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Thèses sur le sujet « Scultura contemporanea »

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1

Esposito, Diego. « Il dibattito critico sulla scultura contemporanea in Italia (1960 – 2010) ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1869.

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Résumé :
2011-2012
Intorno agli anni Sessanta in Italia la ricerca sulla scultura si rinnova, sperimentando nuove e inaspettate relazione con lo spazio circostante con l’intenzione di stabilire col pubblico un diretto e più intimo dialogo. Lontana ormai dalla distinzione del piedistallo, la scultura cerca un rapporto più serrato e complice con l’ambiente, abbattendo ogni separazione tra luogo aulico dell’arte e spazio comune della vita. In questa nuova prospettiva, la scultura rifiuta la “figuratività” e la “verticalità”, che da sempre la connotano e mette in discussione le tecniche e i materiali tradizionali. Si assiste così al tramonto dell’intaglio e della modellatura a favore della sperimentazione di nuovi processi costruttivi, di procedimenti, come l’accumulo o l’assemblaggio, che non richiedono una particolare manualità; contestualmente, si assiste al rifiuto delle materie tradizionali della scultura sostituite, o, talvolta, affiancate, da materiali di origine industriale o da elementi prelevati dalla natura. La scultura intraprende dunque un radicale processo di rinnovamento estetico la conduce verso territori linguistici i cui confini appaiono sfumati, tanto poco decodificabili che la scultura è, a detta di Meneguzzo, “oggi la disciplina più difficile da definire” [a cura dell'autore]
XI n.s.
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2

Torchio, Elisa <1993&gt. « IL CORPO ESTESO. IL GIOIELLO COME SCULTURA CORPOREA E LINGUAGGIO DI RICERCA ARTISTICA ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14796.

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Résumé :
Il seguente progetto di tesi si propone di approfondire il tema del corpo e le pratiche ad esso connesse nell’ambito del gioiello contemporaneo. Dopo alcuni cenni storici sul ruolo dell’ornamento e sulla sua relazione con il corpo il focus dell’elaborato verte sulla riconsiderazione del valore del gioiello come opera d’arte. A partire dalla fine dell’800 il gioiello, infatti, si allontana gradualmente dall’ambito delle arti minori e ambisce ad essere una forma di scultura corporea, un linguaggio artistico al pari degli altri. È soprattutto a partire dagli anni 60, però, che le esperienze del gioiello d’artista sconfinano nell’ambito dell’arte contemporanea, portando ricerche, linguaggi e sperimentazioni ad esso analoghe. Designer, artisti visivi e artisti orafi hanno sperimentato sul gioiello tenendo sempre più in considerazione non soltanto i confini tra gioiello e scultura ma anche tra gioiello, performance e installazione. Nell’ottica di tali pratiche spesso il corpo umano è un vero e proprio incipit progettuale, spazio concettuale o luogo di sperimentazione. L’ultimo capitolo, cercherà di identificare, attraverso il lavoro di diversi artisti che hanno tenuto come focus principale la corporeità, alcune direzioni emblematiche all’interno di quest’ampio panorama di ricerca.
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3

NOBILI, Duccio. « Ideologia della scultura : crisi e sopravvivenza di una disciplina in Italia 1967-1978 ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2022. http://hdl.handle.net/11384/112208.

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4

Cossalter, Lara <1988&gt. « LA SCULTURA CERAMICA DAL SECONDO DOPOGUERRA, IN ITALIA. Muta-menti ceramici : dall'espressione della forma alla materializzazione del pensiero e dell'idea ; l'emergere dell'intangibile oltre la materia tangibile ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10472.

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Résumé :
L’elaborato di tesi intende approfondire lo sviluppo della scultura ceramica contemporanea, a partire dal secondo dopoguerra in Italia. Dalla seconda metà degli anni Trenta, varie personalità artistiche hanno scelto il materiale ceramico come medium espressivo, instillandolo di nuova energia vitale. La produzione di artisti quali Fontana, Leoncillo, Salvatore Fancello e non solo, dimostra come il modello figurativo muti fino ad essere abbandonato. Questa prodigiosa materia viene dunque plasmata secondo forme e non-forme che riflettono un'idea di ceramica oltre la figurazione; viene indagata per far emergere profondità e contenuti oltre la forma, che diventa espressione di stati psichici ed esistenziali in un processo che porta il materiale ceramico dalla bellezza alla verità. Dopo le prime sperimentazioni degli anni Cinquanta, la ricerca guarda al rinnovamento ulteriore della scultura ceramica che si fa sempre più concettuale ( a partire da Nedda Guidi, Carlo Zauli), per arrivare, infine, a sostenere la continua proliferazione di questo materiale atavico e sempre contemporaneo grazie alla sua duttilità. Così, un materiale concreto e tangibile come la terra, viene scelto per la rappresentazione di stati esistenziali, idee, concetti e si fa mezzo espressivo per rendere manifesto l'intangibile; la proliferazione del materiale ceramico diventa proliferazione dell'arte e della vita stessa, in quanto, arte e vita sono indiscutibilmente legate.
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5

Zorzi, Alberto Gerardo <1958&gt. « Ambiente - Azione - Partecipazione - 1970 - 1990. La Scultura entra nella realtà urbana, l'Arte diventa sociale. Esperienze plastiche in Italia:Volterra 1973, Biennale Internazionale d'Arte di Venezia 1976- 1978, Tuoro sul Trasimeno - Campo del Sole, 1986 - 1988 ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2657.

