Littérature scientifique sur le sujet « Sindrome nefrosica »

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Articles de revues sur le sujet "Sindrome nefrosica"

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Lorusso, P., I. Cipollini, A. Bottai et G. Barsotti. « Sindrome nefrosica steroido-resistente trattata con ACTHh ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no 1 (24 janvier 2018) : 5–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1189.

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Résumé :
L'effetto antiproteinurico dell'ACTH è stato recentemente dimostrato nei pazienti con glomerulonefrite membranosa resistenti alla terapia convenzionale. Abbiamo praticato tale terapia in una paziente di 17 anni, giunta alla nostra osservazione con sindrome nefrosica (proteinuria 24h: 10 gr) e funzione renale normale. La paziente, con un quadro istologico di glomerulonefrite proliferativa mesangiale, era già stata sottoposta a terapia steroidea con prednisone 1 mg/kg/die per 3 mesi senza successo. Abbiamo impiegato dosi di ACTH più basse rispetto a quelle riportate in letteratura (1 mg i.m. alla settimana anziché 2 mg) per un anno, ottenendo una remissione completa della sindrome nefrosica: a distanza di 2 anni dalla fine della terapia la proteinuria è ancora assente. La funzione renale si è mantenuta stabile durante e dopo il trattamento, e non si sono verificati effetti collaterali legati al trattamento.
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Lorusso, P., I. Cipollini, A. Bottai et G. Barsotti. « Sindrome nefrosica steroido-resistente trattata con ACTHh ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 22, no 1 (janvier 2010) : 5–8. http://dx.doi.org/10.1177/039493621002200102.

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Gentile, M. G. « Ruolo Della Terapia Dietetica Nella Sindrome Nefrosica ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 5, no 3 (juillet 1993) : 23–27. http://dx.doi.org/10.1177/039493629300500303.

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Ventura, Alessandro. « La pagina gialla ». Medico e Bambino 40, no 5 (15 mai 2021) : 283–84. http://dx.doi.org/10.53126/meb40283.

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Résumé :
Vaccinazioni in gravidanza: dalla pertosse al Covid - Chirurgia prenatale: efficace a lungo termine nel mielomeningocele - Microbi efficienti… al posto del pane. Ovvero: come i ricchi pensano al bene dei poveri - Rituximab (e sindrome nefrosica corticodipendente) - Anelli vascolari e anomalie dell’arco aortico
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Moriconi, Luigi. « Terapia della sindrome nefrosica idiopatica : ruolo delle tecniche aferetiche ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4_suppl (23 juillet 2013) : S41—S45. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1090.

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Résumé :
La Sindrome Nefrosica Idiopatica (Idiopathic Nephrotic Syndrome, INS) ricorre essenzialmente in presenza di due glomerulopatie: la MCN (Minimal Change Nephropathy) e la FSGS (Focal Segmental Glomerular Sclerosis). La prima ha un decorso più benigno ed è più frequente nei bambini, mentre la seconda ha un decorso più severo, può portare a Insufficienza Renale Cronica Terminale e può re-cidivare nel trapianto. Soprattutto per la FSGS sono state identificate possibili eziologie virali o genetiche, oltre a forme secondarie in corso di altre malattie, per cui non è semplice classificare queste glomerulopatie. Le forme ricorrenti nel rene trapiantato costituiscono un gruppo più omogeneo. I fattori che sembrano essere comuni alla MCN e alla FSGS, anche se maggiormente espressi e studiati nella seconda, sono la lesione glomerulare caratterizzante a carico dei podociti, e il frequente riscontro di sostanze circolanti, definite fattori di permeabilità (PFs), capaci di indurre proteinuria. Corticosteroidi e Immunosoppressori sono la terapia standard della INS. Tuttavia, la presenza di casi farmaco-resistenti e l'identificazione di alcuni PFs circolanti hanno consentito di utilizzare nuove terapie dirette a bloccare la sintesi o l'azione di queste molecole e hanno fornito un ulteriore razionale alla loro rimozione mediante plasmaferesi convenzionale (PEX) o aferesi selettiva.
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Conversano, Ester, Anna Maria Chiara Galimberti et Martina Bevacqua. « Sindrome nefrosica : raccomandazioni terapeutiche oltre le linee guida SINePe ». Medico e Bambino 39, no 9 (9 novembre 2020) : 591–95. http://dx.doi.org/10.53126/meb39591.

