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Thèses sur le sujet « Reflui »

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1

Vasmara, Ciro <1980&gt. « Produzione di bioidrogeno da reflui di caseificio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8574/1/Tesi_Vasmara_ITA.pdf.

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Résumé :
In questo studio è stata valutata la possibilità di produrre H2 da reflui di caseificio. In particolare, è stato utilizzato il permeato di scotta che è il residuo del recupero delle sieroproteine, mediante ultrafiltrazione, della scotta che, a sua volta, e il residuo della produzione della ricotta da siero di latte. Questo liquido è ancora ricco di lattosio (51 g L-1) da cui si può ricavare H2 mediante la fermentazione al buio (dark fermentation, DF). La DF è regolata da molti parametri e presenta ancora dei punti oscuri. L’attenzione è stata rivolta, in particolare, all’effetto che il pH ha sulla produzione di H2, dei metaboliti prodotti (acidi grassi volatili, etanolo e acido lattico) e sulla popolazione microbica coinvolta nella DF, mediante l’utilizzo della tecnica dell’high-throughput sequencing (HTS), in un sistema non tamponato. La produzione di H2 è stata nettamente influenzata dal pH iniziale tanto che essa è stata molto più alta (+31%) nei reattori a pH alcalino (8 - 10) che nei reattori a pH < 6. Lo studio della comunità microbica ha indicato che la manipolazione del pH iniziale ha influenzato i rapporti interspecifici delle popolazioni presenti all’interno dei reattori. Il pH alcalino ha favorito la proliferazione di un genere in particolare, il Trichococcus. Sebbene questo genere non produca direttamente H2, la sua proliferazione e, dunque, la sua attività metabolica nella fase immediatamente precedente alla DF propriamente detta, ha creato le condizioni ideali per l’attività dei clostridi (produttori di H2) che hanno iniziato a produrre H2 quando il pH era sceso a 5.4. I clostridi sono stati più attivi nei reattori con pH iniziale alcalino, ovvero, dove Trichococcus aveva maggiormente proliferato.
In this study, the H2 production from dairy waste was evaluated. Scotta permeate was used as substrate. Scotta permeate is the residue of the recovery of the whey proteins, by means of ultrafiltration, from scotta which is the residue of the production of ricotta from cheese whey. This liquid is still rich in lactose (51 g L-1) and suitable for H2 production in dark fermentation (DF). DF is regulated by many parameters and it has still dark sides. The attention was focused, in particular, on the effect of pH on H2 production, on metabolites production (volatile fatty acids, ethanol and lactic acid) and on the microbial community involved in the DF, by means of high-throughput sequencing (HTS), in an unbuffered system. The production of H2 was strongly influenced by the initial pH: it was much higher (+ 31%) in the reactors at alkaline pH (8 - 10) in comparison with the reactors at pH <6. The study of the microbial community indicated that the manipulation of the initial pH influenced the interspecific relationships of the populations resident in the reactors. The alkaline pH favored the proliferation of one genus in particular, Trichococcus. Although this genus is not an hydrogen-producer, its proliferation and, therefore, its metabolic activity in the phase immediately preceding the DF, has created the optimal conditions for the activity of the clostridia (H2 producers) who have started to produce H2 when the pH had dropped to 5.4. The clostridia were more active in reactors with initial alkaline pH, that is, where Trichococcus were most abundant.
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2

Zoli, Raffaele. « Analisi di efficienza energetica dell'impianto di depurazione di reflui di Ravenna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1715/.

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3

Fiorotto, Federico <1988&gt. « Co-digestione anaerobica di fanghi secondari e reflui vinicoli : ottimizzazione di processo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1990.

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Résumé :
La presente sperimentazione rientra nel Progetto Europeo Routes, che ha come finalità lo sviluppo di tecniche innovative nel trattamento dei fanghi urbani. Al giorno d’oggi infatti, lo smaltimento dei fanghi risulta essere un problema sempre più rilevante, sia per i quantitativi in gioco, sia per i costi. La digestione anaerobica è un’efficiente risposta a questa problematica, perché consente di ridurre i fanghi da smaltire e permette, allo stesso tempo, un recupero energetico mediante l’utilizzo del biogas prodotto. I fanghi attivi mostrano avere tuttavia un basso potenziale di bio-metanizzazione, rendendo così il trattamento poco conveniente sia dal lato di processo, sia da quello economico. Per migliorare il bilancio energetico degli impianti si può quindi ricorrere alla co-digestione anaerobica dei fanghi attivi assieme a varie tipologie di rifiuti organici (biowaste), smaltendo adeguatamente quest’ultimi e aumentando la produzione complessiva di biogas. Il digestato inoltre può essere utilizzato come fertilizzante in ambito agricolo, se le sue caratteristiche rientrano nei limiti imposti dalla normativa. In questa sperimentazione, oggetto del presente internato di tesi, viene studiata la co-digestione anaerobica di fanghi attivi ed un rifiuto semi-solido proveniente dal processo di vinificazione. Al fine di ottimizzare il processo, vengono testate e confrontate le condizioni di mesofilia e termofilia, con diversi carichi organici. Lo scopo è di definire i parametri operativi migliori, sulla base del monitoraggio dei parametri di stabilità, della produzione e della composizione del biogas, definendo quindi i bilanci di massa ed energia per l'intero processo.
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4

LOPES, Vincenzo. « trattamento dei reflui civili urbani del comune di Palermo mediante radiazioni ionizzanti ». Doctoral thesis, Palermo, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94277.

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Rodio, Mario. « Da reflui urbani ad acque di irrigazione : Un caso di studio dalla Puglia ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5979/.

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Résumé :
In questo lavoro di tesi si vuole illustrare, a titolo di caso di studio e come possibile esempio da seguire in materia di acque reflue urbane, la soluzione adottata dal Comune di Ostuni (BR): un impianto terziario di affinamento, a valle del depuratore comunale, avente il fine di rendere riutilizzabili tali acque per altri scopi, essenzialmente agricoli.
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MALLOCI, EMANUELA. « Applicazione del processo a fanghi aerobici granulari per il trattamento di reflui petrolchimici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266894.

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Résumé :
Aerobic granular sludge was successfully cultivated in two lab scale Granular sludge Sequencing Batch Reactors (GSBR, A and B) to remove organic matter and nitrogen from two different petrochemical wastewaters (PWs). The aim of this study was to define the best operating conditions (i.e., shear forces, inoculum source, Ca2+ concentration, pH) to achieve complete granulation and satisfactory long-term process performance. One PW was produced by the Integrated Gasification Combined Cycle (IGCC) and characterized by high concentrations of organic matter, ammonium and toxic substances like cyanides and phenols (IGCC wastewater); the other PW, collected from the equalization tank of the refinery wastewater treatment plant, was a poorly biodegradable mixture of all the refinery discharges which contained, among the others, sulfide, hydrocarbon and low concentrations of COD and ammonium (MS18 wastewater). In order to promote granulation and biomass acclimation during reactors’ start-up, synthetic influents were initially fed to the GSBRs and gradually replaced by real PWs, while a sufficiently high volumetric organic loading rate (vOLR, 3 kgCOD/m3d) was granted by dosing proper amounts of readily degradable organic carbon (sodium acetate, NaAc). Compact and well-settling granules developed into both reactors, which were able to treat 100% MS18 (GSBR-A) and 100% IGCC (GSBR-B) wastewater, showing good process performance in terms of organic matter (TOC) and NH4-N removal efficiencies (GSBR-A, 85% and 75%, respectively; GSBR-B, 94% and 78%, respectively). Mature granules in both GSBRs showed high density (GSBR-A, 58 gTSS/Lgran; GSBR-B, 65 gTSS/Lgran) leading to good solid-liquid separation (GSBR-A, SVI8, 39 mL/gTSS; GSBR-B, SVI8, 10 mL/gTSS) and high biomass retention (GSBR-A, 7,5 gVSS/L; GSBR-B, 4,7 gVSS/L). Although a slight inhibition occurred as the PW fraction in the synthetic influents was progressively increased, granular biomass always showed a quick recovery. As the synthetic influents were completely replaced by PWs, the supply of NaAc was progressively reduced and finally suspended in order to minimize the operating costs (the corresponding vOLR was reduced to 0,71 kgCOD/m3d and 1,15 kgCOD/m3d in GSBR-A and GSBR-B, respectively). However, both GSBRs maintained satisfactory process performance and their ability to withstand toxic substances contained in PWs. The results achieved in this study indicate that the aerobic granular sludge technology may be considered as a valid option for the treatment of petrochemical wastewaters, alone (GSBR-A) or in combination (GSBR-B) with conventional systems.
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7

Nicoli, Giuditta. « Progetto di smatimento on-site dei reflui urbani del quartiere di Ambalamanga (Mahajanga, Madagascar) ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/318/.

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Mugnaini, Irene. « Recupero dei metalli preziosi dai reflui di lavorazione dell'impianto UNOAERRE : modalità, problematiche e alternative ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Résumé :
Il trattamento di brillantatura chimica o “Bombing” è tipicamente utilizzato dalle industrie orafi, tra i prodotti di tale reazione sono presenti metalli preziosi, in particolare oro, argento, rame e zinco, e sostanze tossiche come il cianuro libero. L’azienda orafa UNOAERRE sfrutta il passaggio in due colonne caricate con resina anionica forte, MARATHON A della DOW, per adsorbire i metalli di interesse e procede alla combustione delle stesse per il recupero finale dopo che le resine hanno raggiunto il livello di saturazione. Una frequente sostituzione del riempimento porta ad alti costi in termini di resina acquistata, il costo della MARATHON A è di 6.83€/kg, ma tempi di recupero effettivo del metallo troppo lunghi portano ad avere elevate quantità di metallo prezioso, in particolare di oro, “stoccate” all’interno delle colonne di adsorbimento. Durante sperimentazione, al fine di trovare una soluzione a tale criticità, è stata valutata l’effettiva efficienza della resina in uso e quella di un’ipotetica resina alternativa, la PUROLITE A 400 TL. Il confronto tra le due ha rilevato prestazioni migliori con la MARATHON A; questa ha valori di efficienza di recupero dell’oro maggiori dell’80% fino a 5000L contro efficienze inferiori dell’80% già dopo 2500L con la resina alternativa. L’argento viene desorbito in entrambi i casi. Per ovviare al problema dei bassi tempi di sostituzione della resina, sono stati sperimentati due impianti elettrolitici: ELECTRUM prodotto da Siebec e IA-RECPRET di Italfimet. Dal secondo sono stati ottenute efficienze di abbattimento del 96.3% per l’oro, del 97.8% per l’argento e del 81.3% per il rame. E’ stato calcolato che l’istallazione dell’impianto elettrolitico Italfimet a monte del trattamento attraverso le colonne di adsorbimento con resine ioniche allungherebbe la vita di quest’ultime di circa 10 volte.
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SPINELLI, MATTEO. « Studio del processo biologico via nitrito applicato a reflui a basso carico di azoto ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2018. http://hdl.handle.net/11566/252879.

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Résumé :
La crescente attenzione per la ricerca di nuovi processi di trattamento delle acque reflue persegue l’obbiettivo di combinare il raggiungimento di alti standard di qualità nell’effluente, la riduzione dei inquinanti rilasciati direttamente o indirettamente nell’atmosfera e il recupero di energia e di preziose materie prime dalle acque di scarico. Le prestazioni del processo via nitrito per il trattamento di reflui a basso contenuto di azoto sono state valutate su un pilota da 3 m3, alimentato con acqua reflua reale di origine urbana, al fine di comprendere i meccanismi che favoriscono l’avvio e la stabilità del processo. Studiando selettivamente la combinazione dei diversi parametri in gioco si è cercato di evidenziare quelli che maggiormente incidono sulle prestazioni del processo, cercando di velocizzare la fase di startup e ridurre progressivamente il dosaggio dei reagenti esterni necessari per il condizionamento della biomassa. La sperimentazione è stata suddivisa in tre parti, ognuna corrispondente a una configurazione di lavoro diversa. Ogni configurazione è stata preceduta da studi preliminari in laboratorio per poi passare alla validazione dei risultati ottenuti in scala dimostrativa. Inoltre, durante le fasi in scala pilota, attraverso il monitoraggio in continuo delle emissioni gassose si è cercato di comprendere i meccanismi di formazione e rilascio in atmosfera degli off-gasses, incentrando l’attenzione soprattutto sul protossido di azoto (N2O). Attraverso il monitoraggio delle costanti cinetiche si è messa in luce una notevole differenza di efficacia delle prestazioni in funzione della strategia d’inibizione adottata, passando da un processo stabilmente sopra al 90% via nitrito nella configurazione iniziale a percentuali intorno al 10% durante il condizionamento sull’influente. Le condizioni applicate per l’inibizione dei batteri nitrificanti e il lungo mantenimento delle condizioni di inibizione della biomassa ha permesso di ottenere una notevole crescita delle velocità di nitritazione permettendo di raggiungere un notevole decremento in termini di protossido di azoto rilasciato.
The growing attention to the research of new wastewater treatment processes pursues the objective of combine the achievement of high quality standards in the effluent, the reduction of pollutants released directly or indirectly into the atmosphere and the recovery of energy and precious raw materials from wastewater. The performances of the via nitrite process for the treatment of low strength of nitrogen wastewater was evaluated on a 3 m3 pilot plant, fed with real urban wastewater, in order to understand the mechanisms that promote the start-up and stability of the process. Studying selectively the combination of the different parameters involved, we tried to highlight those that most affect the performance of the process, trying to speed up the start-up phase and progressively reduce the dosage of the external reagents needed for the biomass conditioning. The experimentation was divided in three parts, each corresponding to a different work configuration. Each configuration was preceded by preliminary studies in the laboratory and then the results obtained were validated on the demonstrative scale. Moreover, during the pilot scale phases, through the continuous monitoring of gaseous emissions, we tried to understand the mechanisms of formation and release into the atmosphere of off-gasses, focusing the attention on nitrous oxide (N2O). Through the monitoring of the kinetic constants, a considerable difference in terms of performance has been highlighted according to the inhibition strategy adopted, moving from a stable 90% via nitrite process in the initial configuration to around 10% during the conditioning of the influent flow. The conditions applied for the inhibition of nitrifying bacteria and the long maintenance of the biomass inhibition have allowed a remarkable increase in nitrite speeds, allowing a considerable decrease in the amount of nitrous oxide released.
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Aldrovandi, Aba <1977&gt. « Ottimizzazione dei processi depurativi di reflui ad elevato carico organico a fini di recupero energetico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2723/1/Aldrovandi_Aba_tesi.pdf.

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Résumé :
L’attuale condizione che caratterizza il settore energetico richiede un necessario processo di riconversione che, oltre a favorire il risparmio energetico, riduca la dipendenza dai combustibili fossili ed accresca l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, dando un contributo fondamentale alla riduzione delle emissioni di gas serra come diversi accordi internazionali richiedono. Si rende pertanto necessario accelerare i processi che da alcuni anni stanno favorendo l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Tra queste, le fonti legate ai processi di trattamento biologico dei reflui stanno avendo un interessante sviluppo. Esistono numerosi processi biologici che consentono la produzione di energia in maniera indiretta, quali ad esempio i processi di digestione anaerobica finalizzati alla produzione di biogas e/o produzione biologica di idrogeno. In tale contesto si inserisce la tecnologia delle Microbial Fuel Cell, che consente la produzione diretta di energia elettrica, finalizzata al recupero energetico inteso al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei costi d’esercizio di impianti di trattamento biologico dei reflui. Il presente lavoro di Tesi di Dottorato sperimentale, svoltosi in collaborazione al laboratorio PROT.-IDR. della sede ENEA di Bologna, riporta i risultati dell’attività di ricerca condotta su una MFC (Microbial Fuel Cell) a doppio stadio biologico per il trattamento di reflui ad elevato carico organico e produzione continua di energia elettrica. E’ stata provata l’applicabilità della MFC con entrambi i comparti biotici utilizzando elettrodi di grafite non trattata ottenendo, con un carico organico in ingresso di circa 9 gd-1, valori di potenza massima prodotta che si attestano su 74 mWm-2, corrente elettrica massima generata di 175 mAm-2 ad una tensione di 421 mV, ed una conversione di COD in elettricità pari a 1,2 gCODm-2d-1. I risultati sono stati molto positivi per quanto riguarda le prestazioni depurative ottenute dalla MFC. L’efficienza di depurazione misurata ha raggiunto un valore massimo del 98% di rimozione del COD in ingresso, mentre e la concentrazione di azoto ammoniacale nell’effluente raccolto all’uscita del sedimentatore è sempre stata inferiore a 1 mgN-NH4+l-1. Tra gli obiettivi posti all’inizio della sperimentazione si è rivelata di notevole interesse la valutazione del possibile utilizzo della MFC come sistema per il monitoraggio on-line del COD e degli acidi grassi volatili (VFA) prodotti all’interno di un digestore anaerobico, attraverso la definizione di una correlazione tra i dati elettrici registrati in continuo e le concentrazioni di CODanaer e VFA misurate in diversi periodi della sperimentazione. L’analisi DGGE della biomassa catodica ha fornito uno strumento analitico utile allo studio della diversità della comunità microbica sospesa ed adesa al catodo e ha confermato la forte similarità delle specie batteriche riconosciute nei campioni analizzati. In particolare, le bande di sequenziamento ottenute sono affiliate ai gruppi batterici Firmicutes, -Proteobacteria,  -Proteobacteria, -Proteobacteria e Bacteroidetes. Da quanto emerso dalla sperimentazione condotta si può pertanto concludere che ad oggi le MFC sono in fase di evoluzione rispetto ai primi prototipi utilizzati per lo studio delle comunità microbiali e per la comprensione dei meccanismi di trasferimento elettronico. Sfruttarne la potenza prodotta in maniera commerciale diviene una grande sfida per il futuro, ed è opinione comune che le prime applicazioni pratiche delle MFC saranno come fonte di recupero energetico per i dispositivi utilizzati per il monitoraggio dell’ambiente e per il trattamento delle acque reflue.
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Aldrovandi, Aba <1977&gt. « Ottimizzazione dei processi depurativi di reflui ad elevato carico organico a fini di recupero energetico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2723/.

