Littérature scientifique sur le sujet « Spazio sociale transnazionale »

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Articles de revues sur le sujet "Spazio sociale transnazionale"

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Raffini, Luca. « Quando la Generazione Erasmus incontra la Generazione Precaria. La mobilità transnazionale dei giovani italiani e spagnoli ». OBETS. Revista de Ciencias Sociales 9, no 1 (15 juin 2014) : 139. http://dx.doi.org/10.14198/obets2014.9.1.05.

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Résumé :
Uno dei più importanti risultati del processo di integrazione europea è la costruzione di uno spazio transnazionale in cui i cittadini europei possono muoversi liberamente. La mobilità favorisce dinamiche di europeizzazione dal basso –o di europeizzazione orizzontale–, e lo sviluppo di pratiche cross-nazionali e amplia le risorse individuali e relazionali a disposizione dei giovani per progettare i propri percorsi professionali e di vita. La Generazione Erasmus definisce giovani socializzati a un humus culturale transnazionale e fortemente identificati con l’Europa. Nell’attuale contesto di crisi economica, a sperimentare la mobilità sono sempre più i giovani altamente qualificati dei paesi dell’Europa del sud, quale strategia individuale cui ricorrere per trovare risposta ai problemi connessi alla precarietà, alla disoccupazione, alla sotto-qualificazione degli impieghi. Il risultato è che la mobilità può assumere il volto di un obbligo, più che di una scelta e, più che dinamiche di europeizzazione orizzontale, può favorire una “fuga dei cervelli” dai paesi del sud ai paesi del centro e del nord Europa. L’articolo, focalizzandosi sui giovani italiani e spagnoli, si chiede cosa succede quando la Generazione Erasmus incontra la Generazione Precaria, analizzando cause ed effetti della mobilità, sul piano micro e macro sociale e sul piano politico.
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2

Troisi, S. Cristian. « La memoria “viaggiante” fra identità e traduzione ». Entreculturas. Revista de traducción y comunicación intercultural, no 11 (3 mars 2021) : 53–68. http://dx.doi.org/10.24310/entreculturasertci.v1i11.12103.

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Résumé :
Una delle caratteristiche principali della memoria è il suo essere in movimento, il quale, attraversa in maniera trasversale: nazioni, epoche e tecnologie. Rappresenta, inoltre, uno degli aspetti più rilevanti nella costruzione dell’identità; definisce e scandice la vita di un individuo o un gruppo sociale, li caratterizza indelebilmente nel tempo, viene ri-mediata all’interno dei media e dei diversi gruppi della nostra società. Questo suo “viaggio” transnazionale che percorre lo spazio, il tempo e le tecnologie in una continua mediazione e ridefinizione lo si assimila al medesimo cammino che in una certa forma compie la traduzione. È innegabile come memoria, identità e traduzione siano intimamente connesse fra di loro e a ciò che è racchiuso nell’essenza umana, che deve intendersi in una dialettica dell’implicazione e dell’ipseità/alterità.
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Riva, Eleonora, et Federica de Cordova. « Nuove pratiche di comunicazione e processi psico-sociali di costruzione dell'identità negli adolescenti transculturali ». IKON, no 58 (mars 2011) : 77–101. http://dx.doi.org/10.3280/ikr2009-058005.

