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Luisa Miscioscia, Carla, et Maria Caterina Pugliese. « Prevenire le crisi adottive : esperienze di gruppo per adolescenti e adulti adottati ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (novembre 2020) : 130–41. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-002011.

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Résumé :
La letteratura definisce come molto complesso il passaggio dall'adolescenza e all'eta adulta per le persone adottate le quali devono fare i conti con un importante lavoro di integrazione tra diverse appartenenze, identita etnica, il possibile riemergere di vissuti di natura traumatica e l'assunzione del ruolo adulto. Queste sfide influiscono sul processo di individuazione e separazione, sullo svincolo dalla famiglia, sulla costruzione di una relazione di coppia matura e sul modo di vivere l'essere genitore. E evidente quanto sia importante accompagnare le famiglie adottive e i figli adottati sia nella fase che precede la costituzione della famiglia, sia soprattutto nelle fasi successive con proposte adeguate alla fase del ciclo di vita individuale e familiare. Scopo del presente lavoro e quello di illustrare due esperienze di gruppo, campus esperienziali per adolescenti adottivi e gruppi di confronto per adulti adottati condotti dalle autrici, quali proposte di particolare valore preventivo di possibili situazioni di crisi adottiva o disagio personale che valorizzano le risorse degli adottati.
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Bonomo, Francesca Romana, Francesco Canevelli et Michela Merlo. « I mostri in conflitto, il conflitto come mostro ». RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 33 (juin 2011) : 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/pr2011-033002.

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Résumé :
Questo lavoro prende spunto dal film "Il Calamaro e la Balena", che ha per oggetto le vicende di una famiglia che vive l'esperienza della separazione coniugale, per proporre alcune riflessioni sul tema della gestione del conflitto da parte dei genitori e sugli effetti che tale gestione ha sui figli. Viene pertanto considerato l'evento separativo nella sua dimensione di "compito evolutivo" che si propone ai membri della famiglia e negli aspetti di possibile disfunzionalitŕ. Successivamente, viene introdotto il tema del "timing" della separazione rispetto alla fase dello sviluppo dei figli e quello della modalitŕ con cui i genitori gestiscono il loro conflitto, con particolare riguardo alla dimensione delle "lealtŕ familiari". Infine, si propone un collegamento tra le precedenti considerazioni e i "sintomi" che si manifestano nei figli, protagonisti della vicenda. La conclusione sarŕ dedicata alla possibilitŕ, suggerita dal film, di una visione del conflitto che vada oltre gli aspetti di "mostruositŕ" e lo riconduca ad un ambito di fenomeno doloroso, ma potenzialmente evolutivo.
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Ahovi, Jonathan, et Marie Rose Moro. « Riti di passaggio e adolescenza : una riflessione su normalitŕ e patologia a partire dall'esperienza transculturale ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2010) : 23–34. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002003.

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L'adolescenza č in genere considerata una fase di transizione. Ogni cultura produce dei modi differenti per regolare e controllare le difficoltŕ di transizione dati dal passaggio da uno status all'altro - come succede durante l'adolescenza - con lo scopo di contenere le ansie sia dei novizi, sia degli adulti iniziati. Nelle nostre societŕ cosiddette moderne, complesse e meticcie, il rischio per gli adolescenti di perdersi, o di restare ai margini della societŕ, sembra in aumento. L'Autore, riprendendo i contributi dell'etnografo francese Arnold van Gennep (1873 - 1957), presenta le nozioni di riti di passaggio, le loro definizioni e funzioni. Secondo Van Gennep, una cerimonia di passaggio comprende tre fasi: separazione, margine, aggregazione. I riti di passaggio degli esseri umani hanno l'obiettivo primario, in particolare nei momenti di separazione, di garantire i processi di unione e di aggregazione e di contrastare i meccanismi di esclusione. I riti di passaggio hanno tre diverse funzioni: sociologica, psicologica e religiosa. Hanno inoltre valenze sia intrapsichici, sia collettivi. Essi sono presenti nei riti di iniziazione dell' adolescenza; riti tuttora attivi nel mondo che consentono alla donna e all'uomo di accedere al mondo dei significati.
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Nicoletti, Pierluigi Gabriel, et Sara Di Giacomo. « La voce del silenzio ». PSICOBIETTIVO, no 3 (novembre 2011) : 137–42. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-003009.