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Résumé :
L’attuale condizione che caratterizza il settore energetico richiede un necessario processo di riconversione che, oltre a favorire il risparmio energetico, riduca la dipendenza dai combustibili fossili ed accresca l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, dando un contributo fondamentale alla riduzione delle emissioni di gas serra come diversi accordi internazionali richiedono. Si rende pertanto necessario accelerare i processi che da alcuni anni stanno favorendo l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Tra queste, le fonti legate ai processi di trattamento biologico dei reflui stanno avendo un interessante sviluppo. Esistono numerosi processi biologici che consentono la produzione di energia in maniera indiretta, quali ad esempio i processi di digestione anaerobica finalizzati alla produzione di biogas e/o produzione biologica di idrogeno. In tale contesto si inserisce la tecnologia delle Microbial Fuel Cell, che consente la produzione diretta di energia elettrica, finalizzata al recupero energetico inteso al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei costi d’esercizio di impianti di trattamento biologico dei reflui. Il presente lavoro di Tesi di Dottorato sperimentale, svoltosi in collaborazione al laboratorio PROT.-IDR. della sede ENEA di Bologna, riporta i risultati dell’attività di ricerca condotta su una MFC (Microbial Fuel Cell) a doppio stadio biologico per il trattamento di reflui ad elevato carico organico e produzione continua di energia elettrica. E’ stata provata l’applicabilità della MFC con entrambi i comparti biotici utilizzando elettrodi di grafite non trattata ottenendo, con un carico organico in ingresso di circa 9 gd-1, valori di potenza massima prodotta che si attestano su 74 mWm-2, corrente elettrica massima generata di 175 mAm-2 ad una tensione di 421 mV, ed una conversione di COD in elettricità pari a 1,2 gCODm-2d-1. I risultati sono stati molto positivi per quanto riguarda le prestazioni depurative ottenute dalla MFC. L’efficienza di depurazione misurata ha raggiunto un valore massimo del 98% di rimozione del COD in ingresso, mentre e la concentrazione di azoto ammoniacale nell’effluente raccolto all’uscita del sedimentatore è sempre stata inferiore a 1 mgN-NH4+l-1. Tra gli obiettivi posti all’inizio della sperimentazione si è rivelata di notevole interesse la valutazione del possibile utilizzo della MFC come sistema per il monitoraggio on-line del COD e degli acidi grassi volatili (VFA) prodotti all’interno di un digestore anaerobico, attraverso la definizione di una correlazione tra i dati elettrici registrati in continuo e le concentrazioni di CODanaer e VFA misurate in diversi periodi della sperimentazione. L’analisi DGGE della biomassa catodica ha fornito uno strumento analitico utile allo studio della diversità della comunità microbica sospesa ed adesa al catodo e ha confermato la forte similarità delle specie batteriche riconosciute nei campioni analizzati. In particolare, le bande di sequenziamento ottenute sono affiliate ai gruppi batterici Firmicutes, -Proteobacteria,  -Proteobacteria, -Proteobacteria e Bacteroidetes. Da quanto emerso dalla sperimentazione condotta si può pertanto concludere che ad oggi le MFC sono in fase di evoluzione rispetto ai primi prototipi utilizzati per lo studio delle comunità microbiali e per la comprensione dei meccanismi di trasferimento elettronico. Sfruttarne la potenza prodotta in maniera commerciale diviene una grande sfida per il futuro, ed è opinione comune che le prime applicazioni pratiche delle MFC saranno come fonte di recupero energetico per i dispositivi utilizzati per il monitoraggio dell’ambiente e per il trattamento delle acque reflue.
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Favaro, Michele <1987&gt. « Caratterizzazione di reflui industriali e messa a punto di procedure per l'abbattimento di inquinanti specifici ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2222.

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Résumé :
La tesi riguarda la caratterizzazione di rifiuti liquidi di origine industriale e lo studio di metodi di abbattimento di inquinanti specifici. L’attività sperimentale è stata svolta presso il laboratorio dell’azienda Depuracque Servizi S.r.l. . Lo scopo della tesi consiste, in particolare, nella sperimentazione di trattamenti chimico-fisici atti alla rimozione di due inquinanti: Selenio e Boro. Questi metodi devono essere caratterizzati da semplicità, efficacia, economicità e applicabilità a larga scala. L’obiettivo finale è rappresentato dal raggiungimento dei limiti di legge allo scarico. La scelta di questi elementi, il Selenio e il Boro, deriva dal fatto che questi inquinanti sono presenti in un numero sempre maggiore di reflui industriali e l’individuazione di una tecnologia in grado di rimuoverli in maniera significativa rappresenta tutt’oggi una sfida. Il lavoro ha previsto l’applicazione di varie metodologie analitiche tra cui Determinazione degli anioni disciolti tramite Cromatografia Ionica, Determinazione dei metalli totali tramite ICP-OES, Determinazione della Domanda Chimica di Ossigeno (COD), Determinazione della Domanda Biologica di Ossigeno (BOD5). Inoltre è stato messo a punto un metodo di speciazione del Selenio (Se(IV) e Se(VI)) con tecniche voltammetriche, per poter interpretare al meglio i vari trattamenti di rimozione sperimentati.
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Breda, Valentina <1986&gt. « OTTIMIZZAZIONE DEL PROCESSO DI CO-DIGESTIONE ANAEROBICA DI REFLUI VINICOLI IN MISCELA CON FANGHI SECONDARI ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5671.

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Résumé :
Il lavoro di tesi riguarda l’applicazione del processo di co-digestione anaerobica di feccia di vinificazione e fango secondario di depurazione in condizioni mesofile (37°C) e termofile (55°C). Le due matrici utilizzate sono state caratterizzate mediante analisi chimico-fisiche, analisi respirometriche e mediante test di biometanazione (BMP) per la valutazione della biodegradabilità. I test BMP hanno rivelato una maggior resa in termini di produzione specifica di metano (SMP), della feccia di vinificazione in condizioni di termofilia (0,24 Nm3CH4/kgVS), con maggiori cinetiche di degradazione del substrato (kh feccia 0,50 d-1). I test BMP sul fango hanno invece confermato bassi valori di resa in biogas (0,13 Nm3CH4/kgVS). Il processo di digestione anaerobica è stato poi sperimentato su reattori in scala pilota di tipo CSTR da 230 litri di volume utile, alimentati in regime semicontinuo. E’ stato testato un carico organico (OLR) di 2,5 kgVS/m3*d, composto da 0,55 kgVS/m3*d del fango e 1,95 kgVS/m3*d della feccia, ed un tempo di ritenzione idraulica (HRT) di 46 giorni. Dopo una lenta fase di start-up si sono raggiunte delle condizioni pseudo-stazionarie, caratterizzate da una buona resa del reattore termofilo sia in termini di biogas con valori medi di 0,42 Nm3biogas/kgVS, che di metano (media di 0,30 Nm3CH4/kgVS). Le evidenze riscontrate portano quindi a dedurre che il processo è applicabile a questa tipologia di substrato, utilizzando tale carico organico ed in regime termofilo, e che questo approccio consente interessanti vantaggi in termini di aumento della potenzialità energetica del processo oltre che a fornire un’alternativa all’utilizzo o smaltimento degli scarti vinicoli.
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PERRA, MARIANNA. « Sviluppo di tecnologie alternative per il trattamento biologico di reflui ad elevato contenuto di azoto ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266483.

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Résumé :
The research project concerned the study of the feasibility of the double stage SHARON (Single reactor for High activity Ammonium Removal Over Nitrite) -ANAMMOX (Anaerobic AMMonium Oxidation) process for the biological treatment of nitrogen-rich refinery wastewater (sour water) produced at Saras SpA facilities located near Sarroch, on the southwestern coast of Sardinia (Italy). The Sarroch refinery's operating capacity is approximately 15 million tons per year (or 300,000 barrels per day), accounting for approximately 15% of Italy's total refining capacity. The wastewater of concern was characterized by a high content of ammonium (up to 4,000 mgN/L), as well as by the simultaneous presence of toxic compounds like cyanides, phenols and sulfides. The wastewater is currently treated at full scale by steam stripping up to a final NH4-N concentration of 25 mg/L: if NH4-N level in the effluent from the stripping unit can be set at 2,000 mg/L and treated by the SHARON-ANAMMOX process, it will imply a considerable reduction in energy requirements and operating costs. The SHARON process was applied successfully and proved to be reliable enough to tolerate the inhibitory substances contained in the wastewater. Depending on influent inorganic carbon to nitrogen molar ratio (Ci/N), it was able to provide an effluent suitable for the subsequent treatment by ANAMMOX or heterotrophic denitrification via nitrite. The ANAMMOX process was shown to be more sensitive to the inhibitory compounds contained in the real wastewater. In particular, the research activity has shown that the extreme variability of industrial refinery wastewaters, combined with and the high sensitivity of ANAMMOX biomass may actually hinder the full-scale application of the SHARON-ANAMMOX process for the treatment of such wastewater: nevertheless, the alternative represented by the SHARON-heterotrophic denitrification via nitrite combined system is worthy of being investigated. During the research abroad at the Technical University of Delft (The Netherlands), the influence of temperature on the ANAMMOX process was investigated: batch tests were carried out in order to determine the maximum specific activities and energies of activation of ANAMMOX bacteria at different temperatures. Moreover, a reactor was started up for the study of the single stage CANON (Completely Autotrophic Nitrogen removal Over Nitrite) process at 15 °C, in order to evaluate its feasibilty for the treatment of municipal wastewater, even in Countries with a cold climate, or during the winter time. The results have shown the considerable dependence of the ANAMMOX process on temperature: in particular, the specific activities measured at low temperature (10÷15 °C) were much lower than those observed at high temperatures (30 °C). The difficult CANON reactor start-up at 15 °C, due to lower growth rates and specific activities of the microorganisms involved in the process, demonstrated the need for a start-up at elevated temperatures (30 °C), before the gradual decrease of the operating temperature to the target value, in order to acclimate the bacteria involved at lower temperatures.
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Tinello, Anna <1994&gt. « LCA comparativa di due processi di trattamento del digestato da fermentazione di rifiuti e reflui organici ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13969.

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Résumé :
Il progressivo aumento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) e dei fanghi di depurazione trattati mediante digestione anaerobica, ha portato negli ultimi anni ad una elevata produzione di digestato. Da ciò deriva la necessità di adottare un corretto sistema di gestione di questo residuo attraverso la creazione di una filiera di recupero sostenibile, che rappresenta oggi una soluzione importante in un’ottica di economia circolare. In particolare, il recupero come fertilizzante del digestato derivato dalla digestione anaerobica di rifiuti organici (quale la FORSU), presenta alcune criticità in quanto deve essere sottoposto a stabilizzazione attraverso idonei processi, come il compostaggio o l’idrolisi calcica con neutralizzazione. Questa fase di stabilizzazione appesantisce ulteriormente l’intera filiera di trattamento del rifiuto, in particolare se gli impianti dedicati hanno una localizzazione diversa rispetto agli impianti di digestione anaerobica. Inoltre, si evidenzia la necessità di un quadro normativo comune nell’Unione Europea che permetta di definire delle norme e delle linee guida generali per la gestione sostenibile del digestato prodotto dal trattamento anaerobico di rifiuti organici. Allo scopo di fornire le basi scientifiche a supporto delle decisioni legislative risulta quindi importante e necessaria la valutazione dei potenziali impatti ambientali associati ai diversi processi di trattamento di tale sottoprodotto. In questo lavoro di tesi è stata effettuata una caratterizzazione chimica delle matrici organiche oggetto di studio (fango e digestato) e un’analisi preliminare dei potenziali impatti ambientali a scala globale, secondo un approccio LCA (Life Cycle Assessment), dei processi di compostaggio e di idrolisi calcica del digestato disidratato. Questa analisi è stata svolta al fine di fornire una prima comparazione delle performance ambientali dei due processi. The gradual increase in organic fraction of municipal solid waste (FORSU) and sewage sludge treated by anaerobic digestion has led to a high digestate production in recent years. The production of waste, such as digestate and organic substrates entering the anaerobic digestion process, for example the organic fraction of municipal solid waste (FORSU) and sewage sludge, has shown a gradual increase over the last few years. That is why a proper management system of this residue is needed through the creation of a sustainable recovery chain, which today represents an important solution in order to achieve a circular economy. In particular, the recovery of the digestate resulted from anaerobic digestion of organic waste (such as FORSU), presents some critical issues because it shall be submitted to stabilization through suitable processes, such as composting or calcium hydrolysis with neutralization. This stabilization phase further weighs down the entire waste treatment chain, in particular if the dedicated plants have a different location with respect to the anaerobic digestion plants. Furthermore, there is a need for a common regulatory framework in the European Union that allows defining general rules and guidelines for the sustainable management of digestate produced by the anaerobic treatment of organic waste. In order to provide the scientific background in support of legislative decisions, it is therefore important and necessary to assess the potential environmental impacts related to different processes of the management scenarios of this by-product. In this thesis, it was carried out a chemical-physical characterization of the organic substrates (sludge and digestate) studied and a preliminary analysis of the potential environmental impact at a global scale, according to an LCA (Life Cycle Assessment) approach, of the composting and calcic hydrolysis process of the dehydrated digestate. This analysis was performed to evaluate and provide a first comparison of environmental performance of the two processes.
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Malerba, Matteo. « Allestimenti di reattori multistadio per la digestione anaerobica dei reflui agro-industriali e confronto con processo convenzionale ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2523/.

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Résumé :
This study fits into the context of activities aim at waste bioremediation and valorization through the production of energy according to principles of environmental sustainability. The experimental work was carried out at the laboratories of the Department of Civil Engineering, Environmental and Materials (DICAM) of the Faculty of Engineering. The main objective was to enhance the treatment of high organic loading waste, such as manure and cheese whey, through advanced anaerobic digestion systems in order to obtain biogas rich in methane. On the basis of the premise that the environmental conditions pertaining in most anaerobic wastewater digesters are not optimal for both fermentative and methanogenic microorganisms, the research was particularly focused on the implementation of two-phase anaerobic digesters. In fact a two-phase process permits selection and enrichment of different bacteria in each digester by independently controlling the digester operating conditions. Thus, the first phase (acidogenesis) can be operated to optimize acidogenic growth and the second phase (methanogenesis) to optimize methanogenic growth. (Ince O. , 1998). Before reactors’ set up, , some lab scale experiments were carried out to identify the best manure and whey ratio and the best conditions of temperature, pH, hydraulic retention time of acidogenesis an methanogenic phases.
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Tyrolt, Antonella <1988&gt. « Verifica del processo di codigestione anaerobica di reflui vinicoli e specie erbacee annuali (meccanismo bonus decreto biometano) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5779.

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Résumé :
L’interesse per il recupero energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili ha portato ad un’evoluzione della normativa (Comunitaria ed Italiana) nei confronti della produzione di biogas ( Decreto Biometano DM 6 luglio 2012). Questo prevede un sistema incentivi per la produzione di biometano attraverso l’uso di sottoprodotti/rifiuti/coltivazioni dedicate non alimentari. Il presente lavoro di tesi ha l’obbiettivo di valutare il potere metanigeno di coltivazioni dedicate di piante erbacee annuali (in dettaglio Loiessa) mediante test di biometanazione, confrontare le prestazioni di codigestione anaerobica di reflui vinicoli e liquame e con l'implementazione di una nuova biomassa (Loiessa), verificare l’impatto a livello di emissioni dato dallo spandimento di digestato sulla stessa coltivazione della specie in esame. L’attività svolta ha previsto analisi chimiche di caratterizzazione (azoto totale,fosforo e COD) delle matrici in ingresso e degli effluenti, il monitoraggio dei principali parametri di stabilità del processo anaerobico (pH,alcalinità,acidi grassi volatili,ammoniaca e COD solubile,produzione e composizione del biogas). Sono stati fatti bilanci di massa e calcolate le rese di produzione di biogas. La produzione specifica di biogas (SGP) derivante dall'integrazione dei diversi substrati è il risultato più interessante (SGP medio reflui e liquame: 0,18 ed SGP medio con Loiessa: 0,29) e consente una stima di produzione in un possibile impianto a scala reale.
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Renna, Stefano. « Effetti della Lemna minor sui reflui del depuratore Santerno (Imola). Tasso di crescita e potenzialità di riutilizzo energetico ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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La Lemna minor si sviluppa naturalmente all’interno dei bacini di lagunaggio facoltativo dell’impianto di trattamento acque di Santerno (Imola). La pianta rappresenta un’opportunità di studio. È stato valutato, a tal fine, l’effetto generato sulle acque in uscita dal trattamento secondario attraverso un impianto pilota, opportunamente dimensionato, in modo da simulare i fenomeni che avvengono all’interno dei bacini di lagunaggio. La rimozione dei nutrienti e l’effetto sui composti organici sono stati determinati a seguito di opportune analisi di laboratorio eseguite a valle delle campagne di campionamento svoltesi all’interno del sito di studio. In particolare sono stati analizzate le concentrazioni di COD, SST, Ammoniaca, Azoto Totale e Fosforo Totale. I risultati ottenuti sono stati interpolati poi, con i tassi di crescita della pianta, calcolati in itinere. La Lemna minor cresce assorbendo nutrienti dalle acque reflue, in particolare dai composti azotati, e occupando tutta la superficie a sua disposizione. Un’appropriata e frequente raccolta delle piante sviluppate porta ad ottenere un’ottimizzazione del trattamento, una miglior chiarificazione dell’acqua e una quantità di pianta recuperata tale da poter potenzialmente produrre un miglioramento nella produzione di energia dal digestore anaerobico già presente all’interno dell’impianto.
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Taccari, Manuela. « Utilizzazione di reflui oleari. Bioconversioni mediante fermentazione e compostaggio di acque di vegetazione per la produzione di biofertilizzanti ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242381.

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Santinelli, Martina. « Processi biologici avanzati per il trattamento di reflui ad alto contenuto di nutrienti e valutazione delle emissioni gassose ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2015. http://hdl.handle.net/11566/242934.

