Littérature scientifique sur le sujet « Riuso e riciclo »

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Articles de revues sur le sujet "Riuso e riciclo"

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Bovati, Marco, Emilia Corradi, Kevin Santus et Ilaria Valente. « Azioni di riuso e strategie di comunit&agrave ; nei processi rigenerativi post-pa ». TERRITORIO, no 97 (février 2022) : 125–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12936.

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Résumé :
È possibile immaginare di costruire una rete territoriale nelle aree interne basata sul riuso/riciclo di manufatti esistenti, capace di definire un telaio di supporto ad azioni di prevenzione, mitigazione e gestione delle emergenze, nonché di promuovere la riattivazione di economie e collettività in una dimensione post-Covid?Attraverso un approccio circolare al progetto, l'infrastruttura ferroviaria e le stazioni in disuso potrebbero costituire il supporto di una duplice rigenerazione nella quale azioni di riuso sistemiche e transcalari agiscono per riattivare dinamiche socioeconomiche e spaziali; in questo quadro la relazione tra comunità e progetto può divenire lo strumento per catalizzare nuovi processi di cura e messa a sistema di spazi ed esigenze locali entro problematiche globali.
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Thèses sur le sujet "Riuso e riciclo"

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Diarno, Gessica <1986&gt. « Il design sostenibile : alcuni casi di studio tra riciclo, riuso e compostabilità in Veneto ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5094.

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Résumé :
La tesi intende definire e analizzare le particolarità progettuali e produttive di quel settore del design che viene indicato come "design sostenibile". La ricerca si sofferma in particolare sui concetti di riciclo, riuso e compostabilità. Attraverso la considerazione e la disanima di alcuni specifici casi di studio situati in area veneta vengono poi analizzate metodologie e realizzazioni che si sono avvalse di questa progettazione che pone una particolare attenzione alla salvaguardia dell'ambiente e allo studio dei materiali.
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Scafà, Martina. « Un esempio di Economia Circolare : il riciclo e il riuso dei dispositivi Tessili per Sala Operatoria ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Résumé :
Negli ultimi decenni l’attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e dell’inquinamento globale da parte dell’opinione pubblica e delle imprese è in costante aumento. Una tra le principali fonti di inquinamento è costituita dai rifiuti, e di conseguenza, la loro gestione e il loro smaltimento sono diventate una priorità, non solo per le istituzioni, ma anche per le imprese e per i cittadini. Inoltre la crescita della domanda delle risorse presenti in natura è in costante aumento e l’approvvigionamento di esse si è rivelato essere invece soggetto a significativi limiti. In questo attuale contesto quindi, il modello economico lineare fino ad oggi utilizzato, “take-make-dispose”, non risulta più idoneo. Si è sviluppato così il concetto di “Economia Circolare”. L’obiettivo di questa economia è quello di eliminare il concetto di scarto, il rifiuto deve essere considerato una vera e propria risorsa. In questo sistema tutte le attività, a partire dall’ estrazione fino ad arrivare alla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di uno diventino risorse per un altro. L’obiettivo della tesi è quello di applicare il concetto di Economia Circolare al mercato dei dispositivi tessili per sala operatoria (DTSO), utilizzando la valutazione del ciclo di vita di un prodotto (analisi LCA) in modo da individuare le fasi più critiche e poter operare dei miglioramenti. Dopo essere stati sottoposti a 70 cicli di lavaggio e sterilizzazione i dispositivi TTR (Tessuti Tecnici Riutilizzabili) non sono più idonei ad essere utilizzati in ambito ospedaliero e vengono smaltiti in discarica , così come vengono smaltiti altri miliardi di rifiuti ogni giorno.Questi tessuti, seppur non conformi agli standard qualitativi richiesti dalle norme ospedaliere, possono essere riciclati o riutilizzati in prodotti di altro tipo. L’obiettivo di questo lavoro è quello di reimmettere questi dispositivi in un ciclo di vita di un nuovo prodotto, in ottica appunto di economia circolare.
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BOTTA, VALERIO. « Prossimità. La reinvenzione dell'architettura e il caso di Vrin ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/11578/306018.

