Littérature scientifique sur le sujet « Ricerca psicoterapia »

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Articles de revues sur le sujet "Ricerca psicoterapia"

1

Gullo, Salvatore, Emanuela Coppola et Girolamo Lo Verso. « La valutazione delle psicoterapie : un'introduzione ». GRUPPI, no 1 (octobre 2010) : 11–25. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001002.

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Résumé :
Le psicoterapie funzionano? Quando? Quali cambiamenti producono? I risultati sono stabili nel tempo? E ancora, cosa produce il cambiamento o la guarigione? Come avviene? L'articolo passa al vaglio questi e altri interrogativi relativi alla ricerca in psicoterapia. Il lavoro, in forma introduttiva, problematizza questioni stringenti che da anni animano il dibattito scientifico internazionale e propone un percorso di senso, supportato dalla letteratura sul tema, che consente di seguire i vettori epistemologici che hanno gradualmente intrecciato le esigenze della ricerca e quelle della pratica clinica. Dalle originarie divisioni tra psicoanalisti e sperimentalisti si giunge ad una fase attuale, di maggiore maturitŕ, della ricerca in psicoterapia (process-outcome research) che studia la relazione tra ciň che accade in terapia e il risultato della terapia stessa, privilegiando i trattamenti sul campo, per come essi vengono normalmente erogati nella pratica clinica routinaria (studi di effectiveness). Tra i risultati piů importanti di queste ricerche vi č la comprensione delle differenze sul piano patologico e strutturale di quadri diagnostici e il relativo adeguamento dei dispositivi cura.
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2

Alfani, Fabrizio. « La ricerca empirica in psicoanalisi e psicoterapia analitica. Paradossi e provocazioni ». STUDI JUNGHIANI, no 49 (mai 2019) : 38–55. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7907.

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Résumé :
L'autore, dopo una breve sintesi storica degli approcci teorici alla ricerca in psicoterapia, sottolinea alcuni aspetti problematici della Evidence Based Medicine applicata alla psicoterapia analitica. Vengono inoltre descritti i risultati di alcune ricerche sugli esiti delle terapie analitiche che ne dimostrano l'efficacia, confermata negli studi di follow-up. Vengono infine presentate alcune riflessioni su quale possa essere il ruolo della ricerca empirica nello sviluppo della conoscenza in psicoanalisi e psicologia analitica.
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3

Lotta, Francesco, Jay Tropianskaia et Sabrina Deutsch Salamon. « Gli eredi del Lago Cowichan : una storia sulla nascita della ricerca in psicoterapia della Gestalt in Canada. Estratti dell'intervista a Les Greenberg ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (novembre 2021) : 87–98. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-002007.

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Résumé :
C'è poca documentazione sull'origine della psicoterapia della Gestalt in Canada e sulla nascita della ricerca in questo approccio. Questo articolo fornisce informazioni sulla fondazione dell'Istituto di Gestalt di Toronto (GIT), che ha preso origine dalla comunità gestaltica del Lago Cowichan. Si riportano estratti di una intervista al prof. Leslie Greenberg, un membro della prima classe di specializzati al GIT, considerato il padre della ricerca dagli psicoterapeuti della Gestalt. Questi brani dell'intervista fanno luce sulla nascita della ricerca gestaltica, attraverso un viaggio nelle prime esperienze di formazione di Greenberg, e nelle sue prime ricerche in ambito gestaltico, fino alla risoluzione, nel corso degli anni, del suo rapporto con la psicoterapia della Gestalt.
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Migone, Paolo. « Intervento : Psicoterapia e ricerca "scientifica" ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 1 (février 2009) : 77–94. http://dx.doi.org/10.3280/pu2009-001005.

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Résumé :
- Some problems of the relationship between psychotherapy and scientific research are examined. The following aspects are discussed: the theory of demarcation between science and non-science, the problem of replicability, "hard" and "soft" sciences, complexity and chaos theory, the levels of probability and indeterminacy, the inductive-deductive circle, abduction, etc. Clinical material is presented in order to exemplify the issues under discussion. Some of the problems met by empirical research in psychotherapy (for example the manualization of psychotherapy techniques) are described, and the phases of the history of psychotherapy research movement are summarized. (This intervention is a discussion of the paper by the physicist Ferdinando Bersani "Replicability in science: Myth or reality?". Psicoterapia e Scienze Umane, 2009, XLIII, 1: 59-76). [KEY WORDS: science, psychotherapy research, epistemology, replicability, psychoanalytic research]
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Migone, Paolo. « Alcune riflessioni sul problema della ricerca "scientifica" in psicoterapia ». GRUPPI, no 2 (juillet 2012) : 19–48. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-002003.

