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Articles de revues sur le sujet « Soggetti sani »

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Rugiero, Vania, Lorys Castelli, Sergio Vighetti, Paola Perozzo, Ivan De Marco, Armando Balsamo, Piero Cantafio et Mariateresa Molo. « Videostimolazione sessuale e potenziali cognitivi : uno strumento per la diagnosi del disturbo del desiderio sessuale ». RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no 2 (décembre 2013) : 23–34. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2012-002002.

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Résumé :
Nonostante i moderni test per diagnosticare e valutare i disturbi sessuali, non esiste un test psicofisiologico obiettivo per valutare il desiderio sessuale. Studi precedenti suggeriscono che l'ampiezza dell'onda P300 decresce durante l'esposizione a video esplicitamente sessuali.: 20 soggetti sani e 20 con disturbo del desiderio sessuale, sono stati sottoposti a blocchi di stimoli uditivi con il paradigma. La P300 uditiva č stata ottenuta mentre i soggetti guardavano videoclip di contenuto sessuale, sportivo e cartoons.: l'ampiezza e l'area della P300 uditiva decrescono significativamente durante la visione dei video. Nei soggetti sani il decremento della P300 č massimo durante la visione dei contenuti sessuali (p < .001); soggetti affetti da Disturbo del desiderio mostrano invece un decremento dell'area e dell'ampiezza della P300 minore.: il cambiamento di ampiezza e area della P300 uditiva durante la visione di videoclip a contenuto sessuale, potrebbe essere utilizzata come misurazione dell'interesse sessuale del soggetto. Questo metodo potrebbe essere applicato sia per valutare l'efficacia di eventuali interventi terapeutici, sia come strumento di diagnosi per la valutazione di disturbi di desiderio sessuale.
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Mordacci, Roberto. « Disponibilità e disposizione. Riflessioni etiche sulla partecipazione di volontari sani alla ricerca biomedica ». Medicina e Morale 40, no 4 (31 octobre 1991) : 585–611. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1126.

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Résumé :
La relazione fra il ricercatore e il volontario sano nella ricerca biomedica presenta caratteristiche diverse dalla relazione medico-paziente. Il profilo etico della partecipazione di tali soggetti alla sperimentazione rivela i connotati di un'esperienza in bilico fra disponibilità personale e disposizione materiale della corporeità. Vengono poi affrontati due problemi simmetrici connessi a tale prassi: se si possa parlare di obbligo morale alla disponibilità e se si possano porre limiti soggettivi e oggettivi a quest'ultima.
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Mordacci, Roberto. « La corporeità disponibile ». Medicina e Morale 43, no 3 (30 juin 1994) : 491–509. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1017.

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Résumé :
In questo articolo, che sarà pubblicato in due parti su numeri diversi della rivista, viene proposta un'analisi del significato morale della ricerca biomedica, in vista di una caratterizzazione etica della situazione di chi partecipa come volontario alla sperirnentazione di farmaci, con particolare riferimento alla fase 1. A partire dalla considerazione della natura propria della ricerca biomedica, intesa come ricerca di un sapere orientato al miglioramento della capacità di curare i malati, il significato etico della partecipazione di pazienti o soggetti sani alla sperimentazione è descritto come "disponibilità" a contribuire agli sforzi fatti dal ricercatore biomedico per soccorrere chi soffre. A tale atteggiamento si contrappone quello di "disposizione" della corporeità da parte di chi (soggetto o ricercatore) la considera come puro oggetto su cui sperimentare o per mezzo della quale trarre vantaggio. L'analisi dei risultati di un breve sondaggio fra i ricercatori e volontari sani sulle motivazioni del loro agire fornisce alcuni dati sulla difficoltà a tradurre nel concreto i valori percepiti alla base della ricerca: la motivazione prevalente alla partecipazione ad esperimenti risulta essere l'incentivo economico, mentre vi è scarso interesse per la effettiva rilevanza delle formalità della ricerca. Ne risulta che la prassi della sperimentazione sembra inscriversi per lo più in un atteggiamento diffuso di "disposizione" della corporeità propria o altrui.
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Cianciabella, Salvatore. « L'effetto Lucifero. Come soggetti sani ed equilibrati possono diventare carnefici... o eroi ». FOR - Rivista per la formazione, no 85 (mars 2011) : 100–107. http://dx.doi.org/10.3280/for2010-085020.

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Preziosi, Paolo. « La valutazione del protocollo di sperimentazione ». Medicina e Morale 47, no 4 (31 août 1998) : 731–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.827.

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Résumé :
In questo articolo l'Autore indica i criteri in base ai quali occorre valutare un protocollo di sperimentazione su soggetti umani. L'analisi dei protocolli deve considerare il piano della ricerca, i ricercatori coinvolti, i soggetti partecipanti, l'informazione che è data ai partecipanti. Il piano della ricerca deve recare una visione generale del progetto proposto che sia chiaro ed inequivocabile e che si soffermi in particolar modo sul disegno sperimentale e sulle metodologie, sul luogo dove si svolgeranno le ricerche, sul centro guida, sulla durata, sulle analisi dei dati; i ricercatori coinvolti nella ricerca dovranno essere indicati con nome e qualifica (stesso criterio vale per chi avrà la responsabilità assistenziale dei pazienti inclusi nella sperimentazione e per il responsabile dell'equipe per la sperimentazione); i soggetti che partecipano allo studio devono essere “arruolati” con un'accurata valutazione, precisandone il numero, le modalità di arruolamento, i rapporti con il ricercatore, la vulnerabilità, i criteri di inclusione e di esclusione, i rischi; l'informazione deve essere chiara per poter consentire un consenso valido, informato e volontario. Nella parte finale dell'articolo vengono inoltre menzionati i problemi che si possono incontrare con soggetti che partecipano alle sperimentazioni cliniche in qualità di volontari sani e quelli relativi a volontari pazienti.
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PASSALI, D., G. CORALLO, S. YAREMCHUK, M. LONGINI, F. PROIETTI, G. C. PASSALI et L. BELLUSSI. « Stress ossidativo nei pazienti con diagnosi di sindrome delle apnee ostruttive notturne ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 6 (décembre 2015) : 420–25. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-895.

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La Sindrome delle Apnee Ostruttive Notturne (OSAS) è una patologia caratterizzata da alterazioni metaboliche e da un elevato rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari. Lo scopo dello studio è stato quello di identificare dei markers precoci predittivi di rischio cardiovascolare con la valutazione dello stress ossidativo misurato attraverso esami di laboratorio in soggetti normali e pazienti con diagnosi di sindrome delle apnee ostruttive notturne. È stato effettuato uno studio prospettico per confrontare i risultati di laboratorio ottenuti dalla valutazione dei biomarkers dello stress ossidativo in 20 pazienti adulti con OSAS e 20 soggetti sani. Le tecniche di analisi utilizzate avevano l’obiettivo di identificare e quantificare i danni dei radicali liberi attraverso la misurazione di anti-ossidanti e pro-ossidanti in modo da valutare l’equilibrio ossidativo presente nei due gruppi di studio. I due gruppi di pazienti sono risultati omogeni per sesso, età ed indice di massa corporea (p < 0,05). Una differenza statisticamente significativa è stata individuata tra i livelli di indice di apnea-ipopnea valutata alla polisonnografia e di isoprostani, produzione di proteine di ossidazione e proteine non legate al ferro nei due gruppi in esame. Nessuna differenza significativa è stata trovata nel livello dei tioli tra i soggetti sani e i pazienti con sindrome delle apnee ostruttive. I tioli, a differenza degli altri markers, sono molecole anti-ossidanti, i restanti sono invece espressione di danno ossidativo. I risultati dello studio indicano che i biomarkers potrebbero essere utilizzati come indici di ostruzione delle vie aeree superiori (VAS) e come marcatori precoci di ipossiemia causando processi flogistici ricorrenti e danno locale da radicali liberi a carico delle VAS.
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Crepaldi, Maura, Giulia Fusi et Maria Luisa Rusconi. « Valutazione delle abilità creative : confronto fra un campione italiano di anziani sani e il campione normativo americano ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (septembre 2020) : 673–90. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002010.

