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Bartoletti, Roberta. « L'efficacia simbolica delle cose : forma e significato dei rituali di consumo ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 116 (avril 2010) : 132–46. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116012.

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Résumé :
L'autrice ripercorre i significati del rituale, che si sono spostati dal campo della religione e del sacro per approdare al campo della cultura e del significato. Č grazie in particolare a Mary Douglas che il rituale si configura come azione simbolica efficace nel dare forma e ordine all'esperienza. Tra i rituali contemporanei, un ruolo di particolare importanza assumono i rituali di consumo, i cui accessori sono merci. I rituali di consumo svolgono un ruolo importante nella gestione del significato e in particolare del cambiamento che investe la vita individuale e collettiva, in modo analogo a quanto avveniva nelle societŕ primitive con i tradizionali riti di passaggio. Nelle societŕ contemporanee ancora molti di questi cambiamenti e rotture, anche traumatiche, non sono chiaramente gestite a livello culturale e collettivo, con il rischio che questi spazi vengano occupati unicamente dal mercato.
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2

Marczewski, Marek. « Świeccy w Kościołach nowotestamentalnych ». Vox Patrum 42 (15 janvier 2003) : 31–51. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7142.

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Résumé :
Sembra, che nella fase iniziale della vita della Chiesa, il modello organizzativo delle Chiese stabilisce la Chiesa domestica. Dove un ruolo importante svolgono le donne ed anche sposi/coppie di sposi, dei quali conosciamo cinque. Dei gruppo delle donne possiamo dire soltanto che anche se potevano/dovevano (?) svolgere le funzioni importanti nelle nuove comunita ecclesiali, eppure „i vangeli tacciono della loro vocazione", e poi precisazione del loro posto e ruolo comporta tanti problemi. Autore di questa elaborazione si e impegnato sulla descrizione dei significato degli sposi nella missione del primo cristianesimo della Chiesa.
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3

Piccinini, Gaia, et Federica Gardini. « Dal sintomo al significato. La relazione terapeutica nella fenomenologia clinica ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 38 (septembre 2010) : 93–104. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038008.

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Il significato e il valore del termine cura vengono qui indagati dal punto di vista di un'importante scuola di pensiero contemporanea, quella della fenomenologia antropologica applicata alla relazione clinica. Questo orientamento, che ha avuto inizio con il medico e filosofo Viktor von Weizsäcker (1886-1957), ha dato vita a nuovi modi di intendere e praticare la cura in ambito medico, tra cui quello del Medical Humanismus. L'approccio fenomenologico alla relazione clinica fa della categoria della comprensione piů di quella della spiegazione; della nozione di significato piů di quelle di segno o sintomo, gli strumenti interpretativi privilegiati per vivere e condurre la relazione tra medico e paziente. Il percorso di cura davvero efficace e mirato č dunque inteso come quello di un medico la cui ars sia dedita a restaurare e ricomporre l'integritÀ emotiva e assiologica della persona malata, aiutandola a reinterpretare il proprio universo esistenziale, drammaticamente sovvertito per prioritÀ, caratteristiche e potenzialitÀ dall'avvento del patico.
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Bosticco, Guido. « La laicitŕ nell'informazione. Una chiosa ». PARADIGMI, no 1 (avril 2010) : 153–64. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001013.

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Résumé :
Il tema della laicitŕ č divenuto centrale nel dibattito pubblico, soprattutto in Italia, all'ordine dei giorno sui mass media, nella discussione politica e, di conseguenza, nella vita quotidiana dei cittadini. In questo lavoro si considera la laicitŕ dal punto di vista dell'informazione. Che cosa significa laicitŕ nell'informazione? Č possibile un'informazione laica? Dove risiede, se esiste, un criterio per identificare e verificare un modo laico di fare informazione? Lungo un percorso che si sviluppa attraverso vari slittamenti di significato delle parole considerate, l'articolo tenta di rispondere a queste domande, aprendo al contempo la riflessione su diversi aspetti del problema.
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Gozzoli, L., L. Ambrogio, M. Grasso, L. Ghezzo, G. P. Magro, G. B. Bradac, M. Bergui et C. Ferro. « Iperintensità dei nuclei della base nelle sequenze RM T1-W in un caso di shunt porto-sistemico senza insufficienza epatica ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 4 (août 1996) : 493–500. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900423.

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Gli autori descrivono il caso di una giovane paziente sottoposta all'età di 16 anni ad intervento chirurgico di anastomosi spleno-renale per trombosi delle vene sovraepatiche conseguente ad incongrua manovra di cateterizzazione della vena ombelicale nelle prime 48 ore di vita. All'età di 20 ani la paziente giunge alla nostra osservazione per amenorrea secondaria; l'esame RM evidenzia un incremento del segnale nelle sequenze poderate in T1 in corrispondenza dei globi pallidi, della regione subtalamica e dell'adenoipofisi. Gli autori discutono le possibili cause ed il significato clinico delle alterazioni di segnale nella regione dei nuclei della base in soggetti con insufficienza epatica cronica associata o meno a shunts porto-sistemici.
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Possenti, Vittorio. « La bioetica alla ricerca dei principi : la persona ». Medicina e Morale 41, no 6 (31 décembre 1992) : 1075–96. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1082.

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Lo studio, premettendo che appare in questione il significato stesso dell'impresa etica nella vita umana, ritiene imprescindibile che l'uomo si interroghi sul significato dell"'esser morali", che l'Autore individua nella ricerca della luce del bene nell'ambito più generale dell'apertura all'essere. Da ciò si evince che le problematiche bioetiche basate su modelli di razionalità formali-astratte di tecniche logico-formali o sul "contrattualismo morale" conducono ad una bioetica povera di contenuto e di senso. Assume, perciò, valore emblematico e costituisce un crocevia imprescindibile per la soluzione di molti dei problemi delia bioetica, l'indagine meditante sulla persona nella sospensione della fretta. Le scienze biologiche non possono sapere alcunché della persona: ciò è di pertinenza del metodo filosofico, che è di tipo ontosofico. L'approccio che l'Autore ritiene consigliabile in bioetica al riguardo è, perciò, quello di operare uno "sguardo" antologico sulla realtà, la vita e l'essere uomini, dal quale sguardo emerga l'originalità e la specificità dell'essere persona: in una parola si tratta dell'approccio del "personalismo antologico''. Lo studio prosegue con l'analisi critica delle risposte filosofiche contemporanee alle seguenti due domande: "che cosa è persona?" e "chi è persona?" e si conclude con una sezione dedicata all'argomentazione in base a cui possibile attribuire lo status di persona all'embrione.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Sessualità umana : verità e significato. Una guida per i genitori ». Medicina e Morale 45, no 2 (30 avril 1996) : 209–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.913.

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L’articolo si propone di commentare il recente documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia (PCF) su Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, il quale intende porsi non come un trattato di teologia morale né di psicologia, bensì un momento di formazione per i genitori, anzitutto. L’Autore affronta poi i due aspetti cardine del documento pontificio: l’antropologia di riferimento e le indicazioni metodologiche. Sul primo punto, il riferimento fondamentale è la persona nella sua totalità di spirito e corpo. E la sessualità è vista come modalità dell’essere da una parte, e dimensione relazionale dall’altra. Essa, perciò, è segno di reciprocità e di complementarità, e come tale naturalmente strutturata all’apertura e al dono all’altro. Sulle indicazioni metodologiche, l’articolo nota che nel documento del PCF si sostiene l’opportunità di educare la persona alla differenza sessuale e alla vita nel senso di una educazione del sentimento morale, ovvero dell’educazione alla gestione responsabile della libertà. Tale opera deve poter avvenire nella famiglia, primo luogo educativo, ad opera dei genitori, eventualmente aiutati - in modo sussidiario e subordinato - da opportune agenzie educative. L’articolo si conclude con le indicazioni che il documento del PCF fornisce sulle modalità educative: 1. informare formando e formare informando, secondo i criteri della verità, dell’adeguazione e dell’individualizzazione, della progressività, della tempestività, della decenza e del rispetto del fanciullo; 2. la diversificazione per epoca di sviluppo e per vocazione dell’individuo; 3. l’affrontamento in termini educativi di situazioni impegnative, come l’omosessualità e la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
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Crozzoli, Aite Livia. « Il luttto nell'esperienza analitica con il gioco della sabbia" ». PSICOBIETTIVO, no 3 (mai 2010) : 19–37. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003002.

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Attraverso le testimonianze verbali e le rappresentazioni per immagini realizzate con il "gioco della sabbia" da persone in lutto vengono descritte nel testo le risonanze emozionali per la perdita di una persona con cui si era condivisa la vita e il processo elaborativo di chi intraprende un'esperienza terapeutica. Nel clima partecipativo della relazione analitica le persone possono condividere la loro sofferenza e la ricerca di sé, scoprendo il significato simbolico racchiuso nella sofferenza: l'aprirsi di uno spazio mentale e affettivo, aperto alla presenza dei processi interiori e all'importanza della componente relazionale. Segue la presentazione di un caso clinico e l'analisi di alcune scene del "gioco della sabbia", che evidenziano la peculiaritŕ del "pensare per immagini", un punto teorico di fondo del pensiero junghiano. Dal confronto tra i vissuti espressi nella comunicazione verbale e quelli nelle scene del "gioco della sabbia" si puň cogliere che la rappresentazione per immagini favorisce l'emergenza di contenuti profondi e simbolici, non prevedibili dalla coscienza e non ancora esprimibili con le parole.
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Ghezzi, Morris L. « Bioetica tra scienza e superstizione ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002001.

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Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell'essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti č necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell'essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettivitŕ deve fermarsi ad ascoltare l'opinione del diretto interessato, la legge piů che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontŕ. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale č priva di significato, poiché la creativitŕ culturale produce artificialitŕ, ma č naturale per l'essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione č possibile, ogni posizione etica č rispettabile. In materia bioetica non puň esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciň impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell'eguale libertŕ di scelta di tutti gli esseri umani.
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Salerno, Alessandra, et Sebastiana Giuliano. « La coppia sterile tra lutto, coping e resilienza ». TERAPIA FAMILIARE, no 96 (août 2011) : 27–45. http://dx.doi.org/10.3280/tf2011-096002.

