Articles de revues sur le sujet « Settore costruzioni »

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1

Alleva, Giorgio, et Maria Felice Arezzo. « Un'analisi territoriale del lavoro sommerso nel settore delle costruzioni in Italia ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mars 2013) : 79–110. http://dx.doi.org/10.3280/rest2013-001004.

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Calimani, Ivan. « BIM : verso una visione strategica e gestionale dei progetti nel settore Costruzioni ». PROJECT MANAGER (IL), no 38 (avril 2019) : 21–23. http://dx.doi.org/10.3280/pm2019-038005.

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3

Piccioni, Sara, Mariapia D’Angelo et Maria Chiara Ferro. « I Corpora SEAH di comunicazione specializzata nel settore dell’Architettura e delle Costruzioni ». Linguistica 61, no 2 (30 décembre 2021) : 97–122. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.97-122.

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Résumé :
La mancanza di competenze nel linguaggio accademico-disciplinare costituisce spesso un ostacolo alla mobilità degli studenti. Questo è particolarmente vero nel campo dell’Architettura e delle Costruzioni (AC), in cui il percorso formativo comprende una serie di sotto-domini tecnici che sono spesso definiti da pratiche professionali, tradizioni culturali e quadri giuridici specifici di un dato paese. Con l’obiettivo di favorire la partecipazione ai programmi di scambio, il progetto Erasmus+ SEAH (Sharing European Architectural Heritage: Innovative language teaching tools for academic and professional mobility in Architecture and Construction) mira a creare corpora specializzati nel campo dell’AC e moduli linguistici open access basati sui suddetti corpora in lingua francese, tedesca, italiana, russa e spagnola. Il contributo presenta il quadro teorico di riferimento, le metodologie e le finalità del progetto SEAH, soffermandosi sui criteri e sulle procedure generali del corpus design, con esemplificazioni della compilazione e impiego dei corpora per la lingua spagnola, italiana e russa.
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4

Gurisatti, Paolo. « Progettare il processo costituente di un cluster. Il caso del distretto trentino dell'energia e dell'ambiente ». ARGOMENTI, no 32 (septembre 2011) : 95–123. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-032005.

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Résumé :
Questo articolo racconta la storia di una ricerca-intervento realizzata da un gruppo di, impegnati a sperimentare nuove tecniche di animazione dello sviluppo economico a livello locale. La storia č focalizzata sui problemi incontrati nella fase costituente di un distretto tecnologico in Trentino, dove il gruppo č stato incaricato di promuovere processi di innovazione tra le imprese del settore costruzioni, nel segmento emergente degli edifici sostenibili. Lo studio di caso evidenzia che la nascita di un nuovo cluster richiede un elevato livello di imprenditorialitŕ tra ie non solo tra gli attori privati.
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del Curto, Davide. « Dal mito dell'efficienza all'obiettivo della transizione energetica. Una sfida per gli edifici storici ». TERRITORIO, no 97 (février 2022) : 113–18. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12934.

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Résumé :
Il DL ‘Rilancio' n. 34 del 19 maggio 2020 combina gli obiettivi della transizione energetica con il sostegno al settore delle costruzioni. Inoltre, promuovendo il recupero e il riuso degli edifici esistenti, contribuisce a contrastare lo spopolamento dei territori marginali. D'altra parte, migliorare l'efficienza energetica spesso richiede di aggiungere strati isolanti o impianti di generazionelocale, incompatibili con i caratteri tipologici e il valore culturale di un edificio storico.Partendo da una riflessione sul rapporto tra cultura della tutela e cultura della sostenibilità, questo articolo discute l'impatto atteso di queste misure sugli edifici storici e sui processi di marginalizzazione nei territori fragili.
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Fattinnanzi, Enrico. « The role of valuation in the construction industry of the post-Covid era / Il ruolo del settore delle costruzioni nell’epoca del dopo corona virus ». Valori e Valutazioni 26 (19 décembre 2020) : 3–9. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20202602.

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Résumé :
Following the pandemic, investments in theconstruction sector are destined to reach exceptionallevels, with noteworthy effects on economicproduction, all while providing a very real opportunityto carry out projects that could resolve a good many ofthe critical problems currently affecting the towns, citiesand surrounding territory of Italy: problems such asaccessibility, the distribution of public resources andservices, and seismic and hydrogeological safety;foremost among these are problems plaguing structuralfunctions, as well as the lack of social and economicintegration in outlying urban areas. And yet there is arisk that pursuit of these objectives could be seriouslyhampered by distressing levels of inefficiency in theoverall organisation of the processes of intervention, aswell as the unwarranted influence of special interests,including, in some cases, infiltration by organised crime.The resulting situation presents an unacceptable ratioof resources allocated to the quality of results. Thispaper illustrates why significantly different forms ofgovernance should be adopted, together with a totallynew, innovative approach to organising the processesof intervention. A reference found to be especially useful in formulatingthe considerations developed in the paper was a criticalanalysis of the results - ultimately judged to be positive- of the project to replace the Morandi Bridge in Genoa,though mention was also made of the factors thatrender a generalised application of this example tofuture investments unfeasible. Instead we have focussed on certain aspects that, as wesee it, may prove useful in arriving at a new approach tomanaging project programs: first of all, theestablishment, at the heart of any project, and especiallythose that are particularly demanding in terms of sizeand/or quality, of a strong management function that,being in possession of all the necessary powers andknow-how, is responsible for successful performance ofthe work, meaning proper use of the availableresources, compliance with deadlines and pursuit of allthe objectives and standards of performance that gaverise to investment in the first place. To this end, planningquality is held to be of the utmost importance, and soplanning decisions should be supported by effectiveevaluation procedures. And such procedures, the paperargues, prove all the more effective when they supportfor each and every one of the phases of decision-making involved in planning, covering governance ofthe entire process, up to and including the actualexecution of the project.AbstractYou delight in laying down laws, Yet you delight more in breaking them.Like children playing by the ocean who build sand-towerswith constancy and then destroy them with laughter...... But while you build your sand-towers the ocean brings more sand to the shore.From The ProphetKhalil Gibran
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DeLaine, Janet. « The Temple of Hadrian at Cyzicus and Roman attitudes to exceptional construction ». Papers of the British School at Rome 70 (novembre 2002) : 205–30. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002154.

