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Articles de revues sur le sujet « Sequenze »

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Manfrè, L., C. Sarno, M. Laconi, A. Mangiameli et R. Lagalla. « Fast Spin Echo e Spin-Echo ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 4 (août 1994) : 579–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700404.

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Résumé :
Uno dei maggiori problemi connessi alio studio del SNC di pazienti in età pediatrica con RM è indubbiamente costituito dalla durata dell'esame stesso, che impone sovente la necessità di una sedazione farmacologica del paziente e limita allo stretto indispensabile il numero delle acquisizioni effettuate. Appare pertanto facilmente intuibile l'entusiasmo rivolto verso nuovi tipi di sequenze che presentino quale caratteristica principale una drastica riduzione dei tempi di acquisizione pur mantenendo un'affidabile qualità diagnostica. Le sequenze di tipo Fast-Spin-Echo (FSE) costituiscono il successivo sviluppo delle sequenze denominate RARE (Rapid Acquisition Relaxation Enhanced) descritte da Henning nel 1986, abbinando la semeiotica di segnale RM delle convenzionali sequenze in Spin-Echo (Conventional Spin-Echo o CSE), largamente più diffuse, al vantaggio di un rapido tempo di acquisizione (figure 1, 2). La sequenza FSE, tuttavia, per le caratteristiche tecniche che la contraddistinguono, non può essere considerata semplicisticamente come una sequenza Spin-Echo veloce: la sua applicazione nella pratica quotidiana merita pertanto — al pari di quanto già fatto per sequenze ormai diffusamente utilizzate quali la Spin-Echo e la Gradient-Echo — una approfondita analisi delle capacità intrinseche e delle potenzialità diagnostiche. Il nostro scopo è stato quello di esaminare comparativamente le immagini ottenute, mediante sequenze FSE e CSE, in 78 pazienti in età pediatrica, valutando non solo la qualità diagnostica delle Stesse (nel normale e nel patologico), ma effettuando anche una analisi quantitativa del segnale rilevato e del contrasto relativo esistente tra le diverse componenti tissutali visualizzate.
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Ettorre, G. C., A. P. Garribba, A. Tirelli, P. Lavezzi, M. P. Bondioni et A. Chiesa. « L'impiego delle sequenze 3DFT-CISS nello studio RM dell'orecchio interno ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 4 (août 1995) : 497–512. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800404.

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Résumé :
L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.
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Tosini, Giorgio, Carlo Cristini et Bruno Mario Cesana. « Sequenze di scene di violenza non giustificata e giustificata, condotte aggressive e affettivitŕ ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (mars 2010) : 21–46. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001002.

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Résumé :
Lo scopo principale di questa ricerca č la valutazione dell'effetto della visione di scene violente su un gruppo di studenti universitari (30 f, 30 m), presentate in due differenti sequenze: una scena di violenza "giustificata" seguita da una di violenza "non giustificata" o viceversa. Si sono utilizzati i seguenti questionari: 1) prima e dopo le sequenze, Questionario I-R sulle condotte aggressive, Scala d'Ansia ASQ-IPAT; 2) dopo ogni singola scena, Questionario self-report per valutare intensitŕ e tono edonico delle emozioni provate e il livello di giustificazione della violenza della scena. Sono stati esaminati anche processi di regolazione delle emozioni (suppression, reappraisal e autoefficacia). Ruminazione ed ansia (totale e nascosta) sono diminuite dopo la visione di entrambe le sequenze. Dopo la sequenza con la scena di violenza "non giustificata" seguita da quella "giustificata", la ruminazione č diminuita in modo significativo rispetto alla sequenza inversa. L'intensitŕ e la sgradevolezza delle emozioni negative provate durante la scena di violenza "giustificata" hanno registrato valori piů bassi rispetto a quelli della scena "non giustificata". La valutazione del livello di giustificazione della violenza della prima scena ha un effetto sulla valutazione di quella della seconda scena in entrambe le sequenze (effetto carry-over). Il livello di giustificazione della violenza "giustificata" č effettivamente piů alto rispetto a quella "non giustificata". Il processo di reappraisal, l'autoefficacia nel controllo delle emozioni negative, l'autoefficacia nell'epressione delle emozioni positive e l'autoefficacia empatica percepita non hanno avuto effetti.
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Pelliccioli, G. P., P. Floridi, P. F. Ottaviano, S. Campanella, G. Guercini, F. Leone, P. Chiarini et G. Bocciarelli. « La RM nella dissecazione della carotide interna ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 1 (février 1994) : 103–8. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700114.

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Résumé :
Gli autori riportano la loro esperienza su 10 casi di dissecazione della carotide interna (DCI) studiati con RM in varie fasi evolutive, effettuando sequenze angiografiche TOF 2D e sequenze assiali T1 dipendenti associate alla soppressione del segnale del grasso. L'angio-RM ha fornito informazioni analoghe all'angiografia tradizionale con lieve tendenza alla sovrastima della stenosi, dimostrando anche una complicanza aneurismatica. Nella fase subacuta della DCI le sequenze assiali hanno dimostrato l'aumento di volume del vaso e, grazie alla sottrazione del segnale del grasso, hanno dato risalto ottimale alla patognomonica iperintensità del trombo murale. L'entità della stenosi è stata meglio valutata con le sequenze assiali che con le sequenze angiografiche. Nei controlli la RM ha documentato esaurientemente le possibili evoluzioni. A giudizio degli autori l'uso combinato di angio-RM e sequenze tradizionali è in grado di fornire tutte le necessarie informazioni in ogni fase evolutiva della DCI.
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Ettorre, G. C., P. D'Aprile, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli et A. Carella. « Anatomia del labirinto cocleo-vestibolare Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 4 (août 1998) : 507–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100410.

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La letteratura più recente ha dimostrato l'alta affidabilità diagnostica delle tecniche RM ad alta risoluzione nello studio dell'osso temporale. Lo sviluppo di sequenze 3D Turbo Spin Echo (TSE) con sezioni fino a 0,4 mm consente un elevato dettaglio anatomico anche tridimensionale del labirinto cocleo-vestibolare. L'utilizzo di idonee bobine di superficie centrate sulla regione dell'osso temporale e l'impiego di adeguati parametri di acquisizione permette di ottenere la migliore risoluzione spaziale e di contrasto, rendendo le sequenze TSE elettive soprattutto nello studio della patologia malformativa dell'orecchio interno. Tali sequenze sono preferibili alle Spin Echo tradizionali o alle sequenze Gradient Echo (CISS, GRASS etc.) per la minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica dovuti alle innumerevoli interfaccie osso-aria dell'osso temporale e per la più elevata risoluzione spaziale e il più elevato rapporto segnale/rumore che esse offrono. Infine le sequenze TSE con TR e TF (Turbo Factor) molto alti consen-teno di ottenere un elevato contrasto liquor/nervi cranici che decorrono nel meato acustico interno.
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Santino, P., et R. Petsch. « Le Sequenze Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 1 (février 1994) : 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700111.