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Résumé :
La diffusione di impianti di digestione anaerobica in ambito agricolo ha determinato la necessità di individuare post-trattamenti dei surnatanti, per ridurre le pressioni ambientali legate allo spandimento dei digestati, in accordo ai limiti in azoto N imposti dalla Direttiva 91/676/CEE. Le prestazioni del processo automatizzato di nitritazione-denitritazione in continuo in reattore unico sono state valutate su un pilota da 3 m3, alimentato distintamente con surnatanti anaerobici di origine bovina e suina, entrambi puri ed addizionati con siero di latte. I risultati hanno evidenziato, per ogni matrice, rimozioni di N tra l’80 ed il 90%, mentre il monitoraggio delle costanti cinetiche Kn e Kd ha confermato che il processo ha operato stabilmente al 90% via nitrito. I valori numerici delle costanti, circa tre volte i valori ottenibili da processi biologici convenzionali, sono variati a seconda del refluo trattato, diminuendo al ridursi dell’azoto ammoniacale N-NH4 influente. L’analisi dell’effluente ha evidenziato inoltre rimozioni del fosforo P dell’ordine del 72%, e riduzioni di COD e TSS comprese tra il 60 ed il 70%. Il monitoraggio in continuo delle emissioni gassose, calcolate come % dell’N-NH4 influente, ha permesso di riscontrare valori pressoché nulli di biossido di azoto NO2, ed in media inferiori allo 0,011% e 0,009%, rispettivamente per protossido (N2O) e monossido (NO) di azoto. I risultati mostrano che le emissioni aumentano al crescere della concentrazione di nitriti in fase liquida, per carichi maggiori di N-NH4 in ingresso. Inoltre, la rimozione terziaria dei nutrienti da parte della microalga Scenedesmus Obliquus, immobilizzata in alginato di calcio, è stata valutata su fotobioreattori a letto fluido ed impaccato, alimentati in continuo in modalità upflow, senza immissione di aria né CO2. I risultati hanno mostrato rimozioni di N e P superiori al 95% e facilità nella separazione della biomassa algale dal flusso liquido, per un possibile riutilizzo.
The widespread application of the anaerobic digestion process for the stabilisation of zootechnical waste determined the need to define possible treatments techniques of the liquid supernatant, to reduce the nitrogen N content and hence the pollution due to its spreading, according to the 91/676/ECC Directive. The removal performances of the continuous nitritation-denitritation automated process were evaluated in a single reactor of 3 m3, separately fed with anaerobic supernatants from cattle and swine wastewater, both pure and added with dairy waste. The results showed N removal between 80 and 90%, for each matrix, while the monitoring of the kinetic parameters Kn and Kd confirmed the nitrites pathway, with stable NO2-N contributions of 90%. The numerical values of Kn and Kd were about three times the typical values of conventional biological processes, but a variation with the influent wastewater change was observed: basically the parameters reduced at lower ammonia nitrogen NH4-N influent load. Also, the effluent characterisation determined total phosphorous P removal of 72%, with COD and TSS reductions between 60 and 70%. The continuous monitoring of the gaseous emissions, expressed as % of the influent NH4-N, identified the almost absence of nitrogen dioxide (NO2), and amounts of nitrous oxide (N2O) and nitric oxide (NO) lower than 0.011% and 0.009% respectively. Data highlighted that emissions increased with the higher NO2-N concentration in the liquid phase, linked to greater NH4-N influent loads. Moreover, the polishing performance of the microalgae Scenedesmus Obliquus, immobilized in calcium alginate spheres, was evaluated on fluidised and packed bed photobioreactors, continuously fed, without air or CO2 addition. The results highlighted N and P removals on the average equal to 95%. In addition, once the treatment maximum capacity of the beads was reached, the separation of the algal biomass from the liquid effluent, for its reuse, was easily achieved.
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Minervini, Mirko. « Ottimizzazione e/o vie alternative per il recupero e la gestione di nichel in reflui da impianto d' idrogenazione ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Résumé :
Questo lavoro di tesi è stato svolto sull’ impianto di produzione di polioli presso lo stabilimento Cargill di Castelmassa (RO) con lo scopo di ottimizzare la gestione dello ione Ni2+, derivante dal nichel metallico utilizzato come catalizzatore (nichel Raney) nella reazione di idrogenazione del glucosio condotta a 42 bar. Il nichel, infatti, a seguito di fluttuazioni di pH che avvengono durante il corso della reazione aumenta la sua solubilità passando in fase liquida sotto forma di ione bivalente. Nel successivo step di raffinazione e demineralizzazione del prodotto mediante una serie di resine a scambio ionico, il Ni2+ è trattenuto assieme ad altri ioni e separato dal prodotto stesso. Infine quando si va a rigenerare la resina, a seguito della sua saturazione, si producono dei reflui contenenti nichel, che, seppur presente in quantità modeste, non potranno essere inviati al depuratore comunale in quanto il metallo avvelenerebbe i microorganismi deputati al trattamento delle acque reflue, quindi dovranno essere smaltiti come rifiuti speciali. L’azienda è già dotata di un impianto di nichel recovery che utilizza una batteria di resine chelanti, in grado di catturare selettivamente metalli pesanti, in modo tale da avere un refluo con la concentrazione di Ni2+ più alta possibile per ridurre al minimo i costi, non esigui, di smaltimento. L’obbiettivo del mio lavoro di tesi è quello di trovare soluzioni alternative per la concentrazione del nichel e verificare mediante semplici bilanci economici se queste soluzioni proposte siano sostenibili dal punto di vista industriale, ed eventualmente possano essere concorrenti alla soluzione impiantistica già adottata.
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Molinari, Riccardo. « Rimozione dei composti azotati nel Bacino 1 di affinamento reflui urbani trattati dal depuratore Santerno di Imola.Verifiche su impianto pilota ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Résumé :
Lo scopo di tesi è valutare la rimozione dei composti azotati e degli elementi biochimici presenti all’interno di un’ impianto pilota, che rappresenta in scala ridotta il primo bacino di finissaggio.Il quale posto alla fine di una linea di trattamento reflui a fanghi attivi, riceve una parte delle acque di scarico ed effettua un trattamento di finissaggio grazie alla presenza di una macrofita galleggiante, la Lemna Minor. Infine si sono comparati i dati reali con dati modellati dal Qual 2K. Per lo studio sono state effettuate diverse campagne di campionamento ben sei, ed in ognuna delle quali sono stati prelevati campioni che sono stati analizzati al laboratorio del dipartimento DICAM dell’università di Bologna.I campionamenti sono stati effettuati nelle tre sezioni dell’impianto pilota, una iniziale IP_IN, una centrale IP_M e l’ultima posta alla fine, poco prima dello stramazzo IP_OUT;in questo modo si riesce a valutare i possibili cambiamenti che subiscono le componenti biologiche.Per valutare le variazioni sono stati utilizzati diversi strumenti: YSI 556 MPS una sonda multiparametrica e l'elettrodo selettivo d'ammonio ,infine sono stati applicati il metodo ispra 4060 per il calcolo del TN e TP e la norma ISO 15705 per la valutazione del COD,ultimo ma non ultimo il modello Qual2K che è servito solamente per poter effettuare la simulazione in modo da riuscire a fare il confronto con i dati realmente misurati.Dall’analisi dei risultati si evidenzia come la presenza della Lemna Minor sia fondamentale a garantire il livello d’equilibrio nell’ecosistema ricreato all’ interno dell’impianto pilota.In particolare nei periodi di aprile e maggio la combinazione Lemna-fitoplancton, producendo condizioni di ipossia o anossia in profondità consente di aprezzare fenomeni di denitrificazione come possiamo vedere dall’abbattimento del total nitrogen.Tramite l'ultilizzo e la corretta calibrazione del modello si è ottenuta una sostanziale e soddisfacente interpretazione dei dati.
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MANTOVANI, MARCO. « Nanoparticles for the removal of contaminants from wastewaters ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/305614.

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Résumé :
Il presente lavoro di tesi si inserisce all’interno del progetto PerFORM WATER 2030 (Platform for Integrated Operation Research and Management of Public Water towards 2030), un progetto finanziato da regione Lombardia e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. L’elaborato ha l’obiettivo di produrre a scala di laboratorio delle nanoparticelle di ferro zero valente incapsulate in una matrice carboniosa (ME-nFe), un materiale con proprietà riducente ed elevato potere adsorbente da applicare nella depurazione delle acque. La sintesi delle nanoparticelle è avvenuta attraverso la carbonizzazione idrotermica (HTC) a partire da biomassa microalgale coltivata nell’impianto pilota situato presso il depuratore di Bresso-Niguarda (MI). Nello specifico, le prime fasi di lavoro si sono focalizzate sulla raccolta della biomassa direttamente in impianto e sulla sua caratterizzazione in termini di composizione elementare e contenuto di polifenoli. Successivamente si è passati allo studio delle condizioni che potessero influenzare la sintesi di CE-nZVI. Sono stati testati due tipi di sale da utilizzare quale fonte di ferro (solfato di ferro ammonico e nitrato di ferro), 4 rapporti Fe/C da inserire nel reattore (0.02, 0.05, 0.1, 0.2) e 3 temperature del processo di sintesi (180°C, 200°C e 225°C). Attraverso la caratterizzazione delle nanoparticelle ottenute in termini di contenuto di ferro zero-valente e ferro totale, di area superficiale specifica e di struttura morfologica a livello nanometrico, sono stati selezionati i prototipi dalle caratteristiche migliori. Le ME-nFE sono state testate nella rimozione di cinque metalli pesanti (Zn, Cu, Ni, Cd, Cr), prima in condizioni ideali e poi in condizioni più aderenti alla realtà. I migliori risultati sono stati ottenuti con una concentrazione di 3 gL-1 di adsorbente a partire da una concentrazione iniziale di ciascun metallo pari a 1 mgL-1. In queste condizioni si sono ottenute rimozioni per Zn, Cu, Ni e Cd superiori al 96%. Il Cr non è mai stato adeguatamente rimosso nei vari esprimenti. È stata inoltre valutata, a fine trattamento, la possibilità di recupero delle CE-nZVI e di un loro riutilizzo per più cicli di rimozione. In seguito, ci si è occupati della valutazione della tossicità del sottoprodotto liquido del processo HTC, sia nei confronti di Vibrio fisherii un batterio luminescente utilizzato come indicatore in ecotossicologia sia nei confronti delle stesse microalghe. Il test Microtox è stato effettuato sul refluo tal quale, individuando una forte tossicità anche su campioni assai diluiti (EC50= 1.8% dopo 15 minuti). Il test è stato ripetuto dopo strategie di pretrattamento (precipitazione del ferro attraverso modifica del pH) ma la tossicità era comunque elevata (EC50= 6.8%). Si è quindi valutato l’adsorbimento tramite carbone attivo (testando due concentrazioni 2 e 3gL-1). Entrambe le concentrazioni sono state in grado di ridurre sensibilmente la tossicità, con il risultato migliore portato dalla dose maggiore (EC50= 60% after 15 min). Infine, è stata valutata la possibilità di coltivazione delle microalghe su una diluizione del refluo HTC, al fine di studiare eventuali loro capacità di decontaminazione e al tempo stesso capire se fosse possibile chiudere il ciclo, valorizzando il sottoprodotto e ottenendo nuova biomassa per altre sintesi di CE-nZVI. Le microalghe sono state coltivate con successo su una miscela al 20% di centrato e sottoprodotto liquido, sia in batch che in continuo, aprendo scenari interessanti per rendere il processo di produzione della nanoparticelle più sostenibile.
This thesis is part of PerFORM WATER 2030 (Platform for Integrated Operation Research and Management of Public Water towards 2030), a project financed by the Lombardy region and the European Regional Development Fund. The objective is to produce laboratory-scale zero valent iron nanoparticles encapsulated in a carbonaceous matrix (ME-nFe), a material with reducing properties and high adsorption capacity that can be used in wastewater treatment. The synthesis of the nanoparticles is achieved through hydrothermal carbonization (HTC) starting from microalgal biomass grown in the pilot plant located at the Bresso-Niguarda (MI) treatment plant. Specifically, the first phases of work focused on collecting biomass directly from the plant and on its characterization in terms of elemental composition and polyphenol content. Subsequently, the conditions that could influence the synthesis of ME-nFe were studied: two types of salt were tested as an iron source (ammonium iron sulphate and iron nitrate), four Fe/C ratios to be put in the reactor (0.02, 0.05, 0.1, 0.2) and three different temperatures of the synthesis process (180°C, 200°C and 225°C). The characterization of the produced nanoparticles in terms of zero-valent and total iron content, specific surface area and nanoscale morphological structure, allowed the selection of the prototypes with the best properties. Once the best operating conditions were identified, the ME-nFe were tested in the removal of five heavy metals (Zn, Cu, Ni, Cd, Cr), first under ideal conditions and then in more realistic ones. At the end of the treatment, the possibility of recovering the CE-nZVI and reusing it them for multiple removal cycles was also assessed. The best results were achieve using a sorbent concentration of 3 gL-1 on a starting solution of the five heavy metals with a starting concentration of 1 mg L-1. The removal for Zn, Cu, Ni e Cd were higher than 96%. However, Cr was never affected during the tests. Hereafter, the toxicity of the liquid by-product of the HTC process was studied, both towards Aliivibrio fischeri, a luminescent bacterium used as an indicator in ecotoxicology, and towards the microalgae themselves. Microtox Basic tests were performed on the raw liquid by-product, showing a very strong effect even on very diluted samples (EC50= 1.8% after 15 min). The test was than repeated after a pretreatment step (precipitation of dissolved iron after pH adjustment) but the final toxicity was still very high, proving that the problem was not the dissolved iron but probably the presence of some toxic organic compounds (EC50= 6.8% after 15 min). Adsorption with activated carbons (using two different adsorbent doses of 2 and 3gL-1) was then performed as an alternative pretreatment. Both concentrations were able to sensibly reduce the wastewater toxicity, with the best result achieved using the 3gL-1 dose (EC50= 60% after 15 min). Finally, the possibility of cultivating microalgae on a dilution of the HTC wastewater was assessed, in order to study their decontamination capacity and simultaneously evaluating the possibility of closing the cycle, enhancing the by-product and obtaining new biomass for other syntheses of CE-nZVI. Microalgae were grown on a 20% dilution of the liquid by-product using the centrate as the diluent, both in batch and continuous mode, making the process to produce the microalgal base nanoparticles more sustainable.
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Campani, Martina. « Biogas energy recovery from high salinity pickling tannery wastewater in UASB two-phase reactors ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Résumé :
Il trattamento di reflui salini ed ipersalini rappresenta circa il 5 % della richiesta di trattamenti dei reflui a livello globale. Lo scopo di questo elaborato è documentare come ottimizzare la produzione di metano, testando diverse condizioni in una configurazione a due fasi separate con reattori UASB, trattando un refluo salino derivante da piclaggio del cuoio (la prima fase della filiera conciaria). Batch tests per la fase acidogenica sono stati eseguiti per valutare l’influenza del pH sull’acidogenesi: due pH sono stati testati 5.5, 7. La diluizione di refluo nei batch tests corrisponde a 30 g Na+/L , il miglior grado di acidificazione, 47.11 ± 2.29 %, è stato trovato a pH 7. Il reattore UASB acidogenico è stato alimentato con una diluizione del refluo e le condizione (pH, carico organico e salinità) sono state modificate con lo scopo di ottimizzare la produzione di acidi grassi volatili. Il migliore grado di acidificazione, tra le condizioni testate, è stato raggiunto a pH 6.5, tempo di ritenzione idraulica 2.3 giorni, carico organico 1.35 ± 0.25 gCODsol/L per giorno, usando una diluzione del refluo corrispondente a 28.5 g Na+/L. Il reattore UASB metanogenico è stato alimentato con una diluzione dell’effluente del reattore acidogenico e le condizioni testate (start up, salinità) sono state cambiate al fine di ottimizzare la produzione di metano. Tra le condizioni testate, la miglior produzione di metano, 160 mL/L per giorno, è stata ottenuta con un basso carico organico in start up, pH 7, tempo di ritenzione idraulica 1.3 giorni, carico organico 1.1 gCODsol/L per giorno, usando un’alimentazione con 14 g Na+/L. Batch tests per la fase metanogenica sono stati eseguiti per valutare l’influenza del sale: tre diluizioni sono state eseguite (30 g Na+/L, 23 g Na+/L, 14 g Na+/L e 3 g Na+/L). È stato trovato che il sale a queste concentrazioni è inibitorio a tal punto che il bianco ha ottenuto una miglior produzione di metano.
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Andrade, Júlia Barone de. « Efeito do refluxo duodenogástrico no esmalte dental ». Universidade de São Paulo, 2015. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/58/58133/tde-14052015-090110/.

