Thèses sur le sujet « Scelta dei casi »

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1

Faidutti, Marco <1993&gt. « Scelte sulla lunghezza della linea di prodotto in risposta all’intensità competitiva : il caso del settore dei telefoni cellulari ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15829.

Texte intégral
Résumé :
Questo elaborato ha come obiettivo quello di analizzare le strategie utilizzate dalle aziende in merito alla gestione delle proprie linee di prodotto, con particolare riferimento alla lunghezza della gamma, per rispondere all’ambiente competitivo nel quale sono inserite. Il settore sul quale si focalizza la tesi è quello della telefonia. Si vuole inoltre andare ad analizzare l’impatto che può avere l’intensità competitiva, rappresentata da diversi indicatori come per esempio il numero di aziende operanti nel settore, sulla lunghezza della linea di prodotto delle aziende. Tramite la creazione di un esteso database, comprendente tutti i brand di telefonia (dalla A alla I) che hanno immesso sul mercato prodotti dall’anno 2012 al 2018, si è voluto analizzare le differenti scelte strategiche ed economiche effettuate dalle imprese, in un settore (quello dei dispositivi telefonici) che ha subito notevoli cambiamenti e innovazioni tecnologiche negli ultimi anni. Con la successiva analisi statistica si è voluto comprendere il tipo di relazione che lega la variabile indipendente (ovvero l’intensità competitiva), con quella dipendente (la lunghezza della linea di prodotti) per verificare, per esempio, se all'aumentare dell'intensità competitiva, le imprese scelgano di introdurre più o meno prodotti all’interno della loro gamma. L’elaborazione di un database che includa i dati storici comprendenti più anni, ha permesso di indagare su come le aziende decidano di reagire, in termini di estensione della linea, ad un mercato che anno dopo anno evolve e si innova con prodotti sempre più performanti e completi. I risultati ottenuti mostrano come ci sia una relazione causale non lineare tra le differenti variabili proposte nell’analisi, che dimostra come inizialmente le aziende, all’aumentare dell’intensità competitiva, scelgano di rispondere con l’inserimento di nuovi prodotti nella gamma; questo però avviene solo fino ad un certo livello, superato il quale le strategie cambiano e i dispositivi introdotti diminuiscono, diventando più performanti.
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2

Rudoni, Gaia <1987&gt. « Strategie e scelte distributive dei beni di lusso in Cina. Il caso Gucci ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4138.

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Résumé :
Il mercato di beni di lusso in Cina, nonostante l’indebolimento dell’economia globale e il conseguente impatto che questo ha avuto su questa tipologia di prodotti, continua comunque a dimostrare un grande potenziale di crescita in Cina. La sua domanda di prodotti di lusso, infatti, continua a salire, grazie anche alla spinta esercitata da numerosi fattori positivi: sorpassando il Giappone, la Cina è diventata il secondo più grande consumatore di beni di lusso, ed insieme agli Stati Uniti, il più grande acquirente al mondo di prodotti di alta gamma, con una crescita della domanda annua pari a circa il 7% per il 2012 (inferiore al 30% del 2011 e al 27% del 2010). Si partirà così da un’analisi di ciò che viene considerato lusso, dell'importanza che hanno tali beni nella nuova cultura consumistica cinese (soprattutto per l'uso che ne viene fatto per i regali e il mantenimento dei buoni rapporti fra cinesi) e quindi del tipico consumatore cinese e dei suoi valori. Si passerà a una descrizione delle classiche strategie distributive dei beni di lusso e dei vari format utilizzati in territorio cinese. In ultimo si passerà a studiare il caso Gucci in Cina.
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3

Bonato, Francesca <1992&gt. « Sopravvivenza delle startup e scelte finanziarie : il caso del Veneto durante la crisi ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10126.

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Résumé :
La tesi illustra in principio quali siano i problemi finanziari tradizionalmente incontrati dalle imprese nei primi anni di vita. Segue un'analisi empirica che indaga come le diverse scelte di struttura finanziaria abbiano condizionato la sopravvivenza delle imprese stesse, cercando di individuare altri fattori eventualmente capaci di esercitare un'influenza sul successo dell'attività da esse svolta. L'elaborato si conclude con una presentazione di alcuni interventi promossi per incentivare e facilitare la crescita delle startup in Italia.
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4

Pasqualetto, Giulia <1988&gt. « I canali distributivi nel mercato della cosmetica : la scelta del franchising : il caso “The Merchant of Venice” ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5135.