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Résumé :
Le sequenze spin echo sono fino al giorno d'oggi le più utilizzate nella tomografia con Risonanza Magnetica. Il loro principale vantaggio è l'alta sensibilita alle patologie delle immagine pesate in T2. Recentemente sono state introdotte nuove sequenze, denominate Fast Spin Echo o Turbo Spin Echo, a seconda dell'industria che le produce, le quali grazie ad un diverso modo di acquisire i dati permettono di ridurre i tempi di esame, mantenendo un contrasto simile alle immagini ottenute con le spin echo convenzionali. Lo schema di acquisizione diverso comporta delle piccole differenze con le immagini a cui sono abituati i neuroradiologi: segnale iperintenso del grasso anche nelle immagini pesate in T2; minore sensibilita agli artefatti da suscettibilità; presenza di altri artefatti, quali quello da troncamento o l'effetto bordo, visibili soprattutto se non si scelgono opportunamente i parametri. Tali sequenze si sono rivelate molto interessanti non solo per il risparmio di tempo, ma anche per gli studi in alta risoluzione o per applicazioni cliniche particolari.
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Ferrari, F., et G. Giovannini. « Sequenze Fast e Ultrafast : Un'analisi ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2 (avril 1996) : 165–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900205.

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Résumé :
Vengono analizzate le principali innovazioni tecnologiche che, a partire dalle classiche sequenze spin-eco, hanno permesso di ridurre i tempi di acquisizione delle immagini in corso di indagini di RM. In particolare sono state considerate le tecniche di acquisizione con angolo di eccitazione inferiore a 90°. Di ciascuna viene sottolineata la strategia di implementazione, le difficoltà che è stato necessario superare e le possibili potenzialità positive nell'applicazione clinica.
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Floris, R., A. Castriota, M. Mulas, A. Apruzzese, L. Gagliarducci, P. Taormina, U. Nocentini et G. Simonetti. « Le sequenze pesate in diffusione nella valutazione diagnostica della sclerosi multipla ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s216.

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Scopo del nostro lavoro è di verificare il ruolo della Risonanza Magnetica funzionale con tecniche di diffusione, rispetto alle sequenze Spin-Echo T1 pesate dopo somministrazione di Gd-DTPA, nella valutazione dell'attività di placca nella Sclerosi Multipla. Abbiamo sottoposto ad esame RM tradizionale prima e dopo somministrazione di Gd-DTPA ed esame funzionale con tecniche di diffusione, 7 pazienti affetti da Sclerosi Multipla remittente, con controlli seriati eseguiti ad intervalli di 30 giorni. In ciascun paziente, oltre alle sequenze tradizionali, sono state utilizzate sequenze pesate in diffusione Echo-Planari Spin-Echo Single Shot, con due diversi coefficienti di diffusione (b=304 s/mm2, b= 1192 s/mm2). Nella valutazione delle immagini sono stati considerati i seguenti parametri: numero totale delle lesioni in fase attiva che si potenziano con il Gd-DTPA e valutazione comparativa tra le immagini T1 pesate con Gd-DTPA e le immagini pesate in diffusione. I risultati hanno dimostrato una significativa correlazione tra le lesioni con contrast-enhancement e le lesioni identificate nelle sequenze in diffusione con alto valore di b (1192 s/mm2). Le sequenze pesate in diffusione sembrano poter distingure le placche acute da quelle croniche. Inoltre dalla valutazione dei followup eseguiti si evince che tali sequenze sono in grado di rilevare più precocemente l'insorgenza di nuove placche.
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Alessandrini, F., G. Pinna et P. Santino. « Valutazione della dinamica liquorale mediante Phase Contrast Cine-RM ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 3 (juin 1995) : 383–98. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800305.

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Résumé :
Lo sviluppo di nuove sequenze sensibili ai flussi in movimento ha rinnovato l'interesse per lo studio della dinamica liquorale. Questo lavoro ha lo scopo di valutare le caratteristiche di tale circolazione mediante sequenze con immagini di ampiezza e di fase (Phase Contrast) in Cine-RM, in soggetti sani ed in pazienti con patologie del distretto intra-cranico e cervicale. Gradient Echo sequences, especially phase contrast images have led to major advances in the study of cerebrospinal fluid dynamics. This study assesses this technique in the so-called «third circulation» by dynamically displayed phase and amplitude images (Cine-mode). Technical indications are given on the acquisition of the moving CSF signal together with the results obtained.
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Scarabino, T., G. M. Giannatempo, F. Perfetto, T. Popolizio, M. Armillotta et U. Salvolini. « La sequenza Fast Spin Echo nello studio del distretto spinale ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 5 (octobre 1995) : 675–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800505.

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Questo lavoro prende in considerazione gli aspetti tecnici, semeiologici ed applicativi della sequenza Fast Spin Echo (FSE) nello studio della patologia del distretto spinale. Tale sequenza può essere considerata una Spin Echo (SE) multieco, rapida, caratterizzata infatti da una drastica riduzione del tempo di acquisizione, rispetto alla SE, con conseguente riduzione degli artefatti da movimento e di disagi per i pazienti (specie se sofferenti e non collaboranti). Il tempo risparmiato può essere utilizzato per eseguire esami ad alta definizione, o altre sequenze e proiezioni lungo piani accessori. L'iconografia FSE è molto simile a quello ottenuta con la SE. In realtà esistono alcune lievi differenze semeiologiche che possono talvolta creare dei problemi di interpretazione e che pertanto bisogna tener presenti, quali la persistenza dell'iperintensità del grasso (anche in sequenza T2-W) e la riduzione degli effetti da suscettibilità magnetica. Importanti applicazioni sono l'«effetto mielografico», la possibilità di studiare ampi tratti di colonna (con FOV ampi e bobina del corpo) e di ottenere, con sequenze altamente pesate in T2 la soppressione del grasso e, con rielaborazione MIP, immagini tridimensionali simil-mielografiche.
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Ferrari, G., G. Giovannini et A. Prinster. « Le sequenze Fast Fluid Attenuated Inversion Recovery (FFLAIR) ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 2 (avril 1998) : 187–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100206.

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Résumé :
Lo sviluppo della sequenza FLAIR è nato dalla necessità di produrre immagini che mettessero bene in evidenza le lesioni situate nelle regioni periventricolari e subcorticali dell'encefalo. Tale sequenza, derivata dall'inversion-recovery, è caratterizzata da un lungo tempo d'inversione utile ad annullare il segnale del liquor e da un TE e un TR utili per produrre a livello del parenchima un segnale dipendente dal T2. Il lungo tempo d'acquisizione della FLAIR è stato sensibilmente ridotto con l'uso della tecnica utilizzata con le sequenze fast spin-eco. La selezione e l'accoppiamento dei parametri di sequenza è oggetto di analisi e i vari produttori hanno scelto differenti ed interessanti soluzioni, privilegiando a volte un ridotto tempo d'acquisizione, altre una ponderazione T2 più marcata, con un annullamento assoluto del segnale del liquor. L'uso di questa recente sequenza è presto divenuto d'elezione per il monitoraggio delle patologie demielinizzanti multifocali. Altri impieghi, in altre patologie, sono al vaglio di molti centri e l'ampliamento delle casistiche permetterà di comprendere quali sono le opportunità e l'efficacia offerte dall'utilizzo della sequenza Fast FLAIR.
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Vertecchi, Benedetto. « Sequenze sistemiche e conoscenza educativa (Editoriale) ». CADMO, no 2 (janvier 2019) : 1–7. http://dx.doi.org/10.3280/cad2018-002001.

