Articles de revues sur le sujet « Saggio come genere letterario »

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1

Cazzato, Luigi. « L’ASSENZA ‘‘PRESENTE’’ DI GEORGE ELIOT : FRA CENTRO INGLESE E MARGINE MEDITERRANEO ». Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 13 (2013) : 195–202. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2013.i13.17.

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Résumé :
Il saggio si cimenta con la questione dell’assenza di George Eliot come autoredonna sulle scene letterarie. La romanziera inglese scelse di celare il proprio genere sotto uno pseudonimo maschile, apparentemente, per poter affrontare nel suo centro ciò che è stato chiamato “the regime of the male gaze”. Questo suo atto, considerato ambiguo dalla critica femminista, può dirci qualcosa, non solo in relazione a questioni di posizionamento di genere, ma anche in relazione a questioni di posizionamento di ciò che nel suo secolo veniva chiamata “razza”. In altre parole, il saggio si occupa, dal punto di vista postcoloniale, dei suoi rapporti di autrice al centro della cultura patriarcale metropolitana con i margini mediterranei (Italia e Spagna) orientalizzati, ovvero meridionizzati, che lei visitò durante i suoi viaggi e di cui scrisse nelle sue lettere e nei suoi romanzi. Parole chiave: Scrittura femminile, sguardo maschile, Mediterraneo, meridionismo
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2

Rossi, Mario. « Una voce femminile al vaglio dell'etica dell'autotraduzione assistita : Il paese dove non si muore mai di Ornela Vorpsi ». iQual. Revista de Género e Igualdad, no 1 (22 février 2018) : 159. http://dx.doi.org/10.6018/iqual.301191.

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Résumé :
<p><strong>Riassunto</strong> Nel saggio si pone il problema della valutazione dell'autotraduzione in una prospettiva che analizza le molle che nel profondo muovono un testo letterario. Si analizza l'autotraduzione assistita del romanzo breve di Ornela Vorpsi Il paese dove non si muore mai dal francese all'italiano prendendo in considerazione la presenza di marche di genere in passi in cui siano presenti oggetti; la questione di genere percorre tutto il testo e quindi appare interessante verificare come questa si cristallizzi in significanti apparentemente poco permeabili alla modulazione denotativa e connotativa. Si giungerà alla conclusione che l'analisi dell'autotraduzione assistita può esser strumento valido per la definizione del grado di coerenza delle strutture profonde di un testo tanto più importante se la tematica è centrata sulla questione di genere.<strong></strong></p><p><strong>Abstract </strong>This article approaches the problem of how to evaluate the significance of the critical feminist instances on an assisted self-translation text by applying the contrastive analysis method. The analysed work is O. Vorpsi novel <em>Il paese dove non si muore mai</em>, which has been translated from Italian to French by M. Pozzoli, with the author’s collaboration. The main aspect which will be analysed is the to investigate the presence of gender marks in passages which mention objects – informative and at the same time formative elements of the text-, since the gender issue crystallize in a particular way also in signifiers of an apparently low permeability to the connotative modulation, as it is the case for those signifiers related to objects. By contrasting the oscillations between the two texts, we will emphasize on the possible contradictions in the text’s deep-lying structure. In this way, through the assisted self-translation analysis it can be measured to what extent the intended critical instances regarding the gender issue which are present throughout the novel are coherent and valid.</p><strong>Keywords </strong>self-translation, gender, connotation and deep structure, objects, Ornela Vorpsi.
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Ragni, Eugenio. « Bernari o della non-omologazione ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 2 (29 mars 2018) : 332–46. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818763791.

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Résumé :
Per l’opera di Carlo Bernari sono state coniate alcune definizioni che con felici metafore rappresentano l’attività dell’autore di Tre operai. Tra quelle che meglio convengono al suo primo romanzo, “incunabolo del neorealismo” è la più usata; meno comune, ma decisamente più inerente alla realtà dei fatti, è quella che fa riferimento alla costante, mai placata attività correttoria esercitata dall’autore fin dalle sue prime prove narrative. Per Tre operai in particolare, seguirne la genesi vuol dire entrare nella cosiddetta “officina dell’autore”, misurarne la lucidità nel togliere, nel modificare, nell’aggiungere, puntando alla massima chiarezza di una diagnosi storica e alla stretta osmosi fra verità documentale e “finzione” letteraria. Il saggio intende evidenziare le due componenti della scrittura di Bernari: l’elaborazione della realtà come rappresentazione del mondo e lo sperimentalismo stilistico ante litteram che ha portato lo scrittore non solo ad anticipare le tendenze stilistiche del secondo Novecento, a partire ovviamente dal neorealismo fino a toccare sperimentazioni neoavanguardiste, ma soprattutto, analizzando il presente, a presentire e diagnosticare crisi socio-ideologiche ancora aurorali. Nel primo caso, per valutare i meccanismi e la praxis dello scrittore, viene sviluppata l’analisi del passaggio e della trasformazione del proto-romanzo Gli stracci (1928–1930) nella versione finale di Tre operai pubblicata nel 1934, che anticipa di un decennio forme e contenuti neorealisti promossi da istanze ed esperienze del giovane scrittore nell’ambito di certe letture impegnate, in quello delle arti visive, il cinema in particolare, o a contatto, diretto o mediato, con i grandi movimenti culturali del primo Novecento. Ma se il romanzo d’esordio getta le basi di un genere che maturerà dieci anni dopo—il neorealismo—si vuole qui dimostrare il permanere nella copiosa e apparentemente versicolore produzione del sessantennio successivo di una coerenza di metodo, sottesa e perciò non sempre còlta dalla critica, e di una costante sollecitazione a percorrere nuove strade formali e ad affrontare problematiche diverse, sempre rispettando con rigore i diversi aspetti delle realtà in atto.
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4

Chaves Dias, Elizangela. « MODELLI DI OSPITALITÀ E THEOXENIA NELLA BIBBIA ». Perspectiva Teológica 51, no 2 (31 août 2019) : 207. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v51n2p207/2019.

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Résumé :
Questo saggio propone un approccio alla tematica dell’ospitalità in prospettiva biblico-teologica. L’ospitalità e la theoxenia sono generi letterari presenti anche nella letteratura extra-biblica, per cui, si cerca prima di individuare gli ele­menti specifici di questi generi letterari ad extra della Bibbia. Seguendo, poi, con lo studio di Gn 18,1-15 si cerca di identificare una grammatica simbolica e una struttura propria dei generi letterari dell’ospitalità e della theoxenia. Dai risultati ottenuti, si fa una analisi comparativa tra Gn 18,1-15 e Gn 19,1-29, per finalmente verificare l’intenzionalità teologica di Luca nell’utilizzare i sopraindicati generi lette­rari in Lc 7,36-50. Non si tratta soltanto di applicare il metodo di analisi del genere letterario, ma di identificare nei racconti biblici le tracce del genere di theoxenia e di ospitalità e la loro intenzionalità nelle pericopi prescelte per questo studio.
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Cerrato, Daniele. « «Ed io che lasciai già l’ago e la gonna». Questioni di genere in Laura Battiferri ». Lingüística y Literatura 43, no 82 (16 septembre 2022) : 232–48. http://dx.doi.org/10.17533/udea.lyl.n82a10.

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L’articolo studia Laura Battiferri e analizza alcuni aspetti del percorso vitale e letterario della poeta, come i suoi spostamenti da Urbino a Roma e poi a Firenze, la sua presenza nell’Accademia degli Intronati, il ruolo e l’influenza nell’opera del marito lo scultore Bartolomeo Ammannati, e lo scambio epistolare con Benedetto Varchi. Oltre alle sue capacità di inserirsi ed affermarsi nel contesto sociale e culturale del suo tempo, emergono chiaramente all’interno della sua produzione alcuni dei temi che caratterizzano il dibattito letterario-accademico della Querelle des Femmes.
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Pernice, Vincenzo. « Mafarka il futurista come romanzo italiano dell’avvenire. F.T. Marinetti e il grande concorso di Poesia ». e-Scripta Romanica 7 (3 décembre 2019) : 52–59. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.07.05.

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Il presente contributo intende collegare la stesura di Mafarka il futurista di F.T. Marinetti al “grande concorso di Poesia per un romanzo italiano inedito”. L’esito negativo della competizione fa emergere una serie di considerazioni estetiche, paragonabili a quelle che avrebbero guidato il padre del futurismo nella scrittura del suo primo romanzo. Viene così confermata la precoce attenzione dell’avanguardia italiana nei confronti di questo genere letterario.
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Arcidiacono, Davide. « Essere o apprendere ? Formazione, mobilitŕ e identitŕ professionale dei giovani istruiti del loisir e dell'Ict a Catania ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 126 (mai 2012) : 195–206. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126013.