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Résumé :
IL TEMPIO DI ADRIANO A CYZICUS E L'ATTEGGIAMENTO ROMANO VERSO LE COSTRUZIONI COLOSSALIPartendo dalPanegirico su Cyzicusdi Elio Aristide, questo articolo esplora l'atteggiamento romano verso le imprese costruttive colossali. La struttura di questo contributo è data prima dall'idea delle Sette Meraviglie del Mondo, che suggerisce come tali imprese costruttive venissero ammirate per la loro grandezza e per il livello di sofisticazione tecnologica, in particolare quando realizzate su una scala che andava ben oltre il regno delle normali esperienze umane. Questo tipo di costruzioni sembrava sfidare la natura ma, allo stesso tempo, dimostrava i limiti dell'ingenuità umana e dava unostatusa coloro per i quali questi lavori erano stati creati. Allo stesso tempo, l'atto della costruzione era visto come un simbolo di esistenza civilizzata, e viene dunque dimostrato come le rappresentazioni sia scritte che pittoriche degli edifici avessero un'importanza speciale. Ciò conduce alia discussione dellamagnificentiae del valore della costruzione per il mecenate romano come contributo alia vita della comunita. L'articolo si conclude con un esame delle implicazioni morali delle costruzioni su grande scala, collocandolo all'interno di un discorso più ampio sulle idee romane conflittuali sul rapporto tra umanità e natura, e sul'antico dibattito sulle origini della civilizzazione e l'idea del progresso umano.
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Locurcio, Marco, Francesco Tajani, Debora Anelli et Rossana Ranieri. « A multi-criteria composite indicator to support sustainable investment choices in the built environment / Un indicatore composito multicriteriale a supporto delle decisioni di investimento sul patrimonio edificato ». Valori e Valutazioni 30 (août 2022) : 85–100. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223006.

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Résumé :
The economic crisis generated by the current Covid-19 has scratched many of the certainties consolidated in the past, highlighting the fragility of the economic system and the need for a more efficient management of the investments. Extreme events, whether environmental, social, health and economic, trigger off shocks to which it is necessary to promptly react. Starting from these premises, many institutional investors are directing their capitals towards environmental interventions. In the real estate field this translates into promoting initiatives to improve the efficiency of the existing building heritage, in line with the concept of Circular Economy, and avoiding soil sealing. In the present research a composite indicator that allows to analyze the performance of different real estate investments (e.g. new construction, demolition and reconstruction, renovation, etc.) has been proposed. The performance is assessed with respect to the expected profitability, the specific characteristics of the market in which the initiatives are located and the different risk-return profiles that characterize the investors. The case study, relating to two different investments located in Rome (Italy), has allowed to test the effectiveness and the limits of the proposed indicator and the possible application fields. La crisi economica innescata dalla pandemia da Covid-19 ha determinato un diffuso clima di incertezza, evidenziando la fragilità del sistema economico e la necessità di una gestione maggiormente efficiente degli investimenti sul territorio. Eventi estremi (ambientali, sociali, sanitari, economici) generano shock ai quali è necessario reagire prontamente, e per tale ragione molti investitori istituzionali stanno indirizzando i loro capitali verso interventi sostenibili. Nel settore immobiliare questo trend si traduce nella promozione di iniziative finalizzate a migliorare l’efficienza del patrimonio edilizio esistente, coerentemente con i principi dell’economia circolare, e con il contrasto del consumo di suolo. Nella presente ricerca è stato proposto un indicatore composito, che consente di analizzare la performance di diversi investimenti immobiliari (nuove costruzioni, demolizioni e ricostruzioni, ristrutturazioni, ecc.), valutati rispetto alla redditività attesa, alle caratteristiche specifiche del mercato immobiliare di riferimento delle iniziative considerate ed ai diversi profili di rischio-rendimento degli investitori. Il caso studio, relativo a due differenti investimenti localizzati nella città di Roma (Italia), ha permesso di testare l’efficacia ed i limiti dell’indicatore proposto, oltre che i possibili campi di applicazione.
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Luca Fanelli et Antonella Di Bartolo. « Condizioni per collaborare. Scuole e terzo settore nella costruzione della comunità educante ». IUL Research 3, no 5 (20 juin 2022) : 240–51. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.296.

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Il presente contributo parte dalle specifiche esperienze dei progetti OpenSpace e FA.C.E. e dal processo Lab Sperone Children per esplorare i caratteri del rapporto tra scuola e terzo settore a livello territoriale, contestualizzandolo nelle vicende che configurano l’attuale scenario. Procede quindi puntualizzando alcuni apprendimenti e proposte riguardanti, da un lato, la creazione di figure dedicate al lavoro di rete e, dall’altro, alla configurazione istituzionale nella quale le alleanze educative territoriali possono prosperare. Nelle conclusioni si tratteggiano brevemente alcune ulteriori condizioni necessarie affinché ciò possa verificarsi.
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Voghera, Angioletta, et Valerio Avidano. « Contratti di fiume. Una proposta metodologica per il torrente tinella, nel quadro delle esperienze italiane ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 103 (juillet 2012) : 42–65. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-103004.

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Il quadro nazionale e comunitario degli strumenti e delle esperienze di riqualificazione fluviale impone la necessità di operare con un approccio intersettoriale. In questa logica, i contratti di fiume (CdF) possono conciliare gli interessi locali e costruire strategie integrate di riqualificazione dei territori fluviali. In assenza di una normativa nazionale sui CdF, il paper mette in luce i punti di forza e le debolezze di alcune esperienze italiane. È stata elaborata quindi una proposta metodologica per la costruzione partecipata di un CdF, che muove dal coinvolgimento degli attori sociali locali per la costruzione di strategie multi-settore con riferimento al territorio del Torrente Tinella.
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Carbone, Anna. « La multifunzionalitĂ dell'agricoltura europea : riflessioni sul contributo del settore primario alla costruzione dell'identitĂ culturale ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 1 (décembre 2010) : 133–44. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001010.

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Résumé :
La nota propone alcune riflessioni sul contributo che il settore primario può dare al mantenimento dell'identità culturale di un territorio ed al suo rafforzamento esplicando, così, una tra le diverse funzioni aggiuntive a quella primaria che vengono da più parti attribuite all'agricoltura nell'ampio dibattito sulla multifunzionalità del settore. Le idee riportate ruotano attorno al doppio nesso esistente tra le attività agricole - intese nel loro insieme e nella loro notevole multiformità - e l'identità culturale del territorio nel quale queste si svolgono. Le relazioni tra le due sfere sono profonde e si sviluppano, appunto, nei due sensi; vale a dire che se il modo di condurre/gestire le attività agricole è parte del patrimonio culturale specifico di un territorio, è anche vero che il patrimonio di conoscenze ed esperienze di un territorio influenza e determina, anche se ovviamente non in via esclusiva, il modo di fare agricoltura proprio di un'area. In particolare si mostra come siano espressamente alcune delle funzioni "accessorie" o "aggiuntive" a quella primaria, a ricoprire un ruolo particolarmente significativo in termini di contributo all'identità culturale di un territorio.
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Biagiotti, Andrea, et Natalia Faraoni. « Brevetti provetti : un'analisi esplorativa dei brevetti "di rottura" italiani del settore farmaceutico ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 81–93. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122006.