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Nicolò, Domenico. « Monitoraggio delle sequenze e risultati aziendali ». MANAGEMENT CONTROL, no 3 (février 2014) : 35–50. http://dx.doi.org/10.3280/maco2013-003003.

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Tarantino, A., P. D'Aprile, A. Strada et D. Brindicci. « Sindrome da low back pain Sequenze ». Rivista di Neuroradiologia 16, no 1_suppl (mai 2003) : 265–66. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s1110.

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Ferrari, G., G. Giovannini, F. Tavani et A. Bacci. « Confronto tra le tecniche Angio-RM nello studio dei vasi intracranici ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2 (avril 1997) : 235–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000211.

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L'angiografia con RM ha raggiunto con una rapida evoluzione, una posizione di rilevanza nello studio dei distretti vascolari del collo ed intracranici, in pazienti asintomatici, nel sospetto di stenosi, di aneurismi e MAV. Scopo di questo lavoro intende essere l'approfondimento dei fattori che caratterizzano le varie tecniche d'esame e il confronto tra queste ultime a fronte di patologie vascolari di vario tipo. L'analisi dei fattori peculiari delle sequenze usate negli studi ARM ed in particolare delle più recenti evoluzioni, come le tecniche MOTSA o PC, permettono all'operatore di comprendere quali differenze si possano in definitiva presentare sulle immagini e quindi selezionare la sequenza più adatta alla tipologia d'esame. Dal confronto delle diverse sequenze utilizzabili nel distretto vascolare intra ed extra cranico, possiamo affermare, come riportato da numerosi autori in letteratura, che l'indagine RM impostata secondo parametri scelti con cognizione di causa, può inserirsi in protocolli diagnostici non solo con un ruolo complementare, ma anche come indagine di prima istanza.
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D'Aprile, P., G. C. Ettorre, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli et A. Carella. « Anatomia del condotto uditivo interno : Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 4 (août 1998) : 517–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100411.

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Résumé :
Le sequenze RM veloci possono essere utilizzate per effettuare studi ad alta risoluzione spaziale in tempi di acquisizione comparabili con le sequenze tradizionali. Le tecniche Turbo Spin Echo, rispetto a quelle ad eco di gradiente, risultano particolarmente indicate a questo scopo perché sono caratterizzate da una elevata risoluzione di contrasto delle immagini dipendenti dal vero T2, e non dal T2*. Esse presentano inoltre una minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica, che può apparire uno svantaggio in determinate situazioni cliniche, ma che risulta invece assai utile nello studio RM dell'osso temporale, ove sono innumerevoli le interfaccie osso-aria. La possibilità di ottenere sequenze Turbo Spin Echo di spessore di strato inferiore al millimetro consente di effettuare uno studio dettagliato del condotto uditivo interno e delle strutture vascolari e nervose che lo percorrono.
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Vani, A., S. Saritha, K. Sangeetha et G. Supriya. « Prune belly syndrome sequenze : a case report ». International Journal of Research in Medical Sciences 1, no 2 (2013) : 148. http://dx.doi.org/10.5455/2320-6012.ijrms20130523.

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Andreula, C. F., et A. Carella. « Lo studio RM delle metastasi spinali extradurali ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 2 (avril 1995) : 181–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800208.

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Résumé :
Lo studio delle metastasi vertebrali in risonanza magnetica permette di superare la rigida distinzione in lesioni osteolitiche e osteoaddensanti, uso che inizialmente proposto dalla radiologia tradizionale è stato mantenuto, pur se con critiche, anche con l'avvento di metodiche più moderne. La lesione osteorarefacente e la lesione osteosclerotica sono i due estremi di un continuum che prevede numerosi eventi di transizione non solo nell'ambito dello stesso paziente, ma addirittura in corso di malattia prima e dopo trattamento. Gli elementi di semeiotica RM sono le alterazioni di segnale e le alterazioni morfologiche. Nelle lesioni osteolitiche il processo di infiltrazione si evidenzierà come una tenue ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e netta iperintensità nelle sequenze dipendenti dalla densità protonica, dal T2 e dal T2 star. Qualora venga interessato completamente il corpo vertebrale sarà possibile apprezzare una deformazione morfologica dello stesso. Tale alterazione risentirà dei tempi di infiltrazione midollare caratterizzandosi o come esuberante con allargamento degli angoli diedri somatici dando un aspetto di vertebra «rigonfia» o come riduttiva con crollo vertebrale da collasso inizialmente interno. La somministrazione di mdc determinerà una ricostruzione morfologica del corpo vertebrale nel caso di infiltrazione totale e di omogeinizzazione di segnale con la parte sana restante della vertebra nei casi di infiltrazione parziale. Tale comportamento alla somministrazione di mdc spiega la necessità di eseguire preliminarmente le sequenze dipendenti dal T1 prima del mdc e induce ad un atteggiamento critico sulla utilità delle sequenze dopo contrasto. Le lesioni osteoddensanti o osteosclerotiche saranno caratterizzate da segnale nettamente ipointenso nelle sequenze appesantite in T1, e ipointenso nelle sequenze appesantite in T2. Tale comportamento rispecchia la formazione di tessuto osseo prodotto dagli osteoblasti, attivati o da sostanze secrete dal tumore o dalla presenza di tessuto «diverso» dal midollo osseo a capacità irritante. La somministrazione di mdc non determina variazioni del quadro in T1 per l'assenza di fenomeni reattivi vascolari. L'estrinsecazione extradurale è la complicanza più frequente della localizzazione vertebrale metastatica: le neoplasie che più frequentemente causano questo aspetto sono i carcinomi e tra questi l'origine mammaria e polmonare coprono da sole il 50% delle lesioni. Il segnale RM di questo tessuto neoformato risentirà dell'alta componente acquosa della lesione con ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e iperintensità nelle sequenze dipendenti dal T2; la somministrazione di mdc determinerà intensa impregnazione sia per l'assenza di barriera nei capillari neoformati, riproducenti il tessuto di origine extraneurale, sia per l'ampio spazio extracellulare. La localizzazione leptomeningea delle metastasi è evento oltremodo raro. Le neoplasie che più frequentemente possono dare disseminazione leptomeningea sono distinguibili in extraneurali, neurali ed ematologiche. Le lesioni hanno aspetto nodulare o a placca, oppure possono estendersi a panno sull'aracnoide, avvolgendo le radici di emergenza. Sedi più frequenti sono le parti più declivi come il cul-di-sacco durale e la cauda equina (73%), verosimilmente per motivi gravitari. In RM le lesioni appaiono come agglomerati focali di segnale isointenso al midollo nelle immagini dipendenti dal T1, e di alto segnale possono mimetizzarsi col liquor nelle sequenze dipendenti dal T2. La somministrazine di mdc rende tali noduli palesi, per l'alto tasso di impregnazione, e permette di svelare lesioni di piccole dimensioni talvolta mimetizzate per la contiguità con strutture di segnale simile. Più difficile è la semeiotica RM della cosiddetta «carcinomatosi» meningea. La diagnosi differenziale nei casi di metastasi leptomeningee nodulari, ad anamnesi oncologica muta, si pone con i neurinomi (schwannomi) della cauda; con i neurinomi multipli della neurofibromatosi tipo 2, con i piccoli ependimomi della cauda. Nel caso della carcinomatosi leptomeningea vanno scartate le leptomeningiti granulomatose (tubercolosi e sarcoidosi) e le aracnoiditi reattive e postchirurgiche.
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Piazza, D., I. Sacerdote, G. Faccani, S. Duca, C. Buffa, B. Nunzia et S. Gentile. « Tumori epidermoidi del IV ventricolo ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 279–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200310.