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Résumé :
O objetivo do presente estudo foi avaliar os efeitos do líquido de origem estomacal e duodenal na superfície do esmalte dental, simulando a ação do líquido refluído em pacientes com refluxo duodenogástrico. Foram selecionados 40 incisivos bovinos e obtidos fragmentos de esmalte medindo 4x4x2mm, e após o polimento, foram selecionados 40 espécimes através do teste de microdureza. Os espécimes foram isolados com resina composta deixando apenas metade da superfície do esmalte exposta aos desafios erosivos, foram então divididos aleatoriamente em quatro grupos (n=10), G1: HCl (pH 2.0), G2: HCl + Pepsina (pH = 2.1), G3: HCl + Bile de boi + NaHCO3 (pH 3.0), G4: HCl + Pancreatina + NaHCO3 (pH 3.0). Os fragmentos foram expostos em soluções a 37ºC, seis vezes por dia, durante 20 segundos sob agitação por cinco dias, posteriormente foram analisados por meio da avaliação morfológica, da rugosidade superficial e do desgaste (degrau) do esmalte dental com microscopia confocal a laser, em seguida os espécimes foram cortados longitudinalmente, planificados e polidos para a realização da microdureza longitudinal, onde foram realizadas 15 medidas em cada área (controle/protegida e exposta). Os dados foram analisados por meio do teste Kruskal-Wallis e de Dunn´s (p<0.05) para diferenciação das médias. Na análise dos dados mostrou maior degrau e rugosidade da superfície para o G3 (5.59 ± 1.69; 2.2 ± 1.61) e foi diferente estatisticamente significante com os grupos 1 e 2 nas duas análises (3.9 ± 1.55; 1.02 ± 0.18; 3.67 ± 1.45; 0.89 ± 0.12) (p<0.05), apenas o degrau do G4 (4.9, ± 1.8) foi semelhante ao G3 (p>0.05). Na análise da microdureza não foi observada diferença estatisticamente significante entre os grupos. Na análise morfológica observou-se maior perda estrutural nos grupos 3 e 4 com erosão intensa da região interprismática com áreas amorfas. Pode-se concluir que a bile e a pancreatina, de origem duodenal, em associação com o ácido clorídrico, podem promover uma erosão dentária mais intensa, com maior perda estrutural, aumento da rugosidade da superficial e perda da anatomia prismática do esmalte.
The goal of this study was to evaluate the effects of stomach and duodenal fluid on the enamel surface, simulating the action of refluxed liquid in patients with duodenogastric reflux. Forty bovine incisors were selected in order to obtain enamel fragments measuring 4x4x2mm each, which were then polished and brought to a microhardness test, where 40 final specimens were selected. The specimens were isolated with composite exposing only half of the enamel surface to erosive challenges and then randomly divided into 4 groups (n = 10), G1: HCl (pH 2.0); G2: HCl + pepsin (pH 2.1); G3: HCl + Ox Bile + NaHCO3 (pH 3.0); G4: HCl + Pancreatin + NaHCO3 (pH 3.0). The samples were exposed in 37°C solutions, 6 times a day, for 20 seconds, under stirring for 5 days. Subsequently, they were analyzed for morphologic evaluation, surface roughness and the step formed on the dental enamel, with confocal laser microscopy. The specimens were then cut longitudinally, their surfaces flattened and polished for holding the longitudinal microhardness, where 15 measurements were performed in each of the areas (control/protected and exposed). The data were analyzed using the Kruskal-Wallis test and Dunn\'s (p<0.05) means for differentiating. Both analysis showed a higher step and surface roughness for the G3 (5.59 ± 1.69, 2.2 ± 1.61), a difference that was statistically significant within groups 1 and 2 (3.9 ± 1, 55, 1.02 ± 0.18, 3.67 ± 1.45, 0.89 ± 0.12) (p <0.05) and only the step in G4 (4.9, ± 1.8) was similar to G3 (P> 0.05). The analysis of microhardness showed no statistically significant difference between groups. Morphological analysis showed greater structural loss in groups 3 and 4 with intense erosion of interprismatic region with amorphous areas. Therefore, it can be concluded that bile and pancreatin, from duodeno, in combination with hydrochloric acid, may promote greater dental erosion, with greater loss of structure, increased surface roughness and loss of enamel prismatic anatomy.
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Oliveira, Andrea Dean de. « Parametros da monitorização do pH intra-esofagico em diferentes apresentações clinicas da doença de refluxo gastroesofagico ». [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/309092.

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Orientador: Elizete Aparecida Lomazi da Costa Pinto
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-07T00:13:55Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Oliveira_AndreaDeande_M.pdf: 1182861 bytes, checksum: 40afd327a643407a1f1a9d4fa020e977 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: Na faixa etária pediátrica, a apresentação clínica da doença do refluxo gastroesofãgico é bastante inespecífica, dificultando o diagnóstico clínico da doença. A monitorização prolongada do pH intra-esofágico determina a freqüência e duração dos episódios de refluxo ácido para o esôfago, mas, em crianças acima de 2 anos, a relação entre os valores do índice de refluxo e as diferentes apresentações clinicas da doença de refluxo gastroesofãgico tem sido pouco avaliada. O presente estudo pretendeu identificar os resultados dos estudos prolongados do pH intra-esofágico e associá-los ao quadro clinico dos pacientes. A apresentação clínica foi dividida em quatro grupos, de acordo com a sintomatologia predominante: regurgitador, digestivo, respiratório e portadores de paralisia cerebral. A pesquisa desenvolveu-se por meio de estudo transversal, retrospectivo e analítico, através do levantamento dos resultados de monitorizações prolongadas do pH intra-esofágico realizadas no Hospital de Clínicas da Unicamp, no período de janeiro de 1999 a dezembro de 2004. Análises descritivas e de associação foram realizadas, foi utilizado o teste Qui Quadrado de Pearson ou Exato de Fisher. Os dados clínicos de 131 pacientes (1 a 20,6 anos) e seus respectivos exames foram revisados. Os motivos que mais freqüentemente determinaram a investigação laboratorial foram: vômitos, anemia, baixo ganho ponderal e pneumonias de repetição. Encontrou-se que 89 (67,9%) dos pacientes tinham um estudo de pHmetria anormal, mas no grupo regurgitador, o exame foi alterado em apenas 4 de 18 pacientes. Nenhuma das queixas clínicas esteve associada a valores de índice de refluxo > 4. Não houve associação significativa entre presença de esofagite péptica diagnosticada pela endoscopia digestiva alta e o valor do índice de refluxo. A distribuição dos valores de índice de refluxo em MPE não guardou relação com a manifestação clínica ou a presença de esofagite num grupo de crianças avaliadas em hospital universitário
Abstract: A diversity of symptoms may be attributed to gastroesophageal reflux disease in children. A 24-h pH monitoring of the lower esophagus identifies frequency and duration of the acid reflux episodes, but the association between symptoms of gastroesophageal reflux and pH-monitoring data has been investigated in few studies involving children. This study aimed to identify data of the pH-monitoring studies in children and correlate them to the clinical picture. Data of pH-monitoring studies performed from January 1999 to December 2004 in a Medical School Hospital were analyzed. Patients were classified into four groups according to their predominant clinical symptom: infant regurgitation, digestive symptoms, respiratory symptoms and cerebral palsy. Clinical data and pH-monitoring reports from 131 patients (1 to 20.6 years) were analyzed. The most frequent reasons for laboratorial investigation were vomiting, anemia, poor weight gain and recurrent pneumonia. It was found that 89 (67.9%) patients had an abnormal pH-metry study, although only 4 of 18 patients in the regurgitation group. No clinical group was related to reflux index >4. There was no significant association between peptic esophagitis, confirmed by upper digestive endoscopy, and reflux index. In this group of children reflux inex were not associated to clinical presentation or to upper digestive endoscopy data
Mestrado
Pediatria
Mestre em Saude da Criança e do Adolescente
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Vicente, Alessandra Maria Borges. « Revisao da fundoplicatura de nissen para tratamento da doença do refluxo gastroesofagico em crianças e adolescentes ». [s.n.], 2007. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/309096.

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Orientador: Elizete Aparecida Lomazi da Costa Pinto
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-09T12:58:44Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Vicente_AlessandraMariaBorges_M.pdf: 1347949 bytes, checksum: 33220d2f782629ad1ffff9ceeb2a979a (MD5) Previous issue date: 2007
Resumo: Doença do refluxo gastroesofágico, em crianças, pode causar prejuízos nutricionais, doença respiratória, alterações neurocomportamentais e inflamação esofágica. O tratamento desta doença requer medidas posturais, orientação alimentar e terapia medicamentosa. O tratamento cirúrgico está indicado para pacientes com doença do refluxo gastroesofágico crônica, associada ou não a complicações. A fundoplicatura é indicada, em substituição ao uso contínuo dos inibidores de bomba de prótons, para pacientes que não respondem ou respondem apenas parcialmente ao tratamento medicamentoso e quando há recorrência dos sintomas com a descontinuação das medicações. No pós-operatório pode ocorrer desmanche da válvula e recorrência da doença de refluxo, sugerindo a necessidade de monitorização da condição cirúrgica. A avaliação do funcionamento da válvula, baseada apenas nos sintomas dos pacientes, tem se mostrado insuficiente para essa monitorização. O objetivo desse estudo foi identificar a freqüência de anormalidades na válvula anti-refluxo e a freqüência de complicações pépticas do esôfago no pós-operatório tardio de fundoplicatura em crianças. Em estudo transversal e descritivo, foram selecionados 45 pacientes que realizaram fundoplicatura de Nissen num período de 12 a 30 meses prévios à avaliação. O estudo foi conduzido de maio de 2004 a fevereiro de 2007, no Hospital de Clínicas da Universidade Estadual de Campinas, onde todas as cirurgias foram realizadas. A faixa etária dos pacientes avaliados variou de 16 meses a 16,9 anos. Endoscopia digestiva alta foi o instrumento utilizado para verificar o aspecto da fundoplicatura e o do esôfago, além de permitir a coleta de amostra para estudo histológico. Dos 45 pacientes avaliados, 26 (57,8%) eram encefalopatas crônicos. Válvula anti-refluxo bem posicionada e configurada foi encontrada em 41 (91,1%) pacientes. A fundoplicatura foi efetiva no tratamento do processo inflamatório esofágico, mesmo quando havia subestenose ou estenose de esôfago associadas no pré-operatório. Contudo, complicações foram identificadas: esofagite péptica em 6 dos 45 pacientes e necessidade de nova fundoplicatura em dois pacientes. Esofagite péptica associou-se, com significância estatística, à presença de anormalidades na válvula anti-refluxo (p=0,005, teste exato de Fisher). Durante o estudo foram diagnosticados dois pacientes com diagnóstico de esôfago de Barrett. Os resultados permitem concluir que a endoscopia digestiva alta realizada no período pós-operatório tardio de fundoplicatura para doença do refluxo gastroesofágico em crianças permite avaliar a condição da válvula anti-refluxo e diagnosticar a presença de complicações
Abstract: Gastroesophageal reflux disease in childhood may cause nutritional impairment, esophagus inflammation, respiratory disorders and neurobehavioral alterations. In most cases, treatment includes postural, dietary and medical therapy. Anti-reflux surgery is recommended to patients who do not present improvement with proton pump inhibitors treatment, or present recurrence of symptoms when medical therapy is discontinued. Fundoplication surgery failed has been detected and it has been showed that wrap condition needs monitoring and that clinical symptoms are not sensitive enough to indicate fundoplication efficacy. The objective of this study was to identify the frequency of defective wrap in the late postoperative period and evaluate esophageal complications related with gastroesophageal reflux recurrence in children. The study was cross sectional and descriptive, by selecting 45 patients who had undergone Nissen fundoplication, 12 to 30 months before. All procedures were done at the Hospital de Clínicas da Universidade Estadual de Campinas, in the period from May 2004 to February 2007. The age range at post-surgery examination varied from 16 months up to 16.9 years. Upper gastrointestinal endoscopy was used to determine esophageal endoscopic and histopathologic appearance and fundoplication condition. In the evaluated sample, 26 patients (57.8%) were neurologically disabled. Intact wrap was identified in 41 patients (91.1%). The fundoplication was effective for treating esophagitis, even in patients with esophagus stenosis. However, some complications were identified: peptic esophagitis in 6 of 45 patients and a second fundoplication was necessary in 2 patients. Peptic esophagitis in the endoscopic evaluation was associated with defective wrap (p=0.005, Fisher¿s exact test). Two patients with Barrett esophagus were identified, during study. We conclude that endoscopic follow up may be useful for patients who underwent anti-reflux surgery. Endoscopy allows the diagnosis of possible complications
Mestrado
Pediatria
Mestre em Saude da Criança e do Adolescente
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Lo, Piccolo Salvatore. « La digestione anaerobica dei fanghi prodotti dal depuratore di Savignano sul Rubicone : elaborazione dei dati sperimentali di impianto e simulazione del processo tramite il modello ADM1 ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Nel presente lavoro di tesi è stata analizzata la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione prodotti nell'impianto di Savignano sul Rubicone. Sono state effettuate delle analisi sullo stato di fatto dell'impianto per inquadrare il funzionamento del sistema, poi è stato modellizzato il comportamento della digestione tramite il modello ADM1 implementato in AQUASIM e in fine sono state proposte delle modifiche per ottimizzare le prestazione della digestione anaerobica dell'impianto e sono state simulate le prestazioni dell'impianto in condizioni di progetto.
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Özer, Aylin Coşkun Döner Fehmi. « Deneysel mide içeriği sıvısının tavşan burun ve paranazal sinüslerine etkisi / ». Isparta : SDÜ Tıp Fakültesi, 2004. http://tez.sdu.edu.tr/Tezler/TT00136.pdf.

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Batista, Carlos Alexandre Gonçalves. « "Estudo clínico e endoscópico em pacientes com úlcera péptica gastroduodenal após 1 ano de erradicação do Helicobater pylori. Avaliação da relação entre o surgimento da esofagite erosiva e a cepa do Helicobacter pylori erradicado" ». Universidade de São Paulo, 2006. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5147/tde-20092006-134022/.

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Résumé :
Atualmente, muitas são as diretrizes na literatura quanto à influência do Helicobacter pylori na Doença do Refluxo Gastroesofágico. Alguns autores acreditam que o H. pylori poderia ter um efeito protetor para o desenvolvimento na DRGE e outros até mesmo concluem que o agente possa ser um fator agravante na doença. Muitas publicações nos alertam para o desenvolvimento de sintomas da DRGE, ou mesmo da esofagite, em uma porcentagem razoável de pacientes erradicados pelo esquema tríplice para tratar o H. pylori, sendo que aproximadamente 10% teriam DRGE. Na verdade, por essas dúvidas, ainda não foi estabelecido um consenso quanto à importância do H. pylori na etiopatogenia da DRGE e suas complicações. Fato também discutido, seria a importância das cepas para a formação da esofagite em pacientes submetidos à erradicação. Talvez as mais virulentas, assim como a presença da “ilha de patogenicidade”(cagA) ou algumas cepas vacuolizantes (vacA), teriam uma maior relação com a prevenção da esofagite. Outro mecanismo importante, apontado por muitos, para a formação da esofagite em pacientes erradicados seria a elevação do índice de Massa Corpórea nesse grupo de pacientes erradicados associados ou não à presença da hérnia hiatal e justificados pela melhor qualidade de vida após melhora dos sintomas depois da erradicação. Em nosso estudo, 148 pacientes com úlcera péptica ativa ou cicatrizada receberam esquema tríplice de erradicação para o Helicobacter pylori e foram submetidos a exame endoscópico e ao teste histopatológico das amostras colhidas por biópsias de corpo e antro, teste respiratório com Carbono 14 e urease, antes e após o tratamento. Realizamos a genotipagem do agente, através do PCR, separando amostras de corpo e de antro, para determinar as cepas do agente. Os pacientes foram seguidos ambulatorialmente por um ano e avaliados quanto à melhora ou piora dos sintomas relacionados a DRGE (pirose) e sintomas considerados inespecíficos como a dor epigástrica; também procuramos quantificar o ganho ou perda do IMC. Encontramos 28 pacientes (18,9%) com esofagite erosiva (24 grau A e 4 grau B de Los Angeles) endoscópica após o tratamento do agente. Deste grupo, somente 3 pacientes que não tinham sintomas desenvolveram pirose (2%). A grande maioria dos pacientes se beneficiou com o tratamento, mostrando que 69 46,6%) melhoraram da pirose e outra grande maioria melhorou dos sintomas inespecíficos. Em 18 pacientes ulcerosos com esofagite, a análise de fragmentos de corpo foi cagA positiva (64,3%) e em amostras de antro 21 eram cagA positivos (75%). Assim como no grupo geral, as cepas vacuolizantes s1b/m1 e s1b foram, respectivamente, as mais encontradas no grupo da esofagite endoscópica. Houve ligeiro aumento nos Índices de Massa Corpórea em pacientes com e sem esofagite, sendo estatisticamente mais significativo nos 120 pacientes sem esofagite. Apesar do aparecimento da esofagite erosiva endoscópica em número razoável de pacientes, a sintomatologia não foi fator determinante, pois muitos melhoraram dos sintomas após o tratamento, e a erradicação não foi importante para determinar o grau de esofagite erosiva. Não foi encontrada nenhuma relação entre a genotipagem do agente e o desenvolvimento de esofagite endoscópica. O aumento de IMC, também não justifica, em nosso estudo a esofagite em pacientes ulcerosos tratados contra o H. pylori.
Nowadays, there are many directrixes in literature as to the influence of Helicobacter pylori, in the Disease of Gastroesophagic reflux. Some authors believe that H. pylori could have a protective effect to the development of GERD, and others even conclude that the agent may be an aggravating factor in the disease. Many publications allert us to the development of symptoms of GERD, or even the esophagitis,in a reasonable percentage of erradicated patients by the triplicit scheme to treat H. pylori, and 10%, approximately, would have GERD. In fact, due to these doubts, a consensus has not been established yet to the importance of H. pylori in the GERD’s etiopathogenic and its complications. The strains importance to the formation of esophagitis in patients submitted to erradication is another fact that has also been discussed. Maybe the most virulent ones, as the presence of “pathogenical island”(cagA) or some other vacuolating cytotoxin (vacA), would have a larger relation in the esophagitis prevention. Another important mechanism, pointed by many, to the formation of esophagitis in erradicated patients would be the elevation of Body Mass Index in this group of eradicated patients associated or not to the presence of hiatal hernia and justified by a better quality of life due to symptoms’ improvement after erradication. In our studies, 148 patients with active or healed peptic ulcer received triplicit scheme of erradication to the Helicobacter pylori and were submitted to endoscopic exams and histopathologic test of gathered samples by body and antro biopsies, respiratory test with carbon 14 and ureasis, before and after treatment. We have done the agent genotyping, through the PCR, separating samples of body and antro, to determine the agent Cepas. The patients have been followed ambulatorially for a year and evaluated as to the improvement or worsening of the symptoms related to GERD (pyrosis) and symptoms considered non-specific as epigastric pain; we have also tried to quantify the gain or loss of Body Mass Index. We found 28 patients(18.9%) with endoscopic erosive esophagitis (24 degree A and 4 degree B of Los Angeles) after agent’s treatment. In this group, only three patients who had no symptoms developed pyrosis (2%). Most of the patients benefitted from treatment showing that 69 (46.6%) presented improvement in pyrosis and another great majority improved non-specific symptoms. In 18 ulcered patients with esophagitis, the body analysis fragments was positive cagA (64.3%)and in antro samples of 21 were positive cagA (75%). As in the general group, the vacuolizing cepas slb/ml and slb were, respectivelly, the most found in the endoscopic esophagitis group. There was a slight raise in the BMI in patients with and without esophagitis, and it is, statistically more meaningful in the 120 patients without esophagitis. Even though there was the appearance of endoscopic erosive esophagitis in a reasonable number of patients, the symptmology was not a determining factor, because many have got better after the treatment, and erradication was not important to determine the erosive esophagitis. It was not found any relation between the agent genotyping and the development of endoscopic esophagitis. The raise of BMI does not justify in our study the esophagitis in ulcered patients treated against H. pylori.
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Alves, Marilene Bargas Rodrigues. « Erosão dental em pacientes com doença do refluxo gastroesofágico ». Universidade de São Paulo, 2008. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/23/23139/tde-20012009-150512/.

