Littérature scientifique sur le sujet « Scritture popolari »

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Articles de revues sur le sujet "Scritture popolari"

1

Gibelli, Antonio. « Scritture popolari e Grande Guerra ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 39–57. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7054.

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Résumé :
Le classi subalterne hanno scritto il loro «diario» della prima guerra mondiale? Fino agli anni Settanta gli storici, in Italia e non solo, pensavano di no. Avevano dimenticato lezioni come quella del filologo austriaco Leo Spitzer, il primo a raccogliere e a studiare le lettere dei prigionieri di guerra italiani. Negli anni Settanta ci fu un improvviso risveglio dell’attenzione sulle lettere, i diari e le memorie dei soldati semplici e della gente comune. Il saggio descrive i protagonisti, le tappe e le caratteristiche di questa rivoluzione di prospettiva sull’evento sconvolgente che ha aperto il secolo ventesimo.
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2

Caffarena, Fabio. « L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 111–26. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7058.

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Résumé :
L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare, fondato da Antonio Gibelli nel 1986 presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea, dal 2017 è un centro di ricerca e documentazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. La sua attività è finalizzata al recupero, allo studio e all’utilizzo didattico delle testimonianze scritte della gente comune nei secoli XIX e XX, con l’intento di analizzare i processi di affermazione della soggettività che affiorano fra le scritture di migranti, soldati, operai, donne e bambini.
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3

Antonelli, Quinto. « Una società che si racconta ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 79–94. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7056.

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Résumé :
Per il suo radicamento locale, l’Archivio della scrittura popolare di Trento ha avuto una storia molto specifica. Ha assunto, dapprima, le funzioni di un «contro-archivio» (raccogliere e conservare le scritture delle classi sociali subalterne), rimanendo tuttavia anche il luogo della memoria della minoranza italiana all’epoca dell’impero asburgico. Ha accolto in seguito i piccoli archivi famigliari con le tante scritture legate alla casa (perlopiù contadina). E infine, con il deposito delle lettere delle ammiratrici e ammiratori della cantante Gigliola Cinquetti, è diventato un archivio d’importanza nazionale, superando, nella qualità delle scritture raccolte, anche la definizione così connotativa di «popolare».
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4

Serra, Ilaria. « I silenzi dell’autobiografia italoamericana ». Mnemosyne, no 2 (11 octobre 2018) : 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12023.

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Résumé :
Questo intervento verte sull’interpretazione del vuoto nell’autobiografia, non solo nel contenuto, ma anche nello stile. Le fonti primarie sono un corpus di 58 scritture autobiografiche di emigranti italiani negli Stati Uniti, emigranti di prima generazione, alcuni rimpatriati, altri trapiantati in America. La maggior parte di essi è “gente comune.” Contrapponendo questi lavori (molti dei quali inediti esempi di scrittura popolare) all’autobiografia propriamente americana (modellata sull’esempio di Benjamin Franklyn), propongo un’interpretazione del loro “non detto”. Primo, le stesse autobiografie si pongono come significativa rottura di un silenzio per uomini e donne scomparsi nelle pagine della Storia e diventati numeri su un biglietto d’imbarco. Questo squarcio nel silenzio non è però un urlo, quanto una narrazione sottovoce. E’ un’espressione del tutto originale e non proprio americana di un particolare ethos retorico, quello che chiamerò dell’individualità quieta.
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5

Catalfamo, Antonio. « Emilio Salgari e i “pirati della Malesia” : Colonizzati e colonizzatori ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 48, no 3 (8 août 2014) : 522–35. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542785.

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Résumé :
L’autore, nel presente saggio, attraverso un’analisi articolata delle opere di Emilio Salgari, dimostra che i luoghi comuni riproposti intorno a esse da buona parte della critica in occasione del centenario della morte dello scrittore vanno superati. Salgari non è un “minore”, da collocare nell’ambito della “paraletteratura”, né uno scrittore buono solo per l’infanzia, né un uomo e un artista fuori dal suo tempo. Egli si rivolge al nuovo pubblico che si affaccia alla lettura in seguito alla legge Coppino sull’istruzione obbligatoria e si fa portavoce di un’“epica popolare anticoloniale”, di un messaggio di uguaglianza tra tutti i popoli del mondo. Funge da battistrada alla narrativa moderna, facendo lievitare il racconto attraverso l’intensificarsi delle azioni e delle immagini ed evitando, in tal modo, di cadere negli stereotipi delle opere seriali.
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6

Vitali, Fabien. « Barba/ro Dante ». Deutsches Dante-Jahrbuch 94, no 1 (23 septembre 2019) : 1–34. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2019-0002.