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Il saggio presenta i risultati di un'indagine esplorativa su un campione di brevetti farmaceutici dello. Il brevetto viene analizzato come un processo di costruzione sociale dell'innovazione. Dopo aver classificato il campione in base al giudizio di una giuria di esperti, gli autori prendono in considerazione una serie di variabili che possono influenzare la capacitŕ "di rottura" dei brevetti in termini di una discontinuitŕ scientifico-tecnologica: il profilo formativo e professionale degli inventori; le caratteristiche generali dell'organizzazione in cui il brevetto è maturato; le risorse esterne alle imprese ma interne al territorio su cui l'organizzazione ha fatto affidamento; le dinamiche del gruppo di ricerca autore del brevetto. La comparazione tra i brevetti "di rottura" e quelli di contenuto innovativo più ordinario permette di individuare le dimensioni rilevanti nello spiegare la distribuzione del contenuto innovativo all'interno del campione.
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Cardinali, Silvio. « Problematiche di gestione ed opportunità di crescita delle piccole imprese agroalimentari : un'analisi sui viniviticultori minori e le alleanze ». ARGOMENTI, no 34 (juin 2012) : 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/arg2012-034005.

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Il presente articolo esamina le principali caratteristiche dei piccoli produttori vitivinicoli italiani e le loro politiche di marketing con particolare riferimento alle strategie di aggregazione. L' autore successivamente ad una revisione della letteratura sul tema delle imprese minori del settore vitivinicolo e delle alleanze, presenta i risultati di una ricerca empirica esplorativa condotta presso un campione di piccole imprese di vini di qualità elevata. Dai risultati del progetto emergono interessanti spunti di riflessione sulle opportunità di politiche aggregative, ma anche i limiti strategici e cognitivi nella costruzione di un modello di business a rete.
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Pezzoni, Nausicaa. « La città come piattaforma di lavoro. Un'intervista a Francesco Melis ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 82–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100009.

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Il confronto con Francesco Melis, funzionario nidil cgil Milano, responsabile del settore Gig economy, intende approfondire la possibilità di costruire una sfera di diritti di natura giuslavoristica per i rider, a partire dalla fisicità e dal disegno degli spazi urbani. Grazie allo sguardo di chi si è occupato del percorso di sindacalizzazione dei rider sin dal 2017, l'intervista traccia sinteticamente le tappe cronologiche e normative del caso. In una seconda parte del dialogo si intrecciano riflessioni che correlano la prospettiva giuridico-lavorativa all'opportunità della costruzione di uno spazio di cittadinanza attraverso il coinvolgimento dei rider nel disegno della città, tratteggiando sinergie, responsabilità e traiettorie possibili per una governance condivisa di questo fenomeno.
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Borelli, Silvia, et Giovanni Orlandini. « Lo sfruttamento dei lavoratori nelle catene di appalto ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 173 (mai 2022) : 109–33. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2022-173005.

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Il contributo presenta le conclusioni della prima fase della ricerca sulle catene di appalto (sub-contracting chains), coordinata dalla Confederazione europea dei sindacati (CES). I sei casi-studio svolti hanno mostrato come, nei settori esaminati (l'agroalimentare, le costruzioni, i tra-sporti e l'industria dell'abbigliamento), l'appalto sia divenuto "il" business model, ossia la normale strategia da adottare per diminuire il costo del lavoro e aumentare i profitti, soprattutto quando si partecipa a mercati globali altamente competitivi. Nel contributo vengono illustrate le forme legali e illegali di sfruttamento lavorativo che hanno luogo nelle catene di appalto e ven-gono evidenziate le difficoltà dei lavoratori di organizzarsi collettivamente a causa della fram-mentazione del ciclo produttivo.
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Bonfantini, Bertrando. « Gli scarti possibili e necessari : il Rue come progetto strategico ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 70–75. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057009.

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Il Regolamento urbanistico edilizio non č il luogo della regola banale, ma concorre alla costruzione del progetto strategico per la cittŕ. La sua natura ‘statutaria' lo rende particolarmente sensibile alla consuetudine localmente radicata, e questo crea una tensione tra inerzia ed innovazione in un processo dagli esiti incerti, ben oltre la mera approvazione formale. L'articolo propone quattro passaggi: evidenzia il ruolo di snodo assunto dal Rue in rapporto al Psc e al Poc, ma soprattutto con i regolamenti di settore e complementi normativi di cui tenta il coordinamento; sottolinea come il Rue configuri un ‘palinsesto', nel complesso equilibrio tra regole che restano e regole nuove; si sofferma sui principali scostamenti che marcano lo scarto rispetto al passato; sostiene l'urgenza di una rinnovata efficacia del regolamento anche a costo di una temporanea minore efficienza.
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Martini, Alessia. « Scolpito nella pietra : testimonianze scultoree della comunità italiana di Barre, Vermont ». Italian Canadiana 36, no 1 (3 octobre 2022) : 201–27. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v36i1.39391.

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A partire dal 1890, la cittadina di Barre, Vermont, vide l’arrivo di numerosi operai italiani specializzati nella lavorazione della pietra. Questi operai, provenienti principalmente da Carrara, in Toscana, erano animati da ideali di solidarietà di classe e da una forte etica del lavoro; crearono così sindacati e corporazioni, si batterono per migliorare le condizioni lavorative degli artigiani del settore, e portarono a una riconfigurazione dell’intera comunità di Barre. Il lavoro della comunità italiana fu essenziale nello sviluppo dell’industria locale e contribuì a far diventare Barre capitale mondiale del granito. Tramite un’analisi dello spazio urbano, in particolare delle statue ed edifici eretti dagli immigrati italiani, questo articolo esamina in che modo la comunità è riuscita a preservare la propria identità e i propri valori. Esamina, inoltre, i luoghi che per la comunità hanno rappresentato un ponte con la patria lontana e che preservano ancora oggi l’identità di quegli uomini che hanno letteralmente scolpito la propria storia nella pietra, lasciando per sempre memoria del loro ruolo nella costruzione dell’America.
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Tardivo, Giuliano. « Il caso Italia tra boom migratorio e crisi politica. Riflessioni su un paese malato ». Barataria. Revista Castellano-Manchega de Ciencias Sociales, no 9 (3 novembre 2008) : 205–16. http://dx.doi.org/10.20932/barataria.v0i9.187.

