo di Metropolitan Graduates di 1589 e 1592 ha portato sia opportunità che sfide alla diffusione del cattolicesimo e degli altri studi occidentali in Cina: i funzionari letterati cinesi che avevano atteggiamenti positivi avrebbero influenzato gli altri nella loro rete interpersonale e vice versa. Di conseguenza, studiare i contatti tra i funzionari letterati cinesi ed i gesuiti, specialmente in base alla rete interpersonale, aiuterà senza dubbio a comprendere meglio la comunicazione culturale tra la Cina e l’Occidente durante le dinastie Ming e Qing, fornendo ulteriormente un significato di riferimento agli scambi culturali di oggi tra le due parti.
This dissertation makes a study of the contacts between a few Chinese literati and Jesuits as well as the influence that Chinese literati’s social network exerted through their contacts with Jesuits in the late Ming Dynasty. About the Chinese literati’s social network, three important types of interpersonal relationships have been paid special attention to, which are: tongnian (同年, graduates of the imperial examination in the same year), shisheng (师生, master and disciple) and tongxiang (同乡, fellow townsmen). All these three types of interpersonal relationships were generated from, or at least somewhat related to the imperial examinations (keju, 科举), the basic link from which most of the Chinese intellectuals’ social relationships came from. As for the specific research figures, the dissertation deals with five Metropolitan Graduates in the two consecutive sessions of the year 1589 and 1592, i.e. Li Rihua (李日华, 1565-1635), Xie Zhaozhe (谢肇淛, 1567-1624), Feng Yingjing (冯应京, 1555-1606), Cao Yubian (曹于汴, 1558-1634) and Jiao Hong (焦竑, 1540-1619) since they represented four different types of attitudes towards Jesuits and western religion and culture, in the meantime, in their social network which played an important role in affecting their attitudes towards western learnings, all of the three types of interpersonal relationships tongnian, shisheng and tongxiang count a lot. Although the interpersonal relationships of the above five Metropolitan Graduates seemed to be independent of each other, in fact, they could be connected into a larger social network, which contains several other tongnian who belonged to the same sessions of 1589 and 1592 as well as some other literati who had frequent and close contacts with the Metropolitan Graduates of these two sessions. All the figures, directly or indirectly, had connections with each other mainly through the interpersonal relationships of tongnian, shisheng and tongxiang, thus forming an organic whole. This kind of officialdom interpersonal network in late Ming Dynasty represented by the group of Metropolitan Graduates in 1589 and 1592 brought both opportunities and challenges to the spread of Catholicism and other western learnings in China: those scholar-officials who held positive attitudes would influence the others in their interpersonal network and vice versa. Therefore, studying the contacts between Chinese scholar-officials and Jesuits especially under the framework of the former’s interpersonal network will definitely help understand better the cultural communication between China and the West during late Ming and early Qing dynasties, hence further provide reference significance for today's cultural exchanges between the two sides.
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Codolo, Sara. « Il potere e la cultura : dotti e politica culturale della Repubblica e del Regno d’Italia (1802 -1814) ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2011. http://hdl.handle.net/11384/86033.

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Brollo, Alessandro <1982&gt. « L'architettura del Rinascimento francese al tempo di Caterina de' Medici e dei ricchi fiorentini in Francia. Assimilazione, mediazione e innovazione di modelli italiani e francesi ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20788.

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Résumé :
L'architettura francese dell'età moderna nasce dall'incontro della tradizione francese con quella italiana. Questo processo culturale inizia durante le guerre d'Italia, continua durante il periodo del rafforzamento della monarchia per conoscere un momento particolare quando diviene regina Caterina de' Medici. Dopo la morte del consorte nel 1559, la sovrana commissiona innumerevoli cantieri architettonici, le cui soluzioni stilistiche sono dovute a ragioni diplomatiche, vale a dire alla necessità di mantenere un certo equilibrio politico durante il periodo delle guerre di religione. A coadiuvarla nelle scelte vi sono molti di quei fiorentini stabilitisi dapprima a Lione, come, ad esempio, i Gondi, che entrano a far parte della corte reale. Questi stessi fiorentini costruiscono nuove dimore adottando soluzioni ibride necessarie a dimostrare la loro integrazione in terra francese. Quella francese è un'architettura in cui ogni elemento proveniente da altre culture viene sempre reinterpretato secondo il gusto locale; nasce, così, un linguaggio architettonico davvero nazionale, in cui risulta difficile distinguere chiaramente gli apporti esterni. L'elaborato intende, dunque, approfondire il contributo offerto da Caterina de' Medici e dal suo seguito di italiani al processo di sintesi e innovazione di modelli italiani e francesi, sottolineando il ruolo dell'Italia e l’abilità creativa francese nell'elaborazione di un linguaggio originale e in sé autonomo.
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GASPARINI, LUCIA. « IL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE : NUOVE PROSPETTIVE CONCETTUALI, ARTISTICHE, MUSEOLOGICHE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1801.