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L'articolo fornisce una panoramica delle implicazioni psicologiche e sociali dell'infertilitŕ sulla coppia. Con unsull'evoluzione dell'attuale comprensione teorica in questo settore, le autrici esplorano i vissuti di coppia di fronte alla sterilitŕ, tenendo conto delle differenze di genere e dell'impatto che l'impossibilitŕ a generare produce sulla relazione, in bilico tra lo sgretolamento ed il rafforzamento del legame. Vengono analizzati sia gli effetti di alcune strategie di coping, che appaiono adattive per uno dei partner, ma che risultano causa di stress e depressione per l'altro e, dunque, sinonimo di un basso adattamento coniugale; sia le strategie di coping piů funzionali, quali la non esclusiva accettazione della responsabilitŕ e l'attribuzione di significato all'evento sterilitŕ. Viene inoltre approfondito il concetto di resilienza come fattore critico per sostenere le interazioni positive e le percezioni nelle coppie sterili. Infine, si focalizza l'attenzione sull'importanza di un percorso di sostegno o terapeutico per le coppie "in crisi", al fine d'integrare la ferita della perdita della fertilitŕ nella propria identitŕ e nella propria storia di coppia e di rivedere i propri obiettivi di vita.
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Melai, Fabrizio. « Sul significato del "platonismo" di PeramÀs nel suo Commentarius (1793) ». SOCIETÀ E STORIA, no 134 (février 2012) : 673–88. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134002.

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Nella sua opera De vita et moribus tredecim virorum Paraguaycorum (1795), l'ex gesuita paraguaiano José Manuel Peramás inserě un Commentarius in cui stabiliva un paragone fra le famose missioni del Paraguay e lo stato utopico di Platone. Questo fatto ha contribuito molto alla fama dello scritto di Peramás e alla sua fortuna in anni recenti. Con questo saggio, l'autore dimostra che il Commentarius si inseriva in un contesto italiano che vedeva il risveglio dell'interesse per le opere politiche di Platone, che Peramás aveva studiato in Spagna, presso l'UniversitÀ di Cervera, alla scuola dell'umanista Finestres. Analizzando poi il contenuto del Commentarius, l'autore ne sottolinea gli aspetti apologetici, che rimandano alle opere di Domingo Muriel, ultimo Provinciale del Paraguay. Peramás voleva infatti contrapporre il modello politico delle Missioni del Paraguay alle realizzazioni della Rivoluzione in Francia, usando l'utopia platonica per riaffermare una politologia tradizionale, con sostanziali legami con la filosofia della Seconda Scolastica, specialmente Francisco Suárez.
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Casini, C., M. L. Di Pietro et M. Casini. « La normativa italiana sulla “procreazione medicalmente assistita” e il contesto europeo ». Medicina e Morale 53, no 1 (28 février 2004) : 17–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.651.

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La normativa italiana sulla riproduzione artificiale si inserisce nel contesto legislativo europeo che, a partire dagli anni ottanta, ha visto il diffondersi di leggi in materia. Nella penultima decade del secolo scorso, infatti, il legislatore si è trovato di fronte ad un fenomeno completamente nuovo, ampiamente affermato nella prassi e connotato da una complessità tecnica (peraltro in continua evoluzione) di non immediata comprensione. La difficoltà di dare una disciplina ad una materia di tale densità e soprattutto coinvolgente beni (significato della procreazione, valore della vita umana allo stadio iniziale, significato della famiglia) e interessi (degli adulti ad avere un figlio, degli scienziati a fare le ricerche) di rilevante portata, ha spinto i Governi e i Parlamenti ad avvalersi degli Studi condotti da Commissioni costituite ad hoc. Nell’articolo, dunque, oltre ad esaminare i contenuti essenziali delle varie leggi in base ad un’analisi comparata che evidenzia i punti di convergenza e di divergenza, le leggi stesse vengono messe in relazione ai risultati raggiunti dai rispettivi gruppi di studio. Ne emergono due interessanti linee di tendenza: da un lato sembra prevalere un’orientamento pragmatico (la cui espressione più marcata si rinviene nel britannico Rapporto Warnock e nella conseguente legislazione britannica) caratterizzato dalla prevalenza del beneficio che si può ottenere dal ricorso alle tecnologie riproduttive a discapito di ogni tutela giuridica dei diritti dell’embrione; dall’altro, viceversa, un’orientamento, che in base alla moderna dottrina dei diritti umani, è disposto a riconoscere al neo-concepito, in quanto individuo vivente appartenente alla specie umana, i diritti umani fondamentali: alla vita, alla famiglia, all’identità (genetica e psicologica). È questo il percorso intrapreso dai documenti europei del 1989, inaugurato dal punto di vista legislativo dalla normativa tedesca (supportata dai lavori della Commissione Benda) e confermato dalla recente legge italiana. L’articolo in oggetto non si limita ad una rassegna sia pure ragionata delle normative in vigore, ma offre spunti di riflessione che vanno al di là di un semplice confronto legislativo.
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Ptak, Robert. « Eucharystia - tajemnica wiary powierzona Kościołowi : adhortacja apostolska Benedykta XVI "Sacramentum caritatis" w świetle kanonu 897 ». Prawo Kanoniczne 50, no 3-4 (20 décembre 2007) : 291–308. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2007.50.3-4.09.

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II Codice di Diritto Canonico (1983) dedica molti canoni alla funzione di santificare della Chiesa. Essa si realizza soprattutto attraverso i sacrarrfenti, tra cui l’Eucaristia occupa il posto provilegiato. II Canone 897 parla dell’Eucaristia in modo sintetico e la definisce Santissimo Sacramento. L’esortazione di Benedetto XVI sull’Eucaristia Sacramentum Caritatis (2007) contiene numerosi motivi che rispecchiano il canone sopra menzionato. L’Eucaristia e un mistero della fede affidato alla Chiesa e trova il suo significato in Cristo Signore che e presente in questo Sacramento. Egli stesso si offre in sacrificio spirituale al Padre nell’unità dello Spirito Santo e diventa cibo di vita eterna per gli uomini. La promessa di Cristo di restare con i discepoli fino alla fine del mondo si realizza nella Chiesa la quale vive e cresce grazie all’Eucaristia. L’articolo analizza, alla luce del canone 897, i temi presentati da Benedetto XVI nella prima parte dell’esortazione Sacramentum Caritatis. L’analisi viene fatta intorno ai seguenti punti: 1. La dignità dell’Eucaristia.2. Il mistero dell’Eucaristia. 3. L’Eucaristia - la vita della Chiesa. 4. L’Eucaristia ed altri sacramenti.
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Vagnoni, Mirko. « Roberto d’Angiò nella gloria della Morte ». Eikon / Imago 10 (8 février 2021) : 241–58. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.74149.

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Il presente contributo intende analizzare il significato iconografico della famosa pala d’altare di Simone Martini ‘San Ludovico di Tolosa incorona re Roberto d’Angiò’ (1317-1319), attualmente conservata al Museo di Capodimonte di Napoli. La storiografia ha generalmente interpretato la sua scena principale come la raffigurazione della rinuncia di Ludovico al titolo regio e la conseguente incoronazione di Roberto a re di Napoli. In particolare, il manufatto è stato considerato come il frutto di una vera e propria strategia di comunicazione politica messa in scena dal re di Napoli al fine di legittimare la sua contestata successione al trono. Al contrario, partendo da una lettura che inquadri la pala all’interno del suo contesto di utilizzo e di fruizione e che ponga l’accento sulla sua specifica funzione, il presente testo propone di interpretare il messaggio di questa opera d’arte in relazione al ruolo di intercessore presso Dio a favore dell’anima dei membri della casata d’Angiò attribuito a San Ludovico. In tal senso, essa rappresenterebbe, in una chiave prettamente religiosa, Roberto d’Angiò morto mentre sta ricevendo la corona della vita eterna nel Regno dei Cieli.
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Morelli, Ugo. « La lanterna di prua... Ovvero, la soglia della bellezza ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 16 (septembre 2011) : 144–63. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016011.

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La bellezza emerge, allo stesso tempo, dentro noi e nelle esperienze relazionali. Alla ricerca del senso e dei significati della bellezza, questo contributo prende il via dall'ipotesi che essa possa essere, alfine, intesa come un sentimento particolarmente compiuto di risonanza incarnata che confermi o estenda il modello neurofenomenologico del sé. Cosě pare emerga, si presenti e sentiamo la bellezza, con un doppio processo, interno e esterno. La stessa dinamica corporeo-psichica puň generare esperienze del terrore e dell'orrore se quelle esperienze minacciano o pregiudicano il modo di sentirsi nella vita e nel mondo. L'arousal o attivazione č, probabilmente, alla base della tensione rinviante all'esperienza di bellezza e decisivo č studiare le soglie dalla cui elaborazione dipende l'accessibilitŕ alla bellezza. L'ipotesi difesa con questo contributo č che l'accessibilitŕ alla bellezza, intesa come espressione sufficientemente buona del proprio mondo interno nella relazione con gli altri e il mondo, sia possibile e difficile allo stesso tempo, perché la bellezza č ambigua e accedervi esalta il suo contrario, non lo supera ed elimina. Piů s'intensifica la luce, piů aumenta la sua separazione dall'ombra; i margini divengono confini e, perciň, piů difficili da attraversare. Piů alta č l'esperienza di bellezza che si para innanzi, piů sembrano ridursi le possibilitŕ e lo spazio del significato e del linguaggio per accedere all'espansione interna richiesta: quell'accesso esige un'apertura all'immediatezza dell'indicibile e allo stesso tempo riduce la resilienza degli equilibri e degli ordini di senso esistenti, esaltando il valore rassicurante di questi ultimi.
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Frau, Ombretta. « Fra la virago e la femmina : emancipazione e etica del lavoro nelle eroine di Jolanda ». Quaderni d'italianistica 29, no 1 (1 janvier 2008) : 125–44. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v29i1.8496.

