Thèses sur le sujet « RICERCA E INTERVENTO »

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1

MARRAZZO, Carmine. « Clinica delle relazioni formative e scolarità. Elementi di una ricerca-intervento ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2016. http://hdl.handle.net/10446/61893.

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2

Montanari, Elisabetta <1989&gt. « Coerenza e apprendimenti argomentativi : linee di ricerca per un intervento formativo nell'istruzione liceale ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17801.

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Résumé :
Questo elaborato sostiene, e si propone di inquadrare e giustificare dal punto di vista teoretico e normativo, che una maggior attenzione dovrebbe essere prestata, nell’ambito della ricerca in educazione e argomentazione, al requisito razionale della coerenza come non contraddittorietà. Esso riferisce, poi, sugli sforzi di chi scrive di progettare e testare, attraverso alcuni studi di caso a carattere esplorativo, un intervento formativo finalizzato a migliorare la comprensione di questa norma tra gli studenti dei licei, a consentire loro di riconoscere le contraddizioni nel processo argomentativo e a familiarizzarli con le strategie argomentative relative alla reductio ad absurdum.
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3

COVINI, Elena. « Gli asini esistono ? : la dimensione clinica della relazione educativa nella formazione dell’insegnante : elementi di una ricerca-intervento ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32811.

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4

Dalla, Vecchia Andrea <1991&gt. « Dalla trasformazione tecnologica del bene a quella di significato dell’organizzazione : progetto di ricerca-intervento per un’azienda del territorio ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9965.

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Résumé :
Il progetto di tesi vuole innanzitutto soffermarsi sullo studio del Business Model come strumento necessario per definire gli elementi che compongono l’impresa. Nel primo capitolo, attraverso il software NVivo per la ricerca e l’analisi di dati qualitativi, si sono studiati cento paper aventi ad oggetto il modello di business. L’analisi ha voluto indagare come esso sia descritto in letteratura e come siano delineati i suoi componenti, in quante e quali aree di ricerca venga analizzato e come esso possa influire sulla creazione di valore e il raggiungimento di una posizione di vantaggio competitivo per l’impresa. Nel secondo capito viene introdotta SIPA S.p.a., l’azienda in cui si è svolto il progetto di ricerca-intervento trattato in questa tesi; vengono inoltre definiti puntualmente metodologia e obiettivi del progetto oltre ai modelli teorici utilizzati nel corso dell’intervento. Nel terzo e ultimo capitolo si procede con l’analisi del caso aziendale e in particolare con mappatura e allineamento del modello di business, curva del valore, strategie e missione dell’impresa; vengono esplorati tutti gli elementi oggetto di analisi e descritti i risultati emersi fornendo una visione complessiva della realtà aziendale.
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5

Frison, Daniela. « University and Business : quale distanza per un dialogo formativo ? La ricerca-intervento per la promozione della competenza epistemica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422051.

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Résumé :
Since its origins, University has started a rich and complex debate with the outside world where its relationships have been marked by different experiences and contributions suggested by many ideas of University (Newman, 1852). After that, the scientific faculties have developed, for a long time, profitable partnerships of research with the economic and productive world. On the contrary, cooperations and examples of dialogues between humanities and the economical world are really few as it is evident by a recent mapping of these projects about the University-Business Dialogue (CEC, 2009), whom the European Funds has promoted. These experiences have led the researchers’ activities to ask if the University-Business Dialogue (between humanistic faculties and the business world) could be formative - in particular how it could be good – and, if the partnership is possible, what would be the best way to realise it to make sure it could be highly formative. Progetto PARIMUN - Partenariato Attivo di Ricerca IMprese-Università, has tried to find out possible answers studying the different ways to encourage an effective cooperation between the academic world and the territorial business realities. Precisely, PARIMUN, a project supported by Facoltà di Scienze della Formazione, desires, as its main goal, to support the planning and realisation of intervention-researches in territorial organisations and concerns. The activities of problem-solving are managed by “researchers” of Corsi di Laurea Magistrale, considering the demands and requests pointed out by the organisations themselves. The enquiry is based on the Reflective Practice by Donald Schön (1993) and on Epistemologia Operativa by Donata Fabbri and Alberto Munari (2005-1984): both have given a great contribution to press a good analysis of the University-Business Dialogue which wishes to highlight knowledge and action, theory and practice as well as to explore the final formative results that PARIMUN offers to Tesi di Laurea Magistrale. The project has involved graduate students, masters of degree (University) and business managers: all of them being actors of intervention-researches and all of them involved and interested in the goal of the project – even if in different ways and time – inspired by the “analyse des pratiques professionnelles” of Francophone origin. What is relevant of PARIMUN is the goal itself, that is the spur of a reflexive attitude on the activities managed during the project. After the tools, the strategies and the ways used to carry out the partnership, the different analysis and interpretations of the results obtained in the end have produced a mapping of different kinds of by-results: first academic and educational, second epistemological and of method - also connected to the graduate student, his research and the organisations whom he worked for, and finally repercussions about the epistemological and institutional attitude which involve both partners – the organisation and the “PARIMUN researcher”. All the project ends up to underline meditations and new prospects about a possible relationship between University and Concerns and, in detail, between humanities and business activities. To sum up, what is the best distance to be hoped for an effective formative dialogue?
Molteplici sono le idee d’università (Newman, 1852) che nel corso della storia di questa istituzione hanno alimentato il dibattito sulla sua vocazione alla ricerca scientifica e sulle sue relazioni con il mondo extra-accademico. Le facoltà scientifiche hanno sviluppato, ormai da tempo, partenariati fruttuosi di ricerca con il mondo economico e produttivo mentre assai meno diffusi appaiono gli esempi di dialogo tra facoltà umanistiche e mondo aziendale, come dimostra anche un’accurata mappatura dei progetti di University-Business Dialogue (CEC, 2009) sovvenzionati da Fondi Europei. L’occasionalità di queste esperienze ha condotto il lavoro dottorale verso i seguenti interrogativi: in quali termini il University-Business Dialogue e, in particolare, il dialogo tra scienze umane e mondo economico-produttivo possono dirsi formativi? E come dovrebbe essere allestita un’esperienza di University-Business Dialogue per diventare esperienza formativa? Per rispondere ai quesiti la presente indagine si è riferita al Progetto PARIMUN - Partenariato Attivo di Ricerca IMprese-UNiversità, un’iniziativa proposta dalla Facoltà di Scienze della Formazione che incoraggia proprio il partenariato tra mondo accademico, da un lato, e imprese e organizzazioni del territorio dall’altro. PARIMUN, infatti, promuove e sostiene la progettazione e la realizzazione da parte di laureandi di livello magistrale di ricerche-intervento presso organizzazioni e imprese del territorio, partire da questioni e problematiche rilevate e proposte dalle stesse organizzazioni. L’indagine si è ispirata alla Reflective Practice di Donald Schön (1993) e all’Epistemologia Operativa di Donata Fabbri e Alberto Munari (2005-1984): contributi capaci di sollecitare una lettura del University-Business Dialogue che intenda riconoscere e valorizzare insieme conoscenza e azione, teoria e pratica, verso una esplorazione delle ricadute formative promosse dall’elaborazione della Tesi di Laurea Magistrale secondo i criteri e le modalità previste dal Progetto PARIMUN. A tal fine, il lavoro dottorale ha interessato i laureandi implicati nel progetto, i rispettivi direttori di tesi (Università) e i referenti aziendali (Impresa): tutti attori impegnati nella realizzazione di ricerche-intervento e tutti, in tempi e modalità differenti, coinvolti nella presente indagine. Essa ha adottato strumenti ispirati all’analyse des pratiques professionnelles di matrice francofona volendo sollecitare i tre protagonisti del progetto all’esercizio di una postura riflessiva sulle proprie pratiche. Seguendo la medesima finalità, le strategie di analisi e di interpretazione dei risultati hanno condotto alla “mappatura” di quattro ordini di ricadute che possiamo così definire: ricadute di ordine didattico-accademico; ricadute di ordine epistemologico-metodologico; ricadute relative alla postura epistemologica dello studente nei confronti della ricerca e delle organizzazioni; infine, ricadute relative alla postura epistemologico-istituzionale dell’organizzazione nei confronti della ricerca e di questa nuova figura di studente-ricercatore, convenzionalmente definito “ricercatore PARIMUN”. Il lavoro si conclude evidenziando riflessioni e prospettive in merito al possibile rapporto tra Università e Imprese e, più precisamente, tra Scienze Umane e Imprese al fine di individuare le condizioni per un auspicabile “dialogo formativo”
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6

DE, CANI LORENZO DANIELE. « UN DISPOSITIVO PER LA FORMAZIONE IN SERVIZIO DEI DOCENTI. L'ANALISI DELLA PRATICA PROFESSIONALE COME METODO DI RICERCA E INTERVENTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/42960.