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Descriviamo 3 casi di tumore epidermoide del IV ventricolo, rara localizzazione di una neoplasia congenita the rappresenta circa l'1% di tutti i tumori cerebrali. Dopo alcuni cenni clinici viene trattata la diagnostica strumentale con tomografia computerizzata e tomografia a risonanza magnetica, sottolineando il ruolo di quest'ultima nella diagnosi differenziale con altre patologie della fossa cranica posteriore e la sua superiorità nella diagnosi di natura. I tumori epidermoidi presentano alla RM: 1) un segnale di intensity ridotta rispetto al parenchima nervoso nelle sequenze pesate in T1 ed in densità protonica ed un segnale di intensità aumentata nelle sequenze pesate in T2; 2) un segnale di intensità aumentata rispetto al liquor del IV ventricolo in tutte le sequenze usate, con la possibilità di ben delimitare l'estensione intraventricolare del tumore; 3) una disomogeneità dell'intensità del segnale nell'interno della massa tumorale, elemento utile nella diagnosi differenziale con altre lesioni, soprattutto cisti aracnoidee.
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Perrotta, Anna, et Enrico Rogora. « Ci sono tanti modi per essere aleatori ». Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no 12 (21 novembre 2022) : 129–41. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.12.7.

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Possiamo immaginare dei criteri che ci aiutino a distinguere sequenze binarie finite generate dal lancio ripetuto di una moneta da altre immaginate da un agente umano o simulate con una calcolatrice che usa un algoritmo deterministico? Si possono individuare proprietà caratteristiche delle sequenze delle diverse classi considerate?Intorno a queste domande abbiamo costruito un percorso, proposto in una classe terza di liceo scientifico, che ha stimolato gli alunni a riflettere criticamente sulle loro convinzioni relative alla probabilità e al caso.
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Ukmar, M., S. Magnaldi, C. Dapas, A. Bosco, R. Longo et R. S. Pozzi-Mucelli. « Confronto di sensibilità tra diverse sequenze nel riconoscimento di placche nella sclerosi multipla ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 5 (octobre 1996) : 521–28. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900503.

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Résumé :
La risonanza magnetica è la tecnica fondamentale nello studio della sclerosi multipla. Lo scopo di questo lavoro è stato il confronto, in termini di sensibilità, tra alcune sequenze di RM attualmente disponibili con l'intento di individuare quella che consente la migliore dimostrazione delle lesioni tipiche della sclerosi multipla. Sono stati studiati 71 pazienti affetti da sclerosi multipla, inclusi nello studio in base ai criteri di Poser. Tutti sono stati sottoposti ad un esame di RM comprendente una sequenza SE pesata in densità protonica (DP) e T2, una sequenza TSE pesata in T2 e una sequenza IR. Il giudizio sulla visibilità delle lesioni demielinizzanti è stato espresso sia in termini soggettivi che in modo oggettivo. Dalla valutazione soggettiva è emerso che, in generale, la visibilità delle placche è risultata soddisfacente nella maggior parte dei casi, con punteggi particolarmente elevati a livello della sostanza bianca periventricolare, mentre punteggi più bassi sono stati attribuiti alle lesioni del cervelletto e del tronco encefalico. Prendendo in considerazione i punteggi attribuiti alle diverse lesioni in relazione al tipo di sequenza impiegata, nel complesso quella migliore è risultata la SE pesata in T2. Dalla valutazione oggettiva invece la sequenza con maggiore contrasto intrinseco è risultata essere la TSE pesata in T2 con una eccezione per quanto concerne il contrasto tra placca e liquor dove la sequenza più affidabile è risultata essere la DP. Dalla valutazione oggettiva emerge dunque un risultato in apparente contraddizione con quello della valutazione soggettiva. Per conciliare risultati così diversi bisogna ipotizzare che il contrasto intrinseco delle immagini non sia il fattore principale che determina l'adeguata visibilità delle lesioni demielinizzanti. Ad esempio, nelle sequenze TSE pesate in T2 alcuni fattori riducono la visibilità delle stesse. In conclusione, dalla nostra esperienza emerge che la sequenza che consente la migliore dimostrazione delle lesioni della sclerosi multipla è la SE pesata in DP e T2, che permette la valutazione di più parametri tissutali in un'unica acquisizione oltre ad essere dotata di un contrasto intrinseco soddisfacente.
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Trevisan, C., et M. Spagnoli. « La RM dei tumori vertebro-midollari ». Rivista di Neuroradiologia 1, no 1_suppl (avril 1988) : 59–65. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s107.

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Résumé :
La RM ha enormemente facilitato la diagnosi delle lesioni tumorali vertebro- midollari soppiantando completamente la mielografia e riducendo di molto l'impiego della TC. Questa può essere considerata un'indagine complementare volta a studiare soprattutto il coinvolgimento osseo da parte di neoformazioni primitive o secondarie a partenza dalle componenti ossee o nervose. La tecnica di indagine è la stessa in uso per ogni altra affezione del sistema nervoso centrale: immagini pesate in T1 ottenute con sequenze spin-echo brevi per lo studio morfologico ed immagini pesate in T2 ottenute con sequenze spin-echo lunghe o con tecniche veloci per ottenere informazioni circa il comportamento dell'intensità del segnale dei tessuti patologici.
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Bernardi, L. « La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

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Résumé :
La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
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D'Aprile, P., G. R. Grande et A. Carella. « Utilità delle sequenze gradient - Eco T2 pesate nello studio RM della sclerosi multipla ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 4 (novembre 1992) : 433–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500403.

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Résumé :
Gli autori prendono in considerazione la possibilità di introdurre nell'attuale protocollo di studio RM della sclerosi multipla, l'uso di sequenze gradient-eco (GRE) T2 pesate sul piano sagittale al fine di poter valutare le eventuali lesioni demielinizzanti presenti a livello del corpo calloso, dimostratesi specifiche per la diagnosi di tale malattia. Queste sequenze, in base ai risultati ottenuti si sono dimostrate abbastanza sensibili nel rilevare tali lesioni e quindi l'incidenza globale (80%) e la distribuzione nell'ambito del corpo calloso. Nel contempo, lo studio sul piano sagittale rende possibile anche un'accurata valutazione morfologica delle strutture della linea mediana al fine di identificare anche la eventuale presenza di atrofia a carico del corpo calloso permettendo, fra l'altro, una localizzazione più accurata di eventuali ulteriori lesioni presenti a livello del tronco encefalico e del cervelletto.
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Calabrò, F., G. Michelozzi, S. Schiavoni, R. Schizzi, G. Rovere et C. Capellini. « Microadenomi ipofisari : Aspetti RM ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 341–52. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300305.