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Résumé :
Vengono esaminati alcuni problemi del rapporto tra psicoterapia e ricerca scientifica. In particolare, vengono discussi i seguenti temi: la teoria della demarcazione tra scienza e non scienza, il problema della riproducibilitŕ, le scienze dure (hard) e molli (soft), la teoria della complessitŕ e del caos, i livelli di probabilitŕ e di indeterminazione, il circolo induttivo-deduttivo, l'abduzione ecc. Sono presentate delle esperienze cliniche a scopo esemplificativo. Vengono inoltre illustrati alcuni dei problemi incontrati dalla ricerca empirico-quantitativa nello studio della psicoterapia (ad esempio la manualizzazione delle tecniche terapeutiche), e descritte alcune fasi della storia del movimento di ricerca in psicoterapia.
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6

Frank, Ellen, et Danielle Novick. « Progress in the psychotherapy of mood disorders : studies from the Western Psychiatric Institute and Clinic ». Epidemiology and Psychiatric Sciences 10, no 4 (décembre 2001) : 245–52. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005418.

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Résumé :
RIASSUNTO— Durante gli ultimi tre decenni abbiamo assistito a significativi miglioramenti sia nei trattamenti psicosociali, sia in quelli farmacologici dei disturbi affettivi.Insieme ai progressi che i nuovi trattamenti farmacologici hanno prodotto, il trattamento psicosociale per la cura specifica del singolo disturbo ha ulteriormente migliorato la prognosi ed il decorso del disturbo bipolare e unipolare. Metodi — Rassegna delle nostre ricerche sul disturbo unipolare e bipolare e sul loro trattamento, in particolare la psicoterapia interpersonale (IPT) e le sue modificazioni. Risultati — Si fornisce la dimostrazione empirica che l'IPT à un trattamento per i disturbi affettivi efficace per la fase acuta e per il mantenimento. La nostra ricerca cumulativa e l'esperienza clinica suggeriscono che le relazioni interpersonali ed i ritmi circadiani e sociali influenzano i disturbi affettivi e che la psicoterapia pud aiutare a normalizzare i problemi in questi settori per i pazienti con disturbi affettivi. Conclusioni — Nonostante l'entusiasmo generato dai recenti progressi nella ricerca sui disturbi mentali e sul loro trattamento, dobbiamo ancora soddisfare l'impegno che l'enorme sviluppo delle conoscenze sulle farmacoterapie mirate e sulle psicoterapie sembrerebbero offrire. Per fare ulteriori progressi, dobbiamo continuare ad applicare rigore scientifico e riflessione per capire l'adattabilita delle attuali nomenclature, l'impatto delle malattie psichiche e mediche in comorbidità sulla manifestazione e sul trattamento dei disturbi affettivi e la praticabilita di un'ampia utilizzazione dei nuovi trattamenti.
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Merini, Alberto. « Il promemoria dell'inconscio. Videotape e psicoterapia ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 1 (mars 2011) : 89–94. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-001005.

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Résumé :
All'Universitŕ di Bologna negli anni 1980-90 fu sperimentato l'uso del videotape per la ricerca e la formazione degli specializzandi in psichiatria nella terapia dei pazienti gravi. Vengono discussi gli aspetti teorici e clinici dell'utilizzo del videotape, in particolare riguardo alle implicazioni per il controtransfert. Questo testo fu presentato al convegno "Memoria e oblio", organizzato a Bologna il 12-16 marzo 1992 da Leo de Berardinis (1939-2008), figura centrale del teatro di ricerca italiano del Novecento.
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Migone, Paolo. « Problemi di psicoterapia. Alla ricerca del "vero meccanismo d'azione" della psicoterapia ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 123 (mai 2013) : 42–56. http://dx.doi.org/10.3280/rt2013-123007.

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Migone, Paolo. « Problemi di psicoterapia. Alla ricerca del "vero meccanismo d'azione" della psicoterapia ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 125 (février 2014) : 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/rt2014-125007.

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Migone, Paolo. « Problemi di psicoterapia. Alla ricerca del "vero meccanismo d'azione" della psicoterapia ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 128 (janvier 2015) : 43–50. http://dx.doi.org/10.3280/rt2015-128005.

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Thèses sur le sujet "Ricerca psicoterapia"

1

Benelli, Enrico. « Psicoterapia e neuroscienze : correlati neurali del Modello del Ciclo Terapeutico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422724.