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Il lavoro qui presentato analizza le pratiche di comunicazione tra pari mediate dalle nuove tecnologie. In particolare, è stato approfondito l'utilizzo di tali modalità comunicative in un gruppo di adolescenti di origine straniera residenti a Milano.Gli obiettivi della ricerca consistevano in:1. individuare pratiche di comunicazione e socializzazione tecnologicamente mediate, specifiche dei giovani adolescenti di origine straniera;2. evidenziare il ruolo di tali pratiche comunicative innovative nell'orientare le relazioni tra il gruppo migrante e quello degli autoctoni, in termini di processi di acculturazione;3. definire se e in che modo tali comportamenti consentono spazi di azione creativa e mediazione culturale tra le molteplici culture di appartenenza;4. identificare possibili strategie di costruzione identitaria in termini transnazionali. L'indagine di tipo qualitativo prevedeva l'analisi di casi singoli in profondità. Il campione è stato individuato all'interno di due istituti tecnici della città di Milano ed è costituito da un gruppo di 20 tra ragazzi e ragazze di origine straniera di età compresa tra i 15 e i 19 anni, che avessero iniziato un percorso di scolarizzazione in Italia non oltre la classe prima media. Esso è stato selezionato secondo un criterio di conoscenza avanzata delle tecnologie informatiche. I dati sono stati raccolti attraverso interviste individuali, focus group e un periodo di virtual shadowing. In questa occasione è stato possibile raccogliere materiali multimediali prodotti dai ragazzi stessi. I risultati dell'analisi dei dati, analizzati secondo una metodologia qualitativa, vengono presentati e discussi dal punto di vista della teoria del flow e dei processi di acculturazione e transnazionalismo. I risultati delineano l'emergere di pratiche comunicative specifiche di questa popolazione, in cui i processi di socializzazione messi in atto sembrano rinnovare la tradizionale dicotomia culturale italiano/straniero per aprire nuovi spazi simbolici di rappresentazione e costruzione di sé.
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Barbera, Marzia. « Trasformazioni della figura del datore di lavoro e flessibilizzazione delle regole del diritto ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 126 (juillet 2010) : 203–55. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2010-126001.

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Résumé :
Il saggio analizza le trasformazioni subite dalla figura del datore di lavoro a seguito dei grandi mutamenti economici e sociali che hanno interessato l'ultima parte del secolo scorso, nonché le risposte che il diritto del lavoro ha dato a questi mutamenti. Viene, dapprima, descritta la disarticolazione dello spazio interno dell'impresa, con i processi di frammentazione ed esternalizzazione del ciclo produttivo, che hanno dato nuova centralitŕ alla questione di chi sia il datore di lavoro; e, successivamente, la disarticolazione spaziale esterna, dovuta all'allargarsi dei confini del mercato su scala transnazionale, che ha determinato un'accresciuta scelta da parte del datore del diritto che governa il rapporto di lavoro. Il saggio descrive poi come il diritto del lavoro ha affrontato le conseguenze di tali processi, ed in particolare la disarticolazione delle responsabilitŕ datoriali e la creazione per il datore di nuovi ambiti di immunitŕ nell'esercizio dei propri poteri. Le nuove tecniche di tutela impiegate sono prevalentemente di tipo relazionale, intervengono, cioč, in relazioni nelle quali diritti e doveri delle parti non sono interamente determinati a priori, e lo fanno attraverso strumenti quali l'adozione di criteri di attribuzione funzionale delle responsabilitŕ datoriali fra diverse entitŕ economiche e attraverso varie forme di bilanciamento di interessi, mediate dalle clausole generali e dai principi di eguaglianza e ragionevolezza. Ne risultano un'accentuata flessibilizzazione delle regole giuridiche e un tasso piů elevato di incertezza e imprevedibilitŕ del diritto, ma anche la scoperta di nuove funzioni dei principi e dei diritti fondamentali.
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Bugnone, Luca. « Le ali della Dea. Polissena e la Valle di Susa // Wings of the Goddess. Polyxena and the Susa Valley // Las alas de la diosa : Polissena y el Valle de Susa ». Ecozon@ : European Journal of Literature, Culture and Environment 9, no 2 (24 octobre 2018) : 122–41. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2018.9.2.2319.