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La narrativa della scrittrice centese Maria Majocchi Plattis (Jolanda), a torto segnata dal marchio di "letteratura rosa", dà prova del suo fermo impegno civile. Jolanda esamina l'universo femminile da un punto di vista decisamente intellettuale e privilegiato e nell'originale galateo Eva regina si sofferma in dettaglio sul rapporto fra la donna moderna e il mondo delle professioni. Il presente studio si concentra su uno dei romanzi meno conosciuti di Jolanda, Dopo il sogno (1906), e sulla rinascita della giovane protagonista Camilla, in seguito a una delusione amorosa. Saranno i consigli della sua illustre vicina di casa, la scrittrice Viola d'Alba, palese alter-ego di Jolanda, a spingere Camilla a dare un significato diverso alla sua vita, a intraprendere una carriera professionale nella fabbrica paterna, e a dare inizio a una serie di miglioramenti delle condizioni di lavoro delle giovani (e bambine) impiegate in fabbrica.
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BUCCIANTINI, MASSIMO. « A DIFFICULT LEGACY : GALILEO AND THE GALILEAN COLLECTION BETWEEN MYTH AND HISTORY * ». Nuncius 12, no 2 (1997) : 311–28. http://dx.doi.org/10.1163/182539197x00744.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Scopo principale di questo saggio e quello di mettere a fuoco il significato politico e culturale che il progressivo costituirsi della Collezione Galileiana venne assumendo nella battaglia a favore della riabilitazione di Galileo come scienziato e filosofo copernicano. All'indomani della morte il progetto di costituzione e di arricchimento della Collezione Galileiana si venne subito a fondere in un unico grande progetto di riscatto e riabilitazione dello scienziato eretico, per poi, nei secoli successivi, saldarsi ai tanti miti di Galileo che scandirono la vita civile e culturale del nostro paese, giungendo, alla fine dell"800, alla costruzione di quel 'monumento' perenne della cultura italiana rappresentanto dalla pubblicazione dell'Edizione Nazionale curata da Antonio Favaro.
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Carugati, Felice, et Patrizia Selleri. « Guardando al futuro : sviluppo, educazione, apprendimento ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (octobre 2021) : 243–57. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12610.

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Fin dagli anni '50 Renzo Canestrari si è interessato a tematiche riguardanti lo sviluppo infantile nei suoi aspetti clinici, con una particolare attenzione alle riforme del sistema scolastico italiano, soprattutto al prolungamento dell'obbligo scolastico, alle conseguenze organizzative e alla necessità di una formazione adeguata degli insegnanti. In parallelo, il dibattitto sulla deistituzionalizzazione dell'assistenza ai minori orfani e con difficoltà sensoriali, fisiche e psichiche, ha promosso progetti di interventi alternativi, in collaborazione con gli Enti Locali della Regione Emilia-Romagna.Questa attenzione alle tematiche concernenti lo sviluppo, l'educazione e la socializzazione in età evolutiva, con uno sguardo che collega aspetti individuali e dinamiche sociali, ha alimentato ricerche empiriche da parte di membri dell'Istituto di Psicologia, che hanno progressivamente ampliato i campi di indagine. Si tratta di ricerche su: relazioni causali fra interazioni sociali e sviluppo cognitivo; caratteristiche della comunicazione nelle classi e delle routine organizzative e discorsive nella vita quotidiana a scuola; rappresentazioni che insegnanti e genitori costruiscono e condividono sui processi di sviluppo, apprendimento e educazione; dinamiche socio-cognitive che le prove di valutazione delle competenze indicate nelle indagini internazionali, attivano negli studenti. Si tratta di dinamiche presenti durante le prove di assessment ma che sfuggono alla lettura prevalente dei risultati di performance. Esse attivano rappresentazioni di routine scolastiche, attraverso le quali soprattutto gli studenti con basse performance cercano di dare significato alle prove stesse. Analoghe dinamiche sono presenti nelle rappresentazioni delle discipline scientifiche, a conferma dell'influenza che le rappresentazioni del sistema scolastico svolgono nella costruzione degli apprendimenti.Considerate nel loro complesso, in queste linee di indagine è possibile individuare aspetti significativi dell'eredità che Renzo Canestrari ha consegnato nei suoi lavori sullo sviluppo e l'educazione. 
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Lazarević, Radmila. « NEOLOGISMI E FORESTIERISMI NELL’ITALIANO COME RIFLESSO DEI CAMBIAMENTI SOCIALI ». Folia linguistica et litteraria XI, no 30 (2020) : 125–41. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.8.

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Résumé :
Neologismi o neoformazioni sono parole o espressioni nuove, coniate mediante le regole di formazione proprie del sistema lessicale di una lingua, ma non entrate ancora propriamente nell’uso comune, come gadgettistica, sviluppismo, gattizzare... Ogni anno, i dizionari monolingui italiani vengono aggiornati con centinaia di voci nuove. Molte di queste parole arrivano nella lingua italiana come forestierismi già formati, mantenendo pure la forma originale (selfie, Brexit, emoji), mentre altre vengono tradotte e utilizzate come calchi traduzione: post verità dall’inglese post truth, lavaggio del cervello dall’inglese brainwashing ecc. Questo contributo cercherà di dimostrare come le tendenze neologiche nella lingua italiana riflettano non solo l’attualità italiana, ma anche quella globale, nonché i cambiamenti che stanno trasformando la società, talvolta a livello giornaliero, e specialmente nel campo delle nuove tecnologie. A scopo di illustrare queste tendenze, saranno riportati non solo gli esempi più attuali di neologismi, ma anche quelli di voci che, benché da parecchi anni facciano parte integrante dei dizionari e del lessico italiano, sono entrate nella lingua come neologismi e poi a loro volta hanno influenzato la formazione di altri neologismi con la stessa base (Tangentopoli e le sue derivazioni moderne in – poli, con il significato specifico del confisso). Saranno riportati esempi di varie sfere della vita sociale, nonché quelli storicamente rilevanti nel contesto sociale, culturale o politico.
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Da Re, Antonio. « La falsa analogia tra rifiuto-rinuncia alle cure e suicidio medicalmente assistito. Riflessioni bioetiche sull’ordinanza della Corte Costituzionale n. 207/2018 ». Medicina e Morale 68, no 3 (15 octobre 2019) : 281–95. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.587.

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Résumé :
Il saggio sviluppa alcune riflessioni di carattere bioetico, singolarmente carenti nella recente ordinanza della Corte Costituzionale n. 207/2018. Tale ordinanza è intervenuta sulla sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, con riferimento al caso di Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come DJ Fabo, che, accompagnato in Svizzera da Marco Cappato, aveva chiesto e ottenuto di porre termine alla propria vita attraverso il suicidio medicalmente assistito. Il saggio per un verso mette in luce come secondo la Corte l’incriminazione del reato di aiuto al suicidio non sia in generale contraria alla Costituzione; per un altro verso critica la giustificazione dell’aiuto medico al suicidio che la Corte propone, sia pure rispetto ad alcune situazioni eccezionali ed estreme. Tale giustificazione si basa sull’indebita presupposizione che non vi siano differenze sostanziali tra il rifiuto e la rinuncia alle cure da un lato e il suicidio medicalmente assistito dall’altro. Sulla base di tale assunto la Corte perviene alla proposta, assai discutibile, di modificare la recentissima legge n. 219/2017 su “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Il saggio critica pertanto la fallacia logica della falsa analogia nella quale incorre l’ordinanza della Corte. Tale fallacia si sviluppa in quattro momenti, nei quali si fa valere un’equiparazione indebita tra concetti e situazioni tra loro ben differenti. I quattro momenti riguardano 1) il binomio concettuale uccidere – lasciar morire; 2) il significato di morte; 3) il significato del trattamento farmacologico; 4) il valore della relazione medico – paziente.
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Carmagnola, Fulvio. « Prospettive etiche nell'estetica ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 16 (septembre 2011) : 94–104. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016007.

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Résumé :
Nel mondo contemporaneo la bellezza č ancora un valore in se stessa? Questa la questione che propongo nel saggio. La estetizzazione del mondo della vita, ovvero la sempre crescente quantitŕ di "bellezza" presente nei beni economici, č la situazione problematica che prendo in considerazione: come č possibile un punto di vista etico nel campo dell'estetica, se la bellezza oggi non ha solo un valore simbolico, secondo l'affermazione kantiana del paragrafo 59 della("Io dico che la bellezza č il simbolo del bene morale") ma ha piuttosto un sempre crescente significato economico? Sono dell'idea che ciň che il pensatore francese Jean-Francois Lyotard chiamava "condizione postmoderna" (1979) implichi una nuova condizione della bellezza, che va sotto il nome di estetizzazione: il design, inteso come un punto di vista che privilegia la forma e l'aspetto attraente dei beni economici o "la pelle della cultura" (D. De Kerkhove) assume la prioritŕ sull'Arte e sugli artefatti di alto livello, e diventa l'aspetto principale della bellezza. Dunque noi dobbiamo prendere in considerazione i processi di valorizzazione economica e le basi istituzionali dei sistemi (Sistema-Arte, Sistema-Design. Sistema-Moda e cosi via) come la vera sfera nella quale porre il problema della bellezza e del gusto. Questa situazione implica una significativa variazione storica della domanda etica circa la bellezza: come costruire una nuova specie di giudizio di gusto (in termini kantiani: Urtheilskraft) che sia in grado di sfuggire a una sorta di compulsione consumistica al piacere o all'attuale "imperativo estetico" che si presenta nella forma paradossale dell'ingiunzione: "Enjoy!". Giocare - con o contro - questo imperativo estetico, questa la via che propongo per un'etica dell'estetica.
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Torretta, Rossella. « Costituzione identitaria e possibile incidenza dell'evento traumatico non elaborato nella diagnosi di infertilitŕ inspiegata o parzialmente inspiegata ». RICERCA PSICOANALITICA, no 2 (mai 2011) : 113–28. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002009.

