Littérature scientifique sur le sujet « Sociologia del territorio e dei confini »

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Articles de revues sur le sujet "Sociologia del territorio e dei confini"

1

della Porta, Donatella, et Liborio Mattina. « I MOVIMENTI POLITICI A BASE ETNICA : IL CASO BASCO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, no 1 (avril 1985) : 35–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002999.

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Résumé :
IntroduzioneNel corso degli ultimi venti anni in molte regioni dell'emisfero nord-occidentale sono riemersi quei movimenti politici a base etnica il cui declino era sembrato ineluttabile dopo la ridefinizione dei confini nazionali seguita alle due guerre mondiali. Tali movimenti hanno perseguito obiettivi diversi da un caso all'altro — dalla difesa della lingua regionale alla richiesta dell'autonomia politica, all'indipendenza — e talvolta anche divergenti tra le diverse componenti del medesimo schieramento. Nonostante le differenze essi sono stati contrassegnati da una comune caratteristica: quella di rivalorizzare attributi culturali oggettivi condivisi dai loro militanti — la razza, la lingua, la religione, l'insediamento in un determinato territorio, il riferimento a precedenti istituzioni, simboli, tradizioni storiche. Questi attributi sono serviti ad alimentare processi di identificazione politica che ai governi centrali è stato richiesto di riconoscere. Tuttavia, sebbene l'esistenza di attributi culturali oggettivi comuni ai membri di gruppi etnici sia stata una condizione necessaria del riemergere dei movimenti, non ne ha però costituito il fattore decisivo.
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Blanco, Luigi. « Frontiere e spazi sabaudi : osservazioni in margine a due recenti volumi ». SOCIETÀ E STORIA, no 135 (juillet 2012) : 171–81. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135009.

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Résumé :
I due volumi dedicati al Monferrato e allo spazio sabaudo, dai quali prendono le mosse queste riflessioni, affrontano le complesse vicende di negoziazione e definizione dei confini di queste entitÀ territoriali in etÀ moderna, con particolare attenzione alla conoscenza del territorio, ai tecnici incaricati delle operazioni, ai conflitti cui danno luogo. Essi confermano che dalla prospettiva dei confini puň venire un importante contributo alla reinterpretazione dei rapporti centro-periferia nel processo di formazione degli stati nell'Europa moderna.
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Fusco, Idamaria, et Gaetano Sabatini. « Conoscenza del territorio e governo dell'emergenza ai confini del Regno di Napoli a fine Seicento ». CHEIRON, no 1 (janvier 2022) : 44–67. http://dx.doi.org/10.3280/che2020-003.

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Résumé :
Uno dei contesti nei quali la capacità di governo del territorio della monarchia spagnola fu tradizionalmente messa a più dura prova fu certamente quello delle aree di confine, che per la loro stessa natura costituivano più facilmente luogo di presenza di elementi di alterazione dell'ordine pubblico. La lotta che al principio degli anni Novanta del Seicento conduce contro il banditismo Marco Garofalo marchese della Rocca, capo dei presidi miliari delle province d'Abruzzo ai confini settentrionali del Regno di Napoli, in un'area di frontiera con lo Stato della Chiesa, costituisce un esempio della capacità dei ministri della monarchia di dinamizzare tutti i mezzi a propria disposizione per conseguire il controllo sul territorio, accompagnando l'uso della forza all'esercizio della diplomazia.
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Di Franco, Andrea. « I confini della cittŕ ». TERRITORIO, no 59 (novembre 2011) : 70–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059012.

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Résumé :
Parlare di confine della cittŕ, di limite urbano, oltre la formalizzazione storica data dal manufatto perduto delle mura di cinta, conduce il concetto stesso di limite verso una nuova possibilitŕ di forma per le molteplici culture, pratiche urbane, modi abitativi. Un tema chiave per istruire quest'ottica progettuale nella cittŕ contemporanea č quello della differenziazione tra gli ambiti periferici. Il rapporto tra cittŕ e territorio č attualmente connotato dalla condizione evanescente del discrimine tra assetti distinti. Differenze, specificitŕ, soglie: su questi nodi il progetto č forse ancora in grado di comprendere e formalizzare la distinzione dei molteplici paesaggi urbani e dunque svolgere una base di condivisione del senso dello spazio comune.
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Michelutti, Paolo. « Servitů militari e militarizzazione. Il Friuli Venezia Giulia 1949-1989 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 267 (novembre 2012) : 291–307. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267005.

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Résumé :
L'adesione al Patto atlantico nel 1949 significa per l'Italia una decisa scelta di campo nell'area delle potenze occidentali. Il contributo alla difesa comune trasforma il disegno dei confini nazionali che diventano confine dell'alleanza occidentale. Nel saggio si cerca di ricostruire la storia della militarizzazione del territorio di una regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, attraverso l'utilizzo delle servitů militari, evidenziando come nel secondo dopoguerra la presenza militare dell'esercito italiano e delle basi Usa abbiano provocato resistenze e problematiche alla societŕ civile e alle istituzioni. Esaurita sul finire degli anni cinquanta la protesta ideologica del movimento dei Partigiani della pace, tra gli anni sessanta e gli anni settanta č stato il movimento dei sindaci dei comuni del Friuli Venezia Giulia, guidato da motivazioni economiche, a portare alla revisione del quadro normativo sulle servitů militari con la legge 24 dicembre 1976, n. 898.
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Conti Puorger, Adriana, et Pierpaolo Napolitano. « Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (septembre 2011) : 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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Résumé :
La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Mazziotta, Claudio, Matteo Mazziotta, Adriano Pareto et Francesco Vidoli. « La sintesi di indicatori territoriali di dotazione infrastrutturale : metodi di costruzione e procedure di ponderazione a confronto ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mars 2010) : 7–33. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-001002.