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Résumé :
Formata dal movimento dei ghiacciai quaternari, la Valle di Susa è una valle alpina nel Nord Ovest italiano. Luminoso esempio di “materia narrante”, è anche terreno di scontro tra iniziative conservazionistiche e progetti infrastrutturali transnazionali. Il progetto dell’alta velocità-capacità ferroviaria, o TAV, è stato oggetto di dure critiche. Dagli anni Novanta, grandi mobilitazioni riunite sotto il vessillo No TAV dalla valle si sono estese all’intero territorio nazionale. Parallelamente, il TAV gode l’appoggio bipartisan delle forze politiche. Diversi progetti preliminari sono stati stracciati nel tentativo di sedare un conflitto quasi trentennale con le comunità locali, un conflitto che buona parte della popolazione descrive come “resistenza”, riallacciandosi all’epopea partigiana contro la piaga nazista. Il 28 luglio 2017, il Movimento No TAV ha annunciato il rinvenimento della sgargiante Zerynthia polyxena presso il torrente Clarea. Questa farfalla è inserita nella Direttiva Habitat, adottata dall’Unione europea nel 1992 per promuovere la tutela della biodiversità. Tuttavia, l’area è stata scelta come nuovo sito di cantiere da TELT, Promotore Pubblico responsabile della realizzazione e gestione della sezione transfrontaliera della futura linea Torino-Lyon. La notizia offre una lettura inedita del rapporto fra umano, tecnologia e ambiente in un contesto di altissima tensione economica e sociale quale è la Val di Susa. Nell'Ecuba, Euripide racconta che Polissena, principessa troiana, preferì farsi uccidere piuttosto che diventare schiava. La vicenda di Polissena è il cavallo di legno che introduce nel dibattito sul progetto del TAV l’assunto per cui “la liberazione della natura così ardentemente desiderata dagli ambientalisti non potrà mai essere pienamente ottenuta senza la liberazione della donna” (Gaard). Una nuova possibilità per il Movimento No TAV di far sentire la propria voce sarà illuminando la verità che il corpo della Terra e i corpi delle donne sono un unico corpo soggiogato e subordinato all’uomo, vittime dello stesso pregiudizio, quello di essere predisposti a uno scopo: compiacere, nutrire, servire. Ho ripercorso una china che va da La Dea Bianca di Robert Graves alla stregoneria al fascismo, guidato da alcune eroine letterarie. Coniugando idealmente l’ecofemminismo alla teoria designata da Edward Lorenz, battendo le ali Polissena può davvero scatenare un uragano. Abstract Formed by the movement of large ice sheets during the Quaternary glaciations, the Susa Valley is an alpine site in northwestern Italy. It is a luminous example of “storied matter,” but it is also a battlefield between visions of wild nature and the plans of “crossnational” infrastructures. The planned TAV (Treno Alta Velocità, or high-speed train) line has been the source of heavy criticism: since the 1990s, an intense mobilization has spread from the valley all across Italy under the banner of the “No TAV” movement. The TAV project has since enjoyed unwavering political support from the members of parliament, right-wing and left-wing alike. Several preliminary drafts have been overturned in the attempt to quell a three-decades–long clash with the communities, a clash that most of the local people depict as “resistance,” latching on to the partisans’ epic stories of endurance against the Nazi scourge that took place in the valley. On July 28, 2017, the No TAV movement announced the discovery of the rare and striking butterfly Zerynthia polyxena, among the rare, threatened, or endemic species in the European Union listed in the Habitat Directive adopted in 1992. Yet, the area has been chosen as the new construction site by the company entrusted with the management of the cross-border section of the high-speed railway line between Turin and Lyon (a.k.a. TELT). This piece of news provides an original point of view to address the relationship between human and non-human agencies in a context of economic and social tension such as the Susa Valley. In this paper, I compare contemporary circumstances in the valley to the ancient Greek myth of Polyxena. In the tragedy Hecuba, the dramatist Euripides describes Polyxena as the Trojan princess who prefers to kill herself rather than become a slave. Hence, the butterfly that