Littérature scientifique sur le sujet « Riviste di poesia »

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Articles de revues sur le sujet "Riviste di poesia"

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Valentini, Jordi. « giovane poesia nella Svizzera italiana ». Polisemie 2 (10 novembre 2021) : 159–75. http://dx.doi.org/10.31273/polisemie.v2.844.

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Résumé :
The article provides a broad overview of the poetry produced in Italian-speaking Switzerland over the past twenty years. The first part presents three channels of poetry dissemination (journals, editorial projects, and literary festivals) both within and outside the Swiss-Italian territory. The second part reflects on some critical readings of Swiss-Italian poetry and addresses the reasons why some forms of poetic writing have appeared later or to a lesser degree within the Swiss territory than they have in Italy, despite the two countries’ proximity. From this analysis, it is argued that the lack of strong counter styles in Swiss-Italian poetry has hindered the development of more mature and diverse forms of poetic expression. In the conclusion, it is argued that the non-use of digital resources for poetry production and dissemination in Italian-speaking Switzerland, as well as an often short-sighted cultural policy, are other important points to address in order to promote dialogue within and beyond the Swiss-Italian border. L’articolo fornisce una panoramica ampia della poesia prodotta nella Svizzera italiana negli ultimi vent’anni. La prima parte indaga tre principali canali di diffusione (riviste, case editrici, festival letterari) dentro e fuori il territorio della Svizzera italiana. La seconda parte riflette su alcune letture critiche della poesia nella Svizzera italiana e cerca di stabilire le ragioni per cui alcuni tipi di scrittura poetica siano giunti tardi o poco sul territorio svizzero rispetto all’Italia, nonostante la vicinanza tra i due paesi. Da questa analisi, si argomenta che la mancanza di controtendenze forti nella poesia nella Svizzera italiana abbia impedito lo svilupparsi di forme di espressione poetica più mature e diverse. In conclusione, si ritiene che il mancato uso di strumenti digitali per la produzione e la disseminazione della poesia nella Svizzera italiana, oltre che una politica culturale spesso poco lungimirante, siano temi importanti da affrontare per promuovere dialogo dentro e oltre il confine della Svizzera italiana. English title Young Poetry in Italian-speaking Switzerland. Publishing Strategies and Critical Readings
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Cattaneo, Marina. « Le scrittrici della rivista La Difesa delle Lavoratrici ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 54, no 1 (13 mars 2020) : 166–88. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909297.

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Résumé :
Partendo dall’esperienza che alcune scrittrici socialiste lombarde avviano fondando, nel 1912, la rivista La Difesa delle Lavoratrici, viene effettuata un’analisi della produzione letteraria e politica di intellettuali donne che in quella rivista opereranno a vario titolo. Si tratta di: Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Rosa Genoni, Maria Gioia, Maria Giudice, Linda Malnati, Abigaille Zanetta, Enrica Viola, Maria Perotti Bornaghi. Alcune, come Kuliscioff e Balabanoff, sono ricordate soprattutto per il contributo dato alla lotta politica, anche se la poesia di Angelica Balabanoff è anche un riferimento obbligato nella storia letteraria del primo Novecento. Altre soprattutto per i valori che trasfondono nella loro narrativa, in particolare quando fanno scorrere le storie all’interno dei rapporti di classe dell’epoca, improntati all’atteggiamento padronale dei ceti più favoriti. La guerra, il dolore umano, la famiglia, il ruolo della donna nella società, la situazione di povertà di tanti bambini, sono tra i temi maggiormente trattati. Molti i riferimenti al proprio vissuto, anche quando non assumono la veste formale di vere e proprie autobiografie. Il fatto che la funzione pedagogica mostri, nel lavoro delle scrittrici qui presentato, una evidenza maggiore di quella estetica e puramente narrativa è inevitabile, data l’epoca e il contesto al quale i testi fanno riferimento.
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Nardoni, Valerio. « "El libro, tras la duna" en el ritmo del italiano ». Tropelías : Revista de Teoría de la Literatura y Literatura Comparada, no 29 (31 janvier 2018) : 222–28. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_tropelias/tropelias.2018292561.