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Résumé :
Obiettivo della tesi è l’investigazione delle opportunità offerte in chiave compositiva dalla reinvenzione della preesistenza. Quest’ultimo termine è utilizzato per descrivere due ambiti spaziali che incidono sulla progettazione. Il primo di questi inerente al tessuto antropico presente alle origini di un processo di reinvenzione, il secondo riguardante lo spazio non costruito. Anche la natura è stata quindi intesa come parte di una preesistenza. Tali ambiti sono stati osservati nella loro stratificazione, come risultato di un processo di sviluppo secolare, in grado di esprimere un’evoluzione attraverso l’architettura. Per comprendere la profondità di analisi compositiva raggiungibile durante un processo di reinvenzione si è scelto di osservare, come strumento investigativo, un progetto di rigenerazione spaziale sviluppato presso quello che era il comune di Vrin, tra le Alpi svizzere, in cui venne proposto un piano di rivitalizzazione volto alla valorizzazione del contesto esistente. Tale piano coinvolgeva diversi ambiti professionali subordinati al progetto architettonico che ebbe un ruolo principale. La supervisione del progetto fu affidata all’architetto Gion A. Caminada che condusse il lavoro dalla scala territoriale a quella del dettaglio. Per comprendere e poi documentare questa fase operativa, così ampia e diversificata, si è deciso di osservare una caratteristica spaziale preminente nei tessuti dei villaggi che componevano l’ex- comune, con cui il progetto di reinvenzione si è confrontato in tutte le sue scale. La caratteristica spaziale presa in analisi è quella riguardante il ruolo d’intermediazione dello spazio aperto e pubblico nei villaggi interessati. Un’area che si interfaccia, sia con il terreno che circonda gli agglomerati, sia con i fabbricati che definiscono questi ultimi. Uno spazio che ha interessato diversi momenti del progetto e a cui è stata dedicata particolare attenzione, soprattutto nel villaggio capoluogo dell’ex-comune, anch’esso di nome Vrin. In una fase di analisi successiva si è cercato di comprendere come il progetto di rigenerazione abbia inciso sulla forma concreta dello spazio aperto d’intermediazione alle varie scale d’intervento. L’ipotesi della tesi è che attraverso l'analisi delle opere effettuate a Vrin sia possibile osservare come la reinterpretazione di alcuni elementi caratterizzanti un contesto possa restituire al territorio una rinnovata spazialità, in continuità con la preesistenza e in grado di soddisfare le esigenze dell’individuo contemporaneo. Tuttavia l’esperienza di Vrin in sé non sarebbe stata sufficiente a stimolare un'analisi così configurata e infatti sono un insieme di condizioni particolari ad aver reso tale esperienza emblematica rispetto al tema della reinvenzione architettonica. In primo luogo occorre ricordare le dinamiche sociali tramite cui il piano di rivitalizzazione si è sviluppato. Il progetto di rigenerazione di Vrin venne promosso da diverse associazioni, sostenute dall’amministrazione comunale che consentì una libertà d’azione altrimenti impossibile. Ciò permise di sviluppare una pianificazione a diverse scale architettoniche, partendo dalla definizione di interventi a scala “regionale” fino ad arrivare al dettaglio architettonico. Allo stesso tempo la reinvenzione di un contesto ai margini della civilizzazione urbana come Vrin consente di riflettere nuovamente sul campo d’azione definito dal tema del ripristino e del riuso. Un ambito che non riguarda unicamente monumenti o architetture dal valore storicamente riconosciuto, ma che può interessare anche contesti periferici, sia geograficamente che culturalmente. Contesti che possono trarre valore proprio dalla loro condizione di marginalità.
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Veltroni, Giulia. « Studio e progettazione dei metodi, dei materiali e dei processi produttivi per la realizzazione di una bottiglia antimicrobica isolata termicamente ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Résumé :
La scelta di una borraccia riutilizzabile per l’acqua si basa principalmente su fattori ambientali. Il mantra che il consumatore si ripete è “la plastica inquina”. Altri sono leggerezza, stabilità e resistenza ma anche fattori economici. La stabilità e la resistenza si basano su analisi che valutano la reazione dei materiali a temperature diverse, urti e altri stress meccanici, tra i quali le condizioni che aumentano il rischio di rilascio di sostanze nocive. Qui entra in gioco l’attenzione alla salute: evitare la plastica delle bottiglie d’acqua permette di prevenire la reazione nociva del materiale a contatto con fonti di calore o altri agenti ambientali, ma questo vale anche e soprattutto per le bottiglie di materiale metallico. Infatti se le bottiglie di plastica usa e getta sono utilizzabili per un breve periodo di tempo, quelle metalliche vengono utilizzate per un lasso di tempo molto più ampio, esponendo i consumatori ad un maggiore rischio di contaminazione delle bevande dovuto alla poca attenzione di igienizzazione di queste ultime e alla effettiva bassa igienizzabilità delle stesse. Ogni materiale presenta dei micropori su cui batteri, virus, alghe e muffe si vanno a depositare e proliferano nel tempo, impossibili da raggiungere se non con la sterilizzazione, resa inattuabile dalle caratteristiche di prodotto. Si ha un alto rischio di infezioni, tossinfezioni e intossicazioni alimentari da batteri quali escherichia coli, stafilococchi e streptococchi. Dopo pochi utilizzi si è costretti a gettare la bottiglia per i cattivi odori che in breve tempo diventano sempre più acuti e insopportabili, andando a rendere inutile il tentativo di risparmio di CO2 . Questo studio vuole andare a risolvere il problema delle infezioni alimentari autoindotte da oggetti difficilmente sanificabili nell’ambito delle borracce riutilizzabili con l’ausilio di un trattamento che rende il materiale antimicrobico e, al contempo rendere la borraccia termicamente isolante.
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Raimondi, Michela. « Water footprint e sostenibilità ambientale nell'industria agroalimentare ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6509/.

