Littérature scientifique sur le sujet « Socio-tecnica »

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Articles de revues sur le sujet "Socio-tecnica"

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Pellizzoni, Luigi. « Natura o tecnica ? Sars-Cov-2, nuovi materialismi e critica dell'Antropocene ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 127 (mars 2022) : 94–106. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127008.

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Résumé :
La pandemia del Sars-CoV-2 sollecita la sociologia dell'ambiente a interrogarsi sugli approcci adeguati a renderne conto. A lungo la disciplina è stata dominata dal dibattito tra realismo e costruttivismo, de facto privilegiando quest'ultimo. La "svolta ontologica" nelle scienze sociali e umane ha portato alla ribalta materialismi anti-dualisti, idonei sulla carta a confrontarsi con un ibrido socio-materiale quale il Sars-CoV-2. Tuttavia, le implicazioni emancipative tratte dalla critica dei dualismi moderni non hanno riscontro in una situazione in cui l'estrazione di valore coincide sempre più con la negazione della distinzione tra natura e tecnica. Il dibattito sull'Antropocene offre una prospettiva utile a fare chiarezza.
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Ormaza-Murillo, María Piedad, Maryuri Alexandra Zamora-Cusme, Gabriela Thalía Macías-Muñoz et Erika Cecibel Vélez-Zambrano. « ESTUDIO DEL PERFIL SOCIO-ECONÓMICO DE ESTUDIANTES DE PRIMERO Y SEGUNDO NIVEL DE LA ESPAM MFL ». REVISTA CIENTÍFICA MULTIDISCIPLINARIA ARBITRADA "YACHASUN" 5, no 9 Edicion especial septiembre (17 septembre 2021) : 14–31. http://dx.doi.org/10.46296/yc.v5i9edespsep.0101.

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Résumé :
Objetivo. Realizar un levantamiento del perfil socio-económico de los estudiantes que ingresan a las carreras de grado de la Escuela Superior Politécnica Agropecuaria de Manabí Manuel Félix López. Método. La tecnica utilizada fue de campo y documental, así como los métodos: deductivo e inductivo y analítico-sintético. Se empleó como instrumento de recolección de datos la encuesta y la entrevista, la encuesta fue aplicada a 924 estudiantes y la entrevista a los ocho Directores de Carreras. Utilizando el programa estadístico SPSS como procesador de datos. Resultados. Los hallazgos encontrados revelan que para acceder a la universidad el 40,9% de los estudiantes realizaron cambio de residencia y alrededor del 10% de la población estudiantil tienen hijos que mantener. Palabras claves: Perfil socio-económico, plan estratégico, permanencia, deserción, rendimiento académico.
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Caletti, Chiara. « Trapianto Renale Da Donatore Vivente : Il Giovane Nefrologo Lo Consiglia Al Giovane Paziente Nefropatico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 1 (13 février 2014) : 88–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.870.

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Résumé :
Il trapianto renale è sicuramente la migliore tecnica di sostituzione della funzione renale nei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata e, in particolare, il trapianto renale da donatore vivente rappresenta un’ottima opzione terapeutica per i pazienti giovani. È, infatti, ampiamente dimostrato che evitare il trattamento dialitico riduce sensibilmente le comorbidità e migliora la sopravvivenza. Allo stato attuale, il trapianto da donatore vivente occupa un posto di secondo piano rispetto al trapianto da donatore cadavere. I motivi di tale discrepanza sono da attribuire soprattutto all’assenza di una rete di ambulatori predialisi organizzata ed efficiente e alla mancanza di un’esaustiva informazione al paziente circa il programma di trapianto in Italia (in particolar modo, il trapianto pre-emptive). Io credo, quindi, che sia necessario promuovere un approccio metodologico, in cui il paziente sia gestito non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello socio-assistenziale e psicologico, in modo da ottimizzare la valutazione clinica pre-trapianto, riducendo tempi e costi. Penso che sia fondamentale la promozione di progetti regionali e nazionali volti a incrementare la donazione da vivente.
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Lombardi, Mauro, et Nicolň Bellanca. « Le traiettorie reticolari dell'innovazione territoriale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122002.

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Résumé :
I sistemi socio-economici locali (Ssl) sono stati interpretati dalle tradizioni di studi risalenti a Marshall, Porter e Krugman principalmente considerando la prossimitŕ spaziale degli attori. Era l'ancoraggio territoriale a far lievitare forme peculiari di economie esterne, di vantaggi competitivi e di dinamiche endogene. Negli ultimi decenni, tuttavia, questi sistemi hanno attraversato cambiamenti multi-dimensionali a molteplice scala. Le nuove connotazioni strutturali - tra cui la prossimitŕ cognitiva, la, la complementaritŕ di contratti formali e accordi informali nelle collaborazioni tra imprese, le reti translocali - richiedono un differente quadro teorico e comportano diverse implicazioni di policy. Il quadro teorico pone al centro la co-evoluzione di tecnologie, modelli organizzativi, culture e istituzioni. Entro la molteplicitŕ di traiettorie rese possibili da tale co-evoluzione, ciascun Ssl è sia correlato ad un sistema socio-tecnico che ne limita le dinamiche di mutamento, sia inserito in percorsi lungo i quali puň accedere in modi discontinui ad orizzonti tecno-economici lontani. Le implicazioni di policy debbono pertanto riferirsi alle traiettorie innovative che l'attuale transizione socio-tecnica globale rende possibili ad uno specifico gruppo di Ssl, che è nel nostro caso la Toscana. Sul piano strategico operativo - considerando i limiti politici e civili della societŕ in oggetto - tentiamo di cogliere alcuni cruciali "colli di bottiglia" che bloccano la percezione e il perseguimento degli interessi collettivi di lungo periodo. Questi blocchi riguardano la miopia cosě degli imprenditori come delle istituzioni pubbliche nei riguardi del potenziale tecnico-scientifico effettivamente accessibile e dei percorsi evolutivi che converrebbe imboccare; l'inadeguatezza delle forme istituzionali entro cui vengono prodotti e gestiti i beni comuni o; la carenza di appropriati modi per capitalizzare le imprese innovative. Per ognuno di tali lock-in avanziamo proposte costruttive percorribili.
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Mugarra, Miriam Velazco. « Derecho Agrario : instrumento del desarrollo agrícola y rural ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(23) (15 décembre 2018) : 159–69. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.12.