carries her name might become a Trojan horse enshrining the idea that “the liberation of nature so ardently desired by environmentalists will not be fully effected without the liberation of women” (G. Gaard). Combining various critical strains within the Environmental Humanities–from ecofeminism and biosemiotics to environmental history and new materialism–I suggest that richer, more encompassing narratives will be generated only when the similar fate of subjugation experienced by non-human bodies and the bodies of women will be more widely recognized. I carve a meandering spatio-temporal narrative path that goes from Robert Graves’ The White Goddess to witch trials and fascism, attempting to follow an erratic fluttering pattern amongst the voices of literature. It is the very slanted figure eight pattern that Polyxena makes with its wings, and by which, according to the theory designated by Edward Lorenz, a hurricane could grow, bringing alternative world visions.Resumen Formado por el movimiento de grandes capas de hielo durante las glaciaciones cuaternarias, el valle de Susa es un enclave alpino en el noroeste de Italia. Es un ejemplo luminoso de “materia narrada”, pero también es un campo de batalla entre las visiones de la naturaleza salvaje y los planes de las infraestructuras “transnacionales”. La línea TAV (“Treno Alta Velocità” o tren de alta velocidad) ha sido objeto de fuertes críticas: desde la década de 1990 se ha extendido en toda Italia una intensa movilización bajo el lema del movimiento “No TAV”. Desde entonces, el proyecto TAV ha gozado de un apoyo político inquebrantable por parte de los miembros del parlamento, tanto de derecha como de izquierda. Varios proyectos preliminares han sido revocados en un intento de sofocar un enfrentamiento de tres décadas con las comunidades, un choque que la mayoría de la población local concibe como “resistencia”, con referencia a las épicas historias de resistencia de los partisanos contra el flagelo nazi que tuvo lugar en el valle. El 28 de julio de 2017, el movimiento No TAV anunció el descubrimiento de la sorprendente mariposa Zerynthia polyxena, entre las especies raras, amenazadas o endémicas de la Unión Europea, enumeradas en la Directiva Hábitat adoptada en 1992. Sin embargo, el lugar ha sido elegido como el nuevo sitio de construcción por la empresa encargada de la gestión del tramo transfronterizo de la línea ferroviaria de alta velocidad entre Turín y Lyon (también conocido como TELT). Esta noticia proporciona un punto de vista original para abordar la relación entre los seres humanos y el medio ambiente en un contexto de tensión económica y social como el Valle de Susa. En este artículo, comparo las circunstancias contemporáneas en el valle con el antiguo mito griego de Políxena. En la tragedia Hécuba, el dramaturgo Eurípides describe a Políxena como la princesa troyana que prefiere suicidarse antes que ser una esclava. Por lo tanto, la mariposa que lleva su nombre podría convertirse en un caballo de Troya que consagre la idea de que “la liberación de la naturaleza tan ardientemente deseada por los ecologistas no se realizará completamente sin la liberación de las mujeres” (G. Gaard). Combinando varias tendencias críticas dentro de las ciencias humanas ambientales—desde el ecofeminismo y la biosemiótica hasta la historia ambiental y los nuevos materialismos—sugiero que se generarán narrativas más ricas e incluyentes sólo cuando el destino similar de subyugación experimentado por cuerpos no humanos y cuerpos de mujeres sea más ampliamente reconocido. Trazo una ruta narrativa espacio-temporal serpenteante que va desde La Diosa Blanca de Robert Graves hasta los juicios de brujas y el fascismo, tratando de seguir un patrón de aleteo errático entre las voces de la literatura. Es el patrón inclinado de la figura de ocho que hace Políxena con sus alas, y por obra del cual, de acuerdo con la teoría designada por Edward Lorenz, un huracán podría crecer, trayendo visiones alternativas del mundo.
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Thèses sur le sujet "Spazio sociale transnazionale"

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BACCIOCCHI, LUCA. « Tra Sri Lanka e Italia. Vite, percorsi, mondi migranti e ambivalenze delle migrazioni ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/341413.