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Résumé :
Sulla scorta degli studi sull’apprendimento continuo e sull’analisi del lavoro, e avendo come elemento cardine la prospettiva della professionalizzazione degli insegnanti, il lavoro affronta il tema della formazione in servizio intesa come processo privilegiato che, adeguatamente progettato e realizzato, è in grado di diventare laboratorio per la trasformazione dell’insegnante da preparato a esperto. Per raggiungere questo obiettivo, il lavoro di ricerca si è concretizzato nella progettazione e valutazione di un’attività di sviluppo professionale che ponesse i docenti nella condizione di prendere criticamente le distanze dal proprio agire quotidiano al fine di analizzare la propria pratica educativa e didattica per padroneggiarla con maggiore consapevolezza. E’ stata pertanto progettata una ricerca a partire dal costrutto della riflessività come competenza professionale da favorire per far acquisire meta-competenze in un percorso che rispettasse l’aderenza alla pratica in classe e favorisse il confronto tra colleghi, attraverso il ricorso alla metodologia dell’analisi del lavoro congiuntamente all’utilizzo del video come supporto e come stimolo.
Based on lifelong learning and practice analisys studies, and adopting a professionalization of teaching perspective, this work take on in service teacher training as a mean that, if properly designed and realized, can become the leverage for transforming an experienced teacher into an expert teacher. In order to do this, the researcher has designed and evaluated a professional development activity able to distance teachers from their daily duty to analyze their own educative and didactic practice and master it in a more conscious way. Following a practice analisys methodology and video-recording as support and stimulus, the research has revolved around the reflexivity concept as a professional competence to foster in order to get meta-competences in a way that could respect both context specific peculiarities and encouraged discussion between colleagues.
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DE, CANI LORENZO DANIELE. « UN DISPOSITIVO PER LA FORMAZIONE IN SERVIZIO DEI DOCENTI. L'ANALISI DELLA PRATICA PROFESSIONALE COME METODO DI RICERCA E INTERVENTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/42960.

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Résumé :
Sulla scorta degli studi sull’apprendimento continuo e sull’analisi del lavoro, e avendo come elemento cardine la prospettiva della professionalizzazione degli insegnanti, il lavoro affronta il tema della formazione in servizio intesa come processo privilegiato che, adeguatamente progettato e realizzato, è in grado di diventare laboratorio per la trasformazione dell’insegnante da preparato a esperto. Per raggiungere questo obiettivo, il lavoro di ricerca si è concretizzato nella progettazione e valutazione di un’attività di sviluppo professionale che ponesse i docenti nella condizione di prendere criticamente le distanze dal proprio agire quotidiano al fine di analizzare la propria pratica educativa e didattica per padroneggiarla con maggiore consapevolezza. E’ stata pertanto progettata una ricerca a partire dal costrutto della riflessività come competenza professionale da favorire per far acquisire meta-competenze in un percorso che rispettasse l’aderenza alla pratica in classe e favorisse il confronto tra colleghi, attraverso il ricorso alla metodologia dell’analisi del lavoro congiuntamente all’utilizzo del video come supporto e come stimolo.
Based on lifelong learning and practice analisys studies, and adopting a professionalization of teaching perspective, this work take on in service teacher training as a mean that, if properly designed and realized, can become the leverage for transforming an experienced teacher into an expert teacher. In order to do this, the researcher has designed and evaluated a professional development activity able to distance teachers from their daily duty to analyze their own educative and didactic practice and master it in a more conscious way. Following a practice analisys methodology and video-recording as support and stimulus, the research has revolved around the reflexivity concept as a professional competence to foster in order to get meta-competences in a way that could respect both context specific peculiarities and encouraged discussion between colleagues.
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ARESI, GIOVANNI UMBERTO. « GIOVANI, ALCOL E DIVERTIMENTO NOTTURNO. DALLO STUDIO DEL FENOMENO AD UNA RICERCA-INTERVENTO IN UN QUARTIERE AD ALTA CONCENTRAZIONE DI LOCALI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3334.

Texte intégral
Résumé :
Il contributo presenta l'esito di un percorso di ricerca volto alla comprensione delle modalità di consumo di alcolici da parte dei giovani adulti nei contesti del divertimento notturno (bar, pub, discoteche, feste private, ecc.) e mira a fornire indicazioni teoriche, metodologiche ed applicative per interventi partecipati di promozione delle salute e la riduzione dei rischi alcol-correlati nelle comunità locali. Il lavoro si apre con uno studio Grounded Theory che offre un modello processuale di comprensione delle dinamiche del bere dei giovani nei diversi contesti del divertimento notturno, tenendo conto delle specifiche culturali del nostro Paese. Prosegue poi con uno studio di analisi del contesto della città di Milano in merito ai rischi alcol-correlati, che ha indicato la priorità, a livello locale, negli interventi relativi all'insieme di rischi e conseguenze che si concretizzano nelle aree urbane che presentano elevate concentrazioni di locali notturni, i nightlife districts. Il lavoro si chiude con la presentazione di una ricerca-intervento mixed-method in uno di questi quartieri, che ha visto il coinvolgimento, in tutte le fasi, dei membri della comunità e ha consentito di conoscere in modo approfondito la realtà presa in esame e offrire indicazioni di intervento per la riduzione dei rischi per i giovani e delle conseguenze alcol-correlate per gli abitanti.
The dissertation contributes to the understanding of the issue of alcohol use and abuse among young people in nightlife settings (e.g., bars, clubs, and private parties). It describes the effectiveness of participatory research approaches in studying and addressing the phenomenon in areas with a high concentration of drinking venues (nightlife entertainment districts). The Grounded Theory research (study 1) on young adults' drinking patterns in nightlife settings showed changes in the meanings, processes, and representations of alcohol across settings and their effect on drinking patterns. The results of the context analysis of the city of Milan (Italy) (study 2) indicated specific alcohol related issues in the local context, in particular the wide range of alcohol-related risks and consequences for both youngsters and residents in the four nightlife entertainment districts of the city. The last study is a multiphase mixed methods participatory research conducted in a nightlife district. Multiple methods (interviews, a community survey, ethnography) integration was part of the participatory process in which community members collaborated during different phases of research. The study resulted in indications for intervention to reduce alcohol-related negative consequences for youths and nightlife districts’ residents, and in theoretical and methodological considerations for the future research.
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ARESI, GIOVANNI UMBERTO. « GIOVANI, ALCOL E DIVERTIMENTO NOTTURNO. DALLO STUDIO DEL FENOMENO AD UNA RICERCA-INTERVENTO IN UN QUARTIERE AD ALTA CONCENTRAZIONE DI LOCALI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3334.