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Résumé :
La ricerca affronta il tema del crescente spazio che la considerazione del patrimonio culturale immateriale ha acquisito nel panorama mondiale a partire dagli ultimi decenni, in particolare dal 2003, quando l’UNESCO ha stilato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Oltre a ripercorrere le tappe storiche che nel XX secolo hanno condotto a tale risultato, esso traccia un ancora poco esplorato parallelismo - formale e teorico - tra l’evoluzione del concetto di patrimonio immateriale e lo sviluppo delle forme dell’arte contemporanea a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Tale tematica interessa anche il museo e una lettura della sua storia più recente mette in luce le conquiste e le difficoltà conseguenti l’accoglienza di manifestazioni immateriali all’interno delle collezioni. Tale aspetto viene avvicinato anche con gli strumenti dell’estetica fenomenologica, che contribuiscono a valutare possibili future azioni museologiche e museografiche nei confronti del patrimonio immateriale, nella direzione di un maggior rispetto della collezione e di un migliore coinvolgimento dei vari pubblici. Il contributo si sofferma altresì ad approfondire alcuni aspetti dell’architettura contemporanea, della didattica museale e dell’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito museale valutandone utilizzi positivi o al contrario poco adeguati per una seria e fruttuosa valorizzazione del patrimonio immateriale.
This PhD dissertation deals with intangible cultural heritage and museums. An increasing interest in intangible heritage has been arising in the world in these last years, especially since 2003, when UNESCO drew up the Convention for the Safeguarding of Intangible Cultural Heritage. A detailed historical review shows the steps which brought to this attainment; a formal and theoretical parallelism between intangible heritage and contemporary art is outlined too. A study on the very recent history of museums allows to underline the difficulties museum encounters in collecting intangible heritage. It’s possible to think about new museological solutions thanks to the contribution of aesthetics: the thought of phenomenology helps in finding ways to respect the collection and to involve the publics. The dissertation also deals with the contemporary architecture of museums, with museum education and with the use of new technologies in museums: some uses are bad, others are good and useful for the communication of intangible cultural heritage.
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GASPARINI, LUCIA. « IL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE : NUOVE PROSPETTIVE CONCETTUALI, ARTISTICHE, MUSEOLOGICHE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1801.

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Résumé :
La ricerca affronta il tema del crescente spazio che la considerazione del patrimonio culturale immateriale ha acquisito nel panorama mondiale a partire dagli ultimi decenni, in particolare dal 2003, quando l’UNESCO ha stilato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Oltre a ripercorrere le tappe storiche che nel XX secolo hanno condotto a tale risultato, esso traccia un ancora poco esplorato parallelismo - formale e teorico - tra l’evoluzione del concetto di patrimonio immateriale e lo sviluppo delle forme dell’arte contemporanea a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Tale tematica interessa anche il museo e una lettura della sua storia più recente mette in luce le conquiste e le difficoltà conseguenti l’accoglienza di manifestazioni immateriali all’interno delle collezioni. Tale aspetto viene avvicinato anche con gli strumenti dell’estetica fenomenologica, che contribuiscono a valutare possibili future azioni museologiche e museografiche nei confronti del patrimonio immateriale, nella direzione di un maggior rispetto della collezione e di un migliore coinvolgimento dei vari pubblici. Il contributo si sofferma altresì ad approfondire alcuni aspetti dell’architettura contemporanea, della didattica museale e dell’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito museale valutandone utilizzi positivi o al contrario poco adeguati per una seria e fruttuosa valorizzazione del patrimonio immateriale.
This PhD dissertation deals with intangible cultural heritage and museums. An increasing interest in intangible heritage has been arising in the world in these last years, especially since 2003, when UNESCO drew up the Convention for the Safeguarding of Intangible Cultural Heritage. A detailed historical review shows the steps which brought to this attainment; a formal and theoretical parallelism between intangible heritage and contemporary art is outlined too. A study on the very recent history of museums allows to underline the difficulties museum encounters in collecting intangible heritage. It’s possible to think about new museological solutions thanks to the contribution of aesthetics: the thought of phenomenology helps in finding ways to respect the collection and to involve the publics. The dissertation also deals with the contemporary architecture of museums, with museum education and with the use of new technologies in museums: some uses are bad, others are good and useful for the communication of intangible cultural heritage.
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TACCOLA, GREGORIO. « Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti della Grande guerra nel Museo del Risorgimento di Milano tra storia culturale e Archival Turn (1915-1943) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/10281/268175.

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The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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Gugel, Gabrielle Tesser. « Novos caminhos para a proteção do patrimônio histórico arquitetônico : a noção de risco e tempo na pósmodernidade ambiental ». Universidade do Vale do Rio dos Sinos, 2014. http://www.repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/4308.

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Nenhuma
Nella postmodernità, la crescente industrializzazione e la globalizzazione delle città determinano che il patrimonio storico architettonico deve cedere suo spazio a nuove industrie ed edifici. Le società sono caratterizzate da complessità e contingenza significativa, ostacolando la tutela del patrimonio culturale. In quanto le conseguenze della modernità possono essere osservati nella società contemporanea e sulla imprevedibilità del futuro, la costruzione sociale del rischio fornisce una maggiore sicurezza, visto che invece delle decisioni politiche essere guidati da l'idea di certezza, saranno guidati da idea di probabilità. Questo lavoro è stato realizzato secondo la matrice sistemica, pertanto, la comunicazione tra i sistemi è la base della teoria dei sistemi, soprattutto perché loro sono operativamente chiusi e aperti cognitivamente. Tuttavia, le risonanze dei sistemi di Politica ed Economia, nelle decisioni del sistema giuridico, pregiudicano la tutela degli edifici storici, perchè il Diritto si basa su codici binari di altri sistemi per addotare le sue decisioni e non il codice Diritto/ nonDiritto. Al fine di risolvere questo problema si spiega sull'importanza della memoria per la pianificazione del tempo, poichè, ogni sistema sociale ha un modo diverso di percepire il mondo, e di conseguenza, una diversa coscienza del tempo. Lo edificio storico sarebbe uno spazio di memoria e di tempo personificato, oltre a ciò, la conservazione dello patrimonio storico architettonico possibilita alla città di crescere secondo il suo ritmo, perchè la sua protezione riflette le speranze sociale nel tempo della comunità. Le esperienze di diritto comparato e l'apprezzamento del locale rivelano la necessità di una visione del secondo livello nella costruzione sociale della cultura ambientale, in particolare il progetto Caminhos de Pedra, realizato a Bento Gonçalves, presenta un nuovo modo per salvaguardare gli edifici storici.
Na pós-modernidade, a crescente industrialização e a globalização das cidades faz com que o patrimônio histórico tenha que ceder espaço às novas indústrias e edifícios. As sociedades caracterizam-se pela significativa complexidade e contingência, o que dificulta a proteção ao patrimônio cultural. Na medida em que os reflexos da modernidade podem ser observados na sociedade contemporânea e diante da imprevisibilidade do futuro, a construção social do risco permite uma maior segurança, tendo em vista que ao invés das decisões políticas serem pautadas pela ideia de certeza, serão reguladas pela ideia de probabilidade. O presente trabalho é realizado de acordo com a matriz sistêmica, segundo a qual, a comunicação entre os sistemas é uma das bases da teoria dos sistemas, especialmente porque são operativamente fechados e cognitivamente abertos. Entretanto, as ressonâncias dos sistemas da Política e da Economia, nas decisões provenientes do sistema do Direito, prejudicam a salvaguarda das construções históricas, na medida em que o Direito toma por base códigos binários de outros sistemas para promover as suas decisões e não o código direito/não-direito. Como forma de resolver esse problema, explica-se sobre a importância da memória para planejar o tempo, uma que vez que cada sistema social possui uma forma diferente de perceber o mundo, e por corolário, uma consciência diversa sobre o tempo. A construção histórica seria um espaço de memória e tempo personificado, além disso, a preservação do prédio histórico possibilita que a cidade cresça de acordo com o seu ritmo, sendo que a sua proteção reflete as esperanças sociais no tempo da comunidade. As experiências de direito comparado e a valorização do local revelam a necessidade de uma visão de segundo nível na construção social da cultura ambiental, em especial o projeto Caminhos de Pedra, realizado em Bento Gonçalves, apresenta uma nova forma de salvaguarda às construções históricas.
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AUF, DER HEYDE Carl Alexander. « Storiografia artistica e militanza culturale nel Risorgimento : Pietro Selvatico (1803-80) e l’educazione artistica degli italiani ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2008. http://hdl.handle.net/10447/206477.