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Résumé :
L’obiettivo dell’articolo è di presentare le sfide contemporanee del diritto agrario in materia di sviluppo sostenibile delle zone rurali, tenendo conto delle politiche agricole attuate a livello locale, regionale, internazionale e globale. Nello specifico si è cercato di approfondire l’influenza del c.d. approccio territoriale allo sviluppo sostenibile delle zone rurali e la sua importanza per il diritto agrario. Per attuare il concetto di agricoltura sostenibile a Cuba è necessaria un’implementazione decisiva del progresso tecnologico, una moderata, razionale ed economicamente giustificata intensificazione della produzione e un contenimento del degrado della produttività potenziale del suolo. È inoltre inevitabile ampliare e modernizzare l’infrastruttura tecnica delle zone rurali e delle aziende agricole stesse. Oltre alla necessità di aumentare il livello di istruzione e di conoscenza professionale da parte degli agricoltori, come anche il livello di consapevolezza ecologica, queste azioni richiedono un sostegno finanziario tramite stanziamenti del bilancio pubblico e dei fondi regionali. È anche necessario migliorare il reddito agricolo, in quanto esso determina le possibilità di intraprendere investimenti e attività pro-ecologiche, che a loro volta determinano la sicurezza alimentare del Paese. Secondo l’autore, l’approccio territoriale è uno strumento efficace che facilita la gestione pubblica delle zone rurali e contribuisce a un ulteriore sviluppo socio-economico della popolazione rurale.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Résumé :
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Fortich Diaz, William, Ram Taboada Hernandez et Francia Helena Prieto Baldovino. « CARACTERISTICAS SOCIOCULTURALES E HISTORICAS DE LAS ORGANIZACIONES DE BANDAS MUSICALES DE VIENTO EN LOS DEPARTAMENTOS DE CORDOBA Y SUCRE ». DESARROLLO GERENCIAL 6, no 2 (1 juillet 2014). http://dx.doi.org/10.17081/dege.6.2.470.

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Résumé :
El presente articulo es producto de la investigación "Las organizaciones de bandas musicales de viento y la preservación de su practica identitaria en el Caribe". Los casos de los departamentos de Sucre y C6rdoba, como muestra representativa del Caribe colombiano, se trabajaron con el auspicio de Colciencias. El objetivo de la presente investigación consiste en describir las caracteristicas socioculturales e históricas de las Organizaciones de bandas musicales de viento y los generos por ellas interpretados en los departamentos de Córdoba y Sucre. La investigación fue orientada desde el enfoque cualitativo, de fundamentación hermeneutica, apoyada en la tecnica de analisis de documentos y la entrevista a una población de mas de 800 personas quienes, de una u otra forma, tienen una acción protagonista en las organizaciones musicales estudiadas. Como resultado se deja un aporte que contribuye a preservar la memoria histórica representada en las esteticas populares musicales del Caribe colombiano. Se concluyó que la labor musical de las organizaciones tipo bandas musicales de viento en Sucre y Córdoba se llevaba a cabo de manera cuasi empirica, y que casi siempre se utilizaron partituras tanto para los ensayos semanales como para las presentaciones en escenarios distintos a las fiestas de toros, los fandangos y otros festejos populares. ABSTRACTThis article is the result of research, Organizations bands of wind and the preservation of their identity practice in the Caribbean. The cases of Sucre and C6rdoba worked for the Colombian Caribbean sponsored by Colciencias; the aim was to describe the socio- cultural and historical characteristics of the organizations wind bands and genres performed by them in the departments of C6rdoba and Sucre. The research was guided from the qualitative approach, hermeneutics basis, based on the technical analysis of documents and interviews with a population of more than 800 people who in one way or another have an action hero in the studied musical organizations; result in a contribution that helps to preserve the historical memory represented in popular music aesthetic of the Colombian Caribbean is left; It was concluded that the musical work of the type organizations bands wind Sucre and Córdoba was carried out in a quasi-empirically, and almost always used scores for both weekly rehearsals, as for presentations at different venues to parties bulls and fandango and other popular festivities.
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Comoretto, Nunziata, et Antonio G. Spagnolo. « Il nuovo Codice deontologico dell’infermiere : una lettura etico-deontologica ». Medicina e Morale 58, no 4 (30 août 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.238.

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Le crescenti capacità scientifiche e tecniche della medicina contemporanea, in grado di esercitare una forte pressione sugli obblighi professionali e morali dei medici, insieme con i profondi mutamenti socio-culturali che negli ultimi decenni hanno caratterizzato tutti Paesi occidentali, rendono necessaria una riflessione etica costante e continuamente aggiornata nell’ambito della professione infermieristica. La recente emanazione del nuovo Codice deontologico degli infermieri stimola una attenta riflessione su gli aspetti etico- deontologici alla base della professione infermieristica. Tali aspetti risultano fortemente minacciati, nel corso degli ultimi decenni, da una prevalente attenzione a favore della prestazione tecnica e dell’efficienza della produzione, che rischia di porre al centro dell’attività dell’infermiere non più il fine della professione e i valori ad essa correlati, ma unicamente gli aspetti burocratico- amministrativi ed economici, in un’ottica di produzione-mercato. Il Codice Deontologico, in quanto espressione della professione che riflette sui propri scopi e valori, diviene, dunque, lo strumento più idoneo a guidare l’infermiere nella riflessione sul tipo di impegno che egli, in quanto professionista, ha assunto nei confronti della società tutta. Il nuovo Codice presenta numerosi spunti di riflessione, importanti per la pratica etica dell’infermiere. Il presente articolo intende offrire una lettura etico-deontologica del nuovo Codice, soffermandosi soprattutto sull’importanza della riflessione etica nell’umanizzazione dell’assistenza alla persona malata. ---------- Both the increasing scientifical and technical abilities of the contemporary medicine, exerting a strong pressure on the professional and moral obligations of physicians, and the deep social-cultural changes that have characterized all western Countries in the last decades, require a constant and continually updated ethical reflection upon nursing. The recent issuing of the new Deontological Code of Nursing stimulates a careful reflection on the ethicaldeontological aspects of nursing. During the last decades, such aspects result strongly threatened by a prevailing attention to technical performance and productive efficiency, that risks to centre nursing only on the bureaucraticadministrative and economic aspects, according to a production-market point of view, more than on the aim of the profession and the values related to it. The Deontological Code, being expression of the profession that reflects upon its own purposes and values, becomes, therefore, the most suitable tool for guiding nurse to reflect upon the commitment that has assumed as professional towards the overall society. The new Code introduces numerous cues, that are important for the ethical practice of nurses. The present article intends to offer a ethical-deontological reading of the new Code, studying in depth the importance of the ethical reflection for humanized patient care.
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Carrasco de Paula, Ignacio, et Dario Sacchini. « Valori comuni e politica sanitaria per un'Europa unita ». Medicina e Morale 54, no 4 (30 août 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.383.