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Résumé :
La RM per le sue caratteristiche specifiche ed uniche ha sostituito la TC nello studio della patologia ipofisaria in genere e dei microadenomi in particolare. La RM consente infatti nella pressoche totalità dei casi di accertare la presenza di un microadenoma di cui inoltre ne consente un agevole monitoraggio in corso di terapia medica e dopo terapia chirurgica. La diagnostica RM dei microadenomi si avvale dell'impiego combinato di sequenze T2 e T1 prima e dopo mdc e di sequenze dinamiche in corso di iniezione di mdc: l'accertamento di microadenoma è in funzione della presenza di segni RM diretti ed indiretti. Nei rari casi per i quali la diagnostica RM non consente una diagnosi sicura e specie se esiste il sospetto di adenomi a secrezione ACTH è indicato il ricorso al cateterismo dei seni petrosi. La TC potrebbe essere utilizzata esclusivamente nei casi che per differenti ragioni non possono giovarsi dell'impiego della RM.
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Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato et A. Mazza. « Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Résumé :
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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Bergui, M., L. Orsi, G. B. Bradač, J. J. Zhong et S. Sales. « RM con sequenze pesate in diffusione nella malattia di Creutzfeldt-Jacob ». Rivista di Neuroradiologia 14, no 3_suppl (décembre 2001) : 51–53. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s310.

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Splendiani, A., R. De Amicis, F. Iannessi, E. Puglielli, C. Masciocchi et M. Gallucci. « Ruolo delle sequenze FLAIR post contrasto nella diagnosi precoce delle meningiti ». Rivista di Neuroradiologia 16, no 1_suppl (mai 2003) : 251–52. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s1104.

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Strada, A., P. D'Aprile, A. Tarantino, D. Papa et D. Brindicci. « Sequenze RM Fat Saturation e Gadolinio nello studio delle metastasi vertebrali ». Rivista di Neuroradiologia 16, no 1_suppl (mai 2003) : 269–70. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s1112.

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Dellepiane, S., M. Leonardi, G. Venturi et G. Vernazza. « Riconoscimento automatico per visualizzazione tridimensionale di organi da sequenze spaziali TC ». Rivista di Neuroradiologia 3, no 1 (février 1990) : 81–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099000300110.

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Ferone, E., A. Pierallini, M. C. Piattella, A. Bozzao, D. Prosperi, A. T. Giallonardo, L. M. Fantozzi et L. Bozzao. « Le sequenze Turbo-FLAIR nell'analisi volumetrica ippocampale nell'epilessia temporale farmaco-resistente ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 6 (décembre 1998) : 819–22. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100605.

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Bellarosa, R., R. Marrocco, B. Schirone et F. Maggini. « Le Sequenze Nucleotidiche Dell'Its1 e Dell'Its2 di Alcune Specie del GenereQuercusL. » Giornale botanico italiano 130, no 1 (janvier 1996) : 366. http://dx.doi.org/10.1080/11263509609439603.

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Andreula, C. F., N. Medicamento et A. Carella. « Caratteristiche RM degli U.B.O.s. in pazienti con Neurofibromatosi tipo 1 ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 4 (novembre 1993) : 429–38. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600408.

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Résumé :
Abbiamo analizzato 29 esami RM di 20 pazienti affetti da NF1, tutti con lesioni iperintense nelle sequenze T2-pesate che sono tipiche di questa malattia. 5 pazienti sono stati seguiti con follow-up. L'eterogeneità di queste lesioni è dimostrata dalla loro diversa evolutività: alcune sembrano scomparire gradualmente, altre si manifestano in controlli successivi.
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Stock, Fabio, et Giuseppe Ramires. « Interpolazioni greche nella tradizione manoscritta di servio ». Argos, no 45 (17 février 2022) : e0025. http://dx.doi.org/10.14409/argos.2020.45.e0025.

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Résumé :
Copisti medievali, dotati di qualche conoscenza del greco, non si limitavano a riprodurre e restaurare parole e sequenze in greco presenti nelle opere latine copiate, ma talora effettuavano aggiunte ed interpolazioni in caratteri greci. Nell’articolo sono esaminati alcuni casi relativi alla tradizione serviana, in codici di tradizione insulare. L’analisi consente in alcuni casi di correggere il testo del commento pubblicato da Thilo.
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Medicamento, N., et A. Carella. « Il conflitto neurovascolare come causa di ipertensione arteriosa ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 3 (juin 1996) : 283–88. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900303.

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Résumé :
La RM è la metodica diagnostica d'elezione nello studio dei conflitti neurovascolari. Vi sono numerose indicazioni che pongono alla base dell'ipertensione essenziale la compressione della superficie anterolaterale sinistra dell'oblongata da parte di strutture vascolari arteriose. Allo scopo di verificare questa ipotesi abbiamo esaminato 15 pazienti ipertesi mediante RM, utilizzando sequenze F.L.A.SH.-3D, che si sono dimostrate le più idonee a mostrare tali alterazioni.
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Alessandrini, F., et A. Beltramello. « Studio della funzione verbale mediante risonanza magnetica funzionale ad 1,0 Tesla ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 125–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300123.

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Résumé :
La RM da 1 Tesla è stata impiegata per studi funzionali per dimostrare la conoscenza attuale dell'organizzazione corticale e della dominanza emisferica, chiarendo l'efficacia dei paradigmi, delle possibilità diagnostiche e delle applicazioni cliniche in condizioni normali e patologiche. La risonanza funzionale con sequenze gradient eco è un'investigazione addizionale non invasiva nel valutare la funzione verbale in volontari sani e in pazienti con lesioni intracerebrali.
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du Boulay, E. P. G. H., B. Field, B. A. Teather, D. Teather et D. Plummer. « Estrazioni dalla letteratura pubblicata delle acquisizioni conoscitive riguardanti la tomografia a risonanza magnetica ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 4 (novembre 1992) : 473–82. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500411.

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Résumé :
Il presente lavoro descrive la nostra esperienza fatta nello svolgere un'accurata revisione della letteratura pubblicata sulle sezioni ottenute mediante risonanza magnetica nelle patologie cerebrali per ottenere conoscenze specialistiche che potrebbero essere utilizzate per consulenza sull'acquisizione di immagini. Si è cercato di delineare la sequenza di immagini studiata in base ad un numero limitato di caratteristiche significative (peso delle sezioni T1, T2, T2* e in densità di protoni, matrice di acquisizione, spessore della sezione, ecc.) e facendo riferimento alla letteratura, nel tentativo di collegare tali caratteristiche alla capacità della sequenza di contribuire a risolvere particolari problemi, quali la dimostrazione di una particolare malattia, la spiegazione della causa di una data combinazione di segni, sintomi e storia medica, l'anatomia circostante, l'estensione della lesione. Sono stati elaborati scale di misurazione delle caratteristiche della sequenza e metodi di valutazione del successo nella soluzione di problemi clinici, poi applicati ad articoli selezionati dalle pubblicazioni avvenute nell'arco di due anni sulle riviste Neuroradiology e American Journal of Neuroradiology. Del materiale analizzato, solo 40 articoli hanno fornito informazioni per un'analisi approfondita. Gli ostacoli incontrati sono stati dati mancanti e la specificazione incompleta delle sequenze. Pochissimi articoli davano una risposta esauriente agli interrogativi che cercavano di affrontare.
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Aprile, I., A. Lavaroni, G. Tommasini, E. Biasizzo et G. Fabris. « Angiografia a risonanza magnetica dei vasi epiaortici con bobina dedicata ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 101–8. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s213.

