Littérature scientifique sur le sujet « Rischio di impresa »

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Articles de revues sur le sujet "Rischio di impresa"

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Marotta, Giuseppe, et Concetta Nazzaro. « Value portfolio in the multifunctional farm : new theoretical-methodological approaches ». RIVISTA DI ECONOMIA AGRARIA, no 2 (octobre 2012) : 7–36. http://dx.doi.org/10.3280/rea2012-002001.

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Résumé :
La creazione di valore e stata oggetto di significativa attenzione nel dibattito economico- agrario, nazionale e internazionale, degli ultimi anni, portando allo sviluppo di nuovi approcci teorici che hanno permesso di reinterpretare i processi di riposizionamento funzionale dell'impresa agricola (multifunzionale). In quest'ottica, percio, la multifunzionalita permette all'azienda di rispondere alle nuove istanze sociali, consapevoli e responsabili, produrre benessere collettivo, integrare il reddito, individuare percorsi di creazione di valore socialmente responsabile. In questo senso, si rinnova la tradizionale visione della multifunzionalita, la quale da strumento di giustificazione dell'intervento pubblico in agricoltura assume valore di vero e proprio fattore strategico di vantaggio competitivo. Il paper propone un modello teorico che consente di analizzare come i processi di boundary shift portino alla creazione di un "portafoglio di valori" (PV) (Marotta, Nazzaro, 2010; 2011a, 2011b), e a nuovi modelli di impresa agricola multifunzionale e multi-valore. Sul piano metodologico, l'utilizzo della Value Portfolio and Multifunctional Governance Analysis (VPMGA) (Marotta, Nazzaro, 2010; 2011a, 2011b), ha permesso di validare empiricamente il modello del PV, in specifiche filiere agroalimentari e sistemi rurali della Campania, secondo un approccio che, integrando e completando la value chain analysis e la governance value analysis, si pone come innovativo e meglio rappresentativo delle specificita dell'impresa agricola multifunzionale. I risultati hanno permesso di verificare come il boundary shift e, quindi, il PV, consentono di diversificare il rischio, in situazioni di crisi, rappresentando una strategia competitiva per le imprese multifunzionali rispetto alle imprese che conservano il solo core business tradizionale.
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Natale, Andrea. « Dopo la Thyssen ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 2 (juin 2012) : 147–66. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002004.

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Résumé :
La sentenza sul caso Thyssen costituisce una svolta? O una presa di posizione ideologica della magistratura? O piuttosto una difficile sentenza su una altrettanto difficile questione di fatto? Il giudizio sulla responsabilitŕ penale degli imputati (e a che titolo) potrŕ eventualmente essere rivisto nei successivi gradi di giudizio. Ciň non toglie che la lettura della sentenza consente giŕ ora di prendere in considerazione dei fatti e trarre da essi dei giudizi. La tragedia della Thyssen di Torino rappresenta infatti un esempio paradigmatico delle mille questioni che si intrecciano nel mondo del lavoro: la crisi; le logiche di impresa che privilegiano il risparmio mettendo tragicamente a rischio la salute dei lavoratori; l'inefficacia dei controlli della pubblica amministrazione; la debolezza dei sindacati. E, sul versante della giurisdizione: la gestione di un processo difficile, con un'imputazione terribile; le reazioni dell'opinione pubblica; i modelli organizzativi delle procure; la specializzazione del magistrato
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Cuffaro, Nadia, et David Hallam. « "Land grabbing" nei Paesi in via di sviluppo : investitori esteri, regolamentazione e codici di condotta ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 2 (juin 2011) : 131–49. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002006.

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Résumé :
L'articolo tratta gli sviluppi recenti degli investimenti esteri diretti in agricoltura nei paesi in via di sviluppo (Pvs). Tre sono agli argomenti analizzati. Il primo č l'evidenza empirica sulla recente crescita delle acquisizioni di terra per usi agricoli nei paesi in via di sviluppo da parte d'investitori esteri (land grabbing) e la questione collegata del ruolo del controllo sulla terra nel processo d'internazionalizzazione dell'agricoltura dei Pvs. Il secondo sono i possibili rischi di tali progetti, derivanti essenzialmente dal fatto che l'attuale ondata di investimenti riguarda contesti in cui molti soggetti dipendono da diritti di proprietŕ sulla terra poco certi e sono perciň esposti al rischio di gravi perdite. Infine, si discute il possibile ruolo della responsabilitŕ sociale delle imprese e di un codice di condotta promosso su base internazionale nel mitigare tali rischi.
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Mattei, Marco Maria, Fabrizio Palmucci et Pietro Bonetti. « Analisi di sensitività al tasso di cambio : un'informazione utile per gli investitori ? » FINANCIAL REPORTING, no 2 (juin 2011) : 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-002003.

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Résumé :
Il lavoro analizza gli effetti dell'entrata in vigore dell'IFRS 7, emanato dallo IASB con lo scopo di aumentare l'informazione sull'esposizione delle imprese ai rischi di mercato. La nostra ricerca indaga l'utilità per gli investitori dell'analisi di sensitività al rischio di tasso di cambio fornita dalle società quotate italiane. I risultati mostrano che prima dell'introduzione dell'IFRS 7 il mercato stimava erroneamente l'esposizione al tasso di cambio, mentre successivamente la sensitività dei rendimenti al tasso di cambio sembra allinearsi con le esposizioni dichiarate. Dall'analisi, inoltre, emerge che l'informazione sull'esposizione riduce la sensitività dei volumi al tasso di cambio. I nostri risultati integrano la letteratura statunitense fornendo evidenze di come un'analisi di sensitività anchesia utile al mercato.
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Favaretto, Ilario, et Germana Giombini. « Crisi economica, criminalitŕ e vincoli di liquiditŕ delle imprese ». ARGOMENTI, no 31 (juin 2011) : 107–40. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-031004.