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Travasoni, Francesca, Mariangela Annoloro, Alessia Bortot, Stefano Cantelli, Giorgia Russo et Yuri Battaglia. « Amiloidosi e Glomerulonefrite Extracapillare : un raro caso clinico di overlap ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4 (25 novembre 2013) : 310–14. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1063.

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Résumé :
L'amiloidosi è una malattia caratterizzata dalla deposizione in sede extracellulare di materiale di natura proteica detto amiloide. Questa malattia sistemica può essere sia primitiva AL che secondaria AA. Il coinvolgimento renale è un'evenienza frequente e, occasionalmente, si assiste a un'insufficienza renale rapidamente progressiva sostenuta dalla sovrapposizione di una glomerulonefrite extracapillare. I rari casi riportati in letteratura sono correlati a un'amiloi-dosi secondaria all'artrite reumatoide. Si riporta il caso clinico di una donna di 46 anni tabagista, affetta da ipotiroidismo su base autoimmune, giunta alla nostra osservazione per la comparsa di sindrome nefrosica, ipertensione arteriosa, anemizzazione e insufficienza renale acuta. L'esame bioptico renale evidenziava un quadro compatibile con la presenza contemporanea di amiloidosi primitiva AL e glomerulonefrite extracapillare. Nonostante l'avvio tempestivo della terapia farmacologica, la paziente è deceduta dopo circa sei mesi.
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Ardissino, Gianluigi, et Antonio Vergori. « Gestione dei liquidi e del sodio nella reidratazione per via endovenosa in età pediatrica ». Medico e Bambino Pagine elettroniche 23 (juillet 2020) : 156. http://dx.doi.org/10.53126/mebxxiiil156.

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Résumé :
Tornando indietro con la memoria a quasi 30 anni orsono, quando ero giovane specializzando in Pediatria, ricordo distintamente le personali incertezze e difficoltà ad acquisire un metodo per la corretta reidratazione del bambino. Ciascuno dei miei Maestri di allora sembrava utilizzare un approccio diverso e non univoco, come se l’argomento non avesse una sua regola precisa: c’era chi utilizzava sistematicamente la soluzione fisiologica, chi una soluzione ipotonica (a 20, 40 o 60 mEq/l di NaCl) e chi preparava la soluzione aggiungendo NaCl ipertonico alla glucosata. Per non parlare dei volumi da infondere e quindi delle velocità di infusione; anche questi gestiti con variabilità che non consentivano mai di derivarne una regola. In tali condizioni appariva impossibile imparare un metodo, forse anche perché, di fatto, un metodo non c’era. Le stesse mie difficoltà e incertezze le percepisco oggi negli specializzandi che si susseguono al nostro fianco come se il problema di una corretta reidratazione, per quanto basilare in Pediatria, rimanesse invariato nel tempo. La mia vita professionale mi ha poi portato dalla Pediatria alla Nefrologia pediatrica, ove l’equilibrio idrico ed elettrolitico sono elemento fondamentale del sapere. In tale contesto e per superare l’handicap una volta per tutte, ho sviluppato un metodo per la reidratazione del bambino che oggi credo sia giunta l’ora di condividere. Il metodo al quale alludo, infatti, si è rivelato efficace nel corso di decenni di attività non solo nelle condizioni di disidratazione semplice ma anche in condizioni estreme: dal prematuro di 380 g al ragazzone di 110 kg, dalla natremia di 99 mEq/l a quella di 203 mEq/l, dal disidratato con grave insufficienza renale (urea di 604 mg/dl) a quello con sindrome nefrosica (e albuminemia di 0,6 g/dl). A chi avrà la bontà di leggere questo nostro scritto e la pazienza di comprenderlo, promettiamo non solo di superare per sempre le incertezze e difficoltà che agitano i pediatri ospedalieri più giovani (e talvolta anche quelli meno giovani) nell’approccio alla disidratazione, ma promettiamo anche molte soddisfazioni nel veder puntualmente accadere quello che era stato preventivato e anticipato da una grande dimestichezza con la materia che consentirà loro di “giocare” con gli equilibri del sodio e dell’acqua e avere riscontri sempre positivi.
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Brillantino, Carmela, Eugenio Rossi, Luisa Castelli, Salvatore Buffardi, Maria Elena Errico, Mattia Carbone, Rocco Minelli, Raffaele Zeccolini et Massimo Zeccolini. « Linfoma di Hodgkin e sindrome nefrosica : un raro caso in età pediatrica ». Journal of Radiological Review 5, no 4 (septembre 2018). http://dx.doi.org/10.23736/s2283-8376.18.00103-1.