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Résumé :
Negli ultimi anni, osservazioni provenienti da studi in crescente aumento, mostrano quanto la creatività, nella forma di pensiero divergente e convergente, possa favorire il benessere psicologico e cognitivo grazie alle abilità di trovare strategie diverse di problem solving, di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e di permettere ai soggetti più fragili, in particolare gli anziani, di trovare un sostegno per il superamento di difficoltà. È importante, quindi, avere a disposizione strumenti validi e condivisibili di valutazione delle abilità creative in ottica pre-ventiva, di promozione e di potenziamento. In questo articolo vengono presenta-ti i dati raccolti su un campione italiano di soggetti anziani sani tramite l'utilizzo del test di creatività ATTA (Abbreviated Torrance Test for Adults). Questo test in particolare è stato utilizzato in diversi studi descritti in letteratura ma è tarato solamente sulla popolazione americana. Risulta quindi utile fornire i dati di un campione di riferimento per ricerche future, presentando i dati preliminari ottenuti dalla somministrazione del test a adulti-anziani italiani, al fine di poter con-frontare questi con i dati normativi americani.
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Paschino, Luisa. « A proposito di…diete iperproteiche : proviamo a discuterne ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 3 (9 octobre 2014) : 262–66. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.917.

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Résumé :
Con l'aumento costante della prevalenza di sovrappeso e obesità in tutto il mondo, è sempre maggiore l'interesse e l'utilizzo di diete iperproteiche da parte della popolazione generale per contrastare tale fenomeno. Tuttavia, vi sono ancora oggi forti dubbi sulla sicurezza a lungo termine delle High-Protein diets, soprattutto per quanto riguarda il possibile sviluppo e la progressione della patologia renale. Le diete iperproteiche sono state associate a ipertrofia renale, iperfiltrazione glomerulare, accelerazione della CKD, aumento della proteinuria, maggior rischio di nefrolitiasi e varie alterazioni metaboliche. Mentre è ormai accettato che tali condizioni possono causare un danno renale progressivo nelle persone che già soffrono di patologia renale, meno chiaro è invece l'impatto di un elevato apporto di proteine nei soggetti sani. Una comprensione globale del rischio ad esse correlato è ancora oggi limitata dall'assenza di rigorosi studi a lungo termine sull'uomo e dalla mancanza di una definizione universalmente accettata di High-Protein diet. A tal proposito è bene non indicare diete iperproteiche nei soggetti con GFR
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Basso, G., M. L. Gorno-Tempini, G. Calandra-Buonaura, M. Serafini, G. Pagnoni, L. Mavilla, C. A. Porro, P. Baraldi et P. F. Nichelli. « Localizzazione cerebrale funzionale delle aree del linguaggio per mezzo di un compito di decisione lessicale ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 139–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300125.

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Résumé :
La metodica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) permette di esplorare le funzioni cognitive in vivo sull'uomo in modo non invasivo. In questo studio presentiamo i primi risultati di un progetto volto alla localizzazione delle aree cerebrali del linguaggio a scopo clinico per la valutazione prechirurgica e per il controllo riabilitativo di pazienti cerebrolesi. Sono stati studiati 10 soggetti sani destrimani e un paziente cerebroleso sinistro. È stata valutata la differenza di segnale di risonanza registrato con sequenza ecoplanare gradient-echo sensibile al segnale T2* comparando volumi cerebrali acquisiti in blocchi di 30 secondi. I soggetti eseguivano alternativamente un compito di decisione lessicale o un compito di decisione grafemica. I risultati dei dati ottenuti dai pazienti di controllo indicano una elevata sensibilità del test mettendo in evidenza tutte le aree note coinvolte nelle funzione linguistiche. L'analisi dei dati ottenuti dal paziente cerebroleso suggeriscono che il protocollo di studio descritto può essere applicato con successo allo studio delle funzioni linguistiche anche in presenza di danno cerebrale.
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Alessandrini, F., G. Pinna et P. Santino. « Valutazione della dinamica liquorale mediante Phase Contrast Cine-RM ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 3 (juin 1995) : 383–98. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800305.

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Résumé :
Lo sviluppo di nuove sequenze sensibili ai flussi in movimento ha rinnovato l'interesse per lo studio della dinamica liquorale. Questo lavoro ha lo scopo di valutare le caratteristiche di tale circolazione mediante sequenze con immagini di ampiezza e di fase (Phase Contrast) in Cine-RM, in soggetti sani ed in pazienti con patologie del distretto intra-cranico e cervicale. Gradient Echo sequences, especially phase contrast images have led to major advances in the study of cerebrospinal fluid dynamics. This study assesses this technique in the so-called «third circulation» by dynamically displayed phase and amplitude images (Cine-mode). Technical indications are given on the acquisition of the moving CSF signal together with the results obtained.
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Troiano, Pasquale, Maurizio Buscemi, Emilio Campos, Luigi Mele, Fabrizio Pregliasco, Carlo Signorelli, Sandro Vergani et Matteo Piovella. « Linee Guida e raccomandazioni per l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2. Organizzazione dell’attività assistenziale oculistica per evitare il contatto tra soggetti sani e soggetti positivi asintomatici contagiosi ». AboutOpen 7, no 1 (23 novembre 2020) : 76–79. http://dx.doi.org/10.33393/abtpn.2020.2201.

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The Italian Ophthalmological Society (SOI) has developed clinical practice guidelines for the care of ophthalmic patients during the coronavirus disease 2019 (COVID-19) pandemic. The aim of this document is to define guidelines that would help ophthalmologists in their clinical activities through the adoption of recommended procedures to avoid common organization and management of positive asymptomatic contagious patients and healthy people. They are based on data available in scientific literature and real clinical experience. The document underlines the unique nature of ophthalmology and its impact on people’s health and wellbeing, outlines minimal requirements to be able to perform ophthalmology procedures, discusses the use of disposable devices and materials and outlines the criteria to manage potentially contagious patients and healthy people.
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Mordacci, Roberto. « La corporeità disponibile ». Medicina e Morale 43, no 4 (31 août 1994) : 723–45. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1009.