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L’articolo affronta il tema dei valori sottesi alla sanità nella prospettiva dell’Uinione Europea, soprattutto dopo l’elaborazione della Costituzione. In particolare, gli autori pongono tre questioni: 1. quali valori vengono messi in gioco in relazione al comparto socio-sanitario? 2. quale congruenza hanno detti valori rispetto alla centralità della persona considerata come fine della nuova Costituzione europea? 3. quali condizioni dovrebbe rispettare una politica sanitaria per pervenire al valore-persona? Riguardo al primo quesito, viene delineato sinteticamente il quadro delle diverse strutturazioni della sanità: assicurazioni, mutualità, sistemi sanitari ad accesso universale e solidaristica. Sulla seconda domanda, viene evidenziato il diverso livello di congruenza fra i diversi modi di strutturare la sanità e la centralità della persona umana. L’articolo si conclude enucleando i capisaldi valoriali sui quali andrebbe costruita una politica sanitaria adeguata alla complessa realtà dell’umano, valori che andrebbero perseguiti in campo sanitario, coerentemente al patrimonio culturale e storico dell’Europa oltre che al trattato costituzionale. Si tratta, in breve, delle seguenti condizioni: 1. ogni scelta, anche quella più tecnica, non può prescindere da una precisa assunzione di priorità, dunque di valori; 2. la scelta a favore di un servizio sanitario a controllo pubblico e ad accesso universale secondo i bisogni di salute della popolazione; 3. la costante ricerca del bene comune nelle scelte macro-allocative; 4. l’indicazione clinica come criterio aureo nelle scelte micro-allocative; 5. l’evitamento di ogni deriva individualistica dei sistemi sanitari; 6. la portata etica delle dinamiche organizzative; 7. il trade-off tra efficienza, efficacia ed equità va ricercato non a spese ma per l’uomo. ---------- The article deals with the issue of the values subtended to the health in the perspective of the European Union, after the elaboration of the Constitution. Particularly, the Authors set three questions: 1. which values are at stake in relationship to the health care field? 2. which congruence do these values have in comparison to the centrality of the human person, considered as the “end” of the new European Constitution? 3. which conditions should an health policy respect to reach to the value-person? Concerning the first question, it is shown the panorama of the different settings of health care: i.e., systems based on insurances, mutuality, and health care services. Regarding the second question, the different level of congruence is underlined between the different ways to structure health and the centrality of the human person. The article concludes enucleating the moral milestones on which a suitable health policy to the complex reality of the human should be built, values that are go pursued in health field, coherently to the cultural and historical patrimony of Europe over that to the constitutional treaty. The conditions are the following: 1. every technical choice can not put aside from a precise assumption of priority, therefore of values; 2. the choice in favour of a public health care service, according to the needs of health of the population; 3. the constant search for the common good at the macro-allocative level; 4. the golden criterion of clinical indication at the micro-allocative level; 5. avoiding every individualistic drift of the health care systems; 6. the ethical relevance of the organizational dynamics; 7. the trade-off between efficiency, effectiveness and equity should pursued “for” the man and not against him.
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Mussinelli, Elena. « Editorial ». TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, 29 juillet 2021, 10–15. http://dx.doi.org/10.36253/techne-11533.