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Résumé :
La Tesi è relativa alla scultura italiana contemporanea. Verrà particolarmente indagato il ventennio del novecento anni '70 - '90. La ricerca analizzerà il versante della scultura in rapporto all'Ambiente, al contesto sociale e architettonico in Italia. Affrontando alcune esperienze molto significative che sono avvenute in quel periodo, in un ambito anche di forte partecipazione sociale. La tesi avrà come relatore il Professore Nico Stringa dell'Università Cà Foscari di venezia e correlatore il Professore emerito Enrico Crispolti dell'Università di Siena.
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6

Zorzi, Alberto Gerardo <1958&gt. « Quando il gioiello d'artista parla : uno studio selettivo, un'osservazione analitica degli esiti più rilevanti dell'oreficeria d'autore in Italia dal secondo novecento al primo decennio del terzo millennio : una scoperta, un'esperienza emblematica, Arturo Martini tra piccola scultura, medaglie e gioielli, gli ultimi anni 1940-1947 ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10362.

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Résumé :
Ricostruzione storico critica degli avvenimenti che alcuni artisti e architetti rilevanti del secondo novecento hanno determinato in un ambito dell'arte contemporanea per certi versi considerato minore.Si tratta di una ricerca sull'oreficeria e gioielleria realizzata da alcune personalità che hanno individuato un nuovo linguaggio espressivo nell'ornamento.La ricerca ha evidenziato i limiti che ancora sussistono di una errata indicazione e divisione tra arti maggiori e arti minori.
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7

VALENTINI, MATTEO. « Fare spazio : una strategia di rappresentazione della violenza ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1056407.

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Résumé :
In Tre saggi sull’immagine, Jean-Luc Nancy delinea un’interpretazione della violenza che non si limita a rilevare le sue potenzialità materialmente distruttive, ma ne considera le implicazioni a livello etico ed estetico: secondo il filosofo francese la violenza consiste in un attentato alla capacità rappresentativa della vittima. A seguito dell’atto violento, infatti, quest’ultima diviene incapace di immaginarsi al di là del suo opprimente status di vittima. Dopo aver analizzato l’opera di James Nachtwey, utile a descrivere un approccio vittimario alla violenza, la tesi prosegue prendendo in considerazione artisti che cercano di riattivare un dispositivo di rappresentazione e un meccanismo di immaginazione il più possibile co-autoriali: l’espressione “fare spazio” riassume questa tendenza a costruire uno spazio per le vittime di una violenza e, contemporaneamente, lasciare loro spazio per immaginare e per raggiungere una nuova soggettività. La tesi analizza diverse manifestazioni del “fare spazio”: Teresa Margolles investiga l’autonomia della materia estrapolata dai cadaveri, alcuni artisti contro-monumentali (Jochen e Ester Gerz, Horst Hoheisel e Peter Eisenman) sollecitano la facoltà immaginativa dei loro spettatori in opere pubbliche dedicate alla Shoah, Regina José Galindo basa le proprie performance sulla parziale incorporazione di testimonianze precedentemente raccolte, Milo Rau, nei suoi spettacoli e film, sviluppa un dispositivo di soggettivazione che permetta alle vittime di costruirsi un’identità che vada al di là della propria condizione. Nei lavori di questi artisti la violenza non è contestata sul piano dell’attivismo, della denuncia o della pietà, ma su un piano estetico, che mira a riattivare quella potenza che essa ha soppresso.
In Tre saggi sull'immagine, Jean-Luc Nancy gives an interpretation of violence that is not limited to point out its materially destructive potentiality, but that considers its ethical and esthetical implications: according to the French philosopher, violence consists in an attempt on the victim's representative capability. As a consequence of a violent act, indeed, the victim becomes incapable of imagining themself beyond their oppressing status. After analyzing some photographs of James Nachtwey, useful to describe a victimary approach to violence, the dissertation takes into account artists who try to re-activate, in as much as possible co-authorial way, a representation's dispositive and an imagination's mechanism: the expression "make room" resumes this tendency to construct a space for the violence's victims and, at the same time, to let them imagine and reach a new subjectivity. The Ph.d thesis analyzes different ways to "make room": Teresa Margolles tests the autonomy of materials extrapolated from the corpses; some counter-monumental artists (Jochen and Esther Shalev Gerz, Horst Hoheisel, Peter Eisenman) solicit the spectators' imaginative power in public works devoted to Shoah; Regina José Galindo bases her performance on partial incorporation of previously collected testimonials; Milo Rau, in his movies and theatre plays, develops a subjectification's dispositive that let the victims build an identity beyond their condition. These artists' works don't contest the violence on the level of the activism, of the complaint, or the pity, but on an esthetic one, trying to re-generate that power suppressed by the violence itself.
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8

RAIMONDO, VALENTINA. « L'ARCHIVIO NINO FRANCHINA. DOCUMENTI E IMMAGINI PER LA RICOSTRUZIONE CRITICA DI UNA VICENDA ARTISTICA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172666.

