Littérature scientifique sur le sujet « Riquantificazione nei limiti di legge »

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Articles de revues sur le sujet "Riquantificazione nei limiti di legge"

1

de Salvia, Azzurra. « Le conseguenze del caso Laval sul sistema svedese di relazioni industriali ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (février 2012) : 92–95. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003006.

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Résumé :
A seguito della sentenza Laval della Corte di Giustizia del dicembre 2007, i sindacati svedesi, responsabili di un'azione collettiva tesa ad ostacolare pratiche di social dumping adoperate da un prestatore di servizi straniero, sono stati condannati al risarcimento dei punitive damages. Tale vicenda ha dato avvio ad un processo di revisione della normativa svedese, culminato con l'adozione della legge cd. Laval che ha posto rilevanti limiti all'autonomia collettiva e al conflitto, vietando altresě le azioni collettive nei confronti di imprese estere vincolate da un contratto collettivo stipulato nel proprio Paese d'origine con le organizzazioni sindacali locali.
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G. Lazar, Susan. « Il ruolo della terapia psicodinamica e gli ostacoli alla sua diffusione ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 4 (décembre 2021) : 605–22. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004004.

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Résumé :
Dalle ricerche emerge che la terapia psicodinamica è efficace in modo specifico per pazienti con disturbi di personalità, disturbi cronici d'ansia e depressivi e anche disturbi cronici complessi. Inoltre, la frequenza settimanale e la durata della terapia hanno effetti positivi indipendenti tra loro. Uno degli ostacoli alla diffusione della terapia psicodinamica è il fatto che vengono preferiti i trattamenti brevi, in particolar modo la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), considerata spesso il gold standard (cioè la terapia migliore che ci sia) nonostante i problemi che sono stati rilevati nelle metodologie delle ricerche sperimentali, nella validità dei risultati in suo favore, nella generalizzabilità dei risultati e nei metodi diagnostici utilizzati. Un altro ostacolo all'erogazione della terapia psicodinamica risiede nei protocolli delle compagnie assicurative vigenti in molti Paesi, che guardano al contenimento dei costi anziché fornire ai pazienti un trattamento ottimale; negli Stati Uniti, ad esempio, tradiscono il mandato del Mental Health Parity Act, la legge che obbliga che i limiti massimi di copertura assicurativa per i disturbi mentali non seguano criteri diversi da quelli per i trattamenti ottimali dei problemi medici o chirurgici.
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Severoni, Cecilia. « La sicurezza dell'aviazione civile e i limiti alla libertà di circolazione : riflessioni a seguito della pandemia da COVID-19 ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 30 (septembre 2020) : 148–84. http://dx.doi.org/10.3280/dt2020-030011.

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Résumé :
Il quadro normativo attuale in tema di sicurezza dell'aviazione civile è stato modificato in modo sostanziale dopo l'attacco alle torri gemelle e dispone un insieme di norme puntuali e dettagliate. Occorre tuttavia trovare un compromesso ragionevole tra l'obiettivo indicato della prevenzione, indagine, accertamento e repressione degli atti di terrorismo ed altri reati gravi e quello della protezione della libertà di circolazione e dei dati personali nel rispetto della vita privata degli interessati. In questa ottica la compressione del diritto alla protezione dei dati personali deve rispondere a regole chiare e deve essere strettamente proporzionale all'obiettivo da conseguire. Analoghe riflessioni possono oggi essere ripetute in merito ad una più recente applicazione del principio contenuto nell'art. 16, primo comma, Cost. in tema di libertà di circolazione. Non sfugge, infatti, all'interprete l'analogia tra le restrizioni alla libertà di circolazione ed il diritto di muoversi liberamente derivante dalla normativa in materia di sicurezza dell'aviazione civile, e la più recente vicenda legata alla pandemia da Coronavirus che ha imposto una limitazione alla libertà di circolazione delle persone: si tratta nei due casi di un compromesso dettato da «motivi di sanità e sicurezza», circostanze accomunate dal legislatore costituzionale tra le ipotesi per le quali è possibile prevedere per legge una limitazione alla piena esplicazione dei diritti sopra ricordati.
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Scerbo, Alberto. « L’infinita vanità del tutto. Sul politico e giuridico nel pensiero di Leopardi ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 2 (mai 2019) : 389–407. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819836663.