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Résumé :
A doença do refluxo gastroesofágico consiste num conjunto de manifestações orgânicas causadas pelo fluxo retrógrado do conteúdo gástrico para o esôfago. A associação entre doença do refluxo gastroesofágico e erosão dental sinaliza uma conseqüência da ação do refluxo ácido. A erosão dental define-se como perda irreversível da estrutura dental causada por um processo químico não envolvendo a ação bacteriana. Este estudo avaliou a associação Erosão Dental com a doença do Refluxo Gastroesofágico, faixa etária, gênero e nível de escolaridade em pacientes com diagnóstico endoscópico de esofagite por refluxo gastroesofágico, conforme Savary-Miller modificada, grupo (E), em comparação aos pacientes sem este diagnóstico (endoscopicamente normais), grupo normal (N), atendidos no Centro de Endoscopia Digestiva do Hospital Sírio-Libanês de São Paulo. Foram examinados 120 pacientes com idade variando entre 20 e 80 anos (média de 46,76 anos), de ambos os gêneros, com diagnóstico endoscópico de esofagite por refluxo gastroesofágico, e 60 pacientes com idade variando entre 20 e 80 anos (média de 39,97 anos), de ambos os gêneros, sem diagnóstico de esofagite por refluxo gastroesofágico. O protocolo específico foi respondido pelo paciente ou por seu representante legal. A metodologia adotada envolveu, numa primeira etapa, exame de endoscopia digestiva alta e esofagite por refluxo gastroesofágica diagnosticada segundo a classificação de Savary-Miller modificada. Em seguida, o exame oral foi realizado e a erosão dental foi classificada, quando presente, segundo a escala de graduação de ED proposta por Eccles e Jenkins. Para análise estatística, os resultados foram testados para cada variável pelo método do Qui Quadrado de Pearson (X²). Os resultados estatísticos indicaram que a esofagite por refluxo gastroesofágico é fator significativo para o aparecimento de erosão dental. A faixa etária é fator significativo para o aparecimento de erosão dental até o limite de 49 anos para o grupo N e 59 anos no grupo E. O gênero masculino é fator significativo para o não aparecimento de erosão dental nos grupos estudados, enquanto que o gênero feminino é significativo para o não aparecimento de erosão dental no grupo N e não significativo para o grupo E. O nível de escolaridade 3 foi significativo para o não aparecimento de erosão dental nos grupos N e E com p = 0,000. Esses resultados possibilitam concluir que os pacientes com erosão dental possuem algum grau de esofagite por refluxo gastroesofágico, têm idade entre 30 e 49 anos e apresentam menor nível de escolaridade.
Gastroesophagic reflux disease is a set of organic manifestations caused by gastric reflux to the esophagus. The association between Gastroesophagic reflux disease and dental erosion demonstrates the result of acid reflux. Dental erosion is defined as the irreversible loss of dental structure caused by a chemical process that does not involve bacterial action. This study evaluated Dental Erosion associated with Gastroesophagic reflux disease, according to age, sex and educational level in patients with an endoscopic diagnosis of esophagitis caused by gastroesophagic reflux using modified Savary-Miller classification, group (E) compared to patients without this diagnosis (endoscopically normal), a normal group (N), treated at Centro de Endoscopia Digestiva do Hospital Sírio-Libanês de São Paulo. 120 patients were examined, with ages ranging from 20 to 80 (average age 46.76), of both sexes presenting with an endoscopic diagnosis of esophagitis caused by gastroesophagic reflux, and a further 60 patients aged between 20 and 80 (average age 39.97) of both sexes not diagnosed with esophagitis caused by gastroesophagic reflux. Specific protocol was answered by the patient or their legal representative. The methodology adopted involved, in the first stage, an endoscopic examination of the upper digestive tract and a test for esophagitis caused by gastroesophagic reflux, diagnosed according to modified Savary-Miller classification. This was followed by an oral examination and dental erosion was classified when present in accordance with the Eccles and Jenkins Scale. For statistical analysis the results were tested for each variable using the Pearson Chi-square test (X²). The statistical results indicated that esophagitis caused by gastroesophagic reflux is a significant factor in the presence of dental erosion. Age is a significant factor in the presence of dental erosion, 49 years old group N and 59 years old group E. The male is a significant factor for not presence of dental erosion in the groups studied, other wise female is significant factor for not presence of dental erosion in the group N and not a significant factor in the group E. Educational level 3 was significant in the not presence of dental erosion. These results lead to the conclusion that patients who presented with dental erosion and a high degree of esophagitis caused by gastroesophagic reflux, 30 49 years old, and had a lower level of education.
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Gören, İbrahim İşler Mehmet. « Gastroözofajial reflü hastalarında uzun dönem proton pompa inhibitörü kullanımının midede prekanseröz değişikliklerin gelişmesine etkisinin araştırılması / ». Isparta : SDÜ Tıp Fakültesi, 2007. http://tez.sdu.edu.tr/Tezler/TT00330.pdf.

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Politeo, Marco. « Performance of hybrid constructed wetland for piggery wastewater treatment ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422597.

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Résumé :
The environmental impact of the livestock sector in North-East Italy directly affects water (nitrates accumulation and eutrophication). Through the “Nitrate Directive” (91/676/EEC), the EU aims to reduce water pollution caused or induced by nitrates from agricultural sources. Disposal of animal wastewater is a common problem among local farmers. Land spreading is the usual disposal method but requires sufficient land area in close proximity to the farm. Problems associate with animal wastewater treatment and land application has prompted an urgency to find alternative treatment systems that are technically feasible and economically viable. Hybrid constructed wetlands (HCW) are being considered as an alternative method for livestock wastewater disposal which could reduce the amount of land necessary for terminal land application. This work presents the results of monitoring a full-scale hybrid wetland system operating on a swine farm. The HCW system was composed of three vertical-subsurface flow wetlands (VF) in parallel with a total area of 30 m2, followed by one horizontal-subsurface flow wetland (HF) connected in series (100 m2). During the experimentation (2010-2012), HCW operated under different conditions: seasonal variations (temperature), pollutants concentrations, hydraulic loading rate (HLR), hydraulic retention time (HRT), feeding mode and operational regimes. During the first period (April 2010-July 2010) the system was loaded with 5m3/d of pre-treated piggery wastewater and VF system worked like a “biological filter”. During the second period (October 2010-April 2011), the system was loaded with 5m3/d of raw piggery wastewater, a sequential batch (feed-stay-drain-rest) feed mode in VF system was used. To determine if winter climate conditions influence treatment effectiveness, during the third period (May 2011-July 2012) the system was loaded with 1.7 m3/d of synthetic wastewater. VF system was fed with sequential batch mode with two different operational regimes. Overall concentration reduction obtained by HCW system for COD ranged from 46 to 56%, for total nitrogen from 40 to 54%, for ammonia nitrogen from 43 to 60%, for nitric nitrogen from 21 to 55%, for total phosphorus from 32 to 35% and for orthophosphate from 24 to 34%.
L'impatto ambientale del settore zootecnico nel Nord-Est Italia colpisce direttamente l'acqua (accumulo di nitrati e eutrofizzazione). Le limitazioni introdotte dopo l’applicazione della Direttiva CE 91/676 si traducono spesso in un aumento della richiesta di superfici disponibili per la distribuzione dei reflui. In alcune zone, la carenza di terreni e l’elevato carico zootecnico hanno comportato un costo aggiuntivo che gli allevatori devono sostenere per potere disporre di terreni di altri agricoltori dove potere delocalizzare gli effluenti prodotti. Per valutare le possibilità applicative della fitodepurazione per il trattamento dell’azoto nella frazione liquida degli effluenti suini è stato condotto un monitoraggio di un impianto ibrido operante a scala aziendale. L’impianto ibrido di fitodepurazione occupa un’area di 130 m2, è costituito da tre vaschea flusso sub superficiale verticale (VF) operanti in parallelo seguite da una vasca a flusso sub superficiale orizzontale (HF). Durante la sperimentazione (2010-2012) le prestazioni dell’impianto di fitodepurazione sono state valutate variando: condizioni ambientali, concentrazioni e volumi in ingresso, modalità e tempi di carico e scarico delle vasche verticali. Nello specifico durante il primo periodo (Aprile 2010-Luglio 2010) il sistema è stato caricato con 5 m3/giorno di liquame pre-trattato. L’unità verticale ha funzionatocome “filtro biologico”. Nel secondo periodo (Ottobre 2010-Aprile 2011) il sistema è stato caricato con 5 m3/giorno di liquame non pre-trattato in modalità sequenziale batch, alternando fasi di “tutto pieno” e “tutto vuoto” grazie a un sistema di temporizzatori modulari pausa/lavoro a tempi indipendenti. Per valutare l’influenza delle basse temperature sui processi di rimozione dell’azoto, nel terzo periodo (Maggio 2011-Luglio 2012) il sistema è stato caricato con 1.7 m3/giorno di refluo ricostruito in modalitàsequenziale batch. Nel complesso, il sistema ibrido di fitodepurazione ha ridotto le concentrazioni in ingresso del COD dal 46 al 56%, del azoto totale dal 40 al 54%, del azoto ammoniacale dal 43 al 60%, del azoto nitrico dal 21 al 55%, del fosforo totale dal 32 al 35% e del ortofosfato dal 24 al 34%.
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Canesin, Chiara. « La Short Rotation Forestry in Nord Italia. Limiti e potenzialità del suo impiego sotto differenti scenari : produzione di biomassa e prove di fertilizzazione ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3421881.

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Résumé :
During the last decades, short rotation forestry (SRF) plantations have become attractive for Italian farmers due both to their capacity to produce large quantities of woody biomass for energy purposes and to the considerable amount of public incentives allowed. The present study quantifies in a chronosequence 52 plantations in the Italian region of Friuli Venezia Giulia in order to acquire extensive knowledge of the productivity potential of SRF plantations in Northern Italy, their mortality rate, shoot sprouting capacity after coppicing and above-ground biomass production. Two newly selected clones of hybrid poplar, Pegaso and Sirio, specific for biomass production were employed under intensive biennial coppice management, planted at 3,0 m x 0,5 m. Experimental plots were measured during the winter 2007/2008. Average yields during the first cutting cycle are of 5 Mg ha-1 year-1 of dry matter, and at the end of the second cutting cycle average yields are of 9 Mg ha-1 year-1 for both clones. Constraining factors were found in all plantation soils. Yields of SRF plantation are lower than the values reported in literature for experimental plots, but are similar to the results of SRF in marginal areas. In 38,5% of experimental plantations, yields are insufficient for economic purposes. In order to improve yield, SRF plantations need high input management like fertilization and irrigation. An alternative to chemical fertilization is disposing of animal farm effluents. A test on swine effluent disposal effects on SRF of poplar, willow and black locust was carried out in order to evaluate yields capacity under different effluent management. Black locust’s and willow’s yields increase after one treatment. Poplar does not show any yield differences under different effluent management, probably because of a nutrient excess. Swine effluent disposal could prove useful in increasing biomass yield, but should be calibrated on a species’ phytoextraction potential to avoid pollution.
Nel corso dell’ultimo decennio la SRF da biomassa ha iniziato a diffondersi in Italia grazie alla presenza di cospicui finanziamenti. Al fine di evidenziare le reali potenzialità produttive e le problematiche della SRF realizzata in pieno campo in impianti produttivi non sperimentali è stata condotta un’analisi sincronica in 52 aree di saggio in impianti di SRF realizzati in pieno campo in Friuli Venezia Giulia. Sono stati analizzati il tasso di mortalità, l’emissione di getti dalla ceppaia a seguito della ceduazione, le principali caratteristiche dendrometriche e qualitative dei getti di due cloni di pioppo selezionati per la produzione di biomassa, Sirio e Pegaso, al fine di determinarne la produzione di biomassa e la sua relazione con le caratteristiche pedologiche. Al termine del primo ciclo colturale è stata registrata un produzione media di sostanza secca di 5 Mg ha-1 anno-1, e di 9 Mg ha-1 anno-1 al termine del secondo ciclo colturale, valori che risultano in linea con quelli evidenziati per piantagioni condotte con modelli colturali caratterizzati da bassi input o su terreni caratterizzati da limitata fertilità stazionale, mentre rese sensibilmente maggiori sono riportate per impianti soggetti a fertilizzazione ed irrigazione. È stata quindi condotta una seconda sperimentazione in un impianto di SRF in provincia di Cuneo composto da tre specie, pioppo, robinia e salice, testando tre differenti tipologie di spandimento di refluo zootecnico, apportando elevati quantitativi di nutrienti. Le rese in termini di biomassa sono risultate essere elevate, ma il pioppo non ha risposto ai trattamenti con un incremento significativo delle rese, probabilmente a causa di un eccesso di nutrienti. Il salice e la robinia hanno presentato un aumento della produzione di biomassa nei trattamenti con i reflui rispetto le prove non trattate, a dimostrazione che apporti di nutrienti possano influenzare positivamente la resa della SRF, senza ulteriori aggravi di costi.
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Mendes, Thaís de Barros. « Monitorização prolongada do pH esofágico em recém-nascidos com menos de 1500 gramas com e sem displasia broncopulmonar = prevalência e fatores associados para resultados anormais do índice de refluxo ». [s.n.], 2010. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310796.

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Orientadores: Maria Aparecida Marques dos Santos Mezzacappa, José Dirceu Ribeiro
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-18T05:32:42Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mendes_ThaisdeBarros_D.pdf: 2709718 bytes, checksum: 980600cf933c0edd1c628440ceb42c40 (MD5) Previous issue date: 2010
Resumo: Recém-nascidos (RN) com displasia broncopulmonar (DBP) apresentam alta frequência de tratamento para doença do refluxo gastroesofágico (DRGE). O agravamento da evolução desta doença pulmonar é atribuído à associação entre as duas entidades. Em virtude das indefinições quanto à ocorrência da DRGE em RN com DBP e dadas as possíveis consequências sobre a sua morbidade, bem como as altas frequências de tratamento clínico, considerou-se ser de interesse estudar a presença de anormalidades da monitorização prolongada do pH esofágico em RN com e sem DBP. Objetivos- Determinar a prevalência de índice de refluxo (IR) ?10% na monitorização prolongada do pH esofágico em RNMBP com e sem o diagnóstico de DBP e estabelecer fatores associados. Métodos- Foi realizado um estudo prospectivo e de corte transversal com um componente longitudinal. Foram selecionados 35 casos com DBP e 15 sujeitos para o grupo de comparação que foram submetidos à monitorização prolongada do pH esofágico distal, no período de abril de 2004 a dezembro de 2008. Foram analisadas as variáveis demográficas, de evolução pós-natal, referentes a procedimentos e medicamentos no período neonatal, bem como os escores de gravidade clínica e radiológica da DBP e de gravidade da doença pulmonar na primeira semana de vida. Foram empregados os testes de Qui-quadrado e Exato de Fisher para as variáveis categóricas, e para as numéricas o teste U de Mann-Whitney. Em seguida foi realizada a análise por regressão logística univariada e múltipla para determinar o odds-ratio (OR) e o seu intervalo de confiança (IC) de 95%. Resultados- A prevalência de IR ?10% nos grupos com e sem DBP foi de 65,7% e 93,3%, respectivamente. O peso ao nascer foi o fator preditor independente de risco para o IR ?10% (OR 1,769 IC95% 1,172-2,669). Conclusão- Foi encontrada uma prevalência de IR ?10% em RN com DBP de 65,7% e no grupo de comparação de 93,3% sem sinais clínicos de DRGE. A chance de IR ?10% aumentou em 76,9% a cada aumento de 100 gramas no PN. Os resultados deste estudo permitem concluir que a prevalência de IR ?10% não é maior em RN com DBP do que no grupo de comparação. RN assintomáticos ou com apneia da prematuridade podem apresentar IR ?10%, sendo assim o diagnóstico de DRGE baseado nos resultados da monitorização do pH esofágico e a indicação de qualquer modalidade terapêutica precisa ser criteriosa até que se definam quais são os RN que necessitam de tratamento
Abstract: Neonates with bronchopulmonary dysplasia (BPD) present high frequency of treatment for gastroesophageal reflux disease (GERD). The relationship between these illnesses is controversy. Due to indefinations for ocorrency of GERD in newborns with BPD and considering the possible consequences about his morbidity so as the high frequency of clinical treatment, seems to us important to study the presence of abnormalities in the prolonged esophageal pH monitoring in neonates with and without BPD. Objectives- To determine the prevalence pH esophageal monitoring alterations in very low birth weight infants with and without BPD and establish associated factors for reflux index (RI) ?10%. Methods- A prospective, cross-sectional study, with a longitudinal component was realized, including 35 newborns with BPD and 15 subjects for the comparison group, that were submitted to 24 hours esophageal pH monitoring and studied from April 2004 to December 2008. Were evaluated variables demographics, postnatal evolution, procedures and medications used in the neonatal period, scores of clinical and radiologic severity and initial lung disease in the first week of life. For the statistic analysis were utilized the chi-square test and the Fisher's exact test for the category variables, and Mann-Whitney's test for numerical variables. Multiple logistic regression was used for to determine odds-ratio (OR) and confidence interval (CI) of 95%. Results- The prevalence of RI ?10% in the groups with e without BPD was 65.7% and 93.3%, respectively. The birth weight (BW) was the independent predictor factor for RI ?10% (OR 1.769 CI95% 1.172-2.669). Conclusions- High frequency of RI altered was demonstrated in newborns with BPD and the comparison group without clinics signs of GERD. The chance of RI ?10% increased in 76.9% in each increase of 100 grams in the BW. The results showed that the prevalence of RI ?10% not is major in neonates with BPD. Asymptomatic newborns or infants with apnea of prematurity may present IR ?10%, so the diagnosis of GERD based on the results of esophageal pH monitoring and indication of any therapeutic modality needs to be careful until a definition of which are infants who need treatment
Doutorado
Saude da Criança e do Adolescente
Doutor em Saude da Criança e do Adolescente
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Duca, Ana Paula. « Deglutição em crianças com refluxo gastroesofágico : avaliação clínica fonoaudiológica e análise videofluoroscópica ». Universidade de São Paulo, 2004. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/17/17138/tde-23102006-214653/.

