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Nascimbene, Bruno. « Lo spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia a due anni dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 4 (mars 2012) : 13–26. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-004002.

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Résumé :
1. La definizione di spazio di libertà, sicurezza e giustizia2. La comunitarizzazione e il Trattato di Lisbona. Le residue competenze degli Stati3. Le situazioni di compromesso politico: immigrazione, cooperazione giudiziaria penale, accordi di Schengen4. Lo spazio e la tutela dei diritti fondamentali5. Le realizzazioni compiute. Le azioni necessarie6. Il principio del mutuo riconoscimento. La sua rilevanza, in particolare, nella cooperazione giudiziaria penale e nella politica di immigrazione e asilo
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2

Balaguer Callejón, Francisco. « L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (août 2021) : 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Résumé :
Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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Masini, Paolo. « Libertà non è uno spazio libero. La Charrette : un modello di progettazione partecipata per i tempi (difficili) che corrono ». IUL Research 3, no 6 (21 décembre 2022) : 87–103. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.364.

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Résumé :
Il presente scritto illustra sinteticamente un modello di progettazione partecipata discretamente nota in ambito urbanistico, la Charrette, dando evidenza di una possibile riduzione applicativa alla progettazione degli ambienti di apprendimento. Poiché tuttavia le dinamiche partecipative sono autentiche solo se pongono al centro l’idea di comunità educante, abbiamo riservato una breve introduzione per considerare se le diverse progettualità innovative degli spazi “oltre l’aula” riflettono davvero questa articolazione, oppure sono simili a grandi carovane migratorie di strumenti e strutture verso terre nuove, che lasciano però intatte in patria le cornici ideologiche e gli schemi mentali tradizionali del dispositivo-scuola (Foucault). Tutto sembrerebbe a portata di mano, invece la libertà non è uno spazio libero.
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Souza, Lidyane Maria Ferreira de, et Luca Baccelli. « L'UTILITÀ DELL’ANALISI CULTURALE DEI DIRITTI SOGGETTIVI RELIGIOSI ». Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 17, no 1 (31 décembre 2022) : e79979. http://dx.doi.org/10.5902/1981369470979.

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Résumé :
Nei paesi democratici, l’ordine giuridico in genere riconosce diritti soggettivi religiosi, prima di tutti la libertà religiosa. Dalla Guerra dei Trent’anni, un’ esperienza storicamente e geograficamente abbastanza specIfica, la libertà religiosa è presentata come soluzione universale alla sfida della coesistenza di differenti credenze religiose nello stesso spazio politico. Di conseguenza, si osserva come questi diritti promuovano determinati tipi di soggettività e di organizzazione religiosa. Dato che tale critica è già stata rivolta alla categoria dei diritti soggettivi, così come a quella dei diritti umani, questo articolo investiga se le risposte fornite a queste critiche – nell’ambito dei studi sociogiuridici, dell’analisi culturale del diritto e della filosofia e sociologia dei diritti umani – possono contribuire a riflettere sull’utilità dei diritti soggettivi religiosi per le persone di fede non egemonica. Si conclude che l’analisi culturale permette identificare possibili reinvenzioni della strategia politica dei diritti soggettivI religiosi.
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Herranz, Gonzalo. « Dimensioni culturali e tematiche dei movimenti pro-eutanasia : la situazione fuori dai Paesi Bassi ». Medicina e Morale 50, no 4 (31 août 2001) : 707–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.731.

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Résumé :
Sorge all’interno del dibattito teologico, da parte di chi maggiormente ha sentito l’influsso del cosiddetto (ma solo cosiddetto…) “cattolicesimo liberale” e soprattutto nell’ambito medico, in cui la linea di pensiero liberista e utilitarista ha un ampio spazio, la riflessione sulla “libertà del morire”. A nostro parere siamo di fronte ad un’inopportuna e falsificata accezione del termine libertà, che viene ad essere invocata per costruire e fondare un altrettanto falso “diritto a morire”. Si tratta di una concezione di libertà non autenticamente tale: il “diritto a morire” secondo noi non può esistere, perché si tratterebbe di una contraddizione in terminis, che va a minacciare il diritto ben più accertato e riconosciuto che è quello “a vivere”: esiste se mai un diritto a vivere qualitativamente bene, e non solo dal punto di vista biologico, ma soprattutto antropologico, anche l’atto supremo della vita umana naturale che è appunto il morire, inteso a tutti gli effetti come atto della vita. Anche la volontà del paziente (living-will) non è il termine ultimo della sua libertà, la quale ha da confrontarsi con altre volontà, come del resto accade in tutte le azioni umane. Saranno poi necessarie delle specificazioni, caso per caso, o per gruppo di casi, atte ad evitare le possibili forme di accanimento terapeutico, laddove si sostituisca un “vitalismo biologico”, il più delle volte artificiale e attuato con mezzi sproporzionati, alla vita propriamente intesa.
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Vietri, Agostino, et Alessia Buccino. « La storia di Maria, il "maschio sbagliato" L'odio è una coperta che nasconde il senso delle cose ». PSICOBIETTIVO, no 1 (mars 2021) : 89–100. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-001009.

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Résumé :
Il caso clinico si basa sull'integrazione degli interventi psicoterapeutici individuale e familiare. La vicenda personale e clinica di Maria sottolinea l'importanza di accogliere ed amplificare le emozioni ridondanti per poi ricostruirne la rete occulta di significati. Per accedervi abbiamo avuto bisogno della famiglia. Il percorso attraverso i miti ed i mandati familiari ha permesso di poterli riconoscere, esplicitare ed infine ricontrattare, creando uno spazio nuovo di libertà. È stato possibile decifrare il mandato assegnato a ogni membro della famiglia e introdurvi elementi di cambiamento. La psicoterapia familiare, attraverso la realizzazione di immagini metaforiche e di strumenti di rinarrazione, ha permesso a Maria per la prima volta di visualizzare un futuro che le consentisse di essere libera, superando l'odio e contemporaneamente preservando il legame con la sua famiglia. La psicoterapia individuale ha sostenuto queste trasformazioni che, senza uno spazio familiare condiviso, avrebbero fatto attrito con potenti e profonde istanze di cui sarebbe stato difficile liberarsi senza dolore.
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Lorenzetti, Anna. « Amministrazione penitenziaria, Volontariato, Terzo Settore ». Società e diritti 8, no 15 (11 janvier 2023) : 105–27. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19680.