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Résumé :
Scopo del nostro lavoro è stato quello di ottimizzare le sequenze di angiografia a risonanza magnetica più adatte a una bobina dedicata per lo studio dei vasi epiaortici di recente introduzione nella pratica clinica. Tale bobina consente di visualizzare l'intero asse carotideo e vertebrale con un'unica acquisizione coronale o sagittale. La tecnica angiografica da noi utilizzata è stata la 3D time of flight (TOF) e abbiamo ottimizzato i parametri tecnici su 15 volontari sani. La sequenza da noi sperimentata consente di acquisire le immagini dei vasi epiaortici (dall'origine al tratto intra-cranico) in un tempo di circa 13′. Lo studio di pazienti portatori di patologia è ancora alle fasi iniziali, ma i primi risultati sembrano promettenti. Tale bobina consente di visualizzare l'origine e il tratto intra-cranico dei vasi epiaortici e potrebbe quindi favorire una maggiore diffusione dell'esame angio-RM delle arterie carotidi e vertebrali.
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Manfrè, L., R. Lagalla, S. Pappalardo, A. Mangiameli, M. Tortorici, F. Riggio, S. Ferrara, P. Ferrara et A. E. Cardinale. « Anatomia e patologia del labirinto membranoso studio con sequenze RM sensibili al flusso ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 5 (octobre 1994) : 769–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700506.

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Résumé :
Nonostante i deludenti esordi nella valutazione delle strutture labirintiche costituenti l'orecchio interno, la risonanza magnetica costituisce oggi, grazie anche al miglioramento dell'hardware e del software disponibili, una modalità diagnostica di grande efficacia non solo nell'analisi della patologia espansiva o infiammatoria coinvolgente il VII ed VIII nervo cranico, ma anche nella valutazione delle alterazioni patologiche del segnale endolabirintico in rapporto a focolai emorragici o, come recentemente dimostrato mediante uso di Gd-DTPA, nell'analisi delle alterazioni a carico della capsula oticanella fase spongiotica dell'otosclerosi. Tuttavia, lo scarso contrasto esistente tra liquido endolabirintico e strutture circostanti (solitamente aria nel cavo timpanico e tessuto osseo capsulare) rende le tradizionali scansioni in tecnica Spin-Echo con ponderazione T1 del tutto inadeguate alla valutazione dell'orecchio interno. Analoga osservazione deve essere fatta per le immagini T2-dipendenti che, per l'eccessivo spessore di scansione e l'elevata durata dei tempi di esame, non rappresentano di certo un mezzo di indagine pratico ed affidabile, certamente comunque non competitivo nei confronti dell'imaging TC, oggi particolarmente fedele grazie alla possibilità di effettuare scansioni di minimo spessore (1 mm). Gli autori riportano la loro esperienza nell'analisi delle strutture labirintiche nel normale e patologico mediante imaging per RM con unità operante a 0,5 T ed applicazione di sequenze di tipo GRASS, opportunamente modificate per aumentarne la sensibilità al flusso lento endolinfatico (mGRASS), e Fast-Spin-Echo (FSE). Nei casi patologici è stata effettuata una analisi comparativa rispetto al reperto TC.
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Brogiolo, Gian Pietro. « L'archeologia dell'architettura in Italia nell'ultimo quinquennio (1997-2001) ». Arqueología de la Arquitectura, no 1 (30 décembre 2002) : 19. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.3.

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Résumé :
Il contributo delinea un bilancio dell'Archeologia dell'architettura in Italia a partire dalla metà degli anni '90 del XX secolo, quando alcuni convegni e la neonata rivista "Archeologia dell'Architettura", misero a confronto le esperienze maturate in più centri di ricerca, che riguardavano non solo l’analisi stratigrafica delle murature il suo rapporto con il Restauro, ma anche allo studio delle tecniche costruttive, della mensiocronologia e dell’archeometria. Da questo punto di vista sono da segnalare da un lato le sperimentazioni nella costruzione delle sequenze degli equilibri statici, del degrado, degli intonaci e degli orizzontamenti lignei, dall'altro le proposte di metodologie di restauro fondate sull'analisi stratigrafica. Questo impegno ha però portato a trascurare l’obiettivo prioritario dell’archeologo: recuperare dalle sequenze di un edificio informazioni storiche, per le quali servono anzitutto corpora e censimenti esaustivi, e studi che pongano in relazione le architetture con l’organizzazione agraria, le trasformazioni dei paesaggi antropici, le trasformazioni economiche e sociali. Ed è su questo aspetto che converrà puntare nei prossimi anni, almeno da parte degli archeologi, senza per questo sminuire o vanificare il rapporto privilegiato che si è instaurato negli anni ‘90 con il Restauro Architettonico, con l'obiettivo comune di salvaguardare il patrimonio architettonico in una congiuntura nella quale sembra concluso un ciclo storico che aveva a cuore lo studio e la tutela del passato, attraverso il policentrismo culturale, la fervida circolazione delle idee, un saldo collegamento con la società civile.
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Angileri, T., A. Banco, G. Sparacia, S. Pappalardo et L. Manfrè. « Encefalopatia di Wernicke : Aspetti RM e revisione della letteratura Segnalazione di un caso ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 190. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s284.

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Résumé :
L'encefalopatia di Wernicke è patologia legata a deficit di tiamina, conseguente spesso ad alcolismo cronico, che presenta peculiari localizzazioni encefaliche e conseguenti manifestazioni cliniche. Viene descritto un caso di encefalopatia di Wernicke in un uomo di 25 anni, non alcolista, valutandone le lesioni alla risonanza magnetica in fase acuta e seguendone l'evoluzione. Il paziente, con anamnesi patologica prossima di colite amebica, presentava un progressivo e rapido deterioramento delle capacità cognitive preceduto da una severa ipoacusia e riduzione dell'acuità visiva, discromatopsia, allucinazioni visive, prosopoagnosia, disartria. Viene eseguita una RM dell'encefalo (con apparecchio Vectra, GE, operante a 0,5 T; sequenze SE DP e T2 ponderate e T1, prima e dopo Gd-DTPA) che evidenzia aree lesionali espresse da iperintensità, nelle sequenze a lungo TE, dei corpi mammillari, dei tubercoli quadrigemelli inferiori e (segno semeiologico, per quanto risulta da una revisione della letteratura, non descritto in precedenza tra i reperti dell'encefalopatia di Wernicke) dei tratti ottici. Ad una decisa integrazione alimentare con tiamina segue un repentino miglioramento clinico. Esami RM seriati rivelano una netta riduzione dell'estensione e delle alterazioni dell'intensità di segnale delle aree precedentemente coinvolte fino alla totale normalizzazione dei reperti. Viene discussa la clinica, l'istologia e la presunta patogenesi dell'elettiva localizzazione del danno da carenza di tiamina a carico dell'encefalo, e gli aspetti neuroradiologici, individuando il ruolo dell'RM nell'iter diagnostico di tale patologia.
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De Vidovich, Armando. « Le parole dell'Altro : musica e inconscio ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 20 (décembre 2010) : 127–44. http://dx.doi.org/10.3280/cost2010-020009.