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Il saggio analizza la differenziazione dei processi di mobilitŕ e carriera di giovani istruiti nel loisir e nell'Ict a Catania. L'autore si concentra sull'impatto della "costruzione organizzativa" del valore delle credenziali educative, considerando anche variabili ascritte come lo status sociale e le barriere di genere.
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Negri, Martino. « Children and poetry in Italy since the Nineteenth Century. Historical reconstructions and interpretative hypotheses ». Rivista di Storia dell’Educazione 7, no 2 (3 décembre 2020) : 3–10. http://dx.doi.org/10.36253/rse-10093.

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Résumé :
[…] credo che oggi il più insidioso e temibile nemico della poesia sia la poesia stessa, o meglio la sua idea, il suo mito, la sua nobiltà tradizionale: un valore che appare tuttora, immotivatamente, garantito di per sé come eccellente. Meglio ancora: credo che oggi i veri nemici della poesia siano diventati i poeti, che scrivono quello che scrivono mettendosi al riparo, sotto la protezione della nobiltà del genere letterario. (Berardinelli 2008, 25)
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Iurescia, Federica. « Litigare in tragedia : per una pragmatica del conflitto ». Emerita 87, no 2 (12 décembre 2019) : 255. http://dx.doi.org/10.3989/emerita.2019.12.1914.

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Résumé :
[it] Il presente lavoro ha come oggetto un tipo di conversazione, la lite, in un genere letterario, la tragedia romana, e ne offre un’analisi pragmatica. Partendo da una definizione del tipo di conversazione oggetto di studio, si applica alle attestazioni reperite nel corpus scelto l’approccio maturato entro il settore degli studi sull’im/politeness. Le osservazioni risultanti vengono messe a confronto con le tendenze rilevate in un precedente studio sulle liti nella commedia e nel romanzo latini, mettendo in luce convergenze e differenze.
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Cravero, Mattia. « Chi dice ragna dice danno. Ecfrasi e ipostasi di Aracne nell’opera di Primo Levi ». Quaderns d’Italià 26 (3 décembre 2021) : 187–98. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.497.

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Résumé :
L’articolo analizza le citazioni ecfrastiche della Divina Commedia nell’opera di Primo Levi e dimostra la loro preponderanza nella produzione del chimico-scrittore. Due incisioni di Gustave Doré, in particolare, si ancorarono alla mente del giovane Levi quando, da piccolo, sfogliò e risfogliò l’opera dell’artista francese, fissandosi come un’icona inossidabile che raffigurava i versi di Dante. Ritornarono alla sua attenzione in età matura, sottoforma di simboliche reminiscenze, durante la sua attività di scrittore, favorendo la sua creatività letteraria e dimostrando un ascendente artistico che l’autore stesso negava di avere. L’intento del presente saggio è dunque dipanare il fil rouge della visualità nell’opera di Levi: tramite la comparazione dei passi e delle raffigurazioni della Commedia, ricostruendo la cronologia che intercorre tra questi rapporti, l’obiettivo è ricostruire l’influenza dell’arte nella vita e nella produzione letteraria del chimico-scrittore.
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Menetti, Elisabetta. « La fucina delle finzioni : Le novelle e le origini del romanzo ». Colloquium, no 9788879166539 (septembre 2013) : 191–203. http://dx.doi.org/10.7359/653-2013-mene.

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Résumé :
La novella, plasmata da varie diverse forme narrative, è un fecondissimo genere d’invenzione che rappresenta la realtà in modo unico. Si analizzano il retroterra creativo di questa finzione particolare e il suo ruolo nella rappresentazione verosimile di cose non vere. Partendo dalle cronache di viaggio, il saggio analizza la “poetica della divagazione” nelalla luce della tipologia retorica tradi-zionale e come prodromo delle novelle spesso più fantastiche che realistiche del Bandello.
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Stroppa, Sabrina. « Differire o uccidere : la morte tra i duelli del "Furioso" ». AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no II (30 décembre 2021) : 93–113. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17259.

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In un genere, come quello cavalleresco, nel quale l’esercizio d’armi è la manifestazione più insigne del valore del cavaliere, una parte consistente della narrazione si risolve in una serie di duelli. Il Furioso si struttura fin dall’esordio come radicalmente diverso rispetto all’Innamorato: se la sequela di duelli che punteggiano il poema boiardesco culminano, già nel libro primo, nel lungo e mortale duello tra Orlando e Agricane, Ariosto oppone una struttura basata sul differimento e l’elusione. Il saggio mira a evidenziare come nella prima parte del Furioso i duelli siano più giochi d’arme che battaglie sanguinose, e come, procedendo con la narrazione, il romanzo si incupisca e vada verso una fine tragica.
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Božič, Dana. « Massimo Bontempelli (1878-1960) lettore di Stendhal e il pubblico della società di massa alle soglie della Terza epoca ». Acta Neophilologica 54, no 1-2 (7 décembre 2021) : 179–96. http://dx.doi.org/10.4312/an.54.1-2.179-196.

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Nella prefazione all’edizione italiana del Rosso e il nero di Stendhal (1913), Massimo Bontempelli (1878-1960), il traduttore del romanzo, presenta alcune sue opinioni relative al necessario rinnovamento culturale e letterario che costituirà poi il suo Novecentismo, difeso nella rivista letteraria “900” (1926-1927). Il presente articolo esplora come Bontempelli, attraverso le osservazioni sulla vita di Stendhal e la tragica esperienza di Julien Sorel, traccia un parallelo implicito con il proprio momento storico, considerando il ruolo dello spirito rivoluzionario delle avanguardie in tale rinnovamento. Tuttavia, implica anche che ciò debba essere controbilanciato dall’idea classica di arte e letteratura, dove la tradizione è vista come un’intima e profonda continuità tra manifestazioni di inaspettata novità. Anche se Bontempelli simpatizzerà in seguito con il Futurismo italiano, è proprio tale equilibrio che rende la sua proposta culturale e letteraria per la “Terza Epoca”, il Novecentismo, unica nel panorama letterario italiano. Questo saggio considera i suoi scritti del 1913 nel contesto della società di massa emergente, e quindi gli aggiustamenti editoriali e linguistici che furono necessari per l’edizione, e li paragona contemporaneamente alle riflessioni bontempelliane fatte sul tema negli anni a seguire.
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Cella, Roberta. « Qualche osservazione sulla lingua della "Secchia rapita" ». AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, no 2 (31 décembre 2022) : 93–106. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/19503.

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Il contributo tratteggia quanto e come la componente linguistica contribuisca alla miscela di «grave e burlesco» nella Secchia rapita di Alessandro Tassoni, testo fondatore del genere eroicomico. La componente seria – condivisa con la coeva produzione ispirata ai modelli lin-guistici di Petrarca, Boccaccio e Tasso – è ottenuta con l’ordine artificiale delle parole nella frase e con l’alternanza di tratti fonomorfologici concorrenti ma tutti legittimati dalla codificazione di Bembo e dall’uso letterario del tempo; la componente burlesca è ottenuta, oltre che con la spro-porzione tra la sostanza della vicenda narrata e l’impianto metrico-sintattico epico, con l’uso di lessico quotidiano o parodico.
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Corio, Alessandro. « Il saggio. Forme e funzioni di un genere letterario, a cura di Giulia Cantarutti, Luisa Avellini e Silvia Albertazzi ». Studi Francesi, no 156 (LII | III) (1 décembre 2008) : 705–6. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.8741.

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Zanobini, Michele. « La traduzione d'autore come genere letterario : Alcune note sul De interpretatione recta di Leonardo Bruni ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 51, no 1 (10 février 2017) : 133–47. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816689255.

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Résumé :
Il presente articolo offre una lettura analitica del De interpretatione recta di Bruni, soffermandosi su quegli aspetti peculiari del testo che lo rendono il primo manuale di traduzione apparso in Occidente dopo le riflessioni di San Girolamo. Nel primo trentennio del Quattrocento, l'umanista aretino Leonardo Bruni compone questo trattato, e lo fa con una duplice finalità: se infatti l'opera, prima nel suo genere, codifica i canoni da seguire nel tradurre testi antichi, dall'altro essa mira a far tacere le aspre critiche di cui l'intellettuale era stato fatto oggetto per le sue traduzioni latine di Aristotele. Il tono di un tale sdegno certo non colpisce se calato nella temperie culturale del primo umanesimo fiorentino, ma appare talmente marcato da limitare il potenziale innovativo dell'opera del Bruni. Soppesando debitamente meriti e limiti del trattato bruniano, questo articolo si propone di sottolineare la centralità del De interpretatione recta sia come manifesto intellettuale umanista che come opera pionieristica della grande filologia quattrocentesca italiana.
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Giuffrč, Martina. « Immagini dell'Altrove a Capo Verde : Terra Longe e Terra Mamaizinha ». MONDI MIGRANTI, no 3 (mars 2011) : 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003009.