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Résumé :
La tesi è incentrata sullo studio degli elementi/strumenti che caratterizzano la scelta del canale distributivo del settore cosmetico, con particolare attenzione al sistema franchising. format distributivo selezionato perché parte della strategia distributiva in via di sviluppo dell'azienda in studio, The Merchant of Venice srl
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5

Barisione, Mauro. « L'immagine dei leader : come la percezione dei candidati influenza le scelte degli elettori : i casi di Italia e Francia a partire dagli anni '90 ». Paris, Institut d'études politiques, 2003. http://www.theses.fr/2003IEPP0006.

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6

BERGAMO, SONIA. « La scena aperta del consumo di Milano Rogoredo : contesto e pratiche in dialogo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/306490.

Texte intégral
Résumé :
Obiettivo: Nelle ricerche sui consumi di sostanze psicotrope, solitamente il contesto viene trattato come un prodotto di processi strutturali più ampi, riducendo le possibilità di una comprensione più accurata delle specificità locali. Durante il lavoro sul campo (2017-2018), Milano Rogoredo veniva considerata la più grande scena aperta del consumo osservabile nel nord Italia. L’obiettivo della ricerca è quello di documentare come il contesto in esame viene influenzato dalle pratiche di consumo e viceversa. Metodologia: La ricerca si serve della metodologia del caso studio per raccogliere e mettere in dialogo diversi tipi di informazioni. L’approccio etnografico utilizzato include interviste in profondità e semi strutturate (42), osservazione partecipante (70 giorni), articoli di cronaca, mappe e fotografie. La cornice teorica post-strutturalista, si basa sugli elementi analitici proposti da Duff (2007): spazio, incorporamento e pratiche. Risultati: La scena aperta del consumo di Rogoredo si configura come un luogo di segregazione socio-spaziale. Le pratiche di consumo che la caratterizzano, creano uno spazio di resistenza nella città tossica. Il disordine droga-correlato percepito dai cittadini porta alla richiesta di purificazione sociale e spaziale. La zona di resistenza che si configura nella scena aperta del consumo fa emergere di legami di comunità e favorisce la diffusione di pratiche di consumo, che richiedono competenze specifiche. La tecnologia della siringa riproduce mondi e divisioni sociali, così come differenze generazionali. La violenza permea le routine e le pratiche quotidiane, che includono lavoro sessuale droga correlato e attività informali di sussistenza. La mancanza di interventi di riduzione del danno strutturati e duraturi riduce lo spazio per negoziare questa violenza. Limiti/implicazioni: I risultati sono specifici del contesto in cui lo studio è stato condotto. I contatti e le informazioni sono stati raccolti in buona parte attraverso gli interventi di riduzione del danno (gatekeeeper). Considerata la strategia di reclutamento adottata, i consumatori non possono essere considerati come rappresentativi della popolazione di riferimento. Valore aggiunto: Nonostante un’ampia letteratura internazionale, l’Italia mostra una mancanza di studi sociologici sulle scene aperte del consumo, in particolare per quanto riguarda l’impatto del contesto sulle pratiche locali di consumo. I risultati possono orientare strategie di riduzione del danno più efficaci e fornire delle evidenze iniziali sull’impatto delle misure istituzionali adottate per far fronte alle scene aperte. La ricerca si propone anche come riferimento per future indagini sulle pratiche di consumo di sostanze psicotrope in relazione al contesto.
Purpose: In most recent drug research, context is still treated as a product of broad structural processes, reducing the chances for a more finely-grained understanding of time and place of consumption. At the time of the field work, Milano Rogoredo was the biggest urban open drug scene in northern Italy. Starting form this case study, the goal of the present work is to document how the specific context is produced through the activity of drug use and how the so constructed context intervenes in the modulation of drug use itself. Methodology: In the research, the case study methodology is implied in order to collect and put into dialogue data of different nature. Analysis was conducted through an ethnographic approach which includes in-depth and semi-structured interviews (42), participant observation (70 days), news articles and use of maps and photos. Drawing on a post-structural theoretical framework, the methodology is based on the analytical elements proposed by Duff (2007): space, embodiment and practices. Findings: Drug use practices embedded in the Milano Rogoredo open drug scene impact on space representations creating a place of resistance in the narcotic city. The so-called drug related nuisance tends to result in a claim for social and spatial purification from citizens. The resistance zone that develops within the open drug scene allows the emergence of community bonds and fosters the spread of drug use practices that involve specific skills. The social object of the syringe reproduces social worlds, social divisions and generational differences. Violence permeates the every-day routines and practices which include drug related sex work and beggary. The lack of structured harm reduction interventions reduces the space to negotiate this violence. Research limitations/implications: The results are specific of the context in which the study was conducted. Contacts and data were mainly gained starting from harm reduction interventions, since these organisations provide the most accessible contact with drug users. Given the recruitment strategy adopted, individuals who are part of the study cannot be considered as representative of the drug using population as a whole. Value/practical implications: Despite a wide international literature, Italy shows a lack of sociological accounts of open drug scenes, particularly regarding the impact of context on local drug use practices. This research gives visibility to the effect of the local setting on drug use practices in a long-lasting ODS in Milan (Italy). In the effort to make interventions always more effective, results can orient harm reduction strategies and provide initial evidence on the impact of institutional measures to face ODS. Along with punctual aspects, outcomes can also orient future research on drug consumption practices and context relevance in drug use settings.
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7