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Résumé :
Riassunto La storia delle letture della Commedia nel sedicesimo secolo è ben documentata – dalle Prose della volgar lingua di Bembo fino ai commenti che, ridimensionando o avallandone il giudizio limitativo, comunque documentano il »precipitoso inarrestabile declino« (Dionisotti) della fama dantesca. Questa storia è basata soprattutto su giudizi espressi dagli »scrittori di alta classe«. Di contro, poco sappiamo del grado di diffusione e del significato di cui la Commedia godeva in ambito popolare. Partendo da alcune indicazioni presenti nello studio di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi, il saggio s’interroga anzitutto sul rapporto tra cultura popolare e Commedia nel Cinquecento. Più che alla dimensione storico-sociologica, l’interesse sarà rivolto a ciò che la ›popolarità‹ di Dante possa dirci della sua stessa opera. Riformulando quindi il problema in funzione dei presupposti teorici della Commedia – »villanus cantus« (Sanguineti), in parte scritto »per la piazza« (Pertile) – si arriverà ad esaminarne alcune qualità che con Mandelstam potremmo definire come »barbare«, quasi i fattori intrinseci dell’›attrattiva popolare‹ della poesia dantesca.Nella seconda parte, l’indagine si estenderà su alcuni esempi di lettori di Dante – Gelli, Doni, Franco. ›Popolari‹ di origine, ma non privi di educazione letteraria, questi autori a partire dagli anni ’30 irrompono nel campo delle forze con proposte originali, irriducibili alle posizioni della cultura egemone. Non solo: il loro discorso s’interseca in più punti con correnti di pensiero eterodosso, sia perché contrario al magistero classicistico-bembesco, sia perché affine alla Riforma. È quanto, in particolare, suggerisce un testo di Niccolò Franco cui si dedicherà un’analisi più approfondita – una lettera-finzione del 1547, rivolta a »Barba Dante«. Qui le parti coinvolte nella questione dantesca sono oggetto di un discorso apparentemente burlesco, ma che a ben vedere s’iscrive piuttosto nel registro ambiguo del paradosso erasmiano. In effetti, se Franco finge di assecondare le posizioni dominanti (Bembo, la Chiesa), in realtà le mina, accentuandone gli argomenti al punto da spingerle ad absurdum. L’esempio fa pensare che Dante ridiventi un punto di riferimento per la nuova generazione degli autori che nella generale contesa delle parti – »Streit der Autoritäten« (Kablitz/Regn) – cercano di affermarsi, militando per un’idea di letteratura alternativa a quella ufficiale.
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7

Sanfilippo, Marina. « Libri, lettere, scritte e testamenti : magia e pericoli della scrittura nelle raccolte di racconti popolari siciliani dell’Ottocento ». Cuadernos de Filología Italiana 27 (7 juillet 2020) : 199–219. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.67487.

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Résumé :
In questo lavoro analizzo la presenza multiforme di elementi e riferimenti al mondo della scrittura in racconti siciliani orali raccolti tra la seconda metà del XIX secolo e i primissimi anni del XX, con il duplice scopo di, in primo luogo, sottolineare il complesso rapporto esistente tra oralità e scrittura e, in secondo luogo, capire quali funzioni e caratteristiche attribuirono allo scritto la cultura popolare e i suoi interpreti, per lo meno nel contesto preso in esame.
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8

Iuso, Anna. « The role and impact of thearchivi della scrittura popolare ». Journal of Modern Italian Studies 19, no 3 (12 mai 2014) : 241–51. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2014.897436.

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9

Cella, Gloria. « Il paratesto del romanzo web in Cina : il caso Punto di partenza ». ENTHYMEMA, no 30 (2 janvier 2023) : 52–69. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19550.

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Résumé :
Negli ultimi vent’anni, la letteratura web si è affermata nella Repubblica popolare cinese come forma di letteratura popolare e i lunghi romanzi pubblicati e aggiornati quotidianamente dagli utenti rappresentano la principale forma di narrativa diffusa sulle piattaforme online. Servendosi degli strumenti offerti da Gérard Genette, il contributo analizza il paratesto di romanzi web pubblicati su Punto di partenza e, in particolar modo, i contenuti della sezione “in aggiunta al testo”, uno spazio che precede il romanzo dove lo scrittore pubblica notizie e informazioni di varia natura. L’analisi di tali contenuti ha permesso di mettere in luce pratiche e strategie adottate dalle figure coinvolte, confermando la centralità della comunità virtuale nei processi di produzione e fruizione di tale letteratura.
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10

Patuano, Chiara. « The development of life skills : between archive and teaching ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 3 (31 décembre 2022) : 252–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-13114.