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L'immigrazione č un elemento strutturale della societŕ capoverdiana attorno al quale č stato costruito un diffuso immaginario sia in campo letterario-poetico che nel corpus di racconti tradizionali. In questo saggio metterň in luce come il fenomeno migratorio sia, per coloro che restano a Capo Verde, un processo fortemente polisemico e ambivalente tanto nelle pratiche sociali quanto sul piano simbolico. In particolare tratterň del potere aggiunto che viene attribuito alle persone e alle cose che provengono da fuori, dell'immaginario che si costruisce attorno all'Altrove (Terra Longe) e al luogo d'origine (Terra Mamaizinha) e dei cambiamenti che questo immaginario ha subito da quando l'altrove č diventato terreno di pratiche femminili.
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Colucci, Dalila. « “ … donne erano : e donne sarebbero” : Il corpo femminile come catalizzatore delle strutture narrative e delle scelte linguistiche nel Pasticciaccio ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 48, no 3 (11 septembre 2014) : 428–51. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542238.

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In Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, il corpo femminile – smembrato ed esaminato per dettagli; ridotto alla dimensione brutalmente sessuale o emanante invece una bellezza ineffabile; costruito per contrasti e inesprimibile se non attraverso la citazione – funziona come una grande metafora del mondo e, di conseguenza, della lingua che di esso dà conto perseguendone non la spiegazione, bensì solo l’apparire. Il saggio sviluppa pertanto l’ipotesi che la sperimentazione linguistica del Pasticciaccio, così come la sua costruzione rizomatica e digressiva, venga catalizzata attraverso la rappresentazione dei profili femminili, a sua volta legata a tematiche psicologiche e sociali. Correlativo oggettivo della confusione, della molteplicità e dell’indicibilità del reale, la donna diviene cioè, per transfert letterario, microcosmo riflettente delle strutture del romanzo e delle sue caleidoscopiche scelte verbali.
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Tognarelli, Chiara. « Sopravvivenze eroi(comi)che : l'edizione Vigo dei "Paralipomeni della Batracomiomachia" di Leopardi ». AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, no 2 (31 décembre 2022) : 237–65. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/19521.

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Nel 1869 Giuseppe Chiarini cura i Paralipomeni della Batracomiomachia per le edizioni di Francesco Vigo. Il libro costituisce un caso editoriale che consente di riflettere sulla ricezione del poemetto leopardiano e, più in generale, sulla perdurante vitalità del genere eroico ed eroicomico nella seconda metà dell’Ottocento: negli anni in cui il romanzo guadagna un ruolo egemonico nel sistema letterario italiano, un sodalizio di stampo classicista e ascendenza giordaniana – quello che lega Francesco Ambrosoli, Antonio Gussalli e Giuseppe Chiarini – difende l’epos, anche nella sua declinazione comico-satirica, quale forma illustre e perennemente attuale. Una battaglia ardua, come avrebbe poi messo in luce la critica di fine Novecento.
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Zappino, Federico. « via per il "gaio comunismo" passa per la sovversione del modo di produzione eterosessuale ». Balthazar, no 4 (13 septembre 2022) : 151–72. http://dx.doi.org/10.54103/balthazar/18514.

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Nella prefazione all’edizione francese - scritta durante i mesi del lockdown - del suo libro Comunismo queer (pubblicato dalla casa editrice Syllepse nel 2022), Federico Zappino ripercorre la posizione che attraversa l’intero saggio in cui l’eterosessualità è concepita, pensata e analizzata come un “modo di produzione”: una prospettiva radicalmente materialista, anti-essenzialista e anti-identitaria. Il ricorso a questo concetto preso dal lessico marxiano è funzionale non soltanto all’inquadramento dell’oppressione, della violenza e dell’ineguaglianza sessuale e di genere in termini materialistici, ma anche a pensare la loro definitiva sovversione.
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Cherchi, Paolo. « Il genere delle controversie fra diritto e letteratura ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 2 (29 avril 2019) : 250–63. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831657.

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Il dibattito dei Law and Literature Studies non ha preso in considerazione le controversiae classiche che contengono in fase embrionale le discipline del diritto e della letteratura. In questo saggio si danno esempi di come tali embrioni producano aneddoti e novelle. La metamorfosi avviene quando in una fabula controversistica si introduce un personaggio capace di risolvere quell’ impasse che protrae all’infinito il dibattito fra gli oratori o avvocati. Le controversiae presentano dilemmi che stimolano la ricerca narrativa, cioè la creazione di personaggi che si definiscono nel momento in cui superano ostacoli e portano alla chiusura un’azione novellistica o teatrale. Il genere giudiziario e declamatorio delle controversiae ha in potenza il germe della letteratura, e lo prova storicamente il fatto che novellisti e drammaturghi ne abbiano ricavato spesso temi e trame per i loro racconti e spunti di azioni teatrali.
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Aruta, Luigi, Ferdinando Ivano Ambra, Alessandro Pontremoli et Maria Luisa Iavarone. « La danza come esperienza educativa sul genere. Analisi critica della performance - Collective Trip : una questione di gender ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (novembre 2020) : 337–54. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9482.

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Questo lavoro nasce da un dialogo di natura transdisciplinare circa le potenzialità educative della performance di danza in relazione con i gender studies. Il seguente contributo muove da un caso di studio specifico: lo spettacolo Collective Trip: una questione di gender della compagnia salernitana Borderline Danza. Nel solco tracciato dagli studi socio-pedagogici sul genere, coadiuvati dalle teorie embodied e arricchiti dagli studi storiografici di danza, viene presentata la strategia di composizione della performance, elaborata dallo psichiatra, danza-terapeuta e coreografo Claudio Malangone, con la presenza del pubblico all'interno dell'area performativa. L'esperienza ha previsto la somministrazione di due questionari, uno "in entrata" e l'altro "in uscita", circa le opinioni pre e post spettacolo sulle quali questo saggio discute criticamente; i limiti sono individuati soprattutto nello strumento adoperato, seppur nella suggestione dell'impianto di ricerca che evidenzia le potenzialità della performance di danza come esperienza educativa sul genere.
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Rosso, Marta. « La costellazione del ‘new Italian weird’ tra letteratura estrema e ipermodernità ». ENTHYMEMA, no 28 (1 janvier 2022) : 204–30. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/14409.

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Il contributo ricostruisce la costellazione della narrativa italiana contemporanea più ‘strana’, soprannominata ‘new Italian weird’ nel dibattito on line che ha accompagnato il fenomeno editoriale tra il 2016 e il 2018, e la raffronta con i suoi corrispettivi negli Stati Uniti e in Europa per ragionare su come e perché i sistemi letterari si trasformano nel tempo. Una lettura semiologica e polisistemica ha permesso di ricondurre le modalità di questo recente sentire letterario a una più ampia condizione della contemporaneità, il cui carattere esasperato è stato definito anche in termini di ipermodernità e che oggi sembrerebbe implicare una sempre maggiore ibridazione tra i generi del romanzo. A caratterizzare questa nuova forma di letteratura, a suo modo estrema, è il ricorso al ‘weird’, qui inteso non come genere a sé ma come dispositivo ‘obliquo’, impiegato per aprire nuove prospettive e per oltrepassare gli stretti confini e le limitate possibilità di senso del reale.
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Calzati, Stefano. « Cross-medialità odeporica : dai blogs all’intelligenza artificiale ». Texto Digital 15, no 1 (21 août 2019) : 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.

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In questo articolo si esplorano alcune forme di cross-medialità digitale della letteratura di viaggio: i blogs, i social network, le apps e il caso estremo in cui è una forma di Intelligenza Artificiale (IA) ad essere in controllo della stesura del testo. Dopo aver evidenziato la difficoltà di trovare una definizione condivisa degli scritti odeporici, si propone di considerarli non solo come un genere, ma anche come una prassi testuale che emerge dal viaggiare e dallo scrivere intese come pratiche sociali. Da questa prospettiva pragmatica si sottolinea il fatto che più la tecnologia è protagonista nel modo di concepire e mettere in forma (digitale) un viaggio, più tale esperienza e la sua testualizzazione sono oggettificate e trasformate in meri atti tecno-linguistici. Nel caso invece in cui un’IA è (messa) in controllo della narrazione, come l’esperimento 1 the Road mostra, si ritorna a una forma di testualizzazione che richiama gli hypomnemata degli antichi Greci, aprendo una nuova strada per una discussione sul piacere letterario, l’autorialità, e l’emergenza (forse) di un tecno-sé.
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Sandrin, Tamara. « Credere alla carne La funzione del corpo nel cinema di genere e documentario ». Altre Modernità, no 26 (29 novembre 2021) : 246–61. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/16809.