Marzari, Marica. « Utilizzo della modellazione energetica per ottimizzare le scelte progettuali di involucro. Il caso studio del nuovo centro residenziale a Pieve di Cento ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17554/.

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Résumé :
Nel seguente elaborato di tesi è stata eseguita una lottizzazione nel Comune di Pieve di Cento (BO), sono stati scelte le stratigrafie delle componenti opache, i componenti vetrati gli impianti e le fonti rinnovabili in modo tale che tutte le unità immobiliari risultassero nZeb. E' quindi stato mostrato il procedimento che ha portato le diverse scelte progettuali eseguito su un software di simulazione energetica in condizioni semi-stazionarie, necessario per attribuire la classe energetica alle unità immobiliare, le quali sono risultate tutte in classe A4. Successivamente con l'ausilio del software Design Builder è stato creato un modello dinamico, con lo scopo di valutare le condizioni delle u.i in relazione alle diverse temperature orarie; si sono così valutati i consumi durante la stagione invernale ed estiva per i tre edifici modellati, relazionandoli con l'energia prodotta dal fotovoltaico posto in copertura. Con lo scopo di diminuire ulteriormente i consumi sono state proposte due diverse stratigrafie di pareti. E' stato creato un nuovo modello in condizioni semi-stazionarie per le due casistiche e si è osservato come i consumi diminuissero ulteriormente. A partire dal modello semi-stazionario si è individuata la stratigrafia più performante e si è implementata su Design Builder ciò ha permesso di valutare le diminuzioni in termini di consumi orari per i tre edifici. Infine è stata definita la stratigrafia in grado di garantire un miglior comfort nella stagione estiva e si è dimostrato come essa riesca a far ridurre notevolmente il numero di giorni in cui è necessario che sia attivo l'impianto di raffrescamento.
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8

Catelani, Edoardo <1978&gt. « Il mutuo-casa quale protagonista sulla scena del family banking. La seconda giovinezza di un tradizionale prodotto finanziario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/594/1/catelani_tesi.pdf.

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Catelani, Edoardo <1978&gt. « Il mutuo-casa quale protagonista sulla scena del family banking. La seconda giovinezza di un tradizionale prodotto finanziario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/594/.

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De, Maio Andrea <1992&gt. « Il contributo del Geo Marketing nella scelta localizzativa di un punto vendita e lo sviluppo della rete attraverso il canale diretto e franchising nel Fashion Retail. Il caso Aw Lab (Bata Group) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12575.

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Résumé :
Lo sviluppo e l’evoluzione del Fashion Retail nell’attuale contesto digitale e globale ha modificato il comportamento d’acquisto del consumatore e il suo rapporto con il retailer. L’accesso immediato a una grande quantità di informazioni, le innovative piattaforme di shopping online e il legame sempre più ristretto tra mondo digitale e negozio fisico, hanno permesso la realizzazione di una relazione multidimensionale tra brand e consumatore. Le aziende devono essere in grado di recepire questa trasformazione integrando i diversi canali e valorizzando ogni punto vendita in un’ottica omnichannel. Il negozio, nonostante le nuove tendenze, resta lo strumento fondamentale per entrare in contatto con il consumatore, ma per far fronte al contesto odierno è necessaria una riprogettazione basata su una customer-experience centrale e unica oltre ad un’offerta aggiornata e personalizzata in linea con le abitudini e con lo stile di vita del consumatore. Nello sviluppo della propria rete di vendita e nel processo di crescita del brand, la scelta della location o localizzazione del punto vendita sarà uno degli elementi che caratterizzerà la strategia futura del settore. Analizzando il caso Aw Lab, brand di proprietà del gruppo Bata e retailer italiano di riferimento nella vendita di sneakers, apparel e accessories con la tendenza all’urban sport style, l’obiettivo dell’elaborato è quello di raccogliere, processare e analizzare i parametri di scelta nella decisione di apertura di un nuovo punto vendita attraverso il canale diretto oppure franchising avvalendosi dell’importante contributo del Geo Marketing. L’analisi del caso aziendale è strutturata ripercorrendo le tematiche relative al compendio teorico esposto nella prima parte dell’elaborato, quali: la differente gestione d’impresa nei due canali di vendita, i metodi di impiego e le potenzialità dello strumento del Geo Marketing nella scelta localizzativa di apertura dei punti vendita.
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FAGNINI, LUCIA. « Non a caso. Campionamento e scelta dei casi nella ricerca qualitativa ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/807281.