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Résumé :
En este ensayo comento dos distintas traducciones mías de un mismo poema sacado de El libro, tras la duna de Andrés Sánchez Robayna, la primera publicada en 2004 en la revista florentina Città di vita y la segunda en la traducción integral del libro que salió en 2008. Utilizo como texto intermedio una traducción literal, texto neutro del que siempre me sirvo como punto de partida y del que me alejo según las necesidades semánticas y rítmicas que se presentan. Las diferencias entre las dos traducciones permiten formular algunas consideraciones sobre la traducción poética que he ido elaborando en varios años, precisamente a partir de esas primeras traducciones sacadas de El libro, tras la duna que se colocan al origen de mi carrera de traductor. Nel presente saggio rileggo due mie diverse traduzioni di una stessa poesia tratta da El libro, tras la duna di Andrés Sánchez Robayna, la prima uscita nel 2004 sulla rivista fiorentina Città di vita e la seconda pubblicata nel 2008 nella traduzione integrale del volume. Ho utilizzato come pietra di paragone dei due testi la traduzione letterale della poesia, testo neutro di cui io sempre mi servo come punto di partenza e dai cui mi discosto a seconda della situazione semantica e ritmica che di volta in volta si presenta. Le varianti fra le due diverse traduzioni permettono di formulare alcune considerazioni in merito alla traduzione poetica che sono andato elaborando nel tempo proprio a partire da quelle prime traduzioni tratte de El libro, tras la duna che sono agli albori della mia carriera di traduttore.
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Cignetti, Luca, Silvia Demartini, Simone Fornara et Vincenzo Todisco. « Editoriale ». DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no 1 (9 novembre 2021) : VII—VIII. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.00.