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Résumé :
L’approfondimento del rapporto duale tra natura e ragione, da cui origina la relazione tra poesia e filosofia, costituisce il viatico per un’indagine riguardante il pensiero di Leopardi in ordine al problema politico e giuridico. Premesso, così, lo scarto esistente tra stato di natura e stato di società, si analizzano le diverse forme sociali, all’interno di un discorso che propone il confronto critico tra antichità e modernità e senza discostarsi dal disegno della storia. Nella consapevolezza di ricondurre il tema politico ad una dimensione di autenticità, in cui la ragione sia integrata dalla natura, si procede poi ad una riflessione sulle forme di governo, distinguendo tra piano teoretico e piano storico. La scientificità propria della modernità detta l’atteggiamento di fondo leopardiano nei confronti del diritto e motiva la messa in discussione dell’esistenza della legge naturale, ma anche la valutazione mitica dell’idea di giustizia. L’approccio venato da un sostanziale realismo materialistico impedisce di ricercare significati profondi nelle dinamiche giuridiche e finisce per connettere l’efficacia del diritto al mero egoismo individualistico. Si rimarcano i limiti insuperabili nel funzionamento del diritto, sia di tipo funzionale che strutturale, e si rileva la distanza del fenomeno giuridico dal mondo della natura, con quanto ne consegue su ogni eventuale aspirazione all’universalità.
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Casini, Carlo. « II Rapporto sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” anche in confronto con le altre nazioni europee (aprile 2009) ». Medicina e Morale 58, no 4 (30 août 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.240.

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Résumé :
Il contributo propone all’attenzione il II Rapporto sull’applicazione della legge italiana in materia di “procreazione medicalmente assistita” (PMA) (Legge 40/2004), elaborato nell’aprile 2009 all’indomani della quarta relazione ministeriale del 25 marzo 2009 sullo stesso tema. La particolarità del presente Rapporto consiste nell’indagare su uno dei due obiettivi della legge 40/2004: tutelare il diritto alla vita del concepito. Infatti, mentre è alta la concentrazione sull’obiettivo di “superare la sterilità e la infertilità”, lo scopo di difendere il diritto alla vita del concepito considerato dalla stessa legge “soggetto” al pari degli altri soggetti coinvolti nelle procedure di PMA, è troppo spesso dimenticato. Il Rapporto vuole proprio rimediare a tale dimenticanza e si chiede: di quanti nuovi esseri umani è stata evitata la distruzione per effetto della legge? Poiché, come si legge nel contributo, è chiaro che le tecniche di PMA per il fatto stesso di procreare “in vitro” espongono alla morte gli embrioni anche quando vengono trasferiti nelle vie genitali della donna (ed è questa, infatti, una delle principali riserve etiche nei confronti delle tecniche di PMA), l’indagine si occupa solo di vedere come è stato tutelato il diritto alla vita degli embrioni non trasferiti, cioè non destinati alla nascita, dalla Legge 40/2004. Emerge che l’effetto più benefico della legge è quello di aver evitato nel solo triennio 2005-2006-2007 la possibile formazione soprannumeraria di embrioni e la conseguente possibile distruzione, diretta o dovuta alla crioconservazione, di oltre 120.000 embrioni. La seconda parte della ricerca è condotta confrontando anche i dati di altri Paesi europei e dimostra che il rispetto dei limiti posti a tutela del diritto alla vita hanno anche garantito meglio la salute della donna e non hanno diminuito la percentuale del “successo”. Come è noto la recente sentenza n. 151/2009 della Corte Costituzionale ha gravemente compromesso la legge proprio nel punto di maggiore sensibilità nei confronti della tutela concreta del diritto alla vita del concepito. L’auspicio è che i dati raccolti in questo II rapporto vengano comunque presi in seria considerazione. ---------- The contribution proposes the II Report of April 2009 on the application of the Italian Law on “medically assisted reproduction” (PMA) (Law 40/2004). The peculiarity of the present Report consists of investigating one of the two purposes of the Law 40/2004: to protect the right to life of newborns. In fact, if, on one hand, attention to the purpose of “overcoming sterility and infertility” the Law considers, on the other hand the purpose of defending the right to life of newborn, that is considered as “subject” just like the others subjects involved in PMA procedures from the same law, is too often forgotten. The Report intends to remedy for this forgetfulness and it asks: how many new human beings have been saved thanks to the Law? It makes clear that the most beneficent effect of the Law is that, in the period 2005-2007, it has avoided the possible production of excess embryos and the consequent possible suppression – direct or due to the cryoconservation – of over 120.000 embryos. The second part of the search is conducted also comparing data of other European Countries and it shows that the respect of the imposed limits for protecting the right to life has also guaranteed the woman’s health and it has not reduced the outcome percentage.
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Casini, Carlo. « A tre anni dalla Legge 40/2004 sulla “procreazione medicalmente assistita” Un esame critico della relazione del Ministro della Salute ». Medicina e Morale 56, no 4 (30 août 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.311.