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Il successo, nelle elezioni italiane, di forze politiche “antisistema” come la Lega Nord o l’estrema destra, piú contrarie all’immigrazione e piú inclini a slogan intolleranti, dimostra le mille contraddizioni di una societá che ha bisogno degli immigrati e che fatica ad accettarli socialmente. La lunga transizione, incominciata nel 1992, é ben lungi dal terminare, e la crisi politica, economica, sociale, sembra aver incattivito gli italiani. Ma puó un paese con 60 milioni di oriundi perdere improvvisamente, nel giro di pochi decenni, la sua memoria storica?.Intanto, fra pregiudizi e comitati che si oppongono alla costruzione di nuove moschee, timori di invasioni e disordine legislativo, si scopre che in Italia il numero di stranieri non é poi cosí alto come molti pensano e che molti settori dell’economia continuano a richiederne di piú. In attesa di una integrazione che ancora non c’è.
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Belloni, Eleonora. « Questione ambientale e paesaggio : i "tabù" della politica infrastrutturale. Voci critiche negli anni del miracolo economico ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 295 (mai 2021) : 165–85. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295008.

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Ogni modello di mobilità porta con sé delle criticità ambientali: i progressi nella mobilità rappresentano un superamento di alcuni ostacoli, ma al contempo ne creano altri. La questione, se si pone con evidenza già con la prima infrastrutturazione legata alla costruzione delle vie ferrate nell'Italia postunitaria, e si delinea poi con l'ampliamento della rete stradale negli anni tra le due guerre, assume tuttavia contorni più precisi nel secondo dopoguerra. Alla luce di questa nuova consapevolezza anche il dibattito sulle infrastrutture ha conosciuto un ampliamento di prospettiva, dove all'approccio dominato dall'idea del progresso tecnologico e del diritto alla mobilità a ogni costo se ne è affiancato un altro che ha aggiunto al dibattito temi quali la sostenibilità, la tutela del paesaggio e, in ultima analisi, l'idea di progresso come benessere sociale. Il saggio affronta queste tematiche ricostruendo il dibattito - animato da specialisti del settore ma anche da nuovi soggetti della scena culturale italiana, quali "Italia Nostra" - che ha portato alla formazione di una nuova consapevolezza delle ricadute ambientali delle strutture materiali della mobilità. Parole chiave: Mobilità, Sostenibilità, Strade, Infrastrutture, Paesaggio, Italia Nostra
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Achilli, Riccardo, et Gioacchino de Candia. « La stima delle determinanti strutturali del tasso di irregolaritŕ del lavoro in Italia : un'analisi settoriale ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (juin 2010) : 70–102. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-002004.

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Résumé :
L'articolo presenta un'analisi sulle motivazioni del ricorso al lavoro irregolare nei vari comparti produttivi, nei quali č stata suddivisa l'economia del sistema Italia dal 1981 al 2004. Dopo una rapida rassegna delle principali teorie esplicative del fenomeno del sommerso, la prima parte illustra i risultati della stima di un modello econometrico cross-section, relativo ad alcune cause strutturali dei differenziali nel tasso di irregolaritŕ del lavoro riscontrabili nei vari settori produttivi dell'economia italiana nel periodo 1981-2004. Nella seconda parte l'analisi viene sviscerata per i comparti economici considerati (agricoltura, manifatturiero, costruzioni, commercio e servizi) ponderando le variabili inserite nel modello, al fine di comprendere al meglio le determinanti del lavoro irregolare nei suddetti settori. L'analisi mostra chiaramente come il fenomeno del lavoro irregolare non sia tanto da ricercare in un'eccessiva esositŕ fiscale e previdenziale, quanto nella difficoltŕ da parte delle imprese a essere pienamente concorrenziali sul mercato, con particolar riferimento alla difficoltŕ, nei settori dove il sommerso č piů diffuso, a implementare modelli competitivi basati su qualitŕ e innovazione (che richiedono un capitale umano specializzato e qualificato, difficilmente reclutabile in forme irregolari o informali). Nei settori ad alta intensitŕ di sommerso, le imprese eccedono nella ricerca di soluzioni competitive povere, basate sul contenimento dei costi (e in primis del costo del lavoro rispetto alla sua produttivitŕ). La presenza di mercati del lavoro settoriali basati su ampie fasce di precarietŕ, specie nelle fasce meno qualificate della forza lavoro, č coerente con tale impostazione minimalista alla competitivitŕ, ma un'ampia diffusione del precariato sembra associarsi fortemente a una diffusa presenza di lavoro nero. Inoltre, dall'analisi prospettata emerge una forte differenziazione del fenomeno del lavoro irregolare nei comparti principali del sistema economico nazionale. Tuttavia, si evidenzia anche il fil rouge del lavoro irregolare valido per tutti i settori economici: la despecializzazione. La questione del contrasto all'economia irregolare č quindi eminentemente di tipo sistemico, va affrontata con leve che non possono essere meramente di tipo agevolativo (come invece hanno cercato di fare i principali strumenti di contrasto al nero in Italia, vedi i contratti di riallineamento, con risultati molto modesti in termini di riemersione) ma che impattano su aspetti strutturali della competitivitŕ dei nostri poli produttivi, del funzionamento del mercato del lavoro e del sistema dell'istruzione e della formazione del capitale umano.
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Bonfatti, Rossella. « Frammenti del corpo-voce : le poetesse improvvisatrici fra Sette e Ottocento ». ENTHYMEMA, no 28 (1 janvier 2022) : 92–105. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/16026.

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Incandescenti e apodittici, i corpi delle improvvisatrici hanno rappresentato un fenomeno di spiccata intermedialità tra Sette e Ottocento, caricandosi di valori culturali estesi che sono stati valorizzati dalle recenti ricerche multidisciplinari. Ripensati come documenti viventi, come luoghi cioè di una performance che è messa in scena di sé nelle forme di un dialogo continuo con il pubblico, con la tradizione, con le convenzioni sociali, con i generi, quei corpi inviolati non hanno ancora smesso di parlare, di interrogarci nella loro atemporale eloquenza. Quest’intervento intende sondare alcuni aspetti del corpo-voce delle poetesse improvvisatrici attraverso fonti documentarie letterarie e iconografiche, partendo, in particolare, da alcuni celebri ritratti realizzati da Angelica Kauffmann per arrivare alla statuaria celebrativa e alla memoria trasmessa dalle cronache degli spettacoli, dalle recensioni, dagli egodocuments, al fine di mettere in luce la costruzione di un’identità pubblica dentro e fuori le scene.
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Sori, Ercole. « Il ciclo neoclassico nelle marche tra economia e societŕ ». STORIA URBANA, no 135 (février 2013) : 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135002.