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Résumé :
Prende l’avvio, con questo fascicolo, DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, una nuova rivista scientifica nata dalla collaborazione tra il Centro competenze didattica dell’italiano lingua di scolarizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Alla rivista partecipano quindi due istituzioni universitarie che si occupano della formazione degli insegnanti del Ticino e dei Grigioni, i due cantoni svizzeri in cui l’italiano è lingua ufficiale (nei Grigioni accanto al tedesco e al romancio): un contesto del tutto particolare, che vede l’italiano insieme lingua di scolarizzazione e lingua prima (in Ticino e nel Grigioni italiano), lingua seconda (in Ticino) e lingua straniera nella scuola dell’obbligo (nella parte tedesca del Canton Grigioni). In una realtà così peculiare dal punto di vista linguistico e culturale, DIDIT intende offrire uno strumento di ricerca e aggiornamento rivolto a chi opera, per ragioni di studio o di lavoro, nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua prima, come lingua seconda o come lingua straniera. Vista la particolare situazione linguistica del Canton Grigioni, del limitrofo Alto Adige e tenuto conto delle diverse altre lingue presenti sul territorio grigionese e ticinese accanto alle lingue ufficiali, la nuova rivista prende in considerazione anche la ricerca sulla didattica del plurilinguismo. In questo senso la rivista si presenta come luogo di scambio scientifico privilegiato e unico nel panorama delle pubblicazioni scientifiche presenti sul territorio nazionale svizzero e come uno dei pochi strumenti a livello internazionale che prendono in esame l’italiano nei diversi contesti di insegnamento; l’obiettivo sul medio-lungo termine è di configurarsi come un punto di riferimento nel campo degli studi sulla didattica dell’italiano e del plurilinguismo, caratterizzati dal costante connubio tra dimensione teorica e dimensione applicativa. DIDIT è divisa in tre sezioni: Studi e ricerche, Esperienze didattiche e Recensioni e segnalazioni. La prima, affidata alla penna di studiose e studiosi di chiara fama nel settore della didattica della lingua e della letteratura italiana (in questo primo numero Maria G. Lo Duca e Giuliana Fiorentino e, per la tematica del plurilinguismo, Ruth Videsott), accoglie approfondimenti teorici su temi afferenti agli ambiti didattici sopra ricordati. La seconda è dedicata a esempi di applicazioni e percorsi didattici, affidati a studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori, docenti attive e attivi nella scuola di ogni ordine e grado (in questo numero Livia Radici Tavernese, Daniele Dell’Agnola, Stefania Crameri e Daniela Kappler). La terza presenta, infine, recensioni di libri e studi che possono contribuire all’innovazione didattica nelle discipline di riferimento e a segnalazioni di opere – come albi illustrati, poesie, raccolte di racconti e romanzi – rivolte a lettori di diverse fasce di età. Tenuto conto dei contesti minoritari con cui si vede confrontato l’italiano in Svizzera, la rivista ambisce a diventare anche uno strumento per il sostegno e la promozione della lingua italiana in questo contesto nazionale, e non solo. In tal senso, si propone di estendere il proprio orizzonte agli studi sulla didattica dell’italiano in un’accezione ampia, che accolga prospettive plurali e sguardi capaci di spaziare dalla teoria all’applicazione pratica, avendo sempre come obiettivo di fondo un aggiornamento costante sulle strategie, sui metodi, sulle ricerche volte a migliorare e a innovare l’insegnamento dell’italiano. In tal modo la rivista garantisce lo scambio e la comunicazione tra il mondo della ricerca e quello della scuola, a livello nazionale e internazionale: attraverso la scelta dei temi, degli ambiti di ricerca e di riflessione, DIDIT vuole così rispondere alle sfide didattiche e teoriche poste alla disciplina e stimolare il dibattito scientifico e pubblico.
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Boero, Pino. « Per un Rodari “ecologico” ». Italica Wratislaviensia 13, no 1 (30 juin 2022) : 29–51. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2022.13.1.02.

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Résumé :
Nelle sue opere Gianni Rodari ha avuto sempre uno sguardo attento all’ambiente e alle parole che lo caratterizzano e in anni in cui ancora dominava una visione sempre bella e positiva della natura ha saputo creare testi capaci di divertire ma anche far riflettere il lettore. Scopo di questo lavoro è dimostrare quanto lo scrittore abbia anticipato temi che oggi appartengono all’emergenza ambientale. Rodari dedica all’ambiente e alla natura poesie, favole e articoli; a livello di metodo la ricerca parte dalla schedatura completa di tutti i testi rodariani presenti su volumi e riviste e si sviluppa sia attraverso la valutazione dei temi più ricorrenti (la scarsa attenzione degli adulti alle esigenze dei bambini, la speculazione edilizia, le stagioni che cambiano, gli animali che non riescono più ad orientarsi nelle città soffocate dall’inquinamento), sia attraverso la valutazione dello stile di Rodari, mai didascalico e sempre teso alla leggerezza del sorriso. I risultati confermano che lo scrittore attraverso la dimensione fantastica riesce a far emergere l’importanza del rispetto dell’ambiente e il ruolo che l’infanzia può avere nello sviluppo di idee positive verso l’ambiente. Le conclusioni ribadiscono l’attualità dei testi di Rodari in ambito ecologico e la loro validità in campo educativo.
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González Fernández, Rafael, et Miguel Pablo Sancho Gómez. « La institución del domicilium (en Derecho romano) y su expresión en la epigrafía latina ». Vínculos de Historia Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, no 11 (22 juin 2022) : 296–310. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2022.11.13.