Texte intégral
Résumé :
Il contributo presenta l'esito di un percorso di ricerca volto alla comprensione delle modalità di consumo di alcolici da parte dei giovani adulti nei contesti del divertimento notturno (bar, pub, discoteche, feste private, ecc.) e mira a fornire indicazioni teoriche, metodologiche ed applicative per interventi partecipati di promozione delle salute e la riduzione dei rischi alcol-correlati nelle comunità locali. Il lavoro si apre con uno studio Grounded Theory che offre un modello processuale di comprensione delle dinamiche del bere dei giovani nei diversi contesti del divertimento notturno, tenendo conto delle specifiche culturali del nostro Paese. Prosegue poi con uno studio di analisi del contesto della città di Milano in merito ai rischi alcol-correlati, che ha indicato la priorità, a livello locale, negli interventi relativi all'insieme di rischi e conseguenze che si concretizzano nelle aree urbane che presentano elevate concentrazioni di locali notturni, i nightlife districts. Il lavoro si chiude con la presentazione di una ricerca-intervento mixed-method in uno di questi quartieri, che ha visto il coinvolgimento, in tutte le fasi, dei membri della comunità e ha consentito di conoscere in modo approfondito la realtà presa in esame e offrire indicazioni di intervento per la riduzione dei rischi per i giovani e delle conseguenze alcol-correlate per gli abitanti.
The dissertation contributes to the understanding of the issue of alcohol use and abuse among young people in nightlife settings (e.g., bars, clubs, and private parties). It describes the effectiveness of participatory research approaches in studying and addressing the phenomenon in areas with a high concentration of drinking venues (nightlife entertainment districts). The Grounded Theory research (study 1) on young adults' drinking patterns in nightlife settings showed changes in the meanings, processes, and representations of alcohol across settings and their effect on drinking patterns. The results of the context analysis of the city of Milan (Italy) (study 2) indicated specific alcohol related issues in the local context, in particular the wide range of alcohol-related risks and consequences for both youngsters and residents in the four nightlife entertainment districts of the city. The last study is a multiphase mixed methods participatory research conducted in a nightlife district. Multiple methods (interviews, a community survey, ethnography) integration was part of the participatory process in which community members collaborated during different phases of research. The study resulted in indications for intervention to reduce alcohol-related negative consequences for youths and nightlife districts’ residents, and in theoretical and methodological considerations for the future research.
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Serbati, Sara. « Valutare per meglio intervenire. Ricerca sugli esiti degli interventi educativi domiciliari con bambini e famiglie vulnerabili nell'Azienda ULSS di Belluno ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422018.