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Résumé :
Che cos’è il cinema del corpo? E il cinema del corpo-animale? E ancora: il cinema può darci la presenza del corpo? Sulla scorta del concetto deleuziano di corpo cinematografico in questo saggio cercherò di condurre – con l’ausilio di alcune pellicole esemplari, film di “genere” e d’autore – un’analisi del cinema del corpo e del corpo-animale che, attraverso la raffigurazione di corpi mostruosi e di corpi sacrificabili, di corpi animali e animalizzati, attraverso il divenire animale di corpi visibili e invisibili, possa contribuire a restituire il discorso al corpo, a portare alla luce una nuova narratività del corpo del vivente e a forzare lo spettatore a credere nel corpo, nei corpi, a credere alla carne: poiché il cinema del corpo-animale è sempre cinema politico, come tale può spingere a un’azione politica, un’azione intesa come cambiamento della nostra postura di fronte all’alterità.
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Pikor, Wojciech. « Rola ofiary w tworzeniu wspólnoty człowieka z Bogiem (Ml 6,1-8) ». Verbum Vitae 8 (14 décembre 2005) : 73–97. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1399.

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Résumé :
Il testo di Mi 6,1-8 tradizionalmente viene considerato como un esempio di critica profetica del culto. In tale prospettiva scompare la questione fondamentale dell'alleanza, segnalata gia dal genere letterario della disputa profetica. Su questo sfondo bisogna situare le domande riguardanti il ruolo del sacrificio nella relazione tra Dio e l'uomo. L'alleanza rimane un dono da parte di Dio che si impegna nella storia umana, fondando una comunione vitale con lsraele sulla base della sua giustizia e misericordia. Questi tre doni divini: comunione, misericordia e giustizia diventano un modello per una risposta dell'uomo al dono dell'alleanza (Mi 6,8). L'analisi esegetica rivela che il profeta non nega il ruolo del culto, ma soltanto cercha di redefinirlo come una manifestazione, un rinnovamento e un rafforzamento dell'alleanza.
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Prag, Jonathan R. W. « Poenus plane est — but who were the ‘Punickes’ ? » Papers of the British School at Rome 74 (novembre 2006) : 1–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003214.

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Résumé :
POENUS PLANE EST — MA CHI ERANO I ‘PUNICKES’?Il termine ‘punico’ (o equivalenti), derivato dal latino ‘Poenus’, è un luogo comune. Il suo uso in ogni caso è frequentemente poco chiaro e contraddittorio. Questo articolo ha due finalità principali: in primo luogo vuole chiarificare Papplicazione del termine ‘punico’, sia nell'uso antico, sia in quello moderno, insieme con termini affini e associati; in secondo luogo intende dimostrare che nell'evidenza sopravvissuta, il termine ‘poenus’ non fu usato prima del I secolo d.C. come etichetta di identità autoattribuita. Una parte cruciale di questa dimostrazione è costituita dall'esame dell'evidenza epigrafica circa l'attribuzione di identità nell'antico Mediterraneo. Si prova che una simile evidenza è in genere sottostimata in rapporto all'uso che si fa delle fonti letterarie per lo studio dell'identità nel mondo classico. L'utilizzo di ‘Poenus’ è quasi interamente letterario; per cui esso è strettamente associato ad una gran quantità di stereotipi (generalmente negativi). Ciò rende il termine problematico nell'uso come un termine descrittivo culturale nella letteratura moderna.
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Bertoloni, Luca. « Commedia, mini-musical e flussi mediali : L’Inferno in sei minuti degli Oblivion ». Dante e l'Arte 9 (22 décembre 2022) : 131–48. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.172.

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Résumé :
In questo saggio si metteranno in mostra, attraverso una prospettiva mediologica e intersemiotica, i meccanismi testuali, intertestuali e performativi con cui il gruppo teatrale-musicale italiano Oblivion ha ri-mediato la prima cantica della Commedia dantesca in un prodotto audiovisivo e performativo ibrido – un mini-musical dal titolo L’Inferno in sei minuti –, che affonda le radici in più immaginari, da quello letterario fino al paesaggio intermediale alimentato dalla popular music italiana. Tale occasione permette anche di riflettere – più in generale – sulle modalità con cui un’opera letteraria ben impressa nell’immaginario nazionale può essere ri-mediata nel contesto postmediale, consentendo nello stesso tempo una riflessione sugli approcci mainstream alla conoscenza di Dante, la quale risulta fortemente vincolata al canone scolastico, come si può notare analizzando i prodotti realizzati dagli Oblivion legati alle opere letterarie.
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Ascheri, Mario, et Paola Maffei. « CONSILIA EXTRAVAGANTIA. UN REPERTORIO IN CORSO D’OPERA ». Revista Española de Derecho Canónico 77, no 188 (1 janvier 2020) : 67–85. http://dx.doi.org/10.36576/summa.130953.

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Résumé :
L’importanza della letteratura consiliare, pur rilevata sporadicamente in precedenza, è stata messa in luce a partire dagli anni Cinquanta; da allora un sempre maggior numero di studi è stato dedicato a questo genere letterario. I consilia furono forse il maggior veicolo di penetrazione dell’insegnamento giuridico nella prassi e la loro ampia circolazione manoscritta, come singoli pezzi oppure come raccolte, si confermò e si amplificò con la stampa a caratteri mobili. Intendiamo censire quella parte della letteratura consiliare difficilmente individuabile, vale a dire i consilia di un autore pubblicati in raccolte altrui oppure in raccolte tematiche o all’interno di opere di altro tipo; e inoltre le sottoscrizioni, le allegazioni, i nomi degli estensori di pareri non inclusi e ricordati per aver consiliato nella stessa causa, e altre particolarità. Lo spoglio sarà circoscritto, almeno per il momento, alle edizioni di consilia presenti nella biblioteca di Domenico Maffei, famosa per la sua ricchezza e particolarmente «completa» riguardo alla letteratura consiliare. I risultati della catalogazione verranno offerti via via online ad accesso aperto
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Caciorgna, Marilena. « Heroum virtutes : Intessere eroi, intessere tele, intessere chiose, “artigiani” del mondo antico ». Quaderns d’Italià 26 (3 décembre 2021) : 59–80. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.513.

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Résumé :
Le fil rougedi questo breve saggio è l’arte del “tessere” che lega gli antichi ai “moderni”: dall’èkphrasisdi Catullo intessuta nella coperta nuziale alla spalliera di Girolamo del Pacchia con l’abbandono di Arianna fino alle eroine intrecciate da artisti del Rinascimento, da Penelope che tesse il sudario di Laerte a Minerva maestra nell’arte della tessitura ai commentatori dei testi antichi, umanisti-artigiani che intessono chiose, contaminano fonti e creano nuovi “tessuti narrativi”, come nel caso delle spalliere de Musée du Petit Palais di Avignone raffigurantiStorie di Minosse, Pasifae, Teseo, Arianna e Fedra. Letterati spesso dimenticati, “artigiani del mondo antico”, chiosatori anonimi, ma che hanno influito sull’iconografia dei dipinti del Quattro-Cinquecento sia attraverso le loro postille che servono a intessere il ductusnarrativo sia come ideatori del programma consultati da committenti prestigiosi e attentamente seguiti da artisti in cerca di ispirazione.
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Nelting, David. « »...l’aere ne tremesse.« ». Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no 1 (23 septembre 2020) : 38–52. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0004.

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Résumé :
RiassuntoCon questo saggio si intende in primo luogo mostrare come Dante si conformi all’osservazione fisica di Alberto Magno, secondo cui l’orecchio umano sente solo quello che si trasmette »cum aere tremente«, evocando con l’emistichio »l’aere ne tremesse« (Inf. I, 48 secondo la grafia dell’Edizione Nazionale) un suono ben preciso: il ruggito del leone, che ostacola il cammino di Dante, rappresentando il peccato capitale della superbia. L’immagine dell’aria tremante attesta così sia la forte tendenza dantesca a produrre effetti sinestetici sia la sua integrazione delle dottrine fisiche contemporanee nel discorso poetico. In secondo luogo, l’emistichio sarà preso in considerazione come citazione del sonetto »Chi è questa che vèn« di Guido Cavalcanti. Si mostrerà così come Dante impieghi l’immagine dell’aria tremante, proprio perché citazione di Cavalcanti, a fini già attestabili per la Vita Nova: per distanziarsi dal predecessore, evidenziando la necessità di superare quel genere di lirica d’amore profana e così fondare una nuova poetica ‘sacrale’.
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Brysiak, Anna Małgorzata. « “La luna è piena e il lago riposa tranquillo. O quasi.” Percorsi nella prosa notturna di Fleur Jaeggy ». Quaderni d'italianistica 43, no 1 (26 janvier 2023) : 169–83. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v43i1.40185.