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Résumé :
Nel periodo della piů grande crisi economica internazionale dall'epoca della Grande Depressione, l'articolo pone luce sul tema delle infiltrazioni malavitose all'interno dell'economia legale analizzando un campione di imprese della provincia di Pesaro e Urbino. La crisi economica potrebbe aumentare il rischio di infiltrazioni malavitose indebolendo il controllo sociale e la capacitŕ sia delle imprese sia delle istituzioni di respingere le infiltrazioni malavitose; esacerbando le difficoltŕ finanziarie delle imprese; generando "anomia" nella misura in cui le imprese tendono a trovare una sorta di giustificazione morale alla decisione di operare nel sommerso o di ricorrere a fonti illecite di finanziamento quali unici strumenti possibili per la sopravvivenza dell'impresa stessa.
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Rossi, Salvatore. « Controtempo : una replica ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 3 (septembre 2010) : 165–70. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003012.

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Résumé :
Alcune repliche agli stimoli critici emersi dalla discussione che Tito Boeri, Susanna Camusso, Giancarlo Corsetti e Giulio Napolitano hanno fatto intorno alle tesi di Controtempo: sullo scenario internazionale, dominato da grandi squilibri macroeconomici e dalla necessitŕ di una gestione consapevole del rischio finanziario a livello globale; sui problemi di crescita dell'economia italiana e delle sue imprese; su quale struttura finanziaria possa meglio favorire la crescita dimensionale delle imprese; sul ruolo dei sindacati in un paese cosě cambiato dal tempo del loro primo sviluppo; sulla cultura giuridica e sul rischio che essa possa nuocere al progresso della nazione.
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Geron, Devis, et Luciano Greco. « Supporto pubblico al capitale di rischio : lezioni dalla crisi ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (février 2013) : 97–124. http://dx.doi.org/10.3280/es2012-003008.

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Résumé :
L'articolo si prefigge di analizzare l'evoluzione, a cavallo degli ultimi anni di crisi, dell'intervento pubblico a supporto del capitale di rischio tramite strumenti innovativi di partnership con operatori privati. L'intervento pubblico origina da fallimenti del mercato del capitale di rischio, particolarmente nel segmento del venture capital, accentuati dalla crisi e segnatamente a scapito delle giovani piccole e medie imprese innovative, potenziale motore di sviluppo e crescita economica. Dopo un iniziale quadro di analisi degli strumenti in oggetto, l'articolo delinea il contesto internazionale per focalizzarsi sulla situazione italiana e regionale veneta. Dall'analisi delle esperienze considerate emerge innanzitutto come l'attenzione al contesto normativo e culturale sia un necessario complemento degli interventi pubblici di investimento diretto nel capitale di rischio. Inoltre, l'intervento pubblico nel medio-lungo termine deve risultare funzionale allo sviluppo del mercato privato, ed evitare di allocare eccessivi oneri a carico delle finanze pubbliche.
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Lucchese, Manuela. « La disclosure dei resoconti semestrali di gestione IAS-compliant. Evidenze empiriche sulle società quotate italiane ». FINANCIAL REPORTING, no 1 (mars 2012) : 75–112. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001004.

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Résumé :
Nel presente lavoro ci si propone di analizzare empiricamente il livello di disclosure integrativa presentata nei bilanci infrannuali conformi allo IAS 34. In particolare, si cerca di capire in primis se, data la crescente complessità aziendale, sia riscontrabile un incremento del grado di dettaglio delle informazioni integrative pur nel rispetto dei requisiti minimi indicati dallo standard. Successivamente, si provvede a verificare se il diverso livello della disclosure rappresentata sia imputabile a talune caratteristiche specifiche delle imprese quali la dimensione aziendale, la redditività, la struttura finanziaria, il rischio di mercato ed il rischio d'impresa. Il campione utilizzato per l'indagine empirica include i bilanci semestrali di 64 imprese italiane quotate pubblicati nel periodo 2005-2009. I principali risultati dimostrano che a livello infrannuale non si rileva un significativo incremento del grado di dettaglio informativo e che variabili come un'ampia dimensione nonché una più elevata redditività giocano un ruolo determinante nelle politiche di disclosure.
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Barraud de Lagerie, Pauline, Élodie Béthoux, Arnaud Mias et Élise Penalva-Icher. « Tra attuazione e dibattito : primi insegnamenti dalla legge francese del 2017 sul dovere di vigilanza delle imprese ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 169 (avril 2021) : 37–51. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-169003.

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Résumé :
Il saggio esamina la legge francese del marzo 2017 sul dovere di vigilanza delle imprese multi-nazionali attraverso la lente dei principali attori coinvolti nel processo di attuazione. La tesi principale si appunta sulla "managerializzazione£ della legge operata dai professionisti della vigilanza, figure interne ed esterne alle imprese multinazionali, che rischia di influenzare il modo in cui la giurisprudenza interpreterà la portata degli obblighi di vigilanza disposti dalla medesima legge.
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Teresa Cuomo, Maria, Oscar De Franciscis et Alex Giordano. « La rimodulazione strategica del modello di business. L'integrazione tra agri-food e turismo ». ESPERIENZE D'IMPRESA, no 2 (janvier 2021) : 51–67. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002004.