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Résumé :
Nino Franchina Archive. Documents and images for a critical reconstruction of an artistic event. PhD thesis by Valentina Raimondo The purpose of the research was to reconstruct the artistic path of the Sicilian sculptor Nino Franchina considering his work from the beginning of his career during the Thirties until 1987 when he died. The author of the text have tried to consider the most relevant events that occurred in the sculptor’s life, the main artworks he have realized and, in the meantime, to show which artists have inspired his work. The fundamental instrument, used by Raimondo, to achieve the aim of the research is the consultation of the materials preserved in Nino Franchina Archive in Rome. Thanks to the numerous documents, drawings, sculptures and photos that the writer has found inside the archive it was possible to evaluate in an appropriate manner the artist’s figure and to unearth it from the oblivion of the past twenty years.
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9

Catra, Elena <1985&gt. « Dalla bottega all'Accademia : la famiglia degli scultori Ferrari a Venezia nell'Ottocento ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4617.

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Résumé :
Il presente lavoro cerca di ricostruire la vita e il portato artistico della famiglia degli scultori Ferrari di Venezia nell’Ottocento e di focalizzare il profilo della didattica scultorea in Accademia di Venezia dalla fine del XVIII secolo a quella del XIX. La tesi si articola in cinque capitoli, i primi due monografici dedicati a Bartolomeo e al figlio Luigi, in cui si ricostruiscono le biografie e i cataloghi delle opere. Il terzo capitolo dedicato a Gaetano in cui si ricostruisce una sua breve biografia. Un quarto capitolo che accomuna Bartolomeo e Luigi nell’esame della sfortunata vicenda della Gipsoteca Ferrari, donata da Luigi a Marostica città natale del padre. L’ultimo capitolo, relativo alla didattica accademica, integra quanto già emerge dalle biografie dei tre scultori. Negli apparati è possibile scorrere una selezione documenti manoscritti e di articoli attinenti alla ricerca.
The following works tries to retrace the biography and the artistic path of Ferrari family in Venice during the XIX century, focusing on the sculptural teaching approach in Venice Fine Arts Academy from the end of XVIII century to the the end of the XIX century. The thesis has five chapters, the first and second ones concern life and woks of Bartolomeo and his son Luigi and they present a catalogue of theirs works. The third chapter is about Gaetano and it retraces a short biography of the artist. The fourth presents the unlucky story concerning Ferrari plaster cast models that Luigi offered to Marostica, the town where his father Bartolomeo was born. The last chapter focuses on the teaching approach followed in Venice Academy and it completes what has been already said presenting the biographies of the three sculptors. In the notes it is possible to see a selection of articles and manuscript documents about this research.
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10

Garofano, Ilaria <1994&gt. « Artisti alla regia. Fotografi, scultori, pittori e i videoclip musicali ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17555.

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Résumé :
L’elaborato verte sull’attività di alcuni artisti visivi in veste di registi di videoclip musicali. Nel primo capitolo è presentata una panoramica sul sistema dell’industria musicale, facendo attenzione agli attori, alle fasi di produzione, distribuzione, fruizione di un prodotto musicale e alla filiera di produzione di un videoclip musicale. Il capitolo seguente affronta le dinamiche legate alla nascita dell’emittente MTV nel 1981 e presenta una mappa cronologica di video clip realizzati da artisti. Infine, nell’ultimo capitolo, vengono esaminati alcuni casi studio significativi, con i quali si mette a confronto l’attività artistica precedente dell’artista - regista con il video musicale da esso realizzato, in modo da evidenziarne continuità o differenze. In base alle informazioni raccolte, si nota che la collaborazione tra artisti visuali e il comparto musicale per la realizzazione di video musicali, non è costituita da episodi sporadici, si delinea bensì come fenomeno di tendenza a partire dagli anni Ottanta.
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Porro, Fenaroli Flavia. « Corps, Corpus, Corps subtil : la pesanteur dans le champ élargi de la sculture contemporaine ». Paris 1, 2012. http://www.theses.fr/2012PA010556.

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Résumé :
Le champ élargi de la sculpture contemporaine intègre désormais des pratiques et des comportements, parfois anachroniques et archaïques, tous liés au corps, Dans un monde qui perd ses fondements culturels et tous les lieux qui nous ancraient "quelque part", le corps prend en charge une transmission. "Corps, Corpus, Corps subtil" auraient des multiples niveaux de signification. "Corps", vivant et matériel, est aussi un "Corpus", en latin successivement le corps, l'hostie et plus tard un recueil de textes. "Corps subtil", presque immatériel rappelle une "sub-tela" qui était aussi la trame d'un récit. "Corps, Corpus, Corps subtil", montreraient des correspondances entre corps, œuvre et document. A travers l'étude des œuvres nous verrons une évolution de l'espace de celles-ci vers les modalités de celui du document et aussi une intégration du corps dans cet espace. Corps subtil deviendra le moment d'une disparition, d'un retrait et d’une substitution, mais aussi la possibilité de créer un espace en marge dans lequel nous pouvons toujours nous reconnaitre. Un espace dans lequel nous pouvons toujours et encore bâtir ce "Templum" des origines, lieu premier de notre enracinement.
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Cucciniello, O. « MILANESI A PARIGI. LA FORTUNA CRITICA FRANCESE DEGLI ARTISTI DI FORMAZIONE LOMBARDA ALLE ESPOSIZIONI DI PARIGI NELLA SECONDA METÀ DELL'OTTOCENTO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/373759.