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Every crisis at the same time reveals, forewarns and implies changes with cyclical trends that can be analyzed from different disciplinary perspectives, building scenarios to anticipate the future, despite uncertainties and risks. And the current crisis certainly appears as one of the most problematic of the modern era: recently, Luigi Ferrara, Director of the School of Design at the George Brown College in Toronto and of the connected Institute without Boundaries, highlighted how the pandemic has simply accelerated undergoing dynamics, exacerbating other crises – climatic, environmental, social, economic – which had already been going on for a long time both locally and globally. In the most economically developed contexts, from North America to Europe, the Covid emergency has led, for example, to the closure of almost 30% of the retail trade, as well as to the disposal and sale of many churches. Places of care and assistance, such as hospitals and elderly houses, have become places of death and isolation for over a year, or have been closed. At the same time, the pandemic has imposed the revolution of the remote working and education, which was heralded – without much success – more than twenty years ago. In these even contradictory dynamics, Ferrara sees many possibilities: new roles for stronger and more capable public institutions as well as the opportunity to rethink and redesign the built environment and the landscape. Last but not least, against a future that could be configured as dystopian, a unique chance to enable forms of citizenship and communities capable of inhabiting more sustainable, intelligent and ethical cities and territories; and architects capable of designing them. This multifactorial and pervasive crisis seems therefore to impose a deep review of the current unequal development models, in the perspective of that “creative destruction” that Schumpeter placed at the basis of the dynamic entrepreneurial push: «To produce means to combine materials and forces within our reach. To produce other things, or the same things by a different method, means to combine these materials and forces differently» (Schumpeter, 1912). A concept well suiting to the design practice as a response to social needs and improving the living conditions. This is the perspective of Architectural Technology, in its various forms, which has always placed the experimental method at the center of its action. As Eduardo Vittoria already pointed out: «The specific contribution of the technological project to the development of an industrial culture is aimed at balancing the emotional-aesthetic data of the design with the technical-productive data of the industry. Design becomes a place of convergence of ideas and skills related to factuality, based on a multidisciplinary intelligence» (Vittoria, 1999). A lucid and appropriate critique of the many formalistic emphases that have invested contemporary architecture. In the most acute phases of the pandemic, the radical nature of this polycrisis has been repeatedly invoked as a lever for an equally radical modification of the development models, for the definitive defeat of conjunctural and emergency modes of action. With particular reference to the Italian context, however, it seems improper to talk about a “change of models” – whether economic, social, productive or programming, rather than technological innovation – since in the national reality the models and reference systems prove to not to be actually structured. The current socio-economic and productive framework, and the political and planning actions themselves, are rather a variegated and disordered set of consolidated practices, habits often distorted when not deleterious, that correspond to stratified regulatory apparatuses, which are inconsistent and often ineffective. It is even more difficult to talk about programmatic rationality models in the specific sector of construction and built environment transformation, where the enunciation of objectives and the prospection of planning actions rarely achieve adequate projects and certain implementation processes, verified for the consistency of the results obtained and monitored for the ability in maintaining the required performance over time. Rather than “changing the model”, in the Italian case, we should therefore talk about giving shape and implementation to an organic and rational system of multilevel and inter-sectorial governance models, which assumes the principles of subsidiarity, administrative decentralization, inter-institutional and public-private cooperation. But, even in the current situation, with the pandemic not yet over, we are already experiencing a sort of “return to order”: after having envisaged radical changes – new urban models environmentally and climatically more sustainable, residential systems and public spaces more responsive to the pressing needs of social demand, priority actions to redevelop the suburbs and to strength infrastructures and ecosystem services, new advanced forms of decision-making decentralization for the co-planning of urban and territorial transformations, and so on – everything seems to has been reset to zero. This is evident from the list of actions and projects proposed by the National Recovery and Resilience Plan (NRRP), where no clear national strategy for green transition emerges, even though it is repeatedly mentioned. As highlighted by the Coordination of Technical-Scientific Associations for the Environment and Landscape1, and as required by EU guidelines2, this transition requires a paradigm shift that assumes eco-sustainability as a transversal guideline for all actions. With the primary objective of protecting ecosystem balances, improving and enhancing the natural and landscape capital, as well as protecting citizen health and well-being from environmental risks and from those generated by improper anthropization phenomena. The contents of the Plan explicitly emphases the need to «repair the economic and social damage of the pandemic crisis» and to «contribute to addressing the structural weaknesses of the Italian economy», two certainly relevant objectives, the pursuit of which, however, could paradoxically contrast precisely with the transition to a more sustainable development. In the Plan, the green revolution and the ecological transition are resolved in a dedicated axis (waste management, hydrogen, energy efficiency of buildings, without however specific reform guidelines of the broader “energy” sector), while «only one of the projects of the Plan regards directly the theme Biodiversity / Ecosystem / Landscape, and in a completely marginal way» (CATAP, 2021). Actions are also limited for assessing the environmental sustainability of the interventions, except the provision of an ad hoc Commission for the streamlining of some procedural steps and a generic indication of compliance with the DNSH-Do not significant Harm criterion (do not cause any significant damage), without specific guidelines on the evaluation methods. Moreover, little or nothing in the Plan refers on actions and investments in urban renewal, abandoned heritage recovery3, of in protecting and enhancing areas characterized by environmental sensitivity/fragility; situations widely present on the national territory, which are instead the first resource for a structural environmental transition. Finally yet importantly, the well-known inability to manage expenditure and the public administration inefficiencies must be considered: a limit not only to the effective implementation of projects, but also to the control of the relationship between time, costs and quality (also environmental) of the interventions. In many places, the Plan has been talked about as an opportunity for a real “reconstruction”, similar to that of post-war Italy; forgetting that the socio-economic renaissance was driven by the INA-Casa Plan4, but also by a considerable robustness of the cultural approach in the research and experimentation of new housing models (Schiaffonati, 2014)5. A possible “model”, which – appropriately updated in socio-technical and environmental terms – could be a reference for an incisive governmental action aiming at answering to a question – the one of the housing – far from being resolved and still a priority, if not an emergency. The crisis also implies the deployment of new skills, with a review of outdated disciplinary approaches, abandoning all corporate resistances and subcultures that have long prevented the change. A particularly deep fracture in our country, which has implications in research, education and professions, dramatically evident in the disciplines of architectural and urban design. Coherently with the EU Strategic Agenda 2019-2024 and the European Pillar of Social Rights, the action plan presented by the Commission in March 2021, with the commitment of the Declaration of Porto on May 7, sets three main objectives for 2030: an employment rate higher than 78%, the participation of more than 60% of adults in training courses every year and at least 15 million fewer people at risk of social exclusion or poverty6. Education, training and retraining, lifelong learning and employment-oriented skills, placed at the center of EU policy action, now require large investments, to stimulate employment transitions towards the emerging sectors of green, circular and digital economies (environmental design and assessment, risk assessment & management, safety, durability and maintainability, design and management of the life cycle of plans, projects, building systems and components: contents that are completely marginal or absent in the current training offer of Architecture). Departments and PhDs in the Technological Area have actively worked with considerable effectiveness in this field. In these regards, we have to recall the role played by Romano Del Nord «protagonist for commitment and clarity in identifying fundamental strategic lines for the cultural and professional training of architects, in the face of unprecedented changes of the environmental and production context» (Schiaffonati, 2021). Today, on the other hand, the axis of permanent and technical training is almost forgotten by ministerial and university policies for the reorganization of teaching systems, with a lack of strategic visions for bridging the deficit of skills that characterizes the area of architecture on the facing environmental and socio-economic challenges. Also and precisely in the dual perspective of greater interaction with the research systems and with the world of companies and institutions, and of that trans- and multi-disciplinary dimension of knowledge, methods and techniques necessary for the ecological transition of settlement systems and construction sector. Due to the high awareness of the Technological Area about the multifactorial and multi-scale dimension of the crises that recurrently affect our territories, SITdA has been configured since its foundation as a place for scientific and cultural debate on the research and training themes. With a critical approach to the consoling academic attitude looking for a “specific disciplinary” external and extraneous to the social production of goods and services. Finalizing the action of our community to «activate relationships between universities, professions, institutions through the promotion of the technological culture of architecture [...], to offer scientific-cultural resources for the training and qualification of young researchers [...], in collaboration with the national education system in order to advance training in the areas of technology and innovation in architecture» (SITdA Statute, 2007). Goals and topics which seem to be current, which Techne intends to resume and develop in the next issues, and already widely present in this n. 22 dedicated to the Circular Economy. A theme that, as emerges from the contributions, permeates the entire field of action of the project: housing, services, public space, suburbs, infrastructures, production, buildings. All contexts in which technological innovation invests both processes and products: artificial intelligence, robotics and automation, internet of things, 3D printing, sensors, nano and biotechnology, biomaterials, biogenetics and neuroscience feed advanced experiments that cross-fertilize different contributions towards common objectives of circularity and sustainability. In this context, the issue of waste, the superfluous, abandonment and waste, emerge, raising the question of re-purpose: an action that crosses a large panel of cases, due to the presence of a vast heritage of resources – materials, artefacts, spaces and entire territories – to be recovered and re-functionalized, transforming, adapting, reusing, reconverting, reactivating the existing for new purposes and uses, or adapting it to new and changing needs. Therefore, by adopting strategies and techniques of reconversion and reuse, of re-manufacturing and recycling of construction and demolition waste, of design for disassembly that operate along even unprecedented supply chains and which are accompanied by actions to extend the useful life cycle of materials , components and building systems, as well as product service logic also extended to durable goods such as the housing. These are complex perspectives but considerably interesting, feasible through the activation of adequate and updated skills systems, for a necessary and possible future, precisely starting from the ability – as designers, researchers and teachers in the area of Architectural Technology – to read the space and conceive a project within a system of rationalities, albeit limited, but substantially founded, which qualify the interventions through approaches validated in research and experimental verification. Contrarily to any ineffective academicism, which corresponds in fact to a condition of subordination caused by the hegemonic dynamics at the base of the crisis itself, but also by a loss of authority that derives from the inadequate preparation of the architects. An expropriation that legitimizes the worst ignorance in the government of the territories, cities and artifacts. Education in Architecture, strictly connected to the research from which contents and methods derive, has its central pivot in the project didactic: activity by its nature of a practical and experimental type, applied to specific places and contexts, concrete and material, and characterized by considerable complexity, due to the multiplicity of factors involved. This is what differentiates the construction sector, delegated to territorial and urban transformations, from any other sector. A sector that borrows its knowledge from other production processes, importing technologies and materials. With a complex integration of which the project is charged, for the realization of the buildings, along a succession of phases for corresponding to multiple regulatory and procedural constraints. The knowledge and rationalization of these processes are the basis of the evolution of the design and construction production approaches, as well as merely intuitive logics. These aspects were the subject of in-depth study at the SITdA National Conference on “Producing Project” (Reggio Calabria, 2018), and relaunched in a new perspective by the International Conference “The project in the digital age. Technology, Nature, Culture” scheduled in Naples on the 1st-2nd of July 2021. A reflection that Techne intends to further develop through the sharing of knowledge and scientific debate, selecting topics of great importance, to give voice to a new phase and recalling the practice of design research, in connection with the production context, institutions and social demand. “Inside the Polycrisis. The possible necessary” is the theme of the call we launched for n. 23, to plan the future despite the uncertainties and risks, foreshadowing strategies that support a unavoidable change, also by operating within the dynamics that, for better or for worse, will be triggered by the significant resources committed to the implementation of the Recovery Plan. To envisage systematic actions based on the centrality of a rational programming, of environmentally appropriate design at the architectural, urban and territorial scales, and of a continuous monitoring of the implementation processes. With the commitment also to promote, after each release, a public moment of reflection and critical assessment on the research progresses. NOTES 1 “Osservazioni del Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio al PNRR”, 2021. 2 EU Guidelines, SWD-2021-12 final, 21.1.2021. 3 For instance, we can consider the 7,000 km of dismissed railways, with related buildings and areas. 4 The two seven-year activities of the Plan (1949-1963) promoted by Amintore Fanfani, Minister of Labor and Social Security at the time, represented both an employment and a social maneuver, which left us the important legacy of neighborhoods that still today they have their own precise identity, testimony of the architectural culture of the Italian twentieth century. But also a «grandiose machine for the housing» (Samonà, 1949), based on a clear institutional and organizational reorganization, with the establishment of a single body (articulated in the plan implementation committee, led by Filiberto Guala, with regulatory functions of disbursement of funds, assignment of tasks and supervision, and in the INA-Casa Management directed by the architect Arnaldo Foschini, then dean of the Faculty of Architecture), which led to the construction of two million rooms for over 350,000 families. See Di Biagi F. (2013), Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Tecnica, Enciclopedia Treccani. 5 From Quaderni of the Centro Studi INA-Casa, to Gescal and in the Eighties to the activity of CER. Complex theme investigated by Fabrizio Schiaffonati in Il progetto della residenza sociale, edited by Raffaella Riva. 6 Ferruccio De Bortoli underlines in Corriere della Sera of 15 May 2021: «The revolution of lifelong learning (which) is no less important for Brussels than the digital or green one. By 2030, at least 60 per cent of the active population will have to participate in training courses every year. It will be said: but 2030 is far away. There’s time. No, because most people have escaped that to achieve this goal, by 2025 – that is, in less than four years – 120 million Europeans will ideally return to school. A kind of great educational vaccination campaign. Day after tomorrow».
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Thèses sur le sujet "Socio-tecnica"