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Résumé :
In questo articolo viene discusso il caso clinico trattato dal dott. Luci, terapeuta cognitivo comportamentale, secondo una prospettiva sistemicorelazionale. La storia di L. puň essere vista come la storia di una donna che viene alla luce dopo un lungo soggiorno nell'ombra di un dolore che non poteva/doveva essere espresso, poiché motivato da buone e "giuste" ragioni. La solitudine e l'abuso, prima del senso di colpa per aver tradito il "mandato" familiare, hanno con ogni probabilitŕ veicolato in L., bambina, l'idea di essere "indegna" e "cattiva". In questa cornice la rabbia, se c'era, andava rivolta verso se stessi. Unica risposta possibile alla lunga serie di traumi e di perdite laceranti. Le prime difficoltŕ di L. compaiono durante l'adolescenza, una fase del ciclo vitale dell'individuo e della famiglia in cui vengono al pettine nodi che si sono stretti in periodi precedenti. Come per tutti i sistemi familiari, anche a quello di L. č richiesta in questa fase una nuova capacitŕ di adattamento e di accettazione della separazione. Viene posto l'accento sull'importanza della storia e del contesto relazionale per la determinazione dell'individuo adulto. Il cambiamento terapeutico puň essere descritto nei termini della possibilitŕ di permettere alla paziente di rivisitare la propria storia e l'esperienza traumatica, di rinarrarla e condividerla. Č all'interno di questa cornice che la paziente puň fare al terapeuta il grande dono di affidarsi a lui e riuscire progressivamente nel lavoro di integrazione del Sé.
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Renzi, Lorenzo. « Per una storia della struttura della frase in italiano : il fiorentino del Cinquecento ». Linguistica 31, no 1 (1 décembre 1991) : 201–10. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.201-210.

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Nella storia dell'italiano la struttura della frase è cambiata più di una volta. Con la struttura della frase cambiano anche le regale da cui dipendono: 1) la presenza e la posizione dei pronomi personali soggetto, 2) la posizione dei pronomi clitici obliqui adverbali, presenti in tutte le fasi dell'italiano come delle altre lingue romanze. La prima fase è quella dell'italiano antico, cioè del fiorentino dalla prima documentazione, nel Duecento avanzato, al Quattrocento. Questa fase è illustrata, assieme a quella delle altre lingue romanze, in Vanelli, Renzi e Benincà 1985, Renzi 1990 e in corso di stampa, e più in dettaglio in Vanelli 1986 (per lo status teorico del tipo romanzo antico, v. Benincà 1983-84). Ne riprendo brevemente qui le linee essenziali, per passare poi al tema centrale di questo studio, la struttura del fiorentino del Cinquecento. Accennerò poi al tema della separazione dell'italiano letterario dal fiorentino e agli svolgimenti successivi divergenti dell'italiano e del fiorentino.
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Origgi, D., L. T. Mainardi, A. Falini, G. Calabrese, G. Scotti, S. Cerutti et G. Tosi. « Quantificazione automatica di spettri 1H ed estrazione di mappe metaboliche da acquisizioni CSI mediante Wavelet Packets ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 31–36. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300106.

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Résumé :
La quantificazione dei picchi spettrali del segnale di spettroscopia 1H in risonanza magnetica, utile per un'analisi metabolica dei tessuti in-vivo, richiede un tempo di elaborazione elevato, soprattutto quando si tratta di acquisizioni CSI dove ad essere elaborata è un'intera matrice di dati. Inoltre, la sovrapposizione dei picchi, maggiormente marcata negli spettri con tempo di eco breve (20 ms), rende spesso difficoltosa la separazione dei singoli contributi metabolici. Si propone pertanto un metodo automatico per la quantificazione dei metaboliti, che utilizza l'algoritmo delle Wavelet Packets per scomporre il segnale nel dominio del tempo (FID) in sottobande. La stima dei parametri di ampiezza, fase, frequenza e smorzamento viene quindi eseguita nelle sottobande, dove cadono i picchi di interesse, mediante metodi di predizione lineare basati sulla scomposizione a valori singolari (LPSDV). L'ampiezza stimata dei picchi viene infine utilizzata sia per il calcolo dei rapporti metabolici sia per l'estrazione di mappe metaboliche. Il metodo di quantificazione proposto è stato messo a punto su fantocci e poi applicato alle acquisizioni di volontari sani e infine su alcuni pazienti. L'elaborazione automatica dei dati spettroscopici con il metodo proposto offre la possibilità di studiare in modo efficace ed affidabile i metaboliti cerebrali nonché di rappresentare la loro distribuzione spaziale mediante mappe metaboliche.
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Wilson, R. J. A. « Rural settlement in Hellenistic and Roman Sicily : excavations at Campanaio (AG), 1994–8 ». Papers of the British School at Rome 68 (novembre 2000) : 337–69. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003974.