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Résumé :
The present dissertation show the fundamental concepts of the integration between psychotherapy and neuroscience, as well the results of four empirical studies about psychotherapy research. The first part describe the evolution of the psychotherapy research, the drive to the proliferation of psychotherapy models, the need for integration among different models of therapy and between them and the neuroscience, and an epistemic reflection on the ways to pursuit integration among different field of research. Then, the technique used in the fourth study (i.e.: functional magnetic resonance imaging, fMRI) is described, together with some of its own criticism and a short review of the first evidences achieved by fMRI on the neural correlate of psychopathology and the effects of psychotherapy. In the second part two theories on which our studies are based are described: The Multiple Code Theory (MCT) and the Resonating Mind Theory (RMT). The different conceptualizations about psychopathology and psychotherapy proposed by the two theories are discussed, as well as the specific contributions of the present studies. The first study show how much is important to investigate together both the intrapsychic and interpersonal dimension of the therapeutic process, and characterize a correlation between positive intervention of therapist and the measure of the referential activity (RA) that catch in the language the dimension of sensory and emotion, considered to be expression of non verbal symbolic processes (subscale CONIM). Clinically, this data suggest a connection between the relational clime present between the therapist and the client, and the access to memoirs and emotion. The second study is the first application of the RA to a brief psychodynamic psychotherapy (conduced according to the model of Fosha and Davanloo) characterized by a dense verbal interaction between therapist and client. The multi instrument evaluation of the therapy showed that index of RA are convergent with index of other instruments for evaluating outcome and process. Moreover, the second study confront the problem present in the literature concerning the difficulty with which the RA discriminate between the first and the last phase of the referential cycle, i.e. the phase of activation and that of reflection. Actually, both are characterized by low levels of RA compared to the central phase, i.e. symbolization. Results show that the phase of activation is associated with relatively high value of CONIM, whereas the phase of reflection is associated with relatively high levels of CLASP (that grasp the logical and formal dimension of the language, expression of symbolic verbal processes), suggesting that the absolute value and the wideness of dissociation between CONIM and CLASP, together with a low level of RA, allow to discriminate which phase of the referential cycle the patient is going through. Clinically, these data suggest that psychotherapists implicitly or explicitly develop a sensibility to catch the most emotive (CONIM) and the most cognitive (CLASP) dimensions of the language, and use this information both to evaluate the phase of the referential cycle in which the client is, and the level of dissociation between symbolic and subsymbolic components of emotive schema. The third study is a broadening of the first, to the extent of eighteen sessions. It single out a correlation among positive, neutral and negative interventions of the therapist and the scale of the RA able to grasp the dimension of the mental images (called Imagery), suggesting a connection between the quality of the patient-therapist relationship and the access to both symbolic non verbal components of emotive schema and prototypic image that organize the experience of self in relationship with other. Clinically, this data suggest that the referential process, that allow the connection between symbolic and non symbolic components of emotional schema, take effect through the recall (related to the relationship) of mental and prototypic images from memory and then their selection and reprocessing. This result in particular aroused the curiosity to take in account not only psychological concepts analyzed into the transcripts (i.e.: fluctuation in Imagery), but also neural processes hypothetically involved (i.e.: neural mechanisms related to recall, selection, reorganization of mental and prototypic images). The fourth study, inspired by such curiosity, explores by fMRI the neural correlates of the four phases of the Therapeutic Cycle Model (TCM), derived from the RMT for empirically evaluate assumptions through