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Baiocco, M., S. Casavecchia, E. Biondi et A. Pietracaprina. « L'Analisi Floristico-Vegetazionale e Dinamico-Strutturale nel Recupero Dei Rimboschimenti ». Giornale botanico italiano 130, no 1 (janvier 1996) : 427. http://dx.doi.org/10.1080/11263509609439655.

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2

Setti, Giulia. « Stepwell. Architetture per l'acqua nel nord Gujarat tra conservazione e recupero ». TERRITORIO, no 97 (janvier 2022) : 150–61. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097019.

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Cremonesi, Paolo. « L’amaro caso del Dimetilsolfossido…. Ovvero, dove sta andando l’opera d’arte, la sua conservazione, la ricerca scientifica che la riguarda ? » Ge-conservacion 1 (26 août 2011) : 9–36. http://dx.doi.org/10.37558/gec.v1i1.5.

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Résumé :
Il semplice caso di un solvente utilizzato nel restauro può rappresentare in maniera esemplare la complessità di affrontare la conservazione dell’opera d’arte. In questo particolare momento storico il significato stesso dell’opera d’arte è un po’ appannato; inevitabilmente, allora, anche il nostro approccio alla conservazione è confuso. Poter fruire dell’opera d’arte, e allo stesso tempo garantirne l’integrità strutturale, sono esigenze che sembrano spesso difficili da conciliare. Troppo spesso la nostra attenzione verso i Beni Culturali si materializza solo nell’intervento di restauro, e in questo si esaurisce: manca l’attenzione alle condizioni ambientali, prima dell’intervento, ed è carente, dopo di esso, una manutenzione programmata. La pulitura, l’operazione più frequentemente eseguita nel restauro delle opere policrome, e forse la più irreversibile, presenta un fattore di rischio talmente elevato da rendere ormai indispensabile una pausa di riflessione: riconsideriamo l’intervento, la sua necessità, i suoi materiali; riconsideriamo le nostre aspettative.
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Zullo, Francesco, et Luca Blasioli. « Analisi dell'interferenza antropica nei Parchi Nazionali italiani ». TERRITORIO, no 91 (juin 2020) : 164–73. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-091016.

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La questione delle aree protette rappresenta un tema attuale nel dibattito nazionale ed internazionale, sempre più attento alla conciliazione delle esigenze antropiche di sviluppo con la salvaguardia dei valori ambientali. Tali considerazioni sono più significative all'interno dei confini italiani, la cui peculiare conformazione geomorfologica e paesaggistica ha determinato in tempi storici lo sviluppo di gran parte degli insediamenti in contesti ad elevata naturalità. Il presente lavoro analizza le dinamiche demografiche, socio-economiche ed urbane che hanno interessato le aree protette a partire dal 1991, delineando possibili strategie di intervento e politiche di gestione volte a mitigare gli effetti delle trasformazioni antropiche e al miglioramento delle condizioni ambientali compatibilmente con i margini di recupero e conservazione emersi dalla classificazione tipologica.
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Paradiso, Michele, Chiara Bini, Natascia Crescenzi et Carlos Humberto Gómez Arciniegas. « LA CHIESA DI SANTA LUCIA DI GUANE - BARICHARA : ANALISI STRUTTURALE PER LA SUA SALVAGUARDIA ». Revista M 15 (16 août 2019) : 8–27. http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v15i0.2176.

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Résumé :
L’articolo si riferisce allo stato di degrado strutturale della Chiesa di Santa Lucia, in Guane, Comune di Barichara, nel Dipartimento di Santander (Colombia). Lo studio fu effettuato negli anni 2012-2013 in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Universidad Santo Tomás, sede Bucaramanga. E’ stata applicata la metodologia tipica indicata dalle Carte Internazionali del Restauro di ICOMOS-UNESCO. Il quadro fessurativo, complesso e preoccupante, che presentava la Chiesa, Monumento Nazionale, alla data della presa in carico del lavoro, é conseguente al cedimento verticale delle fondazioni, peraltro molto scarse, dell’angolata destra in facciata principale. Lo studio che qui si presenta indica le soluzioni di messa in sicurezza dell’edificio e le ipotesi di massima per un suo consolidamento, con tecniche non invasive. L’occasione di questo racconto é per gli autori, anche l’occasione per riflettere sulle dinamiche di gestione a livello nazionale, della conservazione del patrimono storico costruito. Dinamiche che appaiono lente, estremamente burocratizzate e accompagnate da scarso dialogo tra le istituzioni preposte alla salvaguardia del bene storico. Il lavoro si é poi concretizzato, per le due coautrici, nella loro tesi di laurea in architettura, discussa presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze nell’a.a. 2012-2013.
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Serin, Ufuk. « La citadella di Ankara dopo de Jerphanion. Problemi di conservazione e proposte per il recupero urbano ». Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 110, no 2 (1998) : 953–70. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1998.3665.