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LAMPUGNANI, DAVIDE. « SMART CITIES E PROCESSI DI TRADUZIONE SOCIO-TECNICA. IL CASO DI TORINO SMART CITY ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6764.

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Résumé :
La tesi ha come oggetto lo studio del rapporto tra tecnologia e società all’interno del fenomeno delle smart cities. In particolare, facendo riferimento all’approccio dei Science and Technology Studies, il lavoro di ricerca si propone di indagare i processi di traduzione socio-tecnica dell’idea di “smart city” riferendosi empiricamente al campo italiano ed al caso della città di Torino. A livello concettuale e metodologico, si sottolinea la necessità di far dialogare ed integrare lo studio dettagliato dei processi socio-tecnici con il più ampio contesto storico entro cui questi si trovano inseriti. A livello storico, invece, la tesi traccia una traiettoria che, partendo dalla città reticolare moderna della metà dell’800 e risalendo fino ai movimenti delle intelligent cities e della smart growth degli anni ’90, arriva fino al rilancio globale della smart city nel biennio 2008-2009. Infine, a livello attuale, il lavoro pone in evidenza il rapporto ambivalente tra le narrazioni e le forme di traduzione socio-tecnica veicolate dagli attori imprenditoriali ed istituzionali internazionali e le narrazioni e le forme di traduzione sviluppate dalle città. Attraverso l’analisi del caso di Torino Smart City la tesi mostra le potenzialità insite nell’idea di “smart city” ed i rischi connessi alla riproduzione di forme di tecno-determinismo e tecno-utopismo.
The object of the thesis is the study of the relationship between technology and society within the phenomenon of smart cities. In particular, referring to the Science and Technology Studies approach, the research aims at investigating the processes of socio-technical translation of the “smart city” idea by empirically addressing the Italian field and the case study of the city of Turin. At conceptual and methodological level, we show the necessity of a dialogue and an integration between the thick description of socio-technical processes and the wider context within which these are embedded. At historical level, the thesis traces a trajectory that, starting from the modern networked city of mid ‘800 and continuing up to intelligent cities and smart growth movements of the 90s, reaches the global raising of the smart city in 2008-2009. Finally, at present, the work underlines the ambivalent relationship between narrations and forms of socio-technical translation pushed by entrepreneurial and international institutional actors and narrations and forms of translation developed by cities. By analyzing the case of Torino Smart City the thesis shows both the inherent potentialities of the “smart city” idea and the risks connected with the reproduction of forms of techno-determinism and techno-utopianism.
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2

Novaes, Henrique Tahan. « Para alem da apropriação dos meios de produção ? : o processo de adequação socio-tecnica em fabricas recuperadas ». [s.n.], 2005. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/286696.

