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Articles de revues sur le sujet « Reinserimento »

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Heutte, N., V. Roger, M. Humbert, V. Bastit et E. Babin. « Reinserimento sociale del paziente laringectomizzato ». EMC - Otorinolaringoiatria 19, no 3 (août 2020) : 1–10. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(20)44121-2.

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2

Roger, V., D. De Raucourt et E. Babin. « Monitoraggio e reinserimento del paziente laringectomizzato ». EMC - Otorinolaringoiatria 13, no 4 (décembre 2014) : 1–9. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(14)68032-6.

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3

Santoro, Eleonora. « Il reinserimento sociale : antidoto per una comunità escludente ». La Nuova Giuridica 1, no 1 (14 septembre 2022) : 105–22. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1818.

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Résumé :
Criminal execution concerns the society not only from the point of view of the retributive will, but also from the side of the mandatory solidarity duty (Articles 2 and 3 of the Italian Constitution) which binds institutions and citizens. This duty entails the removal of the social weaknesses that often distinguish the offender's life both before the criminal event and during detention. That is why rehabilitation plays a fundamental role (Article 27, paragraph 3, of the Italian Constitution), as the starting point of a path in which the prisoner, the institutions and the community should try to rebuild the social bond and make freedom and equality effective for everybody. Therefore, the article will analyze the prison system along three lines (work, education, affectivity), highlighting the necessary interpenetration between the prison environment and the external community.
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4

Giovannetti, Ilaria, et Annarita Pellicciari. « Il servizio psicosociale al centro protesi Inail di Vigorso di Budrio ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 92 (février 2011) : 42–57. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092004.

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Résumé :
In questo articolo gli autori illustrano servizi e progetti che si realizzano all'interno del Servizio psicosociale del Centro Protesi di Vigorso di Budrio nell'ambito di un approccio multidisciplinare e globale, per l'attuazione di un progetto protesico-riabilitativo personalizzato, finalizzato ad ottenere un ottimale reinserimento della persona con disabilitŕ nel proprio contesto di vita.
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5

De Vincenzi, Roberto. « Proposta per una valutazione di efficacia delle politiche di reinserimento lavorativo ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 56 (septembre 2014) : 280–311. http://dx.doi.org/10.3280/riv2013-056013.

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Ramaci, Tiziana, et Giuseppe Santisi. « Le attivitŕ trattamentali per un sistema di servizi territorialmente efficace ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (juillet 2012) : 103–14. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-001007.

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Résumé :
Tra i valori fondanti del nostro paese c'č al primo posto il lavoro. Sancito dalla Costituzione, tale valore č un diritto e un dovere di ogni cittadino, anche per coloro che sono sottoposti a misure restrittive della libertŕ personale. Al fine di favorire opportunitŕ di lavoro per detenuti e di promuovere interventi per il miglioramento dei servizi per l'inclusione sociolavorativa, č necessario pensare a strategie integrate d'intervento con il territorio tali da poter migliorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi rivolti a fasce sociali svantaggiate. Attraverso questa intesa si vengono a creare le premesse perché i detenuti possano effettivamente essere recuperati. Ed č in questo scenario che s'inserisce la ricerca di seguito presentata, che ha visto coinvolti 190 "cittadini liberi", il cui obiettivo č stato principalmente quello, attraverso la somministrazione di un questionario chiuso, di esplorare la percezione che il territorio, anch'esso destinatario della rete locale di servizi che l'istituto penitenziario intrattiene, appunto, ha circa l'importanza delle attivitŕ trattamentali, ai fini del reinserimento sociale delle persone marginalizzate. Un intervento mirato alla modifica del comportamento umano non puň prescindere dalla considerazione preventiva delle variabili interne, soggettive, dell'utenza; solo un'attenta valutazione delle stesse permette di approntare gli strumenti adatti per "gestire" e, ove possibile, modificare lo stereotipo nei confronti delle persone recluse e della possibilitŕ di utilizzare le attivitŕ di questo genere come mezzo atto a favorirne l'inclusione e il reinserimento sociale (Garling et al., 2003).
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Baici, Eliana, Giovanni Cuttica et Samuele Poy. « Lezioni da una politica attiva co-progettata per disoccupati fragili ». Sinappsi 12, no 2 (2022) : 20–37. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-02-2.