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Polselli, Paola, et Alice Fatone. « Apprendenti universitari e profili di competenza nella scrittura accademica ». Quaderns d’Italià 26 (3 décembre 2021) : 217–40. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.508.

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Nell’ambito delle ricerche sulle competenze linguistiche degli studenti universitari in Italia, il contributo indaga le pratiche di comunicazione scritta e le relative difficoltà espresse da studenti di un corso di recupero OFA in corsi di laurea triennale. L’indagine è parte di un progetto di rilevazione più ampio ed è stata realizzata somministrando un questionario informatizzato. I dati raccolti permettono di sviluppare alcune riflessioni utili sul profilo linguistico-comunicativo di apprendenti dalle competenze definite “fragili”; la loro autorappresentazione in termini di biografia linguistica; i bisogni linguistico-comunicativi espressi in rapporto ai compiti di scrittura, e il senso di autoefficacia percepita in rapporto alle abilità di scrittura funzionale richieste. Nell’insieme, il divario tra il panorama linguistico delle matricole in esame e quello del nuovo contesto di studio avallano le indicazioni circa la necessità di prevedere una specifica formazione linguistica in ambito universitario superando l’impostazione rimediale per una prospettiva più strutturale e continuativa.
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Barausse, Alberto, et Rossella Andreassi. « Le scritture professionali di Amelia Andreassi : gli ego-documenti di una insegnante italiana del Novecento ». Cadernos de História da Educação 20 (20 septembre 2021) : e048. http://dx.doi.org/10.14393/che-v20-2021-48.

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Il contributo intende prendere in esame il valore euristico dell’archivio personale di Amelia Andreassi, maestra e poi direttrice di scuole materne private e pubbliche di Bari, importante città dell’Italia meridionale, nel corso del Novecento. La collezione, composta di libri, certificazioni, lettere e materiali didattici, fra cui i quaderni sui quali annotava personali riflessioni sulle pratiche didattiche e ludiche svolte in classe, costituiscono parte del fondo archivistico personale custodito presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia delle istituzioni scolastiche, del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia (Ce.S.I.S.) dell’Università del Molise, tra le cui finalità sono previsti il recupero, la conservazione e la valorizzazione degli archivi personali degli insegnanti. Tali fondi permettono una analisi dettagliata della funzione degli scritti personali (egodocumenti) di tipo professionale. Insieme all’uso delle categorie interpretative offerte dalla storia delle culture scolastiche nella analisi si intendono raccogliere le suggestioni proposte dalla storia della memoria scolastica.
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Meurant, Anne. « Restauro, conservazione e recupero di antichi strumenti musicali : Atti del Convegno Internazionale, Modena 2-4 aprile 1982 ». Revue belge de Musicologie / Belgisch Tijdschrift voor Muziekwetenschap 41 (1987) : 163. http://dx.doi.org/10.2307/3687070.

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Paradiso, Michele, José Fernando Muñoz Robledo, Bianca Galmarini et Valentina D’Ippolito. « LA GUADUA E L’INFORMALE. LA CONOSCENZA STRUTTURALE E LA QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI NATURALI NEL BARRIO DE INVASIÓN NUEVA ESPERANZA, KM41, MANIZALES, COLOMBIA ». Revista M 15 (16 août 2019) : 48–69. http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v15i0.2178.

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Nueva Esperanza è un insediamento di tipo informale situato nella regione andina colombiana, nel Dipartimento di Caldas, a cavallo del Río Cauca e sulla via che collega Manizales a Medellín. Come occupazione autogestita con ambizione di legalizzazione, è un modello non estraneo alla gestione colombiana, la cui emergenza abitativa è il risultato dell’instabilità politica e della lunga condizione di guerriglia, concentrata soprattutto in scenario rurale. Il lavoro che presentiamo investiga le forme dell’abitare sviluppatesi in questa comunità, alla luce delle differenti origini sociali e geografiche, formazione e competenze dei residenti. L’oggetto della ricerca è lo studio delle modalità di autocostruzione delle abitazioni in materiali locali (guadua angustifolia) e dell’efficacia delle soluzioni tecniche e costruttive adottate in tale contesto. Conseguente ai risultati dell’attività di rilievo e restituzione dei manufatti architettonici è l’individuazione di tre casi studio rappresentativi per diversi livelli di qualità d’esecuzione, qualità di conservazione, complessità della composizione. Si intravede, allora, un progetto ex novo che assolverà alla duplice intenzione di realizzare un luogo di socializzazione (ad oggi assente) e di sperimentare un cantiere autogestito a scopo didattico, per la valorizzazione del materiale e della tecnologia opportuna al fine di una ricostruzione consapevole delle abitazioni.
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Hayakawa Casas, José. « Lorenzo Jurina ». Devenir - Revista de estudios sobre patrimonio edificado 7, no 14 (31 octobre 2020) : 173–81. http://dx.doi.org/10.21754/devenir.v7i14.1043.