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Résumé :
Lo scritto analizza il ruolo del terzo settore e del volontariato nel contesto dell’amministrazione penitenziaria. A partire dalle origini, passando dal dibattito in assemblea costituente, si ripercorre l’evoluzione normativa che ha riconosciuto un sempre maggiore spazio all’intervento del volontariato che il terzo settore può inverare. Trattandosi di un momento di grande fermento normativo, alla luce di alcune recenti riforme, tra cui la c.d. Riforma Cartabia, lo scritto precisa rischi e potenzialità del terzo settore in un contesto peculiare quale quello volto ad accogliere – in termini simbolici e pratici – chi sia privato della libertà personale, collocandoli nel quadro costituzionale. Sono in particolare i principi di solidarietà, di pari dignità, il principio personalista e il finalismo rieducativo a deporre per un sempre maggiore spazio del terzo settore nel contesto penitenziario, ferma restando la necessità di marcare una distanza rispetto a ruoli e funzioni dell’amministrazione pubblica, anche al fine di evitare che risultino non visibili le vistose inefficienze nei servizi trattamentali.
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Casini, Marina, et Antonio G. Spagnolo. « Aspetti giuridici, deontologici ed etici della prescrizione medica degli estroprogestinici a scopo contraccettivo ». Medicina e Morale 51, no 3 (30 juin 2010) : 429–51. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.692.

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Résumé :
Di fronte alla richiesta della donna, la prescrizione di sostanze estroprogestiniche con funzione contraccettiva è da considerarsi un atto cui il medico è tenuto, oppure al medico è lasciato uno spazio di libertà per opporsi alla richiesta e seguire i dettami della propria coscienza? La questione venuta alla ribalta con una sentenza del Tribunale di Milano (1997) è affrontata a partire da un’indagine ricognitiva di carattere giuridico relativa all’introduzione nel nostro ordinamento della contraccezione. Viene poi fatta la triplice distinzione: c.d. “contraccezione d’emergenza”, contraccettivi che potrebbero avere un’efficacia abortiva e contraccezione vera e propria. Mentre nel primo caso è possibile ricorrere all’art. 9 L. 194/1978 (obiezione di coscienza all’aborto), nel secondo e nel terzo la lettera e la ratio dell’art. 9 conducono ad una sua non applicabilità. Questo tuttavia non significa obbligare il medico a prestazioni contrarie alla propria coscienza o al proprio convincimento clinico. Alla luce di alcune norme della legislazione sanitaria e del codice deontologico emerge il ruolo centrale della fiducia rapporto medico-paziente e il criterio della libera scelta che presiede tale rapporto. Il carattere fiduciario basato sulla libera scelta, comprende anche la sfera delle convinzioni morali del medico. Questi può dunque contare su un margine di libertà per esprimere contrarietà a quanto richiesto da paziente e il paziente può avvalersi della sua libertà di cambiare medico.
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Rampone, Celeste. « Intessere relazioni. Un'ipotesi di progetto da - e per - la città ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 86–91. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100010.

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Résumé :
La tendenza verso un minor coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni riguardo la città emerge con chiarezza analizzando il fenomeno dei lavoratori di piattaforma e, nello specifico, dei rider. Fattori legati alle peculiarità di questa modalità di lavoro, come l'algoritmo che lo governa e il pagamento a cottimo, negano ai rider libertà di scelta nell'impostazione - e nella geografia - del lavoro. Inoltre, fondano una situazione discriminatoria e la necessità di progettare un rinnovato coinvolgimento di questi attori e di tutti i cittadini nelle decisioni sullo spazio urbano, attraverso l'inclusione delle istanze di cui sono portatori e un ripensamento delle sue infrastrutture, verso una città maggiormente accogliente e veicolo di un sistema di diritti realmente esercitabili.
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Anna Manfredi, Rita. « Gioco nei limiti - Gioco dei limiti ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2021) : 56–71. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001004.

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Résumé :
L'autrice prende in esame il gioco nei limiti e sottolinea l'importanza del senso di libertà che il soggetto deve vivere e provare perché questa attività risulti ri-creativa e possa permettere la distinzione fra realtà interna e realtà esterna. Nello spazio intermedio che si crea l'Io raggiunge così una identità rappresentativa e sublimatoria. Il gioco dei limiti, invece, appare una attività che cerca, attraverso rischi esterni, di negare un vuoto profondo. Il gioco diventa un feticcio che viene usato per nascondere il "mancante" e che procura al soggetto una sensazione di estasi, di vitalità e una convinzione di eternità. Il gioco d'azzardo viene presentato attraverso un caso clinico. L'autrice utilizza tecniche non classiche dal punto di vista psicoanalitico al fine di relazionarsi con il paziente e aiutarlo a uscire dalla compulsione di ripetizione.
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Ponzio, Paolo. « Re-legazione e volontà di verità : lo spazio della libertà di fronte al «potere del reale» nel pensiero di X. Zubiri ». Pensamiento. Revista de Investigación e Información Filosófica 75, no 286 Extra (31 janvier 2020) : 1169–87. http://dx.doi.org/10.14422/pen.v75.i286.y2019.008.

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Résumé :
El presente artículo quiere profundizar el nexo entre voluntad de verdad y relegación en la filosofía de Xavier Zubiri, en una perspectiva diacrónica e sincrónica, en un análisis del problema del concepto de «poder de lo real» al interior del camino personal del filósofo en modo de determinar cuál es el espacio que el hombre tiene por liberarse de su fundamentalidad: agnosticismo, indiferencia y ateísmo.
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Kowalczyk SJ, Dariusz. « LA CREAZIONE SECONDO SERGEJ BULGAKOV ». Forum Teologiczne, no 21 (6 novembre 2020) : 111–23. http://dx.doi.org/10.31648/ft.6090.