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SERANDO, MANUELA. « Tecnologia e Patrimonio Culturale. Una riflessione metodologica e applicazioni pratiche legate ai Beni dell’Ateneo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. https://hdl.handle.net/11567/1098134.

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Résumé :
The thesis presents a multidisciplinary analysis, both theoretical and practical, on the application of digital technologies to cultural heritage, in terms of study, preservation, valorization and dissemination, including, for this last aspect, a special focus on accessibility. Specific attention is given to the incredibly rich universitarian cultural heritage. The technical partnership with a digital industry permitted experimentation and implementation of a variety of different state of the art techniques, and even to develop specific purpose oriented solutions on a case by case basis. In the end a product is developed that integrates together digital techniques such as 3d reconstruction, 2d and 3d virtual restoration and digitization into a single platform that offers a possible unified model for the management, enhancement and communication of cultural heritage to the public.
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Liakhnovich, Nastassia. « Tra aspetto e aktionsart : storia, classificazioni e difficoltà nell’apprendimento del russo come lingua straniera ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20677/.

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Résumé :
L’oggetto della presente tesi è la relazione tra due fenomeni: aspetto verbale e Aktionsart, in particolare nella lingua russa. Il primo capitolo è dedicato alla struttura del dominio tempo-aspettuale in diverse lingue e alla storia dello sviluppo della terminologia in esame, nonché alla posizione dei termini aspetto e Aktionsart nella linguistica tedesca, italiana e russa. Nel secondo capitolo viene definito l’aspetto verbale russo come categoria lessico-grammaticale strutturata in un paradigma binario, che viene descritta, poi, sia dal punto di vista formale che semantico. Una parte del capitolo è dedicata al significato invariante dell’aspetto da un lato e ai significati aspettuali specifici del perfettivo e imperfettivo dall’altro. Successivamente vengono trattati i processi della formazione dei verbi di due aspetti. Nel terzo capitolo viene riportata una tesi sull’importanza del riconoscimento dei significati lessicali verbali nella spiegazione del modo in cui si utilizzano gli aspetti. Viene presentata una classificazione degli Aktionsarten raggruppati sulla base di diversi affissi che apportano ai verbi vari significati lessicali. Nell’ultimo capitolo sono descritti alcuni problemi nell’apprendimento dell’aspetto per gli studenti di russo come lingua straniera. Tramite l’analisi di una raccolta di elaborati degli studenti italiani, viene mostrata la presenza di specifiche difficoltà nell’utilizzo delle corrette forme del presente e del futuro indicativo, nonché dell’infinito. La tesi fa risaltare le difficoltà nell’apprendimento dei fenomeni in oggetto della lingua russa e può servire da spunto per riflessioni sui possibili rafforzamenti delle metodologie dell’insegnamento dell’argomento.
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Troche, Facundo Daniel <1985&gt. « Il sistema della pesca nel lago di Galilea al tempo di Gesù. Indagine sulla base dei papiri documentari e dei dati archeologici e letterari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7098/1/Troche_Facundo_Tesi.pdf.

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Résumé :
Dopo un’introduzione sull’economia nel mondo antico e nella Galilea, la tesi affronta una rappresentazione storica de “Il Mare di Galilea tra l’antichità e oggi” (cap. 3). Seguono i capitoli sulle “Tecniche e le attrezzature di pesca” (cap.4) e su “Città, villaggi e aree di pesca” (Cap. 5). Due capitoli riguardano più particolarmente l’attività economica in senso stretto: “L’organizzazione dell’attività” (cap. 6) e “Commercio ed esportazione” (cap. 7). Chiudono la tesi due capitoli di carattere più metodologico: una rappresentazione degli agenti sociali della pesca (“i pescatori”) condotta ispirandosi alla network Analysis e un’analisi antropologica del loro sistema di vita (capitolo finale).La tesi è basata essenzialmente su tre corpi di documentazione: papiri documentari, dati archeologici, fonti storiche e letterarie. Molti dei documenti reperiti, in lingua greca, non erano mai stati tradotti in lingue moderne.La tesi consta – oltre ai diversi capitoli – anche di un’appendice documentaria molto estesa
The thesis regards different aspects of the fishing infustry in the lake of Galilee during the first century. It addresses practical issues such as the fishing techniques and the tackle used, the fishing grounds and seasons, the organization and regulations of the industry, the taxation, the fish commerce and the socio-economic level of fishermen.It is based in documentary papyri, inscriptions, literary and arcaeological data as well as social sciences theories, anthropological studies and ethnograpical data.
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Troche, Facundo Daniel <1985&gt. « Il sistema della pesca nel lago di Galilea al tempo di Gesù. Indagine sulla base dei papiri documentari e dei dati archeologici e letterari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7098/.