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Résumé :
Being a teacher is a complex and articulated task. The pandemic and the consequent introduction of distance learning in schools, has increased the difficulties of the Italian educational system. Students have lost the opportunity to learn through an involving sensorial, emotional and cognitive experience, while teaching has become even more transmissive, and in other words, mis-educational, mis-instructional and ineffective. This contribution seeks to highlight the importance of an historical reflection as the tool for understanding our own personal identity. A particular focus is given to the Ligurian Archive of People’s Writing (Archivio Ligure della Scrittura Popolare - ALSP), which, in collaboration with the University Museum System (Sistema Museale dell’Ateneo - SMA) of Genoa, aims at bringing the archive closer to the schools by creating and implementing educational paths. Lo sviluppo delle competenze per la vita: tra archivio e didattica. Essere insegnante è un compito complesso e articolato: la pandemia, con la conseguente attivazione della didattica a distanza, ha acuito le difficoltà del sistema scolastico italiano sottraendo agli studenti la possibilità di imparare attraverso l’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale, rendendo l’insegnamento ancor più trasmissivo e quindi de-formante, dis-educante e de-istruttivo. Questo contributo cerca di mettere in evidenza l’importanza della riflessione storica come strumento di comprensione dell’identità personale. Particolare attenzione verrà data all’Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP), che, in collaborazione con il Sistema Museale dell’Ateneo (SMA) dell’Università degli Studi di Genova, si pone l’obiettivo di avvicinare l’archivio al mondo delle scuole attraverso la creazione e la sperimentazione di percorsi didattici.
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Thèses sur le sujet "Scritture popolari"

1

Martinato, Federica <1994&gt. « Dalla "scuola di classe" alle "scritture popolari". Attivismo politico e storiografia a Rovereto tra il '68 e l'89 ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18675.

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Résumé :
La tesi ricostruisce le vicende individuali e collettive del gruppo di storici roveretani che, a fine anni Settanta, si riunì attorno alla rivista «Materiali di lavoro». Attraverso fonti orali e d’archivio, la ricerca segue le loro traiettorie di vita, dal Sessantotto all’Ottantanove: la formazione, l’esperienza del Sessantotto a Rovereto e nelle università di Milano, Padova, Firenze e Udine, l’attivismo politico e culturale; l’esperienza dell’insegnamento, in particolare nella scuola delle 150 ore di Rovereto, e le ricerche di storia orale; l’attività della rivista «Materiali di lavoro», la microstoria e la storia locale, la scoperta delle scritture popolari e il loro studio, fino allo scioglimento del gruppo, all’inizio degli anni Novanta.
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2

Marzi, Federica. « Letteratura estranea. Rappresentazioni e scritture dell'altro(ve) nella migrazione italiana in Germania ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4605.