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L'articolo esamina gli aspetti che rendono simili il processo di ascolto e interpretazione nel setting psicoanalitico, e quello di ascolto e comprensione di musiche di non facile fruizione, segnatamente quelle dello Schönberg preseriale. Se in entrambi i processi una dinamica di vissuti inconsci produce sequenze apparentemente prive di senso - di suoni o, come nel sogno, di immagini ed eventi - per recuperare nei loro discorsi un significato occluso si puň attivare un "ascolto intenzionale", di cui l'articolo delinea le principali caratteristiche.
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Colonnese, C., L. M. Fantozzi, M. Antonelli, A. Bozzao, G. Ralli et L. Bozzao. « Chemodectomi puri del glomo timpanico : Studio con RM ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 4 (novembre 1992) : 457–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500407.

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Résumé :
Viene riportata una revisione della letteratura nella diagnostica dei tumori del glomo timpanico e si espone un caso giunto alla osservazione personale. I dati emersi dalla nostra esperienza sottolineano l'utilità della RM anche nei casi in cui ci si trovi di fronte a tumori glomici timpanici puri. Viene in particolare evidenziato come l'aspetto RM di tale lesione consenta di differenziarla da un concomitante tessuto flogistico sia sulla base della diversa intensità di segnale nelle sequenze T2 pesate che del diverso potenziamento dopo mdc.
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D'Aprile, P., A. Tarantino, A. Strada, V. De Santis et D. Brindicci. « Potenzialità delle sequenze fat suppression e del gadolinio nello studio RM della patologia degenerativa lombare ». Rivista di Neuroradiologia 15, no 6 (décembre 2002) : 679–97. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500604.

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Résumé :
Le lombalgie e lombosciatalgie risultano estremamente frequenti nella popolazione. Il dolore viene attribuito solitamente alla patologia degenerativa discale, particolarmente alle ernie discali, ma le strutture della colonna potenzialmente in grado di determinare dolore sono numerose: dischi, osso, tendini, legamenti, faccette articolari, muscoli. L'esame RM deve pertanto valutare con attenzione non soltanto il complesso somato-discale, ma anche gli elementi posteriori della colonna. Le sequenze T2 Fat-suppressed ed eventualmente T1 Fat-suppressed dopo somministrazione di mdc, nella nostra esperienza risultano di elevata capacità diagnostica nella patologia degenerativa della colonna, in particolare nel caso in cui l'esame RM convenzionale non mostri una chiara causa del dolore.
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Beltramello, A., G. Viola, A. Borsato, G. Tassinari, D. Campara, R. Cerini, M. Pregarz, G. Puppini et A. G. Bricolo. « Risonanza magnetica funzionale encefalica Razionale della metodica ed esperienze applicative su magnete per uso clinico ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 3 (juin 1995) : 345–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800303.

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Résumé :
La Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) si sta di recente affermando come nuova metodica di indagine del «cervello al lavoro», occupando progressivamente un suo spazio nell'armamentario strumentale a disposizione dei Neurofisiologi per poter investigare la localizzazione e le inter-connessioni di differenti aree encefaliche funzionalmente coinvolte nella esecuzione di varie performance. L'fMRI indaga le modificazioni di segnale del tessuto encefalico indotte dalle variazioni perfusionali e di ossigenazione che si verificano nella sostanza grigia durante differenti stati funzionali (riposo/attività). Tali modificazioni sono rivelate con RM grazie alle variazioni che il transito nel letto vascolare encefalico di una sostanza para-magnetica è in grado di indurre sul rilassamento trasversale T2 degli spin protonici tissutali in prossimità dei capillari e mediante l'impiego di sequenze GE T2*-pesate. Due principali tecniche di studio sono state utilizzate: la prima, più complessa, richiede l'iniezione di un bolo di Gadolinio ed il monitoraggio, mediante sequenze eco-planari, del suo primo passaggio nel letto capillare encefalico; la seconda, realizzabile anche con magneti per uso clinico, utilizza come mdc para-magnetico endogeno la desossi-emoglobina e registra le variazioni di ossigenazione ematica correlate allo stato di attività corticale (tecnica BOLDc — Blood Oxygenation Level Dependent contrast). La nostra esperienza è stata effettuata con un magnete superconduttivo da 1,5 T, adottando la tecnica BOLDc e sequenze GE FLASH con TE lungo. Sono stati sottoposti ad indagine 19 volontari ed effettuati 11 studi di attivazione della corteccia motoria e 13 studi di attivazione della corteccia visiva. In 10 studi di attivazione motoria e 10 studi di attivazione visiva è stata osservata una buona o sod-disfacente variazione areale del segnale, localizzata nella regione corticale coinvolta dal paradigma di attivazione. Uno studio di attivazione motoria e 3 studi di attivazione visiva sono invece risultati insoddisfacenti, non essendosi riscontrata alcuna variazione di segnale o, quando presente, non essendo stato possibile attribuirla ad alcuna regione corticale di interesse. La RM, metodica che attualmente fornisce al Neuroradiologo le migliori informazioni anatomo-strutturali sul SNC, sta estendendo il suo campo di indagine, prima esclusivo appannaggio della Medicina Nucleare, ad alcuni aspetti delle funzioni cerebrali, avvantaggiandosi, rispetto alla SPET ed alla PET, in qualità delle sue prerogative di più elevata risoluzione spaziale e temporale, di assoluta innocuità, di rapida integrazione delle immagini funzionali con quelle anatomiche e di minori costi.
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Pelliccioli, G. P., O. Presciutti, P. Floridi, S. Campanella, P. Chiarini, R. Tarducci et M. Zampolini. « La risonanza magnetica funzionale nello studio della riorganizzazione plastica cerebrale, post-ictale ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 31. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s209.