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Résumé :
L'INSEDIAMENTO RURALE NELLA SICILIA ROMANA ED ELLENISTICA: SCAVI A CAMPANAIO (AG), 1994–8Scavi all'insediamento rurale di Campanaio (3 ettari) hanno rivelato l'esistenza di sette principali fasi di occupazione dal c. 200 a.C. al periodo alto medievale. Un complesso di edifici ellenistici distribuiti in tre fasi successive è caratterizzato da muri a secco, pavimenti in battuto e sovrastrutture in mattoni di fango. Un contesto di scarico di rifiuti posto affianco agli edifici ha prodotto evidenza di contatti con la Cirenaica, la Grecia ed il nord Africa. Attività industriale risalente al 150 a.C. è attestata dalla presenza di una fornace da tegole e di cisterne, una delle quali provvista di un tubo di troppopieno composto di anfore puniche riutilizzate. Una più grande fornace da tegole fu aggiunta intorno al 125 a.C. Scarsa evidenza di occupazione alto imperiale è seguita da una rinnovata attività intorno al 375 d.C, la quale vide la costruzione di un emporio (con sedici anfore), un contenitore per la separazione dell'olio di oliva, una fornace da calce e altri nuovi edifici. In questa fase sono attestati la lavorazione del ferro, la possibile produzione di cuoio e la manifattura di tegole, mortaii e anfore Keay 52 (gli scarti vennero accumulati intorno al 400 d.C. nella fornace da calce andata in disuso). Una violenta distruzione intorno al 460 d.C. è possibile sia dovuta ad un attacco dei Vandali. L'esistenza di un insediamento arabo-normanno è suggerita da tre inumazioni poste sul fianco, che mostrano evidenza di malnutrizione, un tumore, mal di denti cronico, artrite e talassemia.
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Pelucchini, Margherita. « Sentire osservando : un percorso insieme Formazione-trasformazione attraverso l'esperienza di osservazione del neonato ». SETTING, no 44 (mars 2021) : 165–96. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044009.

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Résumé :
Questo articolo presenta l'esperienza di Infant Observation come centrale per la formazione analitica, in quanto capace di sviluppare la capacità di "osservare per vedere" del terapeuta ed il contatto con il proprio bambino interiore; essa predispone altresì all'ascolto del proprio controtransfert nel rapporto con l'altro-da-Sé entro un gioco relazionale carico di significati. Emerge dallo scritto come il concetto di formazione-trasformazione connoti l'intera esperienza, riguardando trasversalmente tutte le menti coinvolte. A modifi-carsi sono, in tal senso, il sentire dell'osservatore, con il proprio setting interno, il bam-bino che viene osservato e le funzioni genitoriali in gioco all'interno del campo d'osservazione; a trasformarsi è inoltre la mente gruppale dei colleghi, che accoglie l'esperienza dell'osservatore per rileggerla ed attribuire ad essa nuovi e più estesi signi-ficati. Si palesa come osservare e sentire il bambino nel contesto consenta di prendere coscienza del suo percorso di sviluppo, sperimentandolo dal vivo. La vicinanza a Valeria nel primo anno di vita ha permesso all'osservatrice di assistere al passaggio dai vissuti originari di fragilità e dipendenza dalla madre pur con l'apporto della propria agentività, alla lenta e progressiva strutturazione di un Io ai primordi, garantito dalle relazioni Io-Tu, di pari passo al presentarsi di difese arcaiche. Nel corso dell'Infant Observation la funzione della pelle della piccola e l'integrazione progressiva tra soma, psiche ed affettività sono risultate centrali, anche nel manifestarsi di sintomi di disagio all'interno delle relazioni primarie. È stato possi-bile assistere allo sviluppo sensoriale e motorio-prassico di Valeria, parallelamente a quello verbale ed insieme alla maturazione di capacità cognitive, dell'abilità imitativa e di quella che è parsa una nascente teoria della mente. Sono inoltre comparsi le rou-tine e lo sviluppo sociale. La riflessione sul costrutto dell'attaccamento è stata cruciale in tutto il percorso. Nel complesso, l'articolo mostra come l'Infant Observation comporti un costante lavorio interiore nell'osservatore, una lettura e rilettura degli innumerevoli elementi del campo di osservazione, quali sensazioni, emozioni, pensieri, dubbi, paure, alla ricerca di una trama ed un senso. Un aspetto cardine è quello del pensiero sul "dopo" e sui saluti, ossia la possibilità della separazione dall'altro con buoni pensieri, con la fiducia verso di lui e verso le sue risorse. Una fase di elaborazione del lutto risulta necessaria, fonte anch'essa di profondi insegnamenti e metamorfosi interna.
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Viaro, Maurizio. « Una strana coppia : SAT e prescrizione invariabile ». TERAPIA FAMILIARE, no 92 (avril 2010) : 83–103. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-092004.