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Résumé :
H20 è la formula chimica che tutti conoscono. L'acqua, infatti, non è solo la sostanza più diffusa sulla terra, ma è anche la condizione necessaria per la vita. La disponibilità e l’accessibilità di acqua pulita è essenziale per la salute delle comunità, è fondamentale per gli ecosistemi e indispensabile per la prosperità economica. La quantità di acqua dolce sulla Terra è limitata e non equamente distribuita. La scarsità idrica non è più un problema limitato alle regioni più povere del Pianeta: l’acqua è oggi un problema globale che coinvolge sempre più aree del mondo. Ed è proprio grazie al binomio importanza - scarsità che l’acqua è stata soprannominata l'oro blu del XXI secolo, secolo in cui sarà l’acqua a rendere più precari gli equilibri mondiali come, in passato, lo è stato il petrolio. Nella prima parte di questo elaborato l’acqua e i problemi ad essa connessa faranno da protagonisti. Nel capitolo 1 inquadreremo dapprima il problema idrico e parleremo della scarsità di questa importantissima risorsa e dei suoi innumerevoli utilizzi. Nel capitolo 2 presenteremo la Water Footprint o impronta idrica, un indicatore appositamente ideato per quantificare l'uso di acqua di un prodotto, un processo, un individuo, un organizzazione o una nazione. Questo indicatore apre la strada alla focalizzazione sui prodotti dell’industria agroalimentare, il comparto industriale su cui concentreremo la nostra attenzione. Nel capitolo 3 esamineremo l’utilizzo dell’acqua nelle industrie, con particolare attenzione ai temi del riciclo e riuso della risorsa idrica. Nel capitolo 4 analizzeremo alcune esperienze di aziende agroalimentari che hanno intrapreso un percorso di tutela e risparmio della risorsa idrica. Nella seconda parte dell’elaborato inquadreremo il tema della salvaguardia della risorsa idrica in un quadro più generale di tutela ambientale. Nel capitolo 5 presenteremo i temi di green economy, sostenibilità ambientale e ecologia industriale dando rilievo alla dimensione ambientale, economica e sociale. Nel capitolo 6, infine, analizzeremo gli strumenti che le aziende hanno a disposizione per calcolare, certificare e comunicare la loro politica di sostenibilità ambientale.
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Presutti, Francesco. « Progettazione partecipata e autorecupero : proposta di espansione del progetto INstabile nell'ex centro civico Portazza a Bologna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17275/.