the analysis of the two dimension: Emotional Tone (ET) and Abstraction (AB) into the transcriptions of therapeutic sessions. The four phases of TCM are: relaxing (low ET and AB), experiencing (high ET, low AB), reflecting (low ET, high AB) and connecting (high ET and AB). The presence of the connecting is associated to good outcome in several model of psychotherapy. The study characterizes cerebral areas positively modulated by both dimensions ET and AB, and their interaction. Interaction, representative of connecting phase, is correlated with a greater activation of areas associated with the selection mechanism of among competing memories recalled. Clinically, a possible correlate could be that therapist interventions able to elicit both emotive and abstract processing may enhance the recall and the selection of memories, that may be subsequently reprocessed and recoded. Moreover, the study unexpectedly revealed that individual differences in the use of emotional words, measured while subjects were telling narratives, are correlated with the modulation of the deactivation in areas related to the control of emotions during subjects’ exposure to narratives with emotional content. This data suggest that persons who use less emotional words are those that does not deactivate areas of emotional control when exposed to narratives with emotive content. A possible and surprising implication could be that we are in front of possible neural correlates of some very important clinical process, named in different way according to the cognitive tradition (i.e.: emotion regulation, such as suppression or avoidance) or the psychodynamic tradition (i.e.: defence mechanism, such as isolation or repression). In conclusion, approaching the psychotherapy research considering both psychological processes as they are described in different models of psychotherapy and related neural processes seems to enhance a better understanding of clinical interaction in terms of neural dynamics, stimulating a reconceptualization of investigated concepts that promote the integration among models. We call this approach psychoneurodynamics.
Il presente lavoro illustra i concetti fondamentali dell’integrazione tra la psicoterapia e le neuroscienze ed i risultati di quattro studi empirici inerenti la ricerca in psicoterapia. Nella prima parte è descritta l’evoluzione della ricerca in psicoterapia, la spinta alla proliferazione dei modelli di psicoterapia, la necessità di integrazione tra i diversi modelli di terapia e tra loro e le neuroscienze, ed una riflessione epistemologica sui modelli di integrazione tra differenti ambiti di ricerca. Successivamente è descritta la tecnica impiegata nel IV studio, ossia la risonanza magnetica funzionale (fMRI), alcune sue criticità, ed una breve rassegna delle prime evidenze ottenute attraverso la fMRI sui correlati neurali della psicopatologia e degli effetti della psicoterapia. Nella seconda parte sono descritte le due teorie a cui fanno riferimento gli studi: la Teoria dei Codici Multipli (MCT) e la Teoria delle Menti Risonanti (RMT). Sono inoltre illustrate le diverse concettualizzazioni della psicopatologia e della psicoterapia postulate dalle due teorie, ed i contributi introdotti dalle presenti ricerche. Lo studio I mostra l’importanza di indagare insieme sia la dimensione intrapsichica sia quella interpersonale del processo psicoterapeutico, ed individua una correlazione tra gli interventi positivi del terapeuta e la misura dell’attività referenziale (RA) che coglie la dimensione emotiva-sensoriale del linguaggio, espressione dei processi simbolici non verbali (sottoscala CONIM). Clinicamente, questo dato suggerisce una connessione tra il clima relazionale instaurato tra paziente e terapeuta e l’accesso a ricordi ed emozioni. Lo studio II è la prima applicazione della RA ad una psicoterapia psicodinamica breve (condotta secondo il modello di intervento di Fosha e Davanloo), caratterizzata da una fitta interazione verbale tra paziente e terapeuta. La valutazione multi strumentale della terapia ha mostrato che gli indici della RA sono convergenti con gli indici di altri strumenti di valutazione dell’esito e del processo. Lo studio II inoltre affronta il problema presente in letteratura inerente la difficoltà con cui la RA discrimina tra la prima e l’ultima fase del ciclo referenziale, ossia la fase di attivazione e quella di riflessione/riorganizzazione, in quanto entrambe sono caratterizzate da bassi livelli di RA rispetto alla fase centrale, detta di simbolizzazione. I risultati hanno evidenziato che la fase di attivazione si associa a valori relativamente elevati di CONIM, mentre la fase di riflessione