Littérature scientifique sur le sujet « Reperti archeologici »

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Articles de revues sur le sujet "Reperti archeologici"

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Steensma, Niels. « Satricum – Scavi e reperti archeologici. Exhibition in Le Ferriere, province of Latina, Italy, 201-2017 and M. Gnade (ed.), 2007. Satricum. Trenta anni di scavi olandesi, Amsterdam : Amsterdams Archeologisch Centrum, Universiteit van Amsterdam ». Ex Novo : Journal of Archaeology 1 (31 décembre 2016) : 121–27. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v1i0.402.

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Satricum – Scavi e reperti archeologici. Exhibition in Le Ferriere, province of Latina, Italy, 11 June 2014 – 11 January 2015 (prolonged until 1 June 2017) and Gnade (ed.), 2007. Satricum. Trenta anni di scavi olandesi, Am­sterdam: Amsterdams Archeologisch Centrum, Universiteit van Amsterdam. ISBN 978-90-78863-14-4. 208 pp., €25,00
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Revello Lami, Martina. « Disegnare per Osservare, Capire, Raccontare. Conversazione con Agostino Sotgia ». Ex Novo : Journal of Archaeology 6 (11 février 2022) : 217–27. http://dx.doi.org/10.32028/vol6isspp217-227.

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Agostino Sotgia (Roma, 1990) è dottorando in archeologia preistorica presso la “Sapienza – Università di Roma” e la “RUG – University of Groningen”. Si occupa prevalentemente di Landscape Archaeology con particolare attenzione alla ricostruzione dei paesaggi agro-pastorali antichi in Etruria Meridionale a cavallo del I millennio a.C. Precedentemente si è interessato alla cultura materiale con una serie di studi sulle fornaci e le aree produttive per il vasellame ceramico in Italia peninsulare tra Età del bronzo e Età arcaica. All’attività di ricerca ha affiancato anche quella di sorveglianza archeologica nei cantieri per la creazione dell’infrastrutture della fibra ottica e del Gas. Collabora, inoltre, come disegnatore di reperti archeologici presso numerosi gruppi di ricerca e singoli ricercatori.
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Fabbrini, M. « Reperti archeologici nella città vecchia di Nablus ». Liber Annuus 55 (janvier 2005) : 355–62. http://dx.doi.org/10.1484/j.la.2.303623.

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Serlorenzi, Mirella, Fulvio Coletti, Lino Traini et Stefano Camporeale. « Il Progetto Domus Tiberiana (Roma). Gli approvvigionamenti di laterizi per i cantieri adrianei lungo la Nova Via ». Arqueología de la Arquitectura, no 13 (17 janvier 2017) : 045. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2016.163.

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[it] Il progetto Domus Tiberiana, iniziato nel 2013 e coordinato dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, ha come scopo il nuovo e complessivo studio del primo palazzo imperiale sul Palatino. Diversi aspetti vengono considerati, integrando fra loro i risultati delle ricerche precedenti e delle nuove indagini, archiviati nel GIS SITAR della Soprintendenza: studio della stratigrafia muraria, delle tecniche edilizie, delle decorazioni, dei reperti archeologici e dei restauri architettonici. In questo articolo sono esposti i primi risultati dell’indagine condotta sulle tecniche e i materiali da costruzione dell’isolato adrianeo nel tratto occidentale della Nova Via, costruito insieme all’ampliamento dell’angolo NordOvest della Domus. In particolare, l’analisi metrologica dei laterizi ha chiarito come gli approvvigionamenti di bipedali, sesquipedali, bessali, tegole fratte e laterizi di reimpiego venissero redistribuiti all’interno dell’edificio. La ripartizione delle tecniche edilizie nelle diverse porzioni murarie obbediva, infatti, a una razionale logica economica e strutturale.
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Perkins, P., et S. Schafer. « The excavation of the Villa Pigneto Sacchetti ». Papers of the British School at Rome 68 (novembre 2000) : 269–320. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003950.