Texte intégral
Résumé :
In the current economic crisis context less and less resources are used to support social services intervention promoting vulnerable children and family wellbeing. The Conference of Mayors of ULSS 1 (Belluno, Vento Region) and the Consortium of social agencies S.A.C.S. (Belluno), facing the need to give legitimacy of resource investment, asked for a 3 year experimentation (2008‐2010) of outcome evaluation methods and tools within home intervention for vulnerable children and family, which is an essential way of intervention used by the above services. Research focused on activities of 13 social workers (educators) that were involved in home care services during the project. The research involved the co‐building of tools for verifying results and the planning interventions. The tools were used three times, on May 2009, on December 2009, and on May 2010, by the social workers and by the others professionals that refer to the 10 social agencies involved. The knowledge coming from the intervention effectiveness evaluation is key in decision‐making and planning process for promoting activities and services working in terms of process documentation and transparency. With these aims, the research has had the opportunity to respond to issues raised by the actors (politicians and administrators), making the criterion of social relevance of research and waiting for the production of knowledge useful to those working in the area. The social relevance of this research focused not only on the goal achievement analysis relating to the resources, but it also aimed at focussing on the practice of social workers involved in the project, in terms of an emancipatory function. The evaluation project was planned within the learning by the practice perspective, assuming a participative approach giving social workers a key relevance, in the project design, implementation and evaluation. Thanks to this participative approach, social workers were allowed to evaluate their own practice and to start a reflective process which enhanced their learning and improved their current practice. The project became an opportunity to improve the context by a “training latency” which promoted change processes and news skills in the involved practitioners (Bove, 2009; De Ambrogio, 2004; Santelli Beccegato, Varisco, 2000; Patton, 1998; Weiss, 1998). Through listening and systematic collection of social workers’ point of view and needs, the evaluation path aimed at fulfilling a methodological and a content need: - the need to clearly define paths and methods for designing and evaluating the effectiveness of home care interventions; - the need to focus the intervention with vulnerable children and families towards an approach giving more value to family relational aspects and to family empowerment. At the end of the experimental program, the research used the collected material "to develop it into scientific knowledge " (Cadei, 2008, p. 48), including all available data within a broader theoretical framework, according to the results on intervention effectiveness shown by the international literature, and mainly characterized by the Bronfenbrenner’s bio‐ecological perspective (1979, 2005). The results were related within an overall interpretation that allowed to give a unitary explanation of what influenced the outcomes of intervention.
Nell’attuale contesto di crisi economica una quota sempre più ridotta di risorse è impegnata nella promozione del benessere dei bambini e delle famiglie vulnerabili che afferiscono ai servizi sociali. Da qui nasce l’esigenza di legittimazione delle risorse investite che ha portato la Conferenza dei Sindaci dell’A.Ulss n. 1 di Belluno e il Consorzio di Cooperative Sociali S.A.C.S. di Belluno a richiedere per il triennio 2008‐2010 un percorso di sperimentazione di metodi e strumenti per la valutazione di esito degli interventi educativi domiciliari a favore di bambini e famiglie vulnerabili, risorsa fondamentale dei servizi territoriali del Bellunese. La ricerca si è focalizzata sull’attività di 13 educatrici che nel periodo di sperimentazione hanno svolto interventi educativi domiciliari. La ricerca ha previsto la definizione condivisa degli strumenti per la verifica degli esiti e la progettazione degli interventi che sono stati utilizzati in tre momenti temporali successivi (maggio 2009, dicembre 2009, maggio 2010) dalle educatrici e dagli altri operatori dei 10 servizi coinvolti che le hanno affiancate. Le conoscenze che è possibile ottenere grazie alla valutazione dell’efficacia degli interventi offrono la possibilità di fondare i processi decisionali e programmatori di attività e servizi da mettere in campo sulla base di contributi informativi documentati e trasparenti. Con tali propositi, la ricerca ha avuto la possibilità di rispondere alle problematiche poste dai soggetti interessati (operatori e amministratori politici), realizzando il criterio di pertinenza sociale della ricerca e attendendo alla produzione di conoscenza utile a quanti operano sul territorio. La pertinenza sociale della ricerca non ha riguardato solo l’analisi del grado di conseguimento degli obiettivi nell’utilizzazione delle risorse, ma ha investito anche in una funzione emancipatrice delle pratiche degli operatori che hanno partecipato alla ricerca. Ci si è posti, dunque, nell’ottica di una valutazione che consentisse di apprendere dall’esperienza, attraverso l’assunzione di un approccio partecipativo che ha attribuito importanza agli operatori dei servizi. La costruzione partecipata del percorso valutativo ha posto i soggetti nelle condizioni di vagliare le proprie pratiche, avviando un processo di riflessione che ha condotto ad un percorso di apprendimento e di miglioramento delle pratiche in atto. La ricerca ha assunto una funzione modificatrice del contesto attraverso una “latenza formativa”, che ha promosso processi di cambiamento e ha portato all’acquisizione di nuove competenze da parte dei professionisti coinvolti (Bove, 2009; De Ambrogio, 2004; Santelli Beccegato, Varisco, 2000; Patton, 1998; Weiss, 1998). Attraverso l’ascolto e la raccolta sistematica dei punti di vista e dei bisogni degli operatori sociali partecipanti alla ricerca, il percorso valutativo ha inteso rispondere a due esigenze specifiche di apprendimento, l’una metodologica, l’altra contenutistica: - l’esigenza di definire con precisione percorsi e modalità di progettazione e di valutazione dell’efficacia degli interventi educativi; - l’esigenza di orientare i contenuti del lavoro educativo domiciliare con i bambini e le famiglie vulnerabili verso una maggiore valorizzazione della dimensione relazionale e dell’empowerment per le famiglie. Al termine del percorso sperimentale, la ricerca ha poi impiegato “il materiale raccolto per svilupparlo in conoscenza scientifica” (Cadei, 2008, p. 48), inserendo tutti i dati disponibili all’interno di una cornice teorica più ampia, anche alla luce dei risultati espressi dalla letteratura internazionale sull’efficacia degli interventi. Tale cornice, individuata nel modello ecologico dello sviluppo umano di Bronfenbrenner (1979, 2005), ha consentito di porre in relazione e in comunicazione tutti i risultati raccolti all’interno di una lettura complessiva che ha permesso di dare una spiegazione unitaria di ciò che sembra aver influenzato gli esiti.
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Gherman, Rebeca Luisa. « Interventi per il rinforzo strutturale degli edifici in muratura : ricerca sperimentale sull’impiego delle cuciture attive ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
Negli ultimi decenni, diversi terremoti hanno mostrato la vulnerabilità degli edifici in muratura, che a seguito dell’evento sismico hanno manifestato differenti meccanismi di crisi, con crolli parziali o totali della struttura. Per far fronte alla necessità di rispristino e rinforzo del costruito storico, sono state quindi messe a punto diverse tecniche di rinforzo, basate su modalità tradizionali o innovative. Il presente elaborato si inserisce in questo contesto e ha come obiettivo la valutazione dell’efficacia del sistema di rinforzo basato sull’utilizzo delle cerchiature attive, adottando diverse configurazioni del rinforzo stesso, per massimizzare l’incremento di resistenza strutturale e duttilità, assicurando contemporaneamente un efficace raggiungimento del livello di salvaguardia della vita. La campagna sperimentale ha previsto l’esecuzione di prove di compressione diagonale su pannelli in muratura rinforzati secondo tre diverse configurazioni, eseguendo una foratura a maglia quadrata e adottando una disposizione dei nastri a 90 gradi, 45 gradi oppure a 45 gradi ma con doppio rinforzo. Le prove sono state condotte in accordo con le indicazioni delle norma ASTM E 519 e i risultati sperimentali sono stati analizzati in dettaglio ai fini della definizione delle diverse modalità di rottura attese e della valutazione del miglioramento delle caratteristiche di resistenza e duttilità conseguibili mediante l’applicazione del sistema a cerchiature attive. I risultati sperimentali hanno permesso, mediante il confronto delle tre prove a compressione diagonale, di evidenziare alcune criticità inerenti all’utilizzo della disposizione dei nastri a 90 gradi e di quantificare l’incremento di capacità fornito in relazione alle differenti configurazioni adottate. Gli aspetti emersi nel corso della campagna sperimentale possono quindi risultare utili come base per una futura ottimizzazione del sistema di rinforzo e per una revisione delle formule di progetto.
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Emili, Enrico Angelo <1976&gt. « Progettualità e interventi educativi nella dislessia. Il progetto ProDSA e le prospettive future di ricerca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5873/1/Emili_Enrico_Angelo_Tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro è strutturato in quattro parti analizzando e comparando le pubblicazioni del settore scientifico italiano, anglofono e tedesco di riferimento. Nel primo capitolo della tesi viene proposta una riflessione sulle parole che ruotano attorno al tema dei DSA e della disabilità. Nel secondo capitolo vengono presentati, a partire dalla letteratura scientifica di riferimento, gli indicatori di rischio che segnalano possibili disturbi specifici di apprendimento e le caratteristiche di apprendimento dei DSA mettendo in luce potenzialità e talenti spesso intrinseci. Nel terzo capitolo viene vagliata la normativa di riferimento, in particolare la recente Legge 170/2010 e le relative Linee Guida. Nel quarto capitolo, partendo dal tema della diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (da ora in poi TIC) nel mondo della scuola, sono ampiamente trattati i principali strumenti compensativi (sintesi vocale, libri digitali, mappe concettuali, Lavagna Interattiva Multimediale) e le misure dispensative adottabili. Nel quinto capitolo viene analizzato in tutte le sue parti il Piano Didattico Personalizzato (da ora in poi PDP) e viene proposto un possibile modello di PDP pubblicato sul sito dell'Ufficio per l’Ambito Territoriale di Bologna. Nel sesto capitolo della tesi viene presentato il Progetto Regionale ProDSA. Il Progetto, rivolto a studenti, con diagnosi di DSA, delle scuole secondarie di primo grado e del primo biennio delle secondarie di secondo grado dell’Emilia-Romagna, ha visto, grazie a un finanziamento della Regione, la consegna in comodato d'uso gratuito di tecnologie compensative agli alunni che hanno aderito. La sezione empirica del presente lavoro indaga l’uso reale che è stato fatto degli strumenti proposti in comodato d’uso e le motivazioni legate alla scelta di non utilizzarli in classe. Nel settimo capitolo vengono proposti strumenti progettati per rispondere concretamente alle criticità emerse dall'analisi dei dati e per sensibilizzare il mondo della scuola sulle caratteristiche dei DSA.
This work consists of four sections and many international publications have been examined and analized. The first chapter presents a reflection about the word “Dislexya” and the differences between the Italian scientific community that does not consider it as a disability and the English scientific community that sees it as a “learning disability”. The second contains the basics and the characteristics of Dislexya, in addition, in the third one I have talked about the recent law about Dislexya, Law 170/2010 that, unfortunately is not so well-known yet, on the strength of a personal cognitive survey for parents and teachers in Bologna. The forth contemplates the main technological means (TTS, text-to-speech, digital books and ISB, Interactive Smart Board) and the projects like “Classi 2.0” and “Lab-InT”, which are relevant to teachers from all sectors at primary and secondary level (ages 6-13) to spread the use of technology inside the school context. The fifth concerns the PDP, a document for teaching plan that can be easily modified by teachers for their own particular classroom and the sixth chapter is dedicated on ProDSA, a regional project about students with Dislexya in Emilia Romagna, that consisted of giving a laptop and text to speech for free. The seventh deals with a range of different ways of promotion about Dislexya, by providing ideas which can stimulate and support the teachers and the parents, like different materials available to download from the official instructional site of Emilia Romagna and from my personal website www.inclusione.it as well. The final part refers to how much important is to leave room for technologies inside the inclusive context because they can favorite a good setting oriented to the instructional design and an accesible environment for everyone.
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Emili, Enrico Angelo <1976&gt. « Progettualità e interventi educativi nella dislessia. Il progetto ProDSA e le prospettive future di ricerca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5873/.