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Résumé :
Esiste una stretta relazione tra la congiuntura economica e sociale che le Marche attraversano tra gli anni '30-'40 del XVIII secolo e gli anni '70-'80 del XIX, da un lato, e il ciclo edilizio e architettonico del neoclassicismo. Nel passaggio tra XVIII e XIX secolo si verificano rilevanti variazioni quantitative, funzionali e congiunturali nella produzione edilizia: a) diminuzione complessiva degli interventi; b) ridimensionamento della committenza ecclesiastica e nobiliare; c) proliferazione di teatri; d) tenuta degli interventi in attrezzature urbane; e) significative cadute congiunturali (periodo giacobino-napoleonico; gli "anni della fame" 17645-67 e 1816-17). Il neoclassico appare come l'architettura con la quale i centri urbani escono dalle rispettive cinte murarie, relegando tendenzialmente il "vecchio" entro le mura, mentre il nuovo procede speditamente al suo esterno oppure occupa gli "sventramenti" operati nel minuto tessuto edilizio storico. L'effetto depressivo che la caduta dei prezzi agricoli durante la Restaurazione ha sugli investimenti edilizi viene compensata da nuove intenzioni anticicliche, si potrebbe dire quasi "keynesiane". Il ciclo neoclassico si avvale di specifici meccanismi di alimentazione e diffusione territoriale: a) nuovi o potenziati meccanismi di finanziamento: b) competizione e imitazione tra centri urbani, soprattutto in vista della promozione da terra a civitas, e tra centri maggiori e minori. Il risveglio edilizio neoclassico ha bisogno di adeguate interfacce imprenditoriali e manifatturiere nel settore dei materiali da costruzione (fornaci da laterizi e da calce). Ad una modularitŕ "cellulare" del mattone si accompagna una ben piů ampia modularitŕ tipologica, urbanistica e sociale del manufatto neoclassico.
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Costato, Luigi. « Lo storico problema dell’alimentazione : la sicurezza degli approvvigionamenti, la food sovereignity e la nuova agricoltura ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(29) (30 décembre 2021) : 169–81. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.6.

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L’agricoltura è stata il motore che ha consentito lo sviluppo della civiltà umana; attraverso i suoi surplus alimentari ha permesso lo sviluppo di attività non agricole (sacerdoti e guerrieri) e l’affermarsi di differenziazioni economiche che permangono anche oggi (lavoratori e redditieri, ricchi e poveri). Ma la distribuzione degli alimenti fra tutta l’umanità ancor ora è insufficiente, malgrado gli strumenti di trasporto disponibili. Il legislatore europeo di questo secolo e le linee evolutive del commercio internazionale hanno progressivamente segnato una dichiarata e consapevole integrazione fra regole di prodotto e regole di produzione, fra ciclo della vita e mercato, valorizzando il ruolo dell’impresa verso la costruzione di un modello disciplinare unitario ed integrato, al cui interno rilievo essenziale e crescente viene riconosciuto alle scelte di coerenza ambientale e di corretto uso delle risorse naturali. Ma i cambiamenti climatici e la necessità di cambiare modello di sviluppo comporteranno una riduzione drastica degli allevamenti per diminuire la produzione di metano e CO2, e la sostituzione della carne con prodotti di laboratorio contenenti altre proteine derivate probabilmente da molecole di carne che non hanno mai vissuto in una stalla, una forte rivalutazione dei boschi e loro coltivazione in zone aride o artiche ovvero in altissima montagna per incarcerare CO2, lo sviluppo di coltivazioni erbacee modificate per produrre non solo carboidrati, ma anche vitamine e proteine; insomma, ci stiamo avviando verso una nuova rivoluzione agricola dove allo scopo ambientalistico si affiancherà anche lo scopo produttivistico: l’uomo incentiverà l’arboricoltura e alcune coltivazioni erbacee, ridurrà drasticamente l’allevamento di animali dando origine ad una nuova agricoltura, più efficace dal punto di vista ambientale ma anche meglio adatta alla coincidenza del settore primario con la sopravvivenza del genere umano, tentando di diminuire la sua invasività e di ricostruire un pianeta capace di sopportare la nostra invasiva presenza.
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La Rocca, Concetta, Massimo Margottini, Rosa Capobianco, Gabriella Tassone et Edoardo Casale. « The use of digital technologies for the construction of remote educational contexts in the nursery and in the kindergarten. An exploratory survey ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no 3 (31 décembre 2021) : 200–214. http://dx.doi.org/10.36253/form-10250.

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This work reports the results of an exploratory survey conducted among educators and teachers of the educational sector 0-6 in the Municipality of Rome. Due to the lockdown caused by the spread of Covid 19, also in Rome, as in most part of the world, nursery and kindergarten operators have been forced to organize distance didactic, using digital tecnology, to maintain the relationship with children and their families. In order to understand the ways in which they organized distance learning and their opinions on the matter, an online questionnaire was created and submitted. Interesting findings emerged: all the respondents (n=318) put a lot of effort into the design of distance learning approaches even if almost all (except 5) declared that they had no training in the use of digital technologies for educational purposes and never had them previously adopted. L’uso delle tecnologie digitali per la costruzione di contesti educativi a distanza nel Nido e nella Scuola dell’Infanzia. Una indagine esplorativa. Questo lavoro riporta gli esiti di un’indagine esplorativa condotta tra gli educatori e i docenti del settore educativo 0-6 del Comune di Roma. A causa della chiusura determinata dalla diffusione del Covid 19, anche a Roma, come nel resto del mondo, le operatrici dei nidi e delle scuole d’infanzia hanno organizzato interventi educativi a distanza, utilizzando le tecnologie digitali, per mantenere la relazione con i bambini e le loro famiglie. Per conoscere le modalità, le tecnologie adottate e le loro opinioni in merito, è stato costruito un questionario distribuito online. Sono emerse questioni interessanti: tutte le rispondenti (n=318) hanno posto molto impegno nella progettazione di interventi didattici a distanza anche se la quasi totalità (eccetto 5) ha dichiarato di non avere alcuna formazione nell’uso delle tecnologie digitali a scopo educativo e di non averle mai adottate in precedenza.
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Salone, Carlo, et Francesco Arfò. « Città e grandi eventi : il programma Matera Capitale Europea della Cultura 2019 nella percezione dei residenti ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 3 (septembre 2020) : 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgi2020-003001.