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LO SCAVO DELLA VILLA PIGNETO SACCHETTII resti della Villa Pigneto Sacchetti, progettata da Pietro da Cortona, sono stati localizzati e parzialmente scavati nel 1992. Lo scavo ha rivelato che il Casino è sopravvissuto appena sopra il livello di fondazione e che anche le parti più interne del ninfeo e della grotta sono sopravvissute. I risultati dello scavo consentono una rivalutazione della correttezza delle piante del XVIIII secolo. Due fasi di sviluppo sono state riconosciute — inizialmente una piccola fontana, e successivamente una villa di più grandi dimensioni con un ninfeo e una grotta. La villa è risultata essere di progetto originale e non una ristrutturazione di un edificio gia esistente, come creduto in precedenza. L'analisi dei resti archeologici e dei documenti che sono sopravvissuti consente una rivalutazione della datazione della costruzione, con una prima fase risalente alia metà del 1637 ed una seconda ad un periodo che va dal 1638 al 1644. I reperti archeologici sono pochi, ma la presenza di una serie di vasi da fiori con disegni araldici papali è degna di nota.
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Donnici, Fabio. « Collezioni e collezionisti di reperti archeologici in Basilicata tra il XVIII e gli inizi del XX secolo ». ACME 74, no 2 (14 septembre 2022) : 41–94. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18662.

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Résumé :
Ad oggi non esistono in letteratura studi specificatamente dedicati al collezionismo privato di antichità in Basilicata, al contrario di quanto avvenuto in altre regioni limitrofe del Meridione d’Italia. Eppure, ad un’attenta disamina delle fonti bibliografiche e archivistiche – queste ultime per lo più inedite – disponibili, appare evidente come questo territorio molto ricco sotto il profilo archeologico abbia in realtà conosciuto, tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, numerose ed importanti esperienze collezionistiche a livello locale. Nel presente contributo si cercherà per la prima volta non solo di enuclearne sistematicamente episodi e protagonisti principali, ma anche di delinearne alcune linee di tendenza generali e seguirne l’evoluzione di forme e contenuti nel corso del tempo. L’intento che si vuole perseguire, in altre parole, è quello di giungere ad una messa a fuoco della “cultura collezionistica” lucana, la quale pare perfettamente inserirsi e trovare ragion d’essere nella più ampia cultura antiquaria italiana e europea del periodo considerato, offrendo al contempo nuovi dati per la conoscenza di una delle sue espressioni più peculiari: la pratica di ricercare e raccogliere testimonianze materiali del passato al fine di elaborare nuove costruzioni identitarie nel presente.
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Raffaele Catuogno, Teresa Della Corte, Veronica Marino et Victoria Andrea Cotella. « Archeologia e architettura nella rappresentazione della c.d. Tomba di Agrippina a Bacoli, una ‘presenza preziosa’ tra genius loci e potenzialità di intervento. » Mimesis.jasd 1, no 1 (5 août 2021) : 137–54. http://dx.doi.org/10.56205/mim.1-1.7.

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L’indagine nel sito architettonico-archeologico che fu antico teatro romano sul mare poi trasformatoin ninfeo - erroneamente denominato Tomba di Agrippina - intende affidare alla dimensioneastratta e conoscitiva della rappresentazione la restituzione dei significati del manufatto come‘presenza preziosa’ nel paesaggio urbano di Bacoli. L’approccio di indagine, avvicinandosialla insita dimensione metaprogettuale del rilievo, si propone di suggerire linee di indirizzo permirate strategie di rigenerazione del patrimonio culturale flegreo, laddove l’espansione urbana nonpianificata ci restituisce una mappa territoriale priva di segni di connessione tra le attuali zoneurbanizzate e i resti dei pregevoli manufatti antichi. Diffusamente, e in particolare nel caso inesame, i ritrovamenti archeologici rivelano problematiche compenetrazioni con l’edilizia moderna.I preziosi reperti, spesso ancora parzialmente interrati o inagibili, esigono decisioni e interventidi integrazione che facciano riferimento alle peculiarità territoriali e che, confermandone le azionidi tutela, consentano nuove forme di accessibilità ai siti, attivabili attraverso operazioni dirappresentazione digitale del patrimonio che implementino livelli di fruizione alternativi allavisita diretta.Muovendo da questa esigenza, l’orientamento metodologico della ricerca è inteso ad assumerela digitalizzazione dei processi in ogni fase di lavoro. Obiettivo prioritario è rendere disponibilimodelli tridimensionali del sito, sezionabili ed interrogabili secondo diversi livelli semantici,sia durante la prima fase di acquisizione dei dati (SAPR, TLS), sia in quelle successive dimodellazione (modello virtuale e ABIM) e di consultazione-interrogazione dei simulacri che siprestano a rappresentare in maniera efficace e propositiva il sistema spaziale complessivo e gliapparati figurativi puntualmente esaminati.
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Fattorini, Simone. « I COLEOTTERI TENEBRIONIDI DI ROMA (Coleoptera, Tenebrionidae) ». Fragmenta Entomologica 45, no 1-2 (31 octobre 2013) : 87. http://dx.doi.org/10.4081/fe.2013.21.