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Résumé :
Il presente lavoro è strutturato in quattro parti analizzando e comparando le pubblicazioni del settore scientifico italiano, anglofono e tedesco di riferimento. Nel primo capitolo della tesi viene proposta una riflessione sulle parole che ruotano attorno al tema dei DSA e della disabilità. Nel secondo capitolo vengono presentati, a partire dalla letteratura scientifica di riferimento, gli indicatori di rischio che segnalano possibili disturbi specifici di apprendimento e le caratteristiche di apprendimento dei DSA mettendo in luce potenzialità e talenti spesso intrinseci. Nel terzo capitolo viene vagliata la normativa di riferimento, in particolare la recente Legge 170/2010 e le relative Linee Guida. Nel quarto capitolo, partendo dal tema della diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (da ora in poi TIC) nel mondo della scuola, sono ampiamente trattati i principali strumenti compensativi (sintesi vocale, libri digitali, mappe concettuali, Lavagna Interattiva Multimediale) e le misure dispensative adottabili. Nel quinto capitolo viene analizzato in tutte le sue parti il Piano Didattico Personalizzato (da ora in poi PDP) e viene proposto un possibile modello di PDP pubblicato sul sito dell'Ufficio per l’Ambito Territoriale di Bologna. Nel sesto capitolo della tesi viene presentato il Progetto Regionale ProDSA. Il Progetto, rivolto a studenti, con diagnosi di DSA, delle scuole secondarie di primo grado e del primo biennio delle secondarie di secondo grado dell’Emilia-Romagna, ha visto, grazie a un finanziamento della Regione, la consegna in comodato d'uso gratuito di tecnologie compensative agli alunni che hanno aderito. La sezione empirica del presente lavoro indaga l’uso reale che è stato fatto degli strumenti proposti in comodato d’uso e le motivazioni legate alla scelta di non utilizzarli in classe. Nel settimo capitolo vengono proposti strumenti progettati per rispondere concretamente alle criticità emerse dall'analisi dei dati e per sensibilizzare il mondo della scuola sulle caratteristiche dei DSA.
This work consists of four sections and many international publications have been examined and analized. The first chapter presents a reflection about the word “Dislexya” and the differences between the Italian scientific community that does not consider it as a disability and the English scientific community that sees it as a “learning disability”. The second contains the basics and the characteristics of Dislexya, in addition, in the third one I have talked about the recent law about Dislexya, Law 170/2010 that, unfortunately is not so well-known yet, on the strength of a personal cognitive survey for parents and teachers in Bologna. The forth contemplates the main technological means (TTS, text-to-speech, digital books and ISB, Interactive Smart Board) and the projects like “Classi 2.0” and “Lab-InT”, which are relevant to teachers from all sectors at primary and secondary level (ages 6-13) to spread the use of technology inside the school context. The fifth concerns the PDP, a document for teaching plan that can be easily modified by teachers for their own particular classroom and the sixth chapter is dedicated on ProDSA, a regional project about students with Dislexya in Emilia Romagna, that consisted of giving a laptop and text to speech for free. The seventh deals with a range of different ways of promotion about Dislexya, by providing ideas which can stimulate and support the teachers and the parents, like different materials available to download from the official instructional site of Emilia Romagna and from my personal website www.inclusione.it as well. The final part refers to how much important is to leave room for technologies inside the inclusive context because they can favorite a good setting oriented to the instructional design and an accesible environment for everyone.
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Beiso, Ilaria <1978&gt. « Percorsi di ricerca-azione nell’ambito delle problematiche degli interventi di cooperazione : il caso della pescicoltura in Repubblica Centrafricana ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/932.

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A critical approach to the concepts of development and sustainable development provides the basis of the research activity presented in this Ph.D. Dissertation. The research activity delimits its own investigation area: starting from a critical review of the concepts of ‘Development Countries’, ‘North-South’ dialogue’, and the ‘Development Aid actions’ leads to focus the research work on a ‘case study’: the fish farming activities in the Central African Republic carried out within the framework of cooperation interventions. The analysis and the activity carried on by means of a ‘research-action’ process and by applying both quantitative and qualitative methodologies, aim at pointing out scientifically adequate and concrete improvements. The analysis provided concrete solutions to critical aspects of cooperation actions. For each methodology, the effectiveness, the mutual interaction and integration have been assessed together with possible improvements. Furthermore, in the above framework, the results presented in this Ph.D. Dissertation provide a starting point for the development of an effective language linking scientists and the stakeholders of the realities under investigation.
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Naldini, Federico. « Algoritmi Euristici per la Schedulazione degli Interventi nel Blocco Operatorio ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11685/.

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Questa tesi riguarda il problema della schedulazione degli interventi nel blocco operatorio di un presidio ospedaliero, noto anche come Operating Theatre Planning & Scheduling. Il blocco operatorio è la struttura che eroga servizi a più alto impatto sui costi di un presidio ospedaliero ed è legato ad attività ad alto rischio. E' quindi fondamentale gestire in modo ottimale questa risorsa. In questa tesi, si considera come caso studio l'applicazione reale di un presidio ospedaliero dell'Emilia Romagna con un orizzonte temporale di una settimana, ovvero la cosiddetta programmazione operativa. L'obiettivo è quello di ottenere un utilizzo efficiente del blocco operatorio, garantendo al contempo la priorità agli interventi più urgenti. Data la complessità del problema, vengono proposti algoritmi euristici che permettano di ottenere buone soluzioni in tempi di calcolo ridotti. Studi precedenti hanno infatti evidenziato la difficoltà di trovare soluzioni ottime al problema, mediante l'utilizzo di solver commerciali per modelli di Programmazione Lineare Intera, senza introdurre ipotesi semplificative. Sono stati elaborati tre algoritmi euristici costruttivi di tipo multi-start che permettono di generare soluzioni ammissibili con diverse caratteristiche. Gli algoritmi si differenziano principalmente per le modalità con cui collocano gli interventi nel tempo disponibile delle risorse (induction room, operating room, recovery room), cercando di migliorarne l’utilizzazione e dando priorità ai pazienti più urgenti. Gli algoritmi sono stati implementati utilizzando il linguaggio JAVA e sono stati testati su istanze realistiche fornite dal presidio ospedaliero. I risultati hanno evidenziato un alto grado di utilizzazione delle sale operatorie, un fattore molto rilevante per una ottimale gestione del blocco operatorio. E' stata, infine, svolta un'analisi di sensitività alla variabilità delle durate.
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BUCCI, ORNELLA. « Intrapreneurial Self-Capital per il XXI secolo : nuove prospettive di ricerca e intervento ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1080559.