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Résumé :
Il lavoro qui presentato si inserisce nel filone di studi volto a definire e applicare appropriate metodologie statistiche per la sintesi di indicatori elementari. Il problema č qui declinato con riferimento ad alcuni indicatori elementari di dotazione infrastrutturale (categoria dei trasporti terrestri) disponibili per le province italiane. L'obiettivo del lavoro č di condurre un riscontro empirico su diversi approcci di sintesi, verificando in particolare la robustezza e l'affidabilitŕ statistica dei risultati da essi ottenuti. Sono stati considerati tre distinti approcci di sintesi ponderata da porre a confronto, tutti e tre caratterizzati dall'intento di fondare la determinazione del sistema di pesi sulla variabilitŕ dei dati elementari, sia pure variamente intesa e quantificata: il metodo tassonomico di Wroclaw; il metodo denominato delle penalitŕ per coefficiente di variazione; il metodo denominato Benefit of the Doubt. Tale confronto, effettuato attraverso analisi di "sensitivitŕ" e di robustezza delle graduatorie ottenute con i diversi approcci, conduce al riscontro di una forte convergenza dei risultati ottenuti. In conclusione, dal lavoro svolto si puň desumere che la geografia infrastrutturale risultante per il territorio italiano dai diversi approcci applicati appare statisticamente robusta, evidenziando ancora una volta una configurazione della dotazione infrastrutturale (qui dei soli trasporti terrestri) mediamente alquanto sbilanciata a sfavore di gran parte del territorio meridionale, nonché di alcune province prevalentemente appartenenti ai confini della ripartizione nord-orientale.
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Mitrotti, Antonio. « Territorio, interessi in contesa e modifiche agli articoli 9 e 41 Cost. » Società e diritti 7, no 13 (25 juillet 2022) : 82–120. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/18453.

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RiassuntoDa tempi ancestrali lo spazio territoriale è un campo di contesa tra interessi umani contrastanti e non soltanto tra differenti clan o tribù dell’uomo e, in un secondo momento, tra diversi soggetti statali della Comunità internazionale, ma persino all’interno dei condivisi confini di uno stesso Stato: tanto che ci si è qui interrogati sulle essenziali cause "giuridiche" di questo atavico fenomeno, sforzandosi specialmente di cogliere qualche "piccola" sfida vinta dal costituzionalismo moderno. A tal proposito possono proprio essere lette le recenti modifiche agli articoli 9 e 41 del testo costituzionale della Repubblica italiana, che in relazione al territorio, alla sua endemica storia conflittuale, sembrerebbero foriere di potenziali novità anche circa il regime del così detto "permitting" ambientale.
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Bocchi, Stefano, et Roberto Spigarolo. « Bioregione, un percorso di ricerca agroecologica nei sistemi alimentari, fra produzione e consumo ». TERRITORIO, no 93 (janvier 2021) : 21–25. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093003.

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Résumé :
Il sistema agro-alimentare italiano sta cercando percorsi innovativi, atti a garantire più equi assetti economici, una generale riappropriazione dei valori di cura e cultura del territorio, una maggiore attenzione alle tematiche sociali. Tale ampia e profonda innovazione di sistema, in contrasto con la cultura dei mercati alimentari delle commodity, risponde alla necessità di assumere consapevolmente le indicazioni di Agenda 2030. Con nuove politiche territoriali, sviluppate a scala locale, possono essere recuperati e rinforzati i legami esistenti fra gli ambiti della produzione agricola e quelli della ristorazione collettiva istituzionale. I nuovi sistemi agroalimentari locali e sostenibili possono essere studiati, sviluppati, gestiti all'interno di bioregioni, vale a dire aree individuate e analizzate utilizzando criteri ecosistemici, superando gli attuali più rigidi confini amministrativi.
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Rizzo, Mario. « Fra terra e mare. qualche riflessione circa le frontiere della Toscana moderna e il ruolo di quest'ultima nello spazio mediterraneo ». SOCIETÀ E STORIA, no 135 (juillet 2012) : 183–88. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135010.

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Résumé :
Il volume analizza le molteplici frontiere della Toscana moderna (terrestri e marittime, interne ed esterne, laiche ed ecclesiastiche, economiche e culturali), illustrandone le complesse interazioni e ponendole in stretta correlazione con piů ampi contesti storici e geografici, quali il variegato scacchiere mediterraneo e il sistema imperiale degli Asburgo di Spagna. La costruzione e il controllo dei confini, lungi dall'essere l'esito esclusivo dell'attivitÀ statale, erano profondamente influenzati anche dall'azione di altri attori periferici: emerge in tal modo una struttura del potere piuttosto diffusa nella societÀ e sul territorio, il che peraltro non implica affatto la sottovalutazione del ruolo dello stato. La frontiera appare come una realtÀ ‘vivente', concepita non tanto come una linea continua, ben definita e stabile nel tempo, quanto come uno spazio granulare e discontinuo, sovente frutto di un processo storico lungo e intricato.
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Thèses sur le sujet "Sociologia del territorio e dei confini"

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Rovati, Massimiliano. « La "città proibita" : il porto vecchio e i nuovi confini. Quale futuro per Trieste ? » Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8622.