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Proseguendo l'analisi circa il significato morale della ricerca biomedica iniziato nella prima parte dell'articolo (cfr. Medicina e Morale 1994, 3: 491-509), vengono presentate qui le linee principali del dibattito sulla giustificazione morale della sperimentazione, a proposito della quale i questionari analizzati in precedenza hanno evidenziato un certo disorientamento. La tradizione etico-deontologica ha interpretato l'etica della sperimentazione prevalentemente nei termini della ricerca dei limiti morali di quest'ultima. Tali limiti sono stati indicati soprattutto nel rispetto dei diritti fondamentali dei soggetti alla loro integrità psico-fisica e al rispetto della loro autonomia. A tale impostazione sono state mosse alcune critiche in un'ottica "contrattualista" in cui ricercatore e soggetti sono considerati come partners di un'attività che ciascuno persegue per scopi propri. L'analisi di questa impostazione consente di rilevame l'aderenza ad alcune dinamiche effettive della relazione e la limitatezza, in relazione al giudizio sui fini effettivi della ricerca proposta. Se la prospettiva dei diritti rispecchia talvolta un approccio " legalistico", quella contrattualistica dimentica troppo facilmente di esprimere un giudizio sui contenuti stessi del contratto, cioè su ciò che si intende fare. Perciò si suggerisce che una prospettiva solidaristica sembra in grado di fornire basi più equilibrate. Il problema della retribuzione dei volontari sani come incentivo alla solidarietà preso ad esempio delle rispettive posizioni, in cui un'etica della solidarietà rifiuta incentivi indebitamente alti che snaturano il significato etico della ricerca.
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Berto, D., M. Peroni, S. Milleri et A. G. Spagnolo. « Valutazione della comprensibilità dei fogli informativi ai fini del consenso negli studi con volontari sani ». Medicina e Morale 47, no 4 (31 août 1998) : 709–29. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.826.

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La “comprensibilità” di un testo scritto dipende da una serie di condizioni “fisse” od oggettive e da una serie di condizioni “variabili” o soggettive. Le condizioni fisse sono strettamente legate al testo scritto e da esso dipendono direttamente: elementi di grammatica, consecutio temporum, ecc. Le condizioni variabili sono invece legate alle condizioni della persona che legge: il livello di istruzione, l’attenzione, il tono dell’umore, l’interesse per l’argomento letto, ecc. Abbiamo voluto verificare il livello di comprensibilità e di leggibilità dei fogli informativi/consensi informati attraverso l’analisi delle componenti “fisse” sottoposto ai volontari sani presso l’Unità di Farmacologia Clinica della Glaxo-Wellcome. Poiché il volontario decide di partecipare o meno ad uno studio clinico sulla base del foglio informativo, appare di fondamentale importanza sapere se il documento è in grado di trasmettere le informazioni rilevanti sullo studio stesso. È noto che vi sia una maggiore aderenza da parte del volontario alle procedure richieste se ne sono state comprese pienamente le ragioni. Sono stati usati quattro indici che quantificano il grado di complessità di un testo: Flesh-Vacca, Kincaid, Gunning’s Fog e Gulpease. Il livello medio di leggibilità è stato poi confrontato con il livello medio di scolarizzazione dei volontari sani. I testi oggetto di analisi sono stati i fogli informativi presentati ai volontari nel periodo Gennaio ’96-Settembre ’97. Il livello di scolarizzazione della popolazione che ha preso parte ad almeno uno studio nel periodo citato era di diploma di scuola media superiore (61.7%) e di laurea o diploma universitario (22,6%). Fino a Marzo ’97, quando lo studio è iniziato, i fogli informativi erano “comprensibili” da tutti i volontari in possesso almeno del diploma di scuola media superiore. Dopo aver adottato alcuni accorgimenti linguistici e grafici, la comprensibilità e la leggibilità sono migliorate in modo tale da rendere i fogli informativi comprensibili anche ai soggetti con scolarizzazione inferiore. Sono infine proposti alcuni suggerimenti pratici al fine di costruire modelli di consenso informato che possano avere indici di comprensibilità e leggibilità sempre migliori.
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Fierabracci, Paola. « Captazione del fluoro desossiglucosio mediante PET/TAC nel tessuto adiposo viscerale e sottocutaneo dei soggetti obesi metabolicamente sani ». L'Endocrinologo 16, no 2 (14 mars 2015) : 86. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-015-0107-4.

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Rago, Sabrina, Valentina Rita Andolfi, Alessandro Antonietti, Giuseppe Iannoccari, Nicoletta Porcu et Chiara Valenti. « Potenziare la flessibilità cognitiva in età anziana : gli effetti di un training ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (septembre 2020) : 691–712. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002011.

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L'aumento delle prospettive di vita invita a una riflessione sul tema dell'invecchiamento evidenziando l'importanza della presa in carico dell'anziano per promuoverne il benessere. In tale contesto la flessibilità cognitiva assume un ruolo fondamentale per i numerosi benefici che produce negli an-ziani. In questa prospettiva è stato condotto uno studio per verificare l'efficacia del training "Flexi-train - Programma di potenziamento della flessibilità cognitiva nell'invecchiamento", rivolto ad anziani sani, confrontando un gruppo sperimentale sottoposto all'intervento di potenziamento con un gruppo di controllo. I risultati mostrano che nel post-test i soggetti del gruppo sperimentale hanno ottenuto punteggi maggiori di flessibilità cognitiva rispetto al gruppo di controllo. Inoltre emerge una maggiore capacità riflessiva e una consapevolezza critica più eleva-ta nel primo gruppo rispetto al secondo. Il training appare essere uno strumento adeguato per sviluppare nell'anziano strategie cognitive e riflessioni sul funzio-namento mentale utili all'adattamento nella vita quotidiana.
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Trinchieri, A., P. Luongo, G. Longo, F. Rovera, R. Nespoli, G. Zanetti et E. Austoni. « Escrezione Urinaria Di Citrati, Magnesio, Zinco E Glicosaminoglicani in Soggetti Sani E in Pazienti Affetti Da Calcolosi Renale Calcica Idiopatica ». Urologia Journal 58, no 5 (octobre 1991) : 520–23. http://dx.doi.org/10.1177/039156039105800508.

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Gasparotti, R., A. Orlandini, G. F. Gualandi et A. Chiesa. « Studio preliminare del circolo cerebrale e dei vasi del collo con angiografia tridimensionale a risonanza magnetica ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 241–54. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200306.

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Résumé :
Viene presentata un'esperienza iniziale sull'utilizzazione dell'angiografia a risonanza magnetica nello studio del circolo cerebrale e dei vasi del collo in una popolazione di 20 soggetti sani. Nel presente lavoro vengono analizzati i principali fenomeni fisici che stanno alla base dei variabili aspetti che assume il flusso sanguigno nelle immagini RM e le principali tecniche utilizzate sino ad oggi in angiografia RM. In particolare sono state valutate l'applicabilità clinica e la definizione anatomica di una speciale tecnica, l'Angiografia Tridimensionale a Risonanza Magnetica; essa si basa su acquisizioni volumetriche effettuate con sequenze ad «eco di gradiente» FISP 3D (Fast Imaging with Steady-state Precession) e FLASH 3D (Fast Low Angle SHot) e su una elaborazione computerizzata dei dati ottenuti, attraverso un programma in grado di analizzare l'elevata intensity di segnale dei vasi (Ray-tracing method). La tecnica consente di ottenere proiezioni angiografiche tridimensionali del circolo cerebrale e dei vasi del collo con buona definizione anatomica del poligono di Willis e delle biforcazioni carotidee, in un tempo compatibile con la routine clinica (27 minuti al massimo).
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Alessandrini, M., A. Micarelli, A. Viziano, I. Pavone, G. Costantini, D. Casali, F. Paolizzo et G. Saggio. « Body-worn triaxial accelerometer coherence and reliability related to static posturography in unilateral vestibular failure ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 231–36. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1334.