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In questo articolo, viene presentato un approccio pragmatico alla pratica di lavoro in NPI, che si propone di fondere e adattare al contesto dei servizi di NPI due strumenti - il SAT di Klagsbrun e Bowlby e il metodo invariabile di Selvini e Prata - eterogenei per concezione teorica sottostante e per obiettivi, nonché ispirati a paradigmi conoscitivi diversi. I vincoli definiti dal contesto sono visti infatti come prioritari rispetto alla teoria e agli strumenti diagnostici e terapeutici, in modo tale che ogni operatore deve adattare al contesto gli strumenti disponibili e quanto sa fare, non viceversa. Poiché la prassi della NPI in Italia č largamente basata sulla separazione tra genitori e bambini, sia nel momento diagnostico che terapeutico, questo formato č stato rispettato fondendo tra loro due strumenti che hanno in comune il tema della separazione. Le soluzioni adottate sono illustrate attraverso la sintetica presentazione della sintesi di due casi clinici.
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Maria Dalba, Anna, et Giovanna Montinari. « Prendersi cura della separazione. Quando i genitori si dividono, la famiglia si unisce ». INTERAZIONI, no 2 (novembre 2020) : 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/int2020-002002.

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Le Autrici riflettono sulle dinamiche intersoggettuali e intrapsichiche che accompagnano la trasformazione del legame coniugale di fronte all'esperienza della genitorialità. La creazione del legame genitoriale richiede di rinunciare al rispecchiamento idealizzato e di rielaborare l'esperienza perturbante della terzietà, a partire dalle origini fondative della propria identità. Quando i processi terziari non sono sufficientemente compiuti, il bisogno di soggettivazione e differenziazione si tramuta in bisogno di separazione intersoggettuale. In questo caso, solo l'effettiva distanza consente, dopo aver attraversato fasi di dolore acuto, di poter fare davvero esperienza dell'Altro, riequilibrando la dialettica tra Eros e Thànatos. Questo processo viene riattivato dal pubertario del figlio adolescente, mobilitando quanto di rimosso o scisso è rima-sto nei procedenti assetti familiari e genitoriali. Nel lavoro istituzionale con la famiglia adole-scente, soprattutto nelle situazioni più difficili, la gruppalità psichica attivata dai dispositivi gruppali di supervisione e co-visione rappresenta un'esperienza di terzietà ineludibile, attivan-do quel fondamentale processo di scena primaria (Gaddini, 1974) che, ripetendosi continuati-vamente nel tempo, consente, a noi terapeuti, di accedere ed elaborare la nostra posizione di fronte al perturbante della famiglia e, ai genitori, di sentirsi accompagnati nell'attraversare il dolore della separazione intesa come trasformazione e non distruzione del loro legame.
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Sbaragli, Silvia. « Editoriale ». Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no 9 (27 mai 2021) : I—IV. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.21.9.0.