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Résumé :
L’articolo intende mostrare la pervasività della figura della notte nell’opera narrativa di Fleur Jaeggy e segnalare dei percorsi nella sua prosa, partendo dal fascino dell’autrice per la notte, momento elettivo della sua creazione oltre che sfondo costante delle sue opere letterarie. Della rappresentazione della notte in Jaeggy viene posta in primo piano la dimensione perturbante, enigmatica e spiazzante, propria dei personaggi così come della poetica dell’autrice. Ancora, il saggio si propone di mostrare la ricca, originale e multiforme centralità dell’esperienza e dell’immaginario della notte nella prosa di Jaeggy e nel suo mondo letterario, individuando passaggi in cui la notte si manifesta ora quale luogo dell’anima, ora spazio di incontro con fantasmi e doppi, ora punto di congiunzione fra dimensione spirituale e spettrale. Si indagano infine gli scenari tenebrosi in cui i protagonisti di Jaeggy trovano una forma di apparente distacco o, addirittura, di preparazione alla morte.
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de Stefani, Lorenzo. « "Devesi parlare al popolo". Toponomastica risorgimentale e lapidi commemorative nel dibattito in consiglio comunale a Milano, 1859-1878 ». STORIA URBANA, no 132 (février 2012) : 53–81. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132003.

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Résumé :
Il saggio affronta il tema della toponomastica come strumento di rafforzamento del sentimento nazionale dopo l'annessione di Milano al regno di Sardegna e successivamente allo stato italiano. Sono stati presi in considerazione i dibattiti in seno al Consiglio comunale circa il valore evocativo della titolazione delle strade ai principali simboli del Risorgimento nazionale e ai personaggi eccellenti nel campo delle lettere, delle arti, delle scienze, con particolare riferimento a quelli, nati a Milano o qui provvisoriamente residenti in qualche tempo, che hanno influenzato la vita civile, artistica e letteraria della cittŕ. L'operazione di "costruzione della memoria" lega insieme la necessitŕ di razionalizzare e modernizzare la cittŕ che si apprestava a diventare la "capitale morale" dello stato unitario (come confermato nella legislazione comunale e provinciale del 1865) con la preoccupazione di tenere vive le memorie locali, da far convivere in armonia con l'azione di costruzione della nazione dal punto di vista della lingua e delle memorie collettive. Ciň si unisce alla determinazione di celebrare i principali eventi della storia civile affiggendo lapidi come sintesi di un compendio della storia locale da offrire per la costruzione del popolo.
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Criveller, Claudia. « Andrej Sinjavskij, il ‘nobile brigante’ ». Mnemosyne, no 5 (15 octobre 2018) : 11. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i5.14243.

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Résumé :
Nella seconda parte del XX secolo in Unione Sovietica accanto alla letteratura ufficiale del canone realista socialista si diffuse ampiamente la letteratura clandestina del samizdat, nel cui contesto la letteratura autobiografica e memorialistica occupa un posto centrale. Un primo filone tenta di ristabilire la verità dei fatti storici, un secondo utilizza invece gli strumenti della letterarietà, fondendo elemento reale e invenzione, al fine di cercare una verità individuale e al tempo stesso universale più elevata. Il presente lavoro indaga il caso di Andrej D. Sinjavskij (1925-1997), vittima della repressione sovietica. Nelle sue opere autobiografiche Buona notte ! e Una voce dal coro egli utilizza diversi procedimenti autofinzionali (creazione di un personaggio alter-ego come il santo folle della tradizione, l’archetipo letterario dell’uomo superfluo, il personaggio delle fiabe russe del sempliciotto, nonché l’uso del paratesto e di elementi strutturali diversi). Il saggio indaga l’uso dello pseudonimo di Abram Terz, personaggio tratto dal folclore ebraico di Odessa.
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Molteni, Ilaria. « High cultures e low cultures visualizzate : le metamorfosi del “Sacro Catino” di Genova tra temi cavallereschi e miti di fondazione ». Eikon / Imago 11 (1 mars 2022) : 107–18. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.78846.

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Il “Sacro Catino”, oggetto esotico giunto a Genova intorno al 1100, riceve diverse identificazioni tra XII e XIII secolo: da manufatto meraviglioso a santo Graal, reliquia della Passione. Analizzando le identificazioni del catino alla luce del dialogo con il mondo letterario, questo saggio indaga la trasformazione di temi esclusivi e complessi in elementi della memoria cittadina. L’articolo si concentra dapprima sull’appropriazione del motivo del Graal, e mostra come proprio il trattamento visuale che il tema riceve nei romanzi arturiani fa di questa letteratura il veicolo ideale per identificare il catino con il Graal e visualizzare così dogmi e misteri eucaristici. La seconda parte prende in esame il luogo in cui l’associazione catino-Graal viene fissata, la Chronicadell’arcivescovo di Genova Jacopo da Varagine, e descrive come quest’opera sia all’origine della costruzione di una scenografia monumentale dedicata ai miti di fondazione genovesi che trova posto nella cattedrale e alla quale partecipa anche il catino. Il catino è dunque coinvolto in un rapporto di circolarità tra letteratura tradizionalmente destinata a pochi e monumentalizzazione dei temi letterari e al contempo è testimonianza visuale e tangibile di strategie che sfruttano la gradazione di piani culturali high e low per la costruzione della memoria collettiva.
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Miglietta, Annarita. « MORFOLOGIA DIACRONICA E PARITÀ DI GENERE ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (28 juillet 2022) : 861–78. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18331.

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Résumé :
Il presente saggio s’inserisce nel filone degli studi sulla discriminazione di genere, in particolare focalizza l’attenzione su alcune dissimmetrie morfologiche. Lo studio, basato sull’utilizzo di dizionari cartacei e digitali, si propone di dimostrare come l’italiano, lingua che ha una potente risorsa morfologica, talvolta, soprattutto per la denominazioni di alcune professioni – ingegnera, architetta, avvocata e giudice – incorra in blocchi di regole sicuramente non dovuti alla grammatica, ma dipendenti da una visione del mondo declinata al maschile (non di rado radicata ed introiettata dalle stesse donne) e dal contesto extralinguistico che ne impediscono la normale applicazione. Ai fini della presente ricerca, per un’indagine che tenga conto della variazione nella frequenza d’uso dei nomi delle professioni oggetto d’analisi in un arco temporale abbastanza ampio, dal 1800 al 2019, è stato utilizzato Ngram Viewer, un programma di Google, che consente di fare analisi su corpora di testi di numerose lingue, compresa l’italiana. Diachronic morphology and gender equality This paper is part of the study of gender discrimination, in particular focused on some morphological dissymmetries. The study, based on the use of printed and electronic dictionaries, aims to demonstrate how Italian, a language that has a powerful morphological resource, sometimes especially for the denominations of certain occupations – engineer, architect, lawyer and judge – encounters rule blocks certainly not due to grammar, but dependent on a male-oriented worldview (not infrequently rooted and introjected by women themselves) and by the extralinguistic context that impedes normal application. For the purposes of this study, for a survey that takes into account the change in the frequency of use of the names of the professions under analysis in a fairly wide time span- from 1800 to 2019- Ngram Viewer, a Google program, was used to analyze corpora of texts of many languages, including Italian.
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Moslemani, Fadil. « “Come un pesce entro due acque”. Alcune annotazioni sull’intima duplicità del fanciullo penniano ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 1 (1 février 2018) : 181–92. http://dx.doi.org/10.1177/0014585817746642.

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Résumé :
La poesia di Sandro Penna costituisce un caso letterario sui generis nel Novecento poetico italiano. Fedele a un monotematismo incentrato sulla figura del personaggio-mito del fanciullino, il poeta perugino, a partire dalla sua prima raccolta ( Poesie, 1939), perviene efficacemente a “riesumare”, rielaborandola attraverso la propria soggettività di uomo-poeta, l’immagine multiforme del fanciullo di pascoliana memoria. Prendendo in esame la vasta produzione lirica di Penna, il saggio che qui proponiamo intende porre in evidenza alcuni dei punti salienti della poetica penniana del fanciullo in rapporto all’“archetipo” elaborato da Giovanni Pascoli e, più in generale, rispetto alla tradizione critica e poetica del Novecento. Dai contorni talvolta arcani, la figura del fanciullo, in Penna, si contraddistingue sovente per la sua duplicità, in quanto opera sia da vero e proprio oggetto dei desideri del poeta, sia da intima “presenza interiore” (di pascoliana memoria) volta a conferire allo scrittore un’aura di apparente ingenuità e bambinesca innocenza. Nella convinzione che la duplice natura del fanciullino costituisce uno dei maggiori elementi di interesse riscontrabili nella lirica considerata, il presente contributo, attraverso un tentativo di analisi di tale doppiezza, si prefigge pertanto di scrutare la “poetica del fanciullo” allo scopo di meglio contestualizzarla all’interno dell’intero corpus poetico penniano.
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Messina, Patrizia. « Trasferimento di tecnologia e scienza politica : il caso dello spin-off dell'università di Padova sherpa srl ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (décembre 2018) : 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003009.