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Résumé :
201/2012
La questione inerente il progetto di recupero del Porto Vecchio di Trieste, uno dei siti di maggior pregio storico-architettonico della zona costiera italiana, da almeno 30 anni rappresenta la cartina di tornasole dello stato della città intera, sotto il profilo politico, sociale ed economico. Trieste, da sempre una città considerata laboratorio etnico, politico e sociale dagli osservatori qualificati, in realtà racchiude in sé due anime contrapposte che si confrontano: una aperta e cosmopolita, l’altra misantropa ed impaurita, amante di muri e confini. Oggi più che mai questo duello risulta esiziale per le prospettive future di una città ubicata nel cuore dell’Europa del terzo millennio, in costante calo demografico, con l’età media degli abitanti in continua crescita, in preda ad una sorta di lenta ma inesorabile decadenza. L’occasione di analizzare il progetto di recupero del Porto Vecchio assume rilevanza anche sotto il profilo psicologico e sociale, in una vicenda che continua a sortire i suoi effetti più deleteri, dove i confini politici e geografici sono stati sostituiti da quelli mentali, invisibili, ma fortemente presenti negli abitanti di questa città. All’interno di questa danza macabra giocata sulle spoglie di quella che viene definita “città proibita”, si muovono i protagonisti istituzionali, politici ed amministrativi, ma anche e soprattutto i cittadini, i quali vengono interpellati attraverso un sondaggio che in 5 sezioni riassume i concetti ritenuti principali ai fini della ricerca: il rapporto con la città di Trieste, l’atteggiamento nei confronti dei politici e degli amministratori, la presenza del Punto Franco, l’opinione sul progetto di recupero e sulla destinazione del Porto Vecchio, l’influenza dei media e del web. La visione dicotomica di una città dalle due anime contrapposte, trova conferma anche nelle diverse interviste realizzate con gli attori e i testimoni qualificati. Il quadro complessivo che si ricava attraverso l’analisi dei risultati, è utile a confermare le ipotesi di partenza, ossia l’importanza del sito in questione e la sua rappresentatività in chiave politica, economica e sociale, per quello che sarà il futuro di Trieste, in un processo in continuo divenire nel quale le geometrie variabili e la trasversalità degli schieramenti, uniti alla non soluzione dei problemi strutturali, sembrano mantenere sospesa la collocazione temporale della città e a rimandare, in maniera quasi compiaciuta, qualsiasi decisione.
XXIV Ciclo
1965
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Marchiori, Annachiara <1992&gt. « "La vulnerabilità delle donne richiedenti asilo e rifugiate : i contesti del territorio del Veneziano e delle città giordane" ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17766.

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Résumé :
Il 50% della popolazione mondiale rifugiata è costituito da donne: a differenza degli uomini, vivono la realtà della stigmatizzazione sessista sia nei loro paesi d’origine che in quelli di arrivo. Particolarmente vulnerabili, decidono di affrontare lunghi viaggi da sole, cercando rifugio fuori dal loro paese e, anche quando sembrano aver trovato un luogo sicuro, devono affrontare la minaccia di molestie, violenze, abusi e indifferenza. Nell’estate del 2018 e ad Aprile 2019, ho partecipato a due campi di volontariato in Giordania, con l’associazione ”Non dalla guerra”: ho avuto la possibilità di incontrare rifugiati siriani presenti nel territorio, i quali hanno riportato le loro storie di fuga e rinascita in un nuovo paese. Le donne sono coloro che più mi hanno colpito, per la forza e il coraggio che hanno dovuto dimostrare, ai loro figli, al paese che le ha accolte, ma soprattutto a loro stesse. Tra Dicembre 2019 e Febbraio 2020, ho svolto il tirocinio professionalizzante presso il Servizio di pronto intervento sociale, mediazione e inclusione del Comune di Venezia: ho avuto modo di seguire diverse donne richiedenti asilo e rifugiate, ognuna con storie, percorsi e scelte differenti. Analizzerò i contesti geo-politici di Italia e Giordania, riporterò i dati riguardanti le donne richiedenti asilo e rifugiate nel territorio veneziano e inserirò le storie di vita delle donne siriane rifugiate in Giordania, cercando di evidenziare le problematiche che le donne rifugiate vivono nei due diversi contesti di accoglienza.
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Viola, Maura <1986&gt. « Lavorare Contro le Discriminazioni. Il Progetto dei Laboratori Anti- Discriminazioni con le Scuole Superiori del Territorio Veneziano ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4151.

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Résumé :
L'idea di tesi nasce a partire dall'esperienza concreta di un progetto di <> con le classi superiori di licei e istituti presenti a Venezia e nel circondario. A seguito dell'ideazione di un lavoro congiunto con le scuole, nato dal lavoro di gruppo di giovani laureati già attivi nel territorio locale e facenti parte di associazioni e servizi afferenti al comune, si è scelto di analizzare il lavoro effettuato, compiere interviste sul campo che denotino l'importanza della suddetta attività per scoprirne i punti di forza e i possibili risvolti sul territorio. Il lavoro segue naturalmente all'analisi teorica dei concetti di discriminazione, pregiudizio, stereotipo; elenco di servizi e operatori che si occupano di discriminazione facendo riferimento ai casi emblematici accaduti in Italia e alla legislazione di tutela; analisi specifica del fenomeno migratorio e risvolti sul piano legislativo e dei 'discorsi' prodotti e diffusi dai media i quali, attraverso un'attenta analisi delle diverse teorie, si dimostra come provvedano a riprodurre le parole atte ad escludere e a rafforzare il pregiudizio del senso comune.
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Migotto, Elisa <1997&gt. « VINO : ESPRESSIONE DEL TERRITORIO IL FENOMENO DELL’ENOTURISMO COME STRUMENTO DI SVILUPPO PER IL VENETO ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20200.