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Il passaggio dal career development caratteristico del XX secolo in cui gli individui sviluppavano la propria carriera all’interno di organizzazioni stabili (Savickas, 2011b) al career and life management (Guichard, 2013; Savickas, 2013) fino al career and life management through self and relational management (Di Fabio, 2014a; Di Fabio & Kenny, 2016) nel XXI secolo, evidenzia come la carriera appartenga sempre più alla persona e non più all’organizzazione (Duarte, 2004) e come il lavoro (Blustein, 2011a), il career project (Savickas, 2011) e il life project (Guichard, 2013) siano atti intrinsecamente relazionali (Di Fabio, 2014a, 2014i). Nell’epoca attuale, il mondo del lavoro è caratterizzato da instabilità e continui cambiamenti, da incertezza e imprevedibilità, pertanto è fondamentale che gli individui siano in grado di sviluppare e mantenere la propria employability e di gestire attivamente i propri percorsi di sviluppo professionale (Savickas, 2011a) e personale (Guichard, 2013). Per questo emerge l’importanza di promuovere, in ottica di Positive Preventive Perspective (Di Fabio, 2014a; Di Fabio & Kenny, 2016; Kenny & Di Fabio, 2009; Kenny & Hage, 2009; Kenny, Horne, Orpinas, & Reese, 2009; Hage et al., 2007), la costruzione e la consapevolezza delle risorse dell’individuo per un career and life planning di successo, in riferimento a un’intenzionalità ancorata al Purposeful Self (Di Fabio, 2014l). Il benessere delle persone nell’ambito dell’orientamento, del career counseling, della life construction (Guichard, 2013) e delle human resources può essere incrementato attraverso azioni preventive precoci, evidenziando l’importanza di interventi evidence-based (Hage et al., 2007). All’interno di questo quadro di riferimento, il presente lavoro di ricerca si propone di approfondire un nuovo life and career costrutto, l’Intrapreneurial Self-Capital, come core di risorse imprenditive utili alle persone nella costruzione del percorso di vita, affrontando la complessità e le sfide del XXI secolo. Il presente lavoro di ricerca intende offrire una panoramica delle principali e più recenti teorie di riferimento per lo sviluppo e l’applicazione dell’Intrapreneurial Self-Capital, confrontare a livello teorico ed empirico l’Intrapreneurial Self-Capital con altri costrutti emersi in letteratura come risorse funzionali a rispondere adeguatamente alle richieste dell’epoca postmoderna, evidenziando le peculiarità dell’Intrapreneurial Self-Capital, l’importanza del nuovo costrutto nel processo di life and career management e nel favorire condizioni di benessere nelle persone, alla luce dell’influenza che il contesto odierno instabile e incerto ha sulla propria vita. Il capitolo primo delinea le principali teorie di riferimento per comprendere la complessità del XXI secolo e rintracciare coordinate di riferimento per lo sviluppo di costrutti, strumenti e interventi, in particolare riguardo all’Intrapreneurial Self-Capital, a beneficio degli individui nella propria crescita personale e professionale. Il capitolo secondo introduce i costrutti di Proattività, Psychological capital, Career adaptability e Occupational engagement che si configurano in letteratura come potenziali risorse nella costruzione di sé e del proprio percorso personale e professionale nell’epoca postmoderna. Attraverso uno studio su un piano teorico, vengono indicate le similarità e le differenze tra questi costrutti presi in esame e l’Intrapreneurial Self-Capital, definendone gli aspetti specifici. Il capitolo terzo presenta le possibili relazioni, su un piano teorico, tra l’Intrapreneurial Self-Capital, career outcome tradizionali (career decision self-efficacy, employability, stili decisionali) e con misure tradizionali di benessere edonico (life satisfaction, positive and negative affect) e di benessere eudaimonico (life meaningfulness, flourishing, hope, grit, autenticità). Inoltre lo studio si è proposto di analizzare a livello teorico le relazioni dell’ISC con variabili innovative (life project reflexivity come career outcome; affective profile, come misura di benessere edonico; coraggio, come misura di benessere eudaimonico). Il capitolo quarto propone il primo studio della presente tesi di dottorato volto a rilevare gli aspetti di similarità e differenza tra l’Intrapreneurial Self-Capital e i costrutti di Proattività, Psychological capital, Career adaptability e Occupational engagement, in studenti universitari e in lavoratori, definendone da un punto di vista empirico, gli aspetti peculiari. Il capitolo quinto presenta il secondo studio empirico della presente tesi di dottorato che si propone di approfondire, in studenti universitari e in lavoratori, le relazioni dell’Intrapreneurial Self-Capital con career outcome tradizionali (career decision self-efficacy, employability, stili decisionali) e con misure tradizionali di benessere edonico (life satisfaction, positive and negative affect) e di benessere eudaimonico (life meaningfulness, flourishing, hope, grit, autenticità). Inoltre lo studio si è proposto di analizzare le relazioni dell’ISC con alcune variabili innovative (life project reflexivity nell’ambito dei career outcome; affective profile come misura di benessere edonico; coraggio, come misura di benessere eudaimonico). Il capitolo sesto riporta le conclusioni generali della presente tesi di dottorato evidenziando come l’ISC si configuri come un nuovo e promettente costrutto nell’ambito dell’orientamento, del career counseling, della career e life construction, delle human resources e della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, dal momento che si differenzia da altre risorse individuali come la Proattività, lo Psychological capital, la Career adaptability e l’Occupational engagement. L’ISC risulta inoltre associato sia ai career outcome (tradizionali e innovativi) sia al benessere edonico e eudaimonico relativo a variabili di benessere sia tradizionali che innovative. Inoltre, i risultati degli studi del presente lavoro di tesi offrono promettenti prospettive di ricerca e di intervento in relazione all’Intrapreneurial Self-Capital, evidenziando l’importanza di continuare a studiare questo nuovo costrutto in relazione ad altri career outcome e misure di benessere. Viene sottolineata la possibilità di incrementare il capitale imprenditivo del Sé mediante un training specifico (Di Fabio, 2014f; Di Fabio & Van Esbroeck, 2016) in modo da potenziare le forze degli individui nel rispondere tempestivamente e puntualmente alle richieste dell’ambiente esterno turbolento e mutevole della società dell’accelerazione (Di Fabio & Maree, 2016; Schwab, 2016). In conclusione, la presente tesi di dottorato evidenzia l’importanza del nuovo career and life costrutto di Intrapreneurial Self-Capital (ISC), dell’Intrapreneurial Self-Capital Scale (ISCS) come suo strumento di misura e dell’Intrapreneurial Self-Capital Training (ISCT) per il career and life management e la promozione del benessere nel XXI secolo.
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CASCIO, Gandolfa. « LA RICERCA-INTERVENTO SULLA QUALITA' E LA SALUTE ORGANIZZATIVA. RIFLESSIONI METODOLOGICHE A PARTIRE DA ALCUNE ESPERIENZE DI RICERCA IN CAMPO SANITARIO E EDUCATIVO ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95470.

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FRISON, DANIELA. « University and business : quale distanza per un dialogo formativo ? La ricerca-intervento per la promozione della competenza epistemica ». Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11577/2694528.

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La vocazione dell’Università alla ricerca scientifica e le sue relazioni con il mondo extra-accademico sono al centro, fin dalle origini di questa istituzione, di un articolato e controverso dibattito percorso da esperienze e contributi ispirati a molteplici e differenti idee d’università (Newman, 1852). Entro questa variabilità, le facoltà scientifiche hanno sviluppato, ormai da tempo, partenariati fruttuosi di ricerca con il mondo economico e produttivo mentre assai meno diffusi appaiono gli esempi di dialogo tra facoltà umanistiche e mondo aziendale, come dimostra anche un’accurata mappatura dei progetti di University-Business Dialogue (CEC, 2009) sovvenzionati da Fondi Europei. L’occasionalità di queste esperienze ha condotto il lavoro dottorale verso i seguenti interrogativi: in quali termini il University-Business Dialogue e, in particolare, il dialogo tra scienze umane e mondo economico-produttivo possono dirsi formativi? E come dovrebbe essere allestita un’esperienza di University-Business Dialogue per diventare esperienza formativa? Per rispondere ai quesiti la presente indagine si è riferita al Progetto PARIMUN - Partenariato Attivo di Ricerca IMprese-UNiversità, un’iniziativa proposta dalla Facoltà di Scienze della Formazione che incoraggia proprio il partenariato tra mondo accademico da un lato, e imprese e organizzazioni del territorio dall’altro. PARIMUN, infatti, promuove e sostiene la progettazione e la realizzazione di ricerche-intervento presso organizzazioni e imprese del territorio: ricerche condotte da specializzandi dei Corsi di Laurea Magistrale della Facoltà, a partire da questioni e problematiche rilevate e proposte dalle stesse organizzazioni. L’indagine si è ispirata alla Reflective Practice di Donald Schön (1993) oltre che all’Epistemologia Operativa di Donata Fabbri e Alberto Munari (1985-2005): contributi capaci di sollecitare una lettura del University-Business Dialogue che intenda riconoscere e valorizzare insieme conoscenza e azione, teoria e pratica, verso una esplorazione delle ricadute, per l’appunto formative, promosse dall’elaborazione della Tesi di Laurea Magistrale secondo i criteri e le modalità previste dal Progetto PARIMUN. A tal fine, il lavoro dottorale ha interessato i laureandi implicati nel progetto, i rispettivi direttori di tesi (Università) e i referenti aziendali (Impresa): tutti attori coinvolti nella realizzazione di ricerche-intervento e tutti, seppur con tempi e modalità differenti, coinvolti nell’indagine e interessati dai suoi strumenti ispirati all’analyse des pratiques professionnelles di matrice francofona e volti alla sollecitazione di una postura riflessiva sulle pratiche stesse. Gli strumenti scelti e le strategie di analisi e di interpretazione dei risultati adottate hanno condotto alla “mappatura” di quattro ordini di ricadute che possiamo così definire: ricadute di ordine didattico-accademica; ricadute di ordine epistemologico-metodologico; ricadute relative alla postura epistemologica dello studente nei confronti della ricerca e delle organizzazioni; infine, ricadute relative alla postura epistemologico-istituzionale dell’organizzazione nei confronti della ricerca e di questa nuova figura di studente-ricercatore, convenzionalmente definito “ricercatore PARIMUN”. Il lavoro si conclude evidenziando riflessioni e prospettive in merito al possibile rapporto tra Università e Imprese e, più precisamente, tra scienze umane e imprese: quale, dunque, la distanza auspicabile per un dialogo formativo?
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DI, FILIPPO FRANCESCO. « Prevenzione delle malattie croniche e promozione di stili di vita corretti. Ricerca-intervento su fumo e alimentazione in una scuola superiore di Roma ». Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11573/918608.