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Résumé :
La institución romana del domicilium convierte al sujeto en residente. Suele designar el lugar de residencia prolongada del incola o habitante que ha emigrado a una comunidad, por contraposición al municeps; por lo tanto, es un vínculo jurídico entre la ciudad y la persona que ha emigrado a ella. Frente a la expresión de la origo en los textos epigráficos, que es muy abundante, la manifestación del domicilo solo se hace de forma excepcional, en atención al escaso número de referencias conservadas, y su enunciación es muy similar a la que marca el origen. Palabras clave: domicilium, origo, ciudadano, epigrafía, latina.Topónimos: Imperio Romano.Periodo: Principado (27 a. C. – 284 d. C.) ABSTRACTThe Roman institution of the domicilium turns the subject into a resident. It usually designates the place of prolonged residence of the incola or inhabitant who has emigrated to a community, as opposed to the municeps. Therefore, it is a legal link between the city and the person who emigrates there. As opposed to the expression of the origo in epigraphic texts, which is very common, the manifestation of the domicile occurs only exceptionally, in view of the scant number of surviving references, and its enunciation is very similar to that which indicates provenance. Keywords: domicilium, origo, citizen, epigraphy, Latin.Place names: Roman EmpirePeriod: Principate (27 BC - 284 AD) REFERENCIASAncelle, A. (1875), Du Domicile, Paris, these pour le doctorat, Faculte de droit de Paris.Andreu, J., (2008), “Sentimiento y orgullo cívico en Hispania: en torno a las menciones de origo en la Hispania Citerior”, Gerión, 26(1), pp. 349-378.Ayiter, K. (1962),“Einige Bemerkungen zum Domicilium des Filius Familias im römischen Recht“, en Studi in onore di Emilio Betti, vol. II, Milano, pp. 71-84.Baccari, M. P. (1996), Cittadini, popoli e comunione nella legislazione dei secoli IV-VI, Torino, G. 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Comensoli, Regaida. « Incontri tra controcultura e sperimentazione fototestuale nella rivista "ABRACADABRA" ». Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no 68 (22 octobre 2021). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/68.2.5.

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Nel panorama artistico e letterario del Novecento nasce un prodotto ibrido, sviluppatosi sull’onda lunga del fenomeno Beat: le riviste underground autoprodotte. Il carattere innovativo di queste pubblicazioni non riguarda i soli contenuti, bensì anche e soprattutto la grafica, poliedrica e anticonvenzionale, ispirata alle libertà formali introdotte dalle avanguardie storiche. Fra il 1977 e il 1981 viene stampata ABRACADABRA, rivista di poesia sperimentale nata dall’incontro tra il traduttore Marcello Angioni, l’artista Harry Hoogstraten e il poeta di origine ticinese Franco Beltrametti (Locarno, 1937-1995). ABRACADABRA è un tipico esempio di pubblicazione del periodo, territorio di confine sulle cui pagine venivano sperimentati diversi gradi di interazione tra specifici linguaggi, testandone potenzialità e cortocircuiti. Keywords: riviste autoprodotte, ABRACADABRA, controcultura, Franco Beltrametti, guerriglia semiologica.
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La Rosa, Giuliana. « Variazioni e creatività nelle auto-traduzioni ungarettiane ». Lingua Frankly 2 (19 août 2014). http://dx.doi.org/10.6017/lf.v2i1.5388.