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Résumé :
L'esperienza acquisita nei colloqui con le coppie "infertili" ha permesso di evidenziare il peso predominante della mente nei casi di infertilitŕ inspiegata o parzialmente inspiegata. Aspetti affettivi non risolti legati alla vita della coppia, o di uno dei partner, sembrano influenzare la capacitŕ generativa. L'esperienza clinica ha suggerito l'esistenza di un legame profondo tra infertilitŕ inspiegata e la presenza di conflitti che rendono impossibile da affrontare la possibilitŕ di poter generare. Sono tanti i motivi per cui si desidera concepire e, tra questi, anche il bisogno di riparazione. Riparazione alla frattura nel proprio divenire identitariamente, ma anche a quella di adulti significativi nella propria vita. Nel corso di percorsi psicoterapeutici con coppie che si sottoponevano a fecondazione assistita č stata osservata la ricorsivitŕ di esperienze traumatiche e/o luttuose non elaborate, accadute nel corso delle loro vite e in quelle dei loro adulti di riferimento. Per poter approfondire e verificare l'eventuale correlazione e incidenza tra trauma/lutto non elaborato e infertilitŕ inspiegata sono stati studiati questi aspetti su un campione di 89 coppie infertili all'inizio di un programma di PMA. Il 71% del campione presentava almeno un lutto o un trauma non elaborati. L'infertilitŕ inspiegata puň essere letta come un sintomo dietro il quale si celano richieste di autorizzazione a essere, a potersi definire identitariamente. Il trauma č allora stato visto come impossibilitŕ ad acquisire un significato di sé in relazione al contesto nel quale si č inseriti, ostacolo alla possibilitŕ di ricerca della propria identitŕ. Identitŕ intesa come presenza a sé stessi
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May, William E. « Bioetica e teologia : quale legame ? » Medicina e Morale 53, no 2 (30 avril 2004) : 279–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.644.

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Résumé :
L’Autore intende mettere a tema nel suo contributo il fondamentale tema del rapporto tra la bioetica - che si interessa in particolare di determinare il carattere morale degli atti umani riguardanti la generazione, lo sviluppo e la cura della vita e della salute della persona umana - e la teologia, ossia lo studio disciplinato di Dio e di tutti gli altri esseri nella loro relazione con Dio. L’approccio alla questione muove dal riconoscimento della crucialità del tema del significato della persona umana. Ad una posizione solistica di stampo teologico e cattolica, la bioetica contemporanea oppone spesso una concezione dualistica, che ha nell’idea del corpo come strumento, piuttosto che come bene intrinseco della persona, il suo punto cruciale. l’Autore propone una critica di quest’ultima impostazione. La seconda parte dell’articolo è dedicata alla moralità degli atti umani, tema ancora una volta sviluppato a partire dal confronto tra la posizione della teologia cattolica e quella di gran parte della bioetica contemporanea, mal disposta verso gli assoluti morali e gli atti intrinsecamente cattivi, e teorizzatrice di un consequenzialismo etico di chiaro stampo individualistico. Ed è proprio il rischio dell’arbitrarietà ad essere oggetto di critica di una simile concezione, incapace di aprirsi al reale significato della libertà umana.
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Mattioli, Francesco. « I vent'anni di un binomio impegnativo (Psicoterapia e Scienze Umane 1967-1986) ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (septembre 2012) : 416–22. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003006.

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Résumé :
Dopo una nota introduttiva di Pier Francesco Galli sul ruolo dell'intellettuale e sul significato di "capitale intellettuale" (Intellectual Capital), vengono ripubblicati tre documenti: la prefazione di Giulio Sapelli a una raccolta di scritti di Armando Marchi (Il dragomanno e il dilemma del senso. Scritti editi e inediti. Milano: Guerini e Associati, 2010) in cui riflette sul ruolo dell'intellettuale; un capitolo di questo libro ("Persone: da risorse a capitale. Alcune questioni aperte sul valore d'uso della teoria dell'Intellectual Capital") in cui Armando Marchi (1955-2008) riflette sulla sua esperienza come responsabile del Barilla Lab for Knowledge and Innovation quando lavorava alla gestione delle risorse umane della Barilla; una recensionesaggio di Francesco Mattioli del numero speciale (3/1986) per il ventesimo anno della rivista Psicoterapia e Scienze Umane ("I vent'anni di un binomio impegnativo", apparsa in la Rivisteria, 1987, 10: 30-33), in cui viene descritto il ruolo di questa rivista nella vita culturale italiana degli anni 1960-80.
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Sapelli, Giulio. « "Capitale intellettuale" tra pratica e teoria. Prefazione alla raccolta di scritti di Armando Marchi ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (septembre 2012) : 403–8. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003004.

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Résumé :
Dopo una nota introduttiva di Pier Francesco Galli sul ruolo dell'intellettuale e sul significato di "capitale intellettuale" (Intellectual Capital), vengono ripubblicati tre documenti: la prefazione di Giulio Sapelli a una raccolta di scritti di Armando Marchi (Il dragomanno e il dilemma del senso. Scritti editi e inediti. Milano: Guerini e Associati, 2010) in cui riflette sul ruolo dell'intellettuale; un capitolo di questo libro ("Persone: da risorse a capitale. Alcune questioni aperte sul valore d'uso della teoria dell'Intellectual Capital") in cui Armando Marchi (1955-2008) riflette sulla sua esperienza come responsabile del Barilla Lab for Knowledge and Innovation quando lavorava alla gestione delle risorse umane della Barilla; una recensionesaggio di Francesco Mattioli del numero speciale (3/1986) per il ventesimo anno della rivista Psicoterapia e Scienze Umane ("I vent'anni di un binomio impegnativo", apparsa in la Rivisteria, 1987, 10: 30-33), in cui viene descritto il ruolo di questa rivista nella vita culturale italiana degli anni 1960-80.
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Marchi, Armando. « Persone : da risorse a capitale. Alcune questioni aperte sul valore d'uso della teoria dell'Intellectual Capital ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (septembre 2012) : 409–15. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003005.

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Résumé :
Dopo una nota introduttiva di Pier Francesco Galli sul ruolo dell'intellettuale e sul significato di "capitale intellettuale" (Intellectual Capital), vengono ripubblicati tre documenti: la prefazione di Giulio Sapelli a una raccolta di scritti di Armando Marchi (Il dragomanno e il dilemma del senso. Scritti editi e inediti. Milano: Guerini e Associati, 2010) in cui riflette sul ruolo dell'intellettuale; un capitolo di questo libro ("Persone: da risorse a capitale. Alcune questioni aperte sul valore d'uso della teoria dell'Intellectual Capital") in cui Armando Marchi (1955-2008) riflette sulla sua esperienza come responsabile del Barilla Lab for Knowledge and Innovation quando lavorava alla gestione delle risorse umane della Barilla; una recensionesaggio di Francesco Mattioli del numero speciale (3/1986) per il ventesimo anno della rivista Psicoterapia e Scienze Umane ("I vent'anni di un binomio impegnativo", apparsa in la Rivisteria, 1987, 10: 30-33), in cui viene descritto il ruolo di questa rivista nella vita culturale italiana degli anni 1960-80.
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Saj, Marek. « Prawna strona ślubu czystości ». Prawo Kanoniczne 52, no 3-4 (10 décembre 2009) : 117–35. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.05.

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Résumé :
Il legislatore ecclesiastico nel Codice di Diritto Canonico offre le norme riguardanti la vita secondo i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza in istituti religiosi. Sono indicazioni molto generici, perchè norme più dettagliate devono essere messe nella legge propria di ogni istituto. La castità viene sempre nominata come prima tra i consigli. Essa ha non solo un solido fondamento teologico e un significato religioso, ma anche una propria base giuridica. Nel codice di diritto troviamo delle prescrizioni che tendono a proteggere le persone consacrate a Dio tramite il voto di castità. Tra queste norme ci sono canoni che suggeriscono di trattare con prudenza le persone, la cui familiarità potrebbe mettere a pericolo il loro obbligo della perfetta continenza oppure suscitare lo scandalo dei fedeli. Ci sono anche altri canoni che invitano ad astenersi da ciò che è sconveniente al proprio stato e ad evitare ciò che, pur non essendo indecoroso, è alieno dal loro stato. Inoltre, ci sono canoni sull’adeguato approccio ai mezzi di comunicazione sociale. A proteggere la vita in castità è anche l’istituzione di clausura e l’abito religioso. Per prevenire le possibili trasgressioni contro questo consiglio il legislatore ha stabilito pure le sanzioni penali, non escludendo perfino la dimissione di una persona consacrata dall’istituto religioso. Le suddette norme del codice rivelano, dunque, non solo l’aspetto teologico, ma soprattutto quello giuridico del consiglio evangelico di castità.
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Cinque, B., M. Pelagalli, S. Daini, S. Dell'Acqua et A. G. Spagnolo. « Aborto ripetuto spontaneo. Aspetti scientifici e obbligazioni morali ». Medicina e Morale 41, no 5 (31 octobre 1992) : 889–910. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1090.