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Lorenzo Jurina, ingeniero civil por el Politécnico de Milán, es profesor asociado de asignaturas sobre Ingeniería Estructural y especialmente del curso “Problemas estructurales en edificios históricos y monumentales” en la Facultad de Arquitectura, Planificación Urbana, Construcción e Ingeniería del Politécnico de Milán desde 1983. Asimismo, es profesor de consolidación de edificios históricos en la Escuela de Posgrado de Patrimonio arquitectónico y Paisaje y en el Doctorado de Conservación de Patrimonio arquitectónico. También es profesor visitante de la Facultad de Ingeniería de la Universidad de Piura (Piura, Perú). Es miembro fundador de AIF, ATE, CIAS y del comité científico de las revistas Recupero e Conservazione, De Lettera Ed., e Ingenio magazine. Destaca su labor como Consultor del Ministerio Italiano de Bienes Culturales, de la UNESCO, de FAI, de World Monuments Fund, Katolikos of Armenia y de varias entidades regionales y obispados en Italia, Armenia y Chile. Es miembro del equipo del Colegio de Ingenieros y Arquitectos de Milán además de As. Icomos-Perú. Su experiencia profesional es vasta y ha desarrollado métodos innovadores en el diagnóstico, el diseño y la consolidación estructural resultando autor de mas de 200 publicaciones y conferencista en congresos nacionales e internacionales sobre estos temas.
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Quiroz Vitale, Marco A. « Vittime e schiavi. Il rischio dello stigma sociale ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002002.

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La figura estrema della vittima, nell'era della globalizzazione, č lo schiavo ed anche i sistemi giuridici internazionali, con la Convenzione ONU del 2000 e con quella del Consiglio d'Europa del 2005, si sono adattati, dall'inizio del nuovo secolo, ai mutati processi di vittimizzazione che riducono, sempre piů di frequente, i migranti in condizioni di asservimento. In questo articolo l'autore analizza la condizione sociale della vittima-schiavo, a partire dalle ricerche condotte in Italia, mostrando come le evidenze empiriche smentiscono le ipotesi criminologiche secondo cui il semplice coinvolgimento nel rito del processo sia condizione necessaria e sufficiente a liberare le vittime-schiavi dalla loro condizione di inferioritŕ e sottomissione; al contrario la vittima č in grado di uscire dalla sua condizione di deuteragonismo sociale, termine proposto per indicare la peculiare condizione di minoritŕ sociale e strutturale rilevata nelle ricerche empiriche, solo se il rischio di stigmatizzazione viene ridotto grazie all'opera di agenzie di promozione sociale che puntino al recupero di una identitŕ positiva delle vittime. Appaiono, invece, per lo piů ininfluenti le misure di sostegno assistenziale alle vittime che di traducono in meri trasferimenti monetari; tali misure offrono opportunitŕ reali solo se gli enti pubblici erogatori dei sussidi economici operano in rete con le agenzie sociali che siano in grado di inibire i processi di stigmatizzazione e generare aspettative positive di socializzazione e protagonismo.
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Guerrini, Monica, Paolo Maria Politi, Luca Puglisi et Filippo Barbanera. « Primo dato genetico per il fratino (<em>Charadrius alexandrinus</em>) in Italia e confronto su scala continentale ». Rivista Italiana di Ornitologia, 14 juillet 2022. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2022.577.