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Résumé :
«Dio creò il mondo». Questa verità non riguarda soltanto un inizio puntuale, nel quale il creato fu chiamato dal nulla all’esistenza. La teologia della creazione si deve occupare, infatti, della relazione tra il Dio Creatore e l’universo creato. Una delle più profonde proposte di descrizione di tale relazione è stata formulata dal teologo russo Sergej Bulgakov che ha cercato di evitare, da un lato, le idee dal profumo monistico, che indeboliscono la trascendenza di Dio o mettono in dubbio l’identità propria del creato, e dall’altro lato, la trappola di mettere il creato accanto a Dio come se avessimo a che fare con due realtà divise. Il sistema bulgakoviano costituisce un panenteismo sofiologico in cui Dio si auto-manifesta dall’eternità nella sua vita intratrinitaria (la Sofia increata) e anche nel non-Dio, cioè nella creazione (la Sofia creata). Bulgakov si oppone alla visione che considera nel Creatore la Causa prima, incausata. Ogni causalità riferita a Dio lo riduce – secondo il nostro autore – alla catena causa-effetto del mondo. La creazione non può consistere nell’atto di causare le cose ma nel manifestarsi fuori di sé, per questo Bulgakov parla di eternità del creare. Dio, infatti, è il Creatore da sempre. Questo non nega la libertà di Dio nell’opera della creazione, perché in Dio non c’è distinzione tra necessità e libertà. L’Assoluto è come vuole essere e vuole essere come è. L’eterna creazione trova il suo eterno fondamento nella vita intratrinitaria e, come essa, è fatta nell’amore con i suoi due lati: il sacrificio e la beatitudine. Il sacrificio (la kenosi) consiste nel ritirarsi per fare spazio all’altro e, insieme, uscire da se stesso per manifestarsi nell’altro. La teologia della Creazione secondo Sergej Bulgakov ci offre un valido fondamento per la riflessione ecologica. La visione del «tutto in Dio e di Dio nel tutto» costituisce, infatti, una chiamata a custodire ragionevolmente il creato, Sofia divina creata.
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Cafagno, Maurizio. « L'evoluzione delle procedure di gara, alla ricerca di un bilanciamento tra le ragioni dell'efficienza economica e le ragioni dell'imparzialità amministrativa ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (novembre 2021) : 55–80. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003003.

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Résumé :
Lo scritto muove dalla constatazione che studi ed osservazioni empiriche illu-strano come la disomogenea distribuzione di informazioni tra soggetti che si tro-vano a negoziare alimenta l'incertezza e concede spazio all'opportunismo, in-nalzando i costi di transazione. Calando, però, la questione strategica della miti-gazione dell'opportunismo all'interno dei tre diversi ordini di rapporti chiamati in causa dalle negoziazioni pubbliche, ossia il rapporto tra pubblica amministrazio-ne e funzionari, tra pubblica amministrazione e concorrenti e tra pubblica am-ministrazione e contraenti, possono affiorare delle prospettive legittime che, uscendo dalle strettoie della modellistica contabile familiare alla prassi giuridica , consentano di acquisire e sfruttare nuova informazione, in corso di gara, adat-tando stime e proposte e consentendo, in tal modo, di guadagnare parecchio in termini di efficienza. In definitiva ed in sintesi, teoria ed esperienza, che trovano ampio supporto ed ispirazione nel diritto europeo, inducono a pensare che l'obiettivo di innalzare efficienza e convenienza dei meccanismi di gara postula il ricorso a modelli di-versificati, aperti a gradi variabili di flessibilità. A ben vedere il diritto europeo, assumendo il patrocinio di procedure contrattuali più aperte e di criteri di bilan-ciamento più flessibili, ispirati dall'idea che la stretta sorveglianza dei funzionari e delle amministrazioni non sia la finalità incondizionatamente prioritaria, ac-credita piuttosto l'idea che gli oneri del formalismo vadano sopportati soltanto sinché si può supporre che ne discendano benefici superiori in termini di stimolo all'intensificazione degli scambi. Lo scritto approda alla conclusione che l'efficienza vada considerata alla stregua di una variabile endogena, e non esogena, rispetto alle politiche di promozione della concorrenza. Onde, sarebbe utile convalidare anche nel nostro ordinamento un criterio di libertà delle forme procedimentali, almeno per i cosiddetti contratti esclusi, che non sempre e non necessariamente siano tenute a tradursi in procedure di gara, fatta salva la possibilità di accesso alla tutela giurisdizionale per l'aspirante che dimostri di aver subito gli effetti lesivi e discriminatori della violazione dei principi generali.
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Moccia, Luigi. « Cittadinanza europea e spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (décembre 2010) : 115–34. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001006.

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L'obiettivo dell'Unione di offrire ai suoi cittadini uno spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia senza frontiere interne fa della cittadinanza europea, al di lŕ del suo valore ideale e simbolico, il terreno operativo su cui fondare un'Europa unita come unione di popoli e quindi di cittadini. In questa cornice di riferimento vengono segnalati i principali contenuti normativi, insieme con le strategie e prioritŕ politiche poste con i programmi pluriennali, da quello di Tampere a quello, per ultimo, di Stoccolma, in merito alla costruzione di tale spazio, quale spazio di coesione e integrazione tra popolazioni dei paesi membri (ma anche di protezione nei riguardi di stranieri, migranti e richiedenti asilo, provenienti da paesi terzi), cioč quale spazio comune di cittadinanza dell'Unione avente rilievo autonomo che, come tale, si aggiunge a quella nazionale.
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Balboni, Marco. « Diritto dell'Unione europea. Giurisprudenza ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 2 (septembre 2011) : 111–27. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002008.

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Rassegna di giurisprudenza (periodo 1.12.2010/15.6.2011). Corte di Giustizia dell'Unione europea 28.4.2011, caso Hassen El Dridi, alias Soufi Karim, causa C-61/11 - spazio di libertŕ, di sicurezza e di giustizia - rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno č irregolare - normativa nazionale che prevede la reclusione per i cittadini di Paesi terzi in soggiorno irregolare in caso di inottemperanza all'ordine di lasciare il territorio di uno Stato membro - compatibilitŕ.
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Uttaro, Anna. « Dove si coltiva la cittŕ. Community gardening e riattivazione di spazi urbani ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 98 (juillet 2012) : 12–27. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098002.

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A partire dai casi di Parigi e Roma, l'articolo traccia un ragionamento teso a considerare i community gardens come spazi per praticare cittadinanza attiva. Analizzando la genesi e lo stato di fatto nelle due capitali, si perviene ad una sintesi critica tesa a mettere in relazione spazi, pratiche ed immaginari. La grande diversitŕ dei due esempi conduce il ragionamento verso una scelta: bisogna completamente pianificare ed organizzare il community gardening o piuttosto sarebbe piů proficuo immaginare questi giardini come una sorta di spazi di libertŕ nelle cittŕ?
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Faioni, Marisa. « Il furto degli astici : fra responsabilitŕ e co-scienza ». RIVISTA ITALIANA DI GRUPPOANALISI, no 1 (juin 2011) : 115–28. http://dx.doi.org/10.3280/rig2011-001008.