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Résumé :
Negli ultimi anni lo studio dei meccanismi di recupero funzionale dopo ictus è progredito grazie all'utilizzo di nuove tecniche di indagine sia con immagini che con registrazione elettrofisiologiche. L'interesse è accentuato dal potenziale utilizzo di queste conoscenze per mettere a punto opportuni programmi terapeutici e riabilitativi. Scopo di questo lavoro è stato quello di indagare mediante Risonanza Magnetica funzionale (fMR) quali aree motorie fossero coinvolte nel recupero dopo ictus cerebrale. Sono stati studiati 10 pazienti con ictus sottocorticale ischemico (5 con emiparesi destra e 5 con emiparesi sinistra) in buon recupero funzionale. L'età media era 59,1 anni (min 37, max 84). Tutti i pazienti sono stati indagati effettuando uno studio per immagini e funzionale. La fMR è stata realizzata con apparecchiatura General Electric 1,5 T mediante sequenze SPGR (TR/TE 64/48 ms, Flip Angle 17°, FOV 22×6 cm2, matrice 256times128, spessore di strato 6 mm) costituite da 3 sezioni assiali oblique contigue, parallele alla linea inter-commissurale, condotte a livello della corteccia motoria. L'esame funzionale è stato preceduto da uno studio convenzionale utilizzato per dimostrare le lesioni, per programmare le sequenze funzionali e per fornire una correlazione anatomica ai pixel attivati. La fMR è stata effettuata alternando acquisizioni ottenute durante un movimento delle dita con sequenze eseguite in condizioni di riposo sia per la mano paretica che per quella sana. Per l'elaborazione è stata usata la tecnica “cross correlation” con soglia usando la “box-car” come forma d'onda di riferimento. Sono stati considerati “attivati” i pixel con coefficiente di correlazione (CC) ≥ 70% del CC massimo. I pixel selezionati, codificati mediante colorazione e sovrapposti alle immagini anatomiche, sono stati quantificati con apposito programma, suddivisi per aree motorie corticali. I risultati hanno evidenziato un'attivazione bilaterale durante il movimento della mano paretica mentre si è registrata un'attivazione controlaterale più selettiva durante il movimento della mano sana. Nell'emisfero omolaterale alla paresi si è inoltre rilevato un incremento dell'attivazione nelle aree premotoria e supplementare motoria. Questi dati sembrerebbero dimostrare che una maggiore attivazione delle aree motorie corticali omolaterali alla lesione sia un importante meccanismo di compenso al danno funzionale conseguente ad ictus. Tale attivazione può avere un duplice significato: un rinforzo delle vie discendenti cortico-spinali già presenti nel soggetto sano e un ausilio funzionale da parte delle aree premotoria e supplementare motoria verso il lato lesionato.
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Gallucci, M., O. Gagliardo, A. Splendiani et R. De Amicis. « La loggia cavernosa : Anatomia neuroradiologica normale ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 367–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300307.

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Il termine “loggia cavernosa”, sinonimo di “regione parasellare” indica l'insieme di strutture latero-sellari, differenziabili embriologicamente in almeno tre comparti: il seno cavernoso propriamente detto, di origine vascolare, la regione dell'apice orbitario, di derivazione orbitaria, e, infine, la regione del cavo di Meckel, di derivazione pterigo-mascellare. Viene riportata una revisione di anatomia normale ottenuta in vivo con tecniche di moderna neuroradiologia, per lo più derivate da ricostruzioni tridimensionali con algoritmi Shaded Surface Display (SSD) di acquisizioni TC, ottenute con tecnica elicoidale, e RM con sequenze 3D.
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Tambasco, N., F. Lalli, A. Rossi, V. Gallai, G. Guercini et G. P. Pelliccioli. « Attivazione delle aree corticali motorie nel morbo di Parkinson Studio funzionale con risonanza magnetica ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 105–9. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300119.

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I pazienti affetti da morbo di Parkinson (MP) sperimentano nella bradicinesia uno dei sintomi più disabilitanti, verosimilmente determinato da una deafferentazione dai nuclei della base di alcune aree corticali motorie. Scopo di questo studio è stato quello di evidenziare mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) differenze nell'attivazione delle aree corticali motorie primarie e secondarie in risposta a compiti motori specifici tra un gruppo di pazienti affetti da MP iniziale e un gruppo di soggetti di controllo di pari età. Abbiamo inoltre studiato l'effetto dell'apomorfina, farmaco dopaminoagonista efficace nella bradicinesia, per verificare se al miglioramento clinico corrispondesse una variazione di attivazione delle aree corticali motorie. I pazienti hanno mostrato una riduzione significativa del numero di sequenze motorie effettuate con la mano destra, lato più affetto, rispetto al controlato ed ai controlli. Dopo somministrazione di apomorfina si è verificato un incremento della media delle sequenze motorie, senza però raggiungere i valori dei controlli. L'esame con fMRI ha fatto evidenziare che il numero totale di pixel non differiva tra i vari gruppi. Nei pazienti si è osservata una attivazione statisticamente inferiore dell'area corticale motoria primaria (M1) controlaterale al lato più affetto e una maggior attivazione, statisticamente significativa, dell'area corticale premotoria laterale (PML) nell'emisfero più affetto. La riduzione di attivazione nella Ml è in relazione principalmente con il rallentamento motorio, mentre l'iperattivazione della PML potrebbe essere il correlato neuroradiologico delle alterazioni che sottendono una disfunzione delle afferenze dai nuclei della base.
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Vidiri, A., M. Crecco, R. Floris, R. Mastrostefano, M. Mattioli et S. Squillaci. « Angiomi venosi o «anomalie di sviluppo venoso» ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 1 (février 1996) : 37–46. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900104.

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Sono stati studiati con RM 29 pazienti con anomalie di drenaggio venoso in condizio-ni basali e dopo Gadolinio-DTPA; 24 sono stati sottoposti anche ad angio-RM. Nella valutazione dei risultati è stato assegnato un punteggio: 0 quando l'anomalia non era evidenziata; 1 per la rappresentazione del solo collettore; 2 per la dimostrazione del collettore e delle vene midollari; 3 per la dimostrazione del collettore, delle vene midollari e del tipo di drenaggio. È stata inoltre considerata la presenza di eventuali angiomi cavernosi associati e l'eventuale correlazione con la sintomatologia. Le sequenze SE Tl pesate dopo Gadolinio-DTPA in doppia dose sono risultate quelle con maggiore accuratezza diagnostica (score 77) sia rispetto alle sequenze basali (T1 score 12, T2 score 31) sia nei 24 pazienti sottoposti anche ad angio-RM (SE T1 dopo Gadolinio score 66, angio-RM score 61). L'angio-RM è risultata utile nell' evidenziare il tipo di drenaggio. In 5 casi l'anomalia di sviluppo venoso era associata ad un angioma cavernoso, in 4 casi le due malformazioni erano in stretto rapporto; solo in due casi però l'angioma cavernoso presentava il tipico aspetto a «pop-corn». In un solo paziente l'anomalia venosa si è presentata come evento emorragico, mentre in un altro caso era in stretto rapporto con un'area di basso segnale in T1 e T2, esito di una pregressa emorragia. Nel 34% i pazienti hanno presentato epilessia senza però una costante correlazione tra sede dell'ano-malia venosa e sede dell'anomalia elettroencefalografica.
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Vaghi, M. A. « Principi ed interpretazione delle immagini RM ». Rivista di Neuroradiologia 1, no 1_suppl (avril 1988) : 5–12. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s102.

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Résumé :
Questa breve introduzione agli argomenti di RM che verranno trattati in seguito da altri AA, ha come scopo di fornire un modesto aiuto a chi, non specialista, desideri avere un'idea dei fenomeni che stanno alla base delle immagini di RM. Ogni fenomeno che richiede nozioni di fisica particolari è stato evitato se non indispensabile per la comprensione delle immagini. Questo lavoro espone in forma semplificata fenomeni che stanno alla base della formazione del segnale, il significato dei tempi di rilassamento T1 e T2 e i loro rapporti con le sequenze impiegate e le immagini corrispondenti.
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