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Résumé :
Milanese people in Paris. The French critical reception of the artists that studied in Lombardy on the exhibitions in Paris during the second half of the 19th Century. The topic of the dissertation is the critical reception of the Lombard art in the second half of the 19th Century in Paris, between printed and archival sources from these years, based on the Parisian universal exhibitions and the annual Salon. As the universal exhibitions are a mirror of the society, important changes in art and politics that characterized the period, both in Italy and in France, are clearly reflected by them. From the 1855 Universal Exhibition, when Lombardy was under the Austrian domination, over the 1867 and 1878 ones that followed the progressive unification of Italy; finally the 1889 Universal Exhibition shows a radical change for the art market and for the artists. Through the critical reception of artists (such as Etienne-Jean Delécluze or Olivier Merson) and anonym or well-known critics (such as Théophile Gautier, Paul Mantz, Charles Blanc), we can understand the contemporary idea of "Italian modern art" and the regional identity of the Lombard school.
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13

Kranitz, Judith <1992&gt. « Medardo Rosso alla Biennale. La corrispondenza dello scultore conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15065.

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Résumé :
L’elaborato si prefigge di analizzare la corrispondenza di Medardo Rosso (1958-1928) conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia. Parte della documentazione è relativa alle esperienze dell’artista con la Biennale di Venezia, mentre parte è di natura privata. Le lettere inviate agli organizzatori dell’Esposizione e agli amici sono integrate ad aspetti dell’ideologia dello scultore, alle sue esperienze personali e all'ambito artistico in cui si inserisce.
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COLOMBO, DAVIDE. « “Arti Visive”, una rivista ‘tra’ : astrattismi, interdisciplinarietà, internazionalismo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/686603.

Texte intégral
Résumé :
La tesi di dottorato si è concentrata sulla rivista d'arte militante "Arti Visive" (1952-58), organo ufficiale della Fondazione Origine di Roma, attraverso l'analisi sistematica della rivista in tutti i suoi aspetti (contenuti, immagini, grafica, impaginazione) e la consultazione di materiali documentari in archivi italiani e stranieri (USA, Inghilterra, Francia). La tesi ha cercato di mettere in evidenza le personalità che hanno collaborato alla rivista e le posizioni che ha assunto durante gli anni di pubblicazione a sostegno dell'arte astratta (concretismo, informale) e a favore di un aggiornamento internazionale, tanto che la rivista ha favorito i rapporti privilegiati instauratisi tra il panorama aartistico romano e quello newyorkese.
The PhD dissertation focused on art magazine "Arti Visive" (1952-58), published by Fondazione Origine in Rome, thanks to a deep analysis of all its features (subjects, images, graphic and layout) and by consulting many archives in Italy and abroad (USA, Great Britain, France). The dissertation highlighted figures (artists, poets and critics) involved in the magazine and their positions in favor of abstract art (concret art and informel) and in favor of an international upgrade; in effect "Arti Visive" supported special relationship between Rome and New York.
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Grando, Ilaria <1992&gt. « Scultori della memoria. Memoria e oblio nell'arte contemporanea di Jean-Michel Basquiat e Felix Gonzalez-Torres : dall'atto creativo alla risposta del pubblico ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5942.

Texte intégral
Résumé :
La tesi si propone di esplorare la conversazione Neuroscienza - Arte, considerando nello specifico il ruolo che la memoria riveste nel processo creativo e nella percezione sia dell'artista che del fruitore di un lavoro artistico. Con la volontà di mantenere un dialogo aperto con teatro, danza, musica e letteratura, l’analisi si concentrerà sul lavoro di Jean-Michel Basquiat e Felix Gonzalez-Torres. Entrambi gli artisti hanno infatti sviluppato un lavoro intriso di memorie autobiografiche e pubbliche, che ricerca nella condivisione attiva e responsabile con il pubblico l’elaborazione del significato finale dell’opera. La scienza entrerà in questa discussione artistica, attraverso la presentazione di teorie e casi di studio sulla memoria umana che possono essere usati per sviluppare un nuovo sorprendente approccio alla storia dell’arte. Nella volontà di inscrivere la conversazione artistica contemporanea in un più consapevole dialogo con la scienza questa tesi si propone di offrire ai suoi lettori una diversa prospettiva.
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Giorio, Maria-Beatrice. « Gli scultori italiani e la Francia : influenze e modelli francesi nella prima metà del novecento ». Thesis, Paris 10, 2012. http://www.theses.fr/2012PA100053/document.