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L'autore, attraverso la storia giudiziale di un'imputata minorenne, riflette e confronta due diverse prospettive di approccio alla realtŕ umana: quella giuridica e quella psicoanalitica. L'ascolto psicologico, in particolare gruppoanalitico, focalizzando l'importanza degli intenzionamenti ambientali nel determinare la capacitŕ dell'agire responsabile, apre lo spazio, al paziente, per una comprensione ricostruttiva e ri-fondativa del soggetto. Le norme, allora, riflettono consapevolezza di sé e degli altri; segnate da una possibilitŕ di scelta permettono l'assunzione di responsabilitŕ, e il godimento di un proprio diritto che costituisce l'irrinunciabile premessa a una, sia pure relativa, possibilitŕ di libertŕ.
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Morpurgo, Daniela. « Quale pianificazione per quale cittadinanza ? Governo del territorio e pianificazione spaziale di fronte alla sfida della diversità religiosa ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 134 (août 2022) : 126–50. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-134006.

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L'immigrazione, e la diversità che ne consegue, pone una nuova questione urbana. Guardando al contesto veneto, questo studio approfondisce le relazioni tra gover- no del territorio, pianificazione spaziale e diritti di cittadinanza, in particolare quello di libertà religiosa. La ricerca considera le strategie messe in atto dalle amministrazioni in risposta alla crescente domanda di spazi per il culto non cattolici e quindi discute il ruolo della pianificazione in tali processi di localizzazione.
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Brunelli, Giuditta, et Paolo Veronesi. « Ai limiti della funzione rappresentativa ». Revista Brasileira de Direitos Fundamentais & ; Justiça 7, no 22 (30 mars 2013) : 21–51. http://dx.doi.org/10.30899/dfj.v7i22.278.

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Lo scritto mette in evidenza il particolare rapporto che s'instaura tra rappresentanti e rappresentati nei casi in cui siano in gioco deliberazioni sulle “questioni di coscienza”. Si sottolineano così quali spazi di manovra siano riconosciuti agli eletti in queste materie ma anche i limiti costituzionalmente rilevanti che la loro azione incontra. Particolare rilievo viene riservato al tema del fine-vita, benché non si manchi di analizzare anche altri casi “difficili” (ad esempio, aborto e procreazione assistita). Nell'ultima parte del lavoro si elencano gli strumenti che la Costituzione predispone proprio per reagire alle ipotesi in cui parlamentari non rispettino la libertà di coscienza degli elettori.
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Carnelos, Laura. « La corporazione e gli esterni : stampatori e librai a Venezia tra norma e contraffazione (secoli XVI-XVIII) ». SOCIETÀ E STORIA, no 130 (février 2011) : 657–88. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-130001.

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Résumé :
Nella Venezia del sei-settecento il mondo del libro non si esauriva all'interno dell'Arte degli stampatori e librai. L'indagine archivistica ha permesso di ricostruire rapporti, intrecci, conflitti e soluzioni per oltre due secoli tra corporati e «contraffacenti», cioč chi esercitava senza essere immatricolato o al di fuori della categoria di appartenenza. Si tratta di una convivenza costante - per alcuni confratelli forzata, per altri un'utile fonte di collaboratori - che ha determinato lo sviluppo di sistemi di produzione e di commercio librario complementari. Il dualismo legislativo, statale e corporativo, che si venne a creare fin dalla nascita dell'Arte lasciň spazi di libertÀ per esercitare, sperimentare e affermarsi illegalmente. Nel saggio si analizzano quelle figure che impararono la professione senza necessariamente seguire il percorso formativo richiesto dall'Arte andando ad inserirsi, nella maggior parte dei casi, nel mercato editoriale di largo consumo.
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Maciocco, Giovanni. « Esternitŕ ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 7–17. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057001.

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Résumé :
Nel mondo urbano contemporaneo vi sono fenomeni, come lo sprawl, la genericitŕ e la segregazione, che sembrano mettere a dura prova i nostri concetti di cittŕ. Se assumiamo che la cittŕ debba essere concettualmente esterna a un immaginario urbano che ci viene da questi fenomeni, possiamo affermare che il territorio ha un'esternitŕ nei confronti della cittŕ. Ma ha anche un legame costitutivo con essa per l'interdipendenza ambientale che caratterizza la qualitŕ della vita urbana. Cosě la nostra cultura postindustriale richiama il territorio come spazio di libertŕ, non legato alla nozione mitica della natura ma alla sua dimensione ambientale, come arma critica di fronte al presente produttivista e densamente urbanizzato. In questa prospettiva, il territorio rappresenta le potenzialitŕ delle piccole e medie cittŕ dei territori a bassa densitŕ, presenti nei territori esterni alle metropoli dense.
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Chittň, Monica. « Trasformazioni in corso : č la cultura che governa il cambiamento ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 22 (décembre 2011) : 33–43. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022004.

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Résumé :
L"autrice pone in rilievo come il passaggio di Sesto San Giovanni da piccolo borgo alle porte di Milano a cittŕ industriale segni, durante tutta la prima metŕ del secolo scorso, anche importanti trasformazioni culturali che hanno progressivamente improntato il profilo non solo urbanistico della cittŕ. La memoria di queste trasformazioni si pone oggi come importante elemento di salvaguardia dell"identitŕ di fronte al problema di riconvertire gli enormi spazi urbani che si sono liberati con le dismissioni industriali decenni passati.
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Gallese, Vittorio, et Margherita Spagnuolo Lobb. « Il now-for-next tra neuroscienze e psicoterapia della Gestalt ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (mai 2012) : 11–26. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-002002.