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Résumé :
Il presente contributo esamina in modo critico e ragionato la Relazione ministeriale relativa all’applicazione della Legge 40 del 2004 in materia di procreazione medicalmente assistita del 28 giugno 2007. L’obiettivo è quello di dimostrare che – contrariamente a quanto affermato - proprio in base ai dati lacunosi e strumentalizzati riportati nella Relazione ministeriale, la legge “ha funzionato”; ha raggiunto, cioè, le finalità – che risultano dalla norma stessa - di proteggere il diritto alla vita del concepito (riducendo nel massimo grado possibile la sua distruzione) e superare, nei limiti del possibile, le cause di sterilità. In modo preciso e puntuale, l’articolo dimostra che, non solo è stata grandemente ridotta l’eliminazione premeditata di embrioni umani, ma anche che non vi è stata alcuna riduzione di efficacia delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) in ordine allo scopo di ottenere gravidanze e nascite di bambini. La linea seguita dall’Autore non è quella “negativa” di difendere la legge negando valore probatorio alla Relazione ministeriale, bensì quella “positiva” dimostrare piena efficacia della Legge proprio in base ai pur lacunosi dati forniti dal ministro. La tesi è che la Legge ha tutelato in misura significativa il diritto alla vita dei concepiti e non ha affatto ridotto l’efficacia delle tecniche di PMA. ---------- The present contribution examines in a critical and reasoned way the ministerial report (June 28th 2007) on the application of the Law 40/2004 on medically assisted reproduction. The aim is to show that – contrarily to what have been claimed – just in base to the sketchy and exploited data reported in the ministerial report, the law “worked”; that is to say, it reached the purposes – that result from the norm itself – to protect the right to the life of the conceived subject (reducing in the maximum possible degree his/her destruction) and to overcome, as far as possible, the causes of sterility. In a precise and punctual way, the article shows that, not just the intentional elimination of human embryos has been greatly reduced, but also that there has not been any reduction of effectiveness of the techniques of medically assisted reproduction (PMA) in order to obtain pregnancies and births of babies. The line followed by the Author is not that “negative” to defend the law denying probative value to the ministerial report, on the contrary that “positive” to show the full effectiveness of the Law just in base to the though sketchy data furnished by the Minister. The thesis is that the Law has protected in a meaningful measure the right to the life of the conceived subject and it has not at all reduced the effectiveness of the PMA techniques.
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Vacca, Michael Arthur. « A reexamination of conscience protections in healthcare ». Medicina e Morale 62, no 6 (30 décembre 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.78.

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Résumé :
Rispondendo ad un articolo di Lisa Harris, pubblicato su New England Journal of Medicine 2012; 367: 981-983, il presente contributo riesamina la coscienza da un punto di vista giuridico. Si analizza l’obiezione di coscienza nel contesto della legge federale statunitense sulla tutela della libertà religiosa e si spiega perché coloro che obiettano moralmente di eseguire aborti hanno il legittimo diritto all’obiezione di coscienza. Al contrario, si argomenta che gli abortisti non hanno diritto di eseguire aborti per ragioni di “coscienza”, perché il concetto giuridico di coscienza preclude l’intrusione nei diritti di altri, e nel caso dell’aborto, l’abortista va ad intromettersi nel diritto alla vita di un innocente, un essere umano non ancora nato. Il concetto giuridico di “coscienza” non può ignorare o respingere la conclusione scientifica ed empiricamente verificabile che la vita di un essere umano inizia al momento della fecondazione. Inoltre, è tracciata una distinzione tra diritti negativi e positivi nel contesto della legge federale statunitense, che rende ancor più insostenibile l’uso della “coscienza” come giustificazione per eseguire aborti. L’enfasi dell’articolo è sulla realtà oggettiva e i limiti della coscienza come concetto giuridico, affermando che, mentre la coscienza procede da un soggetto umano, non è pertanto arbitraria e quindi inutilizzabile come concetto giuridico. Riconoscendo i diversi approcci e le implicazioni derivanti dal concetto di coscienza, l’articolo mira semplicemente a difendere la coscienza come un concetto giuridico praticabile, radicato nella legge federale degli Stati Uniti e nella ragione umana. In questo modo, si prefigge di promuovere l’autentica libertà della persona umana a vivere secondo i dettami della propria coscienza. ---------- Responding to Dr. Lisa Harris’ article in the September 13, 2012 issue of the New England Journal of Medicine, this article reexamines conscience from a legal perspective. It analyzes conscientious objection in the context of U.S. federal law protecting religious freedom and explains why those who morally object to performing abortions have a legitimate right to conscientious objection. In contrast, the argument is made that abortionists have no such right to perform abortions for reasons of “conscience” because the legal concept of conscience precludes intruding upon the rights to others, and in the case of abortion, the abortionist is intruding upon the right to life of an innocent, unborn human being. The legal concept of “conscience” cannot ignore or dismiss the scientific and empirically verifiable conclusion that a human being comes into existence at the moment of fertilization. Furthermore, a distinction is drawn between negative and positive rights in the context of U.S. federal law which renders the use of “conscience” as a justification for performing abortions all the more untenable. The emphasis of the article is on the objective reality and limits of conscience as a legal concept, affirming that, while conscience proceeds from a human subject, it is not, therefore, arbitrary and thus unworkable as a legal concept. Recognizing the various approaches to and implications ensuing from the concept of conscience, the article simply aims to defend conscience as a workable legal concept rooted in U.S. federal law and human reason. In this way, it seeks to advance the authentic freedom of the human person to live in accordance with the dictates of his/her conscience.
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Bompiani, Adriano. « Aspetti etici dell’assistenza intensiva e “provvedimenti di fine vita” in epoca neonatale al limite della vitalità ». Medicina e Morale 57, no 2 (30 avril 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.285.