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Résumé :
L'ampliamento dell'offerta produttiva con attività non appartenenti alle tradizionali aree di mercato delle imprese sta avanzando in specie nel segmento alimentare. Questa nuova impostazione travalica così il tradizionale approccio di tipo "core business", immaginando una logica di "non-core business", di contagio fecondo tra filiere produttive contigue in grado spesso di potenziare imprese e aree geografiche. Lo scenario che emerge dalla nuova alternativa strategica quindi parte dal presupposto che il non-core stimola il core, modificando completamente i tratti di una specifica organizzazione imprenditoriale. Le novità sperimentali fornite da questi business, laddove si manifestano con successo, riescono a produrre alcuni vantaggi fondamentali che vanno dalla diversificazione del rischio d'impresa allo sviluppo del fatturato e delle quote di mercato fino all'innovazione di prodotto in chiave di maggiore sostenibilità. In altri termini, il non-core - che nel caso di un'azienda produttiva a vocazione agricola può configurarsi nell'attività ricettiva, ristorativa e del commercio di produzioni tipiche legate al terroir - può fungere da traino rispetto al business tradizionale diventandone così il nuovo core in una virtuosa spirale di sviluppo.
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Thèses sur le sujet "Rischio di impresa"

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Gianesini, Nicolò. « Il rischio penale nella gestione della crisi d'impresa ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423881.

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Résumé :
The thesis covers the topic of criminal implications managing a company crisis and is focused on inspecting connections between traditional criminal offences expected by Regio Decreto n. 267/1942 and the new alternative solutions to bankruptcy generated by civil section of bankruptcy law’s last reforms, i.e. new “concordato preventivo” (art. 160 l.f.), “accordo di ristrutturazione dei debiti” (art. 182-bis l.f.) and “piano attestato di risanamento” (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). In recent years, to increase indeed the intended-to-overcome-bankruptcy-crisis agreement instruments’ appeal, the Legislator worked for a substantial modification of original bankruptcy law fundamentals. From this didn’t ensue however a corresponding coordinating process between renewed institutes and traditional criminal disposals. As a result of this an obvious imbalance between aforementioned institutes arose, thus lacking the parallelism that conveniently marked the birth of 1942 bankruptcy law, which – as stated by best legisltory politic’s practice - punished criminal behavior enacted within the range of liquidatory or based-on-agreements instruments of before-mentioned civil section. After an analysis on bankruptcy law’s evolutionary path from 1942 to this day - in a way that outlines the current shape of institutes whose purpose lies in regulating the timing of company crisis and seizing the evolution of legal protection guidelines emerged around recent reforms - the research mostly expands along two paths. The first considers the issues about the chance that behaviors performed in accordance with new civil instruments available to the entrepreneur in trouble could be punished by usual criminal offence - i.e. different kinds of bankruptcy, kept unaltered - in the unfortunate chance that the company’s rescue plan wouldn’t succeed. For this eventuality to be avoided , along with law n. 122/2010 converting d.l. n. 8/2010, art. 217 bis regarding bankruptcy frauds, indexed “Esenzione dai reati di Bancarotta”, was introduced. Such norm, clearly born with the purpose of assuring protection, even from a criminal point of view, to the entrepreneur making preferential payments only to a subset of his debtors in accordance with an agreed plan, carries a set of issues, first and foremost its dogmatic characterization and actual range of implementation, that casts doubt on the norm’s adequacy to settle all existing critical matters. On the other hand, the second research path inspects the Professional Attestator’s criminal responsibility. This figure - present with different characterizations in all three institutes of agreement introduced - constitutes a significant novelty, given the characteristic role it conducts during the delicate phase of company crisis resolution. In short summary the Legislator assigned to the aforementioned Professional the power to judge rightness and feasibility of the plan arranged unilaterally by the entrepreneur or agreed upon by his debtors. Such crucial topic, traditionally belonging to bankruptcy court’s competence - due to obvious interest implied in such inspection - is assigned now to a private individual of entrepreneur’s choice, in order to speed up the process of moving forward to a fruitful crisis’s resolution. About this issue the introduction by d.l. n. 83/2012 of a new norm, art. 236 bis l. fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), punishing exposition of false information or omission of relevant information by Professional Attestators in charge of redacting programs and guaranteeing economic and patrimonial firmness of plans. This work moreover takes account of consequences derived by the new concordato preventivo structure as opposed to the unaltered criminal offence of art. 236 l. fall., the only one directly focused on safeguard of instruments alternative to bankruptcy. On a broader level, with regard to the results of these and other hermeneutic topics, the research exposes a general view on the new balance between the two sections of bankruptcy law, especially with reference to the new legal goods upheld by Bankruptcy law, where a substantial constriction of the traditional principle of par condicio creditorum can be perceived, on behalf of the need of protecting “company value”.
La tesi riguarda il rischio penale nella gestione della crisi di impresa, ed è finalizzato ad indagare i rapporti tra le tradizionali fattispecie penali previste dal Regio Decreto n. 267 del 1942 e le nuove soluzioni alternative al fallimento introdotte con le ultime riforme della “parte civilistica” della legge fallimentare, in particolare il nuovo concordato preventivo (art. 160 ss. l.f.), l’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.f.) e il piano di risanamento attestato (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). Negli ultimi anni, infatti, per rendere maggiormente appetibili i modelli concordatari finalizzati al superamento della crisi d’impresa, il Legislatore ha operato una profonda modifica dell’impostazione originaria dell’impianto della legge fallimentare. A ciò, tuttavia, non ha fatto seguito anche una parallela operazione di coordinamento dei rinnovati istituti con le tradizionali disposizioni penalistiche. Ne è derivata un’evidente sfasatura tra gli istituti in questione, venendo meno quel parallelismo che aveva opportunamente contraddistinto la nascita della legge fallimentare nel 1942 ove, nel solco della migliore politica legislativa, venivano punite le condotte fraudolente poste in essere nell’ambito degli strumenti liquidatori o concordatari del relativo comparto “civilistico”. Dopo un’analisi del percorso evolutivo che ha avuto la legge fallimentare dal 1942 ad oggi - in modo da delinare il volto attuale degli istituti diretti a regolare il momento della crisi d’impresa e cogliere l’evoluzione delle direttive di tutela che sono emerse nell’ambito delle recenti riforme - la ricerca si muove essenzialmente in due direzioni. Da un lato viene affrontato il problema che gli atti posti in essere in ossequio (o meno) alle nuove strumentazioni civilistiche a disposizione dell’imprenditore in difficoltà possano cadere sotto la scure delle tradizionali fattispecie penalistiche - in particolare le varie forme di bancarotta, rimaste del tutto inalterate – nel malaugurato caso in cui il piano di salvataggio dell’impresa non dia i frutti sperati. Per impedire tal evenienza, con la legge n. 122/2010 di conversione del d.l. n. 8/2010, è stato introdotto, nell’ambito dei reati fallimentari, l’art. 217 bis, rubricato “Esenzione dai reati di bancarotta”. La norma, nata evidentemente col fine di assicurare, anche sotto il profilo penalistico, la protezione dell’imprenditore che ponga in essere, ad esempio, pagamenti preferenziali nei confronti di solo alcuni dei debitori in ossequio ad un piano concordato, sconta una serie di problematiche – prime tra tutte la relativa collocazione dogmatica e l’effettiva portata applicativa - che fanno dubitare della sua concreta attitudine a risolvere tutte le criticità presenti sul tappeto. Una seconda direttiva di ricerca riguarda poi la responsabilità penale del c.d. “professionista attestatore”. Questa figura - presente sotto varie forme in tutti e tre i nuovi istituti concordatari che sono stati introdotti - rappresenta una significativa novità, atteso il ruolo peculiare che essa è chiamata a svolgere in questa fase delicatissima di risoluzione della crisi di impresa. In estrema sintesi, il Legislatore ha devoluto a tale professionista il giudizio circa la bontà e la realizzabilità del piano, predisposto unilateralmente dall’imprenditore o comunque concordato con i propri debitori. Questo snodo fondamentale, tradizionalmente affidato al tribunale fallimentare – per gli evidenti interessi sottesi a tale accertamento – ora è stato demandato ad una figurata privata, scelta direttamente dallo stesso imprenditore, in modo da consentire una maggiore rapidità nella procedura in vista di una più proficua risoluzione della crisi. Anche in tale ambito va registrata l’introduzione, da parte del d.l. n. 83/2012 di una nuova norma, l’art. 236 bis f.fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), volta a punire l’esposizione d’informazioni false o l’omissione d’informazioni rilevanti da parte di questi professionisti attestatori nei programmi e nei piani che sono chiamati a redigere e di cui devono verificare la concreta tenuta economico-patrimoniale. Il presente lavoro, inoltre, prende in considerazione anche le ricadute del nuovo volto del concordato preventivo rispetto alla inalterata fattispecie dell’art. 236 l. fall., l’unica direttamente volta alla tutela degli strumenti alternativi al fallimento. Più in generale, la ricerca, all’esito della risoluzione di questi e altri passaggi ermeneutici, trae un quadro generale dei nuovi equilibri presenti tra le due parti della legge fallimentare, in particolar modo con riferimento ai nuovi beni giuridici tutelati nell’ambito della legge fallimentare, ove è dato scorgere una significativa compressione del tradizionale principio della par condicio creditorum, a favore dell’esigenza di proteggere il “bene impresa”.
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Castellin, Roberto <1993&gt. « Il rischio di liquidità nell'attività di impresa bancaria : rilevanza e criticità nella gestione della liquidità operativa e strutturale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20052.