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Résumé :
Facendo riferimento alla teoria dell'argomentazione, la tesi affronta il problema del campionamento nella ricerca sociale di tipo qualitativo che, per la naura degli oggetti che intende studiare e delle tecniche appicate, non usa né le procedure di campionamento probabilistico/statistico, né l'impianto della ricerca sperimentale. L'analisi si concentra sulle strategie di scelta e di uso dei casi volte a migliorare la validità interna e la valisidtà estrena di un disegno di ricerca qualitativo.
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ROMAGNOLI, Valentina. « La gestione dei resi dei clienti come strumento per lo sviluppo del commercio elettronico delle aziende : il caso Santoni S.p.A ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251107.

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Résumé :
Il settore del commercio elettronico è un settore in sempre più ampio e rapido sviluppo. Le motivazioni possono essere molteplici ma sono sicuramente legate al cambiamento dello stile di vita delle persone e alla possibilità di accedere all’acquisto di beni che altrimenti sarebbe stato pressoché impossibile acquistare. La disciplina riguardante questo settore è anch’essa stata elaborata mano a mano che questo settore si è evoluto, per rispondere di volta in volta alle diverse necessità che si sono presentate. La disciplina è tutt’oggi ancora in evoluzione, soprattutto a causa del fatto che in questo settore ci sono molteplici forme contrattuali che vengono utilizzate per creare accordi commerciali dei più vari tipi, e ognuno dei quali prospetta problematiche diverse. In questo lavoro si parte dalla nascita e dallo sviluppo del commercio elettronico per analizzare l’evoluzione della disciplina associata. Dopodiché si analizza il tipo di contratto posto in essere tra la Santoni S.p.A. (noto marchio di calzature di alta gamma) e la Filoblu s.rl. (società veneta che si occupa della creazione e gestione di piattaforme e-commerce) per valutarne i punti cruciali. Dopo aver analizzato in dettaglio gli aspetti sopra citati, viene illustrata la disciplina delle denunce per difetto di conformità del bene e come queste vengono gestite dalla Santoni S.p.A., per passare poi all’analisi delle denunce per difetto di conformità degli ultimi 3 anni. Questo perché, come si noterà, questo è un campo in cui le problematiche sono controverse e gran parte della gestione viene lasciata alle ditte produttrici che si trovano di volta in volta di fronte alla scelta su come gestire il caso per rendere il cliente soddisfatto del servizio. La disciplina segue i suoi sviluppi e cerca di prevenire (per quanto possibile) situazioni sgradevoli sia per il fornitore del bene che per l’acquirente. L’entusiasmo mostrato dagli acquirenti per la comodità e la facilità dell’acquisto on-line, viene molto spesso smorzato dall’impossibilità di vedere e toccare con mano il bene oggetto della transazione, creando un senso di inquietudine legata alla qualità del bene che si sta acquistando. Per questo motivo, nel momento in cui un acquirente denuncia un difetto di conformità sul bene acquistato on-line o semplicemente la sua insoddisfazione su determinati aspetti del bene (colore, calzata, forma, ecc.), si attiva un meccanismo volto a valutare la presenza o meno di un eventuale difetto sul bene e di risolverlo nel modo più soddisfacente per l’acquirente. Dopotutto per un’azienda, gestire un negozio on-line equivale ad avere una vetrina di sé stessa attiva 24 ore su 24 e visibile a chiunque abbia un accesso al mondo di internet, e per questo motivo gestire i clienti che utilizzano questo tipo di servizio significa migliorare o peggiorare, in maniera esponenziale rispetto a quanto può avvenire in un negozio fisico, l’immagine percepita da ogni singolo acquirente. C’è però da dire che, in molti casi registrati, nonostante una perizia tecnica effettuata da operai specializzati sul prodotto venduto, la poca conoscenza dei processi di produzione dei singoli clienti, mette i venditori in situazioni difficili da gestire, in quanto il cliente non riesce a capire che quello che lui percepisce come un difetto in realtà non lo è, e che quindi non è imputabile all’azienda quello che lui crede che lo sia. Generalmente in questi casi, sempre per cercare di limitare degli inevitabili danni d’immagine, si offrono al cliente soluzioni alternative come resi gratuiti, omaggi di piccoli prodotti complementari o buoni sconto su acquisti successivi, ma sarebbe sicuramente necessaria una normativa completa e definitiva, che indichi in maniera risoluta come gestire casistiche particolari che si presentano frequentemente nella fase post-vendita. Viste le innumerevoli problematiche che si riscontrano frequentemente in questo ambito, la normativa a tutt’oggi presente non risulta essere sufficientemente soddisfacente per lo scopo a cui è stata creata. Come detto precedentemente, tutto il meccanismo che viene messo in atto all’interno di ogni azienda dopo una denuncia di difetto di conformità, si innesca per risolvere il problema ed evitare un inevitabile danno d’immagine, quindi si può concludere che, nonostante la presenza di una normativa (anche se ancora in via di sviluppo), l’arma migliore che un consumatore on-line può mettere in atto e che spaventa di più i venditori è sicuramente il danno d’immagine. Una cattiva recensione su un blog, un social network, o semplicemente un racconto di una brutta esperienza derivante da un acquisto on-line, può vanificare tutti gli sforzi fatti dal venditore per raggiungere una buona percezione del proprio marchio, e innestare un meccanismo a catena che non giova all’immagine aziendale.
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BULGINI, Giulia. « Il progetto pedagogico della Rai : la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