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Résumé :
L'articolo riporta la trascrizione di un dialogo incalzante e vivace tra gli autori sul recente libro di M. Spagnuolo Lobb, Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella societŕ post-moderna. Ne viene fuori un confronto tra le recenti scoperte compiute dalle Neuroscienze da una parte e i temi cardine della psicoterapia della Gestalt dall'altra. Gli autori si ritrovano su argomenti quali l'intenzionalitŕ condivisa e l'attitudine umana a riconoscerla nell'altro, la genesi e lo sviluppo dell'atteggiamento accudente, la relazione terapeutica come spazio co-costruito, la practognosia di Merleau-Ponty, il rapporto tra motilitŕ e psicopatologia, l'autoregolazione del contatto terapeutico e la teoria della Simulazione Incarnata, l'intreccio tra aspetti genetici e strutturali dell'esperienza, la perdita di senso che avviene nell'esordio psicotico, la prospettiva somato-evolutiva dello sviluppo, l'evidenza non verbale dello sviluppo del paziente, la possibilitŕ di condizionare positivamente il comportamento umano e l'importanza per gli scienziati di rimanere aperti alla libertŕ umana.
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Ferrando, Anna. « Donne oltre i confini. La traduzione come percorso di emancipazione durante il fascismo ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 294 (décembre 2020) : 205–34. http://dx.doi.org/10.3280/ic294-oa1.

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Résumé :
Č nota a tutti la definizione che Cesare Pavese, cogliendo lo spirito dell'epoca, diede degli anni Trenta come il "decennio delle traduzioni". Meno noti i protagonisti di questa massiccia operazione di mediazione culturale. O, forse, sarebbe meglio dire, le protagoniste. Molte furono infatti le donne che scelsero l'attivitŕ traduttoria: si trattava di un lavoro flessibile, ‘nascosto', che si poteva svolgere a casa, e per di piů ancillare al lavoro dell'autore, un lavoro ‘adatto' alle donne, ma che molte donne, perň, usarono per ritagliarsi uno spazio di vita pubblica, di indipendenza e di libertŕ, esercitato anche nel selezionare i testi da tradurre e nel proporli agli editori. Quando nel 1938 Ada Gobetti tradusse uno dei libri di riferimento dell'american black feminism, Their eyes were watching God della Hurston, non si trattava certo di un'operazione unicamente letteraria. Chi furono dunque le intellettuali protagoniste del "decennio delle traduzioni"? E questo processo di mediazione culturale influenzň le pratiche, gli stili di vita, le mentalitŕ delle traduttrici stesse? L'archivio privato della traduttrice Alessandra Scalero permette di circoscrivere un caso di studio emblematico delle ‘mutazioni di genere' che investirono l'industria delle traduzioni fra le due guerre.
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Bizzarri, Virginia. « Anima e coraggio. Il paziente svela il sintomo, il terapeuta cerca il simbolo ». STUDI JUNGHIANI, no 35 (février 2013) : 113–24. http://dx.doi.org/10.3280/jun2012-035007.

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Résumé :
L'autrice s'interroga sul senso attribuibile al tertium, riferimento spaziale e temporale ricorrente nell'opera junghiana. Partendo dal sintomo alla volta del simbolo e, parallelamente, procedendo dalle parole alle immagini, l'autrice presenta la funzione trascendente come ponte interpersonale e intrapersonale che permette alla diade analitica di creare con sacrificio lo spazio per accogliere contemporaneamente il reale e il potenziale, l'immanente e il trascendente. Il materiale del paziente, che rinasce ed č contenuto nel presente dal setting e dalla relazione analitica, diventa un altro terzo elemento, nuova energia psichica liberata e disponibile per proseguire il processo di guarigione di sé. In quest'ottica, anche la sabbia č presentata come terzo luogo possibile ove rappresentare e congedare vecchie e nuove forme di esistenza ed esperienza: toccando il complesso e lasciando risuonare gli archetipi, si procede sul sentiero dell'individuazione di cui paziente e analista sono a tratti alterni, guardiani e ladri.
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Giullari, Barbara, et Giulia Rossi. « Le diseguaglianze nei percorsi formativi e nelle transizioni al lavoro in provincia di Bologna : promuovere contesti capacitanti ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 120 (février 2011) : 215–32. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120011.

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Résumé :
Lo scopo del saggio č illustrare i risultati piů significativi di un'esperienza di ricerca progettata nell'ambito della definizione di politiche locali per la promozione dell'apprendimento per tutto l'arco della vita in un contesto locale, avente quale oggetto la qualitŕ dei processi formativi e di transizione tra scuola e lavoro. I dati mostrano che gli esiti dei percorsi di istruzione e le transizioni verso il mondo del lavoro sono indissolubilmente legati, dispiegandosi in spazi dai confini sfumati. Si tratta di spostare l'attenzione di indagine dalla inclusione formale nella scuola e nel lavoro verso la comprensione della qualitŕ di questa inclusione (in riferimento alla stratificazione del sistema educativo, all'insuccesso scolastico, ai processi di precarizzazione del mercato del lavoro, ecc.) e della multidimensionalitŕ che caratterizza il divenire di processi di capacitazione/incapacitazione per comprendere ile illa scuola prima e il lavoro poi promuovono la libertŕ di agire e di scegliere il cammino che si ha ragione di apprezzare.
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Turi, Gabriele. « Le culture della destra ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 260 (février 2011) : 392–403. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260002.

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Résumé :
Della cultura di destra č stato sottolineato l'aspetto mediatico, ma il berlusconismo č un fenomeno piů profondo, capace di influenzare ampi strati del ceto medio: un'ideologia eclettica che amalgama le tradizioni di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord, fondendo insieme populismo, individualismo esasperato, revisionismo storico, uso strumentale e identitario della religione. Nell'ultimo ventennio le forze di destra hanno occupato lo spazio lasciato vuoto dalle sinistre, indebolite negli anni ottanta dall'offensiva culturale del riformismo craxiano: una volta al governo sono state capaci di costruire gli strumenti di una propria egemonia culturale, riviste e fondazioni portatrici di messaggi semplici ed efficaci: libertŕ intesa come liberismo e diffidenza per lo Stato, lotta al relativismo culturale, rilettura revisionistica della storia che tende a equiparare fascismo e antifascismo in nome di una "pacificazione nazionale". La Rivoluzione francese č considerata la fonte di tutti i mali della modernitŕ, il Risorgimento un premeditato attacco alla religione cattolica; la triade "Dio, Patria, Famiglia" č coniugata ieri come oggi a sottolineare l'identitŕ di un paese timoroso degli immigrati e delle loro culture. Si č cosě formato uno schieramento culturale teo-con che appare oggi tanto forte da far ritenere che nella societŕ italiana il berlusconismo possa sopravvivere a lungo a Berlusconi.
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Malagrinò, Ilaria. « Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry ». Medicina e Morale 69, no 1 (20 avril 2020) : 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Résumé :
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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Todaro, Letterio. « La cultura dell’educazione e le sue trasformazioni nel passaggio critico degli anni Sessanta /Settanta : conversazioni con Carmen Betti ». Espacio, Tiempo y Educación 5, no 1 (1 janvier 2018) : 281. http://dx.doi.org/10.14516/ete.198.