Texte intégral
Résumé :
Cette étude a analysé la présence des sculpteurs italiens à Paris du début du XX siècle à la fin des années Trente, afin de reconstituer un chapitre important de l'histoire des échanges artistiques en France. Nous nous sommes servis d'une méthode historique et philologique, qui a bien été appliquée aux écrits critiques et à la presse de l'époque. Pour ce qui concerne le début du siècle, nous avons remarqué une participation considérable de la part des italiens aux principaux événements expositifs de la capitale comme les Salons officiels; le succès de public et commercial leur avait permis d'obtenir une place parmi les artistes à la mode les plus connus. Pendant les années Vingt, nous avons constaté un nombre moins significatif de sculpteurs; nous avons lu ce fait en nous rapportant à la situation historique italienne, qui en ce temps subissait des importants changements dus à l'ascension du régime fasciste. Les italiens qui étaient encore présents en France après la Guerre ne s'inséraient guère dans le cadre des nouvelles recherches artistiques italiennes, ils poursuivaient, au contraire, des orientations esthétiques plutôt dépassées. La dernière partie de notre étude s'est intéressée à l'essor du nouveau langage artistique de la péninsule italienne qui pendant les années Trente se répandit enfin même à l'étranger. Les sculpteurs italiens pouvaient donc participer activement à la vie expositive parisienne, tout en montrant le visage d'une plastique qui avait enfin pris conscience de ses potentialités. La France de sa part accueillait volontiers ces expérimentations, dans le but d'instituer une relation d'amitié durable avec le pays voisin
This study has analyzed the presence of Italian sculptors in Paris from the beginning of the 20th Century to the end of the third decade, with the aim of reconstructing an important chapter of the history of artistic exchanges between Italy and France. We have favored an historical-philological method, based on critical publications and old French and Italian press.Concerning the beginning of the century, we have remarked a considerable participation of Italians in the main expositions in the French capital, such as official Salons; critical and market success allowed them to get a main role in the crew of the most popular artists.During the twenties, we have noted a less considerable participation of Italian sculptors; we have interpreted it in relation to historical context of fascist Italy, where the government was trying to develop a national cultural program. The Italian artists in France, after the First World War, didn't share the new Italian artistic orientation; they went on with outdated aesthetic choices.The last part of our research was interested in the development of the new Italian artistic language, finally known out of Italy. The Italian sculptors consequently could take part in arts activity in Paris, showing the face of a new sculpture, finally aware of its potentialities. France gave these experimentations a good welcome in the aim of constituting a longtime friendship with the Italian country
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CAVENAGO, MARCO. « ARTE SACRA IN ITALIA : LA SCUOLA BEATO ANGELICO DI MILANO (1921-1950) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/829725.