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Résumé :
In base alla revisione dei dati di letteratura e all’esame di circa 2000 esemplari raccolti a Roma dal 1880 ai nostri giorni, è stata accertata la presenza in questa città di 45 specie di Tenebrionidi, ovvero oltre il 26% delle specie e sottospecie di Tenebrionidi note per l’Italia peninsulare. Altre 18 specie, di cui è stato esaminato materiale cartellinato “Roma” o citato di questa città, sono da considerarsi certamente o verosimilmente estranee. 11 specie citate da Gardini (1997) sono rimosse dalla fauna di Roma, mentre ne vengono segnalate per la prima volta altre 29. Di ogni specie sono indicati: i dati riguardanti il materiale esaminato, i dati di letteratura, la distribuzione, l’ecologia, la distribuzione ambientale nella città di Roma. In base all’estensione temporale delle ricerche, l’elenco fornito dovrebbe essere considerato pressoché completo. Specie rare sono <em>B. gigas</em>,<em> B. lethifera, C. atropos, M. tibialis, G. obscurum, S. metallica, Corticues</em> spp. e <em>N. picipes</em>. Per alcune di esse sono noti pochi reperti, prevalentemente di vecchia data. Alcune specie presenti a Roma mostrano una generale rarefazione, anche in ambienti naturali, probabilmente a causa di pressioni antropiche. Specie considerate un tempo comuni a Roma (come <em>T. italica, A. bacarozzo, Gonocephalum spp., O. sabulosum o N. planippennis</em>) sono oggi piuttosto rare o localizzate, mentre specie con una più ristretta tolleranza ecologica (come <em>C. atropos, M. tibialis, S. metallica, P. violacea, Corticeus spp</em>.) sono probabilmente divenute molto rare o si sono estinte a Roma. Le specie che hanno avuto maggior successo nella colonizzazione degli ambineti urbani sono elementi xerotermofili, o con ampia tolleranza ecologica, come<em> A. luigionii, S. striatus, B. gibba</em> e <em>P. meridianus.,</em> specie tipiche di ambienti aperti ed aridi, comuni nei giardini, nei parchi, nei siti archeologici, nelle aree ruderali, ecc. La presenza nella città di queste specie, tuttora abbondanti, può essere seriamente compromessa dalle operazioni di pulizia delle aree verdi, dall’inquinamento e dalla espansione urbanistica.
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Rowland, Robert J., et Andreina Ricci. « Progetto i nuraghi. Ricognizione archeologica in Ogliastra, Barbagia, Sarcidano : I reperti ». American Journal of Archaeology 98, no 1 (janvier 1994) : 171. http://dx.doi.org/10.2307/506234.

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King, N. « An archaeological field survey near Campagnano di Roma, southern Etruria ». Papers of the British School at Rome 61 (novembre 1993) : 115–24. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009958.

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RILEVAMENTO ARCHEOLOGICO NELLA ZONA DI CAMPAGNANO DI ROMA, ETRURIA MERIDIONALEUn rilevamento archeologico di piccola scala fu intrapreso ad ovest di Campagnano di Roma con due scopi. Il primo era quello di localizzare la rotta meridionale di una strada romana conosciuta a Vallelunga e che si pensa si congiungesse all'antica Via Cassia nei pressi del cratere di Baccano. Il secondo scopo era quello di valutare la natura dei reperti di superficie nell'area, a vent'anni dalla fine del ‘South Etruria Survey’. Oltre vent'anni di agricoltura intensiva e l'introduzione delle moderne tecniche di aratura profonda si pensa abbiano potuto influenzare il grado di recupero del materiale. I risultati del rilevamento, presentati in forma di tabella e figure, sembrano confermare questa ipotesi. Per la strada romana sono state trovate due possibili rotte e sono stati inoltre raccolti frammenti di materiale che vanno da una probabile epoca preistorica all'alto medioevo.
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Thèses sur le sujet "Reperti archeologici"

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Battaglia, Daniela Maria <1987&gt. « CARATTERIZZAZIONE E CONSERVAZIONE DI REPERTI CERAMICI ARCHEOLOGICI ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4791.