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Résumé :
2009/2010
Al centro delle scritture letterarie, sorte fuori dall’Italia, che hanno elaborato l’esperienza delle emigrazioni italiane nella Germania Federale del secondo dopoguerra vi è la questione della rappresentazione dell’altro (Gastarbeiter, straniero, estraneo, diverso). Nei testi tutto ciò si traduce nel tentativo di abrogare e demistificare una serie di immagini codificate già disponibili e funzionali a incorporare l’alterità, e nella ricerca di modalità alternative della narrazione dell’altro. Questo produce uno spostamento delle linee di demarcazione fra l’identità e l’alterità, fra il maggiore e il minore, fra lingue e culture diverse ed è funzionale a una negoziazione di nuovi spazi culturali. Fra i risultati più sorprendenti di simili esperimenti letterari (in tedesco, in italiano o bilingui) vi è che, con le immagini e le rappresentazioni, divengono estranei e si alterano anche le lingue, i testi e le scritture. Tutto ciò ha delle conseguenze fondamentali per quanto concerne la riformulazione di identità e comunità, intese come frutto di contatti, passaggi, scambi e traduzioni, e per una diversa concezione di cultura, di lingua e di letteratura, ripensate come esposte all’altro e dunque non normative, non originali, non collegate in modo esclusivo a un territorio, a una provenienza, a una classe, a una località o a una minoranza, ma allargate e allargabili, già eterogenee e interrelate ad altri, ampie e condivise, aperte e processuali. Die Frage nach der Repräsentation des Anderen rückt ins Zentrum eines Korpus außerhalb Italiens veröffentlichter literarischer Schriften, die sich mit der Erfahrung der italienischen Auswanderungen in die Bundesrepublik Deutschland nach dem Zweiten Weltkrieg auseinandersetzen. In den auf Deutsch oder Italienisch verfassten oder zweisprachig angelegten Texten ist nicht nur die Demontage geläufiger Darstellungen des Anderen zu beobachten, der Leser wohnt auch der Suche nach alternativen Narrationsarten der Alterität bei, die sich in der Verschiebung der Grenzlinien zwischen Identität und Alterität, zwischen majeur und mineur, zwischen unterschiedlichen Sprachen und Kulturen manifestiert, und zur Entstehung neuer kultureller Zwischenräume führt. Eine der überraschendsten Auswirkungen solcher Überschreitungen besteht darin, dass sich mit den Bildern und Repräsentationen auch die Sprachen, Texte und Schreibweisen der Literatur verändern und somit gleichsam fremd werden. All diese Verfahren haben grundlegende Auswirkungen auf die Reformulierung von Identitäten und Gemeinschaften als Resultaten von Kontakten, Übergängen, Austauschbeziehungen und Übersetzungen. Die Basis dafür bildet zweifelsohne eine andere Konzeption von Kultur, Sprache und Literatur: Dem Anderen ausgesetzt sind sie nicht normativ, nicht echt oder exklusiv, an kein Territorium, keinen Ursprung, keine Klasse, keinen Ort und keine Minderheit gebunden, sondern erscheinen erweitert und erweiterbar, schon heterogen und mit anderen verflochten, breit und teilbar, offen und prozesshaft.
XXII Ciclo
1974
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3

Donadio, Simone <1991&gt. « Scritture di guerra : il fronte greco-albanese da lettere, diari e memorie dell’Archivio della scrittura popolare di Trento ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9545.

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Résumé :
Nel presente lavoro, la memorialistica del fronte greco-albanese viene studiata attraverso un epistolario, due diari, un diario/memoria e due memorie di guerra conservati presso l’Archivio della scrittura popolare di Trento. Tale Archivio raccoglie e conserva per una pubblica fruizione le storie di gente comune (da testimonianze di guerra a semplici ricettari e quaderni scolastici) che forniscono, nel loro insieme, una panoramica sui ceti-medio bassi italiani, in particolar modo per l’area trentina. Nel caso delle scritture di guerra, l’evento bellico viene generalmente riconosciuto come la causa scatenante la scrittura. Per il Secondo conflitto mondiale, le memore scritte di soldati risultano essere di minor numero rispetto a quelle del Primo conflitto. Tale aspetto si conferma anche attraverso uno spoglio dei testi conservati a Trento. All’interno di questa produzione, la guerra di Grecia ha avuto ancor meno fortuna: una guerra breve, mal rifornita e malcondotta, contro un nemico dipinto dalla propaganda come inetto e mal addestrato ed invece presentatosi combattivo e tenace. Ciò ha forse generato nei soldati un senso di “umiliazione”, tra le possibili cause di questa scarsa produzione scritta. L’analisi di epistolari, diari e memorie può permettere una visione panoramica su quel conflitto, ricostruendo, nei limiti del possibile, speranze, delusioni e sofferenze dei soldati in tempo di guerra. Testimonianze divise fra diari ed epistolari, scritti di pari passo con il conflitto, e memorie, con la rivisitazione della guerra a diversi anni di distanza dalla fine del conflitto.
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4

Mazzini, Federico. « "Cose de laltro mondo". Una contro-cultura di guerra attraverso la scrittura popolare trentina ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426858.