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Résumé :
Nell’ottobre del 1921 a Milano nacque la Scuola Superiore di Arte Cristiana Beato Angelico. Responsabili dell’iniziativa: don Giuseppe Polvara, l’architetto Angelo Banfi, il pittore Vanni Rossi, affiancati dallo scultore Franco Lombardi, dai sacerdoti Adriano e Domenico Bernareggi, dall’ingegner Giovanni Dedè, dal professor Giovanni Mamone e dall’avvocato Carlo Antonio Vianello. Gli allievi del primo anno scolastico furono nove, due dei quali (gli architetti don Giacomo Bettoli e Fortunato De Angeli) destinati a restare per lunghi anni nella Scuola come docenti: così avvenne anche col pittore Ernesto Bergagna, iscrittosi l’anno seguente. A partire da quell’avvenimento il contesto italiano dell’arte sacra poté contare su un elemento di indiscutibile novità, destinato nel giro di pochi anni a una rapida, diffusa e pervicace affermazione nella Penisola. La fondazione della Scuola Beato Angelico mise un punto fermo nell’annoso dibattito sul generale declino dell’arte sacra che andava in scena da lungo tempo in Italia così come nei principali Paesi europei. La formula ideata da don Polvara metteva a sistema le proprie esperienze personali, artistiche e professionali con la conoscenza del contesto internazionale, di alcuni modelli esemplari e il confronto con gruppi e singole figure (artisti, critici, uomini di Chiesa) animate dal comune desiderio di contribuire alla rinascita dell’arte sacra. A cento anni dalla sua nascita – e a settanta dalla scomparsa del suo fondatore – la Scuola Beato Angelico (coi laboratori di Architettura, Cesello, Ricamo, Pittura e Restauro) prosegue tuttora nel compito di servire la Chiesa attraverso la realizzazione di arredi e paramenti sacri contraddistinti da una particolare cura dell’aspetto artistico e liturgico, oggetto di ripetute attestazioni di merito e riconoscimenti in ambito ecclesiastico. Ciò che invece finora manca all’appello è un organico tentativo di ricostruzione delle vicende storiche che hanno segnato la genesi e gli sviluppi di questa singolare realtà artistica e religiosa. Scopo di questa tesi è quindi la restituzione di un profilo il più possibile dettagliato e ragionato della storia della Scuola Beato Angelico, tale da riportare questa vicenda al centro di una situazione storica e di un contesto culturale complesso, attraverso una prospettiva di lavoro originale condotta sul filo delle puntualizzazioni e delle riscoperte. Stante il carattere “pionieristico” di questa ricerca, la vastità dei materiali e delle fonti a disposizione e la conseguente necessità di assegnare un taglio cronologico riconoscibile al lavoro si è optato per circoscrivere l’indagine ai decenni compresi tra il 1921 e il 1950, ovvero tra la fondazione della Beato Angelico e la scomparsa di Giuseppe Polvara. Come si vedrà, il termine iniziale viene in un certo senso anticipato dall’esigenza di tratteggiare al meglio gli antefatti e il contesto da cui trae origine la Scuola (tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo). L’anno assunto a conclusione della ricerca, invece, è parso una scelta quasi obbligata, coincidente col primo avvicendamento alla direzione della Beato Angelico oltre che dalla volontà di escludere dal discorso quanto andò avviandosi negli anni Cinquanta e Sessanta, ossia una nuova e diversa stagione nel campo dell’arte sacra (destinata, tra l’altro, a passare attraverso lo snodo rappresentato dal Concilio Vaticano II e dall’azione di S. Paolo VI), peraltro assai indagata dagli studi storico-artistici. Ciò che ha reso possibile la stesura di questa tesi è il fatto che essa si appoggi, in buona parte, su materiali archivistici inediti o, quantomeno, mai esaminati prima d’ora in modo strutturato. L’accesso ai materiali d’archivio più storicizzati e la loro consultazione (grazie alla disponibilità dimostrata dalla direzione della Scuola Beato Angelico) hanno condizionato in modo determinante la trattazione degli argomenti, la ricostruzione dei quali , in alcuni casi, è sostenuta esclusivamente dai documenti rinvenuti. La nascita della Scuola Beato Angelico non fu un accadimento isolato nel panorama della produzione artistica europea del tempo né un episodio estraneo a quanto, contemporaneamente, si andava dibattendo nel mondo ecclesiastico. La Scuola di Polvara nacque in un’epoca contrassegnata da grande fermento ecclesiale: si pensi agli Ateliers d’Art Sacré fondati da Maurice Denis e George Desvallières a Parigi nel 1919, solo due anni prima della Scuola milanese, i cui aderenti – tutti laici – professavano una religiosità intensa e devota. Ma, soprattutto, il modello determinante e più conosciuto da Polvara fu la Scuola di Beuron (Beuroner Kunstschule), nata nell’omonima abazia benedettina tedesca nell’ultimo quarto del XIX secolo a opera di padre Desiderius Lenz e sul cui esempio ben presto sorsero atelier specializzati nella produzione di arte sacra (arredi e paramenti a uso liturgico) in molte comunità benedettine dell’Europa centrale. L’affinità di Polvara con la spiritualità benedettina è un elemento-chiave della Scuola da lui fondata: dalla regola dell’ora et labora derivò infatti il concetto (analogo) di “preghiera rappresentata” (orando labora). L’organizzazione stessa della Scuola, impostata come in un’ideale bottega medievale dove maestri, apprendisti e allievi collaborano e convivono, riprende lo stile di vita monastico dei cenobi benedettini. Proprio al fine di conservare il più possibile il carattere della bottega medievale, il numero degli allievi ammessi alla Scuola non fu mai troppo elevato, così da mantenere un adeguato ed efficace rapporto numerico tra i discepoli e i maestri. Ancora, da Beuron la Beato Angelico trasse la particolare e inconfondibile forma grafica della lettera “e”, riconoscibile nelle numerose e lunghe epigrafi presenti in tante sue opere. Ultimo elemento in comune tra la Scuola milanese e quella tedesca – ma che si può imputare alla più generale fascinazione per l’epoca medievale – è l’unità di intenti che deve animare tutte le maestranze impegnate a creare un’opera collettiva e anonima ad maiorem Dei gloriam, dove il contributo del singolo autore rimane volutamente nascosto in favore del nome della Scuola. Ciò che differenzia, tuttora, la Scuola da analoghi centri di produzione di arte sacra è il fatto che essa poggi le fondamenta su una congregazione religiosa, la Famiglia Beato Angelico, un’idea a lungo coltivata da Polvara e approvata ufficialmente dall’autorità diocesana fra gli anni Trenta e Quaranta. Dalla comune vocazione alla creazione artistica sacra (“missione sacerdotale” dell’artista) discendono