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Résumé :
Il presente lavoro di tesi è stato sviluppato considerando due aspetti tra loro complementari della chimica applicata ai beni culturali, lo studio dei materiali e l'intervento sui beni stessi, promuovendo un approccio non solo scientifico ma anche sostenibile del restauro, partendo dall'esperienza del "Progetto Shared Culture "Torecello 2012. Alle origini di Venezia". Oggetto di studio sono stati alcuni reperti ceramici rinvenuti nello scavo archeologico svolto sull'isola di Torcello, nel periodo novembre 2012-aprile 2013. Il lavoro è stato suddiviso in due fasi successive tra loro interconnesse. La prima fase del lavoro è stata di tipo "tradizionale" e ha riguardato la caratterizzazione chimica e fisica dei reperti che, appartenendo a epoche diverse, risultano differenti per impasto ceramico, tipo di rivestimento e metodologie di cottura impiegate. In questa fase, particolare attenzione è stata dedicata allo studio del rapporto tra vetrina e corpo ceramico: l'eventuale presenza di minerali di neoformazione nell'interfaccia e lo spessore di quest'ultima, sono infatti in grado di fornirci indicazioni riguardo la tipologia e la massima temperatura di cottura del manufatto. La seconda fase è stata di tipo "pratico" e ha riguardato la scelta e la verifica dei prodotti presenti sul mercato per il consolidamento dei reperti ceramici invetriati, che si presentavano in molti casi in cattivo stato di conservazione. L'intervento ha visto l'applicazione di due approcci: i) classico, utilizzando tre diversi consolidanti presenti nel campo del restauro, Estel 1000, Nanoestel e Acryl 33; e ii) sperimentale, volto da una parte al ripristino della protezione offerta dall'originale vetrina, tramite applicazione di film adesivi a base di PET e, dall'altra alla ricostruzione della vetrina stessa attraverso formulazioni bassofondenti. La fase di creazione della vetrina ha riguardato non solo l'individuazione della ricetta più semplice e facile da realizzare ma anche la necessità di un controllo della compatibilità delle fasi operative con i reperti stessi, che sarebbero stati poi sottoposti al trattamento. In tale fase sono state sperimentate diverse ricette e controllate le proporzioni tra i componenti delle diverse formulazioni, le interazioni tra corpo ceramico e vetrina nonché le temperature di cottura. Le indagini chimico-fisiche sono state ottenute utilizzando: microscopia ottica, fluorescenza a raggi x, spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier, microscopia elettronica a scansione, colorimetria.
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Zecchini, Lorenzo, et Valeria Veneroso. « Acropoli celata. Percorsi ipogei alla scoperta dei reperti archeologici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20674/.

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Calvagna, Serena. « La città di Suasa Senonum. Conservazione, valorizzazione e musealizzazione dei reperti archeologici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13465/.

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La tesi qui presentata si è occupata del Parco Archeologico di Suasa, situato in provincia di Ancona, e si è concentrata su un’analisi del sito romano, portando infine ad una proposta progettuale per la riqualificazione di alcuni elementi archeologici di interesse. Il lavoro svolto è partito dalle ricerche affrontate nella prima parte dell’anno accademico, all’interno del Laboratorio di Laurea in Architettura per l’Archeologia, dell’anno accademico 2015/2016, ed è proseguito nel corso dell’anno successivo.
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CHIAZZA, Maria Antonella. « CONOSCENZA E CONSERVAZIONE. PROSPETTIVE PER LE DOMUS DI PIAZZA DELLA VITTORIA A PALERMO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91211.