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Résumé :
Poichè le alterazioni della funzione vestibolare possono essere causa di disequilibrio, i principali reperti sviluppati ad oggi per misurare il controllo posturale e l’integrazione sensoriale nel danno vestibolare sono stati ottenuti grazie alla posturografia. Tuttavia, al fine di superare i problemi legati a tale genere di tecnologia, sono stati proposti gli accelerometri indossabili (ACC) come un’alternativa portatile e a basso costo per la misurazione dell’oscillazione corporea in ambienti confortevoli. D’altro canto, nessuno studio ad oggi ha dimostrato la validità sperimentale delle misurazioni ottenute con ACC - rispetto a quelle derivanti dalla posturografia - in soggetti affetti da deficit vestibolare. Pertanto, l’obiettivo del presente lavoro è stato quello di i) sviluppare e validare una strumentazione pratica che potesse consentire la misurazione dei disordini dell’oscillazione corporea nell’ambito della valutazione otoneurologica attraverso gli ACC e ii) fornire un’analisi delle oscillazioni affidabile ed automatica, che potesse implementare in modo sensibile ed accurato la possibile discriminazione di pazienti affetti da deficit vestibolare unilaterale (UVF). A tale scopo, un gruppo di 13 pazienti (sette femmine, 6 maschi; età media 48.6 ± 6.4 anni) affetti da UVF da almeno 6 mesi e un altro omogeneo di 13 soggetti sani sono stati invitati a mantenere la posizione eretta durante l’esecuzione della posturografia statica (FBP) mentre indossavano a livello lombare - vicino al centro di massa - un sensore Movit® (by Captiks) costituito da accelerometri 3-D. La correlazione ‘product-moment’ secondo Pearson ha dimostrato un elevato livello di corrispondenza di quattro misure, estratte da ACC e da FBP, nel dominio del tempo e di tre in quello della frequenza. Inoltre il t-test ha evidenziato che due parametri nel dominio del tempo e due in quello della frequenza si sono dimostrati affidabili nel discriminare i soggetti affetti da UVF. Tali aspetti, nel loro complesso, dovrebbero focalizzare l’attenzione in ambito clinico e di ricerca su tale tecnica di registrazione, considerato l’arricchimento quantitativo e qualitativo di informazioni utili nella discriminazione, diagnosi e trattamento di pazienti affetti da UVF. In conclusione, noi riteniamo che la misurazione basata su ACC offra un’alternativa confortevole, affidabile, economica ed efficiente utile, assieme ai test clinici di equilibrio e mobilità, in molteplici circostanze così come negli studi implicati nella diagnosi, controllo e riabilitazione di pazienti affetti da UVF.
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Sabatini, U., O. Rascol, C. Colonnese, F. Chollet, G. Brughitta, I. Berry, K. Boulanouar, C. Manelfe et L. Bozzao. « Fisiopatologia dell'acinesia Parkinsoniana : Studio in risonanza magnetica funzionale ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s211.

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Résumé :
Le tecniche ad emissione hanno evidenziato nel paziente affetto dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico una alterazione funzionale dell'area supplementare motoria (SMA). Tale alterazione, reversibile dopo terapia dopaminergica, sembra coinvolgere altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA sia a livello corticale che sotto-corticale1,2. Confermare mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) i dati precedentemente osservati con le tecniche ad emissione. Estendere lo studio ad altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA. Sono stati ammessi allo studio 6 volontari sani e 6 pazienti affetti dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico. Lo studio RM è stato effettuato mediante apparecchiatura Magnetom Vision, 1.5 T, Siemens, con gradienti ecoplanari (25 mT/m). L'esame RM comprendeva uno studio anatomico (3D MPRAGE) ed uno funzionale (FID-EPI), quest'ultimo effettuato nel corso di un movimento della mano destra3. I pazienti parkinsoniani hanno effettuato l'esame funzionale in condizione “off”, privi della loro terapia da almeno 12 ore, e dopo somministrazione di terapia dopaminergica a rapido assorbimento. Le immagini RM ottenute sono state successivamente trasferite su computer Sun dove sono state sottoposte a conversione, ridimensionamento ed analisi statistica mediante il programma Analyze. Nel gruppo dei soggetti sani l'esecuzione della prova motoria ha indotto un aumento significativo nel numero dei pixels attivati e dell'intensità del segnale a livello della corteccia sensori-motoria contro-laterale ed a livello della SMA. Nei pazienti parkinsoniani, in condizione “off”, è stato osservato un aumento significativo a livello di entrambe le aree sensori-motorie ed un ridotto numero di pixels attivi a livello della SMA. La somministrazione della terapia dopaminergica aumentava significativamente il numero di pixels attivati a livello della SMA ed induceva una riduzione di attività delle aree sensori-motorie. Lo studio fMRI conferma la presenza di una deafferentazione funzionale e reversibile della SMA nei pazienti parkinsoniani acinetici e supporta l'ipotesi che tale alterazione coinvolge altre aree funzionalmente connesse alla SMA ed aventi azione compensatoria.
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Bompiani, Adriano. « Genomica funzionale e proteomica : recenti sviluppi della ricerca nelle malattie poligeniche e considerazioni etiche ». Medicina e Morale 52, no 5 (31 octobre 2003) : 797–840. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.661.

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Résumé :
L’autore compie una rassegna anzitutto delle metodiche che vengono ricomprese sotto le denominazioni di genomica funzionale e proteomica, ne illustra l’applicazione per la migliore conoscenza delle malattie poligenichemultifattoriali e pertanto complesse a larga diffusione (più dell’1% della popolazione adulta) e causa di elevata morbillità e mortalità. Le possibilità offerte dei DNA-microarrays nell’analisi dei polimorfismi dei nucleotidi, correlate alle potenzialità offerte dai supporti bioinformatici, caratterizzano la genetica che ha fatto seguito al sequenziamento del DNA, consentendo l’analisi dei “profili di espressione genica”.Lo sviluppo delle moderne tecniche di indagine sulle proteine permette, a sua volta, di riconoscere le proteine che sono correlate a stati morbosi attraverso loro livelli di espressione alterati se confrontati con quelli provenienti da soggetti sani. Queste linee di ricerca, appena al loro inizio, offrono certamente positivi giudizi se valutate sotto il profilo della conoscenza scientifica, ma non sono prive di rischi e riserve sotto il profilo etico. L’autore ne esamina i vari aspetti che riguardano sia la singola persona che la comunità: se - in casi ben circoscritti - possono stimolare comportamenti favorevoli alla prevenzione di malattie ad insorgenza tardiva, sono da paventarsi - sul piano culturale - forme di riduzionismo di natura sociobiologica, pericoli di discriminazione e soprattutto - in epoca prenatale - espressioni ancora più estese di quell’eugenismo che caratterizza negativamente la società contemporanea.
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Gamerra, M., E. Cantone, G. Sorrentino, R. De Luca, M. B. Russo, E. De Corso, F. Bossa, A. De Vivo et M. Iengo. « Mathematical model for preoperative identification of obstructed nasal subsites ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 05 (octobre 2017) : 410–15. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1385.