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Résumé :
Dopo un’introduzione sull’economia nel mondo antico e nella Galilea, la tesi affronta una rappresentazione storica de “Il Mare di Galilea tra l’antichità e oggi” (cap. 3). Seguono i capitoli sulle “Tecniche e le attrezzature di pesca” (cap.4) e su “Città, villaggi e aree di pesca” (Cap. 5). Due capitoli riguardano più particolarmente l’attività economica in senso stretto: “L’organizzazione dell’attività” (cap. 6) e “Commercio ed esportazione” (cap. 7). Chiudono la tesi due capitoli di carattere più metodologico: una rappresentazione degli agenti sociali della pesca (“i pescatori”) condotta ispirandosi alla network Analysis e un’analisi antropologica del loro sistema di vita (capitolo finale).La tesi è basata essenzialmente su tre corpi di documentazione: papiri documentari, dati archeologici, fonti storiche e letterarie. Molti dei documenti reperiti, in lingua greca, non erano mai stati tradotti in lingue moderne.La tesi consta – oltre ai diversi capitoli – anche di un’appendice documentaria molto estesa
The thesis regards different aspects of the fishing infustry in the lake of Galilee during the first century. It addresses practical issues such as the fishing techniques and the tackle used, the fishing grounds and seasons, the organization and regulations of the industry, the taxation, the fish commerce and the socio-economic level of fishermen.It is based in documentary papyri, inscriptions, literary and arcaeological data as well as social sciences theories, anthropological studies and ethnograpical data.
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BONGIOLATTI, PIETRO. « TRA RINNOVAMENTO E CONTESTAZIONE, APPROCCI CULTURALI AL POST-CONCILIO. IL CENTRO CULTURALE CHARLES PÉGUY E LA CASA EDITRICE JACA BOOK ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35783.

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Résumé :
Nella prima parte del presente lavoro si indaga l’attività del Centro Culturale Charles Péguy di Milano dalla fondazione nel 1964 alla contestazione nel 1968. Il Centro era nato da giovani laureati che avevano fatto parte di Gioventù Studentesca. Alcuni di essi nel 1966 fondarono anche la casa editrice Jaca Book, a cui è dedicata la seconda parte dell’elaborato. Attraverso l’analisi dell’attività culturale del Centro Péguy e delle pubblicazioni firmate da alcuni dei membri dello stesso si ricostruisce l’approccio tenuto nei confronti di alcuni dei temi più problematici degli anni immediatamente precedenti il Sessantotto come il rapporto con i comunisti, l’interpretazione del Concilio e la recezione della cultura neo-marxista. Attraverso l’analisi del catalogo di Jaca Book si è potuto analizzare l’evolversi di questi temi negli anni della contestazione e il loro progressivo sviluppo nell’ambito della politica, dell’economia e della teologia.
The first part of this work investigates the activity of the Charles Péguy Cultural Center in Milan from its foundation in 1964 to the 1968 protests. That center was established by some young people at the end of their university path that during the Fifties and the Sixties participated to Gioventù Studentesca. In 1966 some of the members of the center Charles Péguy begun a publishing house called Jaca Book to whom is dedicated the second part of the thesis. Through the analysis of the cultural activity of Péguy Cultural Center and the articles published by its members on some periodicals this work retraces the approach they had to some of the most problematic themes of the years that prepared the Sixty-eight as the relationship with the communists, the interpretation of the Vatican II and the reception of the neo-marxist culture. Inspecting the Jaca Book catalog was possible to analyze the evolution of that themes during the years of the student protests until 1975 and their progressive development in politics, economics and theology.
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BONGIOLATTI, PIETRO. « TRA RINNOVAMENTO E CONTESTAZIONE, APPROCCI CULTURALI AL POST-CONCILIO. IL CENTRO CULTURALE CHARLES PÉGUY E LA CASA EDITRICE JACA BOOK ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35783.

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Résumé :
Nella prima parte del presente lavoro si indaga l’attività del Centro Culturale Charles Péguy di Milano dalla fondazione nel 1964 alla contestazione nel 1968. Il Centro era nato da giovani laureati che avevano fatto parte di Gioventù Studentesca. Alcuni di essi nel 1966 fondarono anche la casa editrice Jaca Book, a cui è dedicata la seconda parte dell’elaborato. Attraverso l’analisi dell’attività culturale del Centro Péguy e delle pubblicazioni firmate da alcuni dei membri dello stesso si ricostruisce l’approccio tenuto nei confronti di alcuni dei temi più problematici degli anni immediatamente precedenti il Sessantotto come il rapporto con i comunisti, l’interpretazione del Concilio e la recezione della cultura neo-marxista. Attraverso l’analisi del catalogo di Jaca Book si è potuto analizzare l’evolversi di questi temi negli anni della contestazione e il loro progressivo sviluppo nell’ambito della politica, dell’economia e della teologia.
The first part of this work investigates the activity of the Charles Péguy Cultural Center in Milan from its foundation in 1964 to the 1968 protests. That center was established by some young people at the end of their university path that during the Fifties and the Sixties participated to Gioventù Studentesca. In 1966 some of the members of the center Charles Péguy begun a publishing house called Jaca Book to whom is dedicated the second part of the thesis. Through the analysis of the cultural activity of Péguy Cultural Center and the articles published by its members on some periodicals this work retraces the approach they had to some of the most problematic themes of the years that prepared the Sixty-eight as the relationship with the communists, the interpretation of the Vatican II and the reception of the neo-marxist culture. Inspecting the Jaca Book catalog was possible to analyze the evolution of that themes during the years of the student protests until 1975 and their progressive development in politics, economics and theology.
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Parisi, Letizia, Giulia Zazzi et Valentina Milanesi. « Proposta di Restauro, Conservazione e Valorizzazione del Complesso Birarelli ad Ancona ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23071/.

