Littérature scientifique sur le sujet « Relazione trascendentale »

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Articles de revues sur le sujet "Relazione trascendentale"

1

Caillé, Philippe. « Conti e racconti nella relazione di coppia ». PSICOBIETTIVO, no 2 (janvier 2011) : 19–33. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-002003.

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Résumé :
Spesso le coppie si presentano a noi terapeuti, come portatrici di libri contabili come se volessero equilibrare i loro scambi secondo una giustizia commerciale. Perň, ogni relazione duratura si basa non sullo scambio commerciale che puň interrompersi in ogni momento, ma sulla fede in un fattore trascendentale, che abbiamo chiamato l'assoluto di coppia o racconto fondatore della coppia. Questo fattore introduce nella relazione il ciclo del dono, che non ha limiti nel tempo. Si dona perché si pensa di avere giŕ ricevuto o che si puň ricevere dalla propria relazione di coppia. Attraverso metodi che si basano essenzialmente sull'espressione analogica, come il protocollo invariabile di terapia di coppia, si potrŕ aiutare la coppia a lasciare calcolatrici e libri contabili, e a ritrovare il racconto che fonda la coppia e infine imparare a far evolvere questo racconto.
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2

Jardilino Maciel, Antonio Frank. « Uno sguardo sulla questione della temporalità ». Perspectivas 4, no 2 (23 mars 2020) : 23–51. http://dx.doi.org/10.20873/rpv4n2-58.

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Résumé :
Nel contesto scientifico la plasticità e l’epigenesi sono divenuti due dei concetti più pregnanti del nostro tempo. Il primo, dislocato dal suo ambito originario, cioè l’estetica, continua a rivelare il suo potenziale filosofico, scientifico ed epistemologico. Nel pensiero di Catherine Malabou, la plasticità ha subito una vera e propria metamorfosi concettuale – dalla plasticità della temporalità alla plasticità cerebrale –, riferendosi alla capacità di ricevere e dare una forma. Allo stesso tempo, la “bomba al plastico” è una sostanza che provoca violentissime deflagrazioni. Nel primo caso, la plasticità ha una valenza positiva, venendo concepita come una sorta di lavoro “scultoreo” in senso biologico. La plasticità struttura l’identità, costituisce la sua storia, la temporalità e l’avvenire di una soggettività vivente. Nel secondo, la plasticità è una pura negazione. Nessuno pensa alla “plasticità cerebrale” come il lavoro radicale del negativo all’opera nelle lesioni cerebrali, nella deformazione o nella rottura delle connessioni neuronali, nelle sofferenze psichiche, nelle strutturazioni che avvengono nel vivente, nei traumi vari, nelle catastrofi naturali e politiche, nelle malattie neurodegenerative. Nella sua evoluzione teorica la plasticità verrà articolata in stretta relazione con lo sviluppo neuronale. La neuroplasticità, come concetto scientifico, ci consente di stabilire un ancoraggio biologico alla questione della formazione e decostruzione della soggettività e della temporalità. In questo senso, la plasticità non è il semplice riflesso del mondo, ma è frutto di un’istanza biologica conflittuale che rivela la forma di un altro mondo possibile. Da un lato, l’elaborazione di un pensiero dialettico in ambito neuronale, inteso come sviluppo neuroplastico, ci permette di uscire dalla stretta alternativa tra riduzionismo e antiriduzionismo, la quale è sempre rappresento il limite teorico della filosofia occidentale degli ultimi anni. Dall'altro, è possibile assumere il carattere trascendentale del pensiero totalmente connessa alla sua materialità. La nozione di epigenesi, in questo caso, si afferma come una “nuova forma di trascendentale”. Come figura biologica l’epigenesi si pone come condizione di possibilità della conoscenza e della razionalità rivelando, pertanto, la sua caratteristica a priori. Per mezzo delle nozioni di plasticità ed epigenesi il tempo può essere indagato in stretta connessione con la vita, con lo sviluppo organico del vivente, oltre che a permetterci una nuova visione della soggettività.
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3

Vitolo, Antonio. « Nanni Moretti, gelsomini, sacrificio, i sogni : Jung nel 2011 ». STUDI JUNGHIANI, no 33 (septembre 2011) : 29–42. http://dx.doi.org/10.3280/jun2011-033003.