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Prevenzione delle malattie croniche e promozione di stili di vita corretti. Ricerca-intervento su fumo e alimentazione in una scuola media superiore di Roma Dottorando: Dott. Di Filippo Francesco Tutor: Prof. Gianfranco Tarsitani Le malattie croniche, o non trasmissibili, sono responsabili del più alto tasso di mortalità e morbosità all’interno dei Paesi europei, Italia compresa. Esse comprendono le malattie cardiovascolari, il cancro e il diabete. Le cause delle malattie croniche si possono ricondurre agli stili di vita non sani come, ad esempio, un’alimentazione scorretta e l’abitudine al fumo, considerate “cause delle cause” e alla base della nostra ricerca-intervento. Riferimenti teorici. Il lavoro di tesi si rifà alle strategie della promozione della salute e al modello biopsicosociale, centrandosi su approcci teorici quali la teoria dell’apprendimento sociale e la salutogenesi. Obiettivi. L’obiettivo generale è di coinvolgere gli studenti dell’ITC “Duca degli Abruzzi” di Roma al fine di promuovere stili di vita sani e creare una cultura della salute centrata sul rinforzo delle resistenze (resilienza) al fumo e sull’adozione di stili alimentari corretti. Gli obiettivi specifici della ricerca-intervento sono i seguenti: • aumento di conoscenze sugli effetti del fumo e degli stili alimentari non sani sulla salute (fase di intervento); • aumento di consapevolezza sul senso e il significato degli stili di vita legati al fumo e all’alimentazione scorretta (fase di intervento); • avvio di un processo di cambiamento comportamentale verso stili di vita maggiormente sani (fase di intervento); • monitoraggio dello stato di salute rispetto a sovrappeso/obesità e livello di CO (fase di ricerca); • raccolta di informazioni sulle abitudini alimentari e sulla propensione al fumo degli studenti (fase di ricerca). Metodologia e Strumenti. La metodologia dell’intervento è la peer education. Lo strumento principale è rappresentato dal focus group, volto a far discutere gli studenti sui temi oggetto dell’intervento, a raccogliere maggiori informazioni e ad avviare un processo di riflessione/cambiamento in termini di stili di vita. Gli strumenti della fase di ricerca sono rappresentati da due questionari su fumo e alimentazione, dal rilevamento di peso, altezza e IMC (Indicatore di Massa Corporea) e dall’utilizzo di una macchinetta per l’analisi del livello di CO. Risultati. La tesi prevede due tipi di analisi dei dati: l’analisi quantitativa e l’analisi testuale. L’analisi dei dati quantitativi (ancora in fase di elaborazione) prevede una statistica descrittiva, che mostra le abitudini del campione di studenti sull’alimentazione e il fumo e i più interessanti incroci tra le variabili (cross tabulation). Fra queste, saranno riportati i rapporti tra stili di vita (ad esempio il fare o non fare la prima colazione o la sedentarietà) e l’IMC che mostrano evidenze interessanti e in linea con quanto riportato dalla letteratura scientifica sul tema. L’analisi testuale, basata su testi scritti dagli studenti e sviluppata attraverso il software T-Lab, concerne la valutazione dei focus group, al fine di raccogliere informazioni “implicite” collegate con l’immaginario degli studenti e su come questi rappresentano la relazione col cibo e con la sigaretta.
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CELARDI, ELVIRA. « Teorie e pratiche valutative in ambito sociale. La teoria del cambiamento nella strategia di intervento della Fondazione CON IL SUD ». Doctoral thesis, Università degli studi di Catania, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1609677.