la pratica della vita comunitaria, la partecipazione ai sacramenti e ai diversi momenti quotidiani di preghiera da parte di maestri sacerdoti, confratelli e consorelle artisti, apprendisti, allievi e allieve. L’indirizzo spirituale tracciato dal fondatore per la sua Famiglia agisce ancora oggi a garanzia di una strenua fedeltà nella continuità di un progetto artistico e liturgico unico, messo in pratica da una comunità di uomini e donne legate fra loro dai canonici voti di povertà, castità e obbedienza ma soprattutto da un comune e più alto intento. Appunto per assicurare una prospettiva di sopravvivenza e futuro sviluppo della sua creatura, Polvara ebbe sempre chiara la necessità di mantenere unito l’aspetto della formazione (e quindi la didattica nei confronti degli allievi, adolescenti e giovani) con quello della produzione (spettante all’opera di collaborazione fra maestri, apprendisti e allievi). Dal punto di vista operativo le discipline artistiche, praticate nei vari laboratori in cui si articola la Scuola, concorrono, senza alcuna eccezione e nella citata forma anonima e collettiva, a creare un prodotto artistico organico e unitario, una “opera d’arte totale” che deve rispondere all’indirizzo dato dal maestro architetto (lo stesso Polvara), cui spettano devozione, rispetto e obbedienza. Alla progettazione architettonica viene dunque assegnata grande importanza e ciò comporta che le opere meglio rappresentative della Scuola Beato Angelico siano quegli edifici sacri interamente realizzati con l’intervento dei suoi laboratori per tutte o quasi le decorazioni, gli arredi, le suppellettili e i paramenti (come le chiese milanesi di S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, SS. MM. Nabore e Felice, o la chiesa di S. Eusebio ad Agrate Brianza e la cappella dell’Istituto religioso delle figlie di S. Eusebio a Vercelli). Quanto ai linguaggi espressivi impiegati dalla Scuola (il cosiddetto “stile”) si evidenziano la preferenza per il moderno razionalismo architettonico – un tema di stringente attualità, cui Polvara non mancò di dare il suo personale contributo teorico e pratico – e quella per il divisionismo in pittura, debitrice dell’antica ammirazione per l’opera di Gaetano Previati. Dall’interazione di queste due forme si origina un riconoscibile linguaggio, moderno e spirituale al tempo stesso, verificabile negli edifici come nelle singole opere, frutto di una profonda sensibilità che combina il ponderato recupero di alcune forme del passato (ad esempio l’iconografia paleocristiana reimpiegata nei motivi decorativi dei paramenti o nella foggia di alcuni manufatti, dal calice al tabernacolo, alla pianeta-casula) con lo slancio per uno stile moderno e funzionale adeguato ai tempi ma rispettoso della tradizione.
In October 1921, the Beato Angelico Higher School of Christian Art was born in Milan. Responsible for the initiative: Don Giuseppe Polvara, the architect Angelo Banfi, the painter Vanni Rossi, flanked by the sculptor Franco Lombardi, by the priests Adriano and Domenico Bernareggi, by the engineer Giovanni Dedè, by professor Giovanni Mamone and by the lawyer Carlo Antonio Vianello . There were nine pupils in the first school year, two of whom (the architects Don Giacomo Bettoli and Fortunato De Angeli) destined to remain in the School for many years as teachers: this also happened with the painter Ernesto Bergagna, who enrolled the following year. Starting from that event, the Italian context of sacred art was able to count on an element of indisputable novelty, destined within a few years to a rapid, widespread and stubborn affirmation in the Peninsula. The foundation of the Beato Angelico School put a stop to the age-old debate on the general decline of sacred art that had been staged for a long time in Italy as well as in major European countries. The formula conceived by Don Polvara put his personal, artistic and professional experiences into a system with the knowledge of the international context, some exemplary models and the comparison with groups and individual figures (artists, critics, men of the Church) animated by the common desire to contribute to the rebirth of sacred art. One hundred years after its birth - and seventy after the death of its founder - the Beato Angelico School (with the workshops of Architecture, Cesello, Embroidery, Painting and Restoration) still continues in the task of serving the Church through the creation of distinctive sacred furnishings and vestments. from a particular care of the artistic and liturgical aspect, object of repeated attestations of merit and acknowledgments in the ecclesiastical sphere. What is missing from the appeal so far is an organic attempt to reconstruct the historical events that marked the genesis and developments of this singular artistic and religious reality. The purpose of this thesis is therefore the return of a profile as detailed and reasoned as possible of the history of the Beato Angelico School, such as to bring this story back to the center of a historical situation and a complex cultural context, through an original work perspective conducted on thread of clarifications and rediscoveries. Given the "pioneering" nature of this research, the vastness of the materials and sources available and the consequent need to assign a recognizable chronological cut to the work, it was decided to limit the survey to the decades between 1921 and 1950, or between the foundation of Beato Angelico and the death of Giuseppe Polvara. As will be seen, the initial term is in a certain sense anticipated by the need to better outline the background and context from which the School originates (between the end of the 19th and the first decades of the 20th century). The year assumed at the end of the research, on the other hand, seemed an almost obligatory choice, coinciding with the first change in the direction of Beato Angelico as well as the desire to exclude from the discussion what started in the 1950s and 1960s, that is a new and different season in the field of sacred art (destined, among other things, to pass through the junction represented by the Second Vatican Council and by the action of St. Paul VI), which is however much investigated by historical-artistic studies. What made the drafting of this thesis possible is the fact that it relies, in large part, on unpublished archival materials or, at least, never examined before in a structured way. Access to the most historicized archive materials and their consultation (thanks to the availability shown by the direction of the Beato Angelico School) have decisively conditioned the discussion of the topics, the