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Résumé :
Muovendo dall'avvincente film di Nanni Moretti, l'Autore focalizza alcuni contenuti dell'inconscio collettivo. La relazione tra l'insieme archetipico del governo vaticano e la crisi d'un nuovo Papa - simile alcartesiano - viene ipotizzata come metafora di un profondissimo bisogno di trasformazione. Vengono prese in considerazione le radici del sacrificio e della funzione trascendente, concernenti il movimento politico degliin Europa occidentale, la rivoluzione dei "gelsomini" in Maghreb e poi in Egitto. Ultimo, ma non ultimo: il sogno, inteso quale nascita del pensiero, opera nell'analisi junghiana sino ad oggi come un cospicuo lascito del sistema aperto creato da C.G. Jung.
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4

Bizzarri, Virginia. « Anima e coraggio. Il paziente svela il sintomo, il terapeuta cerca il simbolo ». STUDI JUNGHIANI, no 35 (février 2013) : 113–24. http://dx.doi.org/10.3280/jun2012-035007.

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Résumé :
L'autrice s'interroga sul senso attribuibile al tertium, riferimento spaziale e temporale ricorrente nell'opera junghiana. Partendo dal sintomo alla volta del simbolo e, parallelamente, procedendo dalle parole alle immagini, l'autrice presenta la funzione trascendente come ponte interpersonale e intrapersonale che permette alla diade analitica di creare con sacrificio lo spazio per accogliere contemporaneamente il reale e il potenziale, l'immanente e il trascendente. Il materiale del paziente, che rinasce ed č contenuto nel presente dal setting e dalla relazione analitica, diventa un altro terzo elemento, nuova energia psichica liberata e disponibile per proseguire il processo di guarigione di sé. In quest'ottica, anche la sabbia č presentata come terzo luogo possibile ove rappresentare e congedare vecchie e nuove forme di esistenza ed esperienza: toccando il complesso e lasciando risuonare gli archetipi, si procede sul sentiero dell'individuazione di cui paziente e analista sono a tratti alterni, guardiani e ladri.
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5

Baldacci, Maria Cristina. « Bioetica dell’esercizio della sessualità nel portatore di handicap fisico geneticamente trasmissibile ». Medicina e Morale 46, no 3 (30 juin 1997) : 503–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.879.

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Résumé :
Nella maggioranza dei casi la corporeità dell'handicappato viene relegata ad una semplice rieducazione e indirizzata principalmente verso una migliore socializzazione, i sentimenti di tipo erotico sono ridotti alla sfera spirituale e sostituiti da un'affettività e da un amore platonico dettati da ideologie sociali. Per un handicappato avere un'immagine del proprio corpo è sicuramente più difficile che per altri: il corpo è concepito come luogo di sentimenti ambivalenti. Perchè sede della propria diversità, rappresentazione di una parte di sè che non risponde ai desideri personali, sia di ordine funzionale sia relazionale. Le persone portatrici di handicap hanno bisogno di un aiuto approppriato nella valorizzazione estetica della propria immagine data la disabilità fisica. E' necessario, quindi, aiutarli a scoprire di sè aspetti "diversamente belli" e gratificanti, non solo patinati. Nell'ambito di questa problematica, l'autrice si sofferma particolarmente, per i problemi morali che sollevano, sulle situazioni patologiche geneticamente trasmissibili. In questi casi è necessario far comprendere la giusta possibilità di evitare un danno altamente probabile, forse anche certo, ad una terza persona. In altre parole secondo l'autrice si deve collaborare con Dio a non generare dolore, e l'unico modo per farlo è attraverso l'educazione. E' auspicabile, infatti, che una persona affetta da patologia fonte di handicap fisico geneticamente trasmissibile non eserciti la propria genitalità, ma viva ed "inventi" l'esercizio della propria sessualità in modo sublimato e trascendente, mantenendo intatta e, se è possibile migliorando, la propria "salute sessuale" e mentale.
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6

Pöltner, Günther. « Vom Wunder der Sichtbarkeit. Zum Gedanken des Schönen im Mittelalter ». Deutsches Dante-Jahrbuch 87-88, no 1 (11 janvier 2014). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2013-0003.