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Il tema di ricerca possiede un carattere multidisciplinare, coinvolge ampi settori e, con un approccio metodologico di tipo olistico, mette in evidenza le complessità storiche, artistiche, architettoniche, archeologiche e urbanistiche, tenendo conto delle differenti implicazioni sul piano sia tecnologico che museografico. Il caso di studio scelto, per elaborare una strategia d’intervento e riproponibile in altri contesti, è costituito dalle Domus di Piazza della Vittoria a Palermo, un exemplum di complesso residenziale unico nell’ambito della città, arricchito dalla presenza di importanti mosaici che testimoniano la circolazione di possibili culti praticati nell’area occidentale della Sicilia. Un'attenta fase analitica e d'indagine del Bene archeologico permette di dare un valido contributo non soltanto al processo di conoscenza del suo valore storico e culturale, uno strumento fondamentale per adottare le scelte conservative più opportune e per definire i criteri di messa in valore e di fruizione, ma anche al processo conservativo. Il caso di studio ha consentito di approfondire un approccio metaprogettuale che si basa sulla ricerca di una metodologia appropriata, con l’obiettivo di sviluppare riflessioni nell’ambito della vasta tematica della valorizzazione e della fruizione.
The research topic has a multidisciplinary nature, involving various sectors and, with a methodological approach in a holistic style, it highlights the complexity of historical, artistic, architectural, archaeological and urban planning, taking into account the diverse implications, both technological and museological . The case study chosen , to develop an intervention strategy that can also be re-proposed in other contexts, is the Domus in Piazza della Vittoria in Palermo, an example of a single, residential complex in the city environment, enriched by the presence of important mosaics that testify to the movement of possible religious cults in western Sicily. A careful analytical phase and investigation of archaeological asset provides a valuable contribution not only to the conservation process, but also to the process of discovering its historical and cultural value, a fundamental tool for selecting the most appropriate approaches to conservation and defining the criteria for valorization and fruition. The case study has consented us to investigate a meta-design approach that is based on finding an appropriate methodology , with the aim of developing ideas in the context of the wide-ranging themes of valorization and fruition .
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Degetto, Paolo <1996&gt. « La survey 2014 ad Altino : i reperti marmorei ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18295.

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Garavello, Silvia <1975&gt. « ANALISI DEI REPERTI FAUNISTICI PROVENIENTI DAI RECENTI SCAVI DI COMACCHIO (FE) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1582.

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Il presente elaborato propone i risultati dello studio del campione faunistico recuperato durante le campagne di scavo di Piazza XX Settembre a Comacchio (FE), da contesti afferenti ad un periodo compreso tra la seconda metà del VI e l’inizio del XVI secolo. Lo studio ha previsto una fase di indagine analitica (determinazione anatomica, della specie, stima dell’età di morte, del sesso, misurazioni osteometriche, studio tafonomico) e quantitativa (conteggio del numero dei resti, del numero minimo degli individui, stima della resa carnea). I dati ottenuti sono stati poi confrontati con i risultati provenienti da siti cronologicamente affini per tentare delle valutazioni di tipo economico-alimentare.
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Triventi, Romano. « Tecniche geomatiche per il rilievo e l'analisi di reperti esposti presso Palazzo Mazzolani, Faenza ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Résumé :
L’argomento di questa tesi riguarda l’applicazione della tecnica di rilievo image-based detta “Structure from Motion” (SfM) a reperti archeologici facenti parte di una esposizione permanente sita in un palazzo storico di Faenza: Palazzo Mazzolani. Dopo un approfondimento sulla storia di Palazzo Mazzolani, viene descritta la documentazione disponibile sui reperti dello scavo di Piazza della Penna (Faenza – 1966-67), attualmente esposti nell’androne monumentale del Palazzo. Poiché di tali reperti non esiste un rilievo rigoroso, che sarebbe invece di grande utilità per tentare di supportare un’ipotesi di assemblaggio tra gli stessi, si è deciso di intraprendere un rilievo geometrico sistematico con il metodo della Structure from Motion, che ne rappresentasse fedelmente forme e dimensioni. Mediante l’utilizzo di programmi di fotogrammetria, analisi di nuvole di punti e 3D Modeling, è stato realizzato un database completo dei reperti, collegato ai rispettivi modelli 3D. I risultati dei rilievi sono stati confrontati con le misure degli elementi catalogati dall’archeologa Valeria Righini. Solo due elementi su 8 non hanno trovato un riscontro concreto. Si è potuto verificare che gran parte dei reperti non risultano essere compatibili tra loro per mancata corrispondenza geometrica, solo per 11 elementi di 26 è stato possibile ipotizzare un collegamento. Gli elementi 6 e 26 risultano essere compatibili, purtroppo l’elemento 26 non è stato possibile rilevarlo fotogrammetricamente e quindi non sarà possibile realizzare un collegamento tra le nuvole di punti con i software utilizzati nel lavoro. È possibile realizzare anche un utilizzo interattivo dei risultati del lavoro per una fruizione diretta dei dati ottenuti, implementando sull’ortofoto derivante dal rilievo SfM ortofoto, per ogni elemento, il link alla rispettiva scheda tecnica e ad un modello 3D navigabile.
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DONATI, Roberta. « Qualità Ossea e Osteoporosi : un nuovo metodo di valutazione antropologica su reperti scheletrici umani recenti ed antichi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389115.