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Varchetta, Giovanni, Marco Palma et Paolina Tanzillo. « Linfoma di Hodgkin associato a sindrome nefrosica in età pediatrica : tecniche di studio in TC e PET/TC ». Journal of Advanced Health Care, 13 août 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1908-004.

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Résumé :
In Italia il linfoma di Hodgkin (LH) costituisce il 6% dei tumori ed il 43% di tutti i linfomi nella fascia di età compresa tra 0-14 anni ed è più frequente nei maschi. I pazienti con LH nella maggior parte dei casi presentano al momento della diagnosi linfoadenopatie prevalentemente latero-cervicali e/o in sede toracica; invece, sono infrequenti una presentazione addominale e/o sintomi sistemici quali febbre, calo ponderale e sudorazioni notturne. Raramente il LH si manifesta con il quadro clinico di sindrome nefrosica (SN). In età pediatrica il tasso di incidenza annuale della SN è di 2-5 casi su 100.000 bambini e nei piccoli pazienti con meno di 8 anni è più frequente nei ma-schi; è solitamente idiopatica, ma esistono forme congenite o secondarie a glomerulonefriti e pa-tologie sistemiche. La SN si associa al LH solo nell’1% dei casi. La nefropatia a lesioni minime è la patologia renale più comunemente riscontrata nei bambini con LH. La lesione glomerulare pro-voca l’incremento della permeabilità della parete dei capillari glomerulari e conseguenzialmente la SN si manifesta con proteinuria, ipoalbuminemia, diminuzione della pressione oncotica pla-smatica e edema. Nel presente articolo descriviamo il caso raro di una bambina di 7 anni, giunta alla nostra osservazione con SN, che risultava resistente al trattamento con corticosteroidi. Dopo circa due mesi veniva diagnosticato un LH in addome.
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Thèses sur le sujet "Sindrome nefrosica"

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Isaya, Rosaria <1979&gt. « Proteinuria e sindrome nefrosica nel cane : studio reptrospettivo di 338 casi ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4830/1/tesi_da_depositare.pdf.