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Résumé :
La realizzazione di studi sperimentali per la valutazione dei flussi aerei nasali è particolarmente indaginosa, data la difficoltà di ottenere in vivo un’accurata misurazione degli stessi. Inoltre, sebbene la rinomanometria standard e la rinometria acustica rappresentino i metodi più utilizzati nella pratica clinica, esse forniscono solo una misura globale ed approssimativa dei flussi aerei nasali, senza definirne i particolari temporali o spaziali. Allo stesso modo gli studi sulla fluidodinamica computazionale rappresentano solo una simulazione numerica, ben lontana da quelle che sono le variabili anatomiche e fisiologiche delle cavità nasali. Pertanto, ad oggi, non esistono ancora strumenti diagnostici in grado di misurare oggettivamente la geometria delle cavità nasali, le resistenze ed il grado di ostruzione nei diversi sotto-siti nasali, elemento quest’ultimo fondamentale per una corretta programmazione chirurgica. Allo scopo di superare i limiti della diagnostica standard abbiamo elaborato un modello matematico basato sull’equazione di Bernoulli applicata alle cavità nasali di soggetti sani per lo studio dei gradienti pressori di vari sotto-siti nasali, che sono stati misurati grazie ad un particolare manometro digitale. Il nostro studio, unico in letteratura, ha identificato due curve limite che racchiudono un’area rappresentativa entro cui cadono i livelli “normali” di flusso in corrispondenza del vestibolo nasale. Il modello descritto potrebbe essere utile per studiare tutti i sotto-siti nasali sede di ostruzione ai fini di una corretta programmazione chirurgica e di un valido follow-up postoperatorio.
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BOLZONI, A., A. MAPELLI, A. BAJ, F. V. SIDEQUERSKY, A. B. GIANNÌ et C. SFORZA. « Valutazione tridimensionale dei movimenti mandibolari dopo ricostruzione con lembo libero di fibula ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 6 (décembre 2015) : 371–78. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-504.

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Résumé :
In questo studio sono stati analizzati sette pazienti a cui è stata ricostruita la mandibola utilizzando un lembo libero di fibula. Un paziente è stato operato medialmente e gli altri sul lato destro o sinistro. I pazienti sono stati riabilitati con protesi su impianti, ed hanno eseguito una serie di movimenti limite mandibolari (massima apertura e chiusura della bocca, laterotrusioni destra e sinistra, protrusione), che sono stati registrati nelle tre dimensioni dello spazio da un sistema non invasivo di analisi del movimento. I relativi parametri cinematici dell’articolazione temporomandibolare sono stati confrontati con quelli ottenuti in un gruppo di soggetti sani di controllo utilizzando gli z-score. La massima apertura della bocca è risultata ridotta in tutti i pazienti, con z-scores compresi tra -2.742 e -0.106, ed è stata effettuata con una minore rotazione mandibolare sul piano sagittale. In tutti i pazienti salvo uno si è rilevata una riduzione del movimento del punto interincisale durante la protrusione. Nei pazienti, i movimenti del punto interincisivo in laterotrusione e i movimenti condilari durante l’apertura della bocca sono risultati molto variabili e talvolta asimmetrici. Anche la rotazione mandibolare è risultata molto variabile, con z-scores compresi tra -1.265 e - 1.388. Insieme all’ampiezza dei movimenti, sono state indagate alcune caratteristiche biomeccaniche dell’articolazione, che possono fornire informazioni relativamente ai capi articolari senza sottomettere i pazienti a procedure pericolose. Le valutazioni possono essere eseguite longitudinalmente durante il follow-up. I dati forniti da questo studio indicano quali aree facciali e quali strutture devono essere attentamente valutate durante la pianificazione preoperatoria, nell’illustrazione dei problemi al paziente e durante la riabilitazione.
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Bignamini, Angelo A. « La persona centro e misura di ogni sistema sanitario ». Medicina e Morale 51, no 1 (28 février 2002) : 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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Résumé :
L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Musio, Alessio. « Il capitale in-umano. La bioetica di fronte al “lavoro clinico” / The in-human capital. Bioethics in front of "clinical work" ». Medicina e Morale 65, no 3 (21 septembre 2016) : 293–314. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.437.

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Dalla nascita della bioetica si è consolidata una situazione inedita, che emerge talvolta confusamente nel lemma “bioeconomia”, in cui i corpi umani sono iscritti tanto nella ricerca tecno-scientifica quanto nei processi del lavoro. Nella sperimentazione farmacologica su soggetti sani e nell’ambito delle tecnologie riproduttive, infatti, è sorta una nuova forma di manodopera definita ormai “lavoro clinico”. Emblematico è il caso della Fivet, il cui sviluppo ha reso possibile separare la figura della donna fornitrice di gameti da quella in cui avverrà la gestazione e il parto, dando così luogo a due differenti mercati – degli ovociti e della maternità surrogata – segnati da forme di discriminazione sociali e razziali. Eppure, in gioco non è solo la contrapposizione tra solidarietà (dono) e profitto (sfruttamento). Il “lavoro clinico”, infatti, deriva sul piano teorico dall’elaborazione di quegli economisti che hanno valorizzato la nozione di capitale umano cercando simultaneamente di «trasformare le più intime funzioni corporee in beni e servizi commerciali». Così, mentre da più parti si guarda alla nozione di capitale umano come alla soluzione dei problemi, non ci si accorge di come essa istituisca un’etica che riscrive interamente il modo di intendere il rapporto tra salute, malattia e disabilità nell’ottica dell’imprenditoria di sé. Il tentativo di questo contributo, allora, è di indagare in chiave bioetica la letteratura neoliberale sul capitale umano, per evitare che sia questa a tracciare i criteri bioetici dell’epoca biotecnica a venire. ---------- Since the birth of bioethics a new situation has been consolidated, it emerges sometimes confusedly in the lemma of “bioeconomy”, in which human bodies are registered as much in techno-scientific research as in labor processes. In fact, in pharmacological trials in healthy subjects and in the field of reproductive technology, a new kind of manpower has arisen, now defined as “clinical labor”. An emblematic case is IVF, its development has made it possible to separate the figure of the woman supplier of the gametes from that of the woman carrying out gestation and birth, thereby giving rise to two different markets – one for oocytes and the other for surrogacy – tainted by forms of social and racial discrimination. However, the contrast between solidarity (gift) and profit (exploitation) is not the only thing at stake. Clinical labor, in fact, derives in theoretical terms from the analyses of those economists who have enhanced the notion of human capital trying simultaneously to transform the most intimate bodily functions into “commercial goods and services”. So while from many quarters the notion of human capital is looked on as the solution to problems, there is inadvertence as to how it institutes an ethics that completely rewrites the way of conceiving the relationship between health, illness and disability within the perspective of the enterprising self. This paper, therefore, endeavours to investigate from a bioethical standpoint the neoliberal literature on human capital, in order to avert its tracing the bioethical criteria of the biotechnical age to come.
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Maioni, Melissa. « Il livello di speranza nei pazienti oncologici in cura chemioterapica. Un’indagine sperimentale / The level of hope in the cancer patients receiving chemotherapy. An experimental investigation ». Medicina e Morale 67, no 5 (11 décembre 2018) : 525–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.555.