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Résumé :
Osteoporosis is a major health problem in the world; it is an insidious disease that, silently, reduces bone mass making the bones weak and more prone to fractures. The attention that is paid is very great, especially in industrialized countries where the life expectancy is high and in which osteoporosis is becoming a disease with high social impact. In paleopathology, many studies have focused on bone loss in past populations. The aim of these works is to define the traces of a disease that is only apparently modern. The current study investigates a new methodological approach to assess bone health in recent and ancient human skeletal remains. The use of the Quantitative Ultrasonometry (QUS), applied for the first time on skeletal samples, has allowed to evaluate bone tissue identifying characteristics not only related to its mass and density, but also to the structure and to its elastic component. Starting to the differences found between sexes and age, ultrasonometric standard were created to provide a reference point for archaeological and to help identify osteoporosis or simple bone loss cases. The application of this method on a medieval sample has allowed to validate it on an archaeological sample demonstrating its efficacy.
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Originale, Maria Grazia. « Territorio, insediamenti e cultura materiale nel Basso Molise in età medievale : il caso di Sant’Elia a Pianisi (CB) ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/105602.

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Résumé :
L’insegnamento di Archeologia cristiana e medievale dell’Università del Molise è da tempo impegnato nello studio degli aspetti insediativi che, fra tarda antichità e medioevo, caratterizzarono il Basso Molise. Oltre a studi sugli insediamenti rupestri, le attività si sono concentrate nei siti di Santa Croce di Magliano, Portocannone e, in particolare, Sant’Elia a Pianisi dove le ricerche hanno permesso di riconoscere una fitta rete insediativa comprendente Sant’Elia a Pianisi, lo scomparso abitato di Pianisi e le località di San Pietro, San Benedetto, Cerreto e Colle San Nicola. Mentre San Pietro e San Benedetto non sono state, al momento, oggetto di indagini, i survey a Cerreto e Colle San Nicola hanno fornito dati sulla frequentazione tra basso medioevo e prima età moderna, arricchendo il quadro già noto dalla scarna documentazione scritta. I dati più consistenti, tuttavia, provengono da Pianisi sede, stando alle fonti, di un insediamento fortificato attestato, per la prima volta, in una cartula offertionis con data al 1008 ma non anteriore alla fine del XII secolo. L’area è stata indagata dal 2013 al 2019 nell’ambito del progetto Prope castello Planisi, frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi del Molise, l’Amministrazione Comunale di Sant’Elia a Pianisi e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise. Del castello, al momento, sono riemersi alcuni muri del terrazzamento superiore e i resti dell’ecclesia Sancte Marie in Planisi che papa Pasquale I (817-824) confermò al cenobio di San Vincenzo al Volturno nell’821, come si legge in un diploma trascritto nel XII secolo nel Chronicon Vulturnense, dove ricorre la prima attestazione del toponimo. Al periodo compreso tra l’alto medioevo e il XII secolo possiamo datare le strutture murarie di Fase 1 alle quali venne aggiunto il campanile (Fase 2) poco prima della riedificazione (Fase 3). L’edificio di culto, strutturato su più navate (Fasi 3 e 4), aveva una probabile capienza di poco più di 400 persone; la sua datazione al XII-XIII secolo è suggerita da alcuni rilievi trovati negli strati di crollo, dagli elementi architettonici conservati in situ e dai lacerti di decorazioni pittoriche. Successivamente al XIII-XIV secolo i muri perimetrali delle navate e del campanile vennero fasciati all’esterno (Fase 6) con una cortina muraria che inglobò un frammento in protomaiolica, utile riferimento cronologico tanto per questa operazione di consolidamento quanto per la costruzione dell’edificio di Fase 3 che venne abbandonato, verosimilmente, a partire dal XVIII secolo (Fase 7). Ancorché le indagini abbiano raggiunto, sinora, livelli bassomedievali e di prima età moderna evidenze, quali un follis dell’imperatore Romano I (931-944), suggeriscono una frequentazione dell’area già a partire dall’alto medioevo. L’apporto delle ceramiche invetriate e smaltate in doppia cottura, associate anche a frammenti di dipinta a bande, risulta particolarmente indicativo delle fasi d’uso dell’area. Molto incisiva è la protomaiolica, che implementa notevolmente il quadro delle produzioni ceramiche sinora noto per il Molise bassomedievale; è stato rilevato, infatti, un repertorio di forme e motivi piuttosto ricco che evidenzia affinità con produzioni locali, ma anche legami con l’area pugliese e campana, quali sintomi dei traffici favoriti dalla rete tratturale.
The teaching of Christian and Medieval Archeology at the University of Molise has long been engaged in the study of the settlement aspects of Molise between Late Antiquity and Middle Ages. In addition to the rock cavities studies, activities have focused on Santa Croce di Magliano, Portocannone and Sant'Elia a Pianisi; here research has led to the recognition of a dense settlements network including: Sant'Elia a Pianisi, the disappeared settlement of Pianisi and San Pietro, San Benedetto, Cerreto and Colle San Nicola localities. While San Pietro and San Benedetto have not been investigated to date, the surveys at Cerreto and Colle San Nicola have provided data of the frequentation between late Middle Ages and early Modern Age. However, the most consistent data comes from Pianisi where, according to the sources, was a fortified settlement attested in a cartula offertionis dated 1008 but written in the 12th century. The area was investigated from 2013 to 2019 as part of the Prope castello Planisi project. Actually, they have resurfaced some upper terrace walls and the remains of ecclesia Sancte Marie in Planisi. The church was confirmed in 821 to the San Vincenzo al Volturno coenoby by Pope Pasquale I (817-824) as stated in a diploma transcribed, in the 12th century, into the Chronicon Vulturnense. The structures of Fase1 can be dated between the early Middle Ages and the 12th century, to which the bell tower (Fase2) was added shortly before the rebuilding (Fase3). The church probably held a little more than 400 people (Fasi 3 e 4), its dating to the 12th-13th century is suggested by some reliefs found in the layers, architectural elements preserved in situ and fragments of pictorial decoration. After the 13th-14th century, the perimeter walls were wrapped on the outside (Fase6) with a curtain wall that incorporated a protomaiolica fragment; the fragment is a useful chronological reference for this consolidation and for the construction of Fase3 building, which was probably abandoned in the 18th century (Fase7). Some evidence, such as a Roman I follis (931-944), suggests that the area was already frequented in the early Middle Ages. The glazed and double-fired glazed pottery is indicative of the use of the area. Very important is the contribution of protomaiolica, which considerably implements the data of ceramic production known for the lower Middle Ages Molise.
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Succi, Silvia. « Pavimenti antichi della Campania (fine IV a.C./III a.C.- VI d.C.) : contesti, tecniche e repertori decorativi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424662.