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Résumé :
O refluxo gastro-esofágico é considerado fator responsável pela dificuldade alimentar na infância. A ocorrência de experiências negativas como vômitos, regurgitações, muitas vezes associadas a engasgos, esofagite, disfagia, odinofagia, pirose e dor retroesternal geram comportamentos de aversão ou recusa alimentar e desorganizam o processo de deglutição e alimentação. O presente estudo teve por objetivo avaliar a deglutição em crianças com diagnóstico clínico de refluxo gastroesofágico (RGE). Foram selecionadas 37 crianças, com diagnóstico clínico de refluxo gastro-esofágico e refluxo gastro-esofágico associado a queixas de dificuldades alimentares, com idades variando de 7 meses a 3 anos e 1 mês, idade média de 15,35 meses, sendo 25 (67,6%) do gênero masculino e 12 (32,4%) do gênero feminino. Participaram do grupo controle 15 crianças, saudáveis (estado geral e nutricional), que foram cuidadosamente triadas para assegurar adequado desenvolvimento neuropsicomotor e ausência de sintomas de refluxo gastro-esofágico e problemas respiratórios de repetição, na faixa etária de 6 meses a 3 anos e 2 meses, idade média de 20,5 meses; 9 (60,0%) do gênero feminino e 6 (40,0%) do gênero masculino. Para a avaliação funcional da deglutição foram utilizadas dietas de consistências líquida, pastosa e sólida em volume inicialmente de 5 ml e após em volume livre, habitualmente utilizado pela criança. Na avaliação videofluoroscópica, utilizou-se das dietas de consistências líquida e pastosa, em volume livre para o leite e 5 ml para a dieta pastosa, adicionadas ao contraste de bário. As crianças com refluxo gastro-esofágico apresentaram alterações na avaliação clínica com ingestão menos freqüente de consistência sólida, presença de náusea, recusa alimentar, engasgos e irritabilidade alimentar. Na avaliação objetiva para o alimento de consistência líquida houve penetração laríngea e movimento compensatório de cabeça em extensão, sendo este último também observado para o alimento de consistência pastosa. Entretanto, não houve diferença entre os tempos das fases da deglutição. O estudo permitiu concluir que crianças com RGE apresentam dificuldades relacionadas à aceitação alimentar, porém os tempos da dinâmica orofaríngea da deglutição não se alteram.
Gastroesophageal reflux is considered cause of infants feeding disorder. Negative experience such as vomiting, regurgitation; several times may be associated to choking, dysphagia and painfull swallowing produce aversion or feed refusal and causes a break up in the swallowing and feeding processes. This study evaluated the swallowing process in children with gastroesophageal reflux (GER), confirmed clinically and radiographically. We selected 37 children, with GER and GER complaints of feeding disorders, ages range from 7 months to 37 months, mean age of 15,4 months, consisted 25 males (67,6%) and 12 females (32,4%). The control group (GC) consisted of 15 healthy children (general and nourishing states), carefully chosen for not having any symptoms of GER, repetitive breathing disorders or developmental delays. The ages varied form 6 to 38 months, with mean age of 20,5 months, being 6 males (40%) and 9 females (60%). Swallowing evaluation (functional) considered three diets consistency: liquid, semi-solid and solid, beginning with 5 ml followed by free volume taken habitually by children. Free volume of milk and 5 ml of semi-solid, mixed with barium, were used during the videofluoroscopy. Children with GER presented alteration in clinical evaluations on 64,9% (n=24) and the control group on 13,3% (n=2), swallowing less diet solid diet, presents nausea, feeding refusal, choking and irritation. Videofluoroscopy evaluation for liquids, showed laryngeal penetration on 61,8 % (n =21) , GC 33,3% (n=5), and backward compensatory movement in 64,7% (n=22) e GC 0%, it was similar for the semi-solid diet 41,2% (n=14) e GC (n=0). There was no difference in time of the swallowing phases. This study shows that children with GER present difficulties to accepting feeding although no alteration on the oropharyngeal dynamics timing of swallowing was founded.
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Corrêa, Maria Carolina Canteras Scarillo Falotico [UNESP]. « Avaliação dos parâmetros salivares de pacientes portadores da doença do refluxo gastroesofágico antes e após tratamento cirúrgico ». Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2010. http://hdl.handle.net/11449/101463.

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Résumé :
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:31:28Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2010-08-20Bitstream added on 2014-06-13T18:42:07Z : No. of bitstreams: 1 correa_mccsf_dr_botfm.pdf: 1223305 bytes, checksum: 5c66133cbd0a73e43cfc325d6f81fd13 (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Na doença do refluxo gastroesofágico (DRGE), o conteúdo gástrico pode retornar ao esôfago e atingir a cavidade oral, acarretando pequeno número de lesões cariosas e elevada incidência de erosões dentais. Sendo a saliva a principal responsável pela homeostase oral, a avaliação dos parâmetros salivares é imperiosa, numa tentativa de explicar este resultado. Os objetivos deste trabalho foram, analisar os parâmetros salivares (fluxo, pH e capacidade tampão da saliva), contagem de bactérias, índice de cárie e erosão dental em pacientes com a DRGE e avaliar o comportamento dos parâmetros salivares antes e após o tratamento cirúrgico dos indivíduos refluidores crônicos. Foram estudados 60 pacientes, sendo 30 com a DRGE (Grupo 1) e 30 controles (Grupo 2). A confirmação do diagnóstico da DRGE foi realizada através de exames endoscópico, manométrico e pH métrico do esôfago, realizados nos pacientes do Grupo 1. A endoscopia digestiva alta revelou esofagite em todos os pacientes, sendo 10 erosivas (33,3%) e 20 não erosivas (66,6%) e hérnia hiatal em 17 deles (56,6%). Os valores pressóricos no esfíncter inferior e superior do esôfago foram 10,75 + 2,42 mmHg e 75,24 + 28,08 mmHg respectivamente. O refluxo gastroesofágico foi observado em 25 pacientes do Grupo 1 (83,3%). O exame clínico revelou: erosões dentais: no Grupo 1, 141 faces dentárias com erosão comparado a 4 faces no Grupo 2, sendo a face palatina mais afetada (p<0,001), cárie dentária o Grupo 1 apresentou 41 dentes cariados e o Grupo 2, 156 (p<0,001). Os parâmetros salivares assinalados foram realizados nos pacientes dos grupos 1 e 2. O fluxo salivar estimulado no Grupo 1: 0,75 + 0,29 ml/min e no Grupo: 2: 0,78 + 0,52 ml/min (p=0,80); o pH salivar para o Grupo 1 foi 7,1 + 0,4 e no Grupo 2: 7,0 + 0,4 (p=0,85). A capacidade de tampão salivar dos pacientes com a DRGE apresentou valores mais baixos...
In the gastroesophageal reflux (GERD), the gastroduodenal content can leak back to the esophagus and reach the oral cavity causing some carious lesions and a high incidence of dental erosions. Salivary parameters evaluation is necessary to explain these results once saliva is the main cause of homeostasis. This paper aimed at analyzing the salivary parameters (flow and buffering capacity), bacteria count, erosion and tooth decay index in GERD patients. Sixty patients were studied: 30 GERD patients (group 1) and 30 the control group (group 2). Endoscopic, manometric, and pHmetric exams performed in the esophagus confirmed GERD in group 1 patients. High digestive endoscopy revealed esophagitis in all patients, being 10 erosive (33.3%) and 20 non-erosive (66.6%) and hiatal hernia in 17 of them (56.6%). Pressoric values in the lower and upper esophageal sphincter were 10.75 ± 2.42 mmHg, and 75.24 ± 28.08 mmHg respectively. Gastroesophageal reflux was observed in 25 patients of Group 1 (83,3%). The clinical exam showed: dental erosions: 141 erosion faces in Group 1 and 4 faces in Group 2 - the palatine face was the most affected (p<0.001); tooth decay: 41 decayed teeth in Group 1 and 156 in Group 2 (p<0.001). Salivary parameters were performed in both groups. Salivary stimulated flow rate in Group 1 was 0.75 ± 0.29 ml/min and in Group 2, 0.78 ± 0.52 ml/min (p=0.80); salivary pH in Group 1 was 7.1 ± 0.4 and in Group 2: 7.0 ± 0.4 (p= 0.85). GERD patients showed lower buffering capacity than the patients in the control group: 3.21 ± 0.7 and 3.7 ± 0.9 respectively (p= 0.018). GERD patients presented lower number of bacteria (Lactobacillus and Streptococcus) than the control group (p= 0.0067 and p= 0.0017 respectively). Non-stimulated salivary flow rate in GERD patients in the preoperative (0.26 ± 0.18) did not differ from the postoperative (0.29 ± 0.15; p=0.43). There was no ... (Complete abstract click electronic access below)
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Corrêa, Maria Carolina Canteras Scarillo Falotico [UNESP]. « Efeitos do refluxo gastroesofágico na cavidade oral ». Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2007. http://hdl.handle.net/11449/86317.

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Résumé :
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:22:13Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2007-04-12Bitstream added on 2014-06-13T19:07:28Z : No. of bitstreams: 1 correa_mccsf_me_botfm_prot.pdf: 1406876 bytes, checksum: 2e2f4ae9e757377b79aeedad040ad016 (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Fundação para o Desenvolvimento Médico e Hospitalar (Famesp)
A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) é uma infecção de elevada incidência no qual o refluxo gastroduodenal reflui para o esôfago e/ou orgãos adjacentes, inclusive a cavidade oral, podendo causar lesões ou nos tecidos duros e moles. Foram estudados 100 pacientes, sendo 50 portadores da DRGE (Grupo 1) e 50 controles...
Gastroesophageal reflux disease, or GERD is a high incidence condition in which gastro duodenal contents leak back, or refluz, into the esophagus and/or adjancent organs including the oral cavity and the therefore possibly causing lesions on the soft and hard tissue structures... (Complete abstract, click eletronic address below)
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Ribeiro, Maxwel Capsy Boga 1982. « Avaliação de doentes portadores de doença do refluxo gastro-esofágico submetidos à fundoplicatura a Nissen modificada quanto a ocorrência de disfagia pós-operatória persistente ». [s.n.], 2013. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/311395.

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Résumé :
Orientadores: Nelson Adami Andreollo, Luiz Roberto Lopes
Dissertação (mestrado profissional) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-22T20:12:11Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Ribeiro_MaxwelCapsyBoga_M.pdf: 653678 bytes, checksum: db9e34f8a171b1e08b03706e3e95d8e5 (MD5) Previous issue date: 2013
Resumo: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) possui enorme relevância na sociedade, uma vez que é considerada a moléstia mais prevalente do trato digestivo superior. O entendimento de sua fisiopatologia, oriundo dos avanços propedêuticos, o surgimento de novas drogas eficazes na inibição da produção da secreção ácida gástrica, em níveis suficientes para a cicatrização de lesões esofágicas inflamatórias e a realidade da cirurgia videolaparoscópica contribuíram muito para o alívio da sintomatologia dos pacientes e em muitos casos para a cura das lesões causadas pelo refluxo gastroesofágico patológico. O tratamento cirúrgico videolaparoscópico é o grande avanço terapêutico nestes últimos anos, sendo que a sua indicação visa buscar a correção das alterações que levam ao surgimento da DRGE e com isso eliminar sintomas e curar as lesões esofágicas. Um grupo de 55 pacientes portadores de DRGE operados laparoscopicamente pela técnica de Nissen modificada, com e sem disfagia pré-operatória, foi avaliado clinica, manometrica, endoscopica, radiologica e cintilograficamente, antes da cirurgia. No período pósoperatório, estes pacientes foram estudados, com o intuito de pesquisar fatores de risco préoperatórios para o surgimento de disfagia pós-operatória persistente. O seguimento ambulatorial médio, após a cirurgia, foi de 47,5 meses. A idade destes pacientes variou de 25 a 74 anos, com média de 50 anos. O sexo feminino foi predominante com 50,91%. Houve associação estatística entre disfagia pré-operatória e disfagia pós-operatória, entre disfagia pós-operatória precoce (nas primeiras 6 semanas) e persistente (após 6 semanas). A dilatação esofágica endoscópica foi terapia segura e eficaz para pacientes disfágicos. Houve, também, associação estatística entre satisfação com a cirurgia e não necessidade de utilização de medicação antirefluxo após o procedimento, bem como entre satisfação com a cirurgia e ausência de disfagia pós-operatória persistente. Disfagia pré-operatória intensa foi fator de risco, com significância estatística, para ocorrência de disfagia pós-operatória persistente. Deste modo, este estudo conclui que uma anamnese minunciosa, para caracterização adequada dos pacientes candidatos a terapia cirúrgica para a DRGE, mesmo que subjetiva, através de consulta médica, foi mais importante que exames complementares, como a manometria esofágica, com dados aferidos objetivamente, para presunção de disfagia pós-operatória, que está diretamente relacionada com a satisfação do paciente, tanto quanto o controle efetivo dos sintomas, sem necessidade de uso regular de medicação
Abstract: Gastroesophageal reflux disease (GERD) is of great importance to society as it is considered to be the most common disease of the upper digestive tract. Understanding of the physiopathology of this disease as a result of advances in technology, the appearance of new drugs capable of reducing gastric acid secretions to levels low enough to enable healing of inflammatory esophageal lesions, the advent of videolaparoscopic surgery, have all contributed extensively to relieving the symptoms of patients and in many cases curing the lesions caused by gastroesophageal reflux. Surgical treatment by videolaparoscopic has been the major advance in surgery in the last few years, and its use seeks to correct the alterations that lead to the appearance of GERD, therefore eliminating the symptoms and curing esophageal lesions. A group of 55 patients with GERD operated laparoscopically by modified Nissen technique, with and without preoperative dysphagia, was evaluated clinically, manometrically, endoscopically, radiologically and with nuclear study before surgery. In the postoperative period, these patients were studied for researching risk factors for appearance of persistent postoperative dysphagia. The average follow-up after surgery was 47.5 months. The age of these patients ranged from 25 to 74 years, with an average of 50 years. The females were predominant with 50.91%. There was a statistical association between preoperative dysphagia and postoperative dysphagia, between early postoperative dysphagia (within 6 weeks) and persistent postoperative dysphagia (after 6 weeks). Esophageal endoscopic dilatation therapy was safe and effective for patients with dysphagia. There was also a statistical association between satisfaction with the surgery and no need for use of antireflux medication after the procedure, as well as between satisfaction with the surgery and no postoperative persistent dysphagia. Intense preoperative dysphagia was risk factor for postoperative persistent dysphagia. Therefore, this study concludes that evaluation of the candidates for surgical therapy for GERD, even though subjective, through anamnesis, was more important than exams, such as esophageal manometry, with data measured objectively, to presumption of postoperative dysphagia, which is directly related to patient satisfaction, as well as effective control of symptoms without the need for regular medication
Mestrado
Fisiopatologia Cirúrgica
Mestre em Ciências
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Morais, Drausio Jeferson de. « Avaliação manométrica de doentes portadores de disfagia persistente após tratamento cirúrgico para a doença do refluxo gastroesofágico ». [s.n.], 2010. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/311384.

Texte intégral
Résumé :
Orientador: Nelson Adami Andreollo
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-16T23:02:58Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Morais_DrausioJefersonde_D.pdf: 2467488 bytes, checksum: c6f4a1e0109dc69018cb8b81d5ea8770 (MD5) Previous issue date: 2010
Resumo: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE), tem grande importância na sociedade uma vez que é considerada como a doença mais comum do trato digestivo superior. O entendimento da fisiopatologia dessa doença decorrente dos avanços tecnológicos, o surgimento de novas drogas capazes de diminuírem a secreção ácida gástrica em níveis suficientes para levar a cicatrização de lesões esofágicas inflamatórias, o advento da cirurgia videolaparoscópica, contribuíram muito para o alívio dos sintomas dos pacientes e em muitos casos cura das lesões causadas pelo refluxo gastroesofágico. O tratamento cirúrgico por videolaparoscopia constituiu-se no grande avanço da cirurgia nestes últimos anos, sendo que a sua indicação visa buscar a correção das alterações que levam ao surgimento da DRGE e com isso eliminar os sintomas e curar as lesões esofágicas. Um grupo de 41 pacientes que tiveram disfagia persistente após fundoplicatura por videolaparoscopia foi estudado manometricamente, sendo que estes pacientes tinham no mínimo seis meses de cirurgia. A idade destes pacientes variou de 30 a 67 anos, com média de 48 anos. O sexo feminino foi predominante com 65,8%. Após criteriosa avaliação clínica, estes pacientes foram submetidos a exame radiológico contrastado do esôfago, endoscopia digestiva e manometria esofágica. Todos os pacientes tiveram cura da esofagite e apenas dois tinham um segmento curto de epitélio de Barrett. Outro grupo de pacientes, também submetidos a fundoplicatura à Nissen por videolaparoscopia, também com mais de 6 meses de cirurgia, mas sem disfagia tiveram a mesma avaliação. Este grupo também tinha distribuição etária e de sexo, semelhantes aos pacientes disfágicos. O grupo assintomático também mostrou no exame endoscópico, melhora total da esofagite. Os pacientes com disfagia mostraram alteração radiológica apenas em seis dos 41 analisados. O estudo manométrico deste grupo revelou alteração manométrica do corpo esofágico em 21 pacientes e com significância estatística em comparação com o grupo assintomático. Também os pacientes disfágicos, tiveram níveis de pressão residual em níveis mais elevados que o grupo controle, também em níveis significativamente maiores. A análise comparativa entre os pacientes assintomáticos e o grupo com disfagia permitiu concluir que, as alterações manométricas do corpo esofágico bem como a pressão residual contribuíram para a persistência da disfagia. Também, que a manometria esofágica no pré-operatório poderia contribuir para uma melhor avaliação destes pacientes, auxiliando na melhor conduta terapêutica. Também, que a manometria na avaliação dos pacientes disfágicos foi fundamental no entendimento das alterações que poderiam estar levando à este sintoma bem como a melhor conduta a ser tomada frente à esta alteração
Abstract: Gastroesophageal reflux disease (GERD) is of great importance to society as it is considered to be the most common disease of the upper digestive tract. Understanding of the physiopathology of this disease as a result of advances in technology, the appearance of new drugs capable of reducing gastric acid secretions to levels low enough to enable healing of inflammatory esophageal lesions, the advent of videolaparoscopic surgery, have all contributed extensively to relieving the symptoms of patients and in many cases curing the lesions caused by gastroesophageal reflux. Surgical treatment by videolaparoscopic has been the major advance in surgery in the last few years, and its use seeks to correct the alterations that lead to the appearance of GERD, therefore eliminating the symptoms and curing esophageal lesions. A group of 41 patients that suffered from persistent dysphagia after undergoing fundoplication by videolaparoscopic was manometrically studied, the patients having undergone surgery at least 6 months previously. The patients' ages ranged from 30 to 67 years, the average being 48 years. The female sex was predominant with 27 patients, the rest being masculine. After critical clinical diagnosis these patients were submitted to a contrasted radiological exam of the esophagus, digestive endoscopy and oesophageal manometry. All of the patients were cured of esophagitis and only 2 of them had a short segment of Barretts epithelium. Another group of patients also submitted to surgical treatment by videolaparoscopic Nissen technique, again having undergone surgery at least 6months previously, but without dysphagia received the same diagnosis. This group had a similar age and sex spread to the group of patients with disphagia. This asymptomatic group also showed healing of the erosive esophagitis in the endoscopic exam. The patients with dysphagia showed radiological alteration in only 6 of the 41 people analysed. The manometric study of this group revealed motor disorders of the esophageal body in 21 patients and with statistical relevance in comparison with the asymptomatic group. Also, the patients with dysphagia had residual pressure levels in more elevated levels than the control group, also in significantly greater levels. The comparative analysis between the asymptomatic patients and the group with dysphagia led to the conclusion that the manometric alterations of the esophageal body as well as the residual pressure contributed towards the persistence of the dysphagia. Also that the preoperative esophageal manometry could contribute towards a better diagnosis of these patients, helping with a better therapeutic approach. Also, that esophageal manometry in the diagnosis of patients with dysphagia was fundamental in the understanding of alterations that could be leading to this symptom as well as a better approach to be adopted in the face of these alterations
Doutorado
Fisiopatologia Cirúrgica
Doutor em Ciências
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Joaquim, Adriana Iozzi. « Cistocintilografia direta cíclica no diagnóstico e caracterização do refluxo vesicoureteral em crianças e adultos ». Universidade de São Paulo, 2014. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5148/tde-24022015-150238/.