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Résumé :
Orientador: Renato Peixoto Dagnino
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Geociencias
Made available in DSpace on 2018-08-05T11:50:50Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Novaes_HenriqueTahan_M.pdf: 775401 bytes, checksum: 80cc6107e929c845b959320c335e933d (MD5) Previous issue date: 2005
Resumo: Esta dissertação apresenta as conclusões e o percurso teórico metodológico de uma pesquisa financiada pela Fapesp realizada em 8 Fábricas Recuperadas (FRs) brasileiras, argentinas e uruguaias para identificar processos de Adequação Sócio-Técnica (AST). No plano teórico, iniciou-se pela avaliação da concepção, entre outras, da corrente principal do marxismo, que acredita que as forças produtivas seguem um caminho inexorável e podem ser usadas numa eventual sociedade socialista. Provavelmente por isso, os partidários da Economia Solidária acreditam que a tecnologia convencional, engendrada sob a égide das relações sociais de produção capitalistas para atender à lógica de acumulação das grandes empresas, pode ser usada sem significativas modificações nos empreendimentos autogestionários que preconizam. Baseado na visão daqueles que revisitando o enfoque da construção social da tecnologia argumentam no sentido antagônico, e nos estudos sobre aprendizagem técnico-econômica latino-americanos, concebemos o conceito de AST. Ele pode ser entendido como um processo inverso ao da construção sócio - técnica, em que um artefato tecnológico sofreria um processo de adequação aos valores e interesses políticos de grupos sociais relevantes, distintos daqueles que originalmente participaram de sua construção. Na pesquisa empírica, observamos que as FRs, apesar de inseridas no sistema produtor de mercadorias e tendendo a reproduzir as relações de trabalho herdadas, promoveram processos de AST nos âmbitos de a) software: mudanças de natureza cultural ligadas à repartição do excedente (i.e., retiradas mais próximas ou igualitárias), adequação parcial da fábrica aos interesses dos trabalhadores, apropriação do conhecimento do processo produtivo sem modificação da divisão do trabalho; b) orgware: apropriação do conhecimento do processo produtivo com modificação da divisão do trabalho; c) hardware: aquisição de maquinário, adaptações e repotenciamento. As FRs observadas, embora tenham promovido processos que se inserem na tipologia de sete modalidades de AST propostas na metodologia desenvolvida na pesquisa, parecem encontrar obstáculos devido: a) à naturalização da organização do processo de trabalho pelos cooperados, b) ao fetiche da tecnologia, que leva a que se acredite que a última tecnologia é sempre a melhor e se ignore seu caráter relacional, c) ao tempo necessário para uma transformação significativa das forças produtivas e da forma de repartição do excedente, d) aos constrangimentos impostos pelo mercado capitalista
Abstract: This dissertation presents the conclusions and the methodologica1 theoretica1 course of a research accomplished in eight Recovered Firms (FRs) from Brazil, Argentine and Uruguay to identify processes of Socio-Technica1 Adequation (STA). In the theoretica1 approach, we began by evaluating the conception, among other, of the marxism's mainstream that believes that the productive forces follow a relentless road and they can be used in an eventual socialist society. Probably for that reason, the supporting of the Solidary Economy believe that the conventional technology, engendered under the aegis of the capitalist social relations of production to promote the accumulation of capital of the great companies, can be used without significant modifications in the self management enterprises that they extol. Based on the vision of those that revisiting the focus of the social construction of the technology argues in the antagonistic sense, and in the latin-americans studies on techno-economical learning, we conceived the concept of STA. It can be understood as an inverse process of the socio-technical construction, in that a technologica1 artefact would suffer an adaptation process to the values and politica1 interests of relevant social groups, different from those that originally participated in it construction. In the empiric research, we observed that RFs, in spite of having inserted in the system producing of goods and tending to reproduce the work relationships inherited, promoted processes of STA in the leve1s: a) software: changes of cultural nature linked to the partition of the surplus (closer or equalitarian "wages"), partial adaptation of the factory to the workers' interests, appropriation of the knowledge of the productive process without modification of the division of the labour; b) orgware: appropriation of the productive process's knowledge with modification in the division of the labour; c) hardware: acquisition of machines, adaptations and recapacity. Although the observed firms have promoted processes that interfere in the typology of seven modalities of ST A proposed in the methodology developed in the research, they face obstacles related with: a) the naturalization of the labour process's organization for those cooperated, b) the fetish of the technology, that takes us to believe the last technology is always the best and ignore it relational character, c) the necessary time for a significant transformation of the productive forces and in the way of partition in the surplus, d) the impediments imposed by the capitalist market
Mestrado
Mestre em Política Científica e Tecnológica
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3

PEREZ, GUTIERREZ ROSABELL. « ADECUACIÓN SOCIO-TÉCNICA DE LAS FUENTES RENOVABLES DE ENERGÍA (FRE) COMO APUESTA AL DESARROLLO LOCAL : TRES CASOS DE ESTUDIO EN CUBA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/325873.

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Résumé :
Oggetto di processi complessi, di crisi e aggiustamenti, il concetto di sviluppo trascende lo spazio economico, politico, sociale e ambientale e si configura anche in base alla sua relazione con il progresso tecnologico. Tecnologia e sviluppo sono oggetto di attenzione tanto in ambito accademico quanto sul piano delle politiche pubbliche e dei programmi e progetti orientati a rispondere ai problemi di esclusione, povertà e diseguaglianza. A partire da questa relazione, tecnologia e politiche devono essere messe in relazione per fare fronte a problemi concreti, a partire dal processo di concezione delle politiche, di disegno e di loro implementazione, così come l’utilizzo della tecnologia a livello territoriale. La capacità di utilizzare la tecnologia e il suo ruolo nell’ambito energetico sono elementi chiave per lo sviluppo e per rispondere alle sfide connesse ai territori, e favorevoli alla ricerca di soluzioni inclusive a di autogestione. Obiettivo generale Sviluppare una metodologia integrata di intervento e formazione che permetta di potenziare l’adeguamento socio-tecnico delle fonti di energia rinnovabile a partire dal concetto di sviluppo locale nelle comunità rurali isolate di Cuba. La ricerca si sviluppa a partire da una riflessione sulla dimensione sociale della tecnologia e introduce degli indicatori socio-tecnici che tengano conto l’analisi e lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile nei contesti rurali, guardando alle sue implicazioni, limiti e opportunità per il processo di sviluppo locale. Dal punto di vista pratico la ricerca intende riconoscere il carattere trasformativo, multidisciplinare e partecipativo delle azioni implementate. Inoltre, si realizza un manuale di strumenti per la partecipazione per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili a partire dall’approccio dell’educazione popolare. La ricerca intende contribuire in maniera innovativa a concepire una metodologia di intervento e formazione come parzialmente implementato nei tre ambiti dei casi studio identificati. Si propone inoltre una sistematizzazione critica della traiettoria delle principali politiche, programmi e progetti che intendono contribuire all’adozione delle fonti di energia rinnovabili a Cuba. Il presente e il futuro energetico a Cuba dipendono anche dallo sviluppo umano. Solo grazie ad un approccio più trasparente, democratico e decentralizzato nella gestione energetica locale potremo generare nuove pratiche e innovazioni a beneficio delle comunità e dei soggetti coinvolti a livello locale. La trasformazione tecnologica deve adeguarsi ai tempi umani dei soggetti coinvolti ed essere frutto dei saperi diffuse, innestandosi in un clima di dialogo propositivo, partecipativo e trasformativo.
Con luces y sombras, el desarrollo emerge como desafío para la construcción de un orden social humanizador. Aciertos y contradicciones modelan sus esencias, apropiaciones, prácticas e impactos. Como parte de su abordaje crítico, adquiere renovados sentidos éticos y compromisos políticos, en diálogo y confrontación entre los sujetos sociales implicados, en disputa con sus imaginarios y percepciones, lo que representa un despertar de los procesos emancipatorios que sostienen la idea del cambio. Sometido a complejos procesos de crisis y ajustes, el desarrollo trasciende el espacio económico, político, social y ambiental, y se reconfigura también en su relación con los adelantos tecno-científicos. En correspondencia, tecnología y desarrollo se instauran como tema de interés, tanto en el ámbito académico como en el plano de las políticas públicas, programas y proyectos orientados a la provisión de soluciones a problemas de exclusión, pobreza y desigualdad. Desde este sistema de relaciones, tecnologías y políticas se co-construyen para hacer frente a problemáticas concretas a partir de los procesos de concepción, diseño, producción e implementación de tecnologías a nivel territorial y local. En este orden, la soberanía tecnológica y su relación con el ámbito energético apuesta al desarrollo y fortalecimiento de capacidades para hacer frente a los desafíos contextuales a partir de la búsqueda de soluciones autogestionadas e inclusivas. Objetivo general Desarrollar una metodología integrada de intervención/formación que permita potenciar la adecuación socio-técnica de las FRE desde la concepción del desarrollo local en comunidades rurales aisladas de Cuba. Desde el punto de vista teórico, la investigación ilustra la gnoseología de los estudios sociales de la tecnología. Aporta un sistema de indicadores socio-técnicos a tener en cuenta en el análisis y desarrollo de las FRE en contextos rurales, visto desde sus implicaciones, límites y oportunidades en los procesos de desarrollo local. Desde el punto de vista práctico destaca el carácter transformador, multidisciplinar y participativo de las acciones concebidas e implementadas. En tercer orden, se aporta un manual de instrumentos participativos para el desarrollo de las FRE desde el enfoque de la educación popular. La novedad científica apunta a la concepción de una metodología de intervención/formación, parcialmente implementada en los ámbitos de trabajo y con resultados concretos en las tres comunidades seleccionadas como casos de estudio. Por otro lado, se realiza una sistematización crítica de la trayectoria de las principales políticas, programas y proyectos orientados al desarrollo y la adopción de las fuentes renovables de energía en Cuba. Presente y futuro energético para Cuba enuncia un camino hacia el desarrollo renovable de cada uno de nuestros recursos, incluyendo de manera particular el humano. Solo desde un posicionamiento cada vez más transparente, democrático y descentralizado en la gestión energética local podremos generar nuevas concepciones, prácticas e innovaciones en beneficio de los sujetos en el espacio local. El cambio tecnológico debe parecerse a su tiempo y a su gente, ser fruto de los saberes multiplicados, beber de la experiencia y promover el diálogo, ser —por esencia— propositivo, participativo, transformador.
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Versino, Mariana Selva. « Analise socio-tecnica de processos de produção de tecnologias intensivas em conhecimento em paises subdesenvolvidos : a trajetoria de uma empresa nuclear e espacial argentina (1970-2005) ». [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/286781.