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Résumé :
La customizzazione degli interventi di politica attiva è al centro del dibattito scientifico e politico. In particolare, vi è molto interesse nel capire se esistono modelli efficaci per il reinserimento dei cosiddetti disoccupati fragili. In questo articolo, si discutono gli esiti di una politica attiva del lavoro co-progettata realizzata nel Novarese, rivolta a disoccupati fragili beneficiari di ‘buono spesa’. L’analisi evidenzia le peculiarità dell’approccio e ne discute gli esiti anche in relazione a fattori interni all’organizzazione ed esterni, incidenti sui medesimi. I risultati possono essere di interesse per policy maker interessati a realizzare interventi su target fragili.
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Benelli, Caterina. « Nascita e sviluppo di un’idea ». Mnemosyne, no 9 (15 octobre 2018) : 14. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i9.14013.

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L’obiettivo dell’articolo è di rintracciare la valenza formativa dei laboratori autobiografici e promuovere la cultura della memoria e dell’autobiografia in carcere: contesto di storie difficili che necessitano, sempre più e con maggiore attenzione, di essere ascoltate e comprese attraverso proposte di percorsi formative sempre più mirate ai nuovi bisogni. D’altra parte anche l’Ordinamento penitenziario raccomanda l’inclusione del detenuto in percorsi trattamentali in carcere finalizzati ad un migliore reinserimento sociale. Ed è per questo che, all’interno del Piano pedagogico degli Istituti penitenziari sono sempre più presenti laboratori autobiografici che permettono ai partecipanti di ripercorrere la propria vicenda esistenziale,di riflettere su di sé per una ri-progettazione in vista del «fine pena» e con l’accompagnamento di esperti in metodologie autobiografiche.
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Carbone, Vincenzo, et Roberto Ciccarelli. « Piattaforme digitali, politiche sociali e occupazionali : il case management nel "reddito di cittadinanza" in Italia ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 163 (août 2022) : 207–23. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163011.

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In questo articolo il "reddito di cittadinanza", istituito in Italia nel 2019, viene analizzato dal punto di vista del case management realizzato attraverso piattaforme digitali dai suoi attori, chiamati "navigator", insieme al personale dei centri per l'impiego. Questa pratica è emersa nel rapporto tra medici, infermieri e pazienti ed è stata progressivamente associata alle politiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro in una politica sociale, chiamata welfare-to-work, in cui le indennità di disoccupazione sono legate al reinserimento lavorativo. Sulla base di una ricerca di etnografia sociale che ha raccolto testimonianze qualificate degli attori coinvolti nei processi, l'articolo indaga prospettive e limiti attuali dell'integrazione tra Welfare e l'uso delle piattaforme digitali nel processo di digitalizzazione delle politiche attive del lavoro.
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Morozzo della Rocca, Paolo. « Il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale ai fini del reinserimento dell'adolescente straniero ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (novembre 2013) : 138–45. http://dx.doi.org/10.3280/mg2013-004017.

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Romano, Alessandra. « L'inclusione scolastica e lavorativa nella prospettiva della teoria trasformativa. Strumenti e pratiche per il disability management ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 2 (décembre 2021) : 37–58. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12916.

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Résumé :
Il contributo esplora le pratiche di disability management e le metodologie a supporto dell'inclusione lavorativa di persone in condizione di disabilità, a partire da una ricerca collaborativa triennale che ha visto la partecipazione di un team di ricercatori/rici universitari e un network interistituzionale composto da aziende, cooperative del settore educativo, centri per l'impiego, Ufficio Scolastico Regionale, scuole secondarie e associazioni di familiari di persone con sindromi dello spettro autistico. Nello specifico, si articolano il percorso metodologico e i risultati emergenti della ricerca, che ha intercettato pratiche formative e dispositivi organizzativi in grado di sostenere processi di inserimento (e reinserimento) lavorativo di persone adulte in condizione di disabilità, quali le metodologie del Disability Tool e della Consulenza Collaborativa Organizzativa. Nel paragrafo conclusivo si discutono le implicazioni dei risultati per l'inclusione scolastica e le azioni a sostegno dello sviluppo della professionalità docente
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Conti, Flavio Giovanni. « La Chiesa cattolica e i prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mai 2012) : 39–78. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-003002.