Texte intégral
Résumé :
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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FICCADENTI, Valerio. « A rank-size approach to the analysis of socio-economics data ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251181.

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Résumé :
Questa tesi è volta ad investigare due importanti fenomeni, uno naturale ed uno umano. Il primo riguarda i terremoti, mentre il secondo è legato al contenuto dei discorsi ufficiali dei presidenti americani. Per il primo caso, il nostro obiettivo è quello di definire un indicatore dei danni economici causati dai terremoti, proponendo un indice calibrato su una lunga serie di magnitudo rilevate in lunghi periodi di tempo. Mentre per il caso dei discorsi presidenziali, vogliamo quantificare il loro impatto sul mercato finanziario, in particolare studiamo l’effetto che essi hanno sull’indice “Standard and Poor’s 500”. Il nostro obiettivo principale è quello di contribuire nell’ambito delle scelte di politica economica prendendo in considerazione tali fenomeni ed analizzandoli con un approccio diverso ed innovativo. L’analisi esposta in questa tesi è sviluppata per mezzo di strumenti econofisici strettamente collegati all’ambito dell’analisi “rank-size”. Tale analisi consiste nell’uso di una serie di funzioni particolarmente utili per l’esplorazione delle proprietà di grandi dataset, anche quando essi sono distribuiti nel tempo e hanno bande di errore non perfettamente definite per via di particolari condizioni di campionamento. Nei capitoli che riguardano i terremoti così come in quelli dedicati all’analisi dei discorsi dei presidenti americani sono mostrati e commentati i risultati di regressioni non lineari impiegate per stimare i coefficienti di varie leggi “rank-size”. Tali stime sono state manipolate in modo tale da poter giungere a conclusioni dal rilievo economico. I risultati più robusti sono stati raggiunti grazie alla straordinaria capacità di interpretare i dati da parte delle leggi “rank-size”. Nell’ambito della valutazione dell’impatto economico dei discorsi presidenziali, un’analisi aggiuntiva è stata svolta valutando diverse distanze tra serie storiche. In particolare considerando la serie storica delle parole semanticamente legate all’economica e pronunciate dai presidenti americani nel corso della storia e le serie storiche del volume, dei prezzi e dei rendimenti dell’indice “Standard & Poor's 500”. Per questa analisi abbiamo impiegato un approccio probabilistico ed anche uno meramente topologico. Infatti abbiamo misurato l’entropia delle serie storiche e comparato le conclusioni valutando le differenze fra diverse misure di distanza vettoriale.
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GUIDI, Arianna. « Il reato a concorso necessario improprio ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251080.