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Résumé :
La sindrome nefrosica (SN) è definita come la presenza concomitante di una proteinuria maggiore di 3.5g/24 h, ipoalbuminemia, ipercolesterolemia e presenza di edemi. I pazienti con SN sono più a rischio di quelli che presentano una nefropatia glomerulare non nefrosica (NNGD) per lo sviluppo di ipertensione, ipernatremia, complicazioni tromboemboliche e comparsa di insufficienza renale. In Medicina Veterinaria, la Letteratura riguardante l’argomento è molto limitata e non è ben nota la correlazione tra SN e gravità della proteinuria, ipoalbuminemia e sviluppo di tromboembolismo. L’obiettivo del presente studio retrospettivo è stato quello di descrivere e caratterizzare le alterazioni cliniche e clinicopatologiche che si verificano nei pazienti con rapporto proteine urinarie:creatinina urinaria (UPC) >2 con lo scopo di inquadrare con maggiore precisione lo stato clinico di questi pazienti e individuare le maggiori complicazioni a cui possono andare incontro. In un periodo di nove anni sono stati selezionati 338 cani e suddivisi in base ad un valore cut-off di UPC≥3.5. Valori mediani di creatinina, urea, fosforo, albumina urinaria, proteina C reattiva (CRP) e fibrinogeno sono risultati al di sopra del limite superiore dell’intervallo di riferimento, valori mediani di albumina sierica, ematocrito, antitrombina al disotto del limite inferiore di riferimento. Pazienti con UPC≥3.5 hanno mostrato concentrazioni di albumine, ematocrito, calcio, Total Iron Binding Capacity (TIBC), significativamente minori rispetto a quelli con UPC<3.5, concentrazioni di CRP, di urea e di fosforo significativamente maggiori. Nessuna differenza tra i gruppi nelle concentrazioni di creatinina colesterolo, trigliceridi, sodio, potassio, cloro, ferro totale e pressione sistolica. I pazienti con UPC≥3.5 si trovano verosimilmente in uno “stato infiammatorio” maggiore rispetto a quelli con UPC<3.5, questa ipotesi avvalorata dalle concentrazioni minori di albumina, di transferrina e da una concentrazione di CRP maggiore. I pazienti con UPC≥3.5 non presentano concentrazioni di creatinina più elevate ma sono maggiormente a rischio di anemia.
Nephrotic syndrome (NS) is defined as the concurrent presence of proteinuria greater than 3.5g/24 h, hypoalbuminemia, hypercholesterolemia, and extravascular fluid accumulation. Patients with NS are at higher risk than those who have a non-nephrotic glomerular nephropathy (NNGD) for the development of hypertension, hypernatremia, thromboembolic complications and the onset of renal failure. In Veterinary Medicine, there are few studies and correlation between NS and proteinuria, hypoalbuminemia, hypertension, underlying glomerular disease and development of thromboembolism are unknow. The objective of this retrospective study is to describe and characterize the clinical and clinicopathological abnormalities in patients with a urine protein:creatinine ratio (UPC) greater than 2, with the aim to characterize with greater precision the clinical status of these patients and identify the major complications that can suffer. In a period of nine years, 338 dogs were selected and divided according to a cutoff value of UPC≥3.5. Median values of creatinine, BUN, phosphorus, urinary albumin, C-reactive protein (CRP) and fibrinogen were above the upper limit of the reference range, median values of serum albumin, hematocrit, antithrombin were below the lower limit of reference range. . Patients with ≥ 3.5 UPC showed concentrations of albumin, hematocrit, calcium, Total Iron Binding Capacity (TIBC), significantly lower than those with UPC <3.5, concentrations of CRP, BUN and phosphate significantly higher. No differences between groups in the concentrations of creatinine, cholesterol, triglycerides, sodium, potassium, chloride, total iron and systolic blood pressure. Patients with a UPC ≥ 3.5 are likely to find in an "inflammatory condition" greater than those with UPC <3.5, this hypothesis is strengthened by lower concentrations of albumin, TIBC and a greater concentration of CRP. Patients with a UPC ≥ 3.5 do not have higher concentrations of creatinine, but are at increased risk of anemia.
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Isaya, Rosaria <1979&gt. « Proteinuria e sindrome nefrosica nel cane : studio reptrospettivo di 338 casi ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4830/.