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Gli oltre cinquantamila prigionieri italiani detenuti negli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale, ricevettero un trattamento migliore rispetto agli altri prigionieri italiani in mano alleata. Molti fattori vi contribuirono: l'alto livello economico della societŕ americana; gli interventi di sostegno delle organizzazioni assistenziali internazionali e americane; la Chiesa cattolica, che svolse un ruolo particolarmente intenso ed incisivo riguardo ai prigionieri italiani negli Usa. Attraverso le proprie gerarchie ecclesiastiche e le organizzazioni cattoliche americane, i cappellani militari, i sacerdoti americani e italiani, e con il sostegno determinante delle comunitŕ italo-americane, la Chiesa non si occupň soltanto dell'aspetto religioso ma ampliň il suo intervento alla gestione della corrispondenza con le famiglie, al trattamento materiale, alle iniziative ricreative ed educative. Questa azione capillare di assistenza permise alla Chiesa di influenzare in senso moderato l'orientamento politico dei prigionieri, ed ebbe lo scopo di favorire il reinserimento dei reduci in una nuova Italia democratica, collocata nel blocco occidentale.
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Improta, Massimo, et Rinaldo Sacchetti. « Le tecnologie per consentire ad una persona diversamente abile di guidare un veicolo : l'esperienza del Centro Protesi Inail ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 92 (février 2011) : 30–41. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092003.

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Da Ottobre del 1998, il Centro Protesi Inail (CPI), azienda specializzata nella produzione e fornitura di protesi, ortesi ed ausili, si occupa di trasporto accessibile. Il recupero della mobilitŕ individuale, infatti, č un fattore determinante per il reinserimento sociale delle persone affette da disabilitŕ motoria e/o sensoriale. Per tale ragione il CPI ha attivato un centro operativo multi specialistico (CSM) che aiuta gli utenti a conseguire la patente di guida e viaggiare in un veicolo (auto, moto, etc.). Presso il CSM, la persona diversamente abile puň ricevere lezioni di guida, sostenere l'esame di guida con i veicoli giŕ adattati in dotazione al CPI e puň scegliere numerosi tipi di adattamenti dei propri mezzi, dispositivi che possono essere applicati presso l'autofficina del CPI. In collaborazione con i costruttori di ausili per la mobilitŕ e centro universitari, il CPI promuove studi e ricerche sulle personalizzazioni dei veicoli per poter guidare in carrozzina, accedere e guidare un camper, oppure utilizzare un trattore agricolo. La nuova sfida tecnica č consentire a persone con movimenti molto limitati (ad esempio affetti da gravi miopatie o mielolesione cervicali) di poter guidare usando un joystick che ruota, accelera e frena il veicolo.
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La Rosa, Michele, et Cinzia Tafuro. « Trasformazioni del lavoro e nuovi valori del lavoro. Problemi aperti per gli inserimenti lavorativi delle fasce svantaggiate ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (août 2009) : 9–45. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2009-002002.

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Résumé :
- nowadays, any person involved in work inclusion of disadvantaged individuals feels the need to conceptualize the recent changes in work environments. The latest efforts of scholars and professionals have been, on the one hand, to design for disadvantaged persons schemes of direct access to the labour market, and on the other, to go beyond the concept of employability and reassess other work dimensions. There are no alternative words for defining "reintegration", but in light of the theories and good practices on capacitation, one understands that the responsibility of exclusion is not individual, but collective. This collective responsibility involves: processes of inclusion, recognition of different identities, citizenship and dignity, protection and hospitality. The keyword might be "knowledge", or creating culture through collaboration. The authors outline the development of work environments - from Fordism to post-Fordism - in order to highlight the features of current working conditions, the risks of social vulnerability, and the ongoing social transformations. Finally, they distinguish emerging disadvantaged people from traditionally disadvantaged persons, and raise open questions such as: what action and collaboration should be put into place for work inclusion of disadvantaged people? What are the necessary conditions for employment policies for disadvantaged individuals?Keywords: flexibility, job insecurity, social vulnerability, work integration, inclusion, capacitation, collective responsibility.Parole Chiave: flessibilitŕ, precarietŕ, vulnerabilitŕ sociale, reinserimento sociolavorativo, inclusione, capacitazione, responsabilitŕ collettiva.
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Maeran, Roberta, Angelo Boccato, Davide Bottecchia et Alessandra Cicciarella. « Networking : una possibile strategia per gli interventi di outplacement ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 3 (décembre 2021) : 1–25. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12107.