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Nella concezione fordista dello sviluppo il "trasferimento tecnologico" viene riferito in modo pressoché esclusivo alla produzione di brevetti e spin-off provenienti dalle discipline ad alto contenuto tecnologico, tipico dei politecnici, finalizzati in genere alla produzione industriale. Nell'ambito di una economia della conoscenza, invece, il trasferimento di tecnologia viene inteso principalmente come "condivisione di sapere codificato" e riguarda l'intera gamma della conoscenza scientifica applicata, in grado cioè di generare innovazione nei processi di produzione del benessere della collettività. In questa seconda accezione del termine gli studi sulle politiche di sviluppo locale hanno permesso di elaborare un "sapere esperto" in grado di accompagnare gli attori locali in un percorso collaborativo di design e implementazione di strategie di sviluppo nell'ambito di processi di policy design partecipativi. Il saggio focalizza l'attenzione sull'esperienza maturata sul campo a questo riguardo, presentando il caso dello spin-off dell'Università di Padova Sherpa srl.
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Isse, Renan. « La lettura come attività pedagogica : l’uso della favola come strumento da trasmettere valori ». Revista Italiano UERJ 12, no 2 (13 juillet 2022) : 15. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67582.

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ABSTRACT: Il presente articolo si propone a presentare una riflessione sulla funzione sociale della letteratura per i giovani e per i bambini e anche un punto di vista specifico di questo tipo di testo come strumento che serve alle indicazioni pedagogiche di trasmissione di valori e rinforzo di paradigme. Privilegiamo il genere favola, poiché è un genere classico indicato ai bambini a causa degli elementi costitutivi e di promuovere un senso moralizzante alla fine della lettura. Inoltre, indichiamo che i messaggi trasmessi attraverso il testo letterario infantile, e sopratutto la morale, richiedono che il lettore sia capace di articolare i suoi livelli di conoscenza per finalmente dare senso al testo letto, ossia, che il lettore supere la lettura semplice. Per illustrare l’argomento, ricerchiamo la favola Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino seguendo alcuni riflesione sulla letteratura infantile in quanto riguarda al suo uso come strumento il cui scopo sarà lo sviluppo della competenza lettora dei lettori. Valuteremo, pertanto, l’importanza delle pratiche di lettura per raggiungere questo obbiettivo.Parole chiave: Letteratura infantile. Favola. Pinocchio. Pratiche di lettura. Scolarizzazione. RESUMO: O presente artigo busca propor uma reflexão sobre a função social da Literatura Infantojuvenil, bem como apresentar uma visão específica desse tipo de texto enquanto instrumento que serve aos propósitos pedagógicos de transmissão de valores e reforço de paradigmas. Privilegiamos o gênero fábula, por se tratar de um gênero clássico indicado às crianças devido aos elementos constituintes e de promover um sentido moralizante ao fim da leitura. Além disso, indicamos que as mensagens transmitidas pelo texto literário infantil, e sobretudo a moral, precisam que o leitor seja capaz de articular todos os seus níveis de conhecimento para enfim dar sentido ao texto lido, ou seja, que o leitor supere a leitura simples. Para ilustrar a argumentação, analisamos a fábula Le aventure di Pinocchio: storia di un burattino à luz de algumas reflexões sobre a literatura infantil, no que diz respeito ao seu uso como instrumento cujo objetivo será o desenvolvimento da competência leitora dos leitores. Valorizaremos, portanto, a importância das práticas de leitura para esse objetivo.Palavras-chave: Literatura infantil. Fábula. Pinocchio. Práticas de leitura. Escolarização. ABSTRACT: The following article proposes a reflection on the social role of children literature, as well as presenting a specific point of view of this kind of text as an instrument that follows the pedagogic indication of conveying values and reinforcing paradigms. We privilege the genre fable since it is a classic genre recommended to children because of its constitutive elements and because it proposes a moral sense at the end of the reading. Besides, we indicate that the messages conveyed through the literary text, mainly its moral, need the reader to be able to articulate all their levels of previous knowledge so they could finally create a new meaning to the text, that is, the reader needs to overcome the simple reading. To illustrate the arguments, we analyse the fable Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino following a few readings on children literature, when it comes to its use as an instrument whose purpose is developing readers’ reading competence. We will accept, therefore, the importance of reading practices towards this goal.Key words: Children literature. Fable. Pinocchio. Reading practices. Schooling.
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Borlini, Barbara, Clara Melzi et Francesco Memo. « Mobilitŕ, accessibilitŕ ed equitŕ sociale ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 94 (avril 2011) : 86–102. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094007.

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Il saggio si occupa delle nuove forme di disuguaglianza nell'accesso alle risorse urbane emergenti nella cittŕ contemporanea. Inizialmente riferito ai luoghi di destinazione degli spostamenti e ai costi diretti e indiretti sostenuti per raggiungerli, il concetto di accessibilitŕ urbana ha allargato la sua valenza e riguarda oggi le differenziate abilitŕ/possibilitŕ che individui e gruppi sociali hanno di contrattare a proprio favore i tempi e gli spazi della vita quotidiana, in modo da compiere le pratiche e mantenere le relazioni che essi ritengono significative per la propria vita sociale. I vincoli all'accesso alle risorse urbane possono essere analizzati facendo riferimento ad un insieme composito di fattori e concause, che rimandano a forme di disuguaglianza sociale sia classiche (reddito, livello culturale, etŕ, genere...) che inedite (sovranitŕ nell'uso del tempo, capitale di mobilitŕ, residenzialitŕ...), come pure alle caratteristiche del sistema infrastrutturale e di trasporto e all'organizzazione e allocazione spazio-temporale delle attivitŕ. Il saggio č composto da una sezione teorica e da una sezione empirica. La sezione teorica č finalizzata a chiarire alcuni nodi problematici relativamente alla definizione del concetto di accessibilitŕ e al nesso mobilitŕ-accessibilitŕ-equitŕ sociale. La sezione empirica presenta i risultati di una ricerca sulle relazioni tra localizzazione residenziale, dotazione di servizi di prossimitŕ e accesso alleurbane realizzata tramite indagine campionaria a famiglie con figli residenti in quartieri centrali, periferici e periurbani di tre aree metropolitane italiane (Milano, Bologna e Torino).
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Bartolotta, Salvatore, et Mercedes Tormo-Ortiz. « Egeria, testimonie dello scambio epistolare tra donne nell’antichità cristiana ». Estudios Románicos 28 (19 décembre 2019) : 47–63. http://dx.doi.org/10.6018/er/379691.

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Egeria was a traveler of antiquity, mulier fortis, traveler of race. Her trip took her to the end of the world, with a double motive: historical and spiritual. She left his homeland, in the Spanish Gallaecia, to his community, the uenerabiles sorores, with the Bible as a guide on his way. For three years, at the end of the fourth century, it will travel through the Holy Land and the Near East with one sole objective: the study of the Bible. The trip of Egeria is narrated in a manuscript called Peregrinatio Egeriae, found by Gamurrini in 1884 in the Italian city of Arezzo, which is actually a letter announcing a new literary style: travel literature. Egeria fu una viaggiatrice dell’antichità, una mulier fortis, una viaggiatrice di razza. Il suo viaggio la portò ai confini del mondo con una duplice motivazione, una storica e una spirituale. Lasció la sua patria, la Gallaecia hispana, la sua comunità, le uenerabiles sorores, portando con sé, durante il suo cammino, come guida, la Bibbia. Per tre anni, alle fine del IV secolo, percorse la Terra Santa e il Medioriente con un solo obiettivo: lo studio della Bibbia. Il viaggio di Egeria è narrato in un manoscritto chiamato Peregrinatio Egeriae, scoperto da Gamurrini nel 1884 nella città italiana di Arezzo, ma, in realtà, si tratta di una lettera che annuncia un nuovo genere letterario: la letteratura di viaggio.
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Popovic, Dusan. « Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila ». Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no 45 (2008) : 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Di Dio, Tommaso. « lavoro per un'antologia ». Polisemie 3 (22 mai 2022) : 23–40. http://dx.doi.org/10.31273/polisemie.v3.822.