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L'adozione di politiche di sviluppo urbano focalizzate sulla cultura, sia dal lato dell'offerta (realizzazione di infrastrutture e sostegno alle industrie culturali e creative) sia da quello della domanda (campagne di promozione turistica, programmazione di eventi) e prassi corrente nel capitalismo cognitivo. Intorno al nesso tra cultura e sviluppo economico si e coagulato un vasto dibattito scientifico che fa da sfondo e giustificazione per l'adozione di politiche pubbliche conseguenti, in particolare, ma non solo, alla scala urbana. In realta, la produzione e il consumo di cultura sono pero spesso associati a fenomeni tra loro molto diversi e non di rado conflittuali. Secondo alcuni autori (Bridge, 2006; Kaasa e Vadi, 2010; Scott, 2000), lo sviluppo del settore culturale contribuisce soprattutto alla crescita economica e al vantaggio competitivo urbano, attraverso la generazione di nuova conoscenza per l'innovazione e la creativita ma, anche, effetti positivi su altre attivita economiche correlate. Altri ne enfatizzano le potenzialita inclusive, adatte alla costruzione dei diritti di cittadinanza e alla promozione di una societa piu giusta e coesa (Stern e Seifert, 2007), altri ancora assumono una posizione intermedia, attribuendo alla cultura sia un vantaggio competitivo che un beneficio per l'inclusione sociale, senza pero riuscire a chiarire appieno il rapporto tra queste due dimensioni dello sviluppo (Sacco e Segre, 2009). In questo articolo si inquadra e analizza il caso di Matera 2019 all'interno del progetto di Capitale Europea della Cultura ed alla luce delle teorie legate allo sviluppo urbano trainato dalla cultura. L'analisi del caso di Matera 2019 si pone l'obiettivo di misurare gli impatti attualmente osservabili nella citta sotto il profilo socio-spaziale e di indagare le modalita con cui i cittadini materani hanno interagito con l'evento, attraverso un'analisi della loro opinione circa il percorso svolto e le possibilita future della citta.
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Olivito, Renato S., et Rosamaria Codispoti. « Natural Fiber Composites for Structural Strengthening of Constructions ». Key Engineering Materials 916 (7 avril 2022) : 66–73. http://dx.doi.org/10.4028/p-qg327p.

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Negli ultimi anni vengono studiate le fibre naturali di origine vegetale come lino, juta, canapa, basalto oltre a quelle derivate dal bambù o dall'ananas, per le loro molteplici proprietà. Tra i principali vantaggi che hanno, ricordiamo: la grande disponibilità in natura; sono rinnovabili, hanno una bassa densità e un costo contenuto, nonché proprietà meccaniche che li rendono interessanti per la realizzazione di materiali compositi fibrorinforzati. Sono utilizzati da tempo in vari settori dell'ingegneria: dall'automotive e aerospaziale all'ingegneria civile per la realizzazione di pannelli, pareti ecc. Attualmente l'attenzione è stata focalizzata sulla possibilità di utilizzarli come materiali di rinforzo su strutture in muratura. Il continuo e crescente interesse per la conservazione dei beni storici richiede sistemi di rinforzo di facile utilizzo e affidabili con relative metodologie di calcolo che permettano di valutare la capacità delle strutture murarie esistenti e rinforzate. Tuttavia, i modelli analitici applicabili alle strutture in muratura armata non sono stati sviluppati allo stesso livello di quelli per altri materiali da costruzione moderni. In particolare, esiste un divario tra i risultati sperimentali di elementi murari armati con sistemi innovativi ei risultati ottenuti da modelli analitici. Tutto ciò ha ostacolato un'analisi completa dell'approccio sperimentale che può fornire un prezioso contributo a metodi di progettazione eccessivamente conservativi per soluzioni di rinforzo innovative. Nel presente lavoro, al fine di validarne l'efficacia vengono mostrati i risultati di un'ampia campagna sperimentale per la caratterizzazione meccanica di compositi con fibre naturali e la loro applicazione ad elementi strutturali in muratura, in diverse condizioni di carico applicato e geometrie murarie. Parole chiave: Fibre naturali – Compositi – FRCM - Massoneria
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Galli, Pier Francesco, et Alberto Merini. « Tracce. Preconscio e creatività ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 4 (décembre 2021) : 643–52. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004006.

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Viene ripubblicata la introduzione di Pier Francesco Galli al libro Preconscio e creatività (Torino: Einaudi, 1999), che contiene sette scritti sul tema che datano dal 1939 al 1979: una relazione letta da David Rapaport il 10 giugno 1942 alla Menninger Foundation (inserita nella raccolta Il modello concettuale della psicoanalisi. Scritti 1942-1960, pubblicata a cura di Merton M. Gill nel 1967 e tradotta in italiano nel 1977 con una nota introduttiva di Enzo Codignola e Pier Francesco Galli e a cura di Marianna Bolko ed Enzo Codignola), tre articoli di Ernst Kris (due rispettivamente del 1939 e del 1949, poi inclusi nella raccolta del 1952 Ricerche psicoanalitiche sull'arte con la prefazione di Ernst H. Gombrich e tradotta da Elvio Fachinelli, e uno del 1956 che farà parte del volume Gli scritti di psicoanalisi, pubblicato nel 1975), e tre articoli di Peter B. Neubauer, Harold P. Blum e Pinchas Noy rispettivamente del 1978, del 1979 e del 1976. Tra le altre cose, viene sottolineata la complessità del concetto di insight, che può avere diversi significati ed è stato indagato da numerosi studiosi, anche esterni alla psicoanalisi, i quali hanno prodotto diversi studi a volte isolati che poi hanno contribuito alla costruzione delle conoscenze psicoanalitiche, un processo per sua natura interminabile.
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Bausch, Luca. « I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità ». Swiss Journal of Educational Research 27, no 2 (1 septembre 2005) : 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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Wilson, R. J. A. « Rural settlement in Hellenistic and Roman Sicily : excavations at Campanaio (AG), 1994–8 ». Papers of the British School at Rome 68 (novembre 2000) : 337–69. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003974.