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Résumé :
La centralità della gestione della liquidità ed del tasso di interesse applicato al costo di tale asset nell’attività di impresa bancaria oggigiorno ritorna con determinazione sul tavolo di lavoro delle Banche Centrali. Il presente elaborato, pertanto, si articola in tre capitoli ognuno avente come focus la descrizione della liquidità, cercando di catturare come le scelte strategiche in merito alla gestione del rischio di tasso di interesse possano modificare il profilo di rischio della medesima. In particolar modo il primo capitolo, oltre a presentare le nozioni base per tali tipologie di rischio, si concentrerà sull’esposizione del processo di risk management richiesto dall’Autorità di Vigilanza ai fini di fornire un dettagliato quadro normativo. Il secondo capitolo evidenzierà la centralità della liquidità operativa e strutturale dell’impresa bancaria per concludere con le peculiarità strettamente gestionali riguardanti tale rischio. Infine, il terzo e ultimo capitolo vorrà esporre nello specifico tre casi empirici. Il primo si focalizzerà sullo studio econometrico della variabile osservabile Raccolta diretta americana. Il secondo caso riguarda la trattazione di come tecniche finanziarie alternative possano compromettere la validità dei modelli di analisi del liquidity risk. Il terzo caso studio invece vuole porre l’attenzione sulla costruzione di un modello Value at Risk ai fini di monitoraggio della potenziale perdita di valore del portafoglio FVOCI.
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Bernardel, Flora. « Gestione del rischio nelle reti di imprese : uno strumento di analisi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422003.