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Résumé :
Oggetto del presente lavoro è stata la tematica dei reati a concorso necessario (detti anche plurisoggettivi): una categoria penalistica scarsamente presa in considerazione da parte della dottrina e giurisprudenza più recenti, eppure dai risvolti sistematici di un certo rilievo, in quanto coinvolge profili sia di parte generale che speciale del diritto penale. L’indagine è partita dal piano definitorio e classificatorio: sono state riportate dettagliatamente le diverse tesi dottrinali sviluppatesi sul tema (suddivisibili in due macrocategorie, quella dei sostenitori di una concezione ampia di reato a concorso necessario e quella dei sostenitori di una concezione ristretta dello stesso), nonché le pronunce della Cassazione ritenute maggiormente significative. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla delimitazione – in negativo – del campo d’indagine, tracciando le differenze intercorrenti fra i reati a concorso necessario (o plurisoggettivi, a seconda della terminologia impiegata) ed istituti ritenuti erroneamente contigui, primo fra tutti quello del concorso eventuale di persone nel reato. Dopodiché, all’interno del secondo capitolo si è scelto di riflettere sulle questioni maggiormente rilevanti e problematiche attinenti ai reati a concorso necessario impropri: in primis, la ratio che giustifica l’esenzione dalla pena in capo ad un soggetto; secondariamente, la possibilità di punire o meno la condotta tipica, nonché le eventuali condotte atipiche, poste in essere dal soggetto non punibile per mezzo dell’applicazione degli artt. 110 ss. c.p. in funzione incriminatrice. La panoramica di orientamenti dottrinali e giurisprudenziali quanto mai oscillanti e fra loro divergenti su questioni di particolare importanza, non è stata solo funzionale ad offrire al lettore una dettagliata ricognizione in generale, piuttosto, da questa è scaturita una vera e propria esigenza di (ri)considerare l’intera materia in modo organico e chiarificatore. Per tale ragione, nel terzo capitolo è stata introdotta una nuova definizione, in sostituzione a quella maggiormente impiegata da dottrina e giurisprudenza: “fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive”. Una definizione idonea a ricomprendere tutti quegli illeciti penali che, a livello astratto, presentano caratteristiche simili: il riscontro di una pluralità di soggetti e di condotte quali elementi costitutivi del fatto tipico. Pertanto, si è cercato di individuare i confini della categoria assumendo quale criterio di partenza il piano normativo astratto, in considerazione del fatto che ciò che il legislatore ha scelto di codificare come tipo criminoso è dato dall’insieme degli elementi oggettivi e soggettivi, i quali compaiono nella descrizione della norma incriminatrice. La visione d’insieme ha permesso di non limitare l’attenzione al solo soggetto punibile, bensì di spostarla anche sul soggetto non punibile, il quale, con la sua condotta rientrante fra gli elementi oggettivi del fatto tipico, contribuisce alla configurabilità del reato. Infine, all’interno del quarto capitolo si è proceduto all’analisi dei principali reati classificati da parte della dottrina come a concorso necessario impropri, per verificare, tenuto conto della nuova definizione proposta, se possano o meno essere qualificati come fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive improprie. Il confronto con la parte speciale ha permesso di evidenziare l’estrema delicatezza dell’operazione d’individuazione di fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive (in senso lato): anzitutto, perché non sempre la pluralità di soggetti e di condotte costitutive del fatto tipico è oggetto di descrizione espressa, risultando alle volte ricavabile solo a seguito di un attento esame della tipologia e del significato delle parole impiegate dal legislatore; secondariamente, perché alle volte è facile lasciarsi confondere dal piano naturalistico della realtà concreta, mentre l’individuazione di una fattispecie incriminatrice in termini di plurisoggettività normativa dovrebbe avvenire, secondo l’impostazione adottata, a partire dal piano normativo astratto. Da ultimo, ci si è soffermati sul ruolo del soggetto non punibile che tenga rispettivamente la condotta tipica o una condotta ulteriore e diversa da quella descritta, cercando di offrire una possibile soluzione al problema. Nel primo caso, si è concluso per l’impossibilità di applicare l’art. 110 c.p. in funzione incriminatrice, pena la violazione delle garanzie proprie del sistema penalistico. Nel secondo, invece, si è concluso in senso affermativo, precisando che l’interprete è tenuto a prestare attenzione a diversi aspetti, fra cui il tipo d’equilibrio intercorrente fra le condotte dei soggetti parte della fattispecie incriminatrice normativamente plurisoggettiva impropria, nonché l’alterità effettiva della condotta atipica rispetto a quella descritta, pena la violazione dei principi di legalità, tipicità e certezza del diritto.
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GORLA, Sandra. « Metamorfosi e magia nel Roman de Renart. Traduzione e commento delle branches XXII e XXIII ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251268.