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Résumé :
Il progetto nasce dall’esigenza di riscoprire il valore di un luogo, oggi in disuso, dotato di un notevole potenziale panoramico, paesaggistico nonché storico; l’obiettivo è quello di restituirgli un’identità persa progressivamente nel tempo e riconsegnarlo alla città. L’approccio progettuale ha visto come punto di partenza l’analisi storica e inventiva dell’area e del contesto, questo ha permesso di intervenire in maniera consapevole nella realizzazione del progetto di restauro, conservazione e valorizzazione del Complesso Birarelli. “PoDiO” (Polo Direzionale Organizzativo del MiBACT) nasce dalla collaborazione con il Segretariato Regionale delle Marche, con l’obiettivo di creare un polo culturale del MiBACT ad Ancona. All’interno del Complesso è prevista la presenza di tre enti: l’Archivio di Stato, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e la Direzione Regionale dei Musei delle Marche. Nell’ottica di progettare, dal latino proiectare “gettare avanti” oltre il presente, consapevoli che: “non esiste restauro che non implichi una trasformazione” si è cercato di intervenire nell’assoluto rispetto dell’area e del manufatto, operando attraverso le logiche del restauro conservativo, considerando la fabbrica come palinsesto storico e mirando ad un mantenimento attivo nell’uso quotidiano. Un’ulteriore attenzione è stata posta al superamento delle barriere architettoniche; il tema dell’accessibilità è stato per noi una linea guida che ci ha accompagnato fin dall’inizio nel processo di progettazione. Ci siamo trovate di fronte a un’area ricca di dislivelli e salti di quota, esterni ed interni alla fabbrica, che aveva l’ambizione di diventare un luogo pubblico; abbiamo cercato di garantire una completa e fluida fruizione degli edifici e degli spazi esterni, fermandoci laddove rendere accessibile il luogo significava stravolgere la natura dell’area, cercando di trasformare le svariate situazioni di limite presenti in opportunità di scoperta per il visitatore di oggi.
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Zonno, Sabina. « Miniatura a Parigi nel tempo di Luigi IX : il Salterio della Biblioteca del Seminario di Padova (ms. 353) e i codici del Copenhagen 'Corpus' atelier ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421703.

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Résumé :
The aim of this research is to analyse a superb medieval illuminated Psalter that is kept in the Biblioteca del Seminario vescovile in Padua (ms. 353). The exceptional beauty of its full-page miniatures and historiated initials in a distinctive Gothic language makes of this manuscript one of the highest examples of thirteenth-century European illumination. The excellent quality of its materials indicate that this lavish codex results from a very prestigious commission. First of all, this study intends to investigate the origins of this precious manuscript arrived in Padua from the Paris of Louis IX in the time of Francesco il Vecchio da Carrara. The mysterious identity of the patroness who appears in a miniature in the book as a modestly dressed lady is examined and a new hypothesis on her has been put forward. The detailed examination of the calendar shed light on her mysterious identity revealing her possible relation to the Capetian court. The manuscript was illuminated in Paris, possibly in the end of the 1260s, as the analysis of the script, the iconography, and the syle of the decoration testify to. The comparison with some of the most sumptuous Parisian exemplars commissioned by the royalty in the 1250s-1270s confirms both the exceptionality of this Psalter in thirteenth-century illumination history and the high status of this female patron. At the end of the fourteenth century, the Psalter was already in Padua in possession of another distinguished female owner named Bartolomea Da Carrara. The Paduan historical and cultural context is analysed in the second part of this work to document the story of the Psalter. The book belonged to the abbess of the Paduan Benedictine monastery of San Pietro Bartolomea da Carrara as some notes on the book confirm. Her mysterious identity has been explored and a link to the influential Carrara family seems to result from the analysis of the medieval documents found. After her death in 1413, the codex was preserved by the nuns of San Pietro until it entered the Biblioteca del Seminario in the nineteenth century where it is still kept.
La presente ricerca si propone di prendere in esame un superbo Salterio pervenuto alla Biblioteca del Seminario vescovile di Padova (ms. 353) in età napoleonica dal monastero benedettino femminile di San Pietro dove fu conservato per circa quattro secoli. Questo codice che si mostra essere una squisita opera francese del Duecento, confezionata per una misteriosa gentildonna ritratta in una miniatura a piena pagina di fronte alla Vergine in trono con il Bambino, giunse nella Padova carrarese tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento e servì alla preghiera di una illustre figura femminile patavina quale fu la badessa del monastero di San Pietro Bartolomea da Carrara. L'appartenenza del manoscritto a questa donna, sulla cui identità la critica si è a lungo interrogata nel tentativo di dimostrare un possibile legame con la famiglia dei da Carrara, nel Trecento signora di Padova, è attestata da due note di possesso e da alcune significative annotazioni che documentano anche la data di morte di Bartolomea nel marzo del 1413 e il suo lascito del codice alla comunità di San Pietro, che lo conservò gelosamente fino all'Ottocento. Poco prima delle soppressioni napoleoniche, che determinarono la fine del monastero di San Pietro, le religiose di questa comunità dovettero affidarlo al vescovo di Padova Francesco Scipione Dondi Dall'Orologio che qualche tempo dopo lo donò alla Biblioteca del Seminario come documenta una nota apposta al principio. Questo studio è quindi inteso da un lato a indagare le origini di questo prezioso esemplare che si configura come uno dei più straordinari esiti dell'arte gotica francese e dall'altro ad esaminare l'avventurosa storia di questo manoscritto che dalla Francia di Luigi IX pervenne nella Padova di Francesco il Vecchio. L'analisi paleografica, iconografica e stilistica ha permesso di individuare il contesto di provenienza di questo codice di grandissimo pregio riconoscendone il legame con la miniatura parigina del terzo quarto del Duecento di ambiente assai vicino alla corte capetingia. Si è inoltre avanzata una nuova ipotesi identificativa della committente basata principalmente sullo studio delle ricorrenze del calendario e delle litanie. Si è poi cercato di spiegare attraverso quali vie questo manoscritto potrebbe essere giunto in città in epoca carrarese, prestando particolare attenzione alla figura di Bartolomea da Carrara che possedette il manoscritto tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento e sulla quale lo spoglio delle fonti documentarie ha permesso di trovare nuovi appigli cronologici e soprattutto degli elementi che sembrano confermare l'ipotesi del rapporto con la dinastia carrarese.
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Mekshaj, Romina. « Proposta di traduzione di alcuni estratti del romanzo Schwarzer Tee mit drei Stuck Zucker di Renan Demirkan ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
L'obbiettivo del presente elaborato è quello di presentare una proposta di traduzione dal tedesco all’italiano di alcuni estratti dell’opera Schwarzer Tee mit drei Stück Zucker di Renan Demirkan. Il motivo per cui la scelta è ricaduta su questo romanzo è da ricollegare ai temi trattati dall’autrice e al contesto storico nel quale si svolgono i fatti. L'opera narra infatti la storia di una famiglia che dalla Turchia si sposta in Germania in qualità di Gastarbeiter, che dovrà affrontare sfide come l’integrazione e l'affermazione di una propria identità culturale. È stato interessante vedere questo fenomeno, estremamente significativo per la storia e società tedesca, dal punto di vista dei migranti e doversi confrontare non solo con una, ma bensì con due culture, quella tedesca e quella turca, durante il lavoro di analisi e traduzione. La tesi è composta da sei capitoli, a loro volta suddivisi in paragrafi. L'elaborato si apre con un’introduzione generale, nel secondo capitolo invece verrà presentata la figura della scrittrice Renan Demirkan con una breve biografia e verranno illustrate le caratteristiche principali dell’opera scelta e del contesto storico in cui è ambientata. Nel terzo capitolo saranno esposti gli aspetti teorici di maggiore importanza della traduzione letteraria, per poi passare nel quarto capitolo alla vera e propria proposta di traduzione degli estratti scelti con testo originale a fronte. Nel quinto capitolo saranno riportate le strategie traduttive adottate, eventuali difficoltà riscontrate nel corso della traduzione con soluzioni e commenti relativi. Il capitolo finale sarà infine costituito da una breve conclusione.
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GATTI, ELENA. « FRANCESCO PLATONE DE' BENEDETTI E GIOVANNI ANTONIO DE' BENEDETTI (1482-1512), OVVERO LA TIPOGRAFIA BOLOGNESE A CAVALLO FRA XV E XVI SECOLO. CATALOGO CULTURALE E MERCATO LIBRARIO A CONFRONTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6149.