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La speranza è una caratteristica multidimensionale che coinvolge diverse dimensioni umane, il cui costrutto è stato più volte studiato in molteplici ambiti disciplinari. Il presente studio si propone di: valutare l’impatto della patologia in relazione al livello di speranza; comparare il livello di speranza con altre variabili cliniche e socio-demografiche, attraverso lo studio di 83 pazienti oncologici del Policlinico Campus Bio-Medico di Roma in cura chemioterapica, e di 83 soggetti sani, con caratteristiche socio-demografiche comparabili al campione clinico, a cui sono state sottoposte due scale: l’HHI (Herth Hope Scale) e la SF-12 (Questionario sullo stato di salute). L’analisi statistica utilizzata è finalizzata a valutare l’interdipendenza lineare tra le due variabili considerate (la speranza e lo stato di salute) sulla popolazione in generale e nelle sottopopolazioni considerate, tramite il calcolo dell’indice R2. I risultati mostrano che: a) il campione sperimentale composto per l’84,3% da pazienti affetti da cancro al IV stadio, ha mediamente un medio livello di speranza (media ± es = 35.47 ± 0.78); b) non emerge una correlazione significativa tra lo stato di salute e il livello di speranza; c) non emergono differenze significative riguardo il livello di speranza, mentre emergono delle differenze significative relativamente alla PCS (stato di salute fisica). I dati raccolti indicherebbero come la speranza sia una dimensione indipendente dalla diagnosi, dalla stadiazione della patologia, dal sesso, dal tipo di ospedalizzazione, dallo stato civile e non si modifichi nelle varie fasce d’età. Sembrerebbe un costrutto che si mantiene stabile nel tempo e che viene scarsamente influenzato da altre variabili. ---------- Hope is a multidimensional characteristic that involves different human dimensions, the construction of which has been studied several times in multiple disciplinary fields. The present study aims to: assess the impact of the pathology in relation to the level of hope; compare the level of hope with other clinical and socio-demographic variables, through the study of 83 cancer patients receiving chemotherapy at the Policlinico Campus Bio-Medico in Rome, and 83 healthy subjects, with socio-demographic characteristics comparable to the clinical sample, who were given two scales: the HHI (Herth Hope Index) and the SF-12 (SF-12 Health Survey). The statistical analysis used is aimed at assessing the linear interdependence between the two variables under consideration (hope and health) for the general population and the subpopulations under consideration, by calculating the R2 index. The results show that: a) the experimental sample, 84.3% of which was composed of stage IV cancer patients, had an average hope level (mean ± es = 35.47 ± 0.78); b) there was no significant correlation between health and hope; c) there were no significant differences in hope levels, while there were significant differences in physical health (PCS). The data collected would indicate that hope is a dimension independent of diagnosis, disease stage, sex, type of hospitalization, marital status and does not change in the various age groups. It would seem to be a construct that remains stable over time and is poorly influenced by other variables.
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Antenucci, Manuela, Fiorella Ceppi, Lucio Maciocia et Chiara Manfredini. « La trasmissione transgenerazionale del dolore : espressione dell'abitare l'altro ». INTERAZIONI, no 1 (avril 2022) : 47–57. http://dx.doi.org/10.3280/int2022-001007.

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Gli autori mettono in evidenza come, nella pratica clinica del gruppo di Psicoanalisi Multi-familiare, l'emergere di ricordi traumatici e dei vissuti emotivi ad essi correlati consenta di percepire l'esistenza, nel mondo interno delle persone sofferenti, di "presenze" patogene, "presenze" che possiedono un potere di condizionamento permanente, segreto e occulto, molto difficile da cogliere in altri contesti. Intorno a tali "presenze" si strutturano identificazioni patogene che bloccano lo sviluppo di proprie risorse egoiche e il soggetto si vivrà abitato e posseduto da altri che gli impediscono di essere se stesso. In questo lavoro si descrive come gli specifici funzionamenti del gruppo consentano di avviare processi di costruzione di identificazioni trasformative che riducano gradualmente il potere patogeno di tali presenze; i rispecchiamenti reciproci, il funzionamento del gruppo come "mente ampliada", l'emergere della virtualità sana personale sono gli elementi che consentono di potere iniziare a pensare, attraverso l'altro, ciò che risultava impossibile pensare da solo, in particolare rispetto alle proprie interdipendenze patogene. La presenza dell'altro diventa sostegno nella scoperta di Sé autentico e la costruzione di un'identità soggettiva integra.
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Berardi, Elisabetta. « Tra regressione e sublimazione : fusionalità, bellezza e manutenzione dei confini ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 2 (novembre 2022) : 152–62. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002010.

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Il lavoro si propone di portare l'attenzione sulle connessioni fra fenomeni di regressione e fenomeni di sublimazione all'interno dell'esperienza clinica della psicoterapia psicoanalitica. Attraverso varie teorizzazioni si riflette sulla terapia analitica intesa come un processo che si muove fra luoghi della mente caratterizzati da indistinzione, linguaggio primario, memorie sensoriali e aree più differenziate, dove domina la rappresentazione, il tempo lineare, la narra-zione, un tipo di pensiero secondario. Si riflette su come questo andamento oscillatorio non sia un limite o un sintomo, né della persona né del suo percorso terapeutico, ma possa esserne l'aspetto vitale e creati-vo, che da luogo ad autentiche e soggettive trasformazioni e creazioni. La terapia stessa, intesa in questo modo, viene rapportata ad un'esperienza estetica dove il bello e il vero sono intesi innanzitutto come qualcosa di profondamente originale e soggettivo, proveniente dal nucleo originario della mente specifica nell'incontro con il terapeuta. La stessa relazione analitica diventa una relazione che può e deve attraversare momenti di fusionalità sana.
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Olivieri, Carlo, et Giuseppe Ducci. « L'efficacia del "rapport" nell'ipnoterapia dell'alessitimia ». IPNOSI, no 1 (juillet 2010) : 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-001004.

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L'ipnoterapia sembra essere un approccio terapeutico efficace nel ridurre il grado di alessitimia sia in persone sane che in persone con diversi disordini mentali. In quest'articolo, associando diverse evidenze neuro-fisiologiche e neuro-psicologiche, noi proponiamo l'ipotesi che la particolare relazione terapeutica che caratterizza la nuova ipnosi che si ispira a M. Erickson - il rapport - č in grado di rendere strutturale e permanente il cambiamento in soggetti alessitimici sottoposti a ipnoterapia.
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Vitali, P., N. Mavilio, D. Capello, M. Rosa, A. Ferrari, F. Levrero, A. Pilot, F. Nobili et G. Rodriguez. « Studio RMf della dominanza emisferica in destrimani e non destrimani ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 131–38. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300124.