reconstruction of which, in some cases, is supported exclusively by documents found. The birth of the Beato Angelico School was not an isolated event in the panorama of European artistic production of the time nor an episode unrelated to what was being debated in the ecclesiastical world at the same time. The Polvara School was born in an era marked by great ecclesial ferment: think of the Ateliers d'Art Sacré founded by Maurice Denis and George Desvallières in Paris in 1919, only two years before the Milanese School, whose adherents - all lay people - they professed an intense and devoted religiosity. But, above all, the decisive and best known model by Polvara was the Beuron School (Beuroner Kunstschule), born in the homonymous German Benedictine abbey in the last quarter of the nineteenth century by father Desiderius Lenz and on whose example workshops specialized in the production of sacred art (furnishings and vestments for liturgical use) in many Benedictine communities in central Europe. Polvara's affinity with Benedictine spirituality is a key element of the School he founded: in fact, the (analogous) concept of "represented prayer" (orando labora) derived from the rule of the ora et labora. The very organization of the School, set up as in an ideal medieval workshop where teachers, apprentices and pupils collaborate and coexist, takes up the monastic lifestyle of the Benedictine monasteries. Precisely in order to preserve the character of the medieval workshop as much as possible, the number of students admitted to the School was never too high, so as to maintain an adequate and effective numerical ratio between disciples and masters. Again, from Beuron Fra Angelico drew the particular and unmistakable graphic form of the letter "e", recognizable in the numerous and long epigraphs present in many of his works. The last element in common between the Milanese and the German schools - but which can be attributed to the more general fascination for the medieval era - is the unity of purpose that must animate all the workers involved in creating a collective and anonymous work ad maiorem. Dei gloriam, where the contribution of the single author remains deliberately hidden in favor of the name of the School. What still differentiates the School from similar centers of production of sacred art is the fact that it rests its foundations on a religious congregation, the Beato Angelico Family, an idea long cultivated by Polvara and officially approved by the diocesan authority between the thirties and forties. From the common vocation to sacred artistic creation (the artist's "priestly mission") descend the practice of community life, the participation in the sacraments and the various daily moments of prayer by master priests, brothers and sisters artists, apprentices, pupils and pupils . The spiritual direction traced by the founder for his family still acts today as a guarantee of a strenuous fidelity in the continuity of a unique artistic and liturgical project, put into practice by a community of men and women linked together by the canonical vows of poverty, chastity. and obedience but above all from a common and higher intent. Precisely to ensure a prospect of survival and future development of his creature, Polvara always had a clear need to keep the training aspect (and therefore the teaching for students, adolescents and young people) united with that of production (due to the work of collaboration between teachers, apprentices and students). From an operational point of view, the artistic disciplines, practiced in the various laboratories in which the School is divided, contribute, without any exception and in the aforementioned anonymous and collective form, to create an organic and unitary artistic product, a "total work of art" which must respond to the address given by the master architect (Polvara himself), to whom devotion, respect and obedience are due. The architectural design is therefore assigned great importance and this means that the best representative works of the Beato Angelico School are those sacred buildings entirely made with the intervention of its laboratories for all or almost all the decorations, furnishings, furnishings and Milanese churches of S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, S. MM. Nabore and Felice, or the church of S. Eusebio in Agrate Brianza and the chapel of the religious institute of the daughters of S. Eusebio in Vercelli). As for the expressive languages used by the School (the so-called "style"), the preference for modern architectural rationalism is highlighted - a topic of stringent topicality, to which Polvara did not fail to give his personal theoretical and practical contribution - and that for Divisionism in painting, indebted to the ancient admiration for the work of Gaetano Previati. The interaction of these two forms gives rise to a recognizable language, modern and spiritual at the same time, verifiable in the buildings as in the individual works, the result of a profound sensitivity that combines the thoughtful recovery of some forms of the past (for example early Christian iconography reused in the decorative motifs of the vestments or in the shape of some artifacts, from the chalice to the tabernacle, to the chasuble-chasuble) with the impetus for a modern and functional style appropriate to the times but respectful of tradition.
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GRIGOREVA, EVELINA. « LA SCULTURA CONTEMPORANEA NELLA RUSSIA POST-SOVIETICA ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1241026.

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Résumé :
Nel presente progetto di ricerca, l’attenzione è rivolta alle nuove tendenze della scultura contemporanea russa postcomunista, e privilegia l’analisi di come sia cambiato il rapporto tra la scultura, il pubblico e la politica dagli ultimi anni di vita dell’Unione Sovietica fino ai giorni nostri. In particolare, l'indagine è rivolta ai condizionamenti del sistema di potere sovietico sull’arte, ai problemi della libertà dell’artista nei riguardi della scelta dello stile e, in conclusione, al nuovo pensiero e alle nuove idee legate all’espressione artistica, subentrate negli scultori alla caduta dell’URSS (1991) e sviluppatisi nella Russia post-sovietica.
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CICALI, ILARIA. « L’opera di Archipenko, un artista nel contesto della scultura contemporanea- Archipenko, un oeuvre au Carrefour des expériences de la sculpture moderne ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/823752.

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