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L'INSEDIAMENTO RURALE NELLA SICILIA ROMANA ED ELLENISTICA: SCAVI A CAMPANAIO (AG), 1994–8Scavi all'insediamento rurale di Campanaio (3 ettari) hanno rivelato l'esistenza di sette principali fasi di occupazione dal c. 200 a.C. al periodo alto medievale. Un complesso di edifici ellenistici distribuiti in tre fasi successive è caratterizzato da muri a secco, pavimenti in battuto e sovrastrutture in mattoni di fango. Un contesto di scarico di rifiuti posto affianco agli edifici ha prodotto evidenza di contatti con la Cirenaica, la Grecia ed il nord Africa. Attività industriale risalente al 150 a.C. è attestata dalla presenza di una fornace da tegole e di cisterne, una delle quali provvista di un tubo di troppopieno composto di anfore puniche riutilizzate. Una più grande fornace da tegole fu aggiunta intorno al 125 a.C. Scarsa evidenza di occupazione alto imperiale è seguita da una rinnovata attività intorno al 375 d.C, la quale vide la costruzione di un emporio (con sedici anfore), un contenitore per la separazione dell'olio di oliva, una fornace da calce e altri nuovi edifici. In questa fase sono attestati la lavorazione del ferro, la possibile produzione di cuoio e la manifattura di tegole, mortaii e anfore Keay 52 (gli scarti vennero accumulati intorno al 400 d.C. nella fornace da calce andata in disuso). Una violenta distruzione intorno al 460 d.C. è possibile sia dovuta ad un attacco dei Vandali. L'esistenza di un insediamento arabo-normanno è suggerita da tre inumazioni poste sul fianco, che mostrano evidenza di malnutrizione, un tumore, mal di denti cronico, artrite e talassemia.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Giglio, Francesca. « Reviews ». TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, 29 juillet 2021, 286–87. http://dx.doi.org/10.36253/techne-11542.

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Transizione circolare e progetto. Un tema particolarmente presente, quello della Transizione, nell’attuale quotidianità politica, televisiva e di stampa, quasi abusato e non sempre completamente compreso. In relazione al progetto, la Transizione circolare assume una configurazione più specialistica, diventando al contempo una sfida, un obiettivo, un metodo per tutti gli stakeholder del mondo della progettazione. Una dinamica che coinvolge da diversi anni l’industria e che trova riscontro nel settore delle costruzioni, partendo da un assunto ormai consolidato rispetto alla necessità di modificare il rapporto tra consumo di risorse non rinnovabili e produzione di rifiuti, delineando il concetto di rifiuto come errore di progettazione e ripensando i cicli di vita di qualsiasi prodotto/componente. Edo Ronchi, nel suo recente testo “Le sfide della transizione ecologica”1, ribadisce non solo la necessità ma soprattutto la possibilità che le sfide della transizione ecologica possono segnare un cambiamento storico profondo della società e dell’economia, un vero e proprio cambiamento di civiltà per poter puntare su un benessere sostenibile.
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Carvalho, Fanny Islana de Lima, Maria Cristina Rodrigues Halmeman et Felipe Matos dos Santos Lerco. « Analisi dell'efficienza energetica della biblioteca comunale di Campo Mourão-PR : parametri del programma nazionale di etichettatura (RTQ-C) ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 15 octobre 2021, 43–62. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ingegneria-ambientale-it/biblioteca-comunale.

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Il settore delle costruzioni, responsabile degli impatti ambientali come la produzione di rifiuti, l'acqua e il consumo di energia, ha come sfida attuale quella di portare l'efficienza energetica nel cantiere e nell'ambiente post-costruito. Pertanto, in relazione al consumo di energia, INMETRO ha sviluppato un programma di etichettatura volto a classificare l'efficienza energetica delle apparecchiature elettriche e anche degli edifici. Si scopre che gli edifici pubblici sono tenuti a ottenere l'etichetta nazionale di conservazione dell'energia (ENCE). Alla ricerca di quanto sopra, si chiede come misurare l'efficienza energetica degli edifici pubblici, rendendoli energeticamente appropriati, e quindi soddisfare le esigenze dell'utente, fornendo comfort ambientale ed economia. L'obiettivo di questo lavoro era simulare l'ottenimento dell'etichetta ENCE Geral e presentare il livello di efficienza energetica della Biblioteca Comunale di Campo Mourão-PR. È stato utilizzato il Metodo Prescrittivo, stabilito dal Regolamento Tecnico di Qualità per il Livello di Efficienza Energetica degli Edifici Commerciali, di Servizio e Pubblici (RTQ-C). Sono stati analizzati tre sistemi costruttivi: Involucro, Sistema di illuminazione e Sistema di aria condizionata. Di conseguenza, l'edificio in studio ha presentato una classificazione di livello C di efficienza, su una scala A - E, essendo A molto efficiente ed E inefficiente. Si conclude che l'edificio non offre comfort agli utenti, oltre all'elevato consumo energetico. Tuttavia, è possibile adottare misure che possono aiutare a ottimizzare il livello di efficienza energetica in loco.
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Magaudda, Paolo. « Le “promesse tecnologiche” della blockchain nell’industria musicale digitale ». De Musica, 16 décembre 2021. http://dx.doi.org/10.54103/2465-0137/16867.

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Résumé :
L’articolo analizza l’emergere della tecnologia blockchain nel settore dell’industria musicale, identificando le retoriche e le “promesse” costruite attorno al suo impatto sulla circolazione della musica digitale. La blockchain è stata descritta come una imminente “rivoluzione” nel settore della musica ed è spesso acclamata come una nuova “tecnologia dirompente”, in grado di trasformare radicalmente il mondo della musica. L’articolo analizza il modo in cui questa innovazione è presentata discorsivamente da articoli, documenti, notizie e presentazioni da parte delle start-up e degli organi di informazione del settore musicale. Da un punto di vista teorico, l’analisi si basa su concetti provenienti dagli studi sociali sulla scienza e la tecnologia (STS) e fa particolare riferimento agli studi sulle infrastrutture informative e all’analisi delle promesse tecnologiche. Su queste basi, l’articolo delinea una panoramica dei principali discorsi e retoriche generate intorno alla blockchain musicale, riconoscendo cinque principali promesse tecnologiche a supporto dell’adozione della blockchain nell’industria musicale. Infine, l’articolo solleva anche alcune preoccupazioni sulle possibili conseguenze dell’adozione della tecnologia blockchain rispetto alla costruzione del valore culturale della musica e all’evoluzione della circolazione della musica digitale nel prossimo futuro.
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« Premessa ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 7, S3 (décembre 1998) : 7–8. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000617.

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Résumé :
Viene qui presentata la monografia prodotta dal Nucleo di Valutazione istituito dal Settore Medicina Sociale dell'Assessorato Salvaguardia e Cura della Salute.Essa costituisce la conclusione di una prima fase elaborativa per la costruzione del sistema di indicatori per i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), il cui obbiettivo è quello di costruire misure validabili. La seconda fase sarà di validazione e interpretazione delle misure proposte; nella terza fase sarà ridefinito un sistema di indicatori sulla base della precedente analisi sino alla definizione per ciascuna misura dei valori standard di riferimento. Ultimata questa fase, si potrà parlare di “indicatori da utilizzare ai fini della programmazione”.
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« MOMENTI DI PRESENZA ITALIANA A COSTANTINOPOLI—ISTANBUL ». Studia Polensia 07, no 01 (29 janvier 2019) : 61–71. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2018.07.01.04.