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Résumé :
Carmen Betti è tra le figure di riferimento della ricerca italiana in area storico-educativa. Per diversi anni ha insegnato presso l’Università di Firenze, rappresentando con i suoi lavori e con i suoi studi, una voce autorevole e notevolmente qualificata nel panorama italiano della disciplina. L’incisività dei suoi lavori ha contribuito a rafforzare il riconoscimento di una tradizione che porta a individuare nella sede fiorentina una «scuola» di alto profilo dell’accademia italiana nell’ambito degli studi di storia dell’educazione. La sua ricerca ha evidenziato un costante impegno a segnalare lungo i sentieri della storia dell’educazione un cantiere aperto per la costruzione di valori civili, indicando quali criteri «orientatori» dell’impegno intellettuale che caratterizza il lavoro dello storico dell’educazione la tensione a legare la lettura storica dei processi formativi con i motivi della conquista collettiva di spazi di libertà, di democrazia, di emancipazione. Recentemente ha ricoperto la funzione di Segretaria del Centro Italiano per la Ricerca Storico Educativa, segnando con il suo impegno l’attivazione di importanti strumenti di raccordo a servizio della comunità scientifica italiana degli storici dell’educazione e offendo un contributo qualificante per spingere in avanti le piste della ricerca sul terreno della storia dell’educazione.Per dare avvio alla conversazione mi sembra perciò utile chiedere all’interlocutrice una breve presentazione del proprio percorso professionale e un aiuto nel ricordare, attraverso anche spunti di memoria personale, i punti salienti che hanno segnato l’evoluzione del suo profilo di studiosa.
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Ghezzi, Morris L. « Bioetica tra scienza e superstizione ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002001.

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Résumé :
Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell'essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti č necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell'essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettivitŕ deve fermarsi ad ascoltare l'opinione del diretto interessato, la legge piů che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontŕ. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale č priva di significato, poiché la creativitŕ culturale produce artificialitŕ, ma č naturale per l'essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione č possibile, ogni posizione etica č rispettabile. In materia bioetica non puň esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciň impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell'eguale libertŕ di scelta di tutti gli esseri umani.
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Regina Martini, Sandra, et Matteo Finco. « Diritto alla salute e diritto all’autodeterminazione : la legge sul “consenso informato” in Italia. riflessioni a partire dalla teoria dei sistemi social / Right to health and right to self-determination : the Italian law on “living will”... » Revista Derecho y Salud | Universidad Blas Pascal, no 2 (15 novembre 2018) : 41–54. http://dx.doi.org/10.37767/2591-3476(2018)04.

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Résumé :
Con questo lavoro si vuole riflettere sulla semantica societaria – incentrata su termini quali ‘volontà’, ‘libertà’ e soprattutto ‘diritti’ – che descrive l’individualità moderna quale personalità soggettiva dotata della possibilità di distinguersi e di esercitare pretese. L’ambito di riflessione scelto è quello della salute, a partire dalla convinzione che esso rappresenti oggigiorno un contesto privilegiato per osservare la relazione tra individuo e società, tentando di capire quali spazi di azione personale e autonomia abbiano i singoli rispetto alle forze sociali che li condizionano. Alla riflessione di stampo teorico – attraverso la teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann – sulle rivendicazioni del diritto alla salute, si aggiunge l’analisi della recente legge italiana sul “fine vita”, che consente l’adozione delle “disposizioni di trattamento” (DAT). L’ipotesi è che ciò rappresenti un esempio di riuscito equilibrio fra rivendicazioni dei singoli ed esercizio responsabile deidiritti, a vantaggio dell’integrazione societaria. This work is about semantics of society – focused on terms such as ‘will’, ‘freedom’ and above all ‘rights’ – describing the modern individuality as a subjective personality endowed with the ability to be different and to exercise claims. We focus on health, starting from the idea that nowadays it is a perfect context to observe the relationship between individual and society, trying to understand which spaces for personal action and autonomy the individuals have, free from social influences. Beside the theoretical reflection – starting from the perspective of social systems theory by Niklas Luhmann – about claims in the area of the right to health, there is the analysis of the recent Italian law on “end of life”, which allows the adoption of “treatment provisions” (DAT). The hypothesis is that this represents an example of a successful balance between individual claims and responsible exercise of rights, to the advantage of integration of society.
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Gutiérrez Castillo, Victor. « Lo Spazio di libertà sicurezza e giustizia. » Dereito : revista xurídica da Universidade de Santiago de Compostela 29, no 2 (14 janvier 2021). http://dx.doi.org/10.15304/dereito.29.2.7267.

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« La violenza democratica. Le relazioni tra i sessi e l'eccedenza della politica ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 36 (janvier 2010) : 83–98. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-036007.

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- Due studiose italiane riflettono sul rimosso, sul rovescio, della democrazia, ovvero su quella violenza democratica che riproduce continuamente forme di esclusione delle alteritÀ. Si tratta di una violenza anzitutto simbolica e discorsiva che si fonda sulla neutralizzazione delle differenze, sulla cancellazione dei corpi, dei soggetti sessuati, e si traduce anche in una violenza materiale e fisica. Elemento cruciale di questa violenza č la cancellazione del rapporto madrefigli o del rapporto tra sorelle, ai quali non č riconosciuta una valenza politica. In questo modo la politica si inceppa ogni volta che le donne irrompono nello spazio pubblico con il loro senso delle relazioni, riproponendo una sessuazione della sfera politica. In un momento in cui č evidente una crisi dell'autoritÀ maschile le due studiose mostrano come la libertÀ femminile pensata come libertÀ nella relazione ecceda lo stesso statuto democratico, cosicché ridurre la politica alla democrazia non significa fare un buon servizio alla politica ma nemmeno alla democrazia, che ha bisogno piuttosto di mantenere uno spazio sempre aperto verso l'impensato e l'imprevisto.
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Papa, Alessandra. « Tecnicizzazione della nascita e vita frozen La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt ». Medicina e Morale 61, no 2 (30 avril 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.141.