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« Pourquoi traduit-on alors, me demanderez-vous? Pourquoi est-ce que moi-même je traduis? Simplement pour faire une œuvre originale de poésie. » Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è un poeta italiano di respiro internazionale, il quale vanta moltissime collaborazioni con riviste di tutto il mondo, nonché numerose traduzioni di svariati autori europei. Il mio saggio indagherà le modalità di traduzione utilizzate da Ungaretti, volte ad una totale reinterpretazione del testo originale e ad una riscrittura dello stesso come un’opera originale di poesia. Nel saggio verrà altresì analizzato l’inedito ruolo di Ungaretti come scrittore, mediatore, nonché reclutatore di talenti per la rivista parigina Commerce, e verrà analizzato un componimento in particolare, frutto di questa esperienza, intitolato “L’isola” (L’île) e pubblicato per la prima volta in italiano con traduzione francese a fronte proprio su Commerce. Utilizzerò questo testo come esempio per dimostrare come Ungaretti consideri la traduzione non come calco più o meno fedele all’originale, bensì come una vera e propria riscrittura dell’opera di partenza. Questo testo assume particolare rilievo proprio perché un’auto-traduzione, e mette in evidenza il processo traduttivo ungarettiano.
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« TRA ANELITO D’INFINITO ED ESPERIENZA DEL REALE : PER UNA LETTURA DI ALCUNE POESIE DI ANTONIO GIAN GIURICIN ». Studia Polensia 03, no 03 (15 avril 2015) : 30–38. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2014.03.03.02.

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Il presente contributo offre una lettura delle poesie in dialetto istrioto rovignese del poeta Antonio Gian Giuricin, pubblicate sulla rivista “La Battana” e in due Antologie delle opere premiate al Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, edite negli anni 1986 e 1993. Nel lavoro se ne considerano alcuni aspetti tematici e stilistici rilevando come questi avvicinino i componimenti di Giuricin da un lato alla poetica dell’indefinito di ascendenza leopardiana, dall’altro alla poesia prosaica, naïf e bozzettistica, tipica dei topoi già sperimentati da Giusto Curto e Ligio Zanini, ma con sfumature, per certi accenti, originali rispetto ai due più noti interpreti della poesia in dialetto rovignese.
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Licameli, Chiara. « Voci di donne per una Italia Unita : «La donna Italiana : giornale politico-letterario» ». altrelettere, 16 mars 2018. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-37.

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Il presente contributo propone un’analisi de «La donna italiana: giornale politico-letterario», periodico pubblicato a Roma nel 1848 ad opera di Cesare Bordiga. Il giornale – edito per soli 24 numeri, dal 22 aprile all’11 novembre dello stesso anno – nasce con lo scopo di sottolineare l’importanza delle donne nei moti risorgimentali in atto e si muove su una doppia linea, quella politica e quella letteraria: accanto alla cronaca dei rivolgimenti sono presenti poesie, racconti, biografie e aneddoti volti a sollecitare le cittadine e i cittadini a contribuire alla lotta per l’Unità. Tra le pagine del periodico si ritrovano le voci delle poetesse e patriote più famose del primo Ottocento italiano affiancate a quelle di personalità di rilievo come Filippo Meucci e Mazzini. I pensieri e le vite delle donne che collaborano al giornale formano così un catalogo parlante delle donne illustri viventi in un’epoca in cui i cataloghi biografici hanno una specifica funzione civile e formativa. La rivista mette in evidenza, dunque, come l’esaltazione della donna in questa fase della storia unitaria sia un modo per contribuire a costruire l’Italia e contiene diversi elementi di indagine sul contesto culturale della Roma risorgimentale, nonché sul ruolo dello Stato Pontificio nel processo unitario. I compilatori, infatti, sottolineano più volte la parte attiva che Roma ha nei moti e il fatto che la città debba essere considerata la guida simbolica della nazione in quanto rappresentante della gloria passata della Roma Imperiale.
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Thèses sur le sujet "Riviste di poesia"

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Mandracchia, Anna Maria <1969&gt. « Cisla : una rivista dell'emigrazione (vicende ed elementi di poetica) ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/832.

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CORSI, MARCO. « Canone e Anticanone. Per la poesia negli anni Novanta ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/801675.

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Résumé :
La tesi di dottorato perlustra, secondo vari criteri, le fasi costitutive del canone poetico contemporaneo: dapprima attraverso la pubblicazione di testi e autori su riviste di settore, quindi nelle varie collane editoriali e, in ultimo, in antologie e storie della letteratura. Viene quindi rappresentato un movimento complesso che si somma alla presenza sul campo di gruppi e tendenze, nonché alla determinazione di alcuni canoni editoriali definiti specie nell'ultimo trentennio del Novecento.
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Livres sur le sujet "Riviste di poesia"

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Giusti, Andrea, dir. «Si risponde lavorando». Lettere 1941-1992. Florence : Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-903-4.