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La città fondata dall’Imperatore Costantino nel quarto secolo è ricca di presenza italiana dai tempi remoti fino a oggi. Questa presenza, avvertita non solo nel campo della storia, ma anche in quello dell’arte e della cultura, si rispecchia in diversi modi nella città sorta — come Roma — su sette colli. Volendo partire dal passato bizantino, si menzionerà la torre di Galata, costruzione che ancor’oggi domina la città bassa oltre il Corno d’oro e che conserva numerose memorie culturali e rimandi che rievocano l’Italia. Se si va al periodo della conquista di Costantinopoli, da parte di Fatih Mehmet (Maometto Secondo), è doveroso ricordare il quartiere di Pera, dove abitavano il bailo veneto e numerose famiglie di stessa provenienza. Pera fu nel Sei e Settecento la scena della formazione di una scuola di lingue per interpreti (secondo un modello ottomano già esistente), quindi si assistette a una concezione modernissima e importante di presenza di culture diverse. Verso il tardo Settecento e per tutto l’Ottocento Costantinopoli—Istanbul fu la meta di varie categorie di viaggiatori, tra cui missionari, uomini d’affari, turisti e scrittori come Gustave Flaubert, Pierre Loti, Edmondo de Amicis e nel Novecento Corrado Alvaro e Giuseppe Antonio Borgese, che ne hanno dato testimonianza scritta nelle loro opere. Inoltre, gli Italiani hanno lasciato la loro impronta indelebile attraverso le opere di architetti tra i quali Raimondo D’Aronco e pittori quali Fausto Zonaro, ammirati nella ex-capitale ottomana e stimati nella Turchia odierna. Nella città di Costantinopoli—Istanbul si può tracciare, fin dal Medioevo, una presenza stabile di artisti italiani, che tutt’ora continua a persistere. L’attuale rappresentante è, senz’altro, il regista e scrittore Ferzan Özpetek, nato e cresciuto a Istanbul, che si definisce italiano e che costituisce un trait d’union tra le due culture con i suoi film, che non mancano di originalità e multiculturalità.
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Letizia Cinganotto, Silvia Panzavolta et Elena Mosa. « Quando la webcam è accesa e la testa spenta. Strategie per una didattica attiva in DAD e DDI ». IUL Research 2, no 3 (17 juillet 2021). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i3.126.

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La crisi sanitaria generata dalla pandemia sta avendo un impatto profondo e trasformativo sugli assetti globali in ogni settore dell’organizzazione sociale. Il settore dell’istruzione è stato tra quelli più duramente colpiti dal lockdown generalizzato e dalle varie chiusure totali o parziali che si sono susseguite a livello regionale. Le principali problematiche iniziali sono state connesse al digital divide e all’enorme difficoltà, da parte delle scuole, di includere gli studenti più fragili in una situazione di Didattica a Distanza o di Didattica Digitale Integrata. Un ulteriore aspetto critico è emerso in relazione al totale spaesamento di gran parte del personale docente di fronte ad una situazione inedita per la scuola sul panorama mondiale che ha disorientato anche quei docenti che erano già soliti lavorare con le tecnologie a scuola. I dati della prima indagine condotta da Indire durante il lockdown (periodo marzo-giugno 2020, Report pubblicati a luglio e dicembre 2020) confermano queste difficoltà evidenziando che nella maggior parte dei casi, la didattica a distanza si è tradotta in “lezione frontale a distanza”, come nella fase “Substitution”, del modello SAMR di R. Puentedura (2006). I Movimenti di Indire delle Avanguardie educative e delle Piccole Scuole, insieme ad eTwinning, hanno tenuto oltre 200 webinar per le scuole in difficoltà al fine di condividere l’applicazione virtuosa di metodologie didattiche attive quali il Debate, la Flipped Classroom, Making Learning and Thinking Visible o il Digital storytelling. Il Debate consente agli studenti un lavoro che ben si adatta al lavoro in autonomia e in gruppo da remoto. Consiste nel confronto regolamentato tra due o più squadre che sostengono posizioni diverse rispetto ad un tema. La preparazione al Debate, che ha uno specifico protocollo, prevede di realizzare laboratori di ricerca sulle fonti, reperendo esempi, dati ed evidenze per sostenere la propria tesi. Questo lavoro può essere svolto inizialmente in maniera individuale e poi nel piccolo gruppo, all’interno del quale la squadra (PRO o CONTRO) mette a punto la propria strategia argomentativa. La condivisione di fonti, strategie, tecniche di public speaking può senz’altro essere realizzata anche a distanza, attraverso l’uso di piattaforme che aiutano a strutturare le informazioni, così come a realizzare la performance vera e propria. La Flipped è un altro esempio di metodologia che consente una diversa strutturazione del lavoro, che alterna momenti in presenza (in classe) o in sincrono (in DAD) e momenti in asincrono, individuale o in gruppo. Il docente, organizzando dei veri e propri “learning cycles”, può ripensare i tempi della lezione dedicati all’attivazione delle conoscenze, alla costruzione di artefatti o alla problematizzazione di quanto elaborato ibridando momenti di didattica sincrona/asincrona e in presenza/in remoto. Dalla combinazione di queste modalità possiamo avere diverse configurazioni che potrebbero ulteriormente avvalersi anche di gruppi di studenti appartenenti a classi diverse (gruppi eterogenei per età, classi parallele, ecc.). Con MLTV, invece, abbiamo l’utilizzo di particolari protocolli che stimolano il group learning e aiutano ad appropriarsi di particolari forme di pensiero profondo, come le Thinking Routine, ottimi dispositivi per imparare a partire dalle idee e dal pensiero degli altri, anche a distanza. Inoltre, grazie alla documentazione educativa come chiave di valutazione formativa, offre importanti elementi per la fornitura di feedback efficaci agli studenti. Infine, il lavoro sul curricolo, riorganizzando i nuclei fondanti delle discipline in forma di storytelling, offre una modalità di ricucire i saperi attraverso la lente della scrittura creativa. Tali metodologie hanno contribuito ad un ripensamento delle pratiche di insegnamento/apprendimento e valutazione e hanno restituito quella centralità dello studente che mai, come adesso, era necessaria per tenere acceso l’interesse (oltre che la webcam!). Nell’articolo verranno esemplificate alcune buone pratiche di applicazione di queste metodologie.
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