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La valutazione non invasiva della dominanza emisferica per il linguaggio è una delle più promettenti applicazioni cliniche della risonanza magnetica funzionale, specie nei pazienti destinati alla neurochirurgia. In questo studio sono state eseguite due prove linguistiche in un gruppo di giovani volontari sani (8 destrimani, 12 non destrimani): una di fluenza fonemica ed una di associazione semantica. Tra i voxels statisticamente attivati nei due emisferi sono stati calcolati tre indici di asimmetria (emisferico, frontale e temporoparietale) in ogni soggetto e per ogni prova. Nel complesso, la prova di fluenza fonemica attivava fortemente il lobo frontale, mentre la prova di associazione semantica determinava un pattern di attivazione piu distribuito, che comprendeva anche il giro temporale medio ed il giro angolare. Per quanto riguarda gli indici di asimmetria, nei destrimani quello emisferico e quello frontale indicavano sempre l'attivazione prevalente dell'emisfero sinistro. Un solo soggetto ambidestro ha presentato nella prova di fluenza fonemica indici di asimmetria emisferico e frontale espressivi di lateralizzazione destra. D'altra parte, l'indice di asimmetria temporoparietale deponeva per una lieve revalenza dell'emisfero destro in un destrimane ed per una chiara lateralizzazione destra in un non destrimane. La risonanza magnetica funzionale appare dunque metodica sensibile ed appropriata nella valutazione della dominanza emisferica per il linguaggio. L'impiego di indici di asimmetria lobari può meglio evidenziare il differente contributo alla dominanza emisferica delle aree frontali rispetto a quelle temporoparietali. Infine, l'individuazione delle aree corticali correlate con la funzione linguistica è uno strumento potenzialmente utile per il neurochirurgo nel programmare resezioni di aree limitrofe.
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Manfrè, L., A. Banco, A. Affronti, M. Accardi, F. Ponte, C. Sarno et R. Lagalla. « Dacriocistografia con risonanza magnetica con Gadolinio : Prime esperienze ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 168. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s270.

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Résumé :
Esistono diversi sistemi di indagine della pervietà delle vie lacrimali (sondaggio, dacrioscintigrafia, dacriografia, dacrioTC). I sistemi suddetti presentano alcuni svantaggi, quali l'uso di radiazioni ionizzanti e la mancata ottimale valutazione dei tessuti molli circostanti. Valutazioni anatomo-patologiche hanno documentato la tollerabilità del Gd-DTPA da parte delle cellule endoteliali vascolari e dell'epitelio corneale stesso. Scopo del lavoro è quello di valutare la sensibilità della RM nella valutazione del normale ed anormale deflusso lacrimale mediante istillazione per via topica nel sacco congiuntivale di Gd-DTPA. Sono stati esaminati 6 volontari sani e 14 pazienti affetti da patologia ostruttiva delle vie lacrimali (stenosi secondaria a flogosi, mucocele, fibrosi post-chirurgica), preventivamente valutata mediante dacriocistografia o dacriocistoscintigrafia. L'indagine RM è stata effettuata mediante unità operante a 0.5T. Il mezzo di contrasto paramagnetico è stato diluito in concentrazioni dell'1% con lacrima artificiale e sono state istillate 5 gocce per sacco congiuntivale. In 4 pazienti è stata effettuata anche una incannulazione del canalicolo lacrimale inferiore. In nessuno dei volontari sani o dei pazienti esaminati è stato rilevato alcun disturbo obiettivo o soggettivo nei confronti della congiuntiva e cornea, né irritazione oculare. Nei 6 volontari sani le sequenze T1 ponderate hanno dimostrato la visualizzazione del sacco lacrimale e delle vie lacrimali. Nei pazienti con patologia ostruttiva, in 2 casi si è dimostrata una pervietà parziale delle vie lacrimali, con impcrvietà completa nei rimanenti pazienti. La dacriocistografia con RM ed uso del Gd-DTPA semplicemente istillato nel sacco congiuntivale costituisce una metodica innocua. In considerazione della frequente necessità di effettuare nei pazienti con patologia ostruttiva delle vie lacrimali un bilancio RM orbitario e dell'ottimale valutazione dei tessuti molli mediante RM, la dacriocistoscintigrafia per istillazione potrebbe costituire una interessante tecnica da aggiungere all'esame standard dell'orbita. La diluizione del mezzo di contrasto (1cc Gd-DTPA: 100 cc lacrima artificiale) ne minimizza peraltro le spese.
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Jáuregui-Renaud, K., C. Aranda-Moreno et A. Herrera-Rangel. « Utricular hypofunction in patients with type 2 diabetes mellitus ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 05 (octobre 2017) : 430–35. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1243.

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L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la funzione utricolare e la funzione dei canali semicircolari laterali in pazienti con diabete mellito di tipo 2, con o senza cadute, afferenti all’assistenza sanitaria di base. Sono stati arruolati 101 pazienti con diabete mellito di tipo 2 (26 con storia di cadute, 75 senza), di età compresa tra 34 e 84 anni, e 51 volontari sani di età compresa tra 40 e 83 anni, i quali hanno negato vertigini, capogiri, instabilità, ipoacusia o disordini neurologici. Nessuno di loro era in cerca di cure per deficit sensoriali o dell’equilibrio. Dopo aver effettuato una valutazione clinica e dopo aver indagato i sintomi relativi alla sfera dell’equilibrio con l’ausilio di un questionario standardizzato, la funzione dei canali semicircolari laterali è stata studiata con il test sinusoidale alle velocità di 0,16 Hz e 1,28 Hz (il picco della velocità è stato fissato a 60°/s); la funzione otolitica, invece, è stata studiata con la verticale visiva soggettiva, determinata sia tramite test statico sia tramite test dinamico, durante centrifugazione unilaterale (300°/s a 3.5 cm); è stata eseguita inoltre la posturografia statica, su pedana soffice e dura, ad occhi aperti e chiusi. Confrontando i risultati ottenuti nei pazienti diabetici e in quelli sani, i pazienti diabetici hanno mostrato risposte inferiori alla centrifugazione unilaterale, ma risposte simili alla stimolazione dei canali semicircolari laterali, indipendentemente da età, neuropatie periferiche o storia di cadute (ANCoVA p < 0.05). I pazienti con storia di cadute, rispetto a quelli senza storia di cadute, erano per lo più donne e hanno raggiunto più facilmente un punteggio maggiore o pari a 4 al questionario sui sintomi relativi al senso dell’equilibrio; tuttavia i due gruppi hanno mostrato simili età, indice di massa corporea e neuropatia periferica. Nei pazienti con diabete di tipo 2, afferenti all’assistenza sanitaria di base e non in cerca di cure per deficit sensoriali o dell’equilibrio, la funzione utricolare potrebbe essere alterata, anche in assenza di disfunzione dei canali semicircolari laterali o di storia di cadute.
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Pelliccioli, G. P., O. Presciutti, P. Floridi, S. Campanella, P. Chiarini, R. Tarducci et M. Zampolini. « La risonanza magnetica funzionale nello studio della riorganizzazione plastica cerebrale, post-ictale ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 31. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s209.