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«Si risponde lavorando». Lettere 1941-1992. Nel 1941 Macrí era uno studioso affermato, Spagnoletti soltanto un poeta esordiente, ma la loro conoscenza avvenuta per libri e riviste li porterà a un intenso scambio epistolare che si interromperà nel 1956 a causa di profondi dissensi in merito alla poesia e alla valutazione dell’ermetismo. Questo carteggio, trascritto nella sua integralità e attentamente annotato da Andrea Giusti, ricostruisce quel rapporto intellettuale in anni decisivi della storia italiana. Sullo sfondo del fascismo, della guerra, della ricostruzione, a emergere è il fermento sotteso alle collaborazioni culturali, l’attività di antologista di Spagnoletti e il profilo di un Macrí comparatista, ispanista, sempre più sensibile e aperto alla cultura europea.
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Dalmati, Margherita. Lettere agli amici fiorentini. Sous la direction de Sara Moran. Florence : Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-634-7.

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Il fortunato ritrovamento ad Atene degli epistolari di Luzi, Traverso e Macrí a Margherita Dalmati ha consentito di completare con quelle dei corrispondenti le lettere della poetessa e clavicembalista greca conservate negli archivi di Firenze ed Urbino. I 341 pezzi disponibili grazie alle ricerche di Sara Moran permettono di ricostruire i suoi contatti con i grandi protagonisti della Firenze letteraria del dopoguerra, mostrandone i legami anche con l’ambiente romano e milanese. Negli anni del «disgelo» la corrispondenza ci parla della militanza della Dalmati nella lotta per l’indipendenza di Cipro, dell’amicizia con Cristina Campo, delle traduzioni in neo-greco della poesia di Luzi. A scandire gli anni 60 e 70 è invece la sua promozione della poesia italiana in Grecia e di quella greca in Italia tramite la collaborazione a riviste e la traduzione per Einaudi, assieme a Nelo Risi, delle poesie di Kavafi s. Le lettere, tenere, divertenti, ironiche e affettuose, delle quattro voci coinvolte nel libro illuminano momenti importanti non solo della cultura del secondo Novecento ma della vita dei singoli protagonisti, mentre al centro e intorno a tutti si muove, con voce cantante e musicale, un’incantevole figura di donna di cui finora si conosceva poco più del nome.
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Collini, Dario, dir. Lettere a Oreste Macrí. Florence : Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-776-4.

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Résumé :
Con questo libro curato da Dario Collini, che raccoglie il lavoro di giovani ricercatori guidati da Anna Dolfi («GREM» «NGEM») che si sono occupati dei 17.000 pezzi epistolari del Fondo Macrì, si offre uno straordinario strumento di lavoro a chi si interessa di Ermetismo, di critica e poesia del Novecento italiano. Ombre dal fondo o ‘luci intermittenti’ che siano, i bagliori mandati dagli epistolari sono segni della genesi umana della cultura, visto che conservano traccia di quanto è legato al quotidiano che contribuisce alla costruzione della ‘grande’ storia e della progettualità; intellettuale e politica che l’accompagna. Ecco allora che letture, libri, riviste, collaborazioni, amicizie, risentimenti, viaggi, passioni letterarie e private emergono da questi regesti, a dare voce a un’epoca e ai suoi protagonisti.
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D'Auria, Francesca Petrocchi. Tra nazionalismo e cosmopolitismo : "Dante" (1932-1940) : una rivista italiana di poesia a Parigi. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 2000.

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Dessì, Giuseppe, et Mario Pinna. Tre amici tra la Sardegna e Ferrara. Sous la direction de Costanza Chimirri. Florence : Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-478-3.