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Résumé :
It is almost expected for an anthology of contemporary poetry to adapt to certain assumptions, which editors seem to repeat almost inadvertently, such as the distinction of poets by generations or the creation of individual sections opened by the authors’ biographies. Yet, several considerations on the contemporary historical setting and on how this influences the landscape of contemporary poetry (e.g., the pervasiveness of web connections that leads to a sort of widespread and multimedial textuality, while the printed book surprisingly maintains a certain specific relevance, as well as the development of the genre of scientific studies towards fiction, opening new ways for authors to explore) invite us to look for a different approach. The essay analyses the formal principles of some of the most important Italian poetic anthologies published during the last fifty years in order to propose a new form of anthology, which spans from a theatrical dimension (a few selected authors on the poetic scene) to the idea of the anthology as landscape (an ecosystem of a variety of authors, constantly remoulded by the interaction with new poetic writing). The essay will highlight both the advantages and the risks inherent to this approach. Un'antologia della poesia contemporanea sembra doversi adeguare ad alcuni assunti, ripetuti quasi inavvertitamente, come per esempio la distinzione dei poeti per generazioni oppure la loro scansione per biografie. Eppure, una molteplicità di considerazioni sulla situazione storica contemporanea e su come essa influenzi il panorama della poesia (per esempio la pervasività delle connessioni informatiche che conduce ad una sorta di testualità diffusa e multimediale, la contemporanea sorprendente permanenza del formato libro, ma anche lo sviluppo finzionale del genere saggistico che suggerisce nuove vie autoriali agli studi) invita ad immaginare un diverso approccio. Discutendo i principi formali di alcune delle principali antologie degli ultimi cinquant'anni, si arriva a ipotizzare una nuova forma: da un'idea teatrale dell'antologia (pochi selezionati autori sulla scena poetica), ad un'idea paesaggistica (una varietà di autori nel divenire degli scritti di poesia). Il saggio ne sottolineerà vantaggi e rischi.
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Musio, Alessio. « Differentemente. Per un’etica dell’accomodamento ragionevole / Differently. For a reasonable accommodation ethics ». Medicina e Morale 67, no 6 (25 janvier 2019) : 641–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.560.

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Nel testo della Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità (2007) l’espressione “accomodamento ragionevole” è decisiva. Se lo scopo è quello di promuovere «il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità» (così l’art. 1), la categoria di “accomodamento ragionevole” emerge sin da subito come il mezzo riflessivo di tale finalità. Scopo del presente saggio è riflettere sul significato etico dell’accomodamento ragionevole, alla luce di una riflessione sul rapporto tra uguaglianza e differenza umane. L’uguaglianza come equità, infatti, non ha nulla a che vedere con l’egualitarismo. L’ideale morale dell’uguaglianza richiede, al contrario, un’etica che sappia valutare il tema delle differenze, andando oltre il tema della sola diversità di genere (maschile/femminile), per pensare direttamente i temi della disabilità. Ne deriva la possibilità di rispondere a quell’indifferenza che nell’epoca delle tecno-scienze tende a diventare, da semplice fatto, una vera e propria cultura antitetica alle logiche della giustizia sociale e dell’amore. ---------- “Reasonable accommodation” is a fundamental term for The United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities (2007). If the aim is to promote “the full and equal enjoyment of all human rights and fundamental freedoms by all persons with disabilities” (Article 1), the category of “reasonable accommodation” emerges immediately as the reflective means of this purpose. The aim of the present article is to reflect on the ethical meaning of reasonable accommodation, in the light of a reflection around the relationship between equality and human difference. In fact, equality as fairness, has nothing to do with egalitarianism. The moral ideal of equality requires, on the contrary, an ethic able to evaluate the topic of differences, going beyond the theme of gender diversity (male/female), in order to think directly about the issues of disability. The result is the possibility of responding to the indifference that in the age of techno-sciences tends to become, from a simple fact, a true antithetical culture to the logic of social justice and love.
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Rosenberg, Daniel. « Eliciting Deviation ». Chiasmi International 21 (2019) : 225–38. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192121.

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In his discussions on literature, Merleau-Ponty often turns to the notion of deviation as a constitutive principle of literary language. Deviation indicates the capacity of a literary work (and other aesthetic objects) to transgress against its own limits and to offer an experience of otherness, or alterity. This alterity is not given in the work, but is constituted by the recipient through the more visceral and physical aspects of literary language. The recipient of the work thus adopts a second voice: that of the author or creator of the work, which is absent from the text yet is reconstructed by the reader in a post hoc manner. The analysis of Merleau-Ponty’s ideas is complemented using the aesthetic insights of Paul Valéry, from which the philosopher was greatly inspired. The essay further explores the way in which the notion of literature as deviation illuminates other aspects in Merleau-Ponty’s theory of language.Dans son examen de la littérature, Merleau-Ponty se penche souvent sur la notion d’écart considérée en tant que principe constitutif du langage littéraire. L’écart indique la capacité d’une oeuvre littéraire (et d’autres objets esthétiques) de dépasser ses propres limites et d’offrir une expérience d’autrui, de l’altérité. Cette altérité n’est pas donnée dans l’oeuvre, mais elle est constituée par le destinataire à travers les aspects les plus viscéraux et les plus physiques du langage littéraire. Le destinataire de l’oeuvre adopte ainsi une deuxième voix : celle de l’auteur ou du créateur de l’oeuvre, qui est absente du texte mais est reconstituée après coup par le lecteur. L’analyse de la réflexion de Merleau-Ponty est complétée à partir des intuitions esthétiques de Paul Valery, dont le philosophe a été largement inspiré. Cet article explore ensuite la manière dont la notion de littérature comme écart nous permet de mettre en lumière d’autres aspects de la théorie du langage de Merleau-Ponty. Nelle sue riflessioni sulla letteratura Merleau-Ponty si rivolge spesso alla nozione di scarto quale principio costitutivo del linguaggio letterario. Lo scarto indica la capacità di un’opera letteraria (o di un altro oggetto estetico) di oltrepassare i propri limiti, offrendo così l’esperienza di un’alterità. Quest’alterità non si dà nell’opera, ma è costituita dal destinatario attraverso gli aspetti più fisici e viscerali del linguaggio letterario. Così il destinatario dell’opera adotta una seconda voce, quella del creatore o dell’autore, che è assente dal testo e tuttavia è ricostruita dal lettore a posteriori. L’analisi delle riflessioni merleau-pontiane è integrata a partire dalle intuizioni estetiche di Paul Valery, da cui il pensiero del filosofo fu ampiamente ispirato. Il saggio esplora inoltre il modo in cui la nozione di letteratura come scarto ci consenta di illuminare altri aspetti della riflessione merleau-pontiana sul linguaggio.
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Biondi, Teresa. « Donne in rivalsa e nuove “simboliche dei corpi femminili” tra antropomorfismo filmico, moda e idealismo di genere nel primo periodo del cinema viscontiano ». dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, no 35 (29 juillet 2022) : 55–82. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i35.1414.

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Il verismo filmico viscontiano riguarda il racconto delle trasformazioni identitarie degli italiani dal dopoguerra al boom economico, e si basa sulla rappresentazione del contesto psico-socio-antropologico in cui “modelli di donne della contemporaneità” appaiono per tratti erotizzati, e sempre emblematici di tentativi di una rivalsa femminile ancora in germe. Nei primi film di Visconti questo particolare aspetto prende dunque forma in toni solo idealmente progressisti e non concreti, rappresentati in personaggi interpretati da dive del tempo quali Giovanna-Calamai in Ossessione (1943), Maddalena-Magnani in Bellissima (1951) e Pupe-Schneider ne Il lavoro (1962). Alla base dei potenziali espressivi di queste opere vi è il valore antropomorfico del cinema, descritto in un suo saggio famoso che sembra più una “dichiarazione di intenti”, un preambolo ai suoi film atto a evidenziare la capacità, tutta da costruire, di riprodurre il valore dell’autenticità umana nella recitazione attoriale e nella scena, o a partire dagli aspetti materiali di cui è composta. Proprio la teoria filmica alla base dei suoi film e la correlata rappresentazione scenica, sia nelle forme simboliche costruite dalla regia, sia in quelle materialistiche dell’insieme di scenografie, costumi e fabbisogno scena, inizialmente assumono i tratti del neorealismo, o come egli precisava del “verismo umano” del quale manterrà sempre il carattere, anche nei film del secondo periodo definito dalla critica barocco e decadentista. Questo cambiamento sarà determinato dalla comprensione che il boom economico e il correlato avvento di una nuova società capitalista hanno cambiato radicalmente la vita e la cultura degli italiani, e non sempre verso il meglio. Per narrare tale cambiamento Visconti definirà nuove forme del racconto “realisticamente pre-strutturate” che mostrano, nella ricchezza della materialità degli ambienti e dei costumi, gli aspetti simbolici di un nuovo verismo umano degenerato dal denaro e spesso celato dietro la maschera dell’apparente crescita sociale. A partire da questo discorso si analizzano i tre personaggi femminili citati sopra, con particolare attenzione a Pupe-Schneider, caso di studio scelto per le particolari connotazioni drammaturgiche costruite tramite elementi barocchi della scena e costumi/abiti del marchio Chanel.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. « «In pubblico» : tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio» : sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio ». Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no 2 (23 décembre 2022) : 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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Tasini, Francesco. « El Libro di ricercate a qvattro voci (1575) de Rocco Rodio y algunas consideraciones sobre relaciones entre Nápoles y España en el siglo XVI ». Anuario Musical, no 69 (30 décembre 2014) : 99. http://dx.doi.org/10.3989/anuariomusical.2014.69.164.