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Questo lavoro si configura come una riflessione teorica sugli interventi (politiche, programmi, progetti) di natura sociale. Il punto di vista attraverso cui viene sviluppata la riflessione è, tuttavia, inverso rispetto a quello che comunemente si ritrova nei vari manuali di programmazione e progettazione sociale, in quanto si guarda sì al ciclo di vita degli interventi ma dalla prospettiva di chi è chiamato a valutarne il funzionamento. L’elaborato si confronta, infatti, con un tema di grande interesse nel dibattito scientifico e metodologico sulla valutazione degli interventi di carattere sociale, vale a dire: la costruzione di un 'pensiero valutativo' che sia in grado di orientare la scelta di un disegno di ricerca adatto a riconoscere e valutare i cambiamenti generati da programmi sociali complessi inseriti in sistemi sociali altrettanto complessi. Più nello specifico, il lavoro di ricerca propone l’adozione di una prospettiva (più ampia rispetto a quella in uso nella valutazione mainstream, generalmente fondato su una logica controfattuale) attraverso cui scegliere e quando è necessario combinare gli approcci valutativi disponibili in letteratura. Dopo aver passato in rassegna e analizzato i principali modelli valutativi che si sono sviluppatisi negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70, il lavoro di ricerca traccia le linee di quella che può essere definita “teoria della valutazione” e sviluppa una riflessione sulle principali lezioni che se ne possono ricavare in termini pratici. Sulla base degli insegnamenti che si possono trarre dalla ricostruzione della “teoria della valutazione” saranno individuate alcune indicazioni pratiche utili rispetto al modo in cui orientarsi nella costruzione del piano di valutazione di programmi complessi. Un’attenzione particolare è dedicata al modo attraverso cui identificare le costellazioni di circostanze che si associano all’emergere di casi di successo e su come ricorrere alla valutazione come strumento per promuovere il cambiamento nei territori. Le riflessioni teoriche argomentate e discusse nella parte teorica della tesi saranno poi applicate empiricamente attraverso la conduzione di uno studio di caso che si presenta come una valutazione possibilista basata sulla teoria. Traendo ispirazione dai contributi di Albert Hirschman e Judith Tendler e più in generale dal filone di approcci valutativi di pensiero positivo, la valutazione sarà utilizzata come strumento per individuare traiettorie positive di cambiamento apprezzabili in alcune aree del Sud Italia, a partire dalle azioni realizzate grazie al sostegno economico della Fondazione CON IL SUD. L’analisi valutativa, condotta su 205 progetti, mostra come l’ ipotesi di cambiamento che sta alla base della strategia della Fondazione CON IL SUD, una volta diventata azione, va a scontrarsi con le particolari caratteristiche dei luoghi, delle persone e delle organizzazioni a cui essa è destinata. I risultati della ricerca permettono di comprendere cosa ne è stato dei progetti sostenuti attraverso il sostegno economico della Fondazione nel medio-lungo periodo, spiegando se e quali esiti auspicati dalla Fondazione sono stati raggiunti o meno e in questo caso quali vincoli o difficoltà sono intervenuti e in quali circostanze. Un elemento di originalità rispetto alla valutazione mainstream legato all’impostazione possibilista del lavoro riguarda la possibilità di individuare e spiegare in quali circostanze tali vincoli sono stati superati e quali strategie hanno messo in atto gli attori per farlo, ma soprattutto la possibilità di scorgere se si sono registrati cambiamenti positivi, in qualche modo collegati all’ attivazione delle attività realizzate grazie ai finanziamenti elargiti dalla FCS che non rientravano negli obiettivi iniziali dei progetti. Il lavoro di ricerca, inoltre, spiega come è perché si sono verificati tali cambiamenti. I risultati dell’ analisi mostrano infatti, che: se è vero che alla base della strategia della Fondazione vi è la capacità delle organizzazioni e delle parti sociali di creare forti legami nei territori (incrementando il capitale sociale e conseguentemente la coesione sociale), è vero anche che in assenza di risorse (economiche, umane, strutturali) è difficile per le organizzazioni che operano nei territori garantire la continuità delle azioni e mantenere nel tempo i cambiamenti positivi (attesi o inattesi, diretti o indiretti) che da queste sono derivate. Partendo da questo risultato di ricerca, un’attenzione particolare sarà dedicata all’analisi delle strategie di sostentamento che hanno consentito alle organizzazioni partner dei progetti analizzati di mantenere nel tempo gli effetti positivi realizzati, producendo sviluppo a livello locale. Il lavoro è articolato in quattro parti: a) la prima, introduttiva, è volta a spiegare le motivazioni che hanno condotto a perseguire l’impostazione di ricerca adottata; b) nella seconda, di carattere teorico, si sottoporrà ad un’analisi critica il rapporto che intercorre tra la ricerca valutativa e l’azione che rappresenta il suo oggetto di ricerca, inoltre, attraverso un’analisi delle teorie che hanno ispirato le (e sono state il risultato delle) pratiche valutative nel panorama statunitense si metterà in discussione il modello mainstream di valutazione degli interventi sociali diffuso in Italia; c) la terza parte segna il passaggio dalle teorie alla pratica, fornendo alcune indicazioni che saranno utilizzate per valutare la strategia di intervento della Fondazione CON IL SUD; d) nella parte finale del lavoro saranno presentati i risultati della ricerca valutativa. La parte finale della tesi è dedicata alla comprensione della “ teoria del cambiamento” della Fondazione con il SUD, che sarà ricostruita nel corso della valutazione. Si vedrà in altre parole se e come la teoria è stata modificata nel corso dell’esperienza, tenendo conto del punto di vista degli attuatori. Al fine di favorire l’apprendimento degli attori locali su cosa ha funzionato meglio tenendo conto della loro esperienza, l’impianto metodologico (Theory driven evaluation ) è stato inserito all’interno di un framework positivo (Positive thinking ). L’ipotesi di cambiamento (teoria del programma) sottostante alla strategia di intervento della Fondazione, sarà confrontata con le teorie (teoria dell’implementazione) che derivano dall’esperienza pratica dei responsabili (progettisti, operatori, volontari, ecc..) dell’attuazione dei progetti. Da qui il ricorso alla parola "teorie” che, nell’elaborato, si riferisce da un lato alle teorie che guidano i diversi approcci metodologici, dall’altro a quelle sottostanti il funzionamento dei programmi.
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PIAZZA, ELEONORA. « Un contributo alla pedagogia ludica per lo sviluppo culturale a Cuba : una proposta di intervento territoriale tra educazione formale e educazione non formale ». Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/662942.

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Il lavoro, sviluppando una riflessione a partire dal rapporto esistente tra pedagogia e processi di trasformazione in atto a livello globale e locale, cerca di leggere le problematiche educative di un paese in progressiva e veloce trasformazione, utilizzando differenti apporti disciplinari, tra cui l'antropologia, la sociologia, la psicologia. Nella prima parte l'autrice fornisce un ampio quadro teorico e metodologico con riferimento alla teoria della costruzione dei saperi sviluppata all'interno della Pedagogia Ludica. Nella seconda parte viene descritta la sperimentazione sul campo sviluppatasi all'interno di un progetto di sviluppo locale nel Municipio di Guanabacoa (La Habana-Cuba). L'autrice dunque presenta la sperimentazione di un progetto di sviluppo umano e problemi specifici di apprendimento utile per la costruzione di un modello di integrazione tra la cultura e l'educazione, educazione formale e non formale in contesti di marginalità socio-educativa.
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GENTILE, DANIELA. « I processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica e gli interventi del terapeuta. Un’indagine empirica ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1233137.

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Gli studi presentati nella mia tesi di dottorato appartengono all’ambito della ricerca empirica in psicoterapia. Il focus principale, in linea con le tematiche studiate nell’ambito delle cosiddette Empirically Supported Relationships, è l’interazione tra fattori tecnici e relazionali. Il lavoro di tesi si è proposto di indagare congiuntamente i processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica e gli interventi del terapeuta mettendo a confronto pazienti con orientamento anaclitico e introiettivo. L’obiettivo generale è stato identificare le caratteristiche differenziali di questi due tipi pazienti nel processo terapeutico, al fine di delineare un quadro mediamente atteso di come un clinico possa relazionarsi in modo proficuo con questi pazienti, promuovere un clima di collaborazione in seduta e negoziare i momenti di rottura attraverso modalità “patient-tailored”. La tesi è articolata in tre studi principali: 1) la validazione della Collaborative Interactions Scale Revised (Colli, Gentile, Condino, Lingiardi, 2014a, 2017), strumento basato sui trascritti per la valutazione microanalitica dei processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica; 2) la validazione della Comparative Psychotherapy Process Scale (Hilsenroth, Blagys, Ackerman, Bonge, Blais, 2005), strumento basato su una scala Likert per la valutazione degli interventi del terapeuta; 3) un’indagine empirica su un campione di pazienti anaclitici e introiettivi. I primi due studi riguardano la validazione italiana degli strumenti adottati e il terzo studio riguarda la ricerca vera e propria. Le validazioni della CIS–R e del CPPS hanno mostrato buone caratteristiche psicometriche sia rispetto alla inter-rater reliability, sia rispetto alla validità convergente e di criterio. Lo studio esplorativo su pazienti anaclitici e introiettivi ha rilevato da un lato differenze significative rispetto alla presenza di rotture, collaborazioni e interventi del terapeuta nei due gruppi di pazienti, e ha identificato un effetto predittivo di alcuni interventi sulla collaborazione del paziente. Il lavoro presenta alcune implicazioni cliniche. Riconoscere i processi di rottura e riparazione appare assai utile sia nella pratica clinica quotidiana sia nel training degli psicoterapeuti. I risultati sembrano suggerire in primo luogo la necessità di un modello complesso e multidimensionale per la comprensione del “What works for whom?... and how?” (Roth e Fonagy, 2004). Comprendere quali siano gli interventi più efficaci con specifici tipi di pazienti può avere notevoli ricadute sul piano clinico e del trattamento, sia nei termini di una maggiore possibilità di cambiamento terapeutico sia nei termini di una prevenzione del drop out. I dati ottenuti sembrano in accordo con la letteratura sugli interventi del terapeuta che ha sottolineato l’importanza del tailoring degli interventi del terapeuta al fine di modulare una “psicoterapia su misura” del paziente (Horwitz, Allen, Gabbard, et al., 1996).
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FORMICONI, Cristina. « LÈD : Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Résumé :
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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SBARBATI, Claudia. « LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

Texte intégral
Résumé :
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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