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Résumé :
Il lavoro ha indagato alcuni aspetti del primo trentennio di vita dell'officina tipografica bolognese fondata da Francesco Platone de' Benedetti (1482-1496), focalizzandosi in particolare sulla produzione del primo erede, il nipote Giovanni Antonio (1499-1512), sui rispettivi cataloghi culturali e, infine, sul mercato librario bolognese a cavallo fra il XV e il XVI secolo. Tre i punti nodali della ricerca: 1) la rappresentazione del circuito intellettuale che gravitò attorno ai due de’ Benedetti, con particolare attenzione per i curatori editoriali; 2) l’accertamento delle edizioni sine notis ancora da attribuire in via definitiva a Francesco de’ Bendetti, per una comparazione credibile dei cataloghi di zio e nipote e per comprendere, fin dove possibile, le logiche commerciali che Francesco progettava per la sua azienda; 3) un’analisi del progetto culturale di Francesco de' Benedetti basandosi sul suo inventario di magazzino, da cui si evincono: il pubblico cui l’officina mirò, le coordinate (geografiche e culturali) del mercato del libro a Bologna sullo scorcio del secolo XV, i confini del network commerciale in cui Platone de’ Benedetti seppe inserire la sua impresa.
The research has investigated some aspects of the first three decades of the bolognese typography founded by Francesco Platone de 'Benedetti (1482-1496), focusing, in particular, on the production of the first heir, his nephew Giovanni Antonio (1499-1512), on their cultural catalogs and, finally, on the book trade in Bologna between Fifteenth and Sixteenth centuries. Three key points of the research: 1) the representation of the intellectuals (their life, their work) gravitated around the typography, with particular attention to the editors; 2) analysis of the sine notis editions still attributed to Francesco Benedetti, for a comparison of the catalogs of uncle and nephew, and to understand, as far as possible, the commercial logic Francesco was planning for his business; 3) an analysis of Francesco Benedetti's cultural project, based on his famous shop inventory, from which can be deduced: the custumers the typography aimed to, geographical and cultural coordinates of the book trade in Bologna at the turn of the XV century, the shape of the commercial network in which Francesco de 'Benedetti entered his business.
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GATTI, ELENA. « FRANCESCO PLATONE DE' BENEDETTI E GIOVANNI ANTONIO DE' BENEDETTI (1482-1512), OVVERO LA TIPOGRAFIA BOLOGNESE A CAVALLO FRA XV E XVI SECOLO. CATALOGO CULTURALE E MERCATO LIBRARIO A CONFRONTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6149.