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Résumé :
Sebbene la letteratura sulla moralità dell'aborto sia abbastanza ampia il dibattito si riferisce quasi sempre all'aborto provocato. Poco si discute invece sulla rilevanza morale dell'aborto spontaneo, cioè dell'interrompersi della gravidanza indipendentemente dalla volontà della donna o dal fatto che ella sappia di essere gravida. Gli autori presentano dapprima una breve sintesi di ordine scientifico sull'aborto ripetuto spontaneo, considerando la sua incidenza le cause e il trattamento. In particolare essi presentano l'esperienza nella Divisione di Ginecologia disfunzionale dell'Università Cattolica di Roma nella quale alcuni di essi lavorano. Successivamente essi discutono ampiamente il significato morale dell'aborto spontaneo esaminandolo alla luce delle due principali e contrapposte posizioni circa l'aborto volontario. Per gli autori non è accettabile identificare tutti gli eventi naturali con i precetti morali così che l'esistenza di una patologia in natura (e tale è l'aborto spontaneo) non significa che si sia obbligati a indurla. In altri termini il richiamo alla natura come fondamento della legge morale naturale non deriva dalla osservazione dei fenomeni che si presentano in natura ma dal concetto di natura umana. Considerando il rispetto dovuto alla vita umana sin dal concepimento gli autori concludono che si è moralmente obbligati a cercare di prevenire l'aborto spontaneo come pure a ricercare nuove modalità per rilevare il più presto possibile il concepimento sin dal momento in cui si verifica. Ogni elusione di queste responsabilità potrebbe identificare una negligenza moralmente rilevante nel determinarsi dell'aborto "spontaneo".
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Hannah, Robert. « Praevolante nescio qua ingenti humana specie … a reassessment of the Winged Genius on the base of the Antonine Column ». Papers of the British School at Rome 57 (novembre 1989) : 90–105. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009107.

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Résumé :
PRAEVOLANTE NESCIO QUA INGENTI HUMANA SPECIE… UNA RICONSIDERAZIONE DEL GENIO ALATO ALLA BASE DELLA COLONNA ANTONINASulla base della colonna eretta in onore di Antonino Pio dopo la sua morte, nel 161 d.C, è scolpita una scena che rappresenta l'apoteosi dell'imperatore defunto e di sua moglie Faustina I, morta venti anni prima. Mentre Roma e il Campo Marzio stanno a guardare e acclamano i nuovi divi la coppia imperiale è trasportata in cielo da una grande figura alata maschile. Tale figura è ora interpretata generalmente come Aion, personificazione del tempo inteso nella sua infinita continuità, nella forma greco-romana piuttosto che in quella mitraica; secondo un'altra opinione si tratterebbe invece del Saeculum Aureum, personificazione della età dell'oro. In questo studio entrambe le interpretazioni sono prese in considerazione dal punto di vista iconografico e particolare attenzione è rivolta al significato dei tre segni zodiacali (dei Pesci, Ariete e Toro) raffigurati sul globo tenuto in mano dal genio alato. Viene respinta l'ipotesi di Turcan, per la quale questi segni zodiacali starebbero a rappresentare l'oroscopo corrispondente alia nascita del mondo, il thema mundi così come presentato da Firmico Materno e viene di conseguenza rigettata l'associazione di questo oroscopo con Aion. Al contrario si cerca qui di dimostrare come i tre simboli rappresentino la stagione primaverile e che insieme ad altri elementi relativi al genio alato essi sono intesi a rappresentare l'idea di un rinnovamento. Pur senza arrivare alia identificazione del giovane alato in se stesso con una stagione, viene però proposta una connessione tra quest'ultimo e le rappresentazioni delle stagioni su sarcofagi romani di età più tarda. L'idea di rinnovamento presente negli attributi della figura è inoltre vista come connessa con le opinioni relative alia vita dopo la morte, espresse dall'imperatore e co-dedicante della Colonna, Marco Aurelio. Questo potrebbe far pensare che un certo grado di influenza da parte imperiale abbia agito sulla committenza ed il contenuto del rilievo.
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Severino, Paolo. « Il ruolo della certificazione in psichiatria : effetti iatrogeni e funzioni terapeutiche ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2011) : 111–29. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002009.

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L'articolo intende esaminare il problema della certificazione medica in generale e piů in particolare della certificazione psichiatrica e considerare il significato e la rilevanza di questa attivitŕ medica, le sue implicazioni psicologiche, giuridiche e sociali e il suo ruolo nell'ambito della cura. Un certificato puň accordare o negare importanti diritti all'individuo e avere nella vita del paziente una particolare rilevanza, influendo sul decorso della sua malattia, sulle sue scelte e sulla sua collocazione sociale. In analogia ad ogni altro atto medico, vengono considerati i potenziali rischi iatrogeni connessi alle certificazioni mediche. La proliferazione di richieste di certificazioni viene considerato come uno degli aspetti della generale medicalizzazione della vita che trasforma gli individui in potenziali pazienti finendo con il diminuire il livello di salute della societŕ nel suo complesso. Viene sostenuto il punto di vista che dietro la pratica della certificazione vi possono essere necessitŕ e rappresentazioni, spesso illusorie, di sicurezza e di difesa della comunitŕ da quanti mettono in pericolo l'ordine sociale. Viene quindi analizzata la peculiaritŕ della certificazioni in campo psichiatrico in relazione a problemi che riguardano la diagnosi e la prognosi delle malattie mentali, la mancanza di evidenti dati obiettivi, il linguaggio psichiatrico, il consenso alla certificazione e il contesto in cui si svolge la valutazione. Il lavoro arriva alla conclusione che č necessario che il medico, quando agisce con funzioni di tipo medico-legale, e lo psichiatra sviluppino una maggiore consapevolezza del potenziale iatrogeno e stigmatizzante della certificazione e degli scopi illusori che la societŕ sembra volergli attribuire, per affermare invece la sua funzione di strumento medico che integra gli atti strettamente tecnici della terapia, insostituibile nel far valere i diritti di persone che si possono trovare ad essere temporaneamente o cronicamente malate, privilegiando quelli che favoriscono l'autonomia e non la cronicitŕ e la dipendenza.
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Dyduch, Jan. « Poszanowanie godności osoby gwarancją poszanowania praw narodu w świetle nauczania Jana Pawła II ». Prawo Kanoniczne 41, no 1-2 (15 juin 1998) : 21–32. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1998.41.1-2.01.

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Résumé :
Il papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redemptor hominis ha mostrato che cosa significa la dignità dell’uomo ed i suoi dritti connessi alla dignità della nazione ed i dritti di essa. Questo programma il Santo Padre realizza nei suo insegnamento. Come ispirazione gli servivano le esperienze dalla storia più recente, ed in modo particolare l’occupazione tedesca come pure l’attività distruttiva del totalitarismo comunista ed infine la liberazione dal giogo di totalitarismo di tanti popoli negli anni 1989-1990. Giovanni Paolo II, analizzando i dritti dell’uomo, stottolinea il significato basilare di dritto alla libertà ed alla vita, senza cui non si puo parlare di rispetto per la persona umana, la quale vive i funzione in grande famiglia, che costituisce la nazione. Giovanni Paolo II insegna sulla dignità e sui dritti della nazione, sopra tutto, durante le Assemblée Generali dell’ONU il 2.X.1979 ed il 5.X.1995, come pure nei discorso presso la Torre di Bandenburgo a Berlino il 23.VI.1996. I discorsi soprannominati non contengono nessun elenco dei dritti della nazione, ma indicano soltanti alcuni più importanti: il dritto di esistere, di decidere di se stesso, della libertà, della propria identità, della diversità, dell’indipendenza, della propria cultura e lingua, della solidare collaborazione nella pace e giusiizia con le altre nazioni. Il Papa condanna il nazionalismo, il quale proclama lo sdegno e l’odio per altri popoli contraponendolo al patriotismo - l’amore della propria patria, la quale è l’mpegno di ogni cittadino di una nazione. Il soggetto di preocuppazione particolare di Giovanni Paolo II è l’unità delle nazioni di Europa.
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Barcellona, Pietro. « Elogio del discorso inutile ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 114 (mai 2010) : 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Résumé :
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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Podeszwa, Paweł. « "Wy dajcie im jeść" (Mt 14,16) ». Verbum Vitae 12 (14 décembre 2007) : 59–71. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1443.

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La pericope della moltiplicazione dei pani e dei pesci per i cinquemila (14,13-21), abbreviata da Matteo e limitata all'essenziale, si articola in quattró parti: il resoconto introduttivo sulla situazione d'emergenza (v. 14); il dialogo preparatorlodi Gesu con i discepoli (vv. 16-18); la preghiera di benedizione di Gesu e la distribuzione dei pani (v. 19); la dimostrazione conclusiva del miracolo (vv. 20-21). Il testo matteano sottolinea la forte partecipaziane dei discepoli di Gesu, che agiscono in qualita di intermediari tanto nella parola quanto anche nell'azione di aiuto. La narrazione ha un importante significato cristologico e parenetico. Gesu rivela ai discepoli i suoi poteri, e il Signore della comuniti, che rende partecipi della sua autorita i discepoli che devono imparare a vincere lo scoraggiamento e la difficolta per essere in grado di spartire con altri.Leggeodo la narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci, scopriamo anche il senso profondo dalla vocazione sacerdotale: il riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14, 16). La vocazione sacerdotale e quella di essere, insieme a Gesu, pane spezzato per la vita del mondo.
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Di Vittorio, Arianna. « Turismo 2.0 : le community on line dei viaggiatori e la condivisione dell'esperienza turistica ». MERCATI & ; COMPETITIVITÀ, no 4 (décembre 2011) : 147–67. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004010.

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Il paper affronta il tema della condivisione dell'esperienza turistica tramite lo strumento del web. Dallo studio di questo fenomeno emerge come aspetto chiave il significato e il ruolo che hanno le comunitÀ on line di viaggiatori nell'ottica di un nuovo scenario: il turismo 2.0. Il paper, costruito su un'ampia rassegna della letteratura č di tipo positivo-descrittivo, ma offre implicazioni prescrittive di management e policy per le imprese che operano nel settore turistico. Esso intende dimostrare il crescente valore delle attivitÀ di viral marketing in un contesto, quale quello turistico, dove il consumo del viaggio č diventato esperienza di vita che genera "valore". Tale "valore", se trasferito ad altri consumatori tramite il web, diventa fonte di informazione ed arricchimento per le altrui scelte di acquisto. Nella sua strutturazione il paper parte dal presupposto secondo cui il viaggio č esperienza e il consumatore cerca esperienze positive, per poi sostenere la tesi secondo cui le esperienze degli altri possono notevolmente influenzare le nostre scelte decisionali. Alla luce di questa rivoluzione globale dei nuovi consumatori, anche le organizzazioni turistiche colgono i nuovi risvolti di un nuovo processo d'acquisto, formulando nuove modalitÀ di promozione e vendita dei propri prodotti turistici.
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DeLaine, Janet. « The ‘Cella Solearis’ of the Baths of Caracalla : A Reappraisal ». Papers of the British School at Rome 55 (novembre 1987) : 147–56. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008989.