si associa a valori relativamente elevati di CLASP (che coglie la dimensione logica e formale del linguaggio, espressione dei processi simbolici verbali), suggerendo che il valore assoluto e l’ampiezza della dissociazione tra i due indici CONIM e CLASP, oltre al basso valore di RA, possono fornire indicazioni sulla fase del ciclo referenziale che il paziente sta attraversando. Clinicamente, questi dati suggeriscono che gli psicoterapeuti implicitamente o esplicitamente sviluppano una sensibilità a cogliere le dimensioni più emotive (CONIM) e più cognitive (CLASP) del linguaggio, e utilizzino questa informazione sia per valutare in quale fase del ciclo referenziale si trovi il paziente, sia il livello di dissociazione tra le componenti simboliche e subsimboliche degli schemi emotivi. Lo studio III è una estensione ad un campione di diciotto sedute dello studio I ed individua una forte correlazione tra gli interventi positivi, neutri e negativi del terapeuta e la scala della RA che coglie la dimensione delle immagini mentali (detta Immaginazione), suggerendo una connessione tra la qualità della relazione tra terapeuta e paziente e l’accesso sia alle componenti simboliche non verbali degli schemi emotivi sia alle immagini prototipiche che organizzano l’esperienza di se in relazione agli altri. Clinicamente questo dato suggerisce che il processo referenziale, che consente la connessione tra le componenti simboliche e non simboliche degli schemi dell’emozione, agisce attraverso il recupero (correlato alla relazione) di immagini mentali e prototipiche dalle proprie memorie, e la loro successiva selezione e rielaborazione. Questo risultato in particolare ha suscitato la curiosità di considerare non solo i concetti psicologici indagati nelle trascrizioni (ad esempio, le fluttuazioni della scala Immaginazione) ma anche gli ipotetici processi neurali sottostanti (ad esempio, i meccanismi neurali coinvolti nel recupero, nella selezione e nella riorganizzazione delle immagini mentali e prototipiche). Lo studio IV, ispirato da tale curiosità, indaga mediante la fMRI i correlati neurali delle quattro fasi del Modello del Ciclo Terapeutico (TCM), derivato dalla RMT per validarne empiricamente gli assunti attraverso l’analisi delle due dimensioni “Tono Emotivo” (ET) ed “Astrazione” (AB) nei trascritti delle terapie. Le quattro fasi del TCM sono relaxing (basso ET, bassa AB ), experiencing (alto ET, bassa AB), reflecting (basso ET, alta AB) e connecting (alto ET, alta AB); la presenza di quest’ultima fase è nota in letteratura per essere associata all’esito positivo del trattamento in numerosi modelli di psicoterapia. Il IV studio individua le aree cerebrali modulate positivamente dalle due dimensioni ET ed AB e dalla loro interazione, ed evidenzia che l’interazione, rappresentativa della fase connecting, è correlata ad una maggior attivazione delle aree associate al meccanismo che seleziona tra memorie recuperate ed in competizione tra loro. Clinicamente, un possibile correlato potrebbe essere che interventi del terapeuta che stimolano contemporaneamente aspetti emotivi ed astratti possono facilitare il recupero e la selezione di memorie che successivamente possono essere rielaborate e ricodificate. Inoltre, lo studio ha inaspettatamente evidenziato che le differenze individuali nell’uso di vocaboli emotivi, rilevate durante la narrazione di storie da parte dei soggetti, sono fortemente correlate alla modulazione delle deattivazioni nelle aree preposte al controllo delle emozioni durante l’esposizione dei soggetti a narrative con contenuto emotivo. Questo dato suggerisce che le persone che usano meno il linguaggio emotivo sono anche quelle che non deattivano le aree del controllo emotivo quando sono esposte a narrative con contenuto emotivo. Un possibile e sorprendente risvolto clinico di questo risultato potrebbe essere che sono stati individuati i possibili correlati neurali di alcuni processi di estremo interesse clinico, variamenti nominati nella tradizione cognitiva (processi di regolazione emotiva, quali la soppressione o l’evitamento) e nella tradizione psicodinamica (meccanismi di difesa, quali l’isolamento o la repressione). In conclusione, l’approccio alla ricerca in psicoterapia che considera contemporaneamente i processi psicologici descritti da diversi modelli di psicoterapia ed i relativi processi neurali sembra favorire una maggiore comprensione delle interazioni cliniche anche in termini di dinamiche neurali, stimolando una riconcettualizzazione dei concetti indagati che favorisce l’integrazione tra modelli. Definiamo questo approccio psiconeurodinamica.
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2