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Résumé :
Il fratino (Charadrius alexandrinus, Charadriformes) è una specie con distribuzione ampia che comprende i litorali di tutta la fascia temperata e subtropicale di Europa, Asia ed Africa. Negli ultimi decenni la disponibilità di habitat per la nidificazione della specie è risultata fortemente limitata dalla distruzione diretta o perdita funzionale delle aree dunali ad opera del crescente turismo costiero. Quando non è preclusa la possibilità di insediarsi sul litorale, il successo riproduttivo risulta comunque drasticamente ridotto dal disturbo antropico. In Italia, il fratino è in forte diminuzione ed è classificato “In Pericolo” nella Lista Rossa dei vertebrati italiani. Tre nuclei stabili sono noti in Toscana, di cui uno nel comune di Castagneto Carducci (Livorno). In quest’area, il recupero di un uovo fratturato a seguito di una forte mareggiata (2020) sull’arenile della Zona Speciale di Conservazione/Zona di Protezione Speciale Padule di Bolgheri, ha permesso l’amplificazione tramite PCR di un frammento di 523 pb della Regione di Controllo del DNA mitocondriale. La sequenza è stata allineata con altre 198 scaricate dalla GenBank al fine di ricostruire le relazioni genetiche tra fratini sulla base sia dell’origine geografica che dell’appartenenza a popolazioni continentali o insulari, identificare gruppi geneticamente omogenei, e testare un’ipotesi di espansione demografica attraverso l’intero areale di distribuzione della specie. La diversità genetica è risultata più elevata nelle isole rispetto alle aree continentali. Dei 47 aplotipi (H) totali, 35 sono privati mentre tra i rimanenti, tutti condivisi da più popolazioni, due si sono distinti per elevata frequenza: uno (H3) è stato quasi esclusivamente rinvenuto in Europa mentre l’altro (H14) nell’intera Eurasia (con prevalenza orientale). Il fratino di Bolgheri è stato assegnato all’aplotipo H3 insieme a soggetti originari soprattutto della Penisola Iberica e della Macaronesia. Nel complesso, tre gruppi genetici omogenei sono stati identificati nell’intero areale della specie; tuttavia, a conferma di un elevato flusso genico intraspecifico, nessuno di questi possiede una definita struttura spaziale. Infine, le analisi demografiche hanno evidenziato una significativa espansione demografica su scala continentale nella storia naturale del fratino. Questo studio rappresenta il primo contributo alla conoscenza delle affinità genetiche della popolazione italiana di fratino e sottolinea l’urgenza di investigare la specie su scala nazionale per definire strategie di conservazione più adeguatamente informate.
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Paradiso, Michele, et Eleonora Conte. « L’EX CHIESA DI SAN LORENZO IN PISTOIA : UN MONUMENTO DA RESTITUIRE ALLA CITTA’ ». Revista M 17 (25 janvier 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v17i0.2518.

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L’articolo proposto fa riferimento ad uno studio approfondito incentrato sul tema di analisi ed ipotesi di recupero dell’Ex Chiesa di San Lorenzo, situata nel centro storico di Pistoia, in Toscana (Italia). Questo lavoro nasce dalla richiesta, da parte della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato, di un’analisi sullo stato di degrado dell’edificio, con indicazioni di interventi necessari per il consolidamento ed una rapida rifunzionalizzazione. A partire da una base di dati esistenti si sono aggiunti ulteriori elementi analitici e tecnologici come, ad esempio, un rilievo totale del fabbricato tramite l’utilizzo della tecnologia del laser scanner. Si è inoltre provveduto ad una minuziosa descrizione dello stato di degrado e meccanico, ad un’analisi strutturale approfondita, statica e dinamica con l’ausilio del software di calcolo Straus7 e ad una valutazione di massima sui possibili interventi per un sostanziale miglioramento strutturale. Il lavoro svolto ha permesso di raggiungere una conoscenza del monumento nei suoi aspetti più intimi, così da poterne valutare lo stato generale a scopo di un rapido recupero, tale da dare coscienza alla città dell’importanza di questo monumento e di preservare un tassello fondamentale del suo patrimonio storico costruito.
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Sani, Roberto. « La ricerca sul patrimonio storico-educativo in Italia ». Revista Linhas 20, no 44 (11 octobre 2019). http://dx.doi.org/10.5965/1984723820442019053.

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Résumé :
Il presente contributo si propone di indagare e ricostruire le ragioni che sono alla base dello sviluppo, all’interno degli atenei della Penisola italiana, di una specifica linea di ricerca scientifica e di didattica universitaria incentrata sul recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico-educativo. L’autore presta altresì una particolare attenzione alla nascita in Italia, sul modello di quanto già accaduto in altre realtà accademiche europee, della S.I.P.S.E., la Società Italiana per lo studio del Patrimonio Storico-Educativo.Parole chiave: Storia dell'istruzione. Cultura materiale della scuola. Beni culturali. Italia. XX secolo.
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