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LA ‘CELLA SOLEARIS’ DELLE TERME DI CARACALLA: UNA NUOVA VALUTAZIONE‘Tra le sue opere a Roma, egli ha lasciato le magnifiche terme che portano il suo nome, la cella solearis che gli architetti dicono non possa essere imitata quanto a costruzione. Perchè si dice che graticci di bronzo o di rame erano posti sopra (sotto), ai quali è affidata tutta la volta e tanto grande è la campata che esperti ingegneri dicono che non poteva essere fatto. SHA, Vita Ant. Cara., IX, 4–5. Questo articolo dà una nuova valutazione delle teorie esistenti sul significato di questo brano controverso, e propone una nuova soluzione del problema. Prima di tutto la cella solearis viene identificata con il caldarium sulla base della testimonianza di iscrizioni che fanno riferimento a una cella soliaris. In secondo luogo viene presentata la testimonianza sull'uso di barre di metallo nella volta di calcestruzzo del caldarium, altrimenti normale, e viene suggerito che queste possono avere sostenuto un soffitto con graticcio di bronzo. Infine il brano stesso viene preso nuovamente in considerazione e viene suggerita un'altra traduzione della parte critica che può conciliarsi con la nuova interpretazione strutturale della cella solearis.
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Pazzagli, Adolfo. « Depressione e mania : solo due "fasi" di una malattia o anche due modi di manifestare sofferenze traumatiche ? » PSICOANALISI, no 1 (septembre 2010) : 69–81. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-001004.

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Il presente contributo ha lo scopo di presentare un caso di depressione grave nel quale la terapia psicoanalitica, accompagnata all'inizio da un trattamento con farmaci antidepressivi, ha portato a un percorso di indagine, ri-scoperta e conoscenza di ragioni lontane e riattivate nel transfert che erano soggiacenti non solo alla grave depressione e ad alcuni tratti della personalitŕ ma anche, specificatamente, ad alcuni dei sintomi, il cui significato, che ha acquisito valore comunicativo col procedere del processo, č stato possibile elaborare e, se pur parzialmente, superare. Il caso si presta poi ad alcune considerazioni generali sulle difficoltŕ, in un setting quale quello psicoanalitico, di separare nettamente gli episodi depressivi da aspetti del carattere, i periodi di normalitŕ da quelli dominati dal disturbo, cosa piů facile in un setting psichiatrico, nel quale lo psichiatra focalizza la sua attenzione e la sua indagine su alcuni sintomi e alcune loro caratteristiche che sono giŕ presenti nella sua mente. Nel contempo, tuttavia, č possibile constatare la maggior possibilitŕ di contattare, attraverso la psicoanalisi, la depressione come risultato di una storia di vita e non come un puro episodio, che sovente č superato solo attraverso un viraggio maniacale non solo del paziente ma anche dello psichiatra curante.
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Molteni, Massimo. « Il volto senza fine : la sofferenza della mente ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 1 (janvier 2011) : 43–55. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001005.

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Il concetto e l'esperienza umana del dolore sono cambiati nel corso della storia dell'uomo: se per gli antichi greci, cosě come anche nella Bibbia, il dolore faceva parte della vita e come tale era accettato, oggi invece esso viene rifiutato come elemento esistenziale estraneo, da eliminare il piů presto e il piů efficacemente possibile. La scienza medica ha fatto grandi passi in questa direzione, ma la possibilitŕ di attenuare o annullare il dolore fisico non ci esime dalla necessitŕ di riflettere sul vero senso della sofferenza, intesa come aspetto ineliminabile della condizione umana. La percezione della sofferenza dipende non solo dalle caratteristiche personali dell'individuo, ma anche dal contesto socioculturale in cui egli č inserito, variabili che condizionano anche la capacitŕ di comprensione della sofferenza dell'altro. Quanto piů un sistema - persona o societŕ - č complesso, tanto maggiore sarŕ la sofferenza da esso percepita. In definitiva, č inevitabile sia che l'uomo soffra sia che ricerchi la cancellazione della sofferenza: una dicotomia, questa, che acquista un suo senso e una prospettiva di risoluzione solo tramite l'apertura ad una dimensione piů ampia ed elevata rispetto a quella puramente fisica. In quest'ottica, la lotta - umana in generale e medica in particolare - contro sofferenza e dolore assume una connotazione non solo di utilitŕ immediata, ma anche di importante significato ultimo.
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Lombardi Ricci, Mariella, et Andrea Grillo. « Riflessioni sull'intervento del Ministro olandese della Giustizia M.H. Hirsch Ballin ». Medicina e Morale 43, no 3 (30 juin 1994) : 443–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1013.

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Sollecitati dalla crescente attenzione, anche da parte dell'opinione pubblica, al dibattito sul tema della eventuale legalizzazione della eutanasia, gli Autori commentano il documento del ministro olandese Hirsch Ballin, che presenta il recente provvedimento legislativo con cui i Paesi Bassi hanno avanzato una sia pur minima regolamentazione giuridica della prassi eutanasica. Gli Autori procedono ad individuare nel Documento un mutamento di prospettiva che - se recepito nella prassi concreta - realizza uno di quegli slittamenti verso l'allargamento dell'atto eutanasico. Esso pare ravvisabile nel concetto "essere di peso" riferito alla condizione del malato e che finisce per sovrapporsi al concetto di "sofferenza senza speranza", solitamente richiamato dai sostenitori della legalizzazione dell'eutanasia. Ci si sofferma in particolare sull'uso dei concetti di "forza maggiore", "stato di necessità" e - indirettamente - di "legittima difesa", richiamati dal Documento in funzione dell'esclusione della punibilità dell'équipe medica. In essi gli Autori ravvisano, anzitutto, intrinseche contraddizioni sul piano giuridico, dovute anche al sistema giuridico olandese, solo parzialmente confrontabile con il sistema giuridico italiano. In secondo luogo sollevano perplessità sul piano teologico-morale e sul significato culturale dell'intervento del Ministro, mettendo in luce non solo il concretizzarsi dei rischi impliciti di una normativa eutanasica, ma anche la necessità di una serena riflessione sul senso della vita umana.
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Rodriguez, Sandra. « Inform, engage, click forward : citizen engagement among a Web 2.0 driven generation ». SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no 40 (juin 2010) : 67–80. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040006.

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Questo intervento esplora la relazione complessa fra ICT e impegno civile dei giovani. Sulla base dell'analisi empirica condotta nel 2008-2009 sui giovani della fascia 20-35 anni, il lavoro va oltre la classica caratterizzazione di una generazione immersa nella tecnologia, cercando di comprendere come il Web stia modificando il suo grado di partecipazione sociale e politica. Mentre una larga parte del dibattito relativo alla partecipazione dei giovani sottolinea il loro rifiuto di strumenti tradizionali, la tecnologia Web sembra in grado di fornire alle generazioni piů giovani strumenti che li aiutano a creare nuove vie, per modificare la vita sociale, culturale e politica a livello globale. Tuttavia, se una gran quantitŕ di studi sottolinea ora l'importanza di comprendere l'impegno giovanile nell'era dell'informazione, č difficile capire come e se il web stia modificando per i giovani il significato dell'impegno civile. Ben poca attenzione č data alla valutazione delle alternative, dei valori e dei significati che spingono i giovani a dar luogo ad azioni specifiche mirate al cambiamento sociale, o che al contrario glielo impediscono. Richiedendo un approccio multidisciplinare di natura flessibile, il lavoro suggerisce la necessitŕ di ripensare concetti come impegno, partecipazione, azioni rivolte al cambiamento sociale. Invece che cinici, apatici o tecnofili disimpegnati, il disegno che emerge dalla nostra ricerca rivela l'esistenza di giovani responsabili, caratterizzati dalla partecipazione ai networking del web e dalla mobilitŕ sociale, che dimostrano grande abilitŕ nell'uso dell'ICT per promuovere valori di giustizia e solidarietŕ.
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Giardini, Anna, Marcella Ottonello, Carlo Pasetti, Debora Pain et Ines Giorgi. « Cosa voglio fare alla fine della vita ? Consapevolezza della malattia, conoscenza delle procedure cliniche e delle direttive anticipate in pazienti con malattie croniche progressive / What do I want to be done at end-of-life ? Disease awareness, knowledge of clinical procedures and of advanced directives in patients with chronic progressive diseases ». Medicina e Morale 67, no 1 (23 mars 2018) : 11–24. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.525.