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Résumé :
Il presente lavoro è incentrato su due branches del Roman de Renart, delle quali propone la prima traduzione completa del testo in italiano e un’analisi al contempo interpretativa, letteraria e filologico-testuale. Il lavoro risulta diviso in due grandi nuclei contraddistinti. La prima parte, comprensiva di due capitoli, affronta l'analisi della tradizione manoscritta e la traduzione del testo delle due branches in italiano (considerando anche le interpolazioni del ms. M). La seconda parte, nuovamente suddivisa in due capitoli, costituisce il necessario accompagnamento critico-letterario al lavoro di traduzione. Tradizione e traduzione. Prima ancora di affrontare la traduzione del testo e la sua interpretazione, è stato necessario porsi il problema di quale testo tradurre. Il primo capitolo, pertanto, affronta la tradizione – e dunque l’edizione – del Roman de Renart, tenendo in considerazione che per quest’opera medievale è praticamente impossibile stabilire uno stemma codicum che sia utile ad una ricostruzione del testo in senso lachmanniano, e dunque scegliere tra una delle edizioni disponibili significa nei fatti scegliere uno dei codici relatori. Viene altresì discussa la questione riguardante l'ordine in cui restituire le due branches. E' risultato impossibile stabilire quale fosse l’ordine migliore e più fedele alla tradizione. Per questo ci si è arresi all’evidenza che anche la disposizione stessa del testo non possa essere assolutamente neutrale, ma includa elementi interpretativi. Il lavoro di traduzione – che occupa il secondo capitolo – costituisce una parte fondamentale della tesi, sia per la voluminosità del testo originale sia per i numerosi problemi 'tecnici' che necessariamente si susseguono sul cammino di chi affronti l'opera di traduzione-interpretazione di un testo medievale. La traduzione è accompagnata da un apparato di note che rendono conto delle scelte operate nei passaggi più complessi e che forniscono indicazioni utili alla comprensione del testo, soprattutto nel caso di riferimenti sottesi a un’enciclopedia presumibilmente condivisa dall’autore e il suo pubblico ma difficilmente discernibili dal lettore moderno. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla branche XXII nella versione ‘indipendente’ (BCL); vengono messe in luce le peculiarità e le caratteristiche che la avvicinano al genere dei fabliaux e vengono avanzate delle ipotesi interpretative che evidenziano quelli che si ritengono essere aspetti unici e significativi dell’episodio all’interno dell'intero ciclo. Viene messo in rilievo come il ricorso a temi relativi alla sfera sessuale e corporea e l’uso di un lessico esplicito e a tratti osceno, sebbene ovviamente non esclusivi di questa branche del Roman de Renart, venga qui presentato in un contesto narrativo unico. L'ultimo capitolo della tesi si concentra invece sui testi tramandati da M delle branches XXII e XXIII. Si è cercato innanzitutto di ricostruire i numerosi legami intertestuali che la branche XXIII intesse innanzitutto con le altre branches del RdR (in particolare I, Va, VI, X) e di analizzare le specifiche tecniche narrative dialogiche e polifoniche impiegate all'interno del testo. Per la prima parte del commento, che riguarda poco più di metà della branche ed è dedicata alla lunga narrazione di uno dei processi giudiziari di cui è protagonista Renart, si è scelto di seguire l’ordine diegetico dell’episodio; la complessità dell'ambiente legale impone infatti di seguire con la massima attenzione il serrato alternarsi di accuse, contro-accuse e testimonianze. Data la concentrazione di diversi nuclei narrativi che caratterizza questa seconda parte, l'analisi del testo si discosta a questo punto dall'impostazione cronologica e procede invece per tematiche. Vengono dunque analizzati la figura e l'inedito ruolo di consigliera di Hermeline. Il commento procede poi con un'analisi delle ulteriori peculiarità presenti nella branche XXIII, nel momento in cui il protaginista si reca a Toledo per apprendere le arti magiche: questo viaggio è l’unico vero viaggio che la volpe compie al di fuori del regno nell’intero Roman. Spiccano, qui, la dimensione quasi epica, arturiana, del viaggio, che si traduce in un percorso di formazione per il personaggio; le nuove qualità acquisite da Renart magicien – un intermediario fra due mondi – e l’importanza delle parole nel veicolare il potere dell’art d’enchantement. L'originalità della branche XXIII ha così una vera e propria evoluzione di Renart, che si presenta come un Renart demiurgo. Il commento prosegue a questo punto tornando nuovamente alla branche XXII, questa volta nella versione del ms. M. Benché il testo di M riporti un’importante lacuna (per la caduta del bifolio centrale di un fascicolo) che impedisce di valutare complessivamente l’operazione di riscrittura, sono state esaminate, per quanto possibile, le modalità con cui il testo è stato interpolato dal codice e avanzato delle ipotesi su come e perché possa essere stata compiuta questa operazione, tenendo presente anche i rapporti che intercorrono tra M e il ms. C della sua stessa famiglia, che operano entrambi importanti scelte di riorganizzazione della materia narrativa e dell’ordine di disposizione delle branches rispetto agli altri codici relatori del Roman de Renart.
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SBARBATI, Claudia. « LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Résumé :
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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VALENTE, LAURA. « GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Résumé :
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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BELLETTI, Eleonora. « SUSTAINABLE TOURISM AND VALUE CO-CRATION : CHALLENGES AND OPPORTUNITIES FOR RURAL AREAS ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251118.