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Résumé :
Il Protocollo di Gröningen e la Carta di Firenze hanno sollevato nell’opinione pubblica questioni sull’assistenza ostetrico-pediatrica da tempo dibattute in sede scientifica e professionale, riguardanti i criteri assistenziali cui sono sottoposti – attualmente – i nati estremamente prematuri per settimana di gestazione (22-25) e/o di peso estremamente ridotto (inferiore a 1000 gr). L’A. affronta l’argomento partendo da una rassegna – notevolmente ampia – della letteratura in merito, ripartita per anni di attività della neonatologia intensivista, sia alla luce dello “stile di risposta” dei vari Centri attivi, sia dei progressi terapeutici intervenuti negli anni (uso prenatale di glicocorticoidi; uso neonatale di surfattante polmonare; assistenza ventilatoria strumentale, etc.). Esamina successivamente i contenuti del Protocollo di Gröningen e della Carta di Firenze, rilevandone notevoli differenze di applicazione ma anche tratti comuni nella posizione pregiudiziale di “non rianimare” il neonato al di sotto di determinati limiti temporali di sviluppo (peraltro attenuata dalla previsione di condizioni eccezionali di vitalità neonatale nella Carta di Firenze). Descritti, alla luce delle indagini epidemiologiche, gli esiti neurologici e polmonari dei sopravvissuti e gli atteggiamenti – in vari Paesi – dei neonatologi, espone gli elementi giuridici riguardanti la posizione del neonato alla luce delle fondamentali Dichiarazioni del Diritto Internazionale riguardanti la persona umana e della Carta Costituzionale Italiana, con relative norme applicative. Anche sulla base di elaborazioni etiche – estesamente esaminate – , e rifiutando ogni impostazione eutanasica, l’A. propende per una linea assistenziale che favorisca la rianimazione (primaria e secondaria) del nato estremamente prematuro, nei limiti tuttavia in cui lo stato di vitalità alla nascita e l’evoluzione del caso nelle Unità di terapia intensiva favoriscano il rispetto del “principio di proporzionalità delle cure”. Si conviene sulla necessità della costante comunicazione con i genitori nella discussione delle linee terapeutiche più opportune, ma si riconosce che il neonatologo intensivista è il responsabile – a termine di legge – delle decisioni terapeutiche. ---------- The Gröningen Protocol and the Florence Chart have raised in the public opinion issues on the obstetrician-paediatric care debated in scientific and professional centres for a long time, regarding the health care criteria to which extremely preterm infants are – currently – subordinated for week of gestation (22-25) and/or for extremely reduced weight (lower than 1000 gr). The author debates starting from a review – remarkably wide – of the literature, shared among years of intensive neonatology activity both in the light of the “answer style” of the different centres and of the therapeutic progresses in the last years (prenatal use of glycocorticoides; neonatal use of pulmonary surfactant; mechanics of artificial breathing, etc.). He subsequently examines the contents of the Gröningen Protocol and of the Florence Chart, finding some remarkable differences of application but also common features in prejudicial position of the “do not resuscitate” infants under determine temporal limits of development (moreover attenuated from the prediction of exceptional conditions of neonatal vitality in Florence Chart). Once described, in the light of epidemiologic researches, the survivors neurological and pulmonary outcomes and the neonatologists attitudes – in several Countries – he exposes the legal elements regarding the position of the infants in the light of the Declarations of International Law on human person and Italian Constitution, with their applicative norms. Also according to ethical statements – extensively examined –, and refusing all euthanasian formulation, the author is inclined for a line that can favour the resuscitation (primary and secondary) of the extremely premature infant, however, insofar as the limits in which the state of viability at the birth and the evolution of the case in the neonatal intensive care units favour the respect of the principle of proportionality of care. He agrees on the necessity of the constant dialogue with the parents discussing the more opportune therapeutic lines, but acknowledging that the intensive neonatologist is the responsible – according to law – of the therapeutic decisions.
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Thèses sur le sujet "Riquantificazione nei limiti di legge"