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Résumé :
Il networking è una strategia che ha come obiettivo la gestione della propria rete di conoscenze per acquisire informazioni in modo informale, in particolare, su possibili proposte lavorative non pubblicizzate mediante inserzioni. Senza una solida rete di contatti le persone in cerca di lavoro incontreranno maggiori ostacoli nel loro percorso. Nello specifico contesto italiano la maggior parte delle opportunità professionali sono nascoste e regolate da un processo di passaparola.Focus della presente ricerca è quello di descrivere come il networking venga percepito e utilizzato dai partecipanti a percorsi di outplacement per valutarne un suo possibile utilizzo come strategia per il reinserimento lavorativo. Il questionario prende in esame le tre dimensioni del networking (intensità, qualità e atteggiamento) oltre alle capacità comunicative, all'autoefficacia, alla personalitàproattiva e alla resilienza.La ricerca, svolta in collaborazione con Intoo, società leader nei servizi di outplacement in Italia, ha coinvolto 146 disoccupati attivi con un'età media di 46.94 anni.Differenze significative si sono riscontrate per due dimensioni del networking: per l'intensità in rapporto al genere e per l'atteggiamento con l'ultimo ruololavorativo ricoperto dai partecipanti.Non sono emerse differenze significative per quanto riguarda età, titolo di studio e periodo trascorso dall'inizio del percorso di outplacement e le dimensioni del networking. Tali dimensioni presentano tutte correlazioni positive e significative con i costrutti di personalità. Vengono discussi implicazioni e limiti dello studio.
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De Filippis, Vincenzo, et Gonzalo Miranda. « Aspetti etici emergenti nella tossicodipendenza : la "riduzione del danno" ». Medicina e Morale 44, no 3 (30 juin 1995) : 489–500. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.981.

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Résumé :
L'articolo si propone di esaminare sotto il profilo tecnico-scientifico ed etico la strategia sperimentata per la prima volta in Gran Bretagna e definita "Riduzione del Danno" (RD), dal termine inglese Harm Reduction. La RD è una politica sociale con la quale si intende diminuire gli effetti negativi del consumo di droga attraverso modalità favorenti il contatto con il più vasto numero possibile di tossicodipendenti al fine di avviare un numero maggiore di essi verso un cammino di responsabilizzazione e di solidarietà. Alla base della RD stanno: 1. la presa di coscienza che il problema non è la droga, ma i suoi modi d'uso; 2. un programma incentrato sulla persona piuttosto che sulla sostanza stupefacente; 3. la consapevolezza che non esistono modelli terapeutici validi per tutti. Di positivo nella RD si riscontrano le premesse sopra citate, mentre gli aspetti negativi - alla luce dell'esperienza anglosassone - sono: 1. lo svincolamento da una concreta tensione al recupero integrale della persona per cui gli strumenti adottati rischiano di reiterare la cronicizzazione della tossicodipendenza; 2. l'ideologizzazione degli interventi; 3. la prevalenza degli interessi della popolazione su quelli della persona nell'utilizzo della spesa sanitaria complessiva; 4. l'inadeguatezza numerica degli operatori. In conclusione la RD come semplice "male minore" non può essere eticamente accettata in quanto favorisce le ulteriori deresponsabilizzazione e cronicizzazione della dipendenza. La RD può invece considerarsi valida solo come fase iniziale di un progetto volto al superamento della tossicomania, attraverso strategie come un più stretto colloquio tra operatore sanitario e paziente, l'avvio a comunità terapeutiche, il reinserimento lavorativo e familiare.
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Fioritti, Angelo, Elisa Ferriani, Paola Rucci, Vittorio Melega, Cristina Venco, Anna Rosa Scaramelli et Fabio Santarini. « Predicting length of stay in Italian Psychiatric Forensic Hospitals : a survival analysis ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no 2 (juin 2001) : 125–34. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005200.