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Résumé :
La co-creazione di valore in ottica di sviluppo turistico di una destinazione è oggi un hot topic della ricerca scientifica sul destination management. L’obiettivo del presente lavoro è, da un lato, quello di fornire a studiosi ed operatori di settore alcuni spunti critici di riflessione sulle relazioni, le interazioni tra stakeholder e la gestione delle risorse del territorio in un’ottica di sviluppo turistico; dall’altro lato è quello di mostrare il ruolo, in tale contesto, che la nascita di modelli innovativi di agribusiness basati su un approccio culturale e sul supporto delle nuove tecnologie possono giocare, in particolare nelle aree rurali delle Marche. Al fine di comprendere le dinamiche, le idee e le spinte motivazionali dei soggetti coinvolti nel processo di ricerca, si è scelto di optare per un approccio qualitativo, nel quale i metodi privilegiati sono stati il case study e l’etnografia. Sono stati quindi analizzati dialoghi, interazioni, materiale informativo di vario genere, documenti ufficiali, field notes ed interviste semi-strutturate con soggetti chiave. La ricerca mette in evidenza come un cambio di paradigma culturale sia necessario per apportare reale innovazione e sviluppo sul territorio, sia in termini di relazioni ed interazioni tra stakeholder, sia in termini di gestione delle risorse. Questo cambiamento può favorire inoltre l’affermazione di modelli di agribusiness innovativi, che in parte stanno già iniziando a diffondersi, che rispondono a nuovi principi economici ed istanze sociali e culturali diverse rispetto al passato. Una successiva ricerca quantitativa potrebbe essere utile per una generalizzazione delle evidenze emerse dal presente lavoro e misurare l’effettiva ampiezza e diffusione dei vari argomenti qui descritti e discussi. La presente indagine contribuisce in particolare a sottolineare il valore di un approccio culturale e creativo anche in ambiti apparentemente distanti e guidati da logiche diverse.
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Brunetti, Umberto. « LO SPLENDIDO VIOLINO VERDE DI A. M. RIPELLINO Saggio di commento ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251617.

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Résumé :
Il lavoro di tesi consiste nel primo commento scientifico a 44 liriche scelte dello Splendido violino verde, la quinta raccolta poetica di Angelo Maria Ripellino (1923-1978), pubblicata nel 1976. L’apparato esegetico di ciascuna poesia è suddiviso in un cappello introduttivo, in cui, accanto all’analisi tematica, sono sciolti i riferimenti eruditi, storici e biografici ed è fornito il prospetto metrico, e nelle note esplicative in calce al testo, riservate all’analisi puntale degli aspetti retorici e linguistici e alla creazione di un tessuto di rimandi intertestuali ed extratestuali. Di particolare interesse ai fini del lavoro è stata l’analisi, mai effettuata prima, della agende manoscritte dell’autore, conservate nel fondo ripelliniano dell’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma. Queste hanno permesso di indirizzare lo studio sul versante della critica genetica, poiché contengono appunti di liriche e stralci di versi che costituiscono gli unici avantesti superstiti della raccolta. La loro consultazione ha, inoltre, svelato in molti casi l’origine e la natura di alcuni riferimenti culti celati nelle poesie, confermando il profondo legame tra la scrittura poetica e quella saggistica e critica dell’autore. Ampio spazio è stato quindi dedicato all’intertestualità e alla ricerca delle numerose e variegate fonti, che spaziano dalla letteratura italiana medievale, moderna e contemporanea alle letterature straniere. Spicca inoltre la presenza di fonti relative ad altre arti (teatro, cinema, pittura e musica) che rendono particolarmente densa la scrittura lirica ripelliniana. Nel saggio introduttivo si è tentato di raccogliere i risultati dell’analisi puntuale dei testi, facendo emergere le costanti tematiche e stilistiche, con particolare riguardo per la facies linguistica della raccolta, caratterizzata da molteplici prestiti lessicali dalla tradizione letteraria, fusi insieme a lessico tecnico, termini quotidiani e numerosi vocaboli stranieri col raggiungimento di uno stridente espressionismo.
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