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Résumé :
La situazione urbana e architettonica dell’Italia è molto cambiata negli ultimi 50 anni. Si è passati dalla grande ricostruzione del dopoguerra all’allarme del consumo di suolo odierno. Una delle risposte a questo fenomeno è senz’altro quella del riuso di parte del patrimonio architettonico italiano abbandonato. Applicato attraverso principi sostenibili, come ad esmpio quello della progettazione partecipata e l’autorecupero, il riuso si rivela efficace soprattutto per recuperare e risanare, oltre che l’eventuale edificio, anche e soprattutto la comunità dei cittadini che gli ruota attorno. Il lavoro svolto intende indagare le strategie e le dinamiche dei processi bottom-up che sono stati capaci di riattivare zone della città ormai abbandonate a sè stesse. Uno di questi processi è INstabile, un processo di mobilitazione spontanea nato nel cuore del quartiere Savena a Bologna per recuperare un ex centro civico dismesso da circa 30 anni. Poiché attualmente soltanto una porzione dello stabile è oggetto del recupero dei volontari, il mio lavoro vuole immaginare e proporre quello che potrebbe essere il recupero totale dell'edificio in tutte le sue parti; per fare ciò non ci si avvale dei canonici processi di progettazione ma si ricorre a quelli che sono stati i principi operativi dell'autorecupero fin'ora perseguiti dal collettivo INstabile: processi di autocostruzione e autorecupero. Quali saranno gli esiti di tali processi? Si può, con queste modalità, riuscire a generare ambienti salubri e comfortevoli? queste alcune delle domande alle quali la ricerca svolta tenta di dare una o più risposte.
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Rende, Noemi. « La gestione del calcestruzzo residuo in prefabbricazione : il caso di Truzzi Prefabbricati ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Résumé :
Il progetto nasce dalla collaborazione con “TRUZZI S.p.A.” per la risoluzione del problema della gestione del calcestruzzo residuo proveniente dai processi di prefabbricazione, il quale ad oggi viene smaltito sistematicamente come rifiuto. Questo studio si pone l’obiettivo di analizzare tre ipotesi di riuso dello sfrido di calcestruzzo, le quali hanno una natura profondamente differente l’una dall’altra e di cui si valutano gli aspetti tecnologici, normativi ed economici. La prima proposta consiste nel getto in casseri del calcestruzzo eccedente dalla produzione, che una volta solido può essere riciclato attraverso opportuni processi di macinazione e vagliatura. Si presentano le problematiche correlate con l’impiego di aggregati riciclati in elementi strutturali e si approfondiscono il quadro normativo attuale e l’implementazione in stabilimento. La seconda soluzione consiste nel trattare il residuo di calcestruzzo con un additivo inertizzante, il quale con i dovuti tempi di lavorazione trasforma la miscela fluida in un nuovo materiale granulare. In questo caso si illustra la tecnologia e si approfondisce il quadro normativo, completando con prove sperimentali. L’ultima ipotesi è rappresentata dallo studio di una via di impiego diretto del residuo di calcestruzzo che consiste nella produzione di un manufatto non strutturale. Il primo passo è stato quello di conoscere ogni tipo di prodotto cementizio presente sul mercato e le relative modalità di produzione. Una volta determinati i manufatti realizzabili con il residuo a disposizione, si indagano i metodi di implementazione in stabilimento e si definisce il mercato di riferimento. Si procede con un confronto tra le soluzioni studiate a partire da considerazioni relative all’attuabilità normativa, di implementazione in stabilimento e le problematiche correlate. Si conclude con un’analisi costi-benefici, dalla quale è possibile riconoscere quale tra le soluzioni è quella più favorevole per “TRUZZI S.p.A.”.
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ALTAMURA, PAOLA. « Gestione eco-efficace dei materiali da costruzione nel ciclo vita dell’edificio. Strumenti per la prevenzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti da C&D ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/917370.