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Résumé :
The present work is a part of a wider research project, the so-called TESS Project, which is aimed at cataloguing the entire repertoire of mosaics of Ancient Italy by means of an online database. Within this framework, the present PhD dissertation focuses on the whole of Campania Region but the sites of the Vesuvian area, with a chronological horizon ranging from the beginning of the Hellenistic Era (to which the very first mosaics to be found in Campania actually date back) to the end of the Sixth Century AD. The choice of this large and extremely complex geographical area is mainly due to its centrality and importance in the elaboration, development and diffusion of the decorative repertoire of mosaics in both the Northern and the Southern parts of Italy throughout the Antiquity. The final goal of this research is to verify, based on the collected data, the extent and characteristics of this contribution in comparison with the artistic trends and the cultural features of the different periods which are here taken into account. In the first part of the study I will thus deal with the analysis of the techniques of the mosaic production as well as the decorative motifs and features of the time span here considered. In the second part, instead, I shall focus on the analysis and reassessment of the collected data from both the spatial and chronological standpoints, in order to try to further our knowledge of the mosaic culture of the individual parts of the Region.
Il presente lavoro si inserisce in un più ampio progetto di ricerca, denominato Progetto TESS, finalizzato alla schedatura, mediante un database on line, dell’intero patrimonio musivo e pavimentale dell’Italia. Oggetto specifico di questa analisi è la regione Campania, ad esclusione del comparto vesuviano, indagata in tutta la sua interezza all’interno di un arco cronologico che si estende dal primo ellenismo, periodo al quale riferire le prime pavimentazioni note, al VI sec. d.C. La scelta del territorio, vasto ed eterogeneo, è motivata dalla centralità e dall’importanza che questo riveste nell’elaborazione e nella diffusione del repertorio decorativo pavimentale sia verso le regioni centro-settentrionali che meridionali della Penisola, nel corso dei secoli. Lo scopo di questa ricerca è verificare, sulla base del dato materiale, l’entità e la centralità di questo contributo in relazione alle mode e agli influssi culturali caratteristici delle diverse epoche. Partendo dai dati raccolti nel database on line TESS, la prima parte del lavoro è dedicata all’analisi delle tecniche pavimentali e dei motivi decorativi ad esse relativi. La seconda parte prevede l’elaborazione dei dati raccolti e l’analisi diacronica del campione al fine di individuare, epoca per epoca, la cultura musiva del territorio.
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Livres sur le sujet "Reperti archeologici"