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Résumé :
RIASSUNTOL'internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) costituisce un allontanamento dai circuiti assistenziali psichiatrici del Servizio Sanitario Nazionale e la sua durata può influire negativamente sulle possibilità di reinserimento nel territorio di provenienza. Metodo – I fattori predittivi della durata di degenza in OPG sono stati indagati mediante una analisi di sopravvivenza condotta su una coorte di 118 pazienti degenti nei tre OPG del Centro-Nord al 30.06.97, provenienti da tre Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia), prendendo in esame le dimissioni effettuate nei 18 mesi successivi. Risultati – Da analisi di sopravvivenza condotte sui singoli fattori sono emersi, come predittori di durata di internamento, il reato commesso (omicidio: tempo mediano di permanenza 706.6 settimane, rispetto alle 307.1 e 194.7 dei reati minori e delle lesioni; log-rank =31.8, p<0.001), la durata preventivata della misura di sicurezza (RR=0.98, CI 95% 0.97-0.99, p<0.001); la diagnosi di schizofrenia (621.9 settimane rispetto alle 389.9 settimane o meno delle altre diagnosi; log-rank = 5.83, p<0.01); i disturbi del pensiero alia BPRS (RR=0.89, CI 98% 0.81-0.98, p<0.01); OPG di internamento (314.6 settimane a Montelupo Fiorentino rispetto alle 706.6 di Reggio Emilia e alle 621.9 di Castiglione delle Stiviere; log-rank = 9.64, df=2, p<0.001). In un modello di regressione di Cox a più covariate solo il tipo di reato, la durata della misura di sicurezza e la diagnosi sono risultati significativi. Conclusioni – I fattori inerenti il sistema giudiziario sono determinanti nel predire la durata della degenza. La diagnosi di schizofrenia sembra aver un ruolo indipendente nel predire una degenza più lunga
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Merzagora, Isabella, et Alessandra Rancati. « Neonaticidio e infanticidio materno ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2012) : 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003007.

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Résumé :
L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere ospita le donne di tutto il territorio italiano che hanno commesso un reato e che sono state assolte per infermitŕ mentale. Su ottanta donne presenti attualmente in OPG, dieci hanno commesso il reato di omicidio ai danni del proprio figlio. L'etŕ media delle infanticide, al momento del fatto, č di 35 anni. La provenienza geografica prevalente č dell'area centro-nord; la diagnosi piů rappresentata č la depressione psicotica. Le strategie terapeutiche e riabilitative, adottate in OPG, sono rivolte, in primis, alla riduzione, idealmente alla scomparsa, della pericolositŕ sociale, che si consegue con un miglioramento clinico che porti a sufficiente "consapevolezza" del reato e della malattia e ad un controllo dell'aggressivitŕ: l'esito desiderato di tali strategie č un buon reinserimento sociale. Nei casi di figlicidio appare di rilevante importanza il percorso psicoterapeutico che prevede una sorta di "elaborazione" del reato e di "rinascita interiore" per poter far fronte alle complessitŕ del futuro. In questi casi spesso sono i genitori o, comunque, i familiari a farsi carico di queste donne, mentre il marito tende ad abbandonare la donna. Le donne che commettono il reato di infanticidio, spesso in una fase di scompenso psicotico, presentano perlopiů un buon compenso psicopatologico non molto tempo dopo il reato. Il percorso di elaborazione appare in ogni caso molto difficoltoso e il rischio maggiore in degenza č quello di agiti autodiretti. Per effettuare una "dimissione sicura" dobbiamo tenere conto della paziente, delle famiglie interessate e, se presente, di una possibile altra vittima: al riguardo segnaliamo che la pericolositŕ sociale, qualora la donna abbia altri figli, appare non particolarmente persistente, specie se intesa restrittivamente, ovvero come la probabilitŕ di reiterare quel reato; infatti, nel caso della maggior parte delle infanticide il fatto di avere altri bambini non costituisce un rischio, bensě un fattore favorente per una buona ripresa sociale e per una ricostruzione interiore. Delle dieci infanticide ricoverate, tre sono prossime alle dimissioni.
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Stefani, Giorgia. « Le alternative al carcere come strumento di reinserimento sociale : il caso italiano ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, X, 3, 2016 (décembre 2016). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/631.

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Sette, Raffaella. « Le cure materne e il reinserimento sociale della condannata : attualità di un vecchio problema ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, VIII, 3, 2014 (mars 2015). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/143.

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« Regione Friuli Venezia Giulia - Un intervento innovativo e sperimentale per il reinserimento nel mercato del lavoro ». QT Quaderni di Tecnostruttura, no 41 (septembre 2011) : 99–100. http://dx.doi.org/10.3280/qt2011-041023.

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