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Résumé :
Il lavoro ha indagato alcuni aspetti del primo trentennio di vita dell'officina tipografica bolognese fondata da Francesco Platone de' Benedetti (1482-1496), focalizzandosi in particolare sulla produzione del primo erede, il nipote Giovanni Antonio (1499-1512), sui rispettivi cataloghi culturali e, infine, sul mercato librario bolognese a cavallo fra il XV e il XVI secolo. Tre i punti nodali della ricerca: 1) la rappresentazione del circuito intellettuale che gravitò attorno ai due de’ Benedetti, con particolare attenzione per i curatori editoriali; 2) l’accertamento delle edizioni sine notis ancora da attribuire in via definitiva a Francesco de’ Bendetti, per una comparazione credibile dei cataloghi di zio e nipote e per comprendere, fin dove possibile, le logiche commerciali che Francesco progettava per la sua azienda; 3) un’analisi del progetto culturale di Francesco de' Benedetti basandosi sul suo inventario di magazzino, da cui si evincono: il pubblico cui l’officina mirò, le coordinate (geografiche e culturali) del mercato del libro a Bologna sullo scorcio del secolo XV, i confini del network commerciale in cui Platone de’ Benedetti seppe inserire la sua impresa.
The research has investigated some aspects of the first three decades of the bolognese typography founded by Francesco Platone de 'Benedetti (1482-1496), focusing, in particular, on the production of the first heir, his nephew Giovanni Antonio (1499-1512), on their cultural catalogs and, finally, on the book trade in Bologna between Fifteenth and Sixteenth centuries. Three key points of the research: 1) the representation of the intellectuals (their life, their work) gravitated around the typography, with particular attention to the editors; 2) analysis of the sine notis editions still attributed to Francesco Benedetti, for a comparison of the catalogs of uncle and nephew, and to understand, as far as possible, the commercial logic Francesco was planning for his business; 3) an analysis of Francesco Benedetti's cultural project, based on his famous shop inventory, from which can be deduced: the custumers the typography aimed to, geographical and cultural coordinates of the book trade in Bologna at the turn of the XV century, the shape of the commercial network in which Francesco de 'Benedetti entered his business.
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SECHE, GIUSEPPE. « Cultura e circolazione libraria in Sardegna tra tardo medioevo e prima età moderna ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266527.

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Résumé :
The aim of this thesis is that of contributing to improve the knowledge of the cultural history of Sardinia, with a particular focus on book circulation during a time of great intellectual, political and social change, such as the end of the XV and VI Century. Through the analysis of notary deeds, and particularly post mortem inventories, the first part of the study has reconstructed the structure and content of sixty-two private libraries, ten belonging to Church representatives, seven to lawyers, four to doctors or other categories related to public health, ten to women, seven to aricstocratic families and seven to other categories. The total number of volumes in this census exceeds 5000 units, while the different authors come up to almost 1260. In a number of cases the analysis conducted has allowed the investigator to outline brief biographical profiles, reconstructing family and professional relations as well as to bring to light the cultural context whereby Sardinian society evolved in those years. The second part of the dissertation has been devoted to the editorial production of the city of Cagliari between 1566 and 1600, with an emphasis on technical aspects of the typographic processes as well as on the circulation of the editions produced. Starting from 190 items and from archival sources, 86 editions have been described, 68 of which of secure identification and 18 for which ownership is probable or possible, two loose papers, which still today represents the only prove of draft printing.
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SEVERINI, SARA. « Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009536.