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Résumé :
La tesi riguarda la migrazioni tra Sri Lanka e Italia. Questa migrazione ha una storia di oltre 30 anni, che diversi autori (cfr. Nare, 2008) sostengono abbia avuto origine attorno agli anni Settanta favorita dai contatti tra le istituzioni cattoliche italiane e srilankesi. La migrazione srilankese verso l’Italia, che riguarda prevalentemente singalesi, mostra un incremento numerico costante nel tempo: attualmente secondo i dati Istat (2008) i migranti srilankesi residenti sono poco meno di 70.000. Questa migrazione si caratterizza per il fatto di provenire da città ad elevata densità e-migratoria in Sri Lanka, situate lungo la costa occidentale dell’Isola, legate ad alcune medie-grandi città italiane ad alta concentrazione di migranti srilankesi. L’obiettivo che ha mosso la ricerca è stato quello di descrivere e analizzare l’esperienza della migrazione tra Sri Lanka e Italia. Per raggiungere questo obiettivo si è ritenuto opportuno una ricerca etnografica multi-situata, un’immersione all’interno dei differenti mondi migranti, che ha consentito – attraverso la condivisione del vissuto quotidiano e la coabitazione con cittadini srilankesi, i dialoghi informali e le interviste in profondità, la partecipazione ad eventi formali ed informali riguardanti migranti in entrambi i contesti – di recuperare il maggior numero di informazioni sulle vite dei migranti. La ricerca empirica è stata condotta principalmente a Verona e a Wennapuwa. Verona è la seconda città italiana per presenza srilankese e presenta una notevole organizzazione della componente srilankese (negozi, associazioni, servizi etnicamente connotati). Wennapuwa è una città della costa occidentale dello Sri Lanka, con popolazione a maggioranza singalese e di religione cattolica, dove l’emigrazione verso l’Italia ha assunto un ruolo importante, evidente se si considera il soprannome: Punchi Italia (Piccola Italia). La ricerca empirica può essere definita teoricamente informata (cfr. Willis e Trondman, 2000), teoricamente orientata dalla teoria della pratica (cfr. Bourdieu, 1972, 1980, 1994). Questo approccio tende a respingere la classica dicotomia soggetto/struttura e considera le pratiche sociali come il risultato della loro relazione a doppio senso. Il processo migratorio, nelle sue diverse fasi, viene quindi considerato come il risultato di una tensione costante tra, da una parte, le percezioni e le valutazioni del mondo sociale che gli agenti sociali possiedono e i loro schemi generatori della pratica (habitus) e, dall’altra, le condizioni sociali d’esistenza, al cui interno prendono forma le strategie, le azioni e le relazioni sociali degli agenti. All’interno del mondo contemporaneo qualsiasi analisi del locale non può prescindere dal confronto con i processi della globalizzazione e i loro effetti sulle realtà locali. All’interno di un ordine globale segnato da accentuate disuguaglianze socio-economiche e da rapporti di forza che li riproducono, in paesi del cosiddetto terzo mondo, come lo Sri Lanka, la migrazione diventa una soluzione tesa a colmare il gap che separa desideri globali e impossibilità locali. I desideri globali, che i flussi globali di merci, significati, denaro e persone alimentano, vanno intesi come desideri verso un certo standard di vita orientato dai consumi e definito dalla popolazione di Wennapuwa come modern life o western life. Il benessere inteso come disponibilità economica ad una vita “lussuosa” e dalle molteplici opportunità risulta fuori portata per gran parte della popolazione in un habitat sociale segnato da un’economia locale con un ruolo marginale all’interno dell’economia mondo e ulteriormente indebolita da una guerra civile che tra il 1983 e il 2009 ha insanguinato il paese. In questo ambiente sociale alcuni migranti, arricchiti in Italia, diventano soggetti da invidiare e imitare; l’Italia viene rappresentata come una sorta di dream land nella quale è possibile guadagnare e la migrazione una soluzione che consente di migliorare la propria vita, attraverso una ascesa socio-economica una volta ritornati in Sri Lanka. L’attenzione alla storia della migrazione e alle connessioni tra contesto di partenza e di arrivo hanno permesso di comprendere come le diverse strategie migratorie messe in atto nel corso del tempo dai migranti abbiano favorito il costituirsi di uno spazio sociale specifico della migrazione, all’interno del quale migranti e non migranti, nelle aree di origine e di destinazione agiscono e si relazionano secondo logiche specifiche, comprensibili se pensate in relazione al contesto internazionale e nazionale all’interno dei quali prende forma questo spazio sociale specifico. La letteratura ha definito questo spazio con il termine “transnazionale”, poiché caratterizzato da molteplici connessioni tra le due sponde della migrazione. Un tema che emerge con forza dall’analisi dell’esperienza migratoria tra Sri Lanka e Italia è quello delle ambivalenze che caratterizzano le relazioni fra migranti. All’interno di una determinata gestione sociale ed istituzionale dell’immigrazione (sia nazionale, che internazionale), i migranti srilankesi tendono spesso ad affrontare