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Résumé :
Orientador: Hernan Eduardo Thomas
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Geociencias
Made available in DSpace on 2018-08-07T09:01:36Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Versino_MarianaSelva_D.pdf: 1141722 bytes, checksum: 48efd0a98f87631b89b1e0c3fa9989f4 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: A tese analisa como tem sido possível o desenvolvimento de tecnologias intensivas em conhecimento bem sucedidas em termos comerciais, em países em que existe escassa relação entre pesquisa e produção e onde o usual é a manufatura de bens com pequeno valor agregado. O estudo focaliza-se em processos concretos de criação e incorporação de conhecimentos à produção, desde uma abordagem sócio-técnica que integra as dimensões sociais, econômica, política e ideológica, analisadas de forma isolada e como ¿fatores externos¿ à produção da tecnologia na literatura existente. A pesquisa analisa as estratégias desenvolvidas pelos diferentes atores (engenheiros, pesquisadores, técnicos, empresários, clientes, fornecedores, funcionários etc.) participantes dos processos de construção de tecnologias intensivas em conhecimentos.Para isso, se estuda a trajetória sócio-técnica de uma empresa Argentina de capital nacional, exportadora de tecnologia nos setores espacial e nuclear, com uma permanência no mercado há mais de uma descada, e que baseia sua vantagem competitiva no uso intensivo do conhecimento. Utilizam-se categorias teóricas da sociologia da tecnologia e da economia da inovação, a partir de uma triangulação conceitual e de uma análise crítica para a compreensão da realidade latino-americana. A metodologia do trabalho é qualitativa e histórica. Utiliza fontes secundárias além da realização de trabalho de campo com entrevistas na empresa. A tese leva a compreender os processos de aprendizagem, produção e utilização do conhecimento em países subdesenvolvidos e ao enriquecimento das ferramentas teórico-conceituais do campo Ciência, Tecnologia e Sociedade (CTS) para a análise dos processos de mudança tecnológica e inovação na América Latina. Ao mesmo tempo, os resultados da pesquisa são um insumo de interesse para o desenho e planejamento das políticas de C&T e de inovação nacionais e regionais
Abstract: The thesis analyzes how has been possible the development of knowledge-intensive technologies comercially suscessful, in countries where there is a weak relationship between research and production and where the usual is the manufacture of goods with small joined value. The study is focused in concrete processes of criation and incorporation of knowledge to production, from a sociotechnical approach that integrates the social, economical, political and ideological dimensions considered in an isolated way and as ¿external factors¿ to the production of technology in the existent literature. The research seeks to understand the strategies developed by the different actors (engineers, researchers, technicians, entrepreneurs, customers, suppliers, employees etc.) participants of the processes of construction of knowledge-intensive technologies. For that, it is studied the sociotechnical trajectory of an Argentinean company of national capital, technology exporter in the space and nuclear sectors, with a permanence in the market of more than one decade and that bases its competitive advantage on the intensive use of knowledge. Theoretical categories of the sociology of technology and the economy of innovation are used, based on a conceptual triangulation and on a critical analysis for the understanding of the Latin-American reality. The methodology of the work is qualitative and historical. It uses secondary sources besides the accomplishment of field work with interviews in the company. The thesis intends to understand the learning processes, production and use of knowledge in underdeveloped countries and contribute to the enrichment of the theoretical tools of Science and Technology Studies (STS) for the analysis of the processes of technological change and innovation in Latin America. At the same time, the results of the research are an interesting input for the drawing and planning of Science, Technology and Innovation national policies
Doutorado
Doutor em Política Científica e Tecnológica
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MANZINI, ALESSANDRA. « Dinamiche di transizione in ecovillaggi del Senegal ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/11578/319927.