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Résumé :
Durante gli ultimi vent’anni è cresciuto sempre più l’interesse verso i prodotti enogastronomici. Essi hanno ampliato il loro significato comprendendo aspetti di tradizione, storia e cultura così da diventare espressione del territorio di produzione. Conseguenza di tale trend positivo è l’intensificarsi del fenomeno dell’enoturismo e l’ampliamento dell’offerta di attività inerenti. Inoltre, l’enoturismo offre la possibilità di preservare i caratteri intrinsechi del territorio in modo da sviluppare le peculiarità sia dei centri storici che delle zone rurali. Questo elaborato inizia con una breve storia del vino. Dall’analisi di mercato si ricava che l’Italia è il primo Paese per produzione e il terzo per consumo, è inoltre il principale esportatore mondiale. Il Veneto rappresenta la prima regione italiana per quantità prodotta e per vino esportato. L’analisi prosegue con un excursus storico sul enoturismo. Dalla ricerca si evince come l’Italia sia la prima meta scelta, in particolare la Toscana. Riferendosi al Veneto, i territori più amati sono Soave, Valpolicella e Conegliano-Valdobbiadene. Nel settore operano diversi soggetti, ognuno dei quali svolge un ruolo differente. I principali attori sono le associazioni nazionali Movimento Turismo del Vino e Città del Vino; le Strade del Vino; cantine; musei; e fiere. L’ultima parte tratta il tema dei distretti culturali. Viene preso in considerazione il caso studio del distretto culturale del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.
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Rui, Martina <1995&gt. « Dal campeggio al territorio : turismo sostenibile e conoscenza dei luoghi lungo il litorale di Cavallino – Treporti ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21394.

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Résumé :
L’argomento che verrà affrontato all’interno del seguente elaborato sarà un tema molto attuale e dibattuto ossia la sostenibilità, nell’ambito della destinazione turistica di Cavallino – Treporti. Oltre a questo aspetto, verrà trattato un punto debole della destinazione e cioè la scarsa conoscenza del territorio circostante da parte dei turisti che si recano, anche regolarmente, in questo settore litoraneo. Nella prima parte dell’elaborato verrà analizzata l’area geografica di interesse relativa alla costa Adriatica, soffermandosi in modo particolare sul litorale di Cavallino – Treporti, il quale vanta la maggior concentrazione di campeggi della Regione Veneto. In seguito, si procederà con l’analisi della nascita e dello sviluppo dei campeggi e di come dovrebbero contribuire quest’ultimi nella mediazione tra il turista e contesto ambientale. In seguito, verrà approfondito il tema della sostenibilità turistica all’interno di strutture ricettive all’aria aperta come i campeggi lungo la costa veneta. Particolare attenzione sarà dedicata al caso studio dell’Europa Camping Village, struttura che sta puntando alla qualità della sua offerta residenziale anche attraverso la collaborazione dei propri ospiti.
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TUBALDI, MICHELE. « La cultura contemporanea per lo sviluppo del territorio urbano. Prospettive socio-economiche e giuridiche ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2012. http://hdl.handle.net/11566/242067.

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Résumé :
A seguito della dematerializzazione affermatasi con la fase produttiva postmoderna, le città – centri focali del futuro sviluppo socioeconomico a livello mondiale – hanno dovuto far fronte all’avvento di nuovi elementi strutturanti il percorso di autorealizzazione degli individui. Elementi che afferiscono alla dimensione immateriale delle merci o che hanno una vera e propria consistenza “immateriale”, attinenti a ciò che è stato definito “capitale culturale”. La cultura, nell’epoca contemporanea, ha assunto una dimensione ben lontana da quelle tradizionali che si rifanno alla sfera antropologica o a quella di specializzazione dell’attività umana. Attualmente, non solo si è certificata un’idea del fenomeno culturale intimamente collegata alla sfera dei significati, ma se ne è anche delineata una specificità che ha a che fare con la funzione immaginaria dei beni e delle esperienze. La tesi “La cultura contemporanea per lo sviluppo del territorio urbano. Prospettive socioeconomiche e giuridiche” si pone l’obiettivo di indagare come questi elementi possano incidere in contesti territoriali contraddistinti da una sempre più evidente scarsità di risorse economiche. Vengono presi in considerazione tre scenari urbani: Berlino, Manchester e l’East Village di New York City, che hanno agito strategicamente in direzione di una trasformazione urbana culture led, e vengono individuate le caratteristiche essenziali dei territori esaminati riguardo gli elementi qualificanti il progresso urbano, secondo i parametri della competitività economica e della coesione sociale. In ultimo, viene avanzata l’analisi degli strumenti a disposizione degli amministratori territoriali al fine della conformazione territoriale nel paese a più alta dotazione culturale del mondo, l’Italia. Le impostazioni teoriche emerse nei primi due capitoli e le evidenze dei casi di studio del terzo e delle difficoltà operative del quarto, confermano e rafforzano l’idea di una proposta metodologica che poggi sulla dimensione culturale al fine del raggiungimento di un soddisfacente progresso sociale ed economico per quei territori che intendano far fronte, in un’ottica (pro)positiva, alle crisi cicliche che li colpiscono sempre più duramente.
Following the dematerialization derived from the postmodern production phase, the cities, considered the focal points of the future worldwide economic and social development, have had to face the advent of new elements that individuals are seeking to define themselves in the social context. Elements relating to immaterial aspect of goods, or to what has been called “the cultural capital”, as the knowledge and experiences. All these dynamics are part of the thesis "La cultura contemporanea per lo sviluppo del territorio urbano. Prospettive socio-economiche e giuridiche". Nowadays, the cultural phenomenon concerns the imaginary function of goods and experiences, relevant to distinction and success of the individual in the social fabric. This path concerns an idea of culture acting directly on the economic sphere, thorough the acquisition, by individuals, of the experiences usable in the social fabric. The aim of the thesis is to investigate how these elements affect territorial contexts. The case studies considered are Berlin, Manchester and the East Village in New York City, urban environments that have acted in the direction of a transformation driven by culture, and their most important features are identified, about the elements qualifying the urban development according to the parameters of economic competitiveness and social cohesion. Finally, it’s advanced the analysis of the tools available to local administrators in Italy, country with the largest cultural heritage in the world. The theoretical approaches emerged in the first two chapters, with the evidences of case studies of the third and the operational difficulties come out in the fourth, confirm and reinforce the idea of a methodological proposal that rests on the cultural dimension, in order to achieve a satisfactory social and economic progress for those cities that wish to handle, in a (pro)positive way, their cyclical shocks.
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Chiara, Matteo <1992&gt. « Strategie, ruolo e tecniche di governance di rete per le PA nello sviluppo socio-economico del territorio ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14371.