le difficoltà della migrazione attraverso l’ausilio dei legami personali con propri connazionali, delle reti migranti, piuttosto che attraverso il supporto delle istituzioni, che talvolta devono essere scavalcate, come nei casi di immigrazione irregolare, e che spesso mostrano evidenti lacune nel garantire un’integrazione sociale positiva ai migranti. I migranti, che presentano condizioni socio-economiche estremamente differenziate tra loro, si trovano spesso nella situazione di dipendere dal supporto di connazionali. La solidarietà tra connazionali, uniti da vincoli di parentela, amicizia e comunanza di origine, risulta determinante per le fortune del migrante. Ma all’interno di un contesto socio-economico come quello italiano, che si caratterizza per una forma di capitalismo nel quale i guadagni sono scarsi, il mondo del lavoro precario ed instabile e la protezione del welfare minimale (Nobil, 2009), l’aiuto risulta particolarmente pesante, soprattutto per chi, come i migranti possiedono diritti limitati e tendono ad occupare posizioni socio-economiche subordinate. Lungo la dialettica richiesta e necessità dell’aiuto da una parte e dell’altra incapacità e peso del dare aiuto e in relazione all’impossibilità della restituzione del debito possono originarsi conflittualità. Inoltre beni e servizi tra connazionali possono circolare seguendo la logica del profitto. La migrazione è essenzialmente una corsa al guadagno attraverso una discesa sociale, un’impresa difficile e faticosa intrapresa alla luce di un miglioramento futuro, legato ad aspettative elevate. Le difficoltà della migrazione allontano la realizzazione dei desideri e delle aspettative della migrazione, creando insoddisfazione, ansia e frustrazione tipica di situazioni nelle quali vi è distanza tra aspettative e possibilità concrete. In questa situazione la logica del profitto può penetrare all’interno dello spazio sociale dei connazionali, portando potenziale conflittualità e concorrenza. L’ambiente della migrazione è così altamente ambivalente. È un ambiente nel quale è facile far relazione con propri connazionali, ma nel quale le relazioni possono anche rompersi facilmente. È un ambiente nel quale pratiche di solidarietà coesistono con pratiche guidate dalla logica del profitto. I migranti trovano negli altri connazionali supporto e legami affettivi, ma d’altra parte all’interno di questo spazio possono diffondersi una diffidenza generalizzata, un senso di concorrenza, accuse di egoismo e gelosia diffuse legate alla mercificazione delle relazioni, alle disuguaglianze tra prossimi, ai vantaggi che l’uno può trarre dall’altro. Si diffondono una serie di sentimenti e comportamenti ambivalenti che contraddistinguono una società dell’immediatezza, dove le relazioni interpersonali tendono a/sono costretta a sostituire le istituzioni.
The thesis is concerned with migration between Sri Lanka and Italy. Many authors (see Näre, 2008) assume that migration began over thirty years ago, supported by connections between Italian and Sri Lankan institutions of Catholic religion. The Sri Lankan migration to Italy, which is mostly Singhalese, has constantly increased during the years. According to Istat data (2008) the number of Sri Lankan citizens currently resident in Italy is around 70.000. This migration is characterized by the connections between the cities of the western coast of Sri Lanka which send large numbers of emigrants to Italy and some Italian cities. The aim of the research was to describe and analyse holistically the experience of migration by means of multi-situated ethnography. The immersion in migrants’ worlds made it possible to obtain detailed knowledge of migrants’ lives by sharing daily life with migrants, living with migrants, interviewing them, taking part in their official and informal events. The field research took place in Verona and Wennapuwa. Verona is the Italian city with the second largest population of Sri Lankan migrants in Italy. Moreover in this city Sri Lankan migrants are well-organized: there are Sri Lankan shops, associations and services. Wennapuwa is a city of the western coast of Sri Lanka where the great majority of population is Singhalese and catholic. In this city emigration to Italy has become so important that its nickname is Punchi Italia (Little Italy). The empirical research was theoretically informed (Willis and Trondman, 2000) and oriented by the Theory of the Practice (Bourdieu, 1972, 1980, 1994). This approach rejects the classic dichotomy between subject and structure and considers social practices to be the result of their two way relation. The migration process, in its different phases, is considered to be the result of the constant tension between, on the one hand, the principles of perception and evaluation of the social world and patterns which generate practices (habitus), and on the other, the social conditions of existence within which the strategies, practices and social relations of the social agents are constructed and constrained. In the contemporary world, the analyses of local processes have to take into consideration also the processes of globalization and their effect on local ones. The global order