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Résumé :
This thesis is about the relationship between writing and collective experience during World War I. It tries to explore on one hand the links between the different forms of testimony and their cultural content, on the other benefits and problems of the use of “self-writing for the survey of historical and cultural data. Final objective of this thesis is to demonstrate, if possible, the necessity of a “local” approach to the “war culture” category, as it was defined, inside the french historical field, in the debate between the scholars of Historial de la Grande Guerre in Péronne and those of the Collectif de recherche international et de débat sur la guerre (CRID). The “local” i chose to analyze is that of coscripts from Trentino in the Habsburg Army, mostly of rural origin, displaced on the russian-galician front and, very often, taken prisoner and interned in Russia. The nature of the sources i analyzed, the writings of about 170 authors, has various forms (letters, diaries, memorials, autobiographies) but it is made homogenous by the authors’ common geographical and social origin and by the fact that the writings i used are always personal and popular writings. Through a comparison between the sources i tried to underline some of the cultural characteristics of the social group (religiosity, feeling of patriotic belonging, identity mechanisms) and, through a strict confrontation with the writings of folklorist of the beginning of the century and with alpine anthropolgy studies, to focus on possible cultural mutations or permanences brought by the Great War experience. Particular attention is reserved to the topic of peasants’ vision of Time, because naturally linked to the sources’ biographical writing and fondamental element of the perception of the self inside the war, and of the war inside the personal and collective life-span. In a second time i tried to point out the uses of writing as a device, as a tool in the hands of authors to control a reality and a self-image put in danger by the ethic, social, psychological upheaval brought by the war. From the survey of the different ways in which diaries, memorials and letters took upon themselves the task to deform reality, through the choice of topics and the modes of emplotment, emerged the eminently conservative nature of the writings in relation to the self and his cultural context and the willingness to preserve what, on the moral, ethic, phenomenological level, was deemed to be “right” and “true” in peacetime- The conclusions of this thesis have, i think, an original perspective in respect to the debate from which it started and to cultural historiography of the Great War in general. Whereas first world war is often rightly pointed at as the “discontinuos” event par excellence, the event that broke down and reformed the representation system, customs and political institutions on an European level, the local perspective here adopted drove me to put the accent on continuity and on the resistances that a community (minoritarian for its geographical dislocation and historical contingency, but in way representative of the majority of the european conscripts for its rural origin) brought about in face of total war.
Questa tesi si occupa del rapporto tra la scrittura e l’esperienza collettiva della prima guerra mondiale e cerca di esplorare da una parte i legami tra le diverse forme della testimonianza e il loro contenuto culturale, dall’altra i vantaggi e le insidie dell’uso delle scritture del sé per il rilevamento di dati storici e culturali. Fine ultimo della tesi è quello di dimostrare, per quanto possibile, la necessità di un approccio “locale” alla categoria di “cultura di guerra”, così come è stata definita nel dibattito sviluppatosi nell’ambito della storiografia francese dagli studiosi dell’Historial de la Grande Guerre di Péronne e da quelli del Collectif de recherche international et de débat sur la guerre (CRID). Il “locale” che si è scelto di analizzare è quello dei coscritti trentini nell’esercito asburgico, perlopiù di origine rurale, impegnati sul fronte russo-galiziano e, in frequentissimi casi, presi prigionieri e internati in Russia. Le fonti analizzate, gli scritti di circa 170 autori, sono varie nelle forme (epistolari, diari, memoriali, memorie autobiografiche) ma omogenee nella comune origine sociale e geografica degli autori e nel fatto che la scrittura presa in considerazione è invariabilmente scrittura popolare e personale. Attraverso una lettura comparata delle fonti si è cercato in primo luogo di mettere in evidenza alcune delle caratteristiche culturali del gruppo in questione (religiosità, senso di appartenenza patrio, meccanismi identitari) e, per tramite di un serrato confronto con scritti di folkloristi di inizio secolo e con saggi di antropologia alpina, gli eventuali mutamenti o permanenze culturali portati dall’esperienza della Grande Guerra. Particolare attenzione è stata riservata al tema della visione contadina del Tempo, in quanto naturalmente legata alla scrittura biografica delle fonti ed elemento fondamentale alla percezione del sé in guerra e della guerra all’interno dell’arco di vita individuale e comunitario. In secondo luogo si è cercato di individuare gli usi della scrittura in quanto dispositvo, in quanto strumento nelle mani degli autori, atto a controllare una realtà e un’immagine di sé messi in pericolo dal sovvertimento valoriale, sociale, psicologico portato dalla guerra. Dalla rilevazione dei vari modi con cui la memorialistica e l’epistolografia si incaricavano di deformare la realtà, per tramite della scelta tematica e delle modalità di creazione dell’intreccio, è emersa la natura preminentemente conservativa della scrittura in rapporto al sé e al proprio contesto culturale, la volontà di preservare quanto, sul piano morale, etico, fenomenologico veniva ritenuto giusto e “vero” in tempo di pace. Le conclusioni di questa tesi si situano in maniera originale rispetto al dibattito da cui prende piede e, credo, rispetto alla storiografia culturale della Grande Guerra nel suo complesso. Laddove la prima guerra mondiale viene spesso giustamente indicata come l’evento “discontinuo” per eccellenza, l’evento che scompose e ricombinò il sistema di rappresentazioni, i costumi e le istituzioni politiche a livello europeo, la prospettiva locale qui adottata spinge a mettere l’accento sulla continuità e sulle resistenze che una comunità (minoritaria per dislocazione geografica e situazione storica, ma in qualche modo rappresentativa della maggioranza dei coscritti europei in virtù della propria provenienza rurale) ha imbastito di fronte alla guerra totale.
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Livres sur le sujet "Scritture popolari"