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Résumé :
Una Sardegna riservata e lontana anima i testi di questo doppio carteggio, tra paesaggi arcaici e mitologie personali e letterarie nelle quali si inserisce ogni tanto la Ferrara degli anni giovanili degli autori, ricca di vita, di riviste («Primato» di Bottai, il «Corriere Padano» con la presenza di Bassani…), incontri serali nelle osterie o nelle camere in affitto, passeggiate lungo i Rampari, e l’uso di scherzosi soprannomi che sarebbe continuato oltre la giovinezza. Un mondo fatto di cose concrete, animato e vivificato da forti curiosità e passioni intellettuali, emerge dalle lettere, accuratamente trascritte e annotate da Costanza Chimirri, che ricostruiscono la vita e la storia di Giuseppe Dessí, Mario Pinna, Claudio Varese. La corrispondenza si apre con gli anni trascorsi a Ferrara – dopo Pisa momento cruciale per la loro formazione – e consente di ricostruire atmosfere ed ambienti, letture e lavoro, offrendo dall’interno un significativo spaccato dell’Italia del Novecento. Mai slegati tra loro, bensì uniti dal continuo richiamo alla triplice amicizia nel nome di Giuseppe Dessí, che è sempre presente, anche in assenza, nei discorsi degli altri, i carteggi hanno consentito anche di riportare alle luce testi inediti del più appartato del gruppo (Mario Pinna, accanito lettore di classici, ispanista, autore di poesie in dialetto logudorese e di brevi racconti ambientati in Sardegna), di rafforzare il ruolo da sempre ricoperto dal più ‘antico’ – per tutti maître-camarade – Claudio Varese; e di confermare ancora una volta quanto l’universo creativo di Dessí, profondamente segnato dalla componente biografica, abbia continuato a svilupparsi e alimentarsi sotto lo sguardo sapiente e affettuoso di amici fraterni, in uno scambio capace di dare vita a un vero e proprio immaginario collettivo.
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Dolfi, Anna, dir. Gli intellettuali/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza. Florence : Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-562-3.

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Résumé :
«Un’umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla. Scrivo perché ci se ne ricordi»: così Giorgio Bassani a chi gli chiedeva notizie sull’origine della sua scrittura. Guidata da queste parole Anna Dolfi ha costruito un tessuto di suggestioni che hanno spinto studiosi italiani e stranieri e persino alcuni protagonisti a riflettere su narratori, poeti, saggisti, storici, filosofi, editori, artisti, che dalla storia di una difficile appartenenza sono stati indotti a una sorta di fatale, testimoniale dovere morale. Ne è nato un libro di grande novità per taglio e proposte di lettura che, partendo dalla tradizione ebraica antica, da leggende rivissute in chiave politica e libertaria, dopo il Romanticismo e l’Ottocento tedesco porta in primo piano le moderne voci della letteratura/cultura europea e nord americana, della tradizione yiddish e orientale. A ricorrere sono i nomi della grande intellettualità ebraica della Mitteleuropa, di Canetti, Schulz, Döblin, Antelme, Wiesel, Sebald, Oz, Grossman, Nelly Sachs, Irène Némirovsky…, tra gli italiani quelli di Loria, Natalia Ginzburg, Giacomo Debenedetti, Cesare Segre…, soprattutto di Giorgio Bassani e di Primo Levi che, per serbare memoria della tragedia della persecuzione e della Shoah, hanno scelto di collocare la loro intera opera entre la vie et la mort. Inducendo a ricordare come il dovere di testimoniare si leghi all’affetto e al lavoro del lutto, all’effetto duraturo di una ferita immedicabile che ha nutrito la connessione tra la verità dell’accaduto e quello che si potrebbe chiamare il vero della creazione, le vrai du roman.
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Leaves of grass : Palestra di inglese. Colognola ai colli (VR) : Demetra, 1997.

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