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Résumé :
La tesi dottorale "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento", rappresenta una ricognizione archivistico-documentaria e storico-letteraria su una figura minore del panorama letterario danese, la poligrafa e italianista Marie Gamél Holten (1855-1943). Autrice di collaborazioni giornalistiche a tematica italiana comparse su quotidiani e riviste danesi a partire dagli anni ’10 del Novecento, Marie Gamél Holten è traduttrice danese di Grazia Deledda, dell’opera di Giovanni Pascoli, come anche delle "Noterelle" di Giuseppe Cesare Abba; nel 1913, ella pubblica a Copenaghen un libro di viaggio in Sardegna, "L’Isola Sconosciuta", frutto di due viaggi storici compiuti nell’Isola. Assidua viaggiatrice in Italia e frequentatrice, anche se marginalmente, delle principali istituzioni culturali dell’epoca tempo, quali la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze, la Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma (futura Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), il Circolo Scandinavo a Roma, Marie Gamél Holten si muove dal centro alla periferia italiana e viceversa, gravitando intorno ai principali networks senza divenirne parte integrante, e affiancando nella pratica di viaggio come anche nella scrittura le grandi città ai luoghi minori della geografia e della storia italiana, le cui 'storie' ella restituisce in patria in vari modi e forme. A Copenaghen, ella promuove attivamente la cultura italiana partecipando e organizzando in qualità di bibliotecaria la biblioteca del Comitato Copenaghense della Società Dante Alighieri, cui resta legata fino almeno al 1938. La sua produzione creativa, in particolare quella giornalistica, comprende una molteplicità di forme letterarie brevi, dall’articolo di cronaca allo scritto creativo, dal saggio storico-letterario alla lettera di viaggio: essa, unitamente alle traduzioni che costituiscono il punto di partenza per l’attività letteraria propriamente detta e al libro di viaggio, si configura quale "poligrafia pittoresca", sia nel senso dell’erudizione settecentesca che nella sua capacità di restituire al lettore danese piccole storie sull’Italia minore, frammenti cioè di un viaggio in Italia “parcellizzato” che, sotto la spinta del turismo moderno, diviene innovativo rispetto alle pratiche di viaggio e di scrittura del Grand Tour. La presente Dissertazione consiste in TRE CAPITOLI, ciascuno indirizzato a un suo obiettivo preciso. Dopo una Prefazione, di natura più personale, e un’’Introduzione metodologica, il Capitolo I presenta la ricostruzione della figura storica dell’autrice, semisconosciuta ai primordi della ricerca, frutto di un lavoro di indagine archivistica in senso puro e di recupero, ove possibile, di tracce materiali. Questa operazione di “archeologia letteraria” ha consentito una prima interpretazione nonché una sistematizzazione dei suddetti materiali. Il Capitolo II mira a inquadrare la produzione creativa holteniana all’interno della più ampia rete dei rapporti culturali tra Danimarca e Italia nel primo Novecento, un settore di studio in cui attualmente mancano studi sistematici. L’italianista danese, dunque, diviene ‘occasione’ per uno studio più approfondito di questa complessa rete culturale, la quale ai primordi della Prima Guerra Mondiale si configura quale autentica “civiltà della cortesia”. Accanto a lei, emerge in questa sezione la figura centrale di Johannes Jørgensen, unitamente a numerose silhouettes di editori e personaggi che, se pure di tono minore, giocano un ruolo decisivo nella trasmissione della cultura italiana in Danimarca, sia durante l’età giolittiana che in epoca fascista. Il Capitolo III, attraverso un’analisi filologica della produzione holteniana, mira a restituire alla produzione creativa holteniana nonché alla sua autrice una sua dignità poetica, riconoscendo nella sua poligrafia pittoresca un contributo originale alla storia della cultura tra Danimarca e Italia nei primi anni del Novecento, come anche un originale contributo alla letteratura di viaggio danese sull’Italia: il libro "L’Isola Sconosciuta" è indagato sia dal punto di vista stilistico che nei suoi rapporti con la storia culturale e delle idee, nonché della nascente pratica del turismo, che muta la natura stessa della scrittura odeporica. Dopo alcune brevi Conclusioni, la tesi si conclude con Bibliografia, Indice dei Nomi, Indice dei Luoghi, e due appendici, rispettivamente ASE (Appendice Scritti Esemplari) e AMO (Appendici Materiali Originali): la prima presenta, nella traduzione italiana della Candidata, da intendersi quale postilla traduttiva di valore culturale, non già in quanto traduzione letteraria, alcuni scritti ritenuti esemplari rispetto alla tradizione letteraria danese coeva; la seconda presenta, oltre ai documenti archivistici (realia) reperiti nel corso della prima fase della ricerca, l’intera produzione creativa holteniana nelle scansioni originali, presentati ancora in postille traduttive a firma della Candidata, da intendersi non già quali tradizioni letterarie quanto come modalità per garantire al lettore non danofono l'accesso alla poligrafia pittoresca di Marie Gamél Holten.
The doctoral thesis "Picturesque polygraphy. The eccentric writing of Marie Gamél Holten between Italy and Denmark in the early twentieth century" represents an archival-documentary and historical-literary survey of a minor figure in the Danish literary panorama, the polygrapher and Italianist Marie Gamél Holten (1855-1943). Italian-themed journalistic collaborations author, appearing in Danish newspapers and magazines since the 1910s, Marie Gamél Holten is the Danish translator of Grazia Deledda, of Giovanni Pascoli's work, as well as of Giuseppe Cesare Abba's "Noterelle!; in 1913 in Copenhagen, she published a travel book of Sardinia, "The Unknown Island, as the result of two historical journeys made on the Island. A regular traveler in Italy and a frequent visitor, albeit marginally, to the main cultural institutions of the time, such as the National Central Library of Florence, the GP Vieusseux Scientific Literary Cabinet in Florence, the Vittorio Emanuele Library in Rome (future Central National Library in Rome ), the Scandinavian Circle in Rome, Marie Gamél Holten moves from the center to the Italian suburbs and vice versa, gravitating around the main networks without becoming an integral part of them, and placing the city alongside smaller places of Italian geography and history, whose stories she returns in many ways and forms; as a librarian, in Copenhagen, she actively promotes the Italian culture by participating and organizing the library of the Copenhagen Committee of the Dante Alighieri Society, to which she remains linked until at least 1938. Her creative production, in particular the journalistic one, includes a variety of concise literary forms, from news article to creative writing, from historical-literary essay to travel letters: together with the translations that serve as training for a proper literary activity, and for the travel book, it is configured as a "picturesque polygraphy", both in the sense of the eighteenth-century erudition and in its ability to give back to the Danish reader small stories about minor Italy, fragments of a "parceled" trip to Italy, that becomes innovative with respect to the practices of the Grand Tour, under the pressure of modern tourism. This dissertation consists of three chapters, each addressed to a specific goal. After a more personal preface, and a methodological introduction, chapter I presents the reconstruction of the historical figure of the author, semi-unknown at the beginning of the research, the result of a detailed work of archival investigation and the recovery of material traces, where possible. This "literary archeology" operation allowed a first interpretation as well as a systematization of the aforementioned materials. Chapter II aims to frame Holten's creative production within the wider network between Denmark and Italy’s cultural relationships in the early twentieth century, a field in which systematic studies are currently lacking. Therefore, the Danish Italianist, becomes an 'opportunity' for a more in-depth study of this complex cultural network, which was configured as an authentic "civilization of courtesy” at the beginning of the First World War. Alongside her, in this section emerges the central figure of Johannes Jørgensen, next to a myriad of silhouettes of publishers and minor characters who nevertheless play a crucial role in the transmission of Italian culture in Denmark, both during the Giolittian age and in the fascist era. Chapter III, through a philological analysis of the Holtenian production, aims to restore to Holten's creative production a poetic dignity, as well as to its author, recognizing in the pictorial polygraphy an original contribution to the history of culture between Denmark and Italy in the early twentieth century, and also to the Danish travel literature on Italy: "The Unknown Island" is investigated both from a stylistic point of view and in its relations with cultural history and ideas, as well as the rising practice of tourism, which changes the very nature of odeporic writing . After a few brief conclusions, the thesis ends with Bibliography, Index of Names, Index of Places, and two appendices, respectively ASE (Exemplary Writings Appendix) and AMO (Original Materials Appendix): the first one presents, in the Italian translation of the candidate, some writings considered exemplary with respect to the contemporary Danish literary tradition; the second one shows, in addition to the archival documents (realia) found during the early stages of the research, the entire Holtenian creative production in the original scans and in the Italian translation of the candidate: this is not a literary but cultural translation, and translation should be intended to guarantee to the no-danish speaker a general understanding of the Holtenian polygraphy.
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