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Résumé :
Il lavoro di tesi ha come oggetto le strategie adottate dalle pubbliche amministrazioni, in particolare dagli enti locali, all'interno delle proprie reti sociali al fine di promuovere lo sviluppo socio economico locale. Nella prima parte della trattazione l'attenzione si concentra sul tema dello sviluppo locale, identificato come la produzione di beni locali collettivi, si discute quindi del ruolo giocato dagli enti pubblici e la rilevanza data alla risorsa capitale sociale nel processo produttivo di questi ultimi beni. Successivamente si procede analizzando i fenomeni delle reti sociali, le risorse che gli attori impiegano nei giochi al loro interno e le diverse dinamiche tipiche cercando di individuare le strategie di governance territoriale. Si procede infine con dei case study relativi la produzione di sviluppo locale da parte di attori pubblici e privati. L'obiettivo è quindi quello di fornire un'analisi on the field quali possano essere le strategie di rete più adeguate che una PA possa adottare e, tra quelle che sono già state adottate, quali siano adeguate, quali adotti già, nonché quali siano quelle inadeguate al fine di promuove lo sviluppo del territorio.
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Facchini, Andrea <1976&gt. « Il cibo come creatore di circoli virtuosi. Slow Food e Terra Madre, eccellenze nello sviluppo sostenibile del territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2550/1/Facchini_Andrea_tesi.pdf.