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Résumé :
Introdução: Os benefícios da cistocintilografia direta (CD) cíclica no diagnóstico de refluxo vesicoureteral (RVU) são pouco estudados. O objetivo deste estudo foi investigar a influência da CD cíclica em crianças e adultos, além da avaliação da classificação e lateralidade do refluxo, o tempo de duração total do exame e de cada ciclo, e a ocorrência de refluxo nas fases de enchimento e/ou micção. Métodos: Foram estudados 362 exames em pacientes com idade de 15,8 ± 17,2 anos (2 meses a 76,4 anos), sendo 89,5% do gênero feminino. Os exames foram divididos em três grupos: crianças até cinco anos (A), crianças maiores de cinco e até 14 anos (B), e maiores de 14 anos (C). Resultados: A distribuição da quantidade de ciclos na CD indicou maior ocorrência de 2 ciclos (37,6%) e 3 ciclos (56,6%). O RVU foi diagnosticado em 21% dos exames desde o primeiro ciclo, em 5,5% no 2º ciclo, e, em 2,5% apenas no 3º ciclo. Em nenhum exame o 4º, 5º ou 6º ciclos permitiram diagnóstico adicional de RVU. A maioria dos exames com RVU correspondeu ao grau II. O refluxo ocorreu apenas na fase de enchimento em 10%, na fase de micção em 27% e em ambas as fases, em 63% dos exames. Houve maior ocorrência de refluxo nos grupos A e B do que no C, desde o 1º ciclo. O segundo ciclo foi igualmente eficaz no diagnóstico de RVU nos três grupos. No grupo A, a realização do terceiro ciclo foi mais eficaz, quando comparado aos demais grupos. Não houve diferenças significantes quanto à lateralidade do refluxo. Conclusão: No grupo A, observou-se menor tempo de duração dos exames embora com maior quantidade de ciclos e maior eficácia diagnóstica quanto à realização de terceiro ciclo. A adição de segundo ciclo foi útil no diagnóstico do RVU nos grupos A e B, assim como a ocorrência de RVU foi maior nessa faixa etária, quando comparado a adultos. No grupo C, observou-se eficácia semelhante aos demais grupos quanto à realização de segundo ciclo de enchimento e micção, entretanto não houve benefício com a adição
Introduction: The benefits of cyclic direct cystoscintigraphy (CD) for the diagnosis of vesicoureteral reflux (VUR) are poorly studied. The aim of this study was to investigate the influence of cyclic CD in children and adults and evaluate the classification and laterality of reflux, the total duration of the examination and of each cycle and the occurrence of reflux in the filling and/or voiding phases. Methods: A total of 362 examinations were performed in patients with a mean age of 15.8 ± 17.2 years (2 months to 76.4 years, 89.5% female). The examinations were divided into three groups: children younger than five years old (A), children older than five and younger than 14 (B) and patients older than 14 (C). Results: The distribution of the number of cycles in the CD examinations indicated that there were higher occurrences of two (37.6%) and three cycles (56.6%). VUR was diagnosed in 21% of patients based on the 1st cycle, 5.5% in the 2nd cycle and 2.5% only in the 3rd cycle. No examinations yielded additional VUR diagnoses with the 4th, 5th or 6th cycles. Most examinations showing VUR corresponded to grade II. Reflux occurred in only the filling phase in 10%, only the voiding phase in 27% and both phases in 63% of patients. There was a higher incidence of reflux in groups A and B than group C following the 1st cycle. The 2nd cycle was equally effective in diagnosing VUR in all three groups. In group A, the 3rd cycle was more effective compared to the other groups. There were no significant differences in the laterality of reflux. Conclusions: In group A, the examination duration was shorter, although there were more cycles and a greater diagnostic efficacy when a 3rd cycle was performed. The addition of a 2nd cycle was useful for diagnosing VUR in groups A and B, and the occurrence of VUR was higher in these age groups compared to adults. In group C, there was similar efficiency compared to others groups relative to the 2nd filling and voiding cycle; however, there were no benefits to adding a 3rd cycle
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Corrêa, Maria Carolina Canteras Scarillo Falotico. « Efeitos do refluxo gastroesofágico na cavidade oral / ». Botucatu : [s.n.], 2007. http://hdl.handle.net/11449/86317.

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Résumé :
Resumo: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) é uma infecção de elevada incidência no qual o refluxo gastroduodenal reflui para o esôfago e/ou orgãos adjacentes, inclusive a cavidade oral, podendo causar lesões ou nos tecidos duros e moles. Foram estudados 100 pacientes, sendo 50 portadores da DRGE (Grupo 1) e 50 controles... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
Abstract: Gastroesophageal reflux disease, or GERD is a high incidence condition in which gastro duodenal contents leak back, or refluz, into the esophagus and/or adjancent organs including the oral cavity and the therefore possibly causing lesions on the soft and hard tissue structures... (Complete abstract, click eletronic address below)
Orientador: Maria Aparecida Coelho de Arruda Henry
Coorientador: Maria Cecília Veronezi
Banca: Mauro Masson Lerco
Banca: Roberto Heitzmann Rodrigues Pinto
Mestre
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Jibb, Richard J. « Reflux condensation enhancement ». Thesis, University of Manchester, 2000. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.590632.

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Résumé :
The use of tubular reflux condensers in the place of conventional arrangements may provide significant improvements in mass transfer performance. However, industrial application is limited because of the low vapour velocities required to avoid flooding. It has been suggested that the mass transfer performance can be improved, without violating the flooding limit, by the application of "HiTRAN®", a wire matrix insert, manufactured by Cal Gavin Ltd. This work represents a theoretical and experimental investigation of reflux condensation inside vertical tubes to determine the potential of this system. A heat transfer test rig has been designed, built and commissioned in the UMIST Pilot Plant for this purpose. A series of experiments have been performed on this equipment using pure steam and steam/air mixtures, enabling a comparison of the performance of a plain tube, and the same tube fitted with a low density HiTRAN element. For condensation of pure steam the condensate film dominates the heat transfer resistance, and plain tube experiments indicate that there is little interaction between the vapour and liquid phases. As a result, correlations for the prediction of condensate heat transfer resistance in co-current flow may be applied to predict performance. By contrast with the HiTRAN element the pressure drop and liquid hold up were greatly increased. The element, as installed, provided little or no benefit in terms of improved performance, possibly because the increased mixing is offset by an increased hold up of liquid at the tube wall. For the condensation of steam air mixtures, where there is a significant gas side resistance, the capacity of the test heat exchanger is increased by the use of HiTRAN inserts. However, the increase was limited by the reduction in temperature driving force caused by the increased pressure drop. Despite the large increase in pressure drop, no obvious change in the conditions required to produce flooding of the system was observed. The film model, due to Colburn and Hougen (1933), was found-to be successful in predicting the heat load and condensate flowrate to within ±10%, for both systems, steam and steam-air. However, comparisons of the measured wall temperature profile, and axial heat load distribution indicate that the film model does not give good predictions for conditions at the top of the heat exchanger where the liquid mass flow is very small. For the HiTRAN element the film model provides a good approximation of the local heat transfer resistance along the entire heat exchanger, although the accuracy is limited by the poor prediction of pressure drop. The same model has been extended to predict the performance of the test rig for the case of reflux condensation of methanol/water mixtures, where the most important mass transfer benefits of tube inserts are expected to be realised.
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Corrêa, Maria Carolina Canteras Scarillo Falotico. « Avaliação dos parâmetros salivares de pacientes portadores da doença do refluxo gastroesofágico antes e após tratamento cirúrgico / ». Botucatu : [s.n.], 2010. http://hdl.handle.net/11449/101463.

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Résumé :
Orientador: Maria Aparecida Coelho de Arruda Henry
Banca: Mauro Masson Lerco
Banca: Luiz Eduardo Naresse
Banca: Roberto Heitzmann Rodrigues Pinto
Banca: Luiz Roberto Lopes
Resumo: Na doença do refluxo gastroesofágico (DRGE), o conteúdo gástrico pode retornar ao esôfago e atingir a cavidade oral, acarretando pequeno número de lesões cariosas e elevada incidência de erosões dentais. Sendo a saliva a principal responsável pela homeostase oral, a avaliação dos parâmetros salivares é imperiosa, numa tentativa de explicar este resultado. Os objetivos deste trabalho foram, analisar os parâmetros salivares (fluxo, pH e capacidade tampão da saliva), contagem de bactérias, índice de cárie e erosão dental em pacientes com a DRGE e avaliar o comportamento dos parâmetros salivares antes e após o tratamento cirúrgico dos indivíduos refluidores crônicos. Foram estudados 60 pacientes, sendo 30 com a DRGE (Grupo 1) e 30 controles (Grupo 2). A confirmação do diagnóstico da DRGE foi realizada através de exames endoscópico, manométrico e pH métrico do esôfago, realizados nos pacientes do Grupo 1. A endoscopia digestiva alta revelou esofagite em todos os pacientes, sendo 10 erosivas (33,3%) e 20 não erosivas (66,6%) e hérnia hiatal em 17 deles (56,6%). Os valores pressóricos no esfíncter inferior e superior do esôfago foram 10,75 + 2,42 mmHg e 75,24 + 28,08 mmHg respectivamente. O refluxo gastroesofágico foi observado em 25 pacientes do Grupo 1 (83,3%). O exame clínico revelou: erosões dentais: no Grupo 1, 141 faces dentárias com erosão comparado a 4 faces no Grupo 2, sendo a face palatina mais afetada (p<0,001), cárie dentária o Grupo 1 apresentou 41 dentes cariados e o Grupo 2, 156 (p<0,001). Os parâmetros salivares assinalados foram realizados nos pacientes dos grupos 1 e 2. O fluxo salivar estimulado no Grupo 1: 0,75 + 0,29 ml/min e no Grupo: 2: 0,78 + 0,52 ml/min (p=0,80); o pH salivar para o Grupo 1 foi 7,1 + 0,4 e no Grupo 2: 7,0 + 0,4 (p=0,85). A capacidade de tampão salivar dos pacientes com a DRGE apresentou valores mais baixos ... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
Abstract: In the gastroesophageal reflux (GERD), the gastroduodenal content can leak back to the esophagus and reach the oral cavity causing some carious lesions and a high incidence of dental erosions. Salivary parameters evaluation is necessary to explain these results once saliva is the main cause of homeostasis. This paper aimed at analyzing the salivary parameters (flow and buffering capacity), bacteria count, erosion and tooth decay index in GERD patients. Sixty patients were studied: 30 GERD patients (group 1) and 30 the control group (group 2). Endoscopic, manometric, and pHmetric exams performed in the esophagus confirmed GERD in group 1 patients. High digestive endoscopy revealed esophagitis in all patients, being 10 erosive (33.3%) and 20 non-erosive (66.6%) and hiatal hernia in 17 of them (56.6%). Pressoric values in the lower and upper esophageal sphincter were 10.75 ± 2.42 mmHg, and 75.24 ± 28.08 mmHg respectively. Gastroesophageal reflux was observed in 25 patients of Group 1 (83,3%). The clinical exam showed: dental erosions: 141 erosion faces in Group 1 and 4 faces in Group 2 - the palatine face was the most affected (p<0.001); tooth decay: 41 decayed teeth in Group 1 and 156 in Group 2 (p<0.001). Salivary parameters were performed in both groups. Salivary stimulated flow rate in Group 1 was 0.75 ± 0.29 ml/min and in Group 2, 0.78 ± 0.52 ml/min (p=0.80); salivary pH in Group 1 was 7.1 ± 0.4 and in Group 2: 7.0 ± 0.4 (p= 0.85). GERD patients showed lower buffering capacity than the patients in the control group: 3.21 ± 0.7 and 3.7 ± 0.9 respectively (p= 0.018). GERD patients presented lower number of bacteria (Lactobacillus and Streptococcus) than the control group (p= 0.0067 and p= 0.0017 respectively). Non-stimulated salivary flow rate in GERD patients in the preoperative (0.26 ± 0.18) did not differ from the postoperative (0.29 ± 0.15; p=0.43). There was no ... (Complete abstract click electronic access below)
Doutor
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Diemen, Vinícius von. « Hérnia hiatal e doença do refluxo gastroesofágico : estudo do colágeno na membrana frenoesofágica ». reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2015. http://hdl.handle.net/10183/139794.

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Introdução: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) é definida pela intensidade e/ou qualidade de refluxo do conteúdo gástrico ou duodenal para o esôfago. O tratamento cirúrgico da DRGE tem mostrado resultados conflitantes e índices inaceitáveis de recidiva, principalmente devido a migração da válvula anti-refluxo para o tórax. Variações técnicas têm sido propostas com objetivo de diminuir a recidiva da DRGE, inclusive com uso rotineiro de prótese na hiatoplastia. A prevalência de DRGE em portadores de HH pode chegar a 94%. A membrana frenoesofágica (MFE) que atua na estabilização da junção esofagogástrica no abdômen pode ser um fator etiológico da hérnia hiatal (HH)? Conduzimos um estudo para avaliar o colágeno na constituição da MFE de pacientes com HH e cadáveres sem HH. Métodos: Foram coletadas amostras da MFE de 29 pacientes com HH e DRGE (casos) e amostras de 32 cadáveres sem HH (controles). O colágeno total foi quantificado pela técnica histoquímica de Picrossirius e o colágeno tipo I e tipo III por imuno-histoquímica (anticorpo monoclonal). As imagens das lâminas coradas foram fotografadas, armazenadas em arquivo.tiff e quantificadas por programa de computador (Image Pro Plus) para contagem de pixels por campo. Resultados: A média de idade dos casos foi de 49,5 (±11,5) anos e dos controles foi de 38,5 (±13) (p<0,01). Em relação ao gênero, 58,6% (17) dos casos e 18,75% (6) dos controles eram do sexo feminino (p<0,01). A quantidade, em pixels por campo, de colágeno total (p<0,01), tipo I (p<0,01) e tipo III (p<0,05) foi significativamente menor, em torno de 60%, nos pacientes com HH em relação aos controles. Conclusão: Nossos dados demonstram que a constituição da MFE dos pacientes com HH e DRGE tem menor quantidade de colágeno total, tipo I e tipo III que a MFE de cadáveres sem HH. A qualidade da MFE pode ser um fator etiológico para o desenvolvimento da HH.
Background: Gastroesophageal reflux disease (GERD) is defined by the intensity and/or quality of the reflux of gastric or duodenal contents into the esophagus. Surgical treatment of GERD has shown conflicting results and unacceptable recurrence rates, mainly due to herniation of the antireflux valve into the chest. A variety of techniques have been proposed to reduce GERD recurrence, including routine use of prosthesis in cruroplasty. The prevalence of GERD in patients with hiatal hernia (HH) can reach 94%. It is possible that the phrenoesophageal ligament (POL) engaged in the stabilization of the gastroesophageal junction in the abdomen may be an etiologic factor of HH. We conducted a study to evaluate collagen in the constitution of the POL in patients with HH and cadavers without HH. Methods: POL samples were collected from 29 patients with HH and GERD (cases) and 32 samples from cadavers without HH (controls). Total collagen was quantified through the Picro-Sirius histochemical technique, and type-I and type-III collagens were quantified immunohistochemically using a monoclonal antibody. The stained slides were photographed, and images were quantified by computer software (Image Pro Plus) to count the pixels per field. Results: The mean age was 49.5 (±11.5) years for the cases and 38.5 (±13) years for the controls (p < 0.01). Seventeen cases (58.6%) and 6 controls (18.75%) were female (p < 0.01). The quantity of total (p < 0.01), type-I (p < 0.01), and type-III (p < 0.05) collagen was significantly lower, about 60%, in patients with HH compared to controls. Conclusion: Our data indicate that the composition of POL for patients with GERD and HH has fewer total, type I and type III collagen than that of the POL of cadavers without HH. The quality of the POL may be an etiological factor in the development of HH.
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Sakuno, Telma. « Contribuição da ultra-sonografia no diagnóstico da doença do refluxo gastroesofágico em crianças : estudo comparativo com pHmetria e histopatologia ». Universidade de São Paulo, 2006. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5151/tde-17102014-141710/.