RODER, EMANUELA. « The complexity of therapeutic action in DBT : preliminary studies on process and outcome ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241311.

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Résumé :
La Dialectical Behavior Therapy (DBT) è un programma di trattamento cognitivo-comportamentale strutturato, complesso e ricco, messo a punto per pazienti con Disturbo Borderline di Personalità (BPD) e gravi comportamenti disfunzionali (tentativi suicidari, autolesività, instabilità relazionale, comportamenti impulsivi). DBT ha dimostrato la sua efficacia in numerosi studi: i tentativi suicidari e i comportamenti disfunzionali si sono ridotti, mentre la regolazione emotiva e il funzionamento generale dei pazienti sono migliorati. La ricerca presentata i prefigge di valutare l’efficacia e i meccanismi d’azione di DBT, esaminando sia la dimensione di outcome, sia la dimensione di processo. La prima parte dell’elaborato è dedicata alla presentazione del modello DBT. Se ne discutono i fondamenti teorici, gli accordi alla base del trattamento, le modalità del programma terapeutico e le strategie di intervento. La seconda parte dell’elaborato è una valutazione dell’efficacia di DBT, rispetto alle variabili target. Lo studio è di tipo longitudinale ed è stato condotto seguendo le linee guida internazionali. DBT è stata messa a confronto con un programma di trattamento comparabile per tipologia di pazienti, obiettivi e complessità. Il campione è composto da 95 pazienti ambulatoriali, valutati ogni tre mesi. Poiché ci si attendeva che il contributo della variabilità individuale fosse rilevante, sono stati utilizzati modelli lineari gerarchici con effetti casuali. I risultati hanno mostrato che i tentativi suicidari, i comportamenti autolesivi, la disregolazione emotiva e comportamentale sono diminuiti in entrambi i gruppi dopo un anno; i modelli hanno mostrato come i soggetti differissero nella quota di cambiamento. Inoltre, i risultati sul campione dei completer hanno suggerito che il setting di gruppo e l’intensità del trattamento potrebbero agire quali specifici meccanismi terapeutici. La terza parte dell’elaborato si compone di una serie di studi di processo con un disegno single case, inseriti nel filone della ricerca process-outcome: si tratta della valutazione di due coppie terapeutiche, una con esito favorevole ed una con esito parziale. Le pazienti erano due giovani donne con diagnosi di BPD, differenti per profilo di personalità e comportamenti disfunzionali; hanno seguito un programma DBT standard con il medesimo terapeuta, un clinico esperto. Sono state esaminate le sedute durante il primo anno di trattamento. Si sono considerate tanto la dimensione tecnica quanto quella relazionale del processo terapeutico, esaminando entrambe da una prospettiva macroanalitica e microanalitica. I risultati hanno mostrato come alcuni aspetti siano riscontrabili in ambedue le coppie terapeutiche: l’aderenza al modello di trattamento e l’atteggiamento del terapeuta orientato alla collaborazione. D’altra parte, sono emerse specificità relative alle coppie terapeutiche. Nel trattamento della paziente con esito positivo, è presente un clima relazionale globalmente positivo, terapeuta e paziente riescono ad affrontare in modo proficuo anche le incomprensioni. Invece, nel trattamento della paziente con esito parziale, terapeuta e paziente faticano a trovare una sintonizzazione e a lavorare in modo sinergico, rimanendo bloccati in dinamiche problematiche e senza riuscire a conseguire pienamente gli obiettivi prefissati. Nel loro insieme, i risultati hanno confermato l’efficacia e la complessità di DBT. Più precisamente, hanno messo in luce le sovrapposizioni e le differenze tra DBT e altri modelli teorici, in particolare con gli interventi che promuovono il funzionamento riflessivo. Inoltre, i risultati hanno confermato l’importanza di una relazione collaborativa tra terapeuta e paziente. In sintesi, è possibile concludere che i meccanismi dell’azione terapeutica in DBT possono essere compresi solo alla luce delle dinamiche del processo terapeutico entro cui si verificano.
Dialectical Behavior Therapy (DBT; Linehan, 1993, 2014) is a structured, complex and comprehensive cognitive-behavioral treatment program for patients with Borderline Personality Disorder (BPD) and severe dysfunctional behaviors (repeated suicidal attempts, self-harm behaviors, relational instability, other impulsive behaviors). Up to now, DBT proved its effectiveness in several studies: suicide attempts and dysfunctional behaviors decreased, while emotional regulation and general functioning improved. The present research aimed at assessing the effectiveness of DBT and its mechanisms of action, evaluating both outcome and process dimensions. The first part of the thesis is dedicated to the presentation of the DBT model, examining its theoretical foundations, the agreements underlying the treatment, the modalities of therapeutic program, and the strategies of intervention. The second part of the thesis is an evaluation of the effectiveness of DBT, examining the course over time of the target variables. The study is longitudinal, single-blind, with a two-arm parallel design, conducted following the international guidelines for the outcome studies on intention-to-treat samples. DBT was compared with another treatment program comparable by patient type, objectives, and complexity of interventions. The sample was comprised by 95 outpatients, assigned to groups with the minimisation procedure and assessed every three months. Since the individual variability was expected to be consistent, Hierarchical Linear Models with random effects were used. Results showed that suicidality, self-harm, emotional and behavioral dysregulation decreased in both groups after one year; unconditional growth models indicated that subjects differed in the elevation and in the rate of change. Moreover, results on the completers’ subsample suggested that the group setting and the intensity of treatment could represent specific therapeutic mechanisms. The third part of the thesis is composed by process studies with a single-case design, in the strand of the process-outcome research: the empirical evaluation of two therapeutic couples, one with a favorable outcome and one with a partial outcome, was conducted. The patients were two young women with a diagnosis of Borderline Personality Disorder, different for personality profile and dysfunctional behaviors at the beginning of treatment; they followed a DBT standard program with the same therapist, a male experienced clinician. Sessions over the first year of treatment were examined (N1 = 38; N2 = 37). The technical and the relational dimensions of the therapeutic process were assessed and examined through a macroanalytic and microanalytic perspective. Results showed that some aspects are present in both couples: namely, the adherence to the treatment model and the attitude of the therapist oriented towards collaboration. On the other hand, specificities relating to each therapeutic couple emerged. In the treatment of the patient with positive outcomes, there was a globally positive relational climate; furthermore, therapist and patient can deal even with episodes of misunderstanding. Instead, in the treatment of the patient with partial outcomes, therapist and patient struggled to find an attunement and to work in synergy, remaining trapped in problematic relational patterns and without fully achieving the therapeutic objectives previously agreed. Taken together, results confirmed the effectiveness and the complexity of DBT. More specifically, they shed light on overlaps and differences between DBT and other theoretical models, in particular interventions promoting reflective functioning. Furthermore, the importance of a collaborative relationship between therapist and patient was confirmed. Overall, results suggested that mechanisms of action in DBT can be understood only in light of the dynamics of the therapeutic process in which they occur.
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3