is characterized by huge socio-economic inequalities and relations of power which reproduce inequalities between countries and citizens. In so-called Third World countries, such as Sri Lanka, migration has become a solution to bridge the gap between global desires and local impossibilities. Global desires, fed by global flows of goods, money, imaginaries and people, are desires for a standard of living oriented by consumption and defined by Wennapuwa people as modern life or western life. This kind of way of life is not possible for the great majority of people who live in a social habitat, constrained by the local economy which has a weak and marginal role within the global economy and has been depressed by the civil war (1983-2009). In this social space those migrants, who have become rich working in Italy, have become persons to envy and imitate; Italy has become a dream land where people think that it will be possible to earn a huge amount of money and migration has become one of the best strategies in the search of “modern life”. By considering the specific history of this migration and the connections between the context of emigration and immigration it is suggested that migration strategies of migrants have promoted the creation of a specific social space of migration, where migrants and non-migrants, in the areas of origin and destination, act and establish social relations, following specific logics of practice. However, the specific social space of migration and the logics of practice which move actors within this social space should be considered in relation to international and national contexts because the social space of migration takes its specific shape inside these contexts. The social space of migration has been also defined transnational social space because of the multiplex connections between the context of emigration and that of immigration. The analysis of the experience of migration suggests that migrants’ worlds are strongly characterized by ambivalence. The international and national management of migration issues, especially where the country of destination is concerned, compels migrants to resort to the help of their fellow countrymen (migration networks), rather than official institutions which would help them deal with the problems of migration. In some cases, as in that of irregular migration, migrants cannot resort to institutions. On the other hand, in many situations institutions show their inability to give migrants the opportunities of a positive social integration. So migrants, who vary in their socio-economic positions, often depend on the support of their fellow countrymen during their experience of migration. Solidarity between people with ties of kinship, friendship or common origin is extremely important during migration and helps migrants to face their difficulties. On the other hand, giving solidarity is extremely difficult for people who live in a society, such as Italy, characterized by a form of capitalism in which jobs are scarce, the informal economy pervasive, wages are low and welfare protection minimal (Nobil, 2009). Migrants have limited rights and occupy low socio-economic positions. On the one hand, there are migrants who need help from the others, on the other hand there are migrants who cannot help or do not want to help their fellow countrymen because of their own difficulties and because of the fact that helping is the contrary of the aim of migration which is earning money. Moreover, in precarious socio-economic conditions it is often difficult to return the help received. This situation often causes conflicts among migrants. Goods and services may circulate within the transnational social space of migration according to the logic of profit. So, people often have to pay their fellow countrymen in order to receive help in migrating or facing difficulties later. Migration is basically pursuing socio-economic success in a foreign country. The obstacles encountered frustrate migrants’ realization of their desires and high expectations. This situation, in which there is a gap between desires and real possibilities, constantly creates dissatisfaction, anxiety and frustration. In this situation the logic of profit can penetrate inside the social space of migration and cause potential conflicts, contradictions and competition inside migrant networks. The social environment of Sri Lankan migrants to Italy appears to be highly ambivalent. It is a context in which it is easy to make contact with fellow countrymen, but also to break ties. It is a social space in which practices based on solidarity coexist with practices based on the logic of profit. Fellow countrymen supply migrants with support and affective ties, but widespread mistrust, feelings of competition and accusations of selfishness and envy can spread throughout social space of migration because of the unequal success of migrants and the penetration of the logic of profit within relationships. Ambivalent feelings and behaviour can spread throughout a social environment in which personal relations work tend to/have to replace the functions of state institutions.
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