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Résumé :
La ricerca di dottorato è stata un viaggio alla ricerca di intuizioni trasformative multiverso che emergono dal movimento degli eco-villaggi senegalese e da esperienze alternative anti-egemoniche. La domanda da cui sono partita si interroga su cosa possiamo apprendere dalle esperienze di transizione socio-ecologica di successo degli ecovillaggi del Senegal. La prima questione ha generato riflessioni su quali metodi di emersione delle forme di transizione impiegare per includere una pluralità di voci e prospettive. I metodi attivati sono in linea con principi etico-filosofici inspirati al pensiero decoloniale. Tali metodi si propongono di restituire la complessità dei diversi sistemi insediativi e le differenze esistenti in significati, traiettorie, visioni, cosmologie, valori e pratiche delle diverse forme di transizione. Si è optato pertanto per la costruzione di un disegno valutativo multidimensionale comparativo in grado di comprendere spunti trasformativi e aspetti etico-filosofici appresi dalle scuole africane, ed effettuare un’analisi di sensitività relativa all’incidenza delle pratiche antropiche e delle condizioni climatiche sulle dinamiche di transizione. La ricerca di correlazione tra forme di transizione e spinte sociali ha portato ad evidenziare tra i casi studio le esperienze anti-egemoniche di resistenza, quelle di adattamento proattivo e all’estremo opposto di resa. Questi ultimi rinviano a casi di migrazione dovuti a crisi ambientali irreversibili. La ricerca ha applicato una metodologia variegata, utilizzando spettacoli di teatro-forum come pratica decoloniale per discutere i problemi della transizione ecologica con gli abitanti dei luoghi e un itinerario metodologico diversificato, che ha seguito un disegno valutativo ricorsivo per aggiornare le ipotesi in itinere. I risultati mostrano la co-presenza di molteplici prospettive africane endogene, che tendono ad arricchire il messaggio "Africa-Mondo". Il messaggio è veicolato dal linguaggio con cui le nicchie (eco-villaggi) traducono il termine transizione ecologica, dalle forme di vita che riproducono nella loro spazialità, dalla resistenza delle connessioni di legame e dalla condivisione degli ecosistemi sociali nelle prassi e nelle cosmo-visioni, nonostante le perturbazioni del colonialismo, capitalismo e la poli-esposizione alla globalizzazione. Le cosmo-visioni si relazionano con gli immaginari e le spiegazioni fornite dalle comunità sull'origine del mondo e sul loro rapporto con la terra. Le auto-narrazioni dei luoghi presentano modi alternativi di abitare la terra e di relazionarsi con i non umani, più che con gli umani. I risultati della ricerca consentono di riflettere sul senso delle sfide ecologiche contemporanee in prospettiva africana. Si tratta di risultati parziali ottenuti mettendo in tensione esplorazioni sul campo con ‘paradigmi africani’ emergenti. La tensione non si è dimostrata indolore su entrambi i versanti. Se da un lato esperienze di connessione e cosmologie sembrano produrre forme di vita in parziale equilibrio con la natura, connotate da cooperazione sociale e legami che ne arricchiscono la qualità, dall’altro i nuovi ‘paradigmi africani’ sembrano difettare in autonomia, ma soprattutto incontrano difficoltà di legittimazione continentale. Non è un caso che i tentativi di traduzione delle cosmologie nelle pratiche di vita generino ecologie ibride che, oltre a mettere in discussione genealogie ‘scientifiche’ coloniali, sollevano il più generale quesito di cosa siano oggi le Afriche. La scoperta di quali risorse rappresentino leve di una transizione ecologica endogena su cui scommettere per rafforzare l’autonomia locale e la meta-stabilità di sistemi socio-ecologiche potrebbe aprire significative piste di ricerca per l’Africa e i suoi luoghi.
The PhD research was a journey in search of multiverse transformative insights emerging from the Senegalese eco-village movement and alternative anti-hegemonic experiences. The question I started from asks what can we learn from the successful socio-ecological transition experiences of Senegal's eco-villages. The first question generated reflections on which methods of emerging forms of transition to employ in order to include a plurality of voices and perspectives. The methods applied are in line with ethical-philosophical principles inspired by de-colonial thinking. These methods aim to reveal the complexity of different settlement systems and the existing differences in meanings, trajectories, visions, cosmologies, values and practices of different forms of transition. We therefore opted for the construction of a comparative multidimensional evaluative design capable of encompassing transformative cues and ethical-philosophical aspects learnt from African schools, and carry out a sensitivity analysis on the impact of anthropic practices and climatic conditions on transition dynamics. The search for correlations between forms of transition and social drives led to the identification among the case studies of anti-hegemonic experiences of resistance, those of proactive adaptation and at the opposite extreme of surrender. The latter refer to cases of migration due to irreversible environmental crises. The research applied a hybrid methodology, using theatre-forum performances as a decolonial practice to discuss issues of ecological transition with local inhabitants, and a diverse methodological itinerary, which followed a recursive evaluative design to update hypotheses in progress. The results show the co-presence of multiple endogenous African perspectives, which tend to enrich the "Africa-World" message. The message is conveyed by the language with which the niches (eco-villages) translate the term ecological transition, the forms of life they reproduce in their spatiality, the resilience of bonding connections and the sharing of social ecosystems in practices and cosmo-visions, despite the disruptions of colonialism, capitalism and poly-exposure to globalisation. Cosmo-visions relate to the imaginaries and explanations provided by communities about the origin of the world and their relationship to the earth. The self-narratives of places present alternative ways of inhabiting the earth and relating to non-humans, rather than humans. The research findings allow us to reflect on the meaning of contemporary ecological challenges from an African perspective. They are partial results obtained by tensioning field explorations with emerging 'African paradigms'. The tension has not proved painless on both sides. While experiences of connectedness and cosmologies seem to produce forms of life in partial balance with nature, connoted by social cooperation and ties that enrich their quality, the new 'African paradigms' seem to lack autonomy, but above all they encounter difficulties with continental legitimacy. It is no coincidence that attempts to translate cosmologies into life practices generate hybrid ecologies that, in addition to questioning colonial 'scientific' genealogies, raise the more general question of what Africa is today. The discovery of which resources represent levers of an endogenous ecological transition on which to focus in order to strengthen local autonomy and the meta-stability of socio-ecological systems could open up significant avenues of research for Africa and its places.
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« Para alem da apropriação dos meios de produção ? : o processo de adequação socio-tecnica em fabricas recuperadas ». Tese, Biblioteca Digital da Unicamp, 2005. http://libdigi.unicamp.br/document/?code=vtls000375370.

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« Analise socio-tecnica de processos de produção de tecnologias intensivas em conhecimento em paises subdesenvolvidos : a trajetoria de uma empresa nuclear e espacial argentina (1970-2005) ». Tese, Biblioteca Digital da Unicamp, 2006. http://libdigi.unicamp.br/document/?code=vtls000392993.

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Livres sur le sujet "Socio-tecnica"

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Le metamorfosi : Natura, artificio e tecnica : dal mutamento sociale alla mutazione socio-biologica. Milano : FrancoAngeli, 2006.

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