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Résumé :
La sindrome nefrosica (SN) è definita come la presenza concomitante di una proteinuria maggiore di 3.5g/24 h, ipoalbuminemia, ipercolesterolemia e presenza di edemi. I pazienti con SN sono più a rischio di quelli che presentano una nefropatia glomerulare non nefrosica (NNGD) per lo sviluppo di ipertensione, ipernatremia, complicazioni tromboemboliche e comparsa di insufficienza renale. In Medicina Veterinaria, la Letteratura riguardante l’argomento è molto limitata e non è ben nota la correlazione tra SN e gravità della proteinuria, ipoalbuminemia e sviluppo di tromboembolismo. L’obiettivo del presente studio retrospettivo è stato quello di descrivere e caratterizzare le alterazioni cliniche e clinicopatologiche che si verificano nei pazienti con rapporto proteine urinarie:creatinina urinaria (UPC) >2 con lo scopo di inquadrare con maggiore precisione lo stato clinico di questi pazienti e individuare le maggiori complicazioni a cui possono andare incontro. In un periodo di nove anni sono stati selezionati 338 cani e suddivisi in base ad un valore cut-off di UPC≥3.5. Valori mediani di creatinina, urea, fosforo, albumina urinaria, proteina C reattiva (CRP) e fibrinogeno sono risultati al di sopra del limite superiore dell’intervallo di riferimento, valori mediani di albumina sierica, ematocrito, antitrombina al disotto del limite inferiore di riferimento. Pazienti con UPC≥3.5 hanno mostrato concentrazioni di albumine, ematocrito, calcio, Total Iron Binding Capacity (TIBC), significativamente minori rispetto a quelli con UPC<3.5, concentrazioni di CRP, di urea e di fosforo significativamente maggiori. Nessuna differenza tra i gruppi nelle concentrazioni di creatinina colesterolo, trigliceridi, sodio, potassio, cloro, ferro totale e pressione sistolica. I pazienti con UPC≥3.5 si trovano verosimilmente in uno “stato infiammatorio” maggiore rispetto a quelli con UPC<3.5, questa ipotesi avvalorata dalle concentrazioni minori di albumina, di transferrina e da una concentrazione di CRP maggiore. I pazienti con UPC≥3.5 non presentano concentrazioni di creatinina più elevate ma sono maggiormente a rischio di anemia.
Nephrotic syndrome (NS) is defined as the concurrent presence of proteinuria greater than 3.5g/24 h, hypoalbuminemia, hypercholesterolemia, and extravascular fluid accumulation. Patients with NS are at higher risk than those who have a non-nephrotic glomerular nephropathy (NNGD) for the development of hypertension, hypernatremia, thromboembolic complications and the onset of renal failure. In Veterinary Medicine, there are few studies and correlation between NS and proteinuria, hypoalbuminemia, hypertension, underlying glomerular disease and development of thromboembolism are unknow. The objective of this retrospective study is to describe and characterize the clinical and clinicopathological abnormalities in patients with a urine protein:creatinine ratio (UPC) greater than 2, with the aim to characterize with greater precision the clinical status of these patients and identify the major complications that can suffer. In a period of nine years, 338 dogs were selected and divided according to a cutoff value of UPC≥3.5. Median values of creatinine, BUN, phosphorus, urinary albumin, C-reactive protein (CRP) and fibrinogen were above the upper limit of the reference range, median values of serum albumin, hematocrit, antithrombin were below the lower limit of reference range. . Patients with ≥ 3.5 UPC showed concentrations of albumin, hematocrit, calcium, Total Iron Binding Capacity (TIBC), significantly lower than those with UPC <3.5, concentrations of CRP, BUN and phosphate significantly higher. No differences between groups in the concentrations of creatinine, cholesterol, triglycerides, sodium, potassium, chloride, total iron and systolic blood pressure. Patients with a UPC ≥ 3.5 are likely to find in an "inflammatory condition" greater than those with UPC <3.5, this hypothesis is strengthened by lower concentrations of albumin, TIBC and a greater concentration of CRP. Patients with a UPC ≥ 3.5 do not have higher concentrations of creatinine, but are at increased risk of anemia.
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MORELLO, WILLIAM. « Underlying mechanisms of Idiopathic Nephrotic Syndrome in children : evidence of a circulating permeability factor ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/263395.