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Paolucci, Fabrizio. Museo nazionale del Bargello : Reperti archeologici. [Firenze] : Octavo, 1994.

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Baggieri, Gaspare. Odontoiatria dell'antichità in reperti osteo-dentari e archeologici. Roma : MelAMi, 2005.

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Pennacchioni, Massimo. Metodologie e tecniche del disegno archeologico : Manuale per il disegno dei reperti archeologici. [Firenze] : All'insegna del giglio, 2004.

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Alfredo, Geniola, Gravina Armando, Carafa Antonio, Museo civico di San Severo. et Puglia (Italy). Centro regionale di servizi educativi e culturali. Fg/26., dir. Il Museo civico di San Severo : Catalogo ragionato di reperti archeologici. San Severo : Pubblicazione del C.R.S.E.C. Fg/26, 1989.

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5

Pelliccioni, Franco. Un viaggio a Creta : Alla scoperta di reperti archeologici e di stupendi panorami paesaggistici. Italy : Imago Media Editrice, 2007.

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Canavese, Museo archeologico del, dir. I modi dell'eros : Reperti archeologici a tema erotico del Museo di antichità di Torino. [Torino] : Nautilus, 2011.

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Erik, Nielsen, et Galleria Gottardo, dir. I principi etruschi di Murlo : La committenza aristocratica nei reperti archeologici del Museo di Poggio Civitate. Lugano : Galleria Gottardo, 2006.

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Angela, Toro, dir. Ritrovamenti e contesti : I reperti archeologici della provincia di Roma nelle raccolte del Museo nazionale Romano. Roma : F.lli Palombi, 2001.

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Angela, Toro, De Maria L, Fei Francesca, Lazio (Italy). Assessorato cultura, spettacolo, sport e turismo. et Italy. Soprintendenza archeologica di Roma., dir. Ritrovamenti e contesti : I reperti archeologici della provincia di Roma nelle raccolte del Museo nazionale romano. Roma : F.lli Palombi, 2001.

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D'Amico, Roberto. L' anima segreta della Val Varaita : Viaggio insolito alle radici della storia tra reperti archeologici, simboli, miti e leggende. Ivrea (Torino) : Priuli & Verlucca, 2000.

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Chapitres de livres sur le sujet "Reperti archeologici"

1

Alessandra Vezzi. « Raccontare i reperti archeologici : un video olografico per la stele di “Auvele Feluske’’ ». Dans DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c104.

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2

Maurina, Barbara. « REPERTI METALLICI ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia), 493–586. Archaeopress Publishing Ltd, 2016. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvxrpzw8.25.

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3

Maurina, Barbara, Florence Caillaud et Simone Cavalieri. « Reperti metallici ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia) : L'Area della Chiesa, 206–38. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjmh.10.

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4

Morghen, Marco, et Carlo Andrea Postinger. « Reperti numismatici ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia) : L'Area della Chiesa, 239–43. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjmh.11.

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5

Maurina, Barbara, et Cinzia Pezzato. « REPERTI DI VETRO E PASTA VITREA ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia), 445–82. Archaeopress Publishing Ltd, 2016. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvxrpzw8.23.

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Maurina, Barbara, Alberta Silvestri, Anna Maria Fioretti et Fabiana Zandonai. « Reperti di vetro e pasta vitrea ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia) : L'Area della Chiesa, 189–205. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjmh.9.

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7

Maurina, Barbara. « Reperti in pietra ollare e manufatti litici ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia) : L'Area della Chiesa, 185–88. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjmh.8.

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Borchia, Cinzia, et Sabrina Calzà. « Resti di sepolture e analisi dei reperti scheletrici umani ». Dans Ricerche Archeologiche a Sant’Andrea di Loppio (Trento, Italia) : L'Area della Chiesa, 121–39. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjmh.6.

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