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Résumé :
In recent years, the growing complexity and dynamism of business models and the need for companies to deal with a productive and competitive international scenario, has facilitated the development of Supply Chain Risk Management (SCRM) as an interesting area of research for academia and the managerial world. The increasing amount of scientific publications dealing with the study of systemic properties of the supply chain, such as uncertainty, resilience, agility and strength, is the setting for important initiatives in the field of management, but also civil and political. Some examples are the certification program established by the ISO 28000:2007 in the field of Information Security, the introduction of the concepts of risk and variability in benchmarking tools and business process reengineering such as the Supply Chain Council's SCOR model, but also the anti terrorist measures undertaken by the Western States which have far-reaching implications for international trade. The protocols Customs-Trade Partnership Against Terrorism (C-TPAT) and the Container Security Initiative (CSI), introduced since 2002 are examples of how the Department of Homeland Security of the United States has sought to promote the adoption of Best Practices SCM in risk management for border controls. The introduction of the Sarbanes-Oxley Act in 2002, was placed under the supervision of the regulators in the financial markets offers some accord on risk sharing agreements and other common practices of SCM. However, the vagueness of the border between trade and public service organizations are throwing new challenges of risk management for all interested entities. In the United Kingdom, for example, the Civil contingencies Act (2004) covers any situation that threatens human welfare, including the interruption in the availability of money, food, water, energy and other goods. All the above initiatives and others, are placed in the context of the current market, mainly characterized by turbulence and uncertainty. A multiplicity of reasons behind the rising trend of market turbulence. The request in almost all industrial sectors seems to be more volatile at present than in the past. The life cycles of products and technologies have been significant reduced on new products and competition makes the prediction of demand and the cycle of life more difficult. At the same time this has increased the vulnerability of the supply chain to noise and disturbances. On the one hand, the extended operating environment has led to a greater exposure to the effects of exogenous factors such as wars, strikes, terrorist attacks or speculation, on the other it has expanded the scope of some changes in business strategy. Many companies have experienced a change in the risk profile of their supply chain in response to changes in their business models, for example through the adoption of lean practices, the extent of outsourcing and a general tendency to reduce the size of the supply base. Given previous arguments that delineate the importance of the topic, there is no universally accepted approach or a scheme to define what actually constitutes a potential threat to the Supply Chain. According to the study of Jüttner et al. (2003) SCRM may include the four key aspects of management: - Assessment of sources of risk in the Supply Chain - Identification of potential adverse consequences for the Supply Chain - Identification of risk drivers - Risk Mitigation for Supply Chain Some scholars point out that although the literature on risk management is fairly well developed, research on the identification of risks is still at an early stage. Companies need to invest resources to identify the risks they face through a systematic approach, but the formal methodologies to support these approaches are not sufficient. The purpose of this thesis is therefore to develop and validate an instrument of SCRM, structured and robust media companies in the management and assessment of hazards in the Supply Chain. It has been prepared in accordance with the following requirements: - an instrument that is Risk Assessment, that allows the different types of contextual risk and pure speculation, with a focus on the analysis of organizational practices and management decisions in response to the more likely diversified forms of Supply Chain Risk - which puts the focus on the impact of risks by adopting a system of aggregate variables (measures of performance of the Supply Chain). Therefore, the mapping of the whole network, which would require the availability of or access to information and data is not realized. This often has no reference to the company The perspective adopted is in fact focused on the company, or the assessment of risks to which a company is exposed to by virtue of the characteristics of the network or networks in which it is inserted, and organizational and management tools and practices that have been provided. Since the reference to the contexts and structures are typically interconnected and interdependent as the Supply Chain, the risk should be considered for the whole network of organizations involved .. This research is based on an adaptation and extension of the risk model proposed by Ritchie and Marshall (1993). As hypothesized, the "Supply Chain Risk" is configured as a compound expression, into which the contributions (for now assumed independent) of some macro-areas or domains (environmental variables, field variables, configuration variables on the Supply Chain-related variables to the members of the Supply Chain, organizational strategy-related variables, and specific variables related to decision-makers). The term "risk factor" is introduced here to indicate a wide range of managerial and organizational practices that may have an impact (in terms of likelihood and consequences) on the results and how they can provide opportunities to improve performance even in the face of increased risk potential. This schematic can be placed in the macro-families listed and a potentially infinite number of "risk factors", which expose the company's business and organization to unintended consequences not only in terms of risk but also performance.