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«Sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sempre sembrato assurdo. C’è chi si torce le mani e lo definisce un abisso, ma non fa nulla per colmarlo; c’è anche chi si adopera per allargarlo, quasi che lo scienziato e il letterato appartenessero a due sottospecie umane diverse, reciprocamente alloglotte, destinate ad ignorarsi e non interfeconde. È una schisi innaturale, non necessaria, nociva […]». (Primo Levi, 1985, p. 14) Così scriveva Primo Levi per sottolineare l’irragionevolezza di una separazione radicata tra cultura scientifica e cultura umanistica. Siamo d’accordo con lo scrittore: si tratta davvero di un’irragionevole separazione, e intendiamo metterci dalla parte di coloro che provano a fare qualcosa, per quanto piccolo, per colmare l’abisso. Così, il numero 9 della rivista, primo numero speciale, cerca di fornire spunti per unire i due “mondi” evocati nella citazione, scegliendo due particolari discipline: la matematica e la lingua italiana, troppo a lungo erroneamente intese come separate sia sul piano scientifico, sia su quello didattico. Continua a leggere...
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Mauri, Diletta, et Giulia Moretto. « Lo sguardo degli operatori e delle operatrici sulla genitorialità in situazioni di alta conflittualità, in una prospettiva di genere ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (janvier 2021) : 104–14. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003011.

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L'instabilità coniugale è un fenomeno molto diffuso nella società italiana, che coinvolge numerose famiglie e di frequente operatori e operatrici che lavorano a supporto della fase separativa. Con il presente articolo intendiamo occuparci delle separazioni che si confrontano con una conflittualità molto elevata e in presenza di figli/e. A partire da uno studio preliminare del progetto di ricerca "Construction of Parenting on Insecure Ground" (Coping), cercheremo di esplorare come le dimensioni di genere possano influire sulle rappresentazioni dei/delle professionisti/e che lavorano con genitori coinvolti in situazioni di "alta conflittualità" nel ruolo di supporto alla gestione condivisa della genitorialità. Parole chiave: alta conflittualità, genere, affido condiviso, rappresentazioni dei professionisti.
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Mossali, Mattia. « La voce di Ariel ». ENTHYMEMA, no 31 (1 février 2023) : 176–91. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19020.

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Questo articolo propone un approfondimento sull’ultima fase della poetica di Sylvia Plath. Attraverso la lettura e il commento di alcuni testi dalla raccolta Ariel, nell’edizione restaurata che corrisponde alla sequenza nient’affatto casuale concepita dalla poetessa, si tracceranno le coordinate di un progetto che richiama le antiche cosmologie, dal momento che Plath prova a dare vita a un mondo, nuovo e più intimo, finalmente libero da dolorose separazioni. Pare indubbio che i componimenti per Ariel siano pervasi da un senso di creazione; come ha sottolineato Nadia Fusini, ciò a cui il lettore assiste è un vero e proprio miracolo di transustanziazione, attraverso cui Plath trasforma la sua scrittura in organismo vivente. Nell’intento di chiarire questa affermazione, nell’articolo si sostiene che, in Ariel, Plath non si nasconde più dietro la tecnica acquisita; al contrario, creatore e creatura nei testi della maturità diventano la stessa cosa. È questo l’inizio di un percorso che la porterà non solo a diventare Poeta, ma a farsi poesia.
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Fedrizzi, Emanuela, Alice Marzadro et Elena Bravi. « Un gruppo sui problemi interpersonali a tempo determinato in contesto ambulatoriale ». GRUPPI, no 2 (octobre 2021) : 57–76. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12581.

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Si presenta uno studio clinico di un gruppo ambulatoriale a tempo limitato con focus sui problemi interpersonali realizzato utilizzando un modello sviluppato originariamente da MacKenzie che ha concettualizzato un gruppo psicoterapeutico chiuso per adattare interventi brevi e focali all'ambito della salute pubblica. L'articolo intende illustrare l'uso del gruppo sui problemi interpersonali, esemplificare come misure individuali e di gruppo di outcome possono essere un aiuto aggiuntivo della pratica clinica e mostrare come i sintomi ansiosi e depressivi che cadono nello spettro dei disturbi dell'umore possano essere trattati con un modello di gruppo che interviene focalmente sulle relazioni interpersonali attuali. Lo studio mette in evidenza come il gruppo sui problemi interpersonali che prevede solo pochi criteri di esclusione (disturbi della condotta, fase acuta per separazioni, lutti, suicidalità, significative caratteristiche di un disordine borderline di personalità) rappresenti una modalità di trattamento a cui indirizzare un'ampia e difficile popolazione di pazienti afferenti all'area della salute mentale pubblica. 
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Lasala, Michele, Roberto Cicioni, Tommaso Caravelli et Flora Masini. « Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 nel contesto forense : studio su coppie di genitori in fase di separazione e affidamento minori ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, XI, 3, 2017 (décembre 2017). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/735.