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Résumé :
Punto di partenza per il lavoro presentato, sono le tematiche legate alle pratiche di consumo di cibo in un’ottica che superi una semplice visione utilitaristica delle stesse, mentre viene evidenziato invece il più profondo rapporto uomo-cibo e i fenomeni di socializzazione che ne scaturiscono. Si trovano pertanto a coniugarsi la sociologia dei consumi e la sociologia della cultura. La base per questa visione del cibo e delle pratiche di produzione e consumo ad esso collegate è l’ipotesi che nel rapporto uomo-cibo sia individuabile un livello di significato superiore al mero utilitarismo/nutrizionismo, che si compone di una dimensione strutturale, una dimensione simbolica ed una dimensione metaforica. Il cibo, e di conseguenza tutte le pratiche ad esso collegate (produzione, elaborazione, consumo), rientrano pertanto in maniera naturale nella categoria “cultura”, e quindi, accostandoci al paradigma del passaggio da natura a società, attraverso il cibo si crea e si alimenta la socialità del consorzio umano, e quindi l’umanità stessa. Accostando a queste concettualizzazioni l’idea che il consumo in generale possa diventare una prassi tramite cui esperire una più diffusa ricerca di sostenibilità nello sviluppo del territorio, (facendosi carico delle conseguenze socio-ambientali derivanti dalla fruizione di determinati oggetti piuttosto che altri), si è sviluppata l’ipotesi che al consumo alimentare possa competere un ruolo precipuamente attivo nella definizione di pratiche sociali orientate alla sostenibilità, capaci cioè di integrare attraverso il consumo – e in relazione all’indebolimento delle tradizionali agenzie di socializzazione – quella perdita di senso civico e solidarietà organizzata che sperimentiamo nelle prassi di vita quotidiana. Sul piano operativo, la tesi è articolata in sei capitoli: • Il percorso presentato prende le mosse dalla considerazione che il cibo, inteso in un’ottica sociologica, costituisce un fattore culturale non irrilevante, anzi fondamentale per il consorzio umano. Si fornisce quindi una breve descrizione del ruolo del cibo nei suoi accostamenti con la definizione di un territorio (e quindi con la sua storia, economia e società), con le arti visive, con il cinema, con la musica, ma anche con la sfera sensoriale (tatto, gusto, olfatto) ed emotivo-cognitiva (psiche) dell’uomo. • Successivamente, si analizza nello specifico la funzione socializzante delle pratiche alimentari, ripercorrendo le tappe principali degli studi classici di sociologia e antropologia dell’alimentazione e introducendo anche l’idea di cibo come simbolo e metafora, che si riflettono sul piano sociale e sulle relazioni tra gli individui. La constatazione che le pratiche legate al cibo sono le uniche attività umane da sempre e per sempre irrinunciabili è un chiaro indicatore di come esse giochino un ruolo fondamentale nella socializzazione umana. • Nel terzo capitolo, la prospettiva simbolico-metaforica è la base di un’analisi di tipo storico delle pratiche alimentari, nello specifico delle pratiche di consumo di cibo, dalle origini dell’umanità ai giorni nostri. Viene presentato un excursus essenziale in cui l’attenzione è focalizzata sulla tavola, sui cibi ivi serviti e sugli eventi di socializzazione che si sviluppano attorno ad essa, considerando situazioni storico-sociali oggettive di cui si è in grado, oggi, di ricostruire le dinamiche e le fasi più significative. • Il quarto capitolo costituisce un momento di riflessione teorica intorno al tema della globalizzazione nella contemporaneità. Sia per una logica progressione cronologica all’interno del lavoro presentato, sia per la rilevanza in quanto inerente alla società attuale in cui viviamo, non si è potuto infatti non soffermarsi un po’ più a fondo sull’analisi delle pratiche alimentari nella contemporaneità, e quindi nella società generalmente definita come “globalizzata” (o “mcdonaldizzata”, per dirla alla Ritzer) ma che in realtà è caratterizzata da un più sottile gioco di equilibri tra dimensione locale e dimensione globale, che si compenetrano come anche nel termine che indica tale equilibrio: il “glocale”. In questo capitolo vengono presentati i principali riferimenti teorici relativi a queste tematiche. • Nel quinto capitolo è stata analizzata, quindi, la declinazione in senso “alimentare” della relazione tra globale e locale, e quindi non solo i mutamenti intercorsi nella contemporaneità nelle pratiche di produzione, scambio e consumo di cibo con particolare riferimento ai sistemi culturali e al territorio, ma anche alcune proposte (sia teoriche che pratiche) a garanzia di uno sviluppo sostenibile del territorio, che trovi i suoi fondamenti sulla perpetuazione di modalità tradizionali di produzione, commercio e consumo di cibo. • Nel sesto capitolo viene analizzato un caso di studio significativo, (il movimento Slow Food, con il suo progetto Terra Madre) senza la pretesa di confermare o smentire né le ipotesi di partenza, né i concetti emersi in itinere, ma semplicemente con l’intenzione di approfondire il percorso svolto attraverso l’esemplificazione operativa e la ricerca entro un piccolo campione composto da testimoni significativi e intervistati, sottoposti a colloqui e interviste incentrate su item inerenti i temi generali di questo lavoro e sul caso di studio considerato. La scelta del caso è motivata dalla considerazione che, alla luce delle filosofia che lo anima e delle attività che svolge, il movimento Slow Food con il progetto Terra Madre costituisce una vera e propria eccellenza nella pianificazione di uno sviluppo sostenibile del territorio e delle sue risorse, tanto economiche quanto sociali e culturali. L’intera analisi è stata condotta tenendo presente l’importanza della comparazione e della collocazione del singolo caso non solo nel contesto sociale di riferimento, ma anche in sintonia con l’ipotesi della ricerca, e quindi con l’assunto che le pratiche alimentari possano guidare uno sviluppo sostenibile del territorio. Per analizzare la realtà individuata, si è in primo luogo proceduto alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni volte alla ricostruzione della sua storia e del suo sviluppo attuale. Le informazioni sono state raccolte attraverso l’analisi di materiali, documenti cartacei e documenti multimediali. Si è poi proceduto con colloqui in profondità a testimoni significativi individuati nell’ambito delle attività promosse da Slow Food, con particolare riferimento alle attività di Terra Madre; le informazioni sono state elaborate con l’ausilio dell’analisi del contenuto. Alla luce di quanto analizzato, tanto a livello teorico quanto a livello empirico, la tesi si conclude con alcune considerazioni che, in linea con la finalità dichiarata di approfondire (più che di confermare o smentire) le ipotesi di partenza circa un ruolo fondamentale delle pratiche alimentari nello sviluppo sostenibile del territorio, non possono comunque non tendere ad una convalida dei concetti introduttivi. Si individuano pertanto spunti importanti per affermare che nelle pratiche alimentari, nei tre momenti in cui trovano specificazione (la produzione, lo scambio, il consumo), siano individuabili quei semi valoriali che possono dare solidità alle ipotesi di partenza, e che quindi - nell’intento di operare per uno sviluppo sostenibile del territorio - sia possibile farne un valido strumento al fine di costruire dei veri e propri percorsi di sostenibilità ancorati ai concetti di tutela della tradizione locale, recupero e salvaguardia dei metodi tradizionali di produzione e conservazione, certificazione di tipicità, controllo della distribuzione, riscatto e promozione delle modalità tradizionali di consumo con particolare riferimento alle culture locali.
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9

Facchini, Andrea <1976&gt. « Il cibo come creatore di circoli virtuosi. Slow Food e Terra Madre, eccellenze nello sviluppo sostenibile del territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2550/.