Negli ultimi anni, la crescente complessità e dinamicità dei modelli di business e la necessità per le aziende di confrontarsi con uno scenario produttivo e competitivo internazionale, ha facilitato lo sviluppo del Supply Chain Risk Management (SCRM) come un’interessante area di ricerca sia per il mondo accademico che per il mondo manageriale. Il crescente aumento delle pubblicazioni scientifiche che affrontano lo studio di proprietà sistemiche delle Supply Chain, come incertezza, resilienza, agilità e robustezza, fa da sfondo ad importanti iniziative in campo manageriale, ma anche civile e politico. Alcuni esempi sono il programma di certificazione stabilito dalla norma ISO 28000:2007 nel campo del Information Security, l’introduzione dei concetti di rischio e variabilità negli strumenti di bechmarking e business process reengineering come il modello SCOR del Supply Chain Council, ma anche i provvedimenti antiterrorismo intrapresi dagli Stati Occidentali che hanno avuto implicazioni di vasta portata per il commercio internazionale. I protocolli Customs–Trade Partnership Against Terrorism (C-TPAT) and the Container Security Initiative (CSI), introdotti a partire dal 2002 sono esempi di come il dipartimento di Homeland Security degli Stati Uniti ha inteso promuovere l’adozione di Best Practices SCM, nella gestione dei rischi per i controlli alle frontiere. L’introduzione della legge Sarbanes-Oxley Act nel 2002, ha posto sotto la sorveglianza delle autorità di regolamentazione dei mercati finanziari alcuni accordi di risk sharing ed altre pratiche comuni di SCM. Tuttavia l’indeterminatezza del confine tra questioni commerciali e organizzazioni di pubblico servizio sta gettando nuove sfide di gestione del rischio per tutti gli enti interessati. Nel Regno Unito, ad esempio, il Civil Contingencies Act (2004) comprende ogni situazione che minaccia il benessere umano, tra cui l’interruzione nella disponibilità di denaro, cibo, acqua, energia e altri beni. Tutte le iniziative citate ed altre ancora, si collocano nel contesto del mercato attuale, caratterizzato principalmente da turbolenza e incertezza. Un molteplicità di motivi è alla base della tendenza all’aumento della turbolenza dei mercati. La domanda in quasi tutti i settori industriali sembra essere più volatile che in passato. I cicli di vita di prodotti e tecnologie sono diminuiti sensibilmente e la competizione sui nuovi prodotti rende la previsione della domanda e del ciclo di vita più difficile. Allo stesso tempo è aumentata la vulnerabilità delle Supply Chain ai disturbi e alle perturbazioni. Da un lato l’ambiente operativo esteso ha comportato una maggiore esposizione agli effetti di fattori esogeni come guerre, scioperi, attacchi terroristici o speculazioni, dall’altro esso ha amplificato la portata di certe variazioni nella strategia aziendale. Molte aziende hanno sperimentato un cambiamento nel profilo di rischio delle proprie Supply Chain a seguito di modifiche nei propri modelli di business, ad esempio attraverso l’adozione di pratiche lean, l’estensione dell’outsourcing e una tendenza generale a ridurre l’ampiezza della base di fornitura. A fronte delle argomentazioni precedenti che delineano l’importanza del tema, non esiste un approccio o uno schema universalmente riconosciuto per definire che cosa effettivamente costituisce un rischio a livello di Supply Chain. Secondo lo studio di Juttner et al. (2003) il SCRM può comprendere quattro aspetti gestionali chiave: - Definizione delle sorgenti di rischio nella Supply Chain - Definizione delle potenziali conseguenze avverse per la Supply Chain - Identificazione dei risk drivers - Mitigazione dei rischi per la Supply Chain Alcuni studiosi evidenziano che sebbene la letteratura sul Risk Management sia piuttosto ben sviluppata, la ricerca relativa all’identificazione dei rischi è ancora ad uno stadio preliminare. Le aziende devono investire risorse per identificare i rischi cui sono esposte attraverso un approccio sistematico; tuttavia le metodologie formali di supporto a questi tipi di approccio sono ampiamente insufficienti. Lo scopo di questa tesi è dunque di sviluppare e validare uno strumento di SCRM, strutturato e robusto che supporti le aziende nella gestione e valutazione dei rischi proveniente dalle Supply Chain. Esso è stato approntato nel rispetto dei seguenti requisiti: - che sia uno strumento di Risk Assessment, e consenta la valutazione contestuale dei rischi di tipo puro e speculativo, con una focalizzazione sull’analisi delle pratiche organizzative e delle scelte gestionali che in funzione del contesto sono più suscettibili di veicolare forme diversificate di Supply Chain Risk; - che ponga l’attenzione sull’impatto dei rischi attraverso l’adozione di un sistema di variabili aggregate (misure di prestazione della Supply Chain). Non si realizza pertanto la mappatura di tutto il network, che richiederebbe la disponibilità o l’accesso ad informazioni e dati, che spesso l’azienda di riferimento non possiede. La prospettiva adottata è infatti relativa all’azienda focale, ovvero alla valutazione dei rischi cui un’azienda è esposta in virtù delle caratteristiche del network o dei network in cui è inserita, e degli strumenti o pratiche organizzativo-gestionali di cui si è dotata. Poiché il riferimento è a contesti e strutture interconnesse e interdipendenti come tipicamente sono le Supply Chain, il rischio deve essere considerato relativamente all’intero network di organizzazioni coinvolte. Questa ricerca si basa su un adattamento e un’estensione del modello di rischio proposto da Ritchie and Marshall (1993). Secondo quanto ipotizzato, la funzione “Supply Chain Risk” si configura come un’espressione composta, in cui confluiscono i contributi (per ora assunti indipendenti) di alcune macro-aree o domini (Variabili ambientali, Variabili di settore, Variabili sulla configurazione della Supply Chain, Variabili relative ai membri della Supply Chain, Variabili relative alla strategia organizzativa, Variabili specifiche, Variabili collegate ai decision-maker). Questa schematizzazione consente di collocare nelle macro-famiglie elencate un numero potenzialmente infinito di “fattori di rischio”, che espongono il business aziendale e l’organizzazione a conseguenze indesiderate in termini di rischio ma anche di performance. Il concetto “fattore di rischio” è qui introdotto per indicare un vasto insieme di pratiche gestionali ed organizzative che possono avere un impatto (in termini di probabilità e conseguenze) sui risultati; così come possono fornire delle opportunità per migliorare le prestazioni sebbene a fronte di un incremento del rischio potenziale. La ricerca è volta a dimostrare che una tale struttura costituisce un’ottima base di riferimento per ogni schema di Assessment del rischio nella Supply Chain. Essa assume quindi un significato rilevante dal punto di vista concettuale, inserendosi in un filone di letteratura ancora non completamente esplorato, e dal punto di vista pratico attraverso gli obiettivi elencati.
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Paquola, Mattia <1994&gt. « La gestione del rischio nelle imprese di assicurazione : l'Enterprise Risk Management ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16854.