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Sgreccia, Palma. « Legge di Hume e fallacia naturalistica : i dogmi del positivismo logico ». Medicina e Morale 55, no 3 (30 juin 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.358.

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La legge di Hume e la critica alla fallacia naturalistica di Moore sono state usate come base per il non-cognitivismo etico, per affermare che i valori non si possono conoscere razionalmente, ma solo intuirli o lasciarli alla sfera soggettiva delle emozioni. Sottesa alla dicotomia fatti/valori della legge di Hume, c’è una concezione riduttiva della realtà, considerata solo come l’insieme di fatti, quantificabili, misurabili, anzi verificabili (principio di verificazione neopositivista). Collegata alla dicotomia fatti/valori, si è imposta – sempre in ambito analitico – la dicotomia analitico/sintetico: le proposizioni analitiche (logiche) non hanno bisogno di verifica (sono sempre vere), mentre le proposizioni sintetiche sono sottoposte alla verifica dell’esperienza e di esse si può affermare il vero o il falso. Da questo rigido schema fuoriescono le proposizioni etiche che, quindi, non possono essere né vere né false. Secondo H. Putnam, le stesse scoperte scientifiche, che hanno ipotizzato aspetti del reale non direttamente verificabili, hanno causato sia la fine della dicotomia analitico/sintetico, sia quella della dicotoma fatto/valore, perché, come ha evidenziato Quine, non si può fare scienza senza valori epistemici. In ambito analitico le posizioni neo-positiviste sono state superate con il pragmatismo, per il quale non c’è separazione tra fatti e valori e si può parlare di oggettività in etica, ma è un’oggettività debole, costruita in modo intersoggettivo, con il rischio di scambiare il buono con l’utile. Il dogma della dicotomia fatti/valori è stato superato, ma non quello del rifiuto della metafisica (ad eccezione del cosiddetto “tomismo analitico”). La bioetica, avendo come ambito le problematiche della vita sottoposta alle tecnoscienze, può aiutare non solo ad andare oltre la dicotomia fatti/valori, ma a recuperare un’unità di senso in cui la ragione esistenziale non si oppone a quella metafisica: per cogliere la complessità della vita bisogna avere gli strumenti per vedere la sua forma, il suo finalismo. ---------- Hume’s Law and Moore’s critique of the naturalistic fallacy were used as the basis for a non-cognitive ethic in order to affirm that values cannot be known rationally, but only intuitively or through the subjective sphere of the emotions. Behind the facts/values dichotomy of Hume’s Law there is a reductive conception of reality, which is considered solely as a collection of quantifiable, measurable and verifiable facts (the neo-positive principle of verification). On top of the facts/values dichotomy, – in any analytic context – there is also the analytic/synthetic dichotomy: analytic propositions (logical) have no need of verification (they are always true), while synthetic propositions are subject to the verification of experience and thus can be said to be true or false. From this rigid scheme emerged the ethical propositions that there cannot be either truth nor falsehood. According to H. Putnam, the same scientific discoveries, which have given rise to hypotheses about aspects of reality which are not directly verifiable, have led to the end of both the analytic/synthetic dichotomy and the facts/values dichotomy, since, as Quine has shown, one cannot undertake research without epistemological values. In the analytic field, the neo-positive positions have been superseded by pragmatism, in which there is no separation between facts and values and one cannot speak of objectivity in ethics, but only of a weak, inter-subjective objectivity, which carries with it the risk of confusing the “good” with the “useful”. The dogma of the facts/values dichotomy has been superseded, but not that of the denial of metaphysics (with the exception of so-called “analytic Thomism”). Bioethics, which is concerned with life issues that are subject to technology and science can help not only to go beyond the facts/values dichotomy, but to recover a unity of meaning in which existential reason is not opposed to metaphysical reason: to describe the complexity of life one needs to have tools with which to see its shape and its finality.
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