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Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all’interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofa ebrea Hannah Arendt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l’evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell’abbandono del mondo con l’idea preconcetta che l’ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distruzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d’altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell’etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l’evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l’introduzione dell’artificiale nell’atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecnai per controllare, per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell’origine. ---------- This article examines the theoretical representation of our coming into this world within the philosophical tradition. Western philosophy has, in fact, always favoured thanatos and, therefore, the abandonment of this world. Hence the erroneous belief that ethos does not pass through the new and the generated, but through fact in a deterministic sense and through the destruction of bios. Our birth places us well within full citizenship and political ethics. On this front, the German Jewish philosopher Hannah Arendt has enriched the philosophical reflection on birth with the neologism natality and has had the merit of introducing a new category of thought. The danger that we run today, with the introduction of the artificial into the procreative act, is to transform birth into a procedure, risking at the same time to make it some sort of instrument of social hygiene, so as to fulfill a project of superior humanity. A “frozen” life - to use an Arendtian term, an impoverished life, or at least a fabricated life - like all eugenic practices that introduce fabrication into the public sphere, may therefore expose politics to a serious misunderstanding: that of assuming that public space (the space in which one appears and is born) can be “ruled” to control, for example, future generations. In this sense, bioethical reflection, opened by the practice of in vitro fertilization and of pre-implantation diagnosis, puts us in front of the danger of an ethical void and of the need for a theoretical development of birth (native) between randomness and planning of human source.
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Casini, Carlo, et Marina Casini. « Diritto di proprietà vs diritto alla vita ? Una nuova questione dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo ». Medicina e Morale 62, no 6 (30 décembre 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.75.

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Résumé :
Il recente ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (n. n. 46470/11) nasce dalla pretesa di usare gli embrioni umani per la ricerca scientifica sul presupposto che si tratti di “cose”. Infatti, la ricorrente invoca il suo diritto di proprietà sugli embrioni appellandosi all’art. 1 del Protocollo n. 1 addizionale alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. L’attacco è diretto contro la legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita (Legge 40 del 19 febbraio 2004) il cui art. 13/1 vieta “qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano”. Gli Autori, ritengono che sia infondata scientificamente e giuridicamente la pretesa di considerare l’embrione umano una cosa; mostrano come il riconoscimento del il concepito soggetto titolare di diritti (art.1), sia supportato da un importante complesso normativo; contestano la pretesa contraddizione tra la Legge 40 del 2004 con la legge 194 del 1978; sostengono la ragionevolezza scientifica, etica e giuridica di orientare la scienza verso la ricerca sulle staminali adulte, anziché su quelle embrionali. L’indagine viene condotta passando in rassegna numerose disposizioni a partire dall’art. 18 della Convenzione di Oviedo. Ampio spazio è dato alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di bioetica in relazione alla dottrina del margine di apprezzamento che dovrebbe essere applicata anche in senso favorevole all’Italia nel caso in esame. Il contributo auspica che i giudici tengano conto di quanto scritto nell’articolo 2 del Trattato di Oviedo che sotto il titolo “Primato dell’essere umano”, dichiara “l’interesse ed il bene dell’essere umano devono prevalere sul solo interesse della società e della scienza”. ---------- The recent appeal to the European Court of Human Rights (Application n. 46470/11) originates from the demand to use human embryos for scientific research on the ground that they are “things”. Indeed the appellant claims her right to property of the embryos pleading to the art. 1 of the Additional Protocol n. 1 of the European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms. The attack is directed against the Italian Law on medically assisted procreation (Law n. 40 of 19 February 2004) which bans any experimentation on human embryo. The Authors argue that the demanded evaluation of the human embryo as a “thing” is scientifically and legally baseless. They also show how the Italian Law n. 40/2004, which recognizes the embryo as a subject holder of rights (art.1), is backed by an important normative complex. In this article the thesis on the inconsistency between Law n. 40/2004 and Law n. 194/178 is rejected and it is claimed the scientific, ethical and legal reasonableness to lead the science to adult stem cells instead embryonic stem cells. The analysis is conducted reviewing numerous dispositions from art. 18 of the Oviedo Convention on Human Rights and Biomedicine. In this article a wide space is allowed to the Bioethics case-law of the European Court of Human Rights as for the doctrine of the margin of appreciation which should be applied also to defend Italy in the examined case. The article hope that the Court set great store by what is written in art. 2 (“Primacy of the Human Being”): “The interests and welfare of the human being shall prevail over the sole interest of society or science”.
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Persano, Fabio. « Evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto (I) ». Medicina e Morale 60, no 4 (30 août 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.161.