1

Milite ignoto : Riti, istituzioni e scritture popolari. Roma : Gangemi editore SpA international, 2021.

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2

Antonelli, Quinto. Scritture di confine : Guida all'Archivio della scrittura popolare. Trento : Museo storico in Trento, 1999.

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3

Fedi, Roberto. Scritture ottocentesche : Indagini su prose di romanzo, fiabesche, popolari, militanti e su due falsi, un poeta, un conte e un po' di Novecento. Firenze : Le Cáriti, 2011.

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4

Fedi, Roberto. Scritture ottocentesche : Indagini su prose di romanzo, fiabesche, popolari, militanti e su due falsi, un poeta, un conte e un po' di Novecento. Firenze : Le Cáriti, 2011.

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5

Zovatto, Pietro. Ugo Mioni, scrittore popolare. Trieste : Centro studi storico-religiosi Friuli-Venezia Giulia, 1988.

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6

La competenza scrittoria mediale : Studi sulla scrittura popolare. Tübingen : Niemeyer, 2005.

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7

Mazzini, Federico. "Cose de laltro mondo" : Una cultura di guerra attraverso la scrittura popolare trentina, 1914-1918. Pisa : Edizioni ETS, 2013.

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8

Storie di donne : Contessa Lara, Anna Vertua Gentile, Ida Baccini, Jolanda : scrittura per l'infanzia e letteratura popolare fra Otto e Novecento. Genova : Brigati, 2002.

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9

Pino, Boero, dir. Storie di donne : Contessa Lara, Anna Vertua Gentile, Ida Baccini, Jolanda : scrittura per l'infanzia e letteratura popolare fra Otto e Novecento. Genova : Brigati, 2002.

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10

Dolfi, Anna, dir. Non dimenticarsi di Proust. Florence : Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-610-7.

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Résumé :
Da una parte le côté de Guermantes e dall’altra quello di chez Swann… Pochi luoghi come Illiers-Combray offrono la misura tangibile di un mito che ha coinvolto non solo lettori e scrittori,ma quanti hanno riflettuto sul senso e le strutture della narrativa moderna. Già che non sarebbero pensabili la grande critica del Novecento e le più innovative riflessioni sul metodo senza la Recherche . Vi si sono misurati, con saggi e/o libri memorabili,Auerbach, Curtius, Spitzer, Poulet, Jauss, Deleuze, Richard, Genette, Barthes…, e da noi Solmi, Debenedetti, Contini,Macchia, mentre si sono cimentati nella traduzione Caproni, Fortini, la Ginzsburg, Raboni... Insomma, la seduzione di un’opera dalla fittissima intertestualità e varietà di registri risiede ancora, non solo nella capacità di parlare della storia e cultura dell’Occidente, offrendo il grandioso affresco di un universo in declino, ma nella possibilità di inserirsi su molti livelli (compreso quello della meta-letteratura, della saggistica) quale punto obbligato di passaggio. Contribuendo a creare un mondo parallelo rispetto a quello reale, che si trova ormai popolato dei suoi doppi: città, cattedrali, sentimenti, emozioni, parole intermittences … Dal campo della finzione a quello, indotto, della narratologia, nessun dubbio che Proust ci abbia cambiato la vita, la percezione del mondo, e il modo di guardare gli oggetti, e di leggere i libri e le cose. La raccolta che qui si propone, progettata e curata da Anna Dolfi, ne dà un’ampia e suggestiva testimonianza, offrendosi ormai come un imprescindibile oggetto di studio sulle tracce dell’imprendibile, indimenticabile Marcel.
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Chapitres de livres sur le sujet "Scritture popolari"

1

Broccolini, Alessandra. « Identità locali e giochi popolari in Italia tra oralità e scrittura ». Dans Orality and Literacy in Modern Italian Culture, 77–89. Routledge, 2017. http://dx.doi.org/10.4324/9781351196031-7.

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