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Résumé :
RiassuntoPer il medioevo, il Bello non è - come per noi oggi - un fenomeno estetico, ma ontologico. La questione è dunque in primo luogo che cosa esso sia, e non quali effetti susciti nel soggetto. In relazione a questa domanda, il medioevo conosce due tradizioni di pensiero: una fa riferimento a Platone, l’altra al neoplatonico Plotino. Nell’alto medioevo, le due scuole di pensiero si congiungono. Per Tommaso d’Aquino, il Bello è una determinazione trascendentale dell’essere. Il Bello è identico al Buono nella sostanza, ma diverso da esso nel senso. Il Bello rende esperibile il miracolo della visibilità, ossia l’inoltrepassabile disvelamento dell’essere.
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7

SPEZZAPRIA, Mario. « KANT, MORITZ E LA "MAGAZIN ZUR ERFAHRUNGS-SEELENKUNDE" ». Estudos Kantianos [EK] 3, no 02 (16 décembre 2015). http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2015.v3n2.09.p131.

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Résumé :
La rivista berlinese Magazin zur Erfahrungs-Seelenkunde (1783-1793), fondata da Karl Philipp Moritz per raccogliereosservazioni e riflessioni empiriche – nel solco della tradizione della psicologia empirica wolffiana – si riallacciava alle indagini sulle relazioni corpo-anima svolte in ambiente medico-antropologico, e più in generale al grande dibattito sulla Menschbestimmung. Tali ricerche erano note a Kant, che ne accennava nelle sue lezioni d’antropologia; tuttavia, poiché aveva sviluppato un nuovo approccio pragmatico all’antropologia, e superato la vecchia metafisica grazie alla filosofia critico-trascendentale, egli non accoglieva l’invito di Moritz a diffondere la Magazin a Königsberg.
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Thèses sur le sujet "Relazione trascendentale"

1

Cirami, Salvatore. « La «relatio transcendens» nel pensiero di Duns Scoto ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2019. http://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/4302.

Texte intégral
Résumé :
2017 - 2018
«Relatio transcendens» is a well-known topic among John Duns Scotus’ scholars. Indeed, Scotus was the very first thinker who made a quite extensive use of this notion throughout his works. However, research on this notion in Scotus’ thought has so far been fragmentary. The present work aims to offer a comprehensive view of «relatio transcendens» by providing a comparative analysis of the texts in which this phrase occurs over the entire production of the author. In order to provide a better understanding of the thought of Scotus on this topic, a historical survey of the evolution of the different theories of relation is offered in chap. 2. Then, chapter 3 presents Scotus’ general theory of relation. Three separate chapters offer an exegesis of the texts on «relatio transcendens» one for each of the following works: The Commentaries on Book I of the Sentences (chap. 4), The Commentaries on Book II of the Sentences (chap. 5), The Commentary on the Metaphysics (chap. 6). From this investigation, there emerges a univocal meaning of «relatio transcendens» throughout the various contexts in which it occurs. This notion denotes a relation whose foundation is being, and the terminus to which it proceeds is some being. Therefore, like other transcendental properties of being, this relation is called «transcendens» because of the transcendence of its foundation, that is, because it is outside any genus. Therefore, it would be preferable to place «relatio transcendens» alongside the other transcendental properties of being rather than considering it as a distinct class of relations opposed to the categorical ones. [abstract by Author]
XXXI ciclo
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2

FACHIN, STEFANO. « Il diritto nella prospettiva della Scuola di Marburgo. Principi, relazione, atti ». Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11573/1662732.

Texte intégral
Résumé :
Il presente studio si propone di analizzare il fenomeno della giuridicità a partire dalle tesi teoretiche sviluppate dalla scuola di Marburgo e dai suoi autori di riferimento (Hermann Cohen, Paul Natorp, Ernst Cassirer). Definito prioritariamente il ruolo (e lo scopo) del diritto che si evidenzia nei percorsi speculativi dei tre filosofi, il presente lavoro si snoda attraverso tre tematiche principali: i principi giuridici (tra cui, i principi "primi'" di libertà e causalità), visti nella loro chiave funzionale in una connotazione logico-trascendentale, enucleati come momenti fondativi del diritto; la relazione giuridica, declinata come relazione di determinazione e di possibilità determinativa in generale; gli atti della giuridicità, osservati come veri punti di emersione del giuridico nell'esistenza sociale, in contrasto con la teorizzazione fenomenologica dell'intenzionalità propugnata da Husserl.
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