ESPOSITO, LUCIA ISABELLA. « La psicoterapia di coppia e la sua valutazione. Prove di efficacia e di efficienza ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/485.

Texte intégral
Résumé :
Il presente lavoro di tesi si colloca all’interno della tradizione di ricerca nota come Empirically Supported Therapy Relationships, un modello d’indagine centrato sulla natura e sulla funzione della relazione al di là della contrapposizione tra ricerca sugli esiti e ricerca sul processo. I tre studi in cui si articola il lavoro assumono come focus d'indagine porzioni progressive del trattamento: la prima seduta, le prime due sedute, l’intero percorso. Nel primo studio sono messi a confronto differenti esiti terapeutici per verificare se le ricadute sul piano clinico del metodo interpretativo siano riconducibili ad un criterio di presenza/assenza o da ricercare nell’intreccio con altri fattori caratterizzanti il percorso di cura. Il secondo studio si propone di affrontare casi di interruzione prematura del trattamento, differenziati in funzione del raggiungimento o meno della stipulazione di un contratto terapeutico: l’obiettivo è quello di evidenziare le caratteristiche connesse alla diversa fase di abbandono del contesto di cura. Infine il terzo studio, nella forma del single-case study, è incentrato sui momenti di frattura dell’alleanza terapeutica lungo un intero processo terapeutico di quaranta sedute.
The present dissertation refers to the theoretical background known in the literature as Empirically Supported Therapy Relationships, a research tradition focused on the relationship and its nature, beyond the outcome and process research opposition. The three studies included in this work focused on different portions of treatment: respectively the initial intake session, the first two sessions, and the overall treatment. In the first study different outcomes were compared in order to examine if the effects of interpretations were connected to specific factors of psychotherapeutic process. The second study aimed to assess clinical cases of premature termination, differentiated on the basis of the contract attainment: the purpose was to depict specificities due to the different phase of dropping out. Finally, the third study was a single-case research examining alliance ruptures within an entire clinical process of forty sessions.
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ESPOSITO, LUCIA ISABELLA. « La psicoterapia di coppia e la sua valutazione. Prove di efficacia e di efficienza ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/485.

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Résumé :
Il presente lavoro di tesi si colloca all’interno della tradizione di ricerca nota come Empirically Supported Therapy Relationships, un modello d’indagine centrato sulla natura e sulla funzione della relazione al di là della contrapposizione tra ricerca sugli esiti e ricerca sul processo. I tre studi in cui si articola il lavoro assumono come focus d'indagine porzioni progressive del trattamento: la prima seduta, le prime due sedute, l’intero percorso. Nel primo studio sono messi a confronto differenti esiti terapeutici per verificare se le ricadute sul piano clinico del metodo interpretativo siano riconducibili ad un criterio di presenza/assenza o da ricercare nell’intreccio con altri fattori caratterizzanti il percorso di cura. Il secondo studio si propone di affrontare casi di interruzione prematura del trattamento, differenziati in funzione del raggiungimento o meno della stipulazione di un contratto terapeutico: l’obiettivo è quello di evidenziare le caratteristiche connesse alla diversa fase di abbandono del contesto di cura. Infine il terzo studio, nella forma del single-case study, è incentrato sui momenti di frattura dell’alleanza terapeutica lungo un intero processo terapeutico di quaranta sedute.
The present dissertation refers to the theoretical background known in the literature as Empirically Supported Therapy Relationships, a research tradition focused on the relationship and its nature, beyond the outcome and process research opposition. The three studies included in this work focused on different portions of treatment: respectively the initial intake session, the first two sessions, and the overall treatment. In the first study different outcomes were compared in order to examine if the effects of interpretations were connected to specific factors of psychotherapeutic process. The second study aimed to assess clinical cases of premature termination, differentiated on the basis of the contract attainment: the purpose was to depict specificities due to the different phase of dropping out. Finally, the third study was a single-case research examining alliance ruptures within an entire clinical process of forty sessions.
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CACCAMO, FLORIANA. « Il processo in psicoterapia di gruppo : costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici ». Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11577/2837969.