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Résumé :
La Tesi sistematizza strategie e strumenti di supporto agli attori del processo edilizio nella gestione sostenibile dei materiali da costruzione, con l'obiettivo della chiusura dei cicli produttivi e del contenimento dell'embodied energy attraverso riuso e riciclo dei rifiuti da C&D. Mediante un trasferimento critico di strumenti internazionali al contesto italiano, la ricerca ha visto lo sviluppo di un tool informatico denominato 'LINEE GUIDA per la gestione eco-efficace dei materiali da costruzione'.
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MASCIULLO, ANGELA. « Valutazione ambientale di prodotti lapidei per le costruzioni. Applicazione al caso studio della pietra Leccese e proposte per la sua valorizzazione ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1080097.

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Résumé :
ABSTRACT. La ricerca di tesi dottorale propone lo studio di strumenti di valutazione ambientale nella loro applicazione a prodotti del settore lapideo nel campo delle costruzioni, al fine di valorizzarne i punti di forza e stimarne i punti di debolezza. Come caso studio è stata scelta la produzione della pietra leccese. La ricerca ha sviluppato la valutazione ambientale di prodotti lapidei leccesi facendo riferimento al metodo LCA, secondo la norma europea UNI EN 15804:2014 “Sostenibilità delle costruzioni - Dichiarazioni ambientali di prodotto - Regole chiave di sviluppo per categoria di prodotto”, nei moduli relativi alle fasi di produzione, LCA “dalla culla ai cancelli”. Si è fatto riferimento nello specifico anche alle PCR (Product Category Rules) Marble or other calcareous stone, granite, sandstone and monumental or building stone – 2009, sviluppate da CET SERVIZI R&S di Isea (TN). La analisi LCA ha portato alla elaborazione di indicatori di impatto a scala globale riconosciuti a livello internazionale: Global warming (GWP100a), Ozone layer depletion (ODP), Photochemical oxidation, Acidification, Eutrophication, Uso di Energia non rinnovabile. Al fine di includere nella valutazione aspetti di impatto “locale” non compresi fra gli indicatori LCA secondo UNI EN 15804, in modo da ottenere una valutazione più efficace, si è fatto riferimento, rielaborandoli, anche ad altri indicatori inclusi nel metodo ECOLABEL e in particolare nello “Ecolabel Europeo per Coperture dure, per pavimenti e pareti”, indicatori riferiti all’uso del suolo, di acqua, alla qualità dell’aria, al rumore. Per la raccolta dei dati dell’inventario è stato scelto un interlocutore, un’azienda del settore lapideo di pietra Leccese. Fin dove è stato possibile, i dati per l’inventario sono stati rilevati in maniera diretta, limitando al massimo il ricorso a dati generici da database. L’Unità di riferimento degli indicatori LCA è rappresentata da 1 tonnellata o da 1m3 di prodotto finito e questo ha messo in evidenza l’incidenza degli scarti e i conseguenti impatti in relazione alle quantità di prodotto effettivamente cavata. I dati sono stati confrontati con studi condotti con lo stesso metodo e riferimento normativo per altri tipi di pietra italiana (la pietra Serena di Firenzuola e il marmo di Custonaci). L’analisi ambientale ha permesso di individuare diversi punti critici del processo, tra questi l’attenzione si è concentrata sugli scarti in fase di produzione e il possibile utilizzo degli stessi, quali materie prime seconde nella produzione di agglomerati lapidei e di intonaco di finitura. Tramite la valutazione SWOT, svolta sulle due proposte di recupero degli scarti, si è definita la proposta di lastre in agglomerato lapideo prodotto in stampi e si sono condotte presso l’Università del Salento prove fisiche-meccaniche per verificarne l’idoneità all’uso come rivestimento. Infine si è valutato come l’impiego degli scarti in un co-prodotto (le lastre in agglomerato) affiancato alla produzione principale, determini conseguenze sulla riduzione dell’impatto attribuibile al processo di produzione nel suo complesso.
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STRACQUALURSI, ALESSANDRO. « Un modello operativo di gestione delle risorse idriche nel Regenerative Design ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1628266.