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Résumé :
Negli Stati Uniti il dibattito sull’aborto è un tema sempre molto caldo. Questo saggio, diviso in due parti (la seconda parte sarà pubblicata sul prossimo numero della rivista) prova a ripercorrere l’evoluzione della giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto, evidenziando i cambiamenti che ciascuna decisione ha apportato al quadro giuridico precedente. In questa prima parte viene chiarito anzitutto il meccanismo di funzionamento del sistema di giustizia costituzionale statunitense e il ruolo della Corte Suprema Americana nell’ordinamento giudiziario. Viene poi dato spazio ai prodromi di Roe v. Wade (che è la prima sentenza importante in materia d’aborto), ed in particolare alle sentenze che hanno pronunciato il diritto all’uso degli anticoncezionali: fra queste Griswold v. Connecticut ed Eisenstadt v. Baird. È anche importante la decisione United States v. Vuitch del 1971, che già si occupa dell’aborto ed interpreta la Costituzione nel senso di una tendenza alla liberalizzazione. La sentenza più importante è comunque la ben nota Roe v. Wade (1973), cui è dedicata un’ampia trattazione, con particolare attenzione ai passaggi della motivazione della Suprema Corte che hanno portato ad affermare il diritto all’aborto nella scansione trimestrale che poi è stata imitata anche dal legislatore italiano. Nel presente saggio vengono avanzate dure critiche a Roe v. Wade, critiche condivise – oltretutto – da alcuni giudici della Corte Suprema Americana, di cui si riportano stralci dell’opinione dissenziente. Accanto a Roe v. Wade, è molto importante anche la meno nota sentenza Doe v. Bolton dello stesso giorno, che precisò cosa dovesse intendersi per “salute della donna”: tale fattore era stato ritenuto da Roe v. Wade decisivo ai fini del riconoscimento della libertà di abortire. Con Doe v. Bolton la salute della donna viene estesa fino a ricomprendere praticamente qualsiasi cosa. Questa prima parte si conclude con l’analisi di alcune decisioni successive a Roe e Doe, ed in particolare Webster v. Reproductive Health Services, che costituisce in parte già un passo in controtendenza rispetto a Roe. Nel prossimo numero della rivista vedremo quali ulteriori cambiamenti ci sono stati nella giurisprudenza costituzionale statunitense in materia d’aborto. ---------- Abortion debate is always a hot subject in the United States. This essay, divided into two parts (the second part is going to be published on the next issue of this review) tries to go along the development of U.S. constitutional case-law about abortion, pointing out the change that each judgement caused to the previous law picture. In this first part, the functioning of U.S. constitutional judicial system and the role of U.S. Supreme Court in its judiciary are primarily explained. Then, some space is given to the premonitory signs of Roe v. Wade (that is the first important judgement about abortion), and to the judgement in particular that delivered the right to contraception: Griswold v. Connecticut and Eisenstadt v. Baird. Also United States v. Vuitch in 1971 is important: this judgement is already about abortion and interprets the Constitution in the trend of permission. However, the most important judgement is Roe v. Wade (1973): a wide treatment is dedicated to it, particularly to the passages about the Supreme Court reasoning that affirmed abortion right in the trimestral sharing, imitated by the italian legislator too. In this essay there are hard blames to Roe v. Wade: moreover, a few Supreme Court judges agree with blames and extracts of dissenting opinion are reported. Next to Roe v. Wade, also the less-known judgement Doe v. Bolton is very important: it is contemporary to Roe and it stated precisely what was “woman health”: this element was considered decisive by Roe in order to recognize the abortion right. In Doe v. Bolton woman health was enlarged and took in almost everything. This first part ends up with the analysis of a few following Roe and Doe judgements; in particular Webster v. Reproductive Health Services is a partial coming back as to Roe. In the next issue we will see the further subsequent changes in U.S. constitutional case-law about abortion.
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Santos, Maria Eliane Ferreira dos, et Késia Girlane Santos de Medeiros. « Istruzione dei detenuti : sfide e prospettive ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 3 novembre 2020, 144–60. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/istruzione-dei-detenuti.

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Résumé :
L’attuale lavoro mira a presentare gli ostacoli che sorgono nel processo educativo nelle carceri, data la mancanza di politiche pubbliche adeguate per investire in un’istruzione di qualità per gli studenti privati della libertà. Attraverso le letture effettuate è possibile rendersi conto che c’è stata una possibilità da parte dei governanti e della società per molto tempo. Dal 20 ° secolo in poi, alcuni investimenti sono gradualmente arrivati, ma ci imbattiamo ancora in un’istruzione svalutata, da parte dei governanti e della società. Lo scopo è dimostrare che, nonostante gli ostacoli, è possibile salvare la storia dell’inprison e portarlo a costruire una famiglia e a tornare a vivere nella società con dignità. L’educazione carceraria è una grande sfida, ma le possibilità sono note e anche di fronte agli ostacoli abbiamo affrontato risultati positivi da parte di studenti che cercano conoscenza, costruiscono conoscenza e hanno un’intelligenza indiscutibile. L'”educazione carceraria” è un’importante garanzia di un nuovo inizio per una risocializzazione, perché attraverso l’aula è possibile garantire agli studenti privati della libertà, della dignità, visti gli spazi di cui fanno parte è di totale disprezzo per la vita, in classe, i carcerati si sentono di nuovo persone, si sentono in grado di affrontare le sfide della vita e persino riprendere una vita sana nella società. Vale la pena notare che un’istruzione di buona qualità nelle carceri evita ribellioni e una riduzione delle pene per coloro che frequentano la scuola. Questo perché la legge sull’applicazione penale stabilisce che 12 ore di frequenza scolastica equivalgono a un giorno in meno del tempo. L’istruzione è un diritto che deve essere garantito a tutti, come garantisce la legge sugli orientamenti e le basi dell’istruzione nazionale, nell’articolo 205, che dichiara l’accesso all’istruzione un diritto di tutti, in modo da essere promosso e incoraggiato dalla società, dando priorità allo sviluppo e alla preparazione di un individuo nella società, quindi, si riferisce allo studente privato della libertà.
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Samorè, Ilaria. « Simboli religiosi e beni culturali nei videogiochi : intersezioni tra gaming and religion, ovvero due destini ineludibilmente comunicanti. Nuovi spazi di ricerca e riflessione teorica ». Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 19 octobre 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18919.

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Résumé :
SOMMARIO: 1. ‘E la mirabile coppia apparve’: prolegomeni allo studio dei rapporti tra gaming and religion ˗ 2. Una mappatura del campo di indagine dei Digital Religion Studies: gaming as religion, didactic digital games … ˗ 3. … religion in gaming: ovvero cattedrali, moschee, schiere di angeli e demoni nelle narrazioni videoludiche ˗ 4. ‘Gli amori difficili’: la problematica relazione tra gaming and religion ˗ 5. Il diritto sulla scena: gaming and religion con gli ‘occhiali del giurista’ ˗ 6. Un puzzle di norme diverse e contrastanti: una radiografia sulla libertà di panorama in Europa … ˗ 7. … e in Italia ˗ 8. Postille conclusive: spunti di riflessione de iure condendo. Religious symbols and cultural heritage in videogames: intersections between gaming and religion, or two inescapably communicating destinies. New spaces for research and theoretical reflection ABSTRACT: Within a multiple reading grid, this contribution aims first of all to focus on the theme of the migration of religious symbols outside their natural ecosystem, electing videogames among the many ‘profane’ and even 'pop' languages ​​of mass media society. Starting from the ancient marriage between games and religion, we will investigate the forms in which the religious material ˗ Christian and non ˗ is shaped within the world of videogames, trying to perimeter the field of investigation of that very particular line of research called Digital Religion Studies. Subsequently, starting from the famous case of Manchester cathedral, we will try to demonstrate the problematic nature of the relationship between gaming and religion. By shifting the wide angle to the field of law, the legal regime reserved for videogames will be elucidated, albeit skeletally, and then highlight how the classification systems of videogame contents do not protect the religious feeling of the faithful. The Manchester controversy will also provide an opportunity to investigate that labyrinthine plexus of provisions that governs the digital reproducibility of cultural heritage. It will end with some de jure condendo reflections on the regulation of religious data in videogames and on the subject of freedom of the panorama.
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