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l'obiettivo della presente tesi è quello di riassumere le attuali tecniche di gestione del rischio nelle imprese di assicurazione esaminando le metodologie proposte in letteratura, nella prassi e le disposizioni normative.Dopo aver definito le caratteristiche dell'Enterprise Risk Management si cercherà di capire come tale strumento influenzi le imprese di assicurazione nella gestione del rischio​
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Indiani, Andrea <1990&gt. « L'evoluzione delle tecniche di gestione del rischio e di risk disclosure nel bilancio d'esercizio : Analisi empirica sulle società quotate italiane ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12073.

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Questo elaborato mira a presentare l'evoluzione delle tecniche di gestione dei rischi aziendali, in particolare sottolineando il differente approccio tra il tradizionale risk management e l'enterprise risk management (ERM). Si vuole inoltre descrivere il cambiamento della comunicazione economico finanziaria, orientata ad ampliare le informazioni espresse dal bilancio d'esercizio attraverso la relazione degli amministratori sulla gestione,ad esso allegato. Si cercherà inoltre, di dimostrare attraverso un'analisi empirica la capacità delle società quotate italiane di offrire una più trasparente comunicazione dei rischi affrontati nello svolgimento della loro attività economica, attraverso le informazioni espresse nella relazione sulla gestione.
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Sech, Emma <1990&gt. « Capacità di innovare, orientamento alla crescita e propensione al rischio come driver del processo di internazionalizzazione nelle Piccole e Medie Imprese ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6318.

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Résumé :
L'elaborato approfondisce i temi dell'innovazione e dell'internazionalizzazione nelle Piccole e Medie Imprese (PMI). Nello specifico si è indagato su come il processo di internazionalizzazione sia influenzato dalla capacità di innovare detenuta dall'imprenditore, e su come l'innovazione, incrementale o radicale, sia condizionata dall'orientamento alla crescita e dalla propensione al rischio. Nella prima parte dell'elaborato è illustrato quanto descritto in letteratura sull'argomento, mentre nella seconda parte sono esposti casi pratici di aziende catalogate come PMI aventi sede in Veneto.
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Titotto, Lisa <1997&gt. « Limited edition e co-branding : analisi cross-settoriale di strategie, rischi e benefici nel settore dei beni di consumo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20380.

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Il limited edition marketing è una strategia di sales promotion che prevede un’offerta inferiore alla possibile domanda e che intende conferire qualcosa di inedito rispetto alla versione standard del prodotto. Il limited edition è un trend che tramite contaminazioni, collaborazioni ed esclusività coinvolge tutti i settori, dal fashion al food. Scarsità, esclusività ed urgenza sono gli elementi caratterizzanti per far scattare l’attrazione verso un prodotto in edizione limitata. Tutto ciò che viene percepito come raro, da collezione ed irripetibile assume un valore più alto agli occhi del consumatore. Per il brand, invece, è l’occasione per incrementare le vendite e contemporaneamente l’awareness grazie anche allo user generated content creato per condividere l’acquisto esclusivo. La scarsa disponibilità rende il prodotto più prezioso, né è stato un esempio il caso delle scarpe Lidl: partendo da un prezzo di vendita decisamente basso, la logica della limited edition ha generato una rivendita delle scarpe su Ebay a prezzi maggiorati, il cosiddetto reselling è arrivato fino a 1000 euro per un paio. Oltre al caso Lidl molti sono i casi di edizioni limitate di successo. L’elemento principale che accomuna tutti questi prodotti è la continua attesa e percezione di unicità generata nei consumatori, alimentata da comunicazioni transmediali e passaparola. In questo contesto assumono rilevanza le community, in modo particolare quelle che utilizzano il consumo della marca come strumento di appartenenza e quelle che creano vere e proprie tribù di consumatori. Esse diventano il principale target obiettivo delle iniziative di limited edition e sono fondamentali per il successo e il raggiungimento dei macro obiettivi riportati all'interno del piano di marketing aziendale. All'interno dell'elaborato si cercherà, attraverso delle interviste qualitative e un'analisi tra settori diversi di determinare quali sono le tendenze, quali aziende possono utilizzare questo tipo di strategia e come essa viene inserita all'interno di un piano di marketing strutturato.
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Alessi, Matteo <1994&gt. « “L’utilizzo dei big data nel settore assicurativo : opportunità, rischi, problemi etici e limiti di uso” ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20072.

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In questo lavoro parto da un breve excursus storico sull’evoluzione dell’informatica, della tecnologia e sulla nascita del fenomeno dei big data, analizzando le sue componenti concettuali e gli argomenti correlati. Passerò poi ad approfondire le principali tecniche ed algoritmi di Machine learning, con dei cenni al Deep learning. Nella terza parte dell’elaborato esaminerò il modo in cui i Big Data stanno rivoluzionando il settore assicurativo, da sempre basato sull’utilizzo dei dati importanti soprattutto nel valutare i rischi e quindi per poter stabilire i premi. La rivoluzione sta, innanzitutto, nell’accesso a molti tipi di dati, non solo quelli tradizionali (dati demografici e di comportamento), ma soprattutto quelli che vengono raccolti dai social network, da banche appartenenti o collegate ai gruppi assicurativi, dalla Cerved, dalla Pubblica Amministrazione e da nuovi dispositivi tecnologici come le black box, le smart home devices per la casa e i dispositivi wearables. Tutte queste fonti interne ed esterne e questi dispositivi (IOT) forniscono alle compagnie i dati che, elaborati da sofisticati algoritmi di machine learning e deep learning, permettono di analizzare in maniera più accurata il comportamento degli assicurati e costruire così previsioni più precise su come i clienti devono essere coperti da rischi di varia natura. Si riesce in tal modo a realizzare un’offerta di pacchetti personalizzati e in linea con i bisogni dei clienti, con prodotti più moderni come le assicurazioni on demand, le polizze peer to peer, polizze telematiche, oppure a contrastare in modo più efficiente i tentativi di frode e di riciclaggio. Prenderò in esame le possibili soluzioni per realizzare il progetto big data e cogliere le relative opportunità, nonchè le agevolazioni fiscali e finanziarie cui possono accedere le aziende del settore. Analizzerò i rischi di varia natura derivanti per i clienti ma anche per le compagnie assicurative tradizionali. Esaminerò infine i problemi relativi alla tutela della privacy, all’etica e alla sicurezza. In questo contesto il percorso di conciliazione dell’introduzione delle innovazioni tecnologiche con i dati personali degli assicurati appare in salita; emerge qui l'importanza del GDPR e il concetto di “ethical approach”, avente come ultimo obbiettivo il miglioramento dei servizi in un’ottica di customer centric, capace di restituire reale valore al cliente finale.
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Seccareccia, Pietro <1996&gt. « La pianificazione ed il controllo dell’esposizione al rischio nelle imprese - la pratica aziendale e l'utilizzo degli strumenti finanziari di hedging ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18133.