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Résumé :
Sempre più scarsa e meno accessibile, l’acqua sta assumendo i connotati di una risorsa pregiata in grado di alimentare marcate iniquità. Gli elevati consumi dovuti all’uso civile – nei settori domestico e terziario – accrescono la pressione sull’ambiente, tracciando una condizione di stress idrico molto alto in gran parte delle città italiane. Il tema della gestione delle risorse idriche all’interno degli edifici si pone quindi come un campo di indagine prioritario, e come processo centrale nell’approssimazione a un modello di sostenibilità nell’edificazione, oggi individuabile nel Regenerative Design. La scarsità idrica rappresenta un rischio pendente derivato da interferenze di natura ambientale, tecnologica, economica, sociale e politica, con conseguenze sulla disponibilità e l’accessibilità alle risorse. La ricerca si pone di interpretare il principio di sostenibilità nella gestione delle risorse idriche, attraverso la comprensione delle principali pratiche di riferimento, negli edifici, per la raccolta, il trattamento e il riuso, che consentano di preservarne la quantità e la qualità – in un’ottica di circolarità, come diversi casi di studio sono in grado di documentare. Lo studio è volto a estendere i margini dell’analisi a tutte le componenti che contribuiscono, anche indirettamente, alla definizione del consumo lungo tutte le fasi di operatività dell’edificio e a integrare i criteri valutativi attraverso la costruzione di Key performance indicators, strumentali a definire la rilevanza delle strategie e l’affinità con gli obiettivi della ricerca. Il risultato è la proposta di un modello rigenerativo con strategie complementari di intervento nelle costruzioni, capace di fornire uno strumento di supporto nell’affrontare decisioni progettuali consapevoli e funzionali alla prevenzione del rischio di scarsità idrica.
Increasingly scarce and less affordable, water is taking on the characteristics of a precious resource able to increase marked inequities. The high consumption due to civil use – in domestic and tertiary sectors – fuels the pressure on the environment, drawing a very high water-stress condition in most Italian cities. The issue of water resources management within buildings stands as a priority field of investigation, and as a central process in the transition to a sustainability model in construction, today recognizable as ‘Regenerative Design’. Water scarcity represents a pending risk derived from environmental, technological, economic, social and political interferences. It threatens consequences on the availability and affordability of resources. The research aims to interpret the sustainability principle in water resources management, through the understanding of the best practices for harvesting, collection, treatment and reuse – with a circular approach – to preserve water quantity and quality in buildings, as various case studies can attest. The work tries to extend the field of analysis to all the components that contribute, even indirectly, to water consumption along all phases of the building’s life cycle and to integrate the evaluation criteria through a set of Key performance indicators, instrumental to define the relevance of strategies and the affinity with the research objectives. The result is the proposal of a regenerative model with complementary approaches for buildings, capable of providing a support tool to address aware and functional design choices in preventing water scarcity risk.
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Livres sur le sujet "Riuso e riciclo"

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Sferra, Adriana S. I rifiuti in edilizia : Riuso e riciclo nell'industria 4.0. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2018.

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