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INTRODUÇÃO: O refluxo gastroesofágico (RGE) é a passagem involuntária do conteúdo gástrico para a luz do esôfago. É uma condição comum nos lactentes e crianças menores, sendo, na maioria das vezes, considerado fisiológico, no entanto, pode determinar manifestações clínicas e levar à doença do refluxo gastroesofágico (DRGE). O objetivo deste estudo foi avaliar a ultra-sonografia como meio diagnóstico da DRGE, comparando-a com a pHmetria e histopatologia nos pacientes acima de dois anos de idade. MÉTODO: Foram avaliadas 45 crianças, com idade entre dois e 14 anos, com suspeita clínica de RGE por meio da ultra-sonografia, pHmetria e endoscopia digestiva alta com biópsia. As variáveis estudadas foram a presença do refluxo gastroesofágico, a medida do ângulo de His, o comprimento do esôfago intra-abdominal, o número e tempo de duração do RGE, presença de esofagite e hérnia hiatal. Na análise estatística, calculouse a sensibilidade, especificidade, valor preditivo positivo e valor preditivo negativo, com p<0,05. Aplicou-se a regressão logística para estimar o desfecho DRGE e esofagite. RESULTADOS: A ultra-sonografia apresentou sensibilidade de 91,7%, especificidade de 61,9%, valor preditivo positivo de 73,3% e valor preditivo negativo de 86,7% para o diagnóstico da DRGE quando comparada à pHmetria. Na análise univariada o ângulo de His mostrou-se o preditor com melhor especificidade para o desfecho DRGE e esofagite, 71,4% e 72,7%, respectivamente. CONCLUSÃO: A ultrasonografia mostrou-se um exame não invasivo, de baixo custo e preciso na avaliação da junção esofagogástrica, a sua alta sensibilidade e boa especificidade quando comparada à pHmetria, permite o seu emprego na avaliação inicial da criança com suspeita de DRGE
INTRODUCTION: Gastroesophageal reflux (GER) is an involuntary passage of the gastric content to the esophagus. Most of the time, it is considered a physiologic condition as it is very common on breast feeding babies and small children, however, it may determine clinical manifestations and lead to gastroesophageal reflux disease (GERD). The aim of this study was to evaluate ultrasonography as a mean of GERD diagnosis, comparing it with pH monitoring and histopathology in patients older than 2 years of age. METHOD: 45 children aged 2 to 14 years old were evaluated, who had been clinically suspected with GER were submitted to ultrasonography, pH monitoring and upper endoscopy with biopsy. Variables for this study were the presence of gastroesophageal reflux, angle of His measurement, length of intra-abdominal esophagus, time duration and frequency of GER, presence of oesophagitis and hiatus hernia. The statistical analysis measured the sensibility, specificity, positive and negative predictive values considering p<0.05. Logistic regression was applied to estimate GERD outcome and oesophagitis. RESULTS: Ultrasonography results showed sensibility of 91.7%, specificity of 61.9%, and positive predictive value of 73.3% and negative predictive value of 86.7% for the diagnosis of GERD when compared to pH monitoring. In the single variable analysis, the angle of His showed to be the predictor with best specificity for GERD and oesophagitis outcome, 71.4% and 72.7%, respectively. CONCLUSION: Ultrasonography showed to be a harmless exam with low costs and precise in the assessment of the esophagi-gastric junction, and its high sensibility and good specificity when compared to pH monitoring allows it to be performed in the early evaluation of children suspected with GERD
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Rocha, Ilana Peliciari. « Imigração internacional em São Paulo : retorno e reemigração, 1890-1920 ». Universidade de São Paulo, 2007. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/8/8137/tde-24102007-145107/.

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Este estudo sobre imigração internacional em São Paulo do fim do século XIX e início do século XX aborda o refluxo dos migrantes pela reemigração e pelo retorno. Apresenta o fenômeno com a perspectiva do movimento imigratório internacional, como parte importante de um movimento maior e mais dinâmico, e não apenas como reflexo das condições econômicas e sociais locais. Analisa o perfil dos imigrantes em refluxo a partir das listas de bordo de saída do porto de Santos em 1908 e dos relatórios oficiais entre 1890 - 1920. As fontes permitiram identificar o destino, a nacionalidade, os vínculos familiares, a idade, o sexo e a religião dos envolvidos. Essas características foram interpretadas e relacionadas com os condicionantes econômicos e demográficos, bem como com os padrões definidos pela historiografia da imigração.
This study about international immigration in São Paulo at the end of 19th century and the begining of 20th century has the purpose to approach the migrants reflow from remigration and from return. It shows the mentioned phenomenon with the international immigration movement perspective, as an important feature from a higher and dynamic movement and not only as a reflex of economic and social conditions from this place. The analysis was made based on the immigrants\'s profile in reflow, from the schedule on departures boarding lists from Santos in 1908 and the official reports from 1890 to 1920. The source allows to identify the destination, the nationality, the family laces, the ages, sex and the religions from these people. These characteristics were interpreted and linked to the economic and demographic conditionants, as well as the definite patterns from immigration history.
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Camy, Lia Franco Serrou. « Estudo de associação da fisioterapia por aumento de fluxo expiratório e episódios de refluxo gastroesofágico em recém-nascidos prematuros com displasia broncopulmonar ». [s.n.], 2010. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310793.

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Orientador: Maria Aparecida Marques dos Santos Mezzacappa
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-17T18:47:16Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Camy_LiaFrancoSerrou_M.pdf: 2236207 bytes, checksum: 02c798bdb805fcc5a3956e0576f91b3a (MD5) Previous issue date: 2010
Resumo: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) é considerada a doença esofágica mais comum no período neonatal, prolongando o tempo de internação de recém-nascidos (RN) nas unidades de tratamento intensivo neonatal. Apresenta-se frequentemente associada a todo tipo de manifestação respiratória, tanto em via aérea superior como no trato respiratório inferior. O efeito da fisioterapia respiratória sobre os episódios de refluxo, bem como a DRGE, é ainda um assunto não investigado em RNPT, e controverso nas demais faixas etárias. O objetivo do estudo foi determinar a associação da fisioterapia respiratória Aumento de Fluxo Expiratório (AFE) com episódios de refluxo ácido em prematuros com displasia broncopulmonar internados no Serviço de Neonatologia do CAISM. Os episódios de refluxo foram avaliados através da monitorização prolongada do pH esofágico e o diagnóstico de DRGE foi estabelecido pelas manifestações clínicas e pelo índice de refluxo ? 10%. Foram estudados os parâmetros da monitorização do pH antes e durante o procedimento da AFE em decúbito dorsal horizontal, na segunda e terceira horas de pós-prandial. Foram incluídos dezoito sujeitos randomizados em grupos de estudo, que receberam duas sessões de fisioterapia em dois momentos de pós-prandial Grupo 1 (n=9)-início do estudo pela segunda hora pós-prandial, Grupo 2 (n=9)- terceira hora de pós-prandial). O estudo foi experimental do tipo crossover. Para comparar as variáveis categóricas e as variáveis contínuas, entre os períodos (2ª e 3ª hora), foram utilizados, respectivamente, o teste exato de Fisher e o teste de U de Mann-Whitney. Para a comparação das variáveis numéricas entre os 2 períodos e entre as 2 avaliações (antes e durante a fisioterapia), foi utilizada a análise de variância (ANOVA) para medidas repetidas, seguida do teste de comparação múltipla de Tukey para comparar os grupos em cada momento, e o teste de perfil por contrastes para analisar a evolução entre avaliações, em cada período. O nível de significância adotado para os testes estatísticos foi de 5%. No grupo 1, na 2ª hora de pós-prandial, ocorreu redução significativa dos parâmetros da monitorização do pH durante a fisioterapia comparando-se com os 20 minutos prévios. No grupo 2 não houve diferença significativa entre os parâmetros da monitorização do pH antes e durante a fisioterapia, em nenhum dos períodos de pós-prandial analisados. A AFE, em decúbito dorsal horizontal, em prematuros com displasia broncopulmonar, com e sem DRGE, não determina aumento significativo do número e duração dos episódios de refluxo ácido, na segunda e terceira horas após a alimentação
Abstract: The gastroesophageal reflux disease (GERD) is considered the most common esophageal disease in the neonatal period, extending the period of hospitalization of newborns (NB) in the neonatal intensive care units. GERD often appears associated with all sorts of respiratory manifestation, both in the upper airway and lower respiratory tract. The effect of physiotherapy on the episodes of reflux and GERD is still an issue not investigated in preterm infants, and controversial in the other age groups. The aim of this study was to determine the association of respiratory therapy Increased Expiratory Flow (IEF) with episodes of acid reflux in premature infants with Bronchopulmonary Dysplasia hospitalized in the Neonatology Service of CAISM. Reflux episodes were evaluated by the esophageal pH monitoring and diagnosis of GERD was established by clinical symptoms and the reflux index ? 10%. The study also evaluated and compared the parameters of pH monitoring before and during the procedure of IEF, performed in supine position, in the second and third hour post-prandial. Eighteen subjects were randomized to receive either two sessions of physiotherapy at two post-prandial moments (Group 1-initiated study by the second postprandial hour, Group 2 - by the third hour post-prandial). The study was experimental crossover. To compare categorical variables and continuous variables between the periods (2nd and 3rd hour) it was used, respectively, the Fisher exact test and the U test of Mann-Whitney. For the comparison of numerical variables between the two periods and between the two assessments (before and during physical therapy) it was used the analysis of variance (ANOVA) for repeated measures followed by multiple comparison test of Tukey for the groups inside each moment, and the profile test by contrasts to examine the evolution of ratings for each period. The level of significance for statistical tests was 5%. In group 1, by the 2nd hour post-prandial, there was a significant reduction of the parameters of pH monitoring during therapy compared to the 20 minutes prior period. In group 2 no significant difference between the parameters of pH monitoring before and during therapy in any of the postprandial periods was observed. The AFE, in the supine position in preterm infants with bronchopulmonary dysplasia, with and without GERD, does not cause significant increase in the number and duration of acid reflux episodes in the second and third hour after feeding
Mestrado
Saude da Criança e do Adolescente
Mestre em Ciências
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Pomiecinski, Fabiane. « Sensibilização a alérgenos alimentares na doença do refluxo gastroesofágico refratária ao tratamento convencional ». Universidade de São Paulo, 2010. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5146/tde-24082010-161927/.

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Résumé :
Introdução: A doença do refluxo gastroesofágico (DRGE) refratária pode estar relacionada à maior sensibilização a alimentos pelo dano ácido-péptico às junções intercelulares e/ou pelo aumento do pH gástrico pelos inibidores de bomba de prótons (IBPs). A falha na resposta ao tratamento da DRGE tem sido atribuída, entre outras causas, à esofagite eosinofílica (EE). Objetivo: O objetivo principal do estudo foi avaliar a sensibilização a alimentos nos pacientes com DRGE refratária. Como objetivos secundários, comparamos as características dos pacientes sensibilizados com os não sensibilizados e verificamos a resposta clínica da DRGE à dieta de restrição aos alimentos aos quais o paciente estava sensibilizado. Métodos: Os pacientes com DRGE refratária realizaram dieta de restrição baseada no resultado de teste cutâneo de leitura imediata (TCLI) e teste cutâneo de contato (TCC) com alimentos. As características dos pacientes sensibilizados foram comparadas com os não sensibilizados com relação à atopia e número de eosinófilos na mucosa esofágica. Resultados: A prevalência de sensibilização a alimentos nos pacientes com DRGE refratária foi de 27,7%, sendo 15,3% pelo TCLI e 12,3% pelo TCC. Os asmáticos apresentaram maior sensibilização a alimentos (p=0,008). Foi identificada a presença de eosinófilos na mucosa esofágica em 15,8% dos pacientes e esta correlacionou-se com maior sensibilização a alimentos (p=0,011). Foi confirmado um caso de EE. A dieta de exclusão aos alimentos identificados promoveu melhora clínica dos sintomas da DRGE (p=0,004). Conclusão: A presença de eosinófilos na mucosa esofágica associada à maior sensibilização a alimentos e a resposta à dieta de exclusão em pacientes com testes positivos sugere que a DRGE refratária pode representar um estágio inicial da EE.
Abstract: Refractory gastroesophageal reflux disease (GERD) can be related to greater sensitization to foods due to peptic acid damage to intercellular junctions and/or due to the increase in gastric pH by proton pump inhibitors (PPIs). The lack of response to treatment of GERD has been attributed to, among other causes, eosinophilic esophagitis (EE). Objective: The principal objective of the study was to evaluate the sensitization to foods in patients with refractory GERD. As secondary objectives, we compared the characteristics of sensitized patients with those non-sensitized and found a clinical response of GERD to a diet restricting foods to which the patient was sensitized. Methods: Patients with refractory GERD were put on a restriction diet based on the results of skin prick test (SPT) and atopy patch test (APT) with foods. The characteristics of the sensitized patients were compared to those non-sensitized in relation to atopia and number of eosinophils in the esophageal mucosa. Results: The prevalence of sensitization to foods in patients with refractory GERD was 27.7%, where 15.3% were determined by SPT and 12.3% by APT. Asthmatics showed higher sensitization to foods (p=0.008). The presence of eosinophils in the esophageal mucosa was determined in 15.8% of patients, and this correlated with greater sensitization to foods (p=0.011). One case of EE was confirmed. A diet excluding identified sensitizing foods led to clinical improvement with regard to GERD symptoms (p=0,004). Conclusion: The presence of eosinophils in esophageal mucosa associated with greater sensitization to foods and the response to restriction diet in patients with positive tests suggest that refractory GERD can represent an initial stage of EE.
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Tatani, Solange Bernardes [UNIFESP]. « Parâmetros ecocardiográficos e peptídeo natriurético cerebral em pacientes no pósoperatório tardio de tetralogia de Fallot ». Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP), 2009. http://repositorio.unifesp.br/handle/11600/9910.

Texte intégral
Résumé :
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Introdução e objetivos: as disfunções sistólica e diastólica do ventrículo direito, secundárias às lesões residuais após a correção cirúrgica da tetralogia de Fallot, contribuem para a morbidade e mortalidade no pós-operatório tardio. Embora estas lesões residuais possam ser avaliadas pela ecocardiografia Doppler, a relação entre os parâmetros ecocardiográficos e os níveis de proBNP (fragmento N-terminal do pró- BNP), um potencial biomarcador de sobrecarga ventricular direita, ainda não está bem estabelecida. Os objetivos do estudo foram analisar, em pacientes no pós-operatório de tetralogia de Fallot, a relação dos níveis plasmáticos de proBNP com parâmetros ecocardiográficos das dimensões das cavidades cardíacas direitas e da gravidade das lesões residuais, e os possíveis marcadores ecocardiográficos de níveis elevados de proBNP. Métodos: os níveis séricos de proBNP e os parâmetros ecocardiográficos foram obtidos no mesmo dia em 49 pacientes no pós-operatório tardio de tetralogia de Fallot (idade média de 14,7 anos, 51% do sexo feminino, com tempo médio de pós-operatório de 9,5 anos). Os parâmetros Doppler ecocardiográficos analisados foram: dimensões do átrio e ventrículo direitos, funções sistólica e diastólica ventricular direita e lesões pulmonares residuais. A relação entre estas variáveis e os níveis de proBNP foi analisada com testes de correlação de Pearson e análises uni e multivariada. Os valores de corte dos parâmetros ecocardiográficos preditores de níveis elevados de proBNP foram analisados pela curva ROC. Resultados: os níveis de proBNP estavam elevados em 53% dos pacientes e correlacionaram-se com o diâmetro diastólico do ventrículo direito (r= 0,41; p=0,003), com diâmetros longitudinal (r= 0,52; p=0,0001) e transversal (r= 0,47; p=0,001) do átrio direito, com o tempo de me0,41; p=0,005) e com o índice do refluxo pulmonar (r= -0,60; p<0,001). Pela análise multivariada o índice do refluxo pulmonar (R= -597; p=0,001; IC: -913,2 a -280,8) e o diâmetro longitudinal do átrio direito (R= 7,74, p<0,001; IC: 4,18 a 11,31) foram preditores independentes de proBNP elevado. Tempo de meia-pressão menor que 64 ms e índice do refluxo pulmonar menor que 0,65 apresentaram a melhor acurácia para indicar proBNP elevado. Conclusões: os níveis de proBNP podem estar elevados no pós-operatório tardio de tetralogia de Fallot e correlacionaram-se com as dimensões das câmaras direitas e com a gravidade do refluxo pulmonar. Valores de corte das dimensões das câmaras direitas e dos índices de gravidade do refluxo pulmonar podem se constituir em parâmetros úteis no seguimento dos pacientes no pós-operatório tardio de tetralogia de Fallot com lesão residual.ia-pressão da curva de velocidade do refluxo pulmonar (r= -
Background: Although the residual lesions after surgical correction of tetralogy of Fallot (TOF) can be evaluated by Doppler echocardiography (DE), the relation of DE parameters with the proBNP level, a potential biomarker of right ventricle overload, is not well known. The objective this study was to evaluate the DE parameters and their relation to proBNP levels. Methods: proBNP plasma level and Doppler echocardiography parameters were obtained in the same day in 49 patients later after repair of TOF (mean age of 14.7 years, 51% female, mean PO time of 9.5 years). The DE parameters studied were the dimensions of the right atrium (RA) and ventricle (RV), RV diastolic and systolic function and residual pulmonary lesions. The relation between them and proBNP levels were analyzed and the cutoff values of DE parameters for elevated proBNP determined. Results: proBNP was elevated in 53% and correlated with RV diastolic diameter (r=0.41; p=0.003), RA longitudinal (r=0.52; p=0.0001) and transversal (r=0.47; p=0.001) diameters, pressure half time of pulmonary regurgitation (PR) velocity (PHT) (r= -0.42; p=0.005) and the PR index (r=-0.60; p<0.001). By multivariate analysis the PR index (r=-597; p=0,001; CI: -913.2 to –280.8) and RA longitudinal (r=7.74; p<0,001; CI 4.18 to 11.31) were independent predictors of elevated proBNP. PHT lower than 64 ms (0.76) and PRi lower than 0.65 (0.81) had the best accuracy for elevated proBNP. Conclusion: proBNP may be increased in patients after surgical repair of TOF, correlated with the size of right cardiac chambers and the severity of PR.
TEDE
BV UNIFESP: Teses e dissertações
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