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Résumé :
Il mio lavoro di ricerca ha come obiettivo lo studio delle strategie di hedging utilizzate nella pratica aziendale per la gestione dei rischi , in particolar modo quelli finanziari, a cui le imprese sono esposte nell’esercizio della propria attività operativa. In mercati sempre più globalizzati, dove le imprese sono chiamate a confrontarsi quotidianamente con player provenienti da tutto il mondo, è sempre più importante porre attenzione sul tema della gestione dei rischi e su come, grazie a tale attività, i managers possono preservare la sana gestione dell’impresa con la possibilità di cogliere opportunità di espansione verso nuovi mercati . Sono poi presentate due realtà aziendali su cui verrà condotto uno studio circa le loro esposizioni ai rischi e le scelte degli strumenti e strategie di hedging da loro utilizzate : verranno analizzati Il gruppo AFV Beltrame e Diadora S.p.A. . Nell'esercizio delle loro attività operative, sono esposti a rischi di natura finanziaria: i rischi di cambio per quanto riguarda gli acquisti fatti in valuta diversa da quella domestica ed i rischi di liquidità , derivanti dalle scelte di gestione delle risorse finanziarie a disposizione, sono quelli a cui maggiormente sono esposti. Si studieranno più in particolare le principali categorie di strumenti derivati che vengono utilizzati per svolgere l’attività di hedging in queste due realtà d’impresa. Verranno presi in analisi le opzioni, gli swaps sui diversi tipi di sottostante ed i contratti a termine. Infine verranno studiate le attività di hedging condotte in azienda e quelle che sono le strategie sottostanti tali scelte.
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LIBRACE, GIOVANNI. « La gestione dei rischi d'impresa nelle operazioni di finanza straordinaria ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/268.

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Résumé :
La presente tesi di dottorato affronta il tema della gestione dei rischi che ha assunto sempre maggiore importanza nella vita dell'impresa. E'importante per tutti gli stakeholder, dai dipendenti agli azionisti, comprendere quale sia il trade - off tra rischio e rendimento potenziale poiché la mancata identificazione dei rischi e la loro non corretta gestione può compromettere la capacità dell'impresa di raggiungere i propri obiettivi. Dopo aver introdotto il concetto di rischio, la tesi si sofferma sul modello dell'Enterprise Risk Management (ERM) e sui benefici associati al suo utilizzo. In particolare l'attenzione viene posta sull'importanza, all'atto di un'operazione di natura straordinaria, quale un'acquisizione o la quotazione su mercati regolamentati, della valutazione dei rischi e delle risposte che l'organizzazione pone in essere. Viene illustrato il processo di due diligence e, in particolare, la due diligence assicurativa e di risk management viene indicata quale valido strumento per comprendere quali siano i rischi a cui un'impresa è esposta e come essa li gestisca. In conclusione, vengono descritte alcune soluzioni (i.e. assicurazione delle representation & warranty, assicurazione della responsabilità da prospetto informativo, assicurazioni ambientali) utilizzabili dall'impresa, durante una transazione, per mitigare il proprio profilo di rischio trasferendo particolari rischi a mercati assicurativi specializzati.
This thesis outlines the importance that risk management is getting in the life of organizations. Stakeholders, ranging from employees to investors, must understand how to quantify the tradeoffs of risk against the potential return, because the failure to identify and manage the essential nature of risk can have consequences on the possibility for an organization to achieve its objectives. After introducing the concept of risk, it is analyzed the Enterprise Risk Management (ERM) approach and the benefits for companies that decide to adopt it. In particular there is a focus on its importance in some circumstances in the life of an organization and it is shown how evaluation of risk profile and responses can be critical in mergers and acquisitions, public offer of securities and other corporate finance decisions. Due diligence process and, in particular, risk management and insurance due diligence is described as an effective instrument to understand to what risks a company is exposed to and how it manages them. In conclusion, some transaction solutions (i.e. representations & warranties insurance, public offering of securities insurance, environmental solutions) - that can be used to mitigate the company risk profile, transferring some risks to specialized insurance markets - are illustrated.
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Livres sur le sujet "Rischio di impresa"

1

Anelli, Franco. Caso fortuito e rischio di impresa nella responsabilità del vettore. Milano : A. Giuffrè, 1990.

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2

Alberto, Azario, et Associazione italiana degli investitori istituzionali nel capitale di rischio., dir. Medie imprese familiari : Capitale di rischio e quotazione. Milano : Guerini e associati, 1997.

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3

L, Scandizzo Pasquale, Atella Piero et Istituto Guglielmo Tagliacarne, dir. Fattori di rischio e di sviluppo nelle nuove imprese del Mezzogiorno. Milano, Italy : FrancoAngeli, 1997.

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4

Le imprese della famiglia italiana : Rischi, bisogni, dinamiche di coppia, strategie e reti di sostegno. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2002.

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5

Dal capitale di credito al capitale di rischio : Tesi e proposte per il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese ; atti del convegno tenutosi presso l'Efibanca il 3 aprile 1984. Milano : Franco Angeli, 1985.

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6

Diritto Bancario in Pillole : La Cura per il Sovraindebitamento e la Crisi Di Impresa. Analisi Bancaria, Tutela Dei Consumatori,fideiussioni Illecite e Monitoraggio Centrale Rischi. Independently Published, 2020.

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