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GENTILE, DANIELA. « I processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica e gli interventi del terapeuta. Un’indagine empirica ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1233137.

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Résumé :
Gli studi presentati nella mia tesi di dottorato appartengono all’ambito della ricerca empirica in psicoterapia. Il focus principale, in linea con le tematiche studiate nell’ambito delle cosiddette Empirically Supported Relationships, è l’interazione tra fattori tecnici e relazionali. Il lavoro di tesi si è proposto di indagare congiuntamente i processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica e gli interventi del terapeuta mettendo a confronto pazienti con orientamento anaclitico e introiettivo. L’obiettivo generale è stato identificare le caratteristiche differenziali di questi due tipi pazienti nel processo terapeutico, al fine di delineare un quadro mediamente atteso di come un clinico possa relazionarsi in modo proficuo con questi pazienti, promuovere un clima di collaborazione in seduta e negoziare i momenti di rottura attraverso modalità “patient-tailored”. La tesi è articolata in tre studi principali: 1) la validazione della Collaborative Interactions Scale Revised (Colli, Gentile, Condino, Lingiardi, 2014a, 2017), strumento basato sui trascritti per la valutazione microanalitica dei processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica; 2) la validazione della Comparative Psychotherapy Process Scale (Hilsenroth, Blagys, Ackerman, Bonge, Blais, 2005), strumento basato su una scala Likert per la valutazione degli interventi del terapeuta; 3) un’indagine empirica su un campione di pazienti anaclitici e introiettivi. I primi due studi riguardano la validazione italiana degli strumenti adottati e il terzo studio riguarda la ricerca vera e propria. Le validazioni della CIS–R e del CPPS hanno mostrato buone caratteristiche psicometriche sia rispetto alla inter-rater reliability, sia rispetto alla validità convergente e di criterio. Lo studio esplorativo su pazienti anaclitici e introiettivi ha rilevato da un lato differenze significative rispetto alla presenza di rotture, collaborazioni e interventi del terapeuta nei due gruppi di pazienti, e ha identificato un effetto predittivo di alcuni interventi sulla collaborazione del paziente. Il lavoro presenta alcune implicazioni cliniche. Riconoscere i processi di rottura e riparazione appare assai utile sia nella pratica clinica quotidiana sia nel training degli psicoterapeuti. I risultati sembrano suggerire in primo luogo la necessità di un modello complesso e multidimensionale per la comprensione del “What works for whom?... and how?” (Roth e Fonagy, 2004). Comprendere quali siano gli interventi più efficaci con specifici tipi di pazienti può avere notevoli ricadute sul piano clinico e del trattamento, sia nei termini di una maggiore possibilità di cambiamento terapeutico sia nei termini di una prevenzione del drop out. I dati ottenuti sembrano in accordo con la letteratura sugli interventi del terapeuta che ha sottolineato l’importanza del tailoring degli interventi del terapeuta al fine di modulare una “psicoterapia su misura” del paziente (Horwitz, Allen, Gabbard, et al., 1996).
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Renata, Renata e. Il ponte delle rose : L'oscuro oggetto della psicoterapia come ricerca dell'identità. Trieste : Svevo, 1992.

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Tarantino, Francesco. Psicologia dell'educazione e psicoterapia infantile : Esperienze e ricerche. Galatina, Le : Congedo, 1993.

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Mastronardi, Vincenzo. Ai confini della psiche : Ricerche in tema di "immaginario mentale in psicoterapia". Roma : Edizioni Universitarie romane, 1992.

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Palazzo, Giovanna, et Gary Randolph. Curarsi con la Consulenza e la Psicoterapia : Concentrarsi Nella Ricerca e Nell'esercizio Della Comprensione e Accettazione Di Sé. Babelcube Inc, 2021.

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