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Scopo del nostro studio osservazionale cross-sectional è di studiare la consapevolezza di malattia, la conoscenza delle procedure cliniche e delle dichiarazioni anticipate di trattamento in pazienti italiani affetti da patologie croniche progressive. Metodo. Sono stati valutati 115 soggetti (23 con Sclerosi Laterale Amiotrofica – SLA; 30 con Scompenso Cardiaco Cronico – SCC; 32 con Insufficienza Renale Cronica – IRC; 30 con Tumore Avanzato –TA) su: conoscenza sui temi della salute, diritto ad essere informati, significato delle Direttive Anticipate (DA) e delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT). Risultati. 86% dei pazienti hanno evidenziato il diritto di conoscere diagnosi e prognosi e di essere informati sull’evoluzione di malattia. Molti pazienti non conoscevano il significato di procedura invasiva (52%) o di trattamento aggressivo (81%). Il 72% non conosceva il significato di DA e di DAT; il 94% riteneva che le DA o le DAT potessero parzialmente o totalmente garantire il desiderio del paziente di prendere parte alle decisioni sulla gestione del fine vita. Una volta informati sul significato delle AD (vincolanti) e delle DAT (non vincolanti) I pazienti con SLA preferivano la scelta di direttive vincolanti rispetto ai pazienti con TA e con SCC (SLA vs SCC p=.005; SLA vs TA p=.001). I pazienti con IRC preferivano direttive vincolanti rispetto ai pazienti con SCC (p=.02). Conclusioni. Deve essere parte integrante nella pratica clinica l’informare e il guidare il paziente dal momento della diagnosi fino alle fasi ultime di vita. ---------- Introduction. Many steps forward within the legal field to facilitate end-of-life communication have been taken, but Mediterranean countries can be considered as a step back. Aim of our observational cross-sectional study is to observe disease awareness, knowledge of clinical procedures and of advanced directives in patients with chronic progressive diseases in Italy. Methods. 115 subjects (23 with Amyotrophic Lateral Sclerosis – ALS, 30 with Chronic Heart Failure - CHF, 32 with Chronic Kidney Failure – CKF, and 30 with Advanced Cancer – AC) were assessed on health literacy, their right to be informed and meaning of Advance Directives (AD) and of Advance Declaration of Treatment (ADT). Results. 86% of patients claimed the right to know diagnosis and prognosis and to be informed of disease progression. Patients did not know the meaning of invasive therapy (52%) and of aggressive treatment (81%). 72% did not know the meaning of AD and of ADT; 94% believed that AD or ADT could partially or totally guarantee patient’s will to make decisions on end-of-life, with frequency difference on AD or ADT efficiency between CHF and ALS patients (p=.01). Once informed on the definitions of AD (legally binding) and ADT (not legally binding), ALS patients preferred legally binding directives, compared to patients with AC and with CHF (ALS vs CHF p=.005; ALS vs AC p=.001). Patients with CKF would prefer legally binding proposal compared to CHF patients (p=.02). Conclusion. To inform and to guide patients from diagnosis to end-of-life should be an integral part of medical practice.
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Bignamini, Angelo A. « Il rischio calcolato e la relazione con l’assistito : aspetto ambivalente della medicina ». Medicina e Morale 52, no 6 (31 décembre 2003) : 1175–202. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.658.

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I medici ed i loro assistiti sono sottoposti a pressioni perché venga regolarmente valutato il rischio di patologie future e vengano applicate misure di prevenzione primaria e secondaria. Si rilevano alcuni problemi relativi a questa politica, che investono l’affidabilità degli algoritmi e la difficoltà a raggiungere gli obiettivi fissati. A partire dall’osservazione di dati reali da uno studio osservazionale, viene discusso l’impatto sulla giustificazione etica dei meccanismi di screening di popolazione, dell’applicazione sistematica delle misure di prevenzione raccomandate dalle linee guida, e più in generale sulla cosiddetta “cultura della prevenzione”. I punti critici evidenziati sono la necessità di considerare che il singolo soggetto non è il rappresentante medio della popolazione, ma un soggetto individuale con caratteristiche, bisogni, e sensibilità proprie; la consapevolezza che la prevenzione può essere efficace sulla popolazione ma non necessariamente sul singolo; la presa di coscienza che gli obiettivi da raggiungere per la riduzione del rischio devono essere raggiungibili nella realtà mettendo in gioco la libertà-responsabilità del soggetto al di là delle raccomandazioni delle linee guida, e che comunque non può garantire un esito favorevole. Viene infine sottolineato che l’insistenza sulle misure di prevenzione sono anche l’espressione della perdita del senso del limite al diritto alla vita e alla tutela della salute, cioè un’espressione del rifiuto del significato della malattia e della morte.
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Girolama Caruso, M., et Anna Valeri. « Sicut palea : Merini sotto l'urto del rifiuto ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (septembre 2021) : 128–48. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001012.

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Résumé :
Il contributo si basa sul proficuo rapporto tra letteratura e sociologia e sulla relazione bidi-rezionale di conoscenza e analisi critica legata ai mutamenti sociali. La letteratura, per la sua portata, spesso, infatti, è uno strumento di riflessione sociologica. La relazione biunivoca tra letteratura e sociologia si ha quando gli argomenti letterari fuoriescono dall'analisi del testo e assumono la veste di riflessione sociologia. Il lavoro presenta due livelli di analisi: - la rilevanza didattica di un personaggio come la Merini, che è partita come analisi concreta della forma linguistica, risultante di un passaggio retorico da una sovrabbondanza di senso ad una pagina bianca, da una parte, e ricerca - discreta ma rigorosa della rap-presentazione invasiva sulla società del personaggio-artista, nel conflitto mai risolto della contaminazione genio-follia. - la riflessione sociologica che discende dal progetto didattico "Ricordami il pensiero della vita. Il mondo di Alda Merini" è stato motivo di approfondimento empirico sul concetto di normalità, stereotipo e dis-abilità. I quesiti proposti nella sezione sulla disabilità sono molteplici fanno riferimento alla tipologia della disabilità, alla rappresentazione sociale della dis-abilità livello di accettazione; l'inclusione e la relazione tra creatività e follia. La biografia della Merini ha avuto un significato particolare poiché, pur essendo esposta al giudizio e alla vergogna, il suo essere è una sfida alle gerarchie dell'abilismo.
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Lanzalaco, Luca. « LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 1 (avril 1989) : 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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Résumé :
IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Marina Casini. « Il dibattito parlamentare sulla “procreazione medicalmente assistita” ». Medicina e Morale 51, no 4 (31 août 2002) : 617–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.688.

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La Camera dei Deputati nel giugno 2002 ha approvato una proposta di legge (PDL) ora in attesa di una valutazione da parte del Senato. In questo articolo viene ricordata dapprima l’evoluzione storica che ha portato all’attuale PDLa partire dalla IX legislatura, ci si sofferma sulle tappe principali e più significative, si tiene conto non solo dell’iter legislativo in senso stretto, ma anche del contributo della giurisprudenza, degli atti governativi, delle Commissioni ad hoc e dei movimenti operanti a livello sociale. Successivamente viene esaminato il contenuto della PDL nei suoi profili più rilevanti. Il principio dei prevalenti interessi/ diritti del concepito - che costituisce il motivo ispiratore di tutta la normativa - trova coerenti e apprezzabili applicazioni. In primo luogo viene declinato nella protezione del nuovo essere umano fin dalla fecondazione perseguendo l’obiettivo della sua destinazione alla nascita (diritto alla vita) senza che siano possibili atti manipolatori del suo patrimonio genetico (diritto alla identità genetica); secondariamente viene difeso il suo diritto alla famiglia sotto il profilo della coincidenza tra genitorialità biologica, affettiva e legale (diritto alla identità psicologica ed esistenziale). Rimangono comunque delle riserve etiche in ordine alla dignità dell’atto procreativo, all’insufficiente tutela del diritto del nascituro ad una famiglia fondata sul matrimonio quale garanzia di certezza e stabilità dell’affetto dei genitori (è infatti previsto l’accesso alle coppie conviventi), alla perdita di embrioni dovuta alla bassa percentuale di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Rimane comunque apprezzabile - tenuto conto del libertarismo e permissivismo dominanti volti a legalizzare tutto quanto è già fattibile - l’impegno manifestato per ottenere l’approvazione della PDL. In ogni caso L’obiezione di coscienza, prevista dalla PDL, acquista dunque tutta la sua valenza di fronte al significato del generare e dell’essere generati.
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Popovic, Dusan. « Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila ». Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no 45 (2008) : 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Świto, Lucjan. « Istota "bonum prolis" ». Prawo Kanoniczne 45, no 3-4 (20 décembre 2002) : 53–105. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2002.45.3-4.03.

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Résumé :
Sempre più spesso capita che il titolo, per cui si prendono in considerazione le cause di invalidità del matrimonio, è una simulazione del consenso matrimoniale, che si concretizza nell’atto positivo della volontà che causa l’esclusione del bonum prolis. La suddetta nozione di bonum prolis da una parte non si manifesta in nessuno dei contesti del diritto canonico, dall’altra viene comunemente usata dalla canonistica e perciò suscita tante ambiguità. La definizione precisa del contenuto, accettato dalla tradizione canonistica e dalla giurisprudenza rotale del termine bonum prolis, è oggetto di questa esclusione ehe causa l’invalidità del matrimonio, provoca tante difficoltà e la giusta opinione su questo problema è oggetto di dibattito. La discussione è legata all’interpretazione della norma giuridica del can. 1101 § 2 CIC/1983, a cui nella codificazione del diritto canonico del 1917 corrispondeva il can. 1086 § 2, perché la dottrina canonistica e la giurisprudenza rotale affermano unanimemente ehe il contenuto del termine bonum prolis implicitamente si conclude in questo, la cui esclusione conforme al can. 1101 § 2 CIC/1983, che si è formato per via dell’evoluzione del can. 1086 § 2 CIC/1917 - causa l’invalidità del matrimonio. Lo scopo del tema assunto era una prova della definizione del termine bonum prolis nel contesto della simulazione del consenso matrimoniale che causa la sua esclusione. L’autore cercava di rispondere alla domanda, quale è la genesi di questa nozione, quale contenuto a questo termine attribuiva la dottrina e la giurisprudenza rotale sotto il vecchio codice ed anche quale contenuto si ascrive ad essa alla luce del nuovo codice. L’analisi della dottrina e della giurisprudenza rotale è arrivata all’affermazione che il termine bonum prolis venne preso dall’insegnamento di sant’Agostino sui tre beni matrimoniali per esprimere l’oggetto fondamentale costituente il matrimonio. Inizialmente il contenuto del bonum prolis, era collegato al can. 1086 §2 CIC/1917, in seguito venne riferito al cosiddetto ius in corpus. Tuttavia questa formula del canone, che riduceva il contenuto del bonum prolis a ius in corpus, risultò insufficiente per tutti i casi della simulazione del consenso matrimoniale, per questo motivo si avverte la necessità di una nuova redazione della suddetta norma giuridica. Nel nuovo codice il bonum prolis si riferisce - nello spirito del can. 1101§ 2 CIC/1983 – al’ „essenziale elemento del matrimonio” ed, in conformità alla comune pratica della giurisprudenza rotale, il suo contenuto comprende i seguenti diritti-obblighi matrimoniali, i quali occorre trattare come uno solo, completando il diritto matrimoniale trasmesso reciprocamente dalla coppia di sposini nel momento dell’espressione del consenso matrimoniale, che per sua natura è esclusivo, fino alla morte, e non ammette né interruzioni, né limiti. Il diritto al fecondo atto matrimoniale (ius ad coniugalem actum), il cui aspetto dell’unione è indissolubilmente legato all’aspetto della procreazione. Poi il diritto alla prole (ius ad prolem), in altre parole il diritto alla procreazione (ius ad procreationem), ovvero il diritto alla generazione e alla nascita della prole per mezzo del pieno atto matrimoniale (copula perfecta). Infine il diritto all’educazione (ius ad educationnem), nel significato di bonum physicum prolis, cioè il diritto-obbligo dell’assicurazione alla prole di un minimo di educazione, cioè il mantenere il feto del nasciturus in vita, la sua nascita, la premura nel sostenere lui e il complesso delle sue membra in vita, infine l’accoglienza del neonato natus e la possibilità della crescita e dello sviluppo come persona umana. Il diritto all’educazione morale-religiosa della prole, ossia l’elemento del bonum spirituale prolis, non rientra nel contenuto del bonum prolis.
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Dąbek, Tomasz Maria. « Przywołany – Posłany – Obecny. Bogactwo misji Ducha Parakleta obecnego wśród uczniów Jezusa na podstawie J 14-16 ». Ruch Biblijny i Liturgiczny 60, no 1 (31 mars 2007) : 17. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.321.