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RUGGIERO, VINCENZO. « Interessi ed usura nel diritto civile. Riflessioni, rimedi, percorsi giusprudenziali e profili applicativi ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/52463.

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Il tema dell'usurarietà dei tassi di interesse sui mutui e, più in generale, sui finanziamenti di ogni genere, ha subito un picco di interesse in giurisprudenza successivamente alla pronuncia n. 350/2013 della Corte di Cassazione. Buona parte degli operatori del diritto, infatti, ne ha fornito un'interpretazione massimamente estensiva, dando corso all'instaurazione di un elevato contenzioso con gli Istituti di credito. Tale situazione di incremento del contenzioso giudiziale ha offerto lo spunto per riflettere ed approfondire il tema dell'usurarietà dei tassi di interesse, tra usura originaria e sopravvenuta, sui rimedi civilistici di tutela del prenditore applicabili ai contratti divenuti usurari, come pure, da ultimo, per interrogarsi sull'incidenza del tasso di mora sulle soglie d'usura. Nel panorama delle soluzioni possibili, l'Autore conclude, quanto alle strutture rimediali applicabili all'usurarietà sopravvenuta, preferendo la tesi della nullità parziale ex art. 1419, secondo comma, c.c., con sostituzione automatica del tasso convenzionale divenuto usurario con il tasso-soglia ex art. 1339 c.c., nonché della rilevanza dei tassi moratori ai fini del computo del TEGM, del TEG e della soglia, offrendo spunti di riflessione per una riforma sistematica della normativa.
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FORMICONI, Cristina. « LÈD : Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Résumé :
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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Livres sur le sujet "Riquantificazione nei limiti di legge"

1

Gabellini, Elena. L’azione arbitrale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg293.

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Résumé :
Lo studio indaga la vexata quaestio dell’arbitrabilità dei diritti. Si osserva che pur potendo ricondurre l’arbitrato al concetto di processo esso si differenzia rispetto al giudizio statuale poiché nascendo dall’autonomia privata e non dalla legge trova un limite insuperabile nella necessità di individuare sia pure in modo indiretto il rapporto sostanziale oggetto della lite. Partendo da tale assunto viene tratteggiata la nozione di azione arbitrale “ tipica”: la tipicità non rileva in senso romanistico ma deriva dalla disponibilità della “ concreta ragione” dedotta in giudizio. I suoi confini vengono definiti tramite l’elaborazione del concetto di ordine pubblico arbitrale: esso permette di individuare quali siano i diritti che consentono l’accertamento tramite un processo privato. Da questa analisi è enucleata l’ulteriore nozione di azione arbitrale “ vincolata”: la salvaguardia delineata dalle norme sostanziali che disciplinano alcuni diritti si ripercuote sulle modalità di realizzazione del processo che può essere validamente esperito solo qualora sia garantita l’attuazione di uno specifico “ diritto processuale arbitrale”. In difetto di sua osservanza il lodo è invalido e non inesistente come invece si verifica quando l’azione arbitrale è inammissibile. Abbracciando questa ricostruzione vengono analizzate nella seconda parte dello studio le liti riconducibili all’azione arbitrale “ vincolata” (nei settori della famiglia del consumo del diritto societario L’analisi si conclude con una riflessione sul valore attuale dell’arbitrato amministrato che è individuato nel corso della trattazione come antidoto per superare i fittizi limiti relativi alla compromettibilità dei diritti.
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