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Résumé :
Punto di partenza per il lavoro presentato, sono le tematiche legate alle pratiche di consumo di cibo in un’ottica che superi una semplice visione utilitaristica delle stesse, mentre viene evidenziato invece il più profondo rapporto uomo-cibo e i fenomeni di socializzazione che ne scaturiscono. Si trovano pertanto a coniugarsi la sociologia dei consumi e la sociologia della cultura. La base per questa visione del cibo e delle pratiche di produzione e consumo ad esso collegate è l’ipotesi che nel rapporto uomo-cibo sia individuabile un livello di significato superiore al mero utilitarismo/nutrizionismo, che si compone di una dimensione strutturale, una dimensione simbolica ed una dimensione metaforica. Il cibo, e di conseguenza tutte le pratiche ad esso collegate (produzione, elaborazione, consumo), rientrano pertanto in maniera naturale nella categoria “cultura”, e quindi, accostandoci al paradigma del passaggio da natura a società, attraverso il cibo si crea e si alimenta la socialità del consorzio umano, e quindi l’umanità stessa. Accostando a queste concettualizzazioni l’idea che il consumo in generale possa diventare una prassi tramite cui esperire una più diffusa ricerca di sostenibilità nello sviluppo del territorio, (facendosi carico delle conseguenze socio-ambientali derivanti dalla fruizione di determinati oggetti piuttosto che altri), si è sviluppata l’ipotesi che al consumo alimentare possa competere un ruolo precipuamente attivo nella definizione di pratiche sociali orientate alla sostenibilità, capaci cioè di integrare attraverso il consumo – e in relazione all’indebolimento delle tradizionali agenzie di socializzazione – quella perdita di senso civico e solidarietà organizzata che sperimentiamo nelle prassi di vita quotidiana. Sul piano operativo, la tesi è articolata in sei capitoli: • Il percorso presentato prende le mosse dalla considerazione che il cibo, inteso in un’ottica sociologica, costituisce un fattore culturale non irrilevante, anzi fondamentale per il consorzio umano. Si fornisce quindi una breve descrizione del ruolo del cibo nei suoi accostamenti con la definizione di un territorio (e quindi con la sua storia, economia e società), con le arti visive, con il cinema, con la musica, ma anche con la sfera sensoriale (tatto, gusto, olfatto) ed emotivo-cognitiva (psiche) dell’uomo. • Successivamente, si analizza nello specifico la funzione socializzante delle pratiche alimentari, ripercorrendo le tappe principali degli studi classici di sociologia e antropologia dell’alimentazione e introducendo anche l’idea di cibo come simbolo e metafora, che si riflettono sul piano sociale e sulle relazioni tra gli individui. La constatazione che le pratiche legate al cibo sono le uniche attività umane da sempre e per sempre irrinunciabili è un chiaro indicatore di come esse giochino un ruolo fondamentale nella socializzazione umana. • Nel terzo capitolo, la prospettiva simbolico-metaforica è la base di un’analisi di tipo storico delle pratiche alimentari, nello specifico delle pratiche di consumo di cibo, dalle origini dell’umanità ai giorni nostri. Viene presentato un excursus essenziale in cui l’attenzione è focalizzata sulla tavola, sui cibi ivi serviti e sugli eventi di socializzazione che si sviluppano attorno ad essa, considerando situazioni storico-sociali oggettive di cui si è in grado, oggi, di ricostruire le dinamiche e le fasi più significative. • Il quarto capitolo costituisce un momento di riflessione teorica intorno al tema della globalizzazione nella contemporaneità. Sia per una logica progressione cronologica all’interno del lavoro presentato, sia per la rilevanza in quanto inerente alla società attuale in cui viviamo, non si è potuto infatti non soffermarsi un po’ più a fondo sull’analisi delle pratiche alimentari nella contemporaneità, e quindi nella società generalmente definita come “globalizzata” (o “mcdonaldizzata”, per dirla alla Ritzer) ma che in realtà è caratterizzata da un più sottile gioco di equilibri tra dimensione locale e dimensione globale, che si compenetrano come anche nel termine che indica tale equilibrio: il “glocale”. In questo capitolo vengono presentati i principali riferimenti teorici relativi a queste tematiche. • Nel quinto capitolo è stata analizzata, quindi, la declinazione in senso “alimentare” della relazione tra globale e locale, e quindi non solo i mutamenti intercorsi nella contemporaneità nelle pratiche di produzione, scambio e consumo di cibo con particolare riferimento ai sistemi culturali e al territorio, ma anche alcune proposte (sia teoriche che pratiche) a garanzia di uno sviluppo sostenibile del territorio, che trovi i suoi fondamenti sulla perpetuazione di modalità tradizionali di produzione, commercio e consumo di cibo. • Nel sesto capitolo viene analizzato un caso di studio significativo, (il movimento Slow Food, con il suo progetto Terra Madre) senza la pretesa di confermare o smentire né le ipotesi di partenza, né i concetti emersi in itinere, ma semplicemente con l’intenzione di approfondire il percorso svolto attraverso l’esemplificazione operativa e la ricerca entro un piccolo campione composto da testimoni significativi e intervistati, sottoposti a colloqui e interviste incentrate su item inerenti i temi generali di questo lavoro e sul caso di studio considerato. La scelta del caso è motivata dalla considerazione che, alla luce delle filosofia che lo anima e delle attività che svolge, il movimento Slow Food con il progetto Terra Madre costituisce una vera e propria eccellenza nella pianificazione di uno sviluppo sostenibile del territorio e delle sue risorse, tanto economiche quanto sociali e culturali. L’intera analisi è stata condotta tenendo presente l’importanza della comparazione e della collocazione del singolo caso non solo nel contesto sociale di riferimento, ma anche in sintonia con l’ipotesi della ricerca, e quindi con l’assunto che le pratiche alimentari possano guidare uno sviluppo sostenibile del territorio. Per analizzare la realtà individuata, si è in primo luogo proceduto alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni volte alla ricostruzione della sua storia e del suo sviluppo attuale. Le informazioni sono state raccolte attraverso l’analisi di materiali, documenti cartacei e documenti multimediali. Si è poi proceduto con colloqui in profondità a testimoni significativi individuati nell’ambito delle attività promosse da Slow Food, con particolare riferimento alle attività di Terra Madre; le informazioni sono state elaborate con l’ausilio dell’analisi del contenuto. Alla luce di quanto analizzato, tanto a livello teorico quanto a livello empirico, la tesi si conclude con alcune considerazioni che, in linea con la finalità dichiarata di approfondire (più che di confermare o smentire) le ipotesi di partenza circa un ruolo fondamentale delle pratiche alimentari nello sviluppo sostenibile del territorio, non possono comunque non tendere ad una convalida dei concetti introduttivi. Si individuano pertanto spunti importanti per affermare che nelle pratiche alimentari, nei tre momenti in cui trovano specificazione (la produzione, lo scambio, il consumo), siano individuabili quei semi valoriali che possono dare solidità alle ipotesi di partenza, e che quindi - nell’intento di operare per uno sviluppo sostenibile del territorio - sia possibile farne un valido strumento al fine di costruire dei veri e propri percorsi di sostenibilità ancorati ai concetti di tutela della tradizione locale, recupero e salvaguardia dei metodi tradizionali di produzione e conservazione, certificazione di tipicità, controllo della distribuzione, riscatto e promozione delle modalità tradizionali di consumo con particolare riferimento alle culture locali.
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10