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Nella traduzione è difficile dare un buon equivalente della parola originale. Lo Spirito Consolatore secondo Gv 14–16 è continuatore della missione di Gesù, l’incarnato Figlio di Dio. Lui, un altro Consolatore – accanto al Cristo che è pure il nostro avvocato presso il Padre (1 Gv 2, 1) – lo Spirito di verità insegnerà ai discepoli, farà loro ricordare tutto, che Gesù ha detto (Gv 14, 26), renderà testimonianza a Gesù, guiderà i discepoli verso tutta la verità (Gv 16, 12), farà conoscere l’avvenire (Gv 16, 13), glorificherà Gesù (Gv 16, 14), convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (Gv 16, 8).Sarebbe bene ritornare al primo significato del titolo greco „Paraclito” – „chia¬mato in aiuto”, „avvocato”, „intercessore”, „insegnante”, „aiutante”. Lo Spirito è chiamato da noi e da Cristo, è dato dal Padre (Gv 14, 16) e mandato dal Padre (Gv 14, 26) e dal Figlio (Gv 15, 26; 16, 7), come Cristo è stato mandato dal Padre (Gv 16, 5).Ma anzitutto importante è la sua presenza fra noi, come Cristo ha detto ai discepoli: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28, 20); “Non vi lascerò orfani, tornerò a voi” (Gv 14, 18); “io pregherò il Padre mio ed egli vi darà un altro Consolatore perché resti con voi per sempre” (Gv 14, 16).Essere è la prima qualità di Dio nell’Antico Testamento. Gesù Cristo ha detto ai suoi nemici: „IO SONO” (Gv 8, 24. 28. 58) ed ha anche detto, che lo Spirito sarà sempre presente conloro (Gv 14, 16). Dall’infinito essere, dalla pienezza di vita risulta la presenza di Dio, di Cristo e dello Spirito Paraclito con i discepoli e con tutti i redenti dall’incarnato Figlio di Dio.Nelle traduzioni polacche della Bibbia il “Paraclito” era finora tradotto come „Consolatore”, nell’ultima edizione della Biblia Tysiąclecia, uscita nel 2000, appare il nome greco „Paraclito”. Si deve spiegare alla gente, che cosa significhi questo titolo – lo Spirito chiamato, mandato e presente per continuare la missione del Figlio ed aiutare a vivere con Dio, a bene capire l’insegnamento di Cristo, a rendere testimonianza e camminare verso il Regno di Dio.
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Di Lullo, A. M., M. Scorza, F. Amato, M. Comegna, V. Raia, L. Maiuri, G. Ilardi, E. Cantone, G. Castaldo et M. Iengo. « An “ex vivo model” contributing to the diagnosis and evaluation of new drugs in cystic fibrosis ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 207–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1328.

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Résumé :
La fibrosi cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator). Finora sono state descritte circa 2000 mutazioni, ma per la maggior parte di esse è difficile definirne l’effetto senza complesse procedure in vitro. Abbiamo effettuato il campionamento (mediante brushing), la cultura e l’analisi di cellule epiteliali nasali umane (HNEC) utilizzando una serie di tecniche che possono aiutare a testare l’effetto delle mutazioni CFTR. Abbiamo eseguito 50 brushing da pazienti FC e controlli, e in 45 casi si è ottenuta una coltura positiva. Utilizzando cellule in coltura: i) abbiamo dimostrato l’espressione ampiamente eterogenea del CFTR nei pazienti e nei controlli; ii) abbiamo definito l’effetto di splicing di una mutazione sul gene CFTR; iii) abbiamo valutato l’attività di gating di CFTR in pazienti portatori di differenti mutazioni; iv) abbiamo dimostrato che il butirrato migliora in modo significativo l’espressione di CFTR. I dati provenienti dal nostro studio sperimentale dimostrano che l’uso del modello ex-vivo di cellule epiteliali nasali è un importante e valido strumento di ricerca e di diagnosi nella studio della FC e può anche essere mirato alla sperimentazione ed alla verifica di nuovi farmaci. In definitiva, in base ai nostri dati è possibile esprimere le seguenti conclusioni: 1) il prelievo delle cellule epiteliali nasali mediante brushing è applicabile senza alcuna anestesia ed è ben tollerato da tutti i pazienti affetti da FC (bambini e adulti), è scarsamente invasivo e facilmente ripetibile, è anche in grado di ottenere una sufficiente quantità di HNECs rappresentative, ben conservate, idonee allo studio della funzionalità di CFTR; 2) la conservazione delle cellule prelevate è possibile fino a 48 ore prima che si provveda all’allestimento della coltura e ciò permette di avviare studi multicentrici con prelievi in ogni sede e quindi di ottenere una ampia numerosità campionaria; 3) la coltura di cellule epiteliali nasali può essere considerata un modello adatto a studiare l’effetto molecolare di nuove mutazioni del gene CFTR e/o mutazioni specifiche di pazienti “carriers” dal significato incerto; 4) il modello ex-vivo delle HNECs consente inoltre di valutare, prima dell’impiego nell’uomo, l’effetto di farmaci (potenziatori e/o correttori) sulle cellule di pazienti portatori di mutazioni specifiche di CFTR; tali farmaci possono modulare l’espressione genica del canale CFTR aprendo così nuove frontiere terapeutiche e migliori prospettive di vita per pazienti affetti da una patologia cronica come la Fibrosi Cistica; 5) la metodologia da noi istituita risulta essere idonea alla misura quantitativa, mediante fluorescenza, dell’attività di gating del canale CFTR presente nelle membrane delle cellule epiteliali nasali prelevate da pazienti portatori di differenti genotipi; in tal modo è possibile individuare: a) pazienti FC portatori di 2 mutazioni gravi con un’attività < 10% (in rapporto ai controlli -100%), b) soggetti FC portatori contemporaneamente di una mutazione grave e di una lieve con un’attività tra 10-30%, c) i cosiddetti portatori “carriers”- eterozigoti - con un’attività tra 40-70%. In conclusione la possibilità di misurare l’attività del canale CFTR in HNECs fornisce un importante contributo alla diagnosi di FC, mediante individuazione di un “cut-off diagnostico”, ed anche alla previsione della gravità fenotipica della malattia; quindi quanto rilevabile dalla misura del suddetto canale permette di prospettare per il futuro la possibilità di valutare meglio i pazienti per i quali il test del sudore ha dato risultati ambigui (borderline o negativi). La metodica da noi sperimentata consente anche di monitorare i pazienti durante il trattamento farmacologico, valutando in tal modo i reali effetti delle nuove terapie.
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Vučetić, Zorica. « Contributo allo studio della composizione delle parole : Raffronto contrastivo italiano-croato, croato-italiano. Primi risultati ». Linguistica 39, no 1 (1 décembre 1999) : 83–98. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.39.1.83-98.

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Résumé :
Nel presente lavoro si considerano le parole composte italiane e croate, e più pre­ cisamente nella fase moderna dell'italiano e del croato. L'approccio allo studio della composizione delle parole nelle due lingue è sincronico. Si prendono in considerazione solo parole motivate nella coscienza linguistica dei parlanti di oggi. La composizione delle parole, che unisce due o più elementi costitutivi, creando in tal modo nuove unità lessicali, è molto importante nella lingua italiana. Si distinguono due casi: in un gran numero di composti ii parlante continua ad identificare i due ele­ menti costitutivi dopo che la fusione è avvenuta (A+B=AB): in questo caso ii signifi­ cato del composto è la somma dei significati dei membri costitutivi e il composto è motivato nella consapevolezza linguistica dei parlanti di oggi; mentre in altri composti la fusione dei due elementi costitutivi dà origine a un nuovo significato (A+B=C), per cui i composti non sono motivati nella consapevolezza linguistica dei parlanti di oggi, quindi non sono trasparenti e dal punto di vista sincronico non sono parole composte, ma vanno studiati dal punto di vista diacronico.
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