Texte intégral
Résumé :
La sindrome nefrosica idiopatica (INS) in età pediatrica è caratterizzata da proteinuria massiva, secondaria alla alterazione della struttura della membrana basale glomerulare (GBM). I pazienti pediatrici affetti da sindrome nefrosica cortico-resistente (SRNS) sono ad elevato rischio di insufficienza renale terminale (ESRD). Sebbene evidenze suggeriscano la presenza di un fattore circolante di permeabilità correlato al sistema immunitario, tutti i precedenti tentativi di comprensione degli esatti meccanismi alla base della patologia sono stati inconclusivi. L'identificazione dei meccanismi alla base della INS e della cortico-resistenza potrebbe favorire lo sviluppo di terapie mirate, in grado di arrestare la progressione verso del danno renale in pazienti con SRNS, nei quali l'ESRD è un evento comune ed in cui è necessario ricorrere a dialisi o trapianto di rene, con elevato rischio di recidiva su rene trapiantato. Questo progetto mira a identificare i meccanismi responsabili della INS in età pediatrica. Durante i 3 anni di progetto, abbiamo a tal fine applicato un approccio clinico e di laboratorio. Abbiamo effettuato uno studio retrospettivo, multicentrico di corte nazionale per identificare la prognosi renale, i fattori di rischio per la recidiva e quelli predittivi di risposta alla terapia post-recidiva, in tutti i pazienti pediatrici sottoposti a trapianto di rene per SRNS in Italia dal 2005 al 2017. Sono stati identificati 101 pazienti. In base ai risultati ottenuti, l'assenza di mutazioni causative per SRNS rappresenta il più importante fattore di rischio per la recidiva nei bambini con SRNS. Il trapianto è invece curativo per le SRNS genetiche. Prolungare il tempo di dialisi prima del trapianto non ha un effetto protettivo sul rischio di recidiva ed è una strategia da non incoraggiare. Il ritrapianto è possibile dopo la perdita di un primo rene trapiantato. Contemporaneamente è stato eseguito uno studio di laboratorio identificando pazienti con differenti forme di SRNS, raccogliendone i sieri e testandoli su un nuovo modello di laboratorio in grado di determinare la permeabilità della albumina sierica bovina (BSA) attraverso un sistema a 3 strati (3LD). I 3 strati comprendono: 1. Podociti umani immortalizzati (HCiPodo), 2. una membrana rivestita di collagene tipo IV e 3. cellule endoteliali glomerulari umane (HCiGEnC). I sieri di 7 pazienti con SRNS recidivata su trapianto (rSRNS), 5 SRNS non recidivate (nrSRNS), e 5 SRNS genetiche (gSRNS) sono stati testati sul sistema. E' stato possibile dimostrare che i sieri di tutte i pazienti con rSRNS aumentano la permeabilità all'albumina nel modello, mentre i sieri dei pazienti con nrSRNS e gSRNS non ne determinano alterazioni significative. Inoltre, la plasmaferesi elimina la capacita dei sieri di incrementare la permeabilità all'albumina nei pazienti rSRNS. Questi risultati confermano l'ipotesi di un fattore circolante di permeabilità responsabile della SRNS nei pazienti recidivati dopo trapianto, senza mutazioni genetiche causative. Se questi risultati verranno confermati su casistiche più ampie, il modello di GBM potrà essere utilizzato per predire la probabilità di recidiva su trapianto, monitorare la terapia ed escludere la presenza di mutazioni genetiche alla diagnosi di INS. Una analisi preliminare di proteomica dei sieri ha evidenziato differenti profili proteici nelle diverse forme con differente attività sul modello di GBM.
Idiopathic Nephrotic Syndrome (INS) in children is characterized by protein loss in urine, related to the disruption of the integrity of glomerular filtration barrier (GBM). Children with steroid-resistant INS (SRNS) have a great risk of end-stage renal disease (ESRD). Although evidence suggests the presence of an immune-related circulating factor responsible for glomerular barrier dysfunction, any previous attempt to unravel these mechanisms has been inconclusive. The ability to identify the underlying mechanisms of the disease and/or steroid-resistance would lay the foundations for a potential, much-needed target therapy, since 50% of drug-resistant cases progress to ESRD, requiring renal replacement therapy and may suffer from relapse after renal transplantation. This project aim is to clarify the mechanisms responsible of INS in children. During the 3 years of this PhD project we have applied both a clinical and laboratory approach. We performed a retrospective, multicentre, national cohort study to address the long-term prognosis of renal graft, the risk factors for recurrence and the predictors for response to therapy following recurrence in paediatric patients undergoing renal transplantation because of a SRNS. We identified all children with SRNS who underwent renal transplantation in Italy, between 2005 and 2017. 101 patients were identified. According to our results, the absence of a causative mutation represents the major risk factor for post-transplant recurrence in children with SRNS, while transplant can be curative in genetic SRNS. A prolonged time spent on dialysis before transplantation has no protective effect on the risk of relapse and should not be encouraged. Retransplantation represents a second chance after graft loss for recurrence. At the bench side, we identify patients with different forms of SRNS, collected their sera and tested the samples by means of a novel method which assess the permeability to bovine serum albumin (BSA) through a three-layer device (3LD). The 3 layers comprise: 1. conditionally immortalized human podocytes (HCiPodo), 2. collagen type IV coated porous membrane and 3. human glomerular endothelial cells (HCiGEnC). Seven recurrent SRNS (rSRNS), 5 non-recurrent SRNS (nrSRNS), and 5 genetic SRNS (gSRNS) were collected. Using this model, we were able to demonstrate that sera from all rSRNS patients recurred after transplantation increased albumin permeability, while sera from nrSRNS and gSRNS did not. Furthermore, we also found that the plasmapheresis eliminated the increasing BSA permeability effect in sera from rSRNS patients. These preliminary results confirm the hypothesis that a circulating permeability factors is responsible for SRNS in patients recurring after renal transplantation, without underlying causative gene mutations. If these results will be confirmed on larger cohorts, this GBM model could be a useful tool to predict the probability of disease relapse on transplantation, monitor the therapy or exclude a genetic diagnosis at the INS onset. A preliminary proteomic analysis of sera tested on the GBM model showed different profiles for each category.
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