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Tras un breve repaso de los estudios musicológicos centrados en las relaciones que la música para tecla de los siglos XVI y XVII creó entre Nápoles y España, el ensayo se centra de manera casi exclusiva, y desde un punto de vista analítico y estilístico, en el «Libro di ricercate a qvattro voci di Rocco Rodio con alcvne fantasie sopra Varii canti fermi» publicado en Nápoles por Gioseppe Cacchio dall’Aquila en el 1575. El libro de Rocco Rodio («Rocchus Rodius Civitatis Barensis»; Bari, 1530ca - Nápoles, 1615ca) constituye la primera impresión en partitura, forma que será muy usada en Nápoles a finales del siglo XVI e inicios del XVII. Experimentará este fenómeno editorial una importante expansión a nivel nacional y europeo durante todo el siglo XVII, y aún durante el siglo XVIII se encuentran ejemplos. El análisis formal y estilístico de las composiciones publicadas en esta obra (cinco Ricercate, cuatro Fantasie sobre Canti Fermi y sobre La mi re fa mi re) muestra la “modernidad” y el progresismo del autor: las Ricercate del cual son una elaboración de la práctica coeva de la improvisación y la diminución que se aplicaba en los motetes polifónicos vocales y en los madrigales con affetti; las Fantasie representan un soberbio ejemplo de invención y maestría que se inscribe no sólo en el campo de la composición «osservata» para tecla, sino que representa un modelo ejemplar en el ambiente más amplio de la ferviente producción vocal, didáctica y experimental de la escuela polifónicoinstrumental entre Nápoles, Roma y España. [it] Il Libro di ricercate a qvattro voci (1575) di Rocco Rodio e alcuni rilievi sui rapporti tra Napoli e la Spagna nel XVI secolo. Il saggio, dopo una sintetica messa a punto sugli studi musicologici relativi ai rapporti intercorsi tra Napoli e la Spagna in particolare nel campo della produzione tastieristica dei secoli XVI-XVII, si occupa in maniera pressoché esclusiva – sotto il profi lo analitico e stilistico – del LIBRO DI RICERCATE A QVATTRO VOCI DI ROCCO RODIO CON ALCVNE FANTASIE SOPRA VARII CANTI FERMI, pubblicato a Napoli da Gioseppe Cacchio dall’Aquila nel 1575. Il libro di Rocco Rodio («Rocchus Rodius Civitatis Barensis»; Bari, 1530ca-Napoli, 1615ca) costituisce la prima stampa in assoluto apparsa in partitura, un sistema particolarmente seguìto a Napoli tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII e che troverà un significativo impiego a livello nazionale ed europeo lungo tutto il corso del Seicento, con esempi anche nel Settecento. L’analisi formale e stilistica delle composizioni contenute nella stampa (cinque Ricercate, quattro Fantasie su Canti Fermi e su La mi re fa mi re) mostrano la scrittura ‘moderna’ e progressiva dell’autore, le cui Ricercate sono per così dire una rifrazione della coeva prassi improvvisativa e diminutiva che si esercitava nel mottetto polifonico vocale e nel madrigale affettuoso; le Fantasie costituiscono un superbo esempio di invenzione e maestria compositiva da leggersi non esclusivamente nell’alveo della tradizione del genere «osservato» nel campo tastieristico, ma vanno intese come il modello esemplare scaturito nell’ambiente più ampio della fervente letteratura vocale, didattica e sperimentale della scuola polifonicostrumentale tra Napoli, Roma e la Spagna.
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Goethals, Jessica. « «Cadde a tai note» : il lamento tra la Flora feconda e La selva di cipressi di Margherita Costa ». altrelettere, 3 février 2023. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-69.

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Nel 1640 Margherita Costa dedicò al granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici Flora feconda, un poema epico in onore della nascita del suo primo figlio. In quest’opera gli eroi Zeffiro e Flora (personaggi che raffigurano Ferdinando e la sua consorte Vittoria della Rovere) intraprendono un viaggio nel Mediterraneo fino all’oracolo di Giove per chiedere al dio il permesso di procreare. Il poema permise a Costa di mostrare la sua versatilità letteraria attraverso un adattamento innovativo di modelli offerti da figure come Ovidio e Ariosto. Il saggio esamina in particolare la rivisitazione di Costa del topos della donna abbandonata presente nella tradizione letteraria e musicale del lamento amoroso. Quando l’infante dei Medici morì dopo pochi giorni dal parto, la poetessa fu costretta a modificare il testo aggiungendo un decimo canto che prende la forma del lamento politico, un altro tipo di lamento allora in voga. L’unione di questi due sub-generi viene replicata nelle altre due successive opere pubblicate in quello stesso anno: una versione drammatica del poema intitolata La Flora feconda e la raccolta di poesie lugubri La selva di cipressi. In queste opere, come il saggio dimostra, Costa gioca con le convenzioni del lamento sia in termini di genere letterario-teatrale che di ruoli legati al gender dei personaggi.
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Baricci, Erica. « LINGUAGGIO, COMICITÀ E PERSONAGGIO FEMMINILE NELL’EPITALAMIO GIUDEO-CATALANO PIYYU ? NA’EH ». Specula : Revista de Humanidades y Espiritualidad 5, no 1 (31 janvier 2023). http://dx.doi.org/10.46583/specula_2023.1.1099.

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Ad oggi sono noti alla comunità scientifica cinque epitalami giudeo-catalani, conservati in due manoscritti (Gerusalemme, Biblioteca Nazionale Universitaria, ms. 8° 3312 e Oxford, Bodleian Library, ms. Lyell 98) risalenti a metà XV secolo e provenienti da ambiente provenzale. Tra questi, una particolare attenzione spetta a piyyu? na’eh, un ‘canto festivo’ pensato per i festeggiamenti che seguono il rito nuziale. Questo canto è una parodia, dai toni umoristici e dalle forti allusioni erotiche, che si presenta in forma di dialogo tra i due sposi, un vecchio e una ragazza. Il primo non vuole consumare l’amore, data l’età, ma, per l’insistenza della moglie, le propone infine di farsi sostituire da un baldo giovanotto. L’interesse di questo testo riguarda innanzitutto il linguaggio, e in secondo luogo la sua forma letteraria. Per quanto riguarda il linguaggio, esso è scritto in un giudeo-catalano in cui la componente ebraica è sottilmente intrecciata a quella romanza. Gli ebraismi sono funzionali a suscitare il riso del pubblico, perché calati in un contesto triviale in cui la loro sacralità originaria crea un forte e comico contrasto. Alcuni dei termini ebraici hanno mutato il loro significato, assumendone uno connotato, secondo un fenomeno di slittamento semantico tipico dei Jewish Languages. Per questa ragione, piyyu? na’eh è anche un prezioso testimone linguistico di una fase poco attestata, perché alquanto antica, del giudeo-catalano parlato. A livello letterario, piyyu? na’eh è un testo assai ricercato, i cui toni ‘popolareggianti’ sono ottenuti attraverso un sapiente uso del linguaggio ‘colloquiale’, della metrica, della caratterizzazione stereotipica dei personaggi. In questo saggio, presento innanzitutto l’analisi semantica della componente ebraica, approfondendo le varie categorie linguistiche e/o stilistiche in cui possono essere fatti rientrare gli ebraismi del testo, per mostrare come questa dinamica riproduca ed esasperi per intenti comici la prassi linguistica quotidiana degli ebrei catalani dell’epoca e costituisca, dunque, sia un fatto stilistico, sia una preziosa testimonianza storico-linguistica. In secondo luogo, mostro come piyyu? na’eh sia stato composto da un autore dotto che disponeva di fonti letterarie ebraiche e romanze e propongo una contestualizzazione di questo tipo di testo nell’ambito del genere letterario romanzo della pastorella e della canzone di donna, in cui la figura femminile costituisce l’occasione della scenetta umoristica e la giustificazione del ricorso a un codice mistilingue.
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