Domaneschi, L. « Una cucina originale : un’indagine qualitativa sulla “cucina di territorio” nel caso di una città del Nord Italia ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/46640.

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Résumé :
Culinary cultures are often presented and offered throughout public commercial spaces, showing in this way a clear example of culinary commodification and expressing at least a kind of simulation of a certain geographical identity. Otherwise, again for that reason, in a globalizing context such as the contemporary one, food represents more and more one of the main channel to spread, among popular culture, almost some images of different national identities. This kind of interpretation of food inside these sort of venues working along the “tradition” issue, allows to analyze the eating out culture as a complex way to reproduce different forms of cultural identity, especially the one build on the geographical belonging. The aim of this analysis is to show how these narratives of belonging are mainly constructed through the gathering of different spatial meanings particularly linked to food, especially in a globalizing context such as the urban one, where near and far, presence and absence, are mixed in every consumption place. To suggest a possible answer, this study invite to consider food as an object at the border-line between art and commodity – as much as an object of the material culture – starting from the analysis of the work of some urban chefs. Drawing critically on both the work of Becker and Bourdieu, and in so much, considering the restaurant world one as an “artworld”, the intention is to show how the creativity and innovation that lead their activity could be a peculiar vehicle in the social definition of “quality food”. Drawing on the empirical material from in-depth interviews, participant observation and secondary statistical datas this study deal with a research conducted in a Northern Italian city, suggesting the restaurant as a sort of artistic-place and the chefs as cultural intermediaries in the contemporary urban foodscape.
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Livres sur le sujet "Sociologia del territorio e dei confini"

1

Vincenzo, Marchetti, et Biblioteca apostolica vaticana, dir. Confini dei comuni del territorio di Bergamo (1392-1395) : Trascrizione del Codice Patetta n. 1387 della Biblioteca apostolica Vaticana. Bergamo : Provincia di Bergamo, 1996.

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2

Chiesi, Leonardo, dir. Identità sociale e territorio. Florence : Firenze University Press, 2009. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-689-1.

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Résumé :
Identità sociale e territorio. Il Montalbano presenta un lavoro di ricerca sul rapporto tra abitanti e paesaggio nella campagna toscana. Il materiale raccolto si articola in testo, immagini e video in una rappresentazione polifonica delle basi territoriali dell'identità sociale del complesso collinare del Montalbano, che si estende tra Firenze, Empoli, Prato e Pistoia. Il tema dell'identità locale territoriale è trattato nelle sue varie articolazioni. Si analizza come è organizzata la relazione tra abitanti e loro territorio, prendendo in considerazione, in particolare, la memoria storica sedimentata nei documenti e nei ricordi degli anziani, e poi analizzando la percezione dei confini e dei luoghi di riferimento che contribuiscono a formare un'immagine mentale chiara e strutturata dell'area vasta del Montalbano. Si prendono inoltre in esame gli attori sociali che contribuiscono a fare il paesaggio: coloro che a vario grado, con azioni e micro-azioni quotidiane, continuamente riproducono quella complessa figura territoriale che tanto interesse suscita in chi vive o semplicemente attraversa il Montalbano. Abbinamento editoriale: volumetto introduttivo e CD-rom
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3

Papa Clemente XIV e la terminazione dei confini sammarinesi nella seconda metà del Settecento : Istituzioni, territorio e paesaggio. [San Marino] : Centro sammarinese di studi storici, 2006.

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Actes de conférences sur le sujet "Sociologia del territorio e dei confini"

1

Ragosta, Annamaria, et Bianca Gioia Marino. « Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage. » Dans HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage : Culture, People and Sustainability. Valencia : Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Résumé :
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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