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Negli ultimi anni lo studio dei meccanismi di recupero funzionale dopo ictus è progredito grazie all'utilizzo di nuove tecniche di indagine sia con immagini che con registrazione elettrofisiologiche. L'interesse è accentuato dal potenziale utilizzo di queste conoscenze per mettere a punto opportuni programmi terapeutici e riabilitativi. Scopo di questo lavoro è stato quello di indagare mediante Risonanza Magnetica funzionale (fMR) quali aree motorie fossero coinvolte nel recupero dopo ictus cerebrale. Sono stati studiati 10 pazienti con ictus sottocorticale ischemico (5 con emiparesi destra e 5 con emiparesi sinistra) in buon recupero funzionale. L'età media era 59,1 anni (min 37, max 84). Tutti i pazienti sono stati indagati effettuando uno studio per immagini e funzionale. La fMR è stata realizzata con apparecchiatura General Electric 1,5 T mediante sequenze SPGR (TR/TE 64/48 ms, Flip Angle 17°, FOV 22×6 cm2, matrice 256times128, spessore di strato 6 mm) costituite da 3 sezioni assiali oblique contigue, parallele alla linea inter-commissurale, condotte a livello della corteccia motoria. L'esame funzionale è stato preceduto da uno studio convenzionale utilizzato per dimostrare le lesioni, per programmare le sequenze funzionali e per fornire una correlazione anatomica ai pixel attivati. La fMR è stata effettuata alternando acquisizioni ottenute durante un movimento delle dita con sequenze eseguite in condizioni di riposo sia per la mano paretica che per quella sana. Per l'elaborazione è stata usata la tecnica “cross correlation” con soglia usando la “box-car” come forma d'onda di riferimento. Sono stati considerati “attivati” i pixel con coefficiente di correlazione (CC) ≥ 70% del CC massimo. I pixel selezionati, codificati mediante colorazione e sovrapposti alle immagini anatomiche, sono stati quantificati con apposito programma, suddivisi per aree motorie corticali. I risultati hanno evidenziato un'attivazione bilaterale durante il movimento della mano paretica mentre si è registrata un'attivazione controlaterale più selettiva durante il movimento della mano sana. Nell'emisfero omolaterale alla paresi si è inoltre rilevato un incremento dell'attivazione nelle aree premotoria e supplementare motoria. Questi dati sembrerebbero dimostrare che una maggiore attivazione delle aree motorie corticali omolaterali alla lesione sia un importante meccanismo di compenso al danno funzionale conseguente ad ictus. Tale attivazione può avere un duplice significato: un rinforzo delle vie discendenti cortico-spinali già presenti nel soggetto sano e un ausilio funzionale da parte delle aree premotoria e supplementare motoria verso il lato lesionato.
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Caldarelli-Stefano, R., S. Avezzu et V. Molina. « RICERCA DI HPV-DNA MEDIANTE NESTED-PCR. NEI BRUSH LINGUALI DI SOGGETTI SANI ». Microbiologia Medica 19, no 2 (30 juin 2004). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2004.3982.

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Schuett, Tanja. « Come addormentarsi rapidamente – e svegliarsi riposati ! » Evidence for Self-Medication 1 (2021). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.21.0183.

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Sono numerosi i fattori, tra cui stress e aumento dell'uso dei media, che possono causare una riduzione o persino la totale assenza di rilascio di melatonina endogena, con conseguenti difficoltà a prendere sonno. Secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), se si assume 1 mg di melatonina poco prima di coricarsi "la melatonina aiuta a ridurre il tempo necessario per addormentarsi". L'assunzione di dosi più elevate da parte di soggetti altrimenti sani non risulta associata a un effetto potenziato.
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Weiser, Thomas. « La caffeina : non solo energizzante e aromatica, ma anche sicura ! » Evidence for Self-Medication 1 (2021). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.21.0159.

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Résumé :
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha svolto una valutazione completa dei rischi e ha concluso che l'assunzione regolare per tutto l'arco della vita di un massimo di 400 mg di caffeina al giorno a partire dai 18 anni nel caso degli adulti sani e di un massimo di 200 mg al giorno nel caso delle donne in gravidanza o che allattano al seno può essere considerata sicura. Dall'analisi di un campione rappresentativo comprendente persone di diversi paesi è emerso che il consumo di caffeina del 95% dei soggetti intervistati ricade nell'intervallo considerato sicuro.
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Gusmano, Carmelo, et Aldo E. Calogero. « Secretina, metabolismo cardiaco e funzione renale : nuovi effetti dimostrati in uno studio randomizzato e in singolo cieco in soggetti sani di sesso maschile ». L'Endocrinologo, 8 août 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01144-y.

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Cioffi, Iolanda, Valentina Ponzo et Simona Bo. « RUOLO DEL DIGIUNO E DELLA RESTRIZIONE CALORICA NELLA TERAPIA DEL DIABETE TIPO 2 ». il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (15 décembre 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804b.

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Résumé :
L’incremento epidemico del diabete mellito di tipo 2 (DMT2) è strettamente correlato con l’aumento dell’obesità a livello mondiale (1). È noto che una riduzione modesta del peso corporeo compresa tra il 5% ed il 10% può migliorare il compenso glicemico o prevenire l’insorgenza del DMT2 (2-3). L’intervento dietetico è universalmente considerato il caposaldo nella prevenzione, gestione e trattamento della patologia e delle complicanze ad esso associate (4). Attualmente c’è un crescente interesse verso i regimi dietetici basati sull’intermittenza di digiuno o di restrizioni caloriche estreme (5-6). Tuttavia, vi è anche una certa confusione in merito alla definizione di restrizione energetica intermittente. È ipotizzabile che alcune delle modificazioni che si verificano durante il digiuno protratto possano essere benefiche per i pazienti affetti da DMT2 (per es. la riduzione dell’insulino-resistenza, l’aumento della lipolisi, l’utilizzo preferenziale dei corpi chetonici a livello cerebrale, la conseguente riduzione della neoglucogenesi, la perdita di massa grassa), ma non è chiaro in quale misura questi meccanismi operino realmente negli attuali regimi di digiuno studiati. Complessivamente, nei soggetti sani, l’effetto di restrizioni caloriche intermittenti sul peso corporeo e sul profilo cardio-metabolico sembra essere comparabile alla restrizione calorica continua. I dati sui pazienti affetti da DMT2 sono ad oggi pochi e spesso contrastanti (7-8). In questa rassegna, analizzeremo le evidenze ad oggi presenti in letteratura sull’effetto del digiuno e/o delle restrizioni caloriche intermittenti per la prevenzione ed il trattamento del DMT2.
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Noah, Lionel. « Una nuova combinazione riduce le misure oggettive e la percezione soggettiva dello stress ». Evidence for Self-Medication 2 (2022). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.22.0047.

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Résumé :
La riduzione dello stress nocivo è una sfida chiave per la salvaguardia del benessere. Un recente studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo in adulti sani con stress moderato (Clinicaltrials.gov: NCT03262376; 25/0817) dimostra gli effetti benefici di una combinazione di magnesio, vitamine del gruppo B (B6, B9, B12) ed estratti di rodiola e tè verde sugli indicatori oggettivi e soggettivi di stress. La combinazione